Economy Giugno 2018

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www.economymag.it LA GDF/ «Le insidie nel deep web»

Giugno 2018 Euro 4,50

FATTURAZIONE ELETTRONICA - Carburanti e fornitori della Pubblica Amministrazione, obbligo da luglio

IL MAGISTRATO / «Rischi sistemici»

Pc non aggiornati, telefoni elettrodomestici: spie ed hacker s’infiltrano ovunque. Ma le contromosse sono efficaci e chiare. Tutto sta a capire ed investire

CYBERCRIME

ECONOMY | ANNO II | N.12 | MENSILE | GIUGNO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 29 MAGGIO 2018

COME DIFENDERSI. ORA

KROLL / «L’IoT è il cavallo di Troia»

SAMSUNG / «Occhio agli smartphone»

«IMPRESE, L’EUROPA È PRONTA A FINANZIARVI»

PARLA BEATRICE COVASSI: BRUXELLES OFFRE STRUMENTI POCO SFRUTTATI WEALTH MANAGEMENT

La nuova frontiera del risparmio, clienti accuditi a tutto campo

FESTIVAL DELL’ENERGIA BEATRICE COVASSI, CAPO DELLA RAPPRESENTANZA IN ITALIA DELLA COMMISSIONE EUROPEA

7-9 giugno: tra Roma e Milano si discute del futuro del “green”

LUCA PALERMO

Il capo di Edenred: «Il buono pasto vuol dire fiducia, e se la merita»

PIERO BASSETTI

Il guru delle Camere di Commercio «Riformate avranno gran futuro»

POPULISMI

No ai nemici delle competenze di Franco Tatò

FISCO

Troviamo altri cespiti da tassare di Antonio Uricchio



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EDITORIALE

L’EUROPA CI LIMITA? MA CI TUTELA ANCHE E VA SFRUTTATA

I

n natura, gli individui più anziani o deboli dei branchi di animali, per esempio i lupi, sono spesso vessati dagli altri compagni, lasciati in coda nei DI SERGIO LUCIANO pasti e negli accoppiamenti, ma se provano a sganciarsi e vivere da soli cadono fatalmente vittime dei predatori. La metafora etologica e cruda, si adatta alla situazione del nostro Paese nell’Unione europea. E’ chiarissimo che i partner europei germano-sudditi ci trattano male: lo hanno fatto sull’immigrazione, sulle banche, sulla logistica, le prove sono infinite. Ma se per assurdo tentassimo di rompere con quest’Europa iniqua contro di noi, passeremmo guai peggiori. Dunque stare in Europa, polemizzando contro le condizioni-capestro alle quali siamo esposti ma intanto accettandole senza pretendere di disattenderle e limitandoci a cercare di rinegoziarle, è l’unica strada. Sarà un male minore, ma non ha alternative. È questa la lampante verità emersa dal tira-e-molla sul “contratto di governo” tra Cinquestelle e Lega, unico punto fermo della confusa e tripolare situazione politica italiana al momento in cui questo numero di Economy viene chiuso in redazione e quest’arti-

IL CORSIVO

colo viene scritto. Non appena è trapelata una versione del contratto che conteneva ancora frammenti della linea anti-euro di cui sono state imbevute le campagne elettorali di Cinquestelle e Lega, lo spread tra i rendimenti dei Btp e dei Bund si è riallargato e i mercati di tutto il mondo hanno imbracciato il fucile. Panico, ravvedimento, e via a cancellare la fantasiosa clausola secondo cui la Banca centrale europea, chissà poi perché, avrebbe dovuto accettare di considerare azzerati i circa 250 miliardi di euro di titoli di Stato italiani che ha comprato negli ultimi anni grazie alla manovra di sicurezza, cosiddetta quantitative easing, voluta dal presidente Mario Draghi. L’Europa, insomma è insieme una corazza e un peso. Per liberarci del peso, dovremmo rinunciare alla corazza: impensabile. Ma l’Europa è anche di più: un’opportunità, soprattutto per le imprese, come ben ricorda Beatrice Covassi, capo della rappresentanza della Commissione in Italia, nell’intervista di questo numero sui fondi per lo sviluppo, ancora troppo poco utilizzati dalle imprese italiane. Una chiosa è d‘obbligo, però, sul divario imbarazzante tra le promesse baldanzose della campagna elettorale e le possibilità concrete di governo subito ridimensionatesi. Ricordiamocelo, al prossimo giro. È deprimente, ma siamo sempre a “Miseria e nobiltà”. Digitare “il cappotto di Napoleone” su Youtube per capire.

IMBARAZZANTE IL GAP TRA LE PROMESSE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE E LE POSSIBILITÀ REALI È il capolavoro comico con cui Totò ascolta attonito la lista della spesa dal cognato che, perché possa pagare gli acquisti, gli consegna un cappotto da proporre in baratto al salumiere. La lista diventa così lunga e succulenta che alla fine il povero Totò sbotta: “Ma questo cos’è, il cappotto di Napoleone?”. Anche qui la metafora è chiara: lo Stato italiano non ha nessun tesoro su cui far leva per sostenere l’enorme mole di spesa pubblica aggiuntiva che sarebbe assorbita dalle misure roboanti promesse in campagna elettorale, dalla flat-tax al reddito di cittadinanza. Non ha in serbo nessun “cappotto di Napoleone”. Nessuna moneta di scambio. Attenti a fare promesse vane: la gente, noi tutti, possiamo anche crederci, una volta, ma poi riconosciamo il bluff e non ci crediamo più .

CHIUNQUE VADA AL VIMINALE RILEGGA LA LEZIONE DELLA «ZERO TOLERANCE» Chiunque prenda la poltrona bollente del Viminale al governo, si riveda qualcuna delle ultime puntate de “Le Iene”, il programma giornalistico di Italia 1 per capire qualcuna delle emergenze da affontare con un’energia inedita. Si sta incaricando – meritoriamente, e con grande coraggio – di riuvelare o almeno ricordare quanto distante sia lo Stato dai cittadini in tanti, troppi snodi drammatici della loro esistenza. Un benpensantismo malinteso, che spesso nasce da istanze intellettualistiche, unito ad una diffusa inefficienza delle leggi (spesso sbagliate) della magistratura (troppo spesso indifferente) e delle

forse dell’ordine (sempre sottodimensionate) genera mostri. Impressionante il caso di un marito alcolista e violento che ha vetriolato la moglie, facedole sfiorare la morte e poinlasciandola deturpata, e se l’è cavata con uan condanna ridicola a 15 mesi per lesioni. Qui la colpa inammissibile non è della fase inquisitoria o della pubblica sicurezza ma della fase giudicante. Sul fronte dello spaccio, invece – ormai sempre anche di droghe pesanti – si assiste a uan “depenalizzazione di fatto” e l’unica risposta che dà la politica sono i vari “svuotacarceri” che ributtano in strada gente disperata e/o

insanabilmente vincolata ai giri della malavita organizzata. E qui la colpa è diffusa, c’è una specie di resa incondizionata – e trasversale al Paese, dai quartieri romani dei Casamonica alle Vele delle paranze dei bambini napoletani alle piazze milanese dello spaccio industrializzato – ai violenti del giorno per giorno. E non illuda il calo delle denunce: non riflette il calo dei reati, ma il crollo della fiducia dei cittadini. Si rilegga, il prossimo inquilino del Viminale, la lezione di Rudolph giuliani: zero tolerance, tolleranza zero. O sarà sempre maggiore lo spazio per i prepotenti. In strada come in politica. (s.l.)

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SOMMARIO

Giugno 2018

017 031 GESTIRE L’IMPRESA

A luglio scattano i primi obblighi

036

ITALIA & FISCO/LE OPINIONI

Parlano Quarta e Uricchio

038

CYBER-CRIME: CHI CI DIFENDERÀ?

018

I DATI GLOBALI/Nel 2017 picco di attacchi su mobile

020

POLITECNICO/Cybersecurity, Pmi troppo indietro

022

KROLL/Per gli 007 Usa «L’IoT è il cavallo di Troia»

024

SAMSUNG/«Smartphone, i device più vulnerabili»

026

LA MAGISTRATURA/C’è un allarme cyber-mafie

029

GUARDIA DI FINANZA/«I veri pericoli? Nel deep web»

Numeri e esperti confermano: «Minaccia sistemica»

070

FINANZA ALTERNATIVA

072

CREDITO COOPERATIVO

074

SPAC&FAMILY BUSINESS

076

CREDITO AL CONSUMO

078

SOCIAL LENDING

FATTURE ELETTRONICHE

COVER STORY

067 FONDI EUROPEI «Imprese, guardate a Bruxelles»

017

Ecco i campioni del Private debt

Una riforma che “parla tedesco” Intervista a Borletti (Rinascente) Acquisti di necessità? Pago...DIL

Prestiti online: il caso Prestiamoci

ITALIA & FISCO/L’INTERVISTA

Baldassarri: «Troppe promesse»

081 WORKSHOP WEALTH MANAGEMENT

870 mld le masse amministrate

PATRIMONI

084

PRIVATE BANK

086

MIFID II

Le ambizioni di Fideuram

040

E-COMMERCE

042

INTERNET&IMPRESE

044

LOGISTICA

Cabotaggio, i dubbi sulla legge

089 COMUNICARE L’IMPRESA

046

CAMERE DI COMMERCIO

052

CREDIT MANAGEMENT

092

MEDIA&FUTURO/1

056

RISORSE UMANE

094

MEDIA&FUTURO/2

Casaleggio dà i numeri alla Luiss

I consigli di Alfonsino Mei (Anasf)

L’ex BT Sciolla «Il futuro è la fibra»

Bassetti: «Serve una nuova vita»

Sace lancia un servizio per le Pmi

Innovazione, ricerca e quote rosa

8

NINJA MARKETING

La comunicazione ai tempi social

067 FINANZIARE L’IMPRESA

A lezione da Ferruccio De Bortoli Una radio per gli adolescenti



SOMMARIO

Commenti

012

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

097 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 098

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

099 DIRITTO&ROVESCIO di Franco Amicucci 100

QUEL CHE RESTA DEL MESE a cura del Sussidiario.net

102

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

104

LETTI PER VOI I migliori libri del mese

105

BENI RIFUGIO di Alessandro Belluzzo

106

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

109 STORYLEARNING

125

DOMANDE E OFFERTE

Mellin, Eden per mamme in carriera

128

WELFARE 2/BUONI PASTO

UN TURNAROUND DA MANUALE

Oerlikon, in 2 anni dal crack al rilancio

112

FOOD FOR THE POOR

114

ASSICURAZIONI 2.0

Un italiano che in USA fa pane solidale Scatole nere & risparmio su RC auto

115

AUTO & TECNOLOGIA

132

AUTO & FINANZA

116 117

134

AUTO & SOSTENIBILITÀ

136

GREEN ENERGY

COSMETICA TECH DI SUCCESSO

141

E POI IL PIACERE...

IL PAESE CHE CRESCE...

WEDDING TRAVEL

Tutti pazzi per dirsi “sì” nel Bel Paese

144

SARDEGNA LUXURY

STARTUP-TELLING

STARTUP IN MOSTRA

Torna a Torino il roadshow del settore

121

UN GENIO IN CASA

146

122

UNA BANCA PER AMICO

123

IL NUOVO CHE AVANZA

Modelli e case histories in breve

10

Forte Village: il lusso dello spazio

LE RAGIONI DEL GOSSIP

I sussurri di Monica Setta

In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Valerio Malvezzi, Monica Setta, Franco Tatò Antonio Uricchio Hanno collaborato Franco Amicucci, Alessandro Belluzzo, Paolo Bertoli, Chiara Buratti, Piero Caltrin, Angelo Curiosi, Oreste Ferrari, Giuliana Gemelli, Marco Gemelli, Alessandro Luongo, Marina Marinetti, Alfonsino Mei, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Vincenzo Petraglia, Alfonso Ruffo, Elisa Stefanati, Giacomo Zandonini, Gianluca Zapponini Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

Arnoldo Mondadori Editore Spa. Tutti i diritti riservati. Pubblicato da Economy Srl su licenza di Arnoldo Mondadori Editore Spa

Buddybank, la nuova app di UniCredit

Integratori, è boom tra i più ricchi

Direttore responsabile Sergio Luciano

Economy è un marchio registrato da

Momo, il robot-lampada che protegge

A Milano il festival sull’energia futura

119

Mercedes Benz, la rivincita del diesel

AMARONE DA ESPORTAZIONE

Le migliori news dal mondo produttivo

Sicily By Car, autonoleggio da Borsa

WELLNESS

Novavision, exploit di prodotti in Cina

I dubbi di Jaguar Land Rover su IoT

138

Tedeschi, il vino che piace ai tedeschi

Intervista a Luca Palermo di Edenred

130

WELFARE 1/PARENTAL POLICY

Il mensile dell’economia che cambia

Distribuzione

Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097

141

Stampa

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

LA CONOSCENZA E LA COMPETENZA HANNO

W

olfram Eilenberger è il fondatore e dal 2011 direttore del Philosophie Magazin, mensile berlinese di filosofia e attualità culturale attento ai cambiamenti della società contemporanea almeno quanto la pubblicazione sorella di Parigi, Philosophie Magazine: l’attualità spiegata con la filosofia. Da questo osservatorio privilegiato Eilenberger si è posto il problema delle cause e dei possibili esiti dell’acceso dibattito tra razionalità e populismo oggi presente a vari livelli nella filosofia, nella politica, nella cultura, caratterizzato però dalla mancanza di grandi personalità in grado di indicare direzioni di sviluppo, ed ha concluso che trarremmo sicuramente beneficio dallo studio di quanto avvenuto nell’ultimo grande decennio della filosofia tedesca, cioè il periodo dal 1919 al 1930. Se vogliamo capire quello che accade oggi dobbiamo conoscere quello che è accaduto negli anni venti e come quegli anni furono vissuti da quattro grandi spiriti liberi dei quali oggi si sente la mancanza: Ernst Cassirer, Ludwig Wittgenstein, Walter Benjamin e Martin Heidegger. Di qui un libro, “Il tempo degli stregoni”,

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“Zeit der Zauberer”, che narra con ampio respiro e coinvolgenti prospettive le loro vite filosofiche. Vite filosofiche, non biografie, fatti e vicende che testimoniano l’evoluzione delle idee che hanno influenzato in modo determinante la riflessione filosofica del secolo scorso e sono ancora oggi determinanti per la comprensione di fenomeni anche più vasti del solo dibattito filosofico, nel quale sono ancora presenti pur negli orizzonti prosciugati della filosofia L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DÀ LA SPERANZA CHE LA VITTORIA DELLE POSIZIONI ANTIMODERNE SIA SOLO UNA PAUSA NEL PERCORSO UMANO VERSO UN FUTURO SENZA BARRIERE

contemporanea. Forse il momento culminante della narrazione è il racconto di quanto avvenuto durante il grande congresso di filosofia del marzo 1929 a Davos, una specie di World philosophic Forum, al quale parteciparono 200 studiosi da tutto il mondo e che ebbe il suo momento più drammatico nell’acceso confronto oratorio tra Ernst Cassirer, principale esponente della scuola neokantiana, e Martin Heidegger, giovane emergente rappresentante di un vitalismo esistenziale

che sfocerà nel nazismo. Come nota Eilenberger, il tema di fondo del dibattito era stato anticipato nel 1924 da Thomas Mann nel romanzo “La Montagna Incantata”, che contiene una lunga e appassionata discussione nelle nevi di Davos tra l’umanista Ludovico Settembrini e il gesuita conservatore integralista Leo Nafta. Ma mentre nel romanzo il dibattito si conclude con il suicidio di Nafta, il dibattito del congresso di Davos del 1929 si concluse con scroscianti applausi per Martin Heidegger o meglio col suo tragico discorso di accettazione della carica di Rettore dell’Università di Friburgo nel maggio del 1933. Gli applausi di Davos non furono spontanei, provenendo da un centinaio di studenti arrivati con viaggi organizzati. Così come non furono spontanei i lazzi con i quali si mise a tacere nel maggio del 1930 Thomas Mann, accorso alla Beethovensaal di Berlino per rivendicare la nobiltà della Repubblica di Weimar sciogliendo le riserve precedentemente espresse nelle considerazioni di un impolitico: gli schiamazzi provenivano da un gruppo di giovani SA organizzati da Goebbels. Eppure questi manifestanti anti-stablishment, come

li si definirebbe oggi, esprimevano lo spirito dei tempi, l’involuzione della società che abbandonava gli ideali della democrazia e l’esercizio della ragione per abbracciare i sogni di riscatto e di gloria imperiale destinati a sfociare in una guerra dagli esiti catastrofici. Le esistenze filosofiche esemplari dei quattro grandi maestri impersonavano anche nella loro diversità i grandi ideali nella prima

metà del secolo scorso e le idee guida che, dopo la seconda guerra mondiale, hanno ispirato i dibattiti filosofici e culturali nel mondo occidentale. I grandi ideali del mondo libero furono riassunti nel 1945 da Karl Popper in un libro, “La società aperta e i suoi nemici”, un manuale di sopravvivenza per spiriti liberi attraverso i fermenti e le inquietudini della seconda metà del secolo e quella che possiamo chiamare guerra


di Franco Tatò

I LORO NEMICI, OGGI COME PRIMA DI HITLER fredda dello spirito. Immergersi nell’affascinante racconto di Eilenberger ci aiuta a distrarci dalle pene dell’oggi, ma affrontando la realtà non possiamo nasconderci che, come alla fine degli Anni Venti hanno vinto i nemici, oggi alla società aperta è succeduta la società liquida, le cui forme si decompongono e si ricompongono casualmente in un flusso incontrollato. Ora il dibattito sulle

meraviglie o sugli orrori della digitalizzazione incontrollata e inarrestabile sembra assorbire l’attenzione di tutti in un fiorire di polemiche non sempre bene informate e riflette le contrapposte visioni del mondo nello scontro tra fautori e avversari della globalizzazione o tra sovranisti innalzatori di barricate e spiriti liberi amanti della competizione globale, grande ridistributrice di risorse. Se spogliamo i confronti e le polemiche di

tutti gli orpelli intellettualistici scopriremo le ragioni profonde di quello che è diventato un vero e proprio scontro tra chi crede al valore positivo della grande svolta tecnologica per l’evoluzione dell’umanità e chi rifiuta l’onere dell’apprendimento necessario per parteciparne ai benefici. Chi ha tradotto il libro di Tom Nichols “The Death of Expertise”, ovvero la fine della competenza, con il titolo allusivo,”la conoscenza e i suoi nemici”, forse non era consapevole di aver espresso qualcosa di più profondo di un’elegante analogia. Che cos’è infatti la popperiana società aperta, sempre vivo ideale del capitalismo liberale, se non il riflesso ideologico della sempre attesa società della conoscenza? Nella società di oggi l’affermarsi pervasivo delle nuove tecnologie ci costringerà ad affrontare il problema dell’educazione e dell’ apprendimento continuo con buona pace di chi oggi sostiene, e sono molti, posizioni avverse alla competenza ed alla scienza. La certezza circa l’inarrestabile affermarsi dell’intelligenza artificiale è l’unica speranza, forse illusoria, che la vittoria delle posizioni antimoderne sia solo una pausa nel percorso di sviluppo dell’umanità verso un futuro senza barriere.

IL CORSIVO

UMANIZZARE LE CURE E FAR COLLABORARE CHI CURA E CHI SOFFRE

di Giuliana Gemelli Che cosa accomuna Aviano, Friuli a Meldola, Emilia Romagna, due piccole cittadine molto diverse tra loro per storia, tradizione e configurazione territoriale? Il fatto di ospitare due centri di ricerca e di cura di eccellenza e in particolare di avere avviato due progetti inerenti il prendersi cura di adolescenti e giovani adulti in oncologia oncoematologia. Ad Aviano il progetto é nato dieci anni fa grazie all’impegno, alle capacità organizzative e alla grandissima umanità di Maurizio Mascarin che, un paio di mesi fa, ha inaugurato la nuova struttura dell’Area Giovani del C.R.O. durante un evento intenso, gioioso e commovente. Da questo punto di vista Aviano rappresenta per Meldola, sede di un importantissimo istituto di ricerca oncologica e oncoematologica, l’Irst, un polo-guida a cui ispirarsi e con cui confrontarsi. L’Istituto di Meldola é guidato da un ematologo - il professor Giovanni Martinelli - che ha promosso e sviluppato in Italia, e non solo, la medicina personalizzata, e si è impegnato in progetti di umanizzazione della cura, in particolare il G- Web e il G Lab laboratori di creatività per i giovani pazienti presso l’istituto di ematologia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna. Il progetto dell’Irst - in collaborazione con l’Associazione presieduta da chi scrive, l’Associazione GrandeGiu’ for Love and Care - viene presentato in un incontro pubblico il 30 maggio prossimo. L’obiettivo è di inserire il percorso dedicato ad adolescenti e giovani adulti in una struttura che già da molti anni ha realizzato programmi di umanizzazione della cura, con un carattere multi-patologico. L’idea innovativa é di cercare di inserire questo percorso nella direzione della medicina personalizzata e della collaborazione terapeutica tra giovani pazienti e chi si prende cura di loro, che rappresenta Il cuore pulsante,il principio vitale dell’incontro e del progetto. “Tutti insieme consapevolmente” è il nostro motto e la nostra speranza.

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SHORT STORIES

Privacy

Health care

Un’iniziativa rivolta alla consulenza alle imprese. Per far conoscere le regole del gioco

Un composto nato per combattere l’osteoporosi si dimostra efficace anche contro la caduta dei capelli

Legalità, nasce un master anti corruzione a Bari In tempi in cui non passa giorno senza sentir parlare di azioni svolte a favore della legalità, viene da chiedersi chi ne conosca davvero le regole basilari, e soprattutto come contrastare e anticipare la corruzione. Interrogativi che si sono posti alcuni professionisti di Bari, docenti e commercialisti, intenzionati a dare un forte segnale alle imprese e ai loro consulenti attraverso una iniziativa formativa. Parte il 24 maggio il Master sulla Responsabilità Amministrativa degli Enti ex DL 231/2001, in cui esperti della materia inquadrano temi quali responsabilità, vigilanza, mappatura del rischio, reati, indagini, ricerca delle prove, sanzioni, sequestri, fino alle sanzioni, e amministrazione giudiziale, e tanto altro. Mettendo in cattedra, oltre a docenti dell’Università di Bari Aldo Moro, la Guardia Finanza, la Corte di Cassazione, il Tribunale

Lotta al Cybercrime

THE INNOVATION GROUP, TORNA A MILANO IL CYBERSECURITY SUMMIT

Un evento annuale per essere aggiornati sugli ultimi trend, dal Ransomware al Gdpr Conoscere le sfide più recenti in tema di evoluzione del Cyber Crime in Italia e quali siano le nuove tecniche di attacco utilizzate dagli Hacker, confrontarsi con il tema della GDPR e Data protection, comprendere gli impatti delle Fake News sulla Reputazione online, la Cybersecurity per l’IIoT e l’Industria 4.0, l’impatto

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Giuliani studia un nuovo farmaco contro la calvizie di Bari, e magistrati e ordinari della LIUC, un concentrato di esperienze e di casi che consenta una analisi della legge chiara e aggiornata. Motore del Master è un entusiasmo che fa riflettere. Perché forse l’unica vera arma possibile per alzare il livello di prevenzione dell’illecito è far conoscere e utilizzare gli strumenti messi a disposizione dal legislatore per la tutela della legalità. Tra questi il DL 231/2001, l’adozione del modello organizzativo di gestione, il rating di legalità, il rating di impresa, l’anticorruzione, i modelli ISO. Un’iniziativa formativa a favore di quelle figure consulenziali, avvocati, commercialisti, notai, ingegneri, che accompagnano le aziende, perché non si smette mai di imparare. E avere l’umiltà e il desiderio di mettersi in gioco è sempre il primo passo per raggiungere il traguardo. economico del Cyber Risk e l’opportunità Cyber insurance. Tutto questo e molto altro al CYBERSECURITY SUMMIT 2018 di The Innovation Group che si terrà i prossimi 30 e 31 maggio a Milano e che anche quest’anno vanta la presenza di relatori di altissimo profilo tra Esperti, Keynote Speaker e CISO di grandi organizzazioni italiane. Tra i partecioanti figurano Nunzia Ciardi, Direttore, Polizia Postale e delle Comunicazioni; Raoul Chiesa, Presidente, The Security Brokers; Matteo Flora, IP Protection Expert, Hacker, CEO The Fool; Corrado Giustozzi, Cybersecurity Expert, AGID; Massimo Cottafavi,

Un progetto multidisciplinare di ricerca, italiano, specializzato nello studio del Microbioma della pelle, l’insieme dei batteri e degli altri microorganismi cutanei, e del cuoio capelluto ha svelato importanti evidenze nel campo della biologia e delle patologie dei capelli. Si chiama Human Microbiome Advanced Project, ed è promosso dalla ricerca Giuliani. Il prof. Fabio Rinaldi e la sua équipe di ricercatori hanno messo in evidenza l’alterazione dell’equilibrio di certi

Information & Cyber Security Manager, SNAM; Corradino Corradi, Head of ICT Security, Privacy & Fraud Management, Vodafone Italia; Stefano Scoccianti, Enterprise Risk Manager, Gruppo Hera; Ezio Barbero, Head of Enterprise Security, Intesa Sanpaolo; Cosimo Senni, Cyber Security Program Manager, Magneti Marelli; Giuseppe D’Acquisto, Funzionario Direttivo, Autorità Garante per la protezione dei dati personali; Nicola Vanin, Senior Manager Data Governance and Information

microrganismi che compongono il microbioma (Trilioni di batteri, virus e funghi che abitano l’ecosistema del corpo umano, unitamente alla totalità del patrimonio genetico ) del cuoio cappelluto e che possono avere un ruolo nelle più comuni forme di caduta dei capelli come l’alopecia androgenetica, l’alopecia areata, e il sempre più frequente lichen planopilare dello scalpo. Una seconda ricerca che fa riferimento alla ricerca Internazionale Giuliani, ha acceso i riflettori su un farmaco contro l’osteoporosi che potrebbe rappresentare la chiave risolutiva contro la calvizie. Il dato emerge da uno studio curato presso l’Università di Manchester. Il farmaco si è rivelato strategico nella capacità di stimolare l’attività dei follicoli piliferi. Lo studio ha evidenziato il ruolo della ciclosporina nella riduzione dell’attività di una proteina che ha un compito centrale nel regolare e bloccare la crescita dei follicoli. L’insorgenza di effetti collaterali ha fatto si che la ricerca evolvesse. Si è così scoperto che un composto pensato per trattare l’osteoporosi ha lo stesso meccanismo, migliorato, della Ciclosporina A, contrastando l’SFRP1 e la caduta dei capelli. La ricerca proseguirà con un test clinico tutto italiano. Security Awareness, TIM, e molti altri ancora. Durante il Summit sarà anche presentata la Cyber Risk Management 2018 Survey, indagine annuale di The Innovation Group rivolta ai CISO/Risk Officer della sua Community, sulle strategie di prevenzione e risposta agli attacchi cyber. Il Report finale con la ricerca sarà a disposizione di tutti i partecipanti.


SHORT STORIES

Fintech

AITI, arriva la rivoluzione digitale Al Congresso dell’Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa si affronta la Financial Technology I nuovi strumenti e servizi digitali per le aziende nel mondo del Fintech sono stati gli argomenti centrali del 26esimo Congresso annuale organizzato da AITI (Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa), il 18 maggio a Torino, dal titolo “Evolution Banking & Fintech”. il convegno, che ha visto protagonisti professionisti; manager e tesorieri dell’imprenditoria, ha svelato e spiegato le strategie digitali che le aziende possono mettere in campo nella gestione di incassi e pagamenti. La figura del “tesoriere” è, oggi più che mai, centrale nel rivoluzionario campo della “Financial Technology”. Questo professionista deve, non solo, comprendere i vantaggi e cogliere le opportunità; ma, anche, saper verificare ed impiegare nuovi servizi digitali finanziari, assumendo i connotati di quello che si potrebbe definire un “pivot aziendale”. E’ lui che studia, analizza, propone e mette in atto tutto quanto può essere di aiuto in un’ottica di prosperità digitale dell’impresa, al fine di ottimizzare la gestione della dinamica del flusso aziendale. Se, in Italia, sempre più startup, enti bancari e finanziari, sono interessati a questo tema, in costante evoluzione e per alcuni aspetti ancora sconosciuto, al mondo del fintech si mostrano, invece, estranee le piccole e medie imprese. La ragione principale? L’arretratezza nella digitalizzazione aziendale. Un divario importante, e spesso sottovalutato, che crea,

inevitabilmente, un freno alla crescita dell’impresa. Ma, tra i nuovi strumenti di cui le aziende possono avvalersi c’è, ad esempio, “FinDynamic”: la startup che permette di connettere in modo veloce e diretto clienti e fornitori. La piattaforma consente all’azienda - cliente di generare valore economico ottimizzando la liquidità, e permette al fornitore di richiedere il pagamento anticipato del suo credito. In che modo? Grazie al “dynamic discounting”. Attraverso una piattaforma online il fornitore può chiedere al cliente il pagamento anticipato delle sue fatture a fronte della concessione di uno sconto, applicato in base al tempo di anticipo richiesto. “Credimi” è un altro prodotto

finanziario digitale, vigilato da Banca d’Italia, che permette di rendere liquido il capitale circolante in 48 ore, online, senza presentare documentazione cartacea e anche tramite soluzioni personalizzate. La startup, fondata nel 2015 da Ignazio Rocco, insieme a 30 giovani talenti, si pone l’obiettivo di spingere imprese e tessuto economico, e ridurre i debiti finanziari del sistema tramite multiple soluzioni di factoring digitale. In questa rivoluzione tecnofinanziaria, il mondo bancario non si è, certamente, lasciato cogliere alla sprovvista, ed ha iniziato un’analisi della propria identità. Spinti anche dalla recente direttiva “PSD2”, gli istituti bancari hanno valutato soluzioni di “open banking”. Eccellenza, in questo

Wellness

LA NUTRACEUTICA DIVENTA UN TOUR NAZIONALE CON “LA CUCINA DEI SAPERI”

Un format per aumentare le conoscenze nell’alta nutrizione e cucina funzionale Il cibo come principale promotore di salute associato a programmi di integrazione mirati è il focus di un Innovativo Road Show nazionale, curato da Nature’s Bounty, brand di integratori alimentari distribuito in Italia da Green Remedies Spa, per portare sul territorio la cultura della sana nutrizione e insegnare come impiegare al meglio e quotidianamente

campo, è Banca Sella, la quale, con “API Platform”, ha lanciato una piattaforma open source (la prima in Italia) rivolta a startup e imprese. Concepita come una sorta di “supermercato”, dove diverse parti di codice interagiscono direttamente con il gateway della banca, consente l’esecuzione di operazioni complesse in modo veloce. L’obiettivo del gruppo Sella è quello di creare una community che contribuisca a sviluppare tutto quanto possa essere d’interesse per il FinTech, anche all’esterno dell’azienda stessa. In questa veloce, quasi incontrollabile, rivoluzione tecnologica, anche gli enti regolamentatori si sono dovuti adeguare. Recentemente, la Banca d’Italia ha attivato il “canale fintech” per comprendere meglio le dinamiche evolutive del sistema finanziario. Le aziende già nate nella financial technology si trovano di fronte ad un mercato in rapido mutamento. Grazie anche all’efficienza e al grado di automazione che queste soluzioni hanno raggiunto, i bisogni dei clienti sono sempre più ampi e focalizzati su specifiche micro-attività. I tesorieri devono abituarsi a pensare l’impresa come multipiattaforma, dove i diversi servizi utilizzati interagiscono tra loro. (c.b.)

gli alimenti, i superfood ed i supplementi utili al raggiungimento del miglior stato di benessere possibile. Si chiama “La Cucina dei Saperi” ed è un programma didattico-culturalespiega Giorgio Pomi, Ideatore e curatore del Format- con momenti di intrattenimento per implementare le conoscenze in ambito di alta nutrizione e cucina funzionale, con focus di approfondimento sugli integratori alimentari di qualità rivolti al Benessere generale e nelle singole esigenze dell’individuo”. La prima tappa del Road Show, si è tenuta a Cosmofarma Exhibition e toccherà diverse città d’Italia. Moderatori del Road show sono Lucio Parello, FoodScientist per le caratteristiche degli alimenti ed il Maestro di Cucina Sergio Barzetti.

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COVERSTORY 18 I DATI GLOBALI 2017 ANNUS HORRIBILIS: IL 100% DELLE AZIENDE È STATO ATTACCATO

TUTTI CONNESSI, MA CHI CI DIFENDE DAL BRACCIO VIOLENTO DELLA RETE? Lo dicono i numeri - 500 mld di euro di danni nel 2017 - lo confermano gli esperti, lo certificano le istituzioni: il cyber-crime è la minaccia del presente e del futuro. Aziende e consumatori, siete avvisati di Francesco Condoluci

22 LA LEZIONE DI KROLL GLI 007 AMERICANI DEL CORPORATE: VOI ITALIANI SIETE ARRETRATI DIGITALI

24 LE "DRITTE" DI SAMSUNG BARLOCCO: GLI SMARTPHONE OGGI SONO I DEVICE PIÙ VULNERABILI

26 L'ANALISI DEL GIUDICE IL PROCURATORE DNA GIOVANNI RUSSO PARLA DI «ALLARME-CYBER-MAFIE»

29 LA DENUNCIA DELLA GDF L'UNITÀ FRODI TECH: «I PERICOLI MAGGIORI VENGONO DAL DEEP WEB»

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’impiegato che in ufficio tiene il wi-fi attivo, mentre è collegato con l’Ethernet. La segretaria a digiuno di frodi online che, ricevuta una mail dal suo capo e senza aver fatto altre verifiche, invia un bonifico a 9 zeri su un conto corrente estero. I sistemi digitalizzati di controllo del porto di Anversa. La nave della marina militare Usa di stanza nel Pacifico teleguidata dal sistema GPS. Quattro situazioni diverse tra loro, un comune denominatore: sono tutti potenziali vittime di hacker e cyber criminali. E infatti – pagando dazi di peso e gravità diversi – ci sono cascati tutti. Le aziende rimettendoci soldi e dati per colpa dell’involontaria complicità del loro personale; il porto belga lasciandosi sfilare sotto il naso dei container carichi di droga per via dei sistemi di controllo hackerati; la flotta americana con una collisione e una strage scampata per un pelo, causa la correzione di rotta provocata da un malware.

È la cyberwar, bellezza. E se qualcuno non l’avesse ancora capito, siamo tutti sotto attacco. Nell’era dei big data e dell’IoT, il cyberspazio è disseminato di varchi nei quali truffatori, cyberspioni e criminalità organizzata (l’azienda di information security Kaspersky ogni giorno monitora in Europa almeno 100 gruppi di criminali in azione sul web) si possono infilare con le intenzioni peggiori. E il computo dei cyber-danni fa paura: 500 miliardi di euro, tra truffe, estorsioni e furti di dati, nel 2017. Ma a rischio non ci sono solo i sistemi economici. Il procuratore della Dna, Giovanni Russo ha detto molto acutamente ad Economy che in gioco a questo punto «c’è la tenuta stessa del sistema democratico, sempre più dipendente dall’informazione digitale». Potete anche storcere il naso ma sappiate che, stando ai dati, i primi a incappare in una trappola informatica sono proprio i cyber-scettici.

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COVERSTORY

2017 annus horribilis, il 100% delle aziende infettate su mobile I tentativi di phishing sono decuplicati, metà delle organizzazioni mondiali ha subito un attacco. Viaggio nel mondo del cybercrime e delle (scarse) contromisure messe in campo per difendersi di Marco Scotti

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piace infrangere i sogni di chi pensava di essere al sicuro dai cyberattacchi: nessuno ne è immune, specialmente ora che tutto è connesso e connettibile. Non c’è privato cittadino o azienda che possa affermare di essere a prova di “intemerate” dei cybercriminali. Perché è inutile usare giri di parole: non ci sarebbe bisogno di alcuna sicurezza cibernetica se non ci fosse l’enorme problema di una criminalità, a volte un po’ raf-

fazzonata, a volte estremamente organizzata, che ha trovato nella rete e nella proliferazione di oggetti online, terreno fertile per un nuovo, redditivo racket. I dati sono veramente drammatici e impongono una riflessione seria nelle aziende e tra i professionisti. L’entrata in vigore del GDPR, infatti, ha amplificato a dismisura le sanzioni possibili ma ha anche messo a nudo le vulnerabilità della rete. Basta pensare che il 97% delle aziende, secondo Check Point

Software Technologies, è indietro di dieci anni dal punto di vista della sicurezza informatica rispetto alle minacce attuali. Sì, perché mentre le aziende sono in grado di proteggersi contro la terza generazione di infezioni, i cybercriminali sono già arrivati alla quinta. Una lotta che ricorda quella, persa in partenza, tra antidoping e doping. Eppure, i segnali che la situazione è davvero complessa ci sono tutti. Il 2017 è stato, finora, l’anno peggiore per quanto

I 10 PEGGIORI CYBERATTACCHI DELLA STORIA • ASHLEY MADISON: Nel 2015 il sito che permette alle persone sposate di godersi una "scappatella" viene violato. Risultato: vengono rubati i dati di 37 milioni di utenti. • MELISSA: Nel marzo del 1999 venne diffuso un virus che si propaga come allegato di posta elettronica che contiene un elenco di siti pornografici. Una volta scaricato però va a impattare con la suite Office di Microsoft modificando file di Word e “autospedendosi” ad altri contatti tramite Outlook. Ha causato danni per circa 1,3 miliardi di dollari. • MORRIS WORM: Uno studente della Cornell University,

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Robert Tappan Morris, crea un “worm” per sondare la profondità della rete. Ma il software si trasforma in un pericoloso D Dos e infetta oltre 60.000 computer, causando danni fino a 10 milioni di dollari. • NEW YORK POST: Ad aprile dello scorso anno viene hackerata l’app mobile del New York Post, uno dei più importanti quotidiani americani. Tramite l'intromissione, i cybercriminali mandano agli utenti alert contenenti fake news. • PETYA: A giugno dello scorso anno un ransomware prende di mira i colossi della logistica come FedEx, Maersk e WPP.

• SHADY RAT: Tra il 2006 e il 2012 un’ondata di cyberattacchi prende di mira numerose istituzioni plaentarie come Onu e Cio con l'intento di rubare dati e denaro. • SONY PLAYSTATION: Nel 2011 vengono rubati i dati di 77 milioni di utenti del PlayStation Network, la community online della piattaforma di gaming di Sony. Si ipotizza che sia stata un’azione mirata per mettere in difficoltà il colosso nipponico e fargli perdere quote di mercato. • STUXNET: Si tratta di un virus che avrebbe dovuto danneggiare le centrali nucleari iraniane aumentando la


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concerne la sicurezza informatica. Secondo il rapporto Clusit, infatti, c’è stato un incremento del 1116% alla voce “tentativi di phishing” e oltre il 50% delle organizzazioni mondiali ha subito almeno un attacco grave. Qualunque – e sottolineiamo qualunque – azienda al mondo è a rischio di subire un attacco informatico di entità significativa nei prossimi mesi. Secondo Kaspersky ogni giorno vengono create 360 mila nuove minacce, soprattutvelocità delle turbine fino al collasso degli stabilimenti. Creato – si dice, ma non abbiamo conferme ufficiali – da Usa e Israele nel 2006, si è poi diffuso infettando decine di migliaia di impianti industriali ed energetici nel mondo. • UBER: A novembre del 2017 i dati di 57 milioni di guidatori e clienti di Uber vengono rubati. L’azienda non rivela il data breach e sceglie di pagare 100.000 dollari di riscatto pur di riuscire a nascondere l’intromissione. • WANNACRY: Nel maggio del 2017 si diffonde un potente ransomware che infetta oltre 230.000 computer chiedendo un riscatto da 600 dollari da pagare rigorosamente in bitcoin.

to ransomware. Si può andare avanti ancora a lungo, soprattutto se ci si sposta sul versante mobile. Secondo Check Point, infatti, il 100% delle aziende (nessun errore di battitura, è la totalità delle imprese mondiali) ha subito lo scorso anno un attacco tramite device mobile. Non basta ancora? Oltre 300 app presenti nel Google Play Store contenessero malware che hanno raggiunto oltre 106 milioni di persone in tutto il mondo. Ma ancora non si ha del tutto la percezione delle dimensioni e della pervasività del fenomeno. Secondo Check Point, 39 dei 50 Stati americani sono stati coinvolti da intromissioni durante i meccanismi di voto delle ultime elezioni presidenziali. Significa che ogni settore della nostra esistenza è ormai inevitabilmente “infettata” – senza giochi di parole, per carità – dai cyberattacchi. Durante l’infezione di WannaCry, il ransomware che si propagò nel maggio 2017 infettando i computer di mezzo mondo, vennero cancellati quasi 20.000 appuntamenti ospedalieri.

La situazione in Italia

L’Italia non è certo messa bene, anzi. È quarta al mondo per incidenza degli attacchi informatici e, solo nel 2016, sono aumentati del 102% i tentativi di intromissione al Sistema Sanitario Nazionale, del 70% quelli contro il retail e del 64% quelli contro banche e soggetti finanziari. Soltanto in Italia i costi stimati per arginare gli attacchi dei cybercriminali sono di poco inferiori al miliardo di euro. E poi c’è il dato che forse più di tutti rende palese l’inadeguatezza della cybersecurity nel nostro paese: il 60% delle imprese che hanno subito un data breach non è a conoscenza dell’attacco. Vuol dire che la percezione del rischio è talmente lontana dalla realtà che non si sanno neanche i rischi che si corrono. A proposito di aziende, è bene ricordare che per riprendersi da un attacco hacker sono necessarie dalle 2 alle 52 settimane a seconda della pervasività e gravità dell’intrusione. Le imprese, d’altronde, sono ancora i bersagli privilegiati del cybercrimine, ma sbaglia clamorosamente chi pensa che siano solo i colossi a rischiare grosso. Anzi, proprio scendendo di dimensione si incontrano i

soggetti più vulnerabili, quelli che non hanno avviato una strategia – anche minima – di cybersecurity. D’altronde, tre aziende su quattro lamentano lacune nel personale e nei team dediti alla sicurezza. Secondo IDC, nel 2016 il 18% delle aziende italiane ha subito almeno un data breach, ma l'1% fino a dieci. Non c’è GDPR che tenga, insomma. Pubblica amministrazione, imprese, professionisti sono sotto attacco. Ma fanno finta di non saperlo.

GLOSSARIO MALWARE:

qualsiasi programma informatico realizzato appositamente per disturbare le operazioni svolte da un computer, rubare i dati in un server, accedere a sistemi informatici privati.

RANSOMWARE:

si tratta di un programma in grado di criptare le informazioni contenute in un computer o in un server privato chiedendo un riscatto per renderle nuovamente utilizzabili dagli utenti.

TROJAN:

sono autentici “cavalli di Troia” che si palesano sotto forma di innocue applicazioni da installare nel computer ma che, una volta penetrati, diffondono rapidamente infezioni nei gangli principali.

ATTACCHI APT:

acronimo di “Advanced Persistent Threat”, una tipologia di attacchi mirati contro uno specifico soggetto o azienda. Per farlo, si punta a terminali gerarchicamente meno importanti all’interno della rete che fungano però da porta d’accesso ai dati più “preziosi” contenuti in altri computer che fanno parte della medesima rete.

ATTACCHI D DOS:

acronimo di “Distributed Denialof-service” consiste nell’ingorgare di dati inutili il sito della propria vittima per rallentarne le operazioni fino a mandarlo offline.

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Cyberattack? In ltalia le Pmi si difendono... con l'antivirus

A sinistra Gabriele Faggioli, responsabile scientifico dell’Osservatorio Information Security&Privacy del Politecnico di Milano

Il Politecnico di Milano mette il dito nella piaga: su 1 mld speso in information security nel 2017, il 78% è in capo alle grandi imprese. E le piccole? Usano il fai-da te di Riccardo Venturi

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a spesa delle aziende italiane in cybersecurity è cresciuta in modo deciso, ma è ancora a un livello insufficiente, specie tra le Pmi. È un quadro in chiaroscuro quello che emerge dalla ricerca dell'Osservatorio Information Security&Privacy della School of Management del Politecnico di Milano. «Le aziende italiane oggi hanno più consapevolezza dell’importanza della gestione della sicurezza – dice Gabriele Faggioli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Information Security & Privacy del Politecnico di Milano – ma secondo le nostre statistiche sono ancora in ritardo. Gli investimenti, pur cresciuti, sono ancora troppo bassi: 2 anni fa la spesa complessiva in informatica è stata di circa 76 miliardi di euro, un miliardo in sicurezza equivale a meno dell'1,5%, una percentuale inferiore a quella di altri Paesi». La fotografia dell'Osservatorio restituisce una realtà a due volti: se tra le grandi imprese l'adeguamento agli standard più evoluti procede in modo spedito, non altrettanto si può dire per le Pmi, dove tra medie e piccole c'è una notevole differenza. Nel 2017 il mercato delle soluzioni di information security in Italia ha raggiunto un valore di 1,09 miliardi di euro, in crescita del 12% rispetto al 2016. Il 78% della spesa si è però concentrato tra le grandi imprese, trainato dai progetti di adeguamento

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al General Data Protection Regulation (GDPR), che contribuiscono a oltre metà della crescita registrata. Le note dolenti vengono dalle Pmi, che si dividono il restante 22% della torta in modo poco equilibrato: in pratica il livello di spesa e di adozione delle tecnologie di cyber sicurezza si riduce al diminuire delle dimensioni aziendali. Così il 93% delle medie imprese utilizza soluzioni di security, e il 44% adotta strumenti sofisticati come Intrusion Detection e Access Management. Nelle piccole imprese sono diffuse soluzioni più basilari, come antivirus e antispam, mentre le microimprese si rivelano le più esposte agli attacchi: ben il

30% non prevede alcun tipo di difesa. «Le Pmi non potranno che affidarsi sempre più a sistemi informativi, infrastrutturali e applicativi esternalizzati – dice Faggioli del Politecnico - già oggi sono sempre più numerose quelle che scelgono questo tipo di servizi». Ben diversa la situazione tra le grandi aziende, che si stanno attrezzando per potenziare i team dedicati alla gestione della sicurezza. Il 39% prevede un aumento in organico dei ruoli che gestiscono la cyber security. Aumentano le responsabilità e le competenze richieste al Chief Information Security Officer (CISO), figura che alle competenze tecnologiche e organizzative deve affiancare conoscenza di business, capacità relazionali e di gestione di un team. Accanto al CISO emergono altre figure con ruoli specialistici. Tra le più diffuse spicca il Security Administrator, già inserito o in fase di valutazione nel 76% del campione analizzato, che si occupa di rendere operative le soluzioni tecnologiche di security, seguito dal Security Architect (57%), che si occupa di verificare le soluzioni di security presenti in azienda, e dal Security Engineer (56%), che monitora i sistemi e suggerisce modalità di risposta agli incidenti.

PER MINARE BITCOIN, GLI HACKER USANO IL TUO TOSTAPANE I tostapane smart si controllano con un'app, per regolare la doratura della fetta e ricevere una notifica quando è pronta per essere imburrata. Bello: peccato che gli hacker li utilizzino per minare bitcoin, cioè generare criptovaluta, all'insaputa degli innocenti imburratori. «Vista la limitata potenza di calcolo dei tostapane più che altro si tratta di

una “demo” degli hacker, che vogliono mostrare le proprie capacità per venderle al meglio» spiega Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai Italia. Pare che ci siano riusciti: una delle tendenze sempre più diffuse degli attacchi informatici è proprio quella di diffondere via botnet software da criptomining, approfittando della

crescente potenza dei device connessi. «È diventato un vero e proprio business delle organizzazioni criminali – dice Livrea – che hanno trovato nelle criptovalute un mercato ricco e protetto. Fanno investimenti ingenti e usano tecniche di machine learning per sviluppare botnet sempre più intelligenti e sempre più occulti».



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Kroll, gli 007 del corporate: «Siamo tutti sotto attacco»

IN ITALIA C'È MOLTA ARRETRATEZZA E CONFUSIONE SULLA CYBERSECURITY: E MENO NE SAI, PIÙ SEI ESPOSTO

Per Marianna Vintiadis, country manager per l'Italia della potente agenzia investigativa Usa, «La diffusione dell'IoT aprirà ancora più varchi ai cybercriminali» di Francesco Condoluci PROFESSIONISTI

DELL’INTELLIGENCE

DA

QUARANT’ANNI. UNA RETE DI AGENTI E SPIE – ANCHE SE LORO PREFERISCONO CHIAMARLI “COLLABORATORI ESTERNI” – che annovera tra le sue fila ex membri della Cia, ex poliziotti, ma anche giornalisti ed esperti di economia e finanza. Con loro si scherza poco, insomma. In azienda dicono che il loro core-business è il risk-mitigation, “la mitigazione del rischio”, ma in realtà quando c’è da indagare, recuperare documenti riservati, pedinare e stanare spie industriali e sabotatori, quelli di Kroll non sono secondi a nessuno. Ventotto i Paesi del mondo nei quali lavorano e un elenco alto così di governi e multinazionali nel loro portafoglio-clienti. Da una decina d’anni circa si occupano in maniera serrata di cyber security. Da quando cioè negli Stati Uniti è entrata in vigore la normativa sul data breach. E la loro leadership nel settore investigativo anti-hackeraggio negli Usa si è talmente consolidata che chi compra polizze di cybersecurity, se chiama – da qualunque punto del Paese – il numero verde del pronto intervento, si sentirà rispondere proprio dalle telefoniste di Kroll. Ma anche in Italia, gli 007 americani al servizio del corporate fanno da sempre buoni affari. «È perché il vostro è un Paese opaco, qui c’è sempre qualcuno che fa cose poco chiare e qualcun altro che vuole vederci chiaro»: sinte-

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si perfettamente eloquente, Mrs Ventiadis, c’è poco da dire. È lei, Marianna Vintiadis, natali greci e studi a Cambridge, il Country Manager che Kroll ha scelto per dirigere le operazioni quaggiù nel Belpaese. Ed è proprio lei – in azienda dal 2004: divisione Business Intelligence and Investigations, tanto per intenderci – che spiega ad Economy un po’ di cosette interessanti sull’approccio del nostro Paese all’information security e sul rapporto inversamente proporzionale che c’è tra la disinformazione sul tema e il dilagare dei crimini informatici. Cominciamo dal circoscrivere l’entità del cybercrime in Italia, Mrs Vintiadis… Vuole che le confermi che i casi di attacchi informatici sono notevolmente aumentati? È abbastanza scontato: l’Internet of Things apre molti varchi. Di solito, parlando di cyber crime, si tende a pensare ad attacchi hacker, furti di dati, cose così. Sono aspetti molto seri anche quelli, ma il problema vero oggi è l’attacco all’hardware. E meno se ne sa e più si è esposti ai pericoli. Il grande problema dell’Italia rispetto al cyber crime, è l’arretratezza digitale. Ma si riferisce anche al mondo aziendale? Certo. Anzi, soprattutto. Nelle imprese di questo Paese si fa una gran confusione sulle competenze. Si parla di cyber-security confondendola con l’attività di IT management: chi fa quest’ultimo mestiere è un amministratore di

sistema e non ha le competenze per occuparsi di sicurezza informatica! Poi ci sono quelli che si spacciano per professionisti della cyber-security ma in realtà si occupano di compliance, ad esempio rispetto al GDPR. Niente di tutto questo ha a che fare con la messa in sicurezza dai crimini informatici. Kroll cosa suggerirebbe agli imprenditori? Di mettersi innanzitutto in testa che il cybercriminale non ti ruba solo i dati, ma può anche ridurti sul lastrico, incidere cioè parecchio sul tuo business. Pensiamo al caso di Sony: a seguito dell'attacco informatico subìto nel 2011, s'è vista sorpassare per la prima volta dal suo competitor, sul mercato delle consolle. E poi ogni imprenditore dovrebbe ripensare completamente la formazione aziendale sulla cybersecurity, che è il vero cuore del problema. Ogni azienda, ad esempio, potrebbe fornire ai dipendenti un manuale illustrativo così da aiutare le persone a entrare nell’ordine delle idee che il rischio di attacchi informatici ormai fa parte della vita di tutti coloro che usano Internet, per lavoro e per piacere. Aggiornamento e formazione devono essere costanti. La prima domanda che facciamo alle aziende-clienti quando ci chiamano è se il personale è aggiornato sui crimini informatici. E poi, come vi muovete per risolvere i casi? Ogni caso fa storia a sé. Ci serviamo molto dei


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collaboratori esterni che devono essere molto molta dimestichezza su come girano le frodi “skillati” perché le attività di intelligence iminformatiche. C’è da dire che i messaggi sono plicano competenze specifiche. Mi spiego: se sempre più realistici, perché i truffatori pescail cliente è una banca, i suoi nemici punteranno i dati sui social e ricreano e-mail attendibili, no a impadronirsi dei conti correnti, perciò a magari rubando anche informazioni aziendali Kroll serviranno persone in grado di affrontapoco protette. La prima cosa che noi ci facciare una tematica di questo tipo. I nostri collamo quando ci chiama un’azienda per indagare boratori, sul versante cybersecurity, non sono su un cyberattack, è controllare come si comsolo esperti informatici, anzi. La risoluzione portano i dipendentie e se sono aggiornati suldei casi è quasi sempre un mix tra indagini cyla cybersecurity. In buona parte, i crimini inber e attività di intelligence tradizionale. formatici vanno a segno perché dall’altra parte Già che ci siamo, perché non proviamo a c’è complicità - dolosa o colposa - ma qualcuclassificare questi crimini informatici e i no che apre il messaggio di posta o l’allegato filoni di business dei ci deve essere sempre. «I CRIMINI INFORMATICI SONO SEMPRE E gli altri tipi di attaccyber criminali? PIÙ SOFISTICATI: OGGI ANCHE I GOVERNI In maniera esemplichi cyber? USANO VIRUS PER I LORO FINI. PER ficativa, si potrebbe- DIFENDERSI SERVE ESSERE AGGIORNATI» Sono i più complessi. ro suddividere in 4 Si tratta degli attacchi grandi filoni: il furto di dati, ovvero il crimine all’hardware e quelli di tipo "D Dos" che manpiù classico. Poi le frodi, come ad esempio il dano i siti in tilt bombardandoli di traffico e ricosiddetto “Fake Ceo”: la mail perfettamente chieste artificiali. Questi ultimi sono diventati verosimile in arrivo dal capo che invita un suo particolarmente problematici tanto che è vesubordinato a spostare soldi su un conto cornuta fuori una particolare categoria di hacker rente straniero per un’improvvisa contingenche “vende” le sue competenze al miglior ofza. Una truffa con la quale negli anni sono stati ferente. sottratti alle aziende circa 3 miliardi di dollari. Ma chi c’è dietro tutto questo? Si può fare Oggi all’estero non ci casca più nessuno, in un identikit del criminale informatico? Italia invece funziona ancora perché non si ha Direi proprio di no. O meglio, oggi non è più

VADEMECUM PER L'IMPRENDITORE CYBER-SICURO

1 Sapere che il cybercrime può colpire chiunque, anche la signora Maria 2 Essere sempre, costantemente aggiornati sulla cybersecurity 3 Non fare confusione sulle competenze in azienda 4 Formare il personale per evitare complicità fortuite con gli hacker 5 Non confondere la cybersecurity con l'IT management 6 Tenere a a mente che un attacco hacker può anche far fallire l'azienda 7 Non sottovalutare il valore dei dati del cliente. Chi li perde, perde business 8 Essere coscienti che meno se ne sa e più si è esposti alle minacce online 9 Considerare che più si è connessi, più aumentano i cyber-rischi 10 Non ignorare mai alcun avviso di aggiornamento dei device

NELLE MANI DI PERMIRA Duemilacinquecento dipendenti e 55 sedi cittadine in tutto il mondo per un raggio d’azione che spazia in 28 Paesi. Kroll lavora molto sia nel mondo occidentale che nei Paesi cosiddetti "in via di sviluppo". Investigazioni legali, digitali e finanziarie, business intelligence, cyber security, due diligence, sicurezza fisica: l’agenzia si occupa di tutti questi servizi e fa parte di Duff & Phelps, società di valutazioni tecniche e finanziarie con sede a New York che a fine 2017 è stata acquisita dal fondo internazionale di private equity Permira. possibile. L’ampliamento dell’ambito di applicazione di Internet – prima c’era solo la Rete da postazione fissa, poi sono arrivati i dispositivi mobili, domani con la diffusione massiccia dell’IoT intorno a noi ci saranno sempre più oggetti connessi che raccoglieranno dati – ha reso tutto più complicato, più collegato, più pervasivo. E ha dato maggiori possibilità di progettare ed eseguire attacchi informatici: un tempo c’erano i “lupi solitari” in cerca di guadagni facili e gli “smanettoni” che hackeravano per divertimento o per ribellione. Oggi ci sono organizzazioni criminali e c’è lo spionaggio di Stato. I governi, in particolare russi e cinesi, che usano virus e cyber attacchi per fini politici ed economici. Dietro la diffusione di un virus molto noto come NotPetya, ad esempio, si sospetta che ci sia un attacco dei russi contro l'Ucraina che ha finito per infettare aziende terze. I russi, del resto, lo hanno detto chiaramente che “il prossimo conflitto mondiale si combatterà nel cyberspazio”. Il futuro, dunque, è sempre più distopico? Dipende dalla direzione che prenderà il mondo della tecnologia e della sicurezza. Molti dei chip messi nell’IoT, ad esempio, non sono abbastanza grandi da poter essere aggiornati e dunque sono violabili. Se pensiamo che anche i mezzi militari possono essere attaccati, c’è poco da stare allegri, perlomeno sul breve periodo. Ma io confido che l’uomo saprà reagire positivamente alle distorsioni della tecnologia.

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«La protezione deve coprire innanzitutto gli smartphone» Intervista con Carlo Barlocco, presidente di Samsung Electronics Italia: «La digital transformation è nulla senza la sicurezza, e noi proteggiamo i nostri device con la piattaforma Knox, certificata da 29 governi» di Riccardo Venturi «DI CYBERSECURITY SI PARLA ORMAI UN GIORNO SÌ E L'ALTRO PURE, MA LE PMI SEMBRANO FARE ORECCHIE DA MERCANTE. Se-

ricerca condotta negli Stati Uniti, il 20% degli incidenti di sicurezza informatica avvenuti nelle grandi aziende ha coinvolto uno smartphone. Non è difficile immaginare che per le Pmi, meno strutturate e quindi inclini a lasciar usare gli smartphone personali dal proprio personale anche per le attività aziendali, questa percentuale possa essere ancora più alta.

condo un recente studio della Banca d'Italia, nel 2016 le imprese hanno investito in media 4.530 euro ciascuna, una cifra modesta che scende tra le aziende a bassa intensità tecnologica e si dimezza al sud. L'atteggiamento più diffuso è quello di chiudere la stalla dopo che i buoi sono già scappati: secondo lo stesso stuE allora, dottor Barlocco: cosa proponete dio, infatti, chi subisce un attacco si decide quavoi di Samsung, visto che in Italia avete si sempre a spendere per rinforzare le difese, circa il 37% di quota di mercato negli mentre chi non è mai stato colpito tende a non smartphone? investire nemmeno un La digital transformaI DEVICE NON SONO TUTTI UGUALI, centesimo nella pretion senza la sicurezNEMMENO NELLA SICUREZZA. I NOSTRI venzione. Al Business za è nulla, in quanto SONO "SECURED BY DESIGN" CIOÈ SONO Summit che abbiamo espone il business PROGETTATI PER ESSERE SICURI dedicato alla cyberseal rischio di attacchi curity, il Cio di una grande azienda specializzaesterni. Samsung è da sempre attenta ai temi ta in questo genere di servizi ha raccontato un della sicurezza con particolare attenzione alla aneddoto significativo”, dice Carlo Barlocco, sfera della mobilità, dell’IoT, dei pagamenti presidente di Samsung Electronics Italia (neldigitali e dello smart working, e cerca di ricola foto): “Se è tutto tranquillo, il mio capo mi prire il ruolo di facilitatore che accompagna le dice: va tutto bene, che ti pago a fare? E quanaziende in questo viaggio, per aumentarne la do subiamo un attacco, mi dice: ci hanno violaproduttività. to, che ti pago a fare?”. E’ proprio per cambiare E dunque? questa mentialità che noi di Samsung stiamo Partiamo dallo smartphone, utilizzato ormai cercando di fare passare il concetto che la proper il 60-70% degli accessi totali a Internet. tezione dei dati è sempre una necessità, per le I device non sono tutti uguali, nemmeno dal imprese come per i privati». Che Barlocco sia punto di vista della sicurezza. I nostri prodotla persona giusta per parlare di cybersecurity ti sono secured by design, cioè ingegnerizzati lo dimostra un altro dato: secondo una recente per essere sicuri e inviolabili fin dalla proget-

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tazione. Sono protetti da Knox, piattaforma multilivello integrata nell'hardware e nel software, certificata da 29 governi, che verifica costantemente l'integrità del dispositivo mediante una serie di controlli di sicurezza che coinvolgono il sistema operativo, rilevando eventuali manomissioni al fine di garantire la costante sicurezza dei dati. Knox è adatto al Bring your own device, come si chiama l’uso dei telefoni personali da parte del personale anche per scopi aziendali? Lo facilita e lo rende sicuro, perché con Knox Workspace si ha a disposizione uno spazio di lavoro per l'azienda che isola applicazioni e dati professionali dal resto del dispositivo, che resta privato e inaccessibile all'azienda, supportato dal chipset e dalla piattaforma Knox. C'è la consapevolezza del pericolo che corre senza fili? No. Quando guardiamo come avvengono gli attacchi hacker, come si generano buchi nelle aziende, vediamo spesso che ci sono antivirus, server, reti controllate... Ma le aziende che blindano solo le reti fisse sbagliano. 50 euro risparmiati sugli smarphone in meno possono diventare 50 milioni di danni in caso di intrusione nei dati aziendali. Se gli smartphone non sono sicuri, basta dimenticarne uno al bar, come è successo, e la frittata è fatta. Ci vuole più attenzione al device, dunque... Oggi il device è diventato “il telecomando del-


CYBERCRIME

la vita”, sia nel business che nel consumer. È il In che modo? punto d’accesso alle nostre azioni, lavorative e Pur non essendo un'azienda di consulenza, non. In azienda è cruciale il lavoro del Cio che grazie al nostro team dedicato a small e mecerca di proteggere al massimo i device, che dium business del dipartimento Product & Soperò devono essere stati progettati sicuri, da lutions, stiamo diventando un partner che cuun’azienda certificata, come siamo noi. Tante stomizza soluzioni su misura per ogni cliente volte vengono certificati i device, ma non le business. Non facciamo tutto da soli, ci avvaliaaziende che li producono… Quando ti accorgi mo di una rete di partner certificati. Quel che che i dati aziendali sono stati violati, e magari conta è la soluzione per l'azienda, la capacità hai subito un danno enorme, è già troppo taringegnerizzare il percorso dell'azienda verso di. Una volta i registri la cybersecurity. STIAMO DIVENTANDO UN PARTNER CHE cartacei dei clienti si Di cosa hanno più CUSTOMIZZA SOLUZIONI SU MISURA tenevano in cassaforte, bisogno le aziende PER OGNI CLIENTE BUSINESS E CI oggi si dovrebbe fare la medie e piccole? AVVALIAMO DI UNA RETE DI PARTNER stessa attenzione con i Spesso le Pmi hanno i dati informatici. Invece spesso funziona un po' server protetti, ma non le reti di smartphone come con gli antifurti delle case, quando subiche si collegano ad essi e non le piattaforme di sci un'intrusione e ti accorgi del danno subito, e-commerce. Dove invece la sicurezza conta solo allora decidi di metterlo. Per questo è nealtrettanto. Per questo hanno bisogno di una cessario fare cultura della sicurezza. consulenza su misura, anche in base al sisteE voi lo fate? ma operativo utilizzato. Siamo in grado di forDa leader di mercato dei device e delle appanire alle aziende una soluzione anche per le recchiature tecnologiche sentiamo il dovere di complesse problematiche di sicurezza legate parlare costantemente e in mille modi di queall'avvento dell'Internet of Things, grazie alla sto tema. È un lavoro di consulenza, formazionostra piattaforme cloud secure. ne, quasi di evangelizzazione che costa tanto e Come funziona? non porta direttamente revenues, però porta Si chiama Artik ed è la piattaforma integrata consapevolezza sia tra i privati che nel mondo Smart IoT di Samsung che aiuta le aziende a business, nell'auspicio che poi si capisca quali trasformare i concetti di IoT in realtà, attrasono i prodotti sicuri e quali non lo sono. Anverso prodotti e servizi veloci, sicuri, interoche perché siamo sempre più operativamente perabili ed intelligenti. Artik Cloud raccoglie, accanto alle Pmi. conserva ed elabora dati provenienti da qual-

SAMSUNG ELECTRONICS ITALIA • Ha chiuso il 2017 con un

fatturato di circa 3 miliardi

• Nel 2015 ha venduto oltre 17

milioni di prodotti: 47.000 al giorno, 2000 all’ora, 33 al minuto • 1 TV venduto su 2 in Italia e 1 smartphone su 2 è Samsung • Circa il 25% del valore del settore della Consumer Electronics in Italia è generato da Samsung • Nel 2015 è stato inaugurato il Samsung District, nuova sede milanese presso l’edificio “Diamantino” nel polo dell’innovazione e del business di Porta Nuova • In linea con l’impegno globale di Corporate Citizenship, ha sviluppato iniziative in diversi ambiti: dall’arte alla scuola, dalla sicurezza alla formazione professionale

siasi dispositivo o servizio cloud, fornendo alle aziende la possibilità di ottenere informazioni in merito alle modalità di utilizzo dei propri prodotti che possono essere poi utilizzate per generare nuove opportunità di business. Il sistema è protetto da diverse tecnologie: sistemi di crittografia integrati, secure boot e storage sicuro dei certificati. Però tutti questi servizi, e più in generale la cybersecurity, hanno un costo... Senta, la cybersecurity deve diventare una parte della nostra quotidianità. E invece oggi la sicurezza digitale è in genere una cosa da ricchi, ha un costo che non è accessibile a tutti e questo secondo noi non va bene. La persona deve avere il diritto di proteggere i suoi dati indipendentemente dal suo reddito. La sicurezza è un diritto, noi di Samsung siamo a favore della sua democratizzazione e per questo abbiamo messo a punto soluzioni e servizi veramente alla portata di tutti.

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COVERSTORY

LA PISTOLA NON SERVE PIÙ, LE CYBERMAFIE USANO LA TASTIERA. COSÌ LA MINACCIA SI FA SISTEMICA Intervista esclusiva con il Procuratore aggiunto presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Russo, sulle evoluzioni presenti e future della criminalità online ai tempi del Big Data e dell’IoT di Francesco Condoluci CRIME-AS-A-SERVICE. “IL CRIMINE COME UN SERVIZIO”. A BASSO COSTO E ALTISSIMO

degli automatismi che catalogano gli atti e ne estraggono i dati con l’utilizzo di algoritmi di apprendimento e logiche di machine learning. Naturalmente il tutto viene validato da analisti umani esperti di informazioni che appartengono alle forze di Polizia. E sono particolarmente orgoglioso di aggiungere che stiamo realizzando altri importantissimi esperimenti con UNICRI e il CERN di Ginevra in materia di big data, e con le Università di Pavia e di Salerno sulla georeferenziazione delle sostanze stupefacenti e la rilevazione delle minacce informatiche».

POTENZIALE DANNOSO. Alla portata di tutti, organizzazioni mafiose comprese, e senza che vi sia bisogno nemmeno di avere particolari competenze per utilizzarlo. Nessuno può considerarsi al riparo, nemmeno i big tech della Rete o le organizzazioni più complesse, figuriamoci il consumatore più o meno sprovveduto che naviga sul web con regolarità o la piccola azienda che non protegge al meglio i suoi dati. Chiamatela “criminalità ai tempi di Internet” o “cyber-mafia”, tanto cambia poco. «Il cosiddetto cyber-crime oggi è una minaccia Su quali dati si fonda il livello di allerta sistemica» ammonisce Giovanni Russo, procugenerale rispetto al ratore aggiunto presso «GLI STRUMENTI DI HACKING, ANCHE cyber crimine? la Direzione Nazionale QUELLI PIÙ POTENTI, OGGI SONO Be’, secondo l’ultimo Antimafia e AntiterroACCESSIBILI A TUTTI, COSTANO POCO E Italia rismo: un magistrato PER USARLI NON SERVONO COMPETENZE» rapporto Eurispes, gli attacchi che si occupa di inforinformatici causano alle nostre imprese danni matica e sicurezza da ormai vent’anni. Un arco per 9 miliardi di euro l’anno. Gli ultimi 10 anni di tempo abbastanza lungo da aver vissuto per sono stati caratterizzati da una enorme crescita intero l’evoluzione del fenomeno ma anche del numero di incidenti legati alla sicurezza quello dei mezzi per contrastarlo. informatica di natura molto eterogenea: dal «Sì, attualmente la Dna italiana può considefurto di identità al cyberspionaggio, dalle rarsi all’avanguardia nell’impiego di risorse truffe finanziarie ai ransomware. Questo digitali», spiega, «l’ufficio si è dotato di un sifenomeno è la conseguenza di un’evoluzione stema per il trattamento informatizzato dei paradigmatica del mondo del cybercrime, dati di interesse investigativo che è uno dei che oggi agisce secondo un modello più avanzati strumenti al mondo di knowdi “crime-as-a-service” in ledge management. Il “SiDNA” infatti è una cui strumenti di hacking piattaforma multimediale che raccoglie un estremamente potenti e milione e mezzo di atti giudiziari riguardanti complessi diventano accessibili tutte le indagini antimafia e antiterrorismo in a prezzi contenuti e possono Italia e altri Paesi: la sua ultima versione offre

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SONO A RISCHIO ANCHE LE IDENTITÀ REPUTAZIONALI DI PERSONE E IMPRESE


CYBERCRIME

essere utilizzati senza richiedere competenze tecniche approfondite. Il Rapporto Clusit sulla sicurezza Ict evidenzia, infatti, un trend inarrestabile di crescita degli attacchi e dei danni conseguenti. Nel 2017 a livello mondiale sono stati registrati 1.127 attacchi “gravi” ovvero con impatto significativo per le vittime in termini di perdite economiche, danni alla reputazione, diffusione di dati sensibili. Per sintetizzare, io ritengo che il cyber crime debba essere necessariamente incluso tra le minacce prioritarie del presente e del prossimo futuro. E in Italia, il quadro di allarme è simile al resto del globo? Diciamo che l’Italia si caratterizza per un minore sviluppo cyber-infrastrutturale rispetto, ad esempio, ai principali attori europei. Sulla base delle cifre in gioco a livello globale, si stima tuttavia che l’Italia nel 2016 abbia subito danni derivanti da attività di cyber crimine per quasi 10 miliardi di euro: si tratta di un valore dieci volte superiore a quello degli attuali investimenti in sicurezza informatica, che arrivano a sfiorare il miliardo di euro. Oltre 16 milioni di utenti della rete sono caduti in trappole informatiche lo scorso anno: rappresentano oltre un terzo della popolazione adulta (37%) ed ogni vittima ha perso in media più di 2 giorni lavorativi per occuparsi delle conseguenze del crimine informatico subito. È possibile quantificare quanto valga nel nostro

Paese il business dei reati informatici? truffe, ricatti, estorsioni e furti, riciclare Non voglio confrontarmi con questo tipo di capitali illeciti o operare nel gioco d’azzardo stime non sempre attendibili. Nel rapporto e scommesse illegali. Le infinite possibilità Polizia delle Comunicazioni 2017 si fa di realizzare scambi finanziari o informativi riferimento a sequestri per un valore di 25 in maniera anonimizzata e protetta, inoltre, milioni di euro, ma è evidente che si tratta costituisce un ambiente perfetto per tutti i solo della punta delll’iceberg. La cifra oscura crimini correlati al terrorismo, soprattutto la rappresentata dai profitti illeciti legati a reati disseminazione della propaganda. informatici non denunciati o non accertati è E chi deve temere di più gli attacchi anche 100 volte maggiore! Preferisco, però, informatici? sottolineare che le finalità che sono poste alla Tra le vittime ci sono giganti come Equifax, base dei reati informatici sono le più varie: Target o Yahoo e le stesse agenzie di sicurezza ai più ovvi scopi economici vanno aggiunti degli USA: ciò dimostra come i cybertutti i casi in cui il mezzo informatico mira criminali siano in grado non solo di infiltrarsi a realizzare un reato di tipo “tradizionale”, in organizzazioni complesse, prenderne il nonché i casi in cui il reato ha lo scopo di completo controllo e persistere per anni in tali compromettere l’integrità e il funzionamento sistemi, ma che anche colossi della tecnologia di un sistema informatico, di una realtà possano essere attaccati. Ma se vuole un produttiva - si pensi ai casi di esfiltrazione identikit della vittima comune, possiamo dire di dati sensibili - o, più “semplicemente” , di che si tratta di soggetti che utilizzano la Rete colpire l’identità reputazionale di persone, con regolarità, presumono di possedere abilità enti, imprese. Ripeto: nell’impiego delle «NEL 2017 IN ITALIA RISULTANO oggi il cybercrime tecnologie digitali, SEQUESTRI PER 25 MLN DI EURO, MA dev’essere ritenuto usano più dispositivi I PROFITTI ILLECITI DEL CYBECRIME una minaccia NON ACCERTATI SONO 100 VOLTE DI PIÙ» per connettersi sia da sistemica. casa che in mobilità: Ma chi sono i cyber-criminali? Hacker in realtà curano poco gli aspetti relativi alla votati al male? Delinquenti comuni? Gruppi protezione dei loro device e delle loro attività organizzati? su internet. Ad esempio, una su tre delle vittime Nel cyberspazio c’è molta eterogeneità. di crimini informatici utilizza un dispositivo Dagli hacker isolati che lavoravano su un PC smart per lo streaming (31%). Una novità, domestico lanciando attacchi contro singoli nel 2017, è rappresentata dalla tipologia e computer, ora si è passati a forme molto più distribuzione delle vittime. Rispetto all’anno organizzate, una sorta di cellule di “cyberprima c’è stato un incremento a tre cifre, pari mafia” in grado di attraversare ed utilizzare al 353%, a conferma del fatto che nessuno le più invisibili reti informatiche per può ritenersi escluso dall’essere un obiettivo e perpetrare crimini su scala globale. che gli attaccanti sono sempre più aggressivi: Il mercato del “computer crime si avvalgono di mezzi “industriali”, spaziano consente, sia a singoli individui in ambiti mondiali e agiscono secondo che ad organizzazioni criminali, logiche proattive. Quindi ad essere esposti di alimentare un mercato e vulnerabili sono sia i comuni cittadini che nero in cui è possibile realtà produttive o istituzionali più complesse commerciare contenuti e organizzate. Serve la massima protezione illegali quali stupefacenti, delle infrastrutture critiche dunque, non solo materiale pedopornografico per garantire i servizi essenziali ma anche o protetto da copyright; la stessa tenuta del sistema democratico, realizzare reati contro sempre più dipendente dall’informazione il patrimonio e cioè digitale.

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COVERSTORY

Ma, in tutto questo, la criminalità Antiterrorismo sono innumerevoli, e ancora organizzata? di più quelli che si sono avvalsi della nostra Ha scoperto certamente da tempo che collaborazione. In particolare, svolgiamo Internet può fornire nuovi benefici. Del resto un prezioso compito di “agevolazione” e la criminalità organizzata è continuamente supporto nelle attività investigative di natura alla ricerca di “zone d’ombra” in cui condurre sovranazionale. Ad esempio, grazie a una con tranquillità i propri affari illeciti. Internet serie di “Memorandum of Understanding” rappresenta un’area franca perché è in grado stipulati con uffici giudiziari stranieri di fornire sufficienti garanzie di sicurezza ed analoghi al nostro, garantiamo celerità e anonimato. E il crimine organizzato non ha concretezza al sistema della cooperazione bisogno nemmeno di sviluppare la perizia giudiziaria internazionale. In ambito europeo, tecnica necessaria per navigare su Internet: e non solo, è molto forte il legame operativo può impiegare i migliori esperti informatici con Eurojust. Alcune delle indagini nelle mondiali utilizzando ricompense o minacce quali è stato determinate il nostro apporto pur di raggiungere i propri obiettivi; si parla, hanno riguardato, appunto, l’impiego delle a tale riguardo di “Crime-as-a-Service (CaaS)”. reti di comunicazione, i flussi finanziari Fermo restando, quindi, che le organizzazioni transnazionali correlati al terrorismo e in criminali tradizionali continuano ancora un caso abbiamo contribuito a prevenire un operare nel mondo reale, è evidente attentato in un Paese nordeuropeo. Abbiamo l’incremento del grado di sovrapposizione diversi gruppi di studio al lavoro sui fenomeni fra i crimini tradizionali e quelli realizzati nel criminali emergenti o che avranno una più cyberspazio. visibile diffusione E dal punto di vista «LA DNA È IMPEGNATA A TENERE IL PASSO nei prossimi CON L’EVOLUZIONE DEL CYBERCRIME MA di chi le fronteggia? mesi. Per fare un PER LA SICUREZZA DI TUTTI SERVONO La normativa di esempio della prima CONSAPEVOLEZZA E INFORMAZIONE» riferimento è al categoria, stiamo passo coi tempi? approfondendo l’uso del sistema delle Per ciò che concerne il nostro Paese, nel 2015 criptovalute, quale mezzo per la commissione il legislatore ha affidato la responsabilità del di attività illecite da parte della criminalità coordinamento delle indagini antiterrorismo, mafiosa o terroristica. oltre a quelle già esistenti, al Procuratore Lei, però, per converso all’utilizzo diffuso Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Sono della Rete come strumento di attacco dei state introdotte, nel contempo, delle fattispecie cybercriminali, in passato ha parlato del di reato che consentono di intervenire nei digitale anche come arma di contrasto alla confronti di coloro i quali si servono del web stessa criminalità. per finalità terroristiche: e cioè comunicare, Sì, certo. E non dobbiamo perdere l’occasione finanziare, reclutare o propagandare il credo di utilizzare come risorsa investigativa la di violenza. In linea di massima le indagini capacità computazionale che il panorama possono contare su una “cassetta degli tecnologico oggi ci offre. Soltanto un attrezzi” sufficiente a fronteggiare i fenomeni approccio sistemico, direi olistico, può qui esaminati. Strumentari che altri Paesi, alle consentire di tenere il passo con l’evoluzione prese con i medesimi fenomeni criminali, i multidimensionale delle minacce criminali creda, ci invidian. organizzate, in un contesto sempre più E da quello operativo invece? La DNA come caratterizzato da uno schema di relazioni lavora quotidianamente per affrontare le reticolari. Questa è la “mission” che cerco di minacce del computer crime? realizzare, insieme con i colleghi della DNA. I procedimenti sorti in virtù dell’impulso Gli analisti però dicono che la sicurezza del della Direzione Nazionale Antimafia e cyberspazio è tanto più in pericolo quanto

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GIOVANNI RUSSO INSIEME A FILIPPO SPIEZIA DI EUROJUST

più ampio è l’ambito di applicazione del digitale. Calcolando che nel 2020, nelle case di tutto il mondo, ci saranno oltre 20 miliardi di dispositivi connessi, che scenario si prospetta? L’IoT, cioè l’Internet of Things o come viene definita in modo ormai più appropriato, l’Internet of Everything, se da un lato rappresenta un’opportunità di grande sviluppo per l’umanità – si pensi alle smart city, alla cryptocurrency, alla blockchain, all’Industria 4.0 – d’altro canto porta con sé nuovi rischi e nuove debolezze che possono essere sfruttate come risorse criminali. Le organizzazioni criminali si avvarranno sempre più della Rete, dei suoi strumenti e dei nuovi “professionals”: essi diverranno i capi di vere e proprie agenzie del crimine on-line. Occorre essere pronti a prevenire e a reagire. E come? Come ci si può difendere cioè, per evitare che alla fine, lo sviluppo tecnologico e digitale non diventi un’arma a doppio taglio per la nostra sicurezza? In Italia c’è molta disinformazione sull’argomento… La sicurezza comincia dalla consapevolezza, dall’informazione e dalla formazione. Occorre promuovere, quindi, l’educazione e l’alfabetizzazione “digitale”, tanto a livello individuale, quanto aziendale ed istituzionale. In tale scenario, va assolutamente colmato il gap - non solo tecnologico - ma anche di conoscenza all’interno delle imprese e delle istituzioni, attraverso l’individuazione di una visione strategica comune.


CYBERCRIME

E nel deep web c'è chi «spaccia» virus e istruzioni per cyberattack Sono gli abissi della Rete le nuove "piazze di spaccio" da dove arrivano i pericoli. Il colonnello Reccia della Guardia di Finanza: «Negli ultimi 5 anni aumentati i reati scoperti dal Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche» di Francesco Condoluci

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uantificare il giro d’affari che il web, incrociando dati digitali e tracce fisiche ruota attorno ai crimini inforper mettere il sale sulla coda ad hacker e cymatici economico-finanziari in ber criminali responsabili di frodi e reati ecoItalia? È praticamente impossibile, ci sono nomici perpetrati attraverso Internet, come troppe variabili da considerare. Quel che è clonazioni di carte di credito, furti di identità certo che Stato e società civile, al cyber crime, digitali, phishing, invio di ransomware, sotoggi pagano un tributo altissimo anche sul trazioni indebite di danaro dai conti correnti. piano sociale, se pensiamo che le vittime delle «Una delle aree che seguiamo di più è il deep frodi informatiche in gran parte sono anziani, web – spiega il colonnello – è lì, negli abissi pensionati, piccoli risparmiatori, micro impredel World Wide Web, la parte più sommersa se». Giovanni Reccia, colonnello della Guardia e non indicizzata della Rete, raggiungibile solo di Finanza, è a capo del Nucleo Speciale Froattraverso browser come Tor, che ogni giorno di Tecnologiche delle nascono gli attacchi e IL COLONNELLO RECCIA: «LA NOSTRA Fiamme Gialle, da i pericoli maggiori per ATTIVITÀ DI CONTRASTO AGLI ILLECITI settembre dell’anno imprese e cittadini. SUL WEB, È VOLTA A TUTELARE AL scorso. Otto mesi: non Dalle nostre indagini MEGLIO CONSUMATORI E CITTADINI» tantissimi, ma abbaè emerso che nel deep stanza per farsi un’idea molto definita dell’enweb italiano, è possibile reperire per il 60% tità e dei contorni del fenomeno cyber-crimisostanze stupefacenti, per il resto armi di ogni ne. Le competenze in materia, del resto, non tipo, documenti falsi o rubati e servizi anch’esgli mancano, visto che nel suo corposo cursus si illegali come la guida per iniettare virus inhonorum – tra il comando di reparti impegnaformatici o per effettuare cyberattack». ti nel contrasto al contrabbando, all’evasione La linea sottile che separa l’universo cybercrifiscale, al riciclaggio e alla criminalità econominale “prima maniera”, fatto in buona parte mica – vanta anche esperienze significative da hacker ideologizzati che attaccavano gli nell’Ufficio Telematica e come project maapparati istituzionali o i siti delle multinazionager di informatica operativa della GdF. Un nali per una forma di antagonismo sociale, da investigatore capace ed esperto di IT: l’uomo quello di oggi popolato da criminali votati al giusto insomma per dirigere gli 80 uomini business e pronti a tutto, è data dalla nuova del Nucleo Speciale che ogni giorno dragano presenza, sullo sfondo, della criminalità orga-

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nizzata: «Le piazze del dark web – conferma Reccia – sono le nuove “piazze di spaccio” e dietro ai traffici c’è sempre un’organizzazione criminale. Gli hacker puri, forse, sono solo quelli che “vendono” informazioni su come eseguire cyber attacchi». Il Nucleo Speciale delle Fiamme Gialle, dalla sede romana da dove viene coordinata una rete di circa 300 CFDA (Computer Forensics Data Analysis: specialisti di indagini informatiche) dislocati in tutta Italia, non a caso negli ultimi 5 anni ha visto impennare il volume delle sue attività di contrasto ai reati informatici economico-finanziari: «Lo spettro delle nostre investigazioni del resto è sempre più ampio – conclude il comandante del Nucleo – va dal perseguimento delle frodi più diffuse come phishing o MITM, il “Man-In-The-Middle”(il caso della terza persona che s'inserisce in un’operazione di compravendita e, rubando l’identità digitale di uno dei soggetti interessati, dirotta le transazioni di danaro sul proprio conto corrente, NdR) all’intelligence antiterroristica: nell’operazione eseguita dallo Scico a Brescia contro le cellule di jihadisti, c’era anche il nostro contributo di carattere informatico. L’attività svolta dalla Guardia di Finanza quale polizia economico-finanziaria a contrasto degli illeciti sul web resta comunque sempre rivolta alla tutela dei consumatori e dei cittadini».

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GESTIRE L’IMPRESA 36 FISCO 1/OPINIONI QUARTA: «ITALIA INFERNO FISCALE» URICCHIO: «CAMBIAMO TASSAZIONE»

FATTURE ELETTRONICHE: L’ITALIA TRA MUGUGNI E LOTTA ALL’EVASIONE Tra un mese via alla fatturazione elettronica per carburanti e subappaltatori della Pubblica Amministrazione. Una rivoluzione per imprese e commercialisti, tra nuovi adempimenti e nuova tecnologia

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di Marco Scotti

FISCO 2/L’INTERVISTA L’EX VICEMINISTRO BALDASSARRI: «TROPPE PROMESSE DAI POLITICI»

40 E-COMMERCE CASALEGGIO DÀ I NUMERI ALLA LUISS SULLO STATO DEL SETTORE IN ITALIA

42 INTERNET&IMPRESE LE CONFERME DI CORRADO SCIOLLA «IL FUTURO È DELLA FIBRA»

52 INTERNAZIONALIZZAZIONE CREDIT MANAGEMENT, UN SERVIZIO PER LE PMI TARGATO SACE SIMEST

60 RISORSE UMANE FEDERMANAGER, HRC E LIUC: FARI SU INNOVAZIONE, QUOTE ROSA E RICERCA

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eanche il tempo di abituarsi ai nuovi zione del fisco che è iniziato con l’obbligo di adempimenti in materia di privacy impofattura elettronica nel giugno del 2014 verso sti dal GDPR - il regolamento europeo in vigole PA centrali come ministeri, agenzie ed enti re dal 25 maggio - e le imprese italiane si ritronazionali di previdenza e assistenza e, da marvano già con un’altra gatta da pelare: l’obbligo zo 2015, anche verso le PA locali. D’altronde, di fatturazione elettronica nel B2B e nel B2C. con un’evasione fiscale che oscilla – a seconda Scatterà in via definitiva il 1° gennaio 2019, delle stime – tra i 111 e i 132 miliardi di euro, ma già dal 1° luglio di qualcosa andava pur quest’anno la fattura L’EVASIONE FISCALE IN ITALIA OSCILLA TRA fatto. Forse, però, si elettronica diventerà I 111 E I 132 MILIARDI. QUALCOSA ANDAVA è scelta come semPER FORZA FATTO, MA FORSE SI È SCELTA obbligatoria per le pre una strada un LA STRADA PIÙ TORTUOSA E COMPLESSA operazioni relative a po’ troppo impervia, “cessioni di benzina o di gasolio destinati ad imponendo fin da subito una rivoluzione che essere utilizzati come carburanti per motonel resto d’Europa viene portata avanti con ri”, oltre che per “prestazioni rese da soggetti maggiore gradualità. subappaltatori e subcontraenti della filiera Nel resto del Continente infatti l’obbligo di fatdelle imprese nel quadro di un contratto di turazione elettronica nel B2B non è presente appalto di lavori, servizi o forniture stipulato nella grande maggioranza degli Stati membri con un’amministrazione pubblica”. In realtà, si e anche per l’obbligo della fattura elettronica tratta di un processo più ampio di digitalizzaverso la PA si è optato per un’introduzione

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GESTIRE L’IMPRESA

graduale dell’adempimento spesso in funzione della dimensione delle imprese coinvolte. E, com’era prevedibile, i mugugni in Italia sono partiti immediati. Associazioni di categoria e associazioni hanno chiesto una proroga per mettere a punto la macchina, ma le istituzioni hanno risposto picche. Anche perché se davvero si fosse deciso per la gradualità dell’obbligo, è quasi certo che ci saremmo ritrovati con una situazione analoga a quella che è avvenuta con il GDPR, in cui un cambiamento annunciato con anni di anticipo è stato totalmente trascurato dalle imprese

fino a pochi mesi prima della scadenza, con il risultato che nei servizi e nell’industria rispettivamente il 60 e il 53% delle aziende non hanno ancora avviato alcuna roadmap per es-

LE FATTURE DOVRANNO ESSERE INVIATE IN FORMATO XML. LO SDI OFFRE QUESTO SERVIZIO A TITOLO GRATUITO, OPPURE CI SI PUÒ RIVOLGERE AI COMMERCIALISTI

sere conformi al nuovo regolamento privacy europeo. Il funzionamento della fatturazione elettronica presenta aspetti di complessità: qualunque partita iva, tranne chi beneficia

del regime dei minimi o forfettario, dovraà almeno dotarsi di una PEC e di un applicazione che consenta la creazione delle fatture nel formato XML PA e la sua trasmissione allo SDI, il Sistema di Interscambio messo a punto dalla Pubblica Amministrazione.. L’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti degli strumenti gratuiti per creare e inviare le fatture elettroniche Altrimenti, ci si può rivolgere a un commercialista o a acquistare qualche applicazione software che agevoli l’azienda o il professionista. Per quanto riguarda i rapporti B2B e B2C, nel pri-

COSA CAMBIA PER LE IMPRESE

Una rivoluzione improvvisa che deve essere “digerita” «Per le imprese vedo il rischio di passare da uno spesometro annuale a uno day by day. E l’Agenzia delle Entrate, se non ha una sensibilità nell’utilizzo dei dati che riceverà quotidianamente, può potenzialmente tempestare il contribuente per avere richieste di chiarimento. All’inizio saranno sicuramente light, anche perché l’obiettivo vero è quello di cercare di arginare le truffe complesse. L’obiettivo della lotta all’evasione è corretto, ma manca la gradualità che non tiene conto dei milioni di piccoli soggetti che non hanno lo spazio per investire». Giuseppe Capriuolo, partner di RSM, non sembra essere del tutto soddisfatto della riforma, ma guarda anche con occhio benevolo alle novità introdotte. Dottor Capriuolo, è tutto da buttare? O comunque una rivoluzione come questa merita di essere salutata in

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maniera benevola? Sicuramente in questo momento c’è molta confusione per quanto riguarda le norme e la loro applicazione. Tutto viene gestito in maniera un po’ aleatoria. Per esempio, nel caso della firma digitale. Non c’è più l’obbligo di apporla quando si emette la fattura in formato XML, ma se non lo si fa non si ha la tutela dell’integrità di quanto inviato. Anche dal punto di vista delle fatture: aver creato due formati, quello italiano e quello europeo, è già di per sé confusionario. Sono certo che si arriverà a un’integrazione, ma fino ad allora? E poi un’ultima notazione: oggi ci sono 5 milioni di partite iva, e una buona parte di queste porta a mano le fatture dal commercialista. Un domani dovranno fare con un tablet o pc una fattura, trasformarla in formata Xml e firmarla digitalmente, oltre a conservarla a norma. Una vera rivoluzione, e non

necessariamente positiva, per imprese e professionisti. Non c’è nulla da salvare? Per carità, va riconosciuto che l’Agenzia delle Entrate si sta muovendo bene perché comunque ha previsto che lo Sdi potrà ricevere in futuro le fatture nei formati riconosciuti a livello europeo e non solo nel formato XML PA.. C’è un progetto di convergenza europeo di gestione della filiera, l’idea è quella di rendere lo Sdi un nodo Peppol (Pan-European Public Procurement On-Line, ndr), ovvero un insieme di elementi infrastrutturali e di specifiche tecniche che abilitino e facilitino le procedure di e-Procurement. E RSM che cosa offre alla clientela? Siamo leader mondiali nel settore del middle market. Le aziende devono capire che non è più il momento di temporeggiare: devono capire quali sono le priorità di business. Noi offriamo un framework complesso

che consente alle aziende di svilupparsi lungo tre direttrici: implementare le funzionalità digitali, sfruttare le nuove tecnologie per costruire nuovi modelli di business e nuove opportunità oltre ad accompagnare le aziende nel sviluppare competenze e automatizzare i processi per crescere in maniera sostenibile. Questo significa che la fatturazione elettronica è solo una piccola parte dell’offerta di RSM che accompagna le imprese verso una completa trasformazione digitale, per traghettare verso quel paradigma di Industria 4.0 che è ormai realtà. Con il nostro supporto nella trasformazione digitale dei processi e le nostre soluzioni di business analytics l’azienda va oltre la fatturazione elettronica e può sviluppare funzionalità digitali che consentono di realizzare le strategie di business sfruttando la tecnologia per costruire nuove opportunità.


mo caso il cliente riceverà la fattura attraverso il Sistema di Interscambio, mentre nel secondo caso il consumatore finale, salvo sua rinuncia, dovrà ricevere copia della fattura elettronica o in formato analogico e potrà comunque consultare le fatture elettroniche ricevute accedendo ai servizi telematici resi disponibili dall’Agenzia delle Entrate. Rimane l’obbligo di passare sempre dallo Sdi per veicolare le fatture elettroniche, pena la loro nullità. I file delle fatture elettroniche nel B2B potranno anche non essere sottoscritti con firma digitale, mentre per le operazioni da e verso soggetti

esteri (Ue ed extra Ue) viene introdotto l’obbligo di trasmissione dei dati fattura, salvo che non si effettui fattura elettronica con i soggetti esteri con le regole nazionali.

LE FATTURE ELETTRONICHE DOVRANNO SEMPRE PASSARE TRAMITE SDI O NON SARANNO VALIDE. IL FORMATO XML SARÀ L’UNICO ACCETTATO E UTILIZZATO

Una volta ricevuta la fattura dall’emittente, il Sistema di Interscambio ha tempo cinque giorni per accettarla o rifiutarla. Nel secondo caso viene chiesto all’emittente di produrre

un nuovo documento. Ma qualora la fattura non sia consegnata al destinatario per motivi diversi, come ad esempio il malfunzionamento della Pec, viene introdotto l’obbligo per l’emittente di segnalare al destinatario di andare a recuperare il documento nel “cassetto fiscale” aziendale. L’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria nel B2B comporterà difficoltà operative, organizzative tecnologiche per le imprese anche se uno dei suoi obiettivi, quello cioè di prevenire e arginare soprattutto le frodi Iva complesse potrebbe essere raggiungibile.

COSA CAMBIA PER I COMMERCIALISTI

Maggiore lavoro ma più tempo speso in attività improduttive «La fatturazione elettronica rappresenta una vera rivoluzione per la professione dei commercialisti» racconta Davide Grassano, membro della Commissione Informatica. «Il nuovo obbligo non dovrà essere affrontato semplicemente come un adeguamento tecnologico da gestire tramite un “add-on” delle funzionalità del software gestionale in uso o tramite l’acquisto di un nuovo servizio dagli outsourcer ma come l’opportunità di un profondo cambiamento culturale e organizzativo nell’operatività degli studi professionali. Ci saranno infatti da gestire impatti significativi nell’organizzazione dei processi core dello studio professionale. Ad esempio negli studi caratterizzati da un elevato servizio di elaborazione dei documenti contabili, le attività di data entry si ridurranno in maniera significativa a favore di

attività di monitoraggio e controllo». Dottor Grassano gli studi professionali come si stanno preparando a questa rivoluzione? È richiesto un profondo cambiamento della cultura organizzativa dello studio professionale che si esplica nel creare un senso di urgenza per la digitalizzazione, nell’assicurarsi la sponsorship dei titolari dello studio, nel diffondere competenze digitali fra i collaboratori, nell’adattare ed innovare i processi core dello studio. Molti colleghi non sembrano ancora consapevoli della grande novità in arrivo e vedono il nuovo obbligo solo come un ulteriore adempimento da presidiare. Il rischio è che il commercialista perda il suo ruolo di soggetto che assicura il controllo e la qualità dei dati dei clienti. Come mai questa immobilità di molti suoi colleghi commercialisti rispetto alle

novità in arrivo? La dimensione medio piccola della maggioranza degli studi professionali non favorisce una gestione proattiva della fatturazione elettronica nel B2B inoltre il commercialista pur essendo una delle categorie professionali più informatizzate mantiene un “digital divide” che rispecchia quello dell’intero Sistema Italia. E’ sicuramente un’obiettivo molto sfidante imporre a livello normativo la fattura elettronica obbligatoria nel B2B nel paese dei milioni di piccole partite Iva dove non è raro che la fatture dell’artigiano siano ancora compilate a mano su carta. Il commercialista è pronto a supportare a livello consulenziale le imprese clienti su questi temi? Sarebbe il soggetto più adeguato a supportare le piccole imprese non solo a livello di consulenza ma anche nella fornitura di nuovi servizi ma un’introduzione più graduale dell’obbligo in più anni in funzione

della dimensione delle imprese coinvolte avrebbe molto probabilmente favorito un adeguamento meno traumatico ai nuovi adempimenti. E’ convincente la ratio dietro a una riforma così significativa? L’introduzione della fatturazione elettronica obbligatoria produrrà sicuramente un recupero dell’evasione si ridurranno le fatture false ma è probabile che le grandi frodi, quelle a livello internazionale costruite in maniera sofisticata, rimarranno difficili da impedire. Che momento stiamo vivendo dal punto di vista della trasformazione digitale? Questo è un buon momento per i soggetti più strutturati: è tempo che si decidano a cogliere la trasformazione digitale. L’innovazione abbinata all’industria 4.0 genera un beneficio economico, una posta di conto economico non tassata e usufruibile subito.

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Carburante, dal 1° luglio addio alle schede Un provvedimento che riguarda 5 milioni di partite Iva. Addio al contante, pagamenti solo tramite strumenti tracciabili, fatture spedite alle aziende tramite Pec o con codice univoco a sette cifre

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oco più di un mese e potremo dire addio alle carte carburante, forse con rimpianto, sicuramente con preoccupazione, visto che il nuovo sistema messo a punto per tracciare i rifornimenti di benzina dei professionisti e delle aziende cambierà e non poco il rapporto con il proprio benzinaio di fiducia. Prima di tutto, quindi, dimentichiamo timbri e schede cartacee. D’ora in poi ci sarà una fattura elettronica che verrà emessa dal distributore e inviata tramite PEC all’Agenzia delle Entrate. In secondo luogo, i contanti finiscono in soffitta. Per beneficiare della nuova fattura elettronica si potranno usare soltanto metodi tracciabili come carte di credito, prepagate, bancomat, bonifici e perfino app di pagamento come Soldo (che funziona tramite circuito Mastercard). Una volta completato il processo di pagamento, l’Agenzia delle Entrate provvede a mandare la

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fattura elettronica alla società dopo avervi apcarte carburante tradizionali e di nuove fattuposto la firma digitale dell’esercente o di un re elettroniche: le difficoltà per i distributori di intermediario che possa farlo al posto del gebenzina. Pensiamo ad esempio a un esercizio store del distributore. L’invio da parte dell’encon più di una pompa che ogni giorno serva te statale non è immediato, ma avviene dopo circa 500 clienti. Almeno il 20% di loro chieil completamento della procedura. Infine, un derà la fattura. Fino ad ora bastava un timbro, suggerimento: per semplificare le operazioni, ma dal 1° luglio serviranno uno specialista e soprattutto se si lavora un software ad hoc UN EMENDAMENTO PRESENTATO IN in aziende di dimenper l’invio all’Agenzia QUESTI GIORNI CHIEDE CHE FINO AL 1° sioni più grandi, è semdelle Entrate. Ovvero, GENNAIO 2019 SIA ANCORA CONSENTITA pre meglio indicare il ulteriori costi. Senza LA CIRCOLAZIONE DELLE SCHEDE numero di targa, anche contare il tempo che si se non sarebbe obbligatorio, per migliorare la perderà per fare benzina, soprattutto nei primi tracciabilità della spesa e la sua riconducibilità tempi. La confusione sembra regnare sovrana. a una specifica autovettura per la deduzione di «Questa può essere una grande opportunità costi e iva. C’è poi un aspetto pratico che non spiega Carlo Gualandri, fondatore di Soldo - per può essere trascurato e che ha indotto qualche creare efficienze e automazione anche sfrutparlamentare a chiedere che, fino al 1° gennaio tando l’innovazione che aziende fintech come 2019, sia garantita la “doppia circolazione” di Soldo stanno mettendo a disposizione in aree quali pagamenti, gestione delle spese e acquisti. La legge relativa alla abolizione della scheda MODIFICHE AL TRADIZIONALE RIFORNIMENTO carburante introducendo l’obbligo della fatturazione elettronica tra privati è un ottimo test Addio alle schede carburante cartacee: solo fatture elettroniche per le aziende. Gestire in modo intelligente, introducendo ove possibile automazione, una Non si potrà più usare contante ma solo metodi di pagamento tracciabili voce di spesa quotidiana e dall’impatto rilevanPer avere la fattura elettronica serve una PEC o un codice a sette cifre te sui rendiconti mensili come il carburante, potrà aiutare a capire in modo concreto il valoL’Agenzia delle Entrate riceve la fattura e la gira all’azienda re di queste tecnologie per le aziende e gettare le basi per una adozione sempre più frequente Per migliorare l’efficienza, conviene indicare sempre il numero di targa nel prossimo futuro». (MS)

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Nell'inferno fiscale italiano lecito difendersi dagli eccessi «Escapologia» a parte, riemerge periodicamente una scuola di pensiero che sostiene il buon diritto di adottare la linea dura contro le iniquità erariali. Ora è la volta di un manuale dell'avvocato Luciano Quarta a cura della redazione

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i sono in Italia 263.115 cause tributaproprietà immobiliari, unico gruppo sociale rie pendenti davanti alle Commissioni sostanzialmente protetto dal problema del provinciali e ulteriori 154.518 davanti rapporto attivo col fisco – capire comunque alle Commissioni regionali, aumentate peralcome vivono gli altri italiani, i lavoratori autotro dell’80,6% in dieci anni. nomi e gli imprenditori, che invece mangiano Basterebbero questi due dati per descrivere pane e fisco, un boccone amaro quotidiano in quale inferno viva la fiscalità nel nostro Pache nasce da un rapporto antagonista, dove ese. Ma è una descrizione lacunosa, perché i i contribuenti cercano di fregare lo Stato e contribuenti capaci di andare in giudizio conquesto reagisce non moltiplicando i controlli tro il fisco, o chiamati dal fisco a rispondere di sostanza bensì gli adempimenti di facciata, dei loro comportamenti, sono una sparuta rendendo asfissiante e costosa la fedeltà fiscaminoranza rispetto all’esercito di quelli che le e non riuscendo comunque ad arginare la subiscono le vessazioni di uno stato esattore piaga dell’evasione. strutturalmente ini«In questo manuale IN QUESTE PAGINE CI RIVOLGIAMO quo, non essendo più non ci rivolgiamo a A QUANTI, PUR PAGANDO LE TASSE, capace di monitorare chi viene sospettato VENGONO SCHIACCIATI DALL'ENORME con la minima efficadi aver evaso o eluPESO DI CARICHI FISCALI INGIUSTI cia il suo rapporto con so il fisco. Vogliamo i contribuenti ed essendo del tutto sprovvisto piuttosto parlare a quelle persone che senza dei mezzi sufficienti per controllare la risponalcun dubbio hanno dichiarato fino all’ultimo denza tra le scartoffie e la vita vera, in un tercentesimo - e quindi è fuori discussione che si ritorio che per almeno due terzi è sostanzialpossa trattare di evasori - ma vengono schiacmente privo di qualunque autentico controllo ciate dalle norme peso di carichi fiscali che per del territorio stesso. diverse ragioni possono risultare illegittimo». Prima di leggere “Come difendersi dal fisco”, scrive Quarta nella sua introduzione. il manuale-pamphlet dell’avvocato Luciano Chiariamo subito: esattamente come in carceQuarta recentemente pubblicato dalla Sore albergano migliaia di incalliti delinquenti cietà editrice La verità srl, bisogna rileggersi che si dichiarano innocenti, è possibilissimo almeno questi dati e – se si ha la (relativa) che migliaia di evasori protestino mendacefortuna di essere lavoratori dipendenti senza mente la loro illibatezza fiscale. Allora che

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fare? Mentre nel diritto penale vige la presunzione d’innocenza e – come insegnavano i latini – “in dubio pro reo”, cioè nella mancanza di prove certe si assolve il sospettato, in materia di fisco si ribalta il criterio e si persegue “a prescindere”. E’ così che l’opinione pubblica “benpensante” vuole. Ed è così che l’ordinamento fiscale italiano, negli ultimi trent’anni, nel vano – e infatti fallito – tentativo di arginare l’evasione si è risolto in un fardello ormai insostenibile per il cittadino onesto, restando impotente contro gli evasori veri. Insieme con il penoso controllo dell’immigrazione clandestina e la inesistente tutela dell’ordine pubblico nelle città, la salvaguardia dei diritti dei contribuenti è una punta del tridente che ha infilzato la sinistra di governo alle ultime elezioni. E il libro di Quarta – che fa solo l’errore di richiamarsi inopportunamente ad un solco discutibile, quello degli “escapologi”, che promettono formule per dribblare il fisco o eluderlo, che è cosa diversa dal respingerne i costanti attacchi iniqui – è comunque un contributo interessante. Oltre che specialistico: si concentra infatti sulla fase della cosiddetta “riscossione” e manda un messaggio essenziale: anche in questa fase estrema, secondo l’autore, un modo per difendersi dagli abusi ci può essere e spesso c’è. Perciò è da leggere. (s.l.)


Il fisco colpisca le nuove forme di ricchezza finora ignorate In un mondo disuguale come il nostro, tributi e spesa pubblica appaiono gli strumenti più idonei per perseguire maggiore equità, e per correggere le distorsioni e le imperfezioni del mercato di Antonio Uricchio

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ome è noto, la pressione fiscale, intesa come il rapporto tra il complesso delle entrate tributarie e contributive delle amministrazioni pubbliche e il Prodotto Interno Lordo (Pil), secondo i dati relativi al 2017, si attesta attorno al 43 per cento, ben al di sopra della media europea e del paesi dell’OCSE (sesti dopo Danimarca (45,9%), Francia (45,3%), Belgio (44,2%), FInlandia (44,1%) e Svezia (44,1%). Eppure nonostante, tale livello di tassazione ( e i tagli alla spesa operati sia livello centrale che locale) il risanamento dei conti pubblici appare ancora lontano. Secondo i dati resi noti da Bankitalia, il debito pubblico italiano continua a crescere a fine 2017 esso ammonta a 2.256,1 miliardi di euro contro i 2.219,5 del dicembre 2016, i 2.173 di e 2015 e i 2.137 di fine 2014 . Cresce il rapporto debito PIL ora a 131% , pur con un avanzo primario di circa l’1,5% sul Pil, il debito pubblico anche perché circa il 4% del Pil serve solo per pagare gli interessi, con un conto finale di quasi il 2,5%.. Persino le maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione e dalle varie rottamazioni delle ANTONIO URICCHIO, RETTORE DELL’UNIVERSITÀ ALDO MORO DI BARI

cartelle esattoriali si sono rivelate irrisorie se rapportate alla spesa per interessi pagata annualmente (circa 80 miliardi di euro, 760 miliardi nell’ultimo decennio) . In questo contento, appare necessario adottare misure in grado di ridurre pressione fiscale e debito pubblico ma anche in grado di sostenere la domanda globale e di rimettere in moto la crescita, in modo da consentire anche l’acquisizione di maggiori entrate . Le misure proposte (reddito di cittadinanza EINAUDI: «GLI UOMINI VOGLIONO RENDERSI RAGIONE DEL PERCHÉ PAGANO; E SE NON GLI VIENE SPIEGATA, GRIDANO ALL’INGIUSTIZIA

e flat tax), profondamente diverse tra loro, appaiono certamente disruptive in quanto in grado di innescare processi redistributivi della ricchezza, sostenendo i redditi, delle classi più deboli e attraverso il moltiplicatore negativo delle imposte (ridotte con l’applicazione di un’aliquota unica inferiore a quella media) la domanda e piena occupazione. Non può tuttavia tacersi l’esigenza di assicurare piena copertura finanziaria, dovendo i provvedimenti legislativi da adottare comunque rispettare il principio di equilibrio finanziario di cui all’art. 81 della Costituzione oltre che i vincoli posti dalla finanza pubblica eu-

ropea. A questo fine, appare opportuno, da un lato ancora restituire maggiore efficienza alla spesa pubblica, troppo spesso fuori controllo e improduttiva, tracciarne gli impieghi e rendendo conoscibili i beneficiari, valorizzare il patrimonio pubblico, ancora in larga parte sotto e male utilizzato, e dall'altro, e soprattutto, ridisegnare i modelli di prelievo, orientati prevalentemente nella direzione della tassazione dei redditi (soprattutto di lavoro e di impresa) e della casa, individuando nuove fattispecie imponibili, rappresentative delle nuove forme di ricchezza (si pensi, tra le tante, alla web economy e al cloud), e colpendo sprechi, privilegi e consumi dannosi all’ambiente e la salute (introducendo i c.d. tributi disincentivanti). In un mondo disuguale quale il nostro, tributi e spesa pubblica appaiono gli strumenti più idonei per perseguire maggiore equità, per correggere le distorsioni e le imperfezioni del mercato a favore delle libertà individuali e collettive nell'ottica dell’equo riparto e dell’etica della responsabilità. Una finanza pubblica che sappia minimizzare il sacrificio del prelievo e massimizzare i benefici della spesa e che sia in grado di superare il modello della fiscalità lineare ed esponenziale (che ha portato la pressione fiscale e la tassazione dei redditi tra le più elevate del pianeta e che resta indifferente rispetto alle dinamiche della spesa , sempre in crescita come il debito) per approdare a quello della fiscalità circolare che sappia apprezzare la dimensione promozionale del fisco, tassare gli sprechi e favorire il riuso e il riciclo, limitare la spesa pubblica improduttiva e clientelare, rimettere in moto lo sviluppo senza distruggere la ricchezza. Sempre attuale sul punto è il pensiero di Luigi Einaudi secondo cui: «Gli uomini vogliono istintivamente rendersi ragione del perché pagano; e se quella ragione non è spiegata chiaramente, gridano all’ingiustizia. La credenza nella monarchia o nella repubblica (…) è un atto di fede. Ma la credenza nell’imposta sul reddito, sul patrimonio o sulle eredità o sui consumi non è un atto di fede».

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Tasse & tagli, dove vai se la copertura non ce l'hai? La campagna elettorale ha partorito una miriade di promesse fiscali ma nessuno sa dove e come prendere i soldi per realizzarle. Ma per Mario Baldassarri, ex viceministro del Tesoro ai tempi di Berlusconi, di Gianluca Zapponini

MARIO BALDASSARRI, EX VICEMINISTRO DEL TESORO

Professor Baldassarri, la politica è in stalmolto migliori sia in termini di crescita ed oclo, l’economia rallenta, l’Europa ci chiede cupazione, sia in termini di più solido equilicoerenza. Qual è l’analisi appena elaborata brio di finanza pubblica con maggiore riduziodal suo Centro studi Economia reale? ne del debito pubblico in valore assoluto ed in Tutte le forze politiche fanno a gara a chi % del Pil, sia in termini di equità sociale. promette tagli di tasse ed aumenti di spesa Cioè? pubblica senza dire dove vanno a prendere Una riforma strutturale dell’Irpef su tre alile risorse. Noi proponiamo di fare a rovescio. quote, 20% fino a 35.000 euro di reddito, Prima indicare dove prendere le risorse. Con 30% fino a 100.000 e 40% sopra 100.000 che una nostra analisi abbiamo indicato 100 micomporterebbe uno sgravio fiscale di circa 40 liardi di risorse da prendere per 40 miliardi miliardi contro i 60 miliardi determinati dalla tagliando le Tax expenditure, per 40 miliardi Flat-Tax al 23%. Proponiamo poi l’azzeramentagliando i fondi perduti e per 20 miliardi lito dell’Irap per 20 miliardi di euro e l’aumento mitando gli acquisti di beni e servizi di tutte degli investimenti pubblici per 20 miliardi di le pubbliche ammieuro. Gli effetti che si nistrazioni. Di questi UNA RIFORMA STRUTTURALE DELL’IRPEF determinerebbero da SU TRE ALIQUOTE, 20% FINO A 35.000 100 miliardi, circa 20 questa nostra strateEURO DI REDDITO, 30% FINO A 100.000 devono servire per gia di politica econoE 40% SOPRA 100.000 non far aumentare l’Imica si mostrano, a va e le accise come previsto dalla legge vigente parità di risorse rese disponibili dai tagli proper il 2019 e il 2020. posti, notevolmente superiori a quelli, pur poCaspita, 100 miliardi! Per fare la flat-tax? sitivi, prodotti congiuntamente dalla Flat Tax O il reddito di cittadinanza? O entrambe le e dal Reddito di cittadinanza. In termini di crecose? scita del Pil ci si attesterebbe strutturalmente I restanti 80 miliardi circa possono servire per attorno e sopra il 2%, contro poco più dell’1% fare la Flat-Tax al 23% (che costerebbe 60 midel caso di Flat Tax e Reddito di cittadinanza. liardi di minori entrate da Irpef) ed il reddito Detta così migliore…perché? di cittadinanza per 20 miliardi. Ma rispetto a In realtà, la riforma Irpef a tre aliquote daquesto utilizzo delle risorse, noi proponiamo rebbe maggiore stimolo ai consumi perché un altro impiego che produrrebbe risultati gli sgravi fiscali sarebbero più concentrati sui

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redditi medio bassi. Infatti, i 60 miliardi di sgravi previsti dalla Flat Tax sono maggiori dei 40 miliardi previsti dalla riforma Irpef a tre aliquote, ma i 20 miliardi in più andrebbero ai redditi elevati, quelli sopra i 100.000 euro, per i quali è ragionevole attendersi solo un modesto impulso ai consumi. Anche da questo nasce la nostra proposta di dedicare quei 20 miliardi all’azzeramento dell’Irap. Per di più con l’Irpef a tre aliquote si otterrebbe anche un effetto di migliore equità sociale. Le maggiori risorse destinate ad investimenti pubblici, provenienti dai 20 miliardi di tagli di spesa corrente (acquisti di beni e servizi) darebbero un forte impulso alla crescita conseguente al noto maggiore effetto moltiplicatore-acceleratore di tali spese rispetto ad aumenti di spesa corrente o a tagli di tasse. Va bene, ma dove e come pensa di prendere i soldi per finanziare tutto questo? Dalla nostra rapida ma puntuale spending review emergono tre specifiche voci di copertura che, al massimo possibile, potrebbero rendere disponibili 100 miliardi di risorse, cioè circa il 5% del Pil. Una cifra che ci sembra la minima adeguata per poter parlare di cambiamento. Con manovre da 0,5-1% del Pil non si cambia niente, si accetta di fatto il profilo tendenziale e soprattutto non si va da nessuna parte.


CI SONO 100 MILIARDI DA RISPARMIARE, I CONTI PUBBLICI DA SISTEMARE, E RIFORMARE IL FISCO. COME SI DEVE Dunque? Tali coperture potrebbero provenire per 40 miliardi dal taglio massimo possibile delle Tax Expenditure (agevolazioni tributarie, ndr) per 40 miliardi dal taglio massimo possibile dei Fondi perduti in conto corrente ed in conto capitale e per 20 miliardi dal contenimento della voce acquisti di Beni e Servizi di tutte le pubbliche amministrazioni. Ci rendiamo conto che una manovra di queste dimensioni non è certamente facile da attuare. Ci rendiamo però ancora più conto che con manovre di 1% o meno di Pil non si cambia niente e non si va da nessuna parte. Però anche gli altri partiti hanno indicato delle coperture. O no? Certo, tutti i partiti politici promettono tagli di tasse ed aumenti di spesa. Ma indicano coperture finanziarie sempre molto generiche, spesso fragili, qualche volta del tutto assenti. Pertanto, senza dire dove prendere le risorse, quelle promesse peggiorano le prospettive dei conti pubblici e, per un paese che ha 2.300 miliardi di debito pubblico, pari al 132% del Pil, aumentano i rischi di instabilità finanziaria con la conseguente spada di Damocle di una crisi da debito pubblico. Sarebbe allora bene per tutti rovesciare il ragionamento partendo prima da dove prendere le risorse e “poi” indicare dove andarle a mettere.

Torniamo alla Flat tax e al reddito di cittadinanza: lei non li demonizza, pur preferendo la sua manovra... No, confermo che le notevoli risorse che comunque resterebbero a disposizione dopo aver finanziato la nostra riforma, incentrata sull’Irpef, potrebbero essere usate a copertura delle eventuali decisioni di taglio di tasse ed aumenti di spesa indicate dai vari partiti, tra cui la Flat Tax. Mettiamo si vari sia la Flat Tax al 23%, sia il Reddito di cittadinanza con le coperture residue. I risultati che abbiamo ottenuto indicano che tali provvedimenti, unitamente alla nostra proposta, sarebbero fattibili e produrrebbero effetti positivi sulla crescita che si attesterebbe stabilmente sopra l’1% e sulle condizioni di finanza pubblica, con un deficit che si porterebbe a zero sin dal primo anno ed un avanzo primario al 4% del Pil, ovviamente a condizione che abbiano in testa e come priorità le coperture finanziarie che abbiamo indicato. Però la vostra proposta è prioritaria… Sì. In termini di occupazione si produrrebbero quasi 700.000 occupati in più rispetto alle sin-

gole proposte di centrodestra (flat tax) e M5S (reddito di cittadinanza) e circa 1,2 milioni di occupati in più rispetto al dato del 2018. In altri termini si potrebbe sostenere che, attraverso la maggiore occupazione strutturale, si viene ad avere un reddito di cittadinanza per 1,2 milioni di cittadini perché hanno trovato una solida occupazione e non perché sono privi di occupazione e di reddito e ricevono sussidi. Per di più, dati i notevoli avanzi di bilancio pubblico ci sarebbero più risorse per eventuali sostegni alle persone che resterebbero comunque nella necessità di essere assistite. Molto più forte sarebbe anche il miglioramento dei conti pubblici. L’avanzo primario si attesterebbe al 5% del Pil. Il debito pubblico si ridurrebbe in valore assoluto a poco più di 2.200 miliardi nel 2022 ed il suo rapporto sul Pil scenderebbe al 110%, dovuto ad una maggiore crescita reale in condizioni di assoluta stabilità dei prezzi. Si noti che dall’attuale 130% circa si passerebbe al 110% in quattro anni con una riduzione pari al 5% all’anno. Si profilerebbe pertanto la possibilità di rispettare anche il famigerato Fiscal Compact!

LE CIFRE DELLA MANOVRA DI ECONOMIA REALE

SPENDING REVIEW 40 MILIARDI Taglio delle agevolazioni tributarie 40 MILIARDI Taglio dei fondi perduti 20 MILIARDI Risparmio su acquisto beni e servizi LE NUOVE ALIQUOTE IRPEF 20% fino ai 35 mila euro 20% fino ai 100 mila euro 40% sopra i 100 mila euro 39


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L'e-commerce vola in Italia ma siamo lenti rispetto all'Ue La soluzione è sicuramente quella di avere una strategia omnicanale – dice Davide Casaleggio – ma solo il 17% delle aziende italiane a oggi ne ha già implementata una

Crescita del fatturato E-commerce +11% 35

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iù Cina, più integrazione tra negozi virtuali e fisici, più acquisti automatizzati via mobile. Sono i trend dell'e-commerce che le aziende italiane dovranno essere capaci di intercettare se vorranno crescere, secondo quanto emerge dall'evento annuale sull'e-commerce organizzato dalla Casaleggio Associati. I dati sono eclatanti: nel 2017 1,79 miliardi di persone, pari a oltre un quarto della popolazione mondiale, hanno effettuato un acquisto online; e in Italia l'e-commerce, che cresce a doppia cifra dal 2004 (con l'eccezione del 2013 e 2014, quando è aumentato “solo” del 6 e dell'8%), ha superato i 35 miliardi di euro di fatturato. «Si tratta di numeri incredibili rispetto a quelli di 12 anni fa, quando abbiamo iniziato a fare la ricerca – dice Davide Casaleggio – il fatturato globale 2017 è stimato in 2.290 miliardi di dollari, il 23,2% in più rispetto al 2016. In Italia l'e-commerce è l'unico settore che continua a crescere a due cifre e si prevede che continuerà a farlo». Nonostante la crescita, il mercato italiano è lontano dall'essere maturo. «Siamo ancora indietro rispetto ad altri paesi europei – spiega Casaleggio - soprattutto nell'offerta in settori per noi importanti quali la moda, la salute, la bellezza. C'è quindi un margine di crescita enorme». Ma per crescere non si possono ignorare tre gran-

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di Riccardo Venturi

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NEI TONDI I DATI IN VALORE ASSOLUTO (MILIARDI DI EURO); NEL RIQUADRI LA CRESCITA PERCENTUALE. FONTE: CASALEGGIO ASSOCIATI

di trend in atto. Primo: il baricentro commerciale del mondo si sta spostando verso est, ed è sempre più asiatico. Nel 1998 l'85% del fatturato dell'e-commerce era prodotto negli Stati Uniti; nel 2008 il 53% era in Europa; oggi il 63% viene dall'Asia Pacifico, dove oltre l'80% è cinese. «È vitale capire come gestire questa variazione di baricentro, come vendere su Alibaba e in altri marketplace cinesi, come utilizzare i sistemi di pagamento cinesi» dice Casaleggio. Il secondo trend riguarda i negozi fisici, che I DATI PRESENTATI ALL'EVENTO ANNUALE DELLA WEB-COMPANY DEL PARTNER TECNOLOGICO DEL MOVIMENTO CINQUESTELLE

faranno parte dell'offerta digitale. Gli operatori che vendono online come Amazon vogliono avere anche una presenza fisica, mentre i retailer tradizionali come Toys R us stanno chiudendo. «La soluzione è sicuramente quella di avere una strategia omnicanale – dice Casaleggio – ma solo il 17% delle aziende italiane a oggi ne ha già implementata una». Terzo trend: gli acquisti automatizzati avranno un ruolo sempre più preponderante in ambito e-commerce, complice il peso crescente del mobile - anche in Italia la percentuale

del fatturato mobile sul totale delle vendite online, che era del 5% nel 2012, nel 2017 ha raggiunto il 27%. Cresce in particolare il peso dei chatbot, le interfacce vocali: «Telegram Botfrost permette ai dipendenti di un'azienda di comprare su Bofrost da Telegram – spiega Casaleggio – mette a fattor comune gli acquisti e gestisce un ordine comune, Starbucks permette di prenotare anche un cappuccino». Le interfacce vocali sono costosissime, quindi sono e saranno gestiti da pochi grandi operatori come Google Assistant, il che crea un ulteriore passaggio obbligato tra aziende e clienti. Proprio come i marketplace quali Amazon e eBay, che nel 2017 valevano il 12.3% del fatturato dell'e-commerce italiano, ma sono previsti in aumento del 113% nel 2018. «Questi colossi hanno investito fortemente – dice Casaleggio – specie in spedizioni, gestione degli ordini e interfaccia con i clienti». Per le aziende diventa sempre più difficile competere con i marketplace senza avere economie di scala. Per ottenerle, una delle strade maestre da seguire è quella dell'internazionalizzazione. «Il 65% delle aziende dice di avere una strategia per l'estero – dice il presidente della Casaleggio Associati – d'altra parte però è lo stesso livello del 2016, e il 35% delle aziende di strategia per l'estero non ne ha nessuna».



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LA CONNETTIVITÀ NON È MAI TROPPA ED IL FUTURO È DELLA RETE IN FIBRA Intervista con Corrado Sciolla, tra i manager italiani più competenti nell’applicazione delle telecomunicazioni alla gestione aziendale. «O Tim convergerà su Open Fiber, o tra cinque anni quest’ultima sarà autonoma» di Sergio Luciano «VUOLE SAPERE PERCHÉ AVERE TANTA CONNETTIVITÀ INTERNET È ESSENZIALE, PER UN’AZIENDA? Glielo spiego con un esem-

pio semplicissimo»: e Corrado Sciolla prende tra due dita il suo smartphone. «Facciamo conto che questo smartphone mi sfugga dalle dita, cada per terra e si spacchi. Vado dal primo rivenditore, ne prendo uno nuovo, faccio il back-up dei dati che avevo salvato in cloud, e dopo tre ore ho un nuovo telefono identico per funzionalità a quello che si è appena rotto. Se non avessi usato il cloud, quindi se non avessi usato la connettività, avrei perso i miei dati dentro lo smartphone rotto, e avrei speso molto tempo e denaro per ricostruirli». Sciolla è uno che di queste cose sa molto, forse tutto. Ex McKinsey, un passato tra NewsCorp con Letizia Moratti, poi Wind, Albacom e Atlanet, è stato per 13 anni in Bt, capo dell’Italia, della

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Francia, del Sudamerica e del Sud Europa ed oggi è consigliere indipendente di varie società (Iol, Carel Industries e Innova Italy1, la Spac fondata da Fulvio Conti) e si occupa di Angel Investment, un venture capital che investe in start-up. Soprattutto nei lunghi anni in Bt ha lavorato moltissimo per le imprese: «E arriviamo alle imprese. Trasferiamo la logica dell’esempio del mio smartphone sugli apparati e sui dati di un’impresa. Usando il cloud, e quindi la connettività, un’impresa risparmia perché non deve più archiviare tutto su server di sua proprietà e non deve più comprare i suoi programmi ma può usarli quando gli servono e nella misura in cui gli servono. A patto di avere una buona rete, una buona connettività. Se non ce l’ha, l’azienda si ferma». Veniamo all’oggi, e all’Italia. Soffriamo di

un innegabile gap di connettività. Ma qualcosa si muove, sia pure tra le polemiche. Cosa ne pensa? Penso che la rete a banda ultralarga sia un elemento fondamentale per lo sviluppo del Paese, e lo è per due o tre fattori molto chiari. Innanzitutto, fare la rete nuova richiede e richiederà alcuni miliardi di euro di investimenti. Il che svilupperà occupazione e prodotto interno lordo, lasciando valore infrastrutturale nuovo al territorio. Poi, le aziende sono sempre più consapevoli che la banca ultralarga è un elemento di sviluppo. Ma davvero la rete incide sul Pil, non solo per gli investimenti che assorbe ma anche per lo sviluppo che facilita? Una rete molto efficiente, a larga ultralarga, può senza dubbio – sia pure non da sola – contribuire a quell’aumento di produttività che è stato drammaticamente assente nel nostro Paese negli ultimi 20 anni. Inoltre, è un elemento fondamentale per lo sviluppo del mercato consumer dei contenuti, che sono di per sé un settore in grande crescita. Per questo, ribadisco: la banda ultralargs+a è un investimento infrastrutturale paragonabile alle autostrade e alle ferrovie. Prima la fai, prima ne ricevi i benefici. Ma in questo momento in Italia ci sono due operatori della banda ultralarga: Open Fiber e Tim. Come si conciliano? Facciamo un po’ d’ordine. Le autorità hanno distinto il Paese in quattro aree: A, B, C, D. Nelle prime due zone, si è stabilito che il mercato potrà svilupparsi da solo, senza interventi pubblici. E infatti in queste zone sta investendo sia la Tim, ex monopolista telefonico pubblico, sia Open Fiber, società mista tra Enel e Cassa depositi e prestiti, quindi lo Stato. Nelle aree C e D, Open fiber si è impegnata a collegare circa 9 milioni di nuove linee (principalmente in fibra), lo Stato ha valutato che il libero mercato non basti a garantire la realizzazione della nuova rete, infatti nessun operatore era dispo-


Corrado Sciolla, tra i maggiori esperti di reti in fibra e di servizi di telecomunicazioni

sto ad investire in queste aree senza l’aiuto dello Stato. A questo punto lo Stato ha bandito le gare attraverso Infratel, e i lotti se li è aggiudicati Open Fiber, società che nelle zone C e D è quindi concessionaria dello stato, cioè sta realizzando una rete per conto dello Stato stesso.. Quindi sul mercato agiscono due operatori di rete fissa, Open Fiber e Tim. Nelle zone C e D, non c’è problema: tra poco vi sarà soprattutto la rete dello Stato realizzata da Open Fiber, più qualche piccola zona creata da Tim. Invece, nelle aree A e B – dove stanno investendo sia Tim che Open Fiber – un problema si pone. Se i due concorrenti mettessero insieme le loro due diverse infrastrutture, ciò comporterebbe vantaggi per tutti, perché ridurrebbe il peso degli investimenti e i tempi di realizzazione. Poiché la rete fissa è una risorsa scarsa, ottimizzarla sarebbe giusto, garantirebbe prestazioni e risparmi. E allora perché non si fa? Ci sono alcuni problemi da risolvere. Innanzitutto, Tim ha in bilancio la sua rete attuale ad un valore di 12 miliardi di euro. Se la conferisse in una joint-venture, questo valore andrebbe ricalcolato, operazione complessa e delicata. Inoltre, Tim e Open Fiber stanno costruendo due reti molto diverse tra loro. Tim sta creando una rete in modalità fttc, cioè fiber to the cabinet, che significa portare la fibra agli armadietti di quartiere, dai quali poi parte un cavo di rame che entra nelle case. Open Fiber adotta la modalità fiber to the home, cioè porta la fibra fin dentro le case e gli uffici. Una rete più efficiente? Più moderna indubbiamente. Anche più costosa da costruire, però. E c’è dell’altro. Se unisci le due reti, non hai più competizione di mercato e quindi devi scrivere nuove regole che garantiscano tutti noi del fatto che i due operatori, ormai unificati, continuino a investire per sviluppare la rete e mantenerla efficiente. Come accade con le reti pubbliche uniche, quella elettrica e quella del gas, che

A TIM AUGURO DI AVER TROVATO SOCI E MANAGEMENT STABILI PER UN PO’: IN FONDO SE LI MERITEREBBE vengono remunerate con un criterio detto, non a caso, “regulatory asset base”, cioè “valore del capitale investito netto come riconosciuto dalle autorità di regolamentazione”, al fine della determinazione delle tariffe applicabili. Una tariffa amministrata, insomma? Appunto. Che incentiva il padrone unico della rete a investire: più investe, con delle regole chiare ovviamente, più il gestore della rete guadagna. E devo dire che se la rete fosse stata sviluppata in base alla Rab già nell’ultimo decennio, oggi lo sviluppo della rete sarebbe ad uno stadio molto migliore.. L’ITALIA NON PUO’ CORRERE IL RISCHIO DI PERDERE ANCHE L’ULTIMO TRENO PER ASSICURARE A CITTADINI E IMPRESE LA BANDA CHE OCCORRE

Ma ci sono, oggi, le condizioni affinchè il Paese non perda l’ultimo tram? Guardi, io credo che la creazione di Open Fiber non sia stata una scelta ottimale per il sistema. Ma oggi visto che c’è, dal punto di vista del business e dell’interesse del paese è giusto cavalcarla. E dunque o si definisce un modo per farla convergere con la rete di Tim, oppure tra cinque anni sarà stata completata da sola. Ripeto: sarebbe più efficiente mettere insieme le due reti nelle zone AeB e farle crescere insieme, ma in mancanza di questa concreta possibilità, l’ultima cosa che farei è bloccare Oper

Fiber, con il rischio di rimanere ancora fermi. Una rete tutta in fibra sarà utile anche a far funzionare bene il 5G, il nuovo standard della telefonia mobile in banda ultralarga? Sicuramente sì. Vede, le reti di nuova generazione si compongono di tre pezzi: le dorsali, le reti di backhauling e le reti di accesso. Le grandi dorsali di fibra ottica che uniscono l’Italia ci sono già, e secondo me continueranno a bastare grazie alle evoluzioni tecnologiche attese. Sono strategici invece i collegamenti di backhauling, collegamenti che all’interno delle città collegano le varie centrali e le antenne di rete mobile. Ci saranno da collegare in fibra decine, se non centinaia, di migliaia di antenne 5G e a questo fine la rete in fibra di bachauling sarà strategica. Chiaramente la rete di accesso che collega l’ultimo miglio delle case e delle aziende rimane la parte più costosa e più importante. Un augurio a Tim? Lo do volentieri: che finalmente abbia un azionariato e un management duraturi, per un bel po’ di tempo. Se li meriterebbe… Ancora una cosa: ha rimpianti per Bt? Lei aveva gestito a lungo l’Italia, poi era andato a rivestire responsabilità più ampie in giro per il mondo ma proprio in Italia, a cavallo della sua uscita, sono emersi numerosi problemi. Di BT ho solo bei ricordi.

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GESTIRE L’IMPRESA

Il boomerang anti-italiano della riforma del cabotaggio Più vicina all’operatività la legge che, con la pretesa di sostenere l’occupazione dei marittimi nazionali, pone al contrario le premesse di un crollo epocale di Sergio Luciano

U

UNA NAVE PASSEGGERI IN NAVIGAZIONE. IL SETTORE DA’ OGGI LAVORO A 60 MILA DIPENDENTI

na bomba a orologeria, programmata di professione renziana grazie al collante delper l’11 giugno prossimo. Una bomba lo scoutismo, evidentemente non le ha capite. legislativa di profondità, che esploMa andiamo con ordine, seguendo un’analisi dendo minaccia, per la prima volta dal 1998, che Confitarma – l’associazione degli imdi sconvolgere l’equilibrio industriale e occuprenditori della marineria che aderisce alla pazionale della marineria nazionale. Ha un Confindustria e rappresenta circa l’80% del nome, riforma Cociancich, che promette di settore – ha elaborato nei mesi intercorsi tra entrare nel Guinness dei primati dell’autolequando due anni fa il Senato ha trasformato sionismo. È una riforma che rischia di svenare in legge la proposta ed oggi, quando si aspetta le casse pubbliche penalizzando anche quelle l’assenso della Commissione europea. private degli armatori italiani e subito dopo svuotando le tasche dei loro dipendenti, i maGli attuali benefici rittimi, che inesorabilmente anche se gradataAllo stato attuale, per le navi iscritte al R.I., gli mente perderanno il armatori godono di È UNA RIFORMA CHE RISCHIA lavoro. Se al Cociancibenefici in termini di DI SVENARE LE CASSE PUBBLICHE ch dovessero seguire sgravi contributivi e di PENALIZZANDO ANCHE QUELLE altri interventi simili, esenzioni fiscali. InolPRIVATE DI ARMATORI E MARITTIMI dagli attuali 60 mila tre, possono ricorrere circa che sono oggi, potranno retrocedere ad un particolare regime di tassazione forfeverso la metà di quel numero, quanti ne erano taria denominato “tonnage tax”. Una pacchia? fino al 1998, allorché entrò in vigore la legge No: piuttosto, e semplicemente, l’attuazione sul cosiddetto “Registro internazionale” (R.I.) di quanto l’Europa prevede a beneficio delle delle navi che la riforma oggi modifica per imprese di navigazione pur di mantenerle nel i traghetti merci e passeggeri. Più cretini di Vecchio Continente. Ma non un regalo gratis. così, si muore, avrebbe commentato Petrolini. Prima del ’98, infatti, la maggioranza degli Qualcosa si può ancora fare e – soprattutarmatori italiani poteva godere di condizioni to – le assurdità legislative si possono anche altrettanto vantaggiose battendo bandiere cancellare, ma capire il perché sarebbe indidi comodo – che la legge consentiva, tra cui spensabile per chi non è “addetto ai lavori” e Malta o Madeira ad esempio - all’ombra dell’ottimo avvocato milanese, il senatore Roberle quali utilizzava personale alle condizioni to Cociancich che ha firmato la legge, piddino di paga internazionali. Gli sgravi fiscali della

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legge 30 del 1998 indussero quasi tutti a rientrare nei ranghi nazionali, attirando nuovi investimenti e raddoppiando in pochi anni il numero dei dipendenti italiani.

La riforma e i suoi moventi La legge del ’98 - che si ispira alle linee guida dell’UE della fine degli anni Ottanta – prevedeva la possibilità di iscriversi nel R.I. se impegnati in traffici internazionali. Solo in seguito, con la liberalizzazione del cabotaggio europeo, il R.I. si è esteso anche al grande cabotaggio. Il regolamento CEE del ’92 introduce delle distinzioni tra i vari tipi di cabotaggio. Quello “continentale”, che collega porti del continente, può essere fatto da tutti gli armatori europei seguendo ciascuno le regole della bandiera della propria nave. Per capirci, un armatore maltese applica le leggi di Malta alla sua nave e ai suoi dipendenti ovunque navighi: quindi su una rotta continentale come la Genova-Napoli, una nave maltese applica le sue condizioni, e per esempio compone un equipaggio di soli marinai filippini, pagati meno degli europei. È come se un irlandese, pur vivendo e lavorando in Italia, potesse pagare le (poche) tasse al fisco di Dublino! Se invece il cabotaggio è insulare, cioè collega almeno un porto isolano col continente o due porti isolani, le navi di qualsiasi bandiera applicano le regole dello Stato ospitante


La riforma La legge Cociancich, che potrebbe entrare in vigore dall’11 giugno, modifica il registro internazionale e le sue regole di vantaggio per gli armatori italiani di navi traghetto. Fine. Lo riscrive in modo da riservare i vantaggi solo agli armatori che assumano esclusivamente personale italiano o comunitario, anche nelle tratte in cui oggi, come tutti i colleghi europei, possono mescolarlo con personale extracomunitario dal costo più basso. Due i danni fondamentali. Per gli armatori: impone loro di rinunciare ai vantaggi di costo legati alle paghe legittime ma inferiori erogabili agli extracomunitari che ovviamente, parametrando il reddito del loro lavoro al costo della vita nei loro Paesi, dove risiedono, si accontentano di contratti regolari ma un po’ meno generosi. Ma soprattutto, questi armatori italiani dovrebbero poi subire la concorrenza avvantaggiata degli altri armatori europei che nelle tratte consentite (cabotaggio consecutivo) continuerebbero imperterriti a applicare le regole della propria bandiera, per esempio assumendo tutti filippini... Per lo Stato: a fronte di organici tutti italiani o europei, gli sgravi lieviterebbero di importo.

Circa 15 mila euro in più per ogni dipendente europeo che sostituisse uno extraeuropeo. Al di là delle evidenti difficoltà tecniche ad ottemperare a tale obbligo, Confitarma calcola che se per assurdo il Cociancich fosse esteso a tutte le navi iscritte al R.I. e tutti i lavoratori della marineria italiana fossero per legge europei, lo Stato spenderebbe come minimo 450 milioni di euro in più. Sullo sfondo, le polemiche di un armatore in SE LA RIFORMA FOSSE ESTESA A TUTTE LE NAVI ISCRITTE AL R.I., LO STATO SPENDEREBBE COME MINIMO 450 MILIONI DI EURO IN PIÙ

particolare, Vincenzo Onorato, contro i colleghi di Confitarma che ha accusato sostanzialmente di truffa, cioè di assumere extracomunitari facendoli figurare come comunitari per ottenere vantaggi commisurati a una base-costi più alta di quella reale. Accuse che prima o poi finiranno con l’essere esaminate in qualche aula di tribunale. I rischi Più che rischi, certezze. A fronte della cessa-

zione o limitazione dei vantaggi dell’attuale Registro Internazionale, e della ringalluzzita concorrenza straniera, gli armatori italiani se ne andrebbero man mano sotto altre bandiere europee. Tagliando posti di lavoro nazionali con l’effetto opposto a quello previsto dal legislatore! Tanto più se, come Cociancich pensava ed il legislatore ha impedito, la nuova legge venisse applicata a tutti i traffici marittimi italiani. Ma siamo sicuri che l’11 giugno decorrerà il nuovo regime? No. Perché la Commissione deve ancora pronunciarsi. Potrebbe farlo autorizzando o in teoria respingendo o anche chiedendo modifiche. Che dica “no” è auspicabile ma improbabile, perché la legge italiana non diminuisce le opportunità di concorrenza europea, ma colpisce esclusivamente gli armatori nazionali: quindi l’Europa potrebbe dire sì per definizione. Ma la Commissione potrebbe anche non pronunciarsi affatto entro l’11 giugno; in quest’ultimo caso, secondo Confitarma, il silenzio-assenso non basterebbe a far diventare la riforma immediatamente esecutiva, perché occorrerebbe comunque attendere Bruxelles e prevedere un periodo transitorio necessario al fine di ruotare e regolarizzare gli equipaggi.

Evoluzione della flotta di bandiera italiana dal 2001 al 2017

20000000

registro internazionale

registro ordinario

18000000 16000000 14000000 12000000 10000000 8000000 6000000 4000000 2000000 0

20 01 20 02 20 03 20 04 20 05 20 06 20 07 20 08 20 09 20 10 20 11 20 12 20 13 20 14 20 15 20 16 20 17

(e quindi, nel caso italiano, equipaggi italiani e/o comunitari e paghe uguali a quelle del contratto italiano). Le isole vennero protette anche in Grecia, a tutela dei propri armatori fino al 2003! C’è infine il cabotaggio consecutivo o misto: Civitavecchia-Porto Torres-Barcellona e ritorno. Il regolamento Ue dice che anche tutte le navi che praticano questo cabotaggio possono rispettare le regole della propria bandiera e quindi, nel caso italiano ante-riforma, quanto previsto dal Registro Internazionale che permette di avere parte degli equipaggi extracomunitari. Sia chiaro che, però, l’armatore italiano che assuma regolarmente degli extracomunitari non gode, per essi, degli sgravi contributivi previsti per i comunitari.

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GESTIRE L’IMPRESA

«È il tempo della funzionalità e il nostro territorio è ovunque» Piero Bassetti, “padre” del sistema moderno delle Camere di Commercio, ne teorizza la nuova vita: «La riforma è stata una catarsi, ma adesso le Camere possono diventare migliori di prima e creare nuove connessioni» di Sergio Luciano «LA CRISI È LA PIÙ GRANDE BENEDIZIONE PER LE PERSONE E LE NAZIONI, PERCHÉ LA CRISI PORTA PROGRESSI», scrive Albert Ein-

stein ne “Il mondo come io lo vedo” e il padre della relatività è un genio universale che Piero Bassetti ama molto: «Un genio globale», precisa lui, uno dei personaggi più poliedrici, visionari e innovatori che abbiano mai operato in Italia sulla cerniera tra politica ed economia, tra cultura e business, e che tuttora – nell’anno in cui taglierà il traguardo dei novant’anni, rappresenta un punto di riferimento culturale per un intero mondo di business e amministrazione, quello delle Camere di commercio che nessuno come lui, né prima né dopo, ha fatto crescere altrettanto. Ed è a questo proposito che Piero Bassetti parla di crisi ed opportunità. «Bruciando il falò dele vecchie Camere di commercio, la riforma Renzi ha posto le premesse catartiche affinché quel che è rimasto oggi fosse e divenisse molto migliore di quel che c’era prima!». D’accordo, presidente: ma perché Renzi ha cercato di rottamare le Camere? Non ha capito che nel mondo esistono i livelli intermedi, e inoltre coltivava un mito che andava nella direzione della maggior modernità, cioè il centralismo. Ma io che ho passato la mia vita a sparare a zero contro il centralismo del potere, dico che la questione di oggi è ripensare il rapporto tra le funzioni e il territorio,

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organizzando il potere in un modo competamente diverso. Ci spieghi meglio, per favore… Prima della riforma, le Camere avevano confermato ma in un modo arcaico il primato del territorio alla base del loro esistere anziché puntare sul primato della funzione che è quello del governo delle imprese. Le quali imprese, poi, progressivamente stavano abbandonando il territorio come loro unico punto di riferimento. E dopo la riforma? La riforma ha stanato il sistema d’interessi LA RIFORMA HA STANATO IL SISTEMA D’INTERESSI DEL TERRITORIALISMO E HA PROMOSSO L’AVVENTO DI UNA LOGICA FUNZIONALISTA

che era irreversibilmente, cronicamente e patologicamente agganciato alla prevalenza del territorialismo sulla natura intrinseca del governo delle Camere che invece, oggi, non può prescindere dal funzionalismo e quindi ha consentito a quel che felicemente sta sopravvivendo del sistema di guarire dalla malattia del provincialismo e del territorialismo e dedicarsi con nuova energie e idee all’organizzazione del funzionalismo che ha col territorio non un rapporto centrico-circolare ma un rapporto reticolare… Cioè?

PIERO BASSETTI

Con il funzionalismo, il territorio non sparisce ma cambia le sue relazioni col mondo produttivo. Un territorio, per esempio Lecco, non è collegato con un altro territorio solo quando i confini combaciano. Può invece essere anche molto più collegato, ad esempio, con la ben più distante Torino, se c’è una collaborazione produttiva intensa lungo determinate filiere. Per esempio, subfornitura automobilistica… Il mercato è solo apparentemente territoriale ma in realtà è innervato dalle funzioni. Ma questo nuovo rapporto tra la funzione e il territorio postula un’organizzazione del potere amministrativo ad esso preposto totalmente diversa. Ce la descrive? Le Camere di commercio sono una struttura di governo che contribuisce alla statualità delle imprese ed è quindi chiaro che non possono limitarsi ad esprimersi. Su un determinato localismo. Mentre è giusto che un municipio sia locale, perché è la giusta rispsta all’esigenza di organizzare quel determinato territorio, la Camera di commercio non lo è perché ha funzioni che lo trascendono. E sviluppando l’esempio di Lecco? Per esempio Lecco, con il suo avanzato sviluppo produttivo, può trovare a Milano un più sofisticato sistema di servizi che a Como, mentre può avere una forte complementarietà con Como nel turismo lacuale. Ecco in concreto


GLI ENTI CAMERALI DEVONO MODIFICARE NELLE SUA ESSENZA IL CONCETTO STESSO CON CUI GESTISCONO IL LORO RUOLO che significa passare dal governo del territorio al governo delle funzioni. Un tema che preesisteva alla riforma Renzi, alla quale va però dato il merito di aver tolto il tappo… Tutto questo, in fondo, è consono alla sua celebre teoria del glocal: il locale globale! Guardi, io ho fatto almeno due battaglie nella mia vita. La prima è stata quella del decentramento regionale, perché ho sempre creduto che saremmo arrivati a quel che si vede oggi, due Stati in uno. Per tentare di scongiurare tutto ciò ho perseguito il coinvolgimento dei portatori di differenze, non di quelli di uniformità. Da primo presidente della Regione Lombardia feci un’alleanza con Gualasci, all’epoca goveratore della Calabria, e con i suoi colleghi di Puglia e Sicilia, perché ritenevo che il compito del regionalismo non fosse spaccare lo Stato ma rinnovarlo partendo dalle differenze. E la seconda battaglia è stata quella per il potenziamento delle Camere di commercio, in nome del quale mi sono dimesso dal Parlamento nell’83. Convinto che non potesse più essere il Parlamento la sede principe delle innovazioni. Cioè? Dice che le leggi non funzionano più? La società italiana è dinamica, abbiamo creato un sistema per cui il tempo per varare una norma oscilla tra i 7 e gli 8 anni, questo significa che il mercato, ma tutta la realtà, va avanti veloci mentre le norme affannano all’insegui-

mento perenne. Con il governo delle funzioni funzioni al governo del territorio implica un l’amministrazione legislativa tradizionale concetto di amministrazione, potremmo dire viene in qualche modo superata o almeno indi potere, che va modificato nella sua essenza. tegrata. Il che non significa occuparsi solo dei massimi E dunque? sistemi ma anche dell’operatività, però nella Bisogna trasformare una statualità concepita nuova dimensione. nella formula del dei territori con la nuova forParliamo infine di globalizzazione del busimula della funzionalità, adatta alla vita dell’eness… conomia e delle imprese. La categoria moderna è il glocalismo, il traE veniamo al glocalismo: la sua terza sfida. scendimento delle frontiere. Non a caso conSì, qui s’innesca la terza mania, il glocalismo. trastato dai sovranismi, ma irreversibile. C’è Il globale e il locale coesistono, ogni locale è un grande spazio di promozione pubblico-priglobale e il globale invati per l’export? Se si corpora tutti i locali. IL MEETING DI LECCO CENTRA IL CUORE delocalizza l’economia DEL PROBLEMA CHE È CONIUGARE Oggi il problema è il si pongono premesse IL TERRITORIO CON LA GLOBALITÀ rapporto tra le due NELLA LOGICA GLOCAL CHE MI È CARA sempre nuove. Tra i dimensioni, tra numeluoghi di produzioni e ratore e denominatore. In questo senso, il mequelli di consumo c’è un rapporto sempre più eting di Lecco di metà giugno prossimo (vedi blando. box, ndr) centra il problema. Mi auguro sia un E l’associazionismo che ruolo può giocare, successo perché servirà a spiegare alle nuove in questo? Camere di commercio che il governo del terriDeve prevalere quello funzionale su quello torio deve raccordarsi con il governo delle funterritoriale o per lo meno i due modelli devozioni con modalità aggregative che includano no dividersi. Se un’associazione territoriale la modifica delle modalità associative. persegue una politica di risorse locali come ad Modalità aggregative? esempio qella per l’energia elettrica, fa qualLe Camere devono rendersi conto che il gocosa di utile. Se invece pretende di associare verno del territorio oggi è cambiato nella sua fattori strutturali locali a modelli produttivi e essenza, non nella sua dimensione. E quindi distributivi precostituiti e ancorati al territoil problema di rapportare il governo delle rio, no.

L’«AREA VASTA LARIANA» A CONVEGNO SUL SUO FUTURO La sedicesima «Giornata dell’economia» sarà celebrata il 14 giugno a Lariofiere, Erba, con una mattinata di lavori congressuali dal titolo accattivante: «L’area vasta lariana - Verso e oltre la nuova Camera». Il dibattito, che avrà le conclusioni del vicepresidente della

Giunta regionale lombarda e assessore alla Ricerca, Innovazione, Università ed Export Fabrizio Sala, registrerà interventi autorevoli come quello di Piero Bassetti, Magda Antonioli, Andrea Camesasca, Manuela Grecchi, Emanuele Morandi, Stefano Soliano

e Aldo Bonomi. Aprirà i lavori i presidenti della Camera di Commercio di Lecco Daniele Riva e di Como Ambrogio Taborelli. nell’occasione verrà presentato il quadro economico statistico delle due province lariane con l’obiettivo di delineare le strategie della nuova Camera.

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GESTIRE L’IMPRESA

Ecco il credit manager low-cost “a misura” di micro impresa Valutazioni online e consulenze telefoniche con esperti di gestione rischi: SACE SIMEST dà il via al primo kit in Italia di servizi digitali low cost per aiutare i piccoli a proteggersi e acquistare clienti in sicurezza di Piero Caltrin

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uoni clienti portano buoni affari. Facirinunciare per eccesso di prudenza e perdere le a dirsi, difficile a farsi. Perché da un un potenziale grande affare. lato concedere dilazioni di pagamento Per questo, il Polo SACE SIMEST (Gruppo è praticamente imprescindibile per tenersi CDP) ha dato il via al primo kit in Italia di serstretti i clienti e conquistarne di nuovi. Ma vizi digitali low cost per aiutare anche i piccoli dall’altro lato, fare credito può trasformarsi a proteggersi dai rischi e acquistare nuovi in un boomerang se poi, quando si tratta di clienti in sicurezza. Un insieme di servizi, eropagare, il cliente si rivela non puntuale o addigati da SACE BT attraverso la controllata SACE rittura insolvente. SRV, che si rivolge sia alle imprese che si affacE questo vale sia che ciano per la prima volLE PMI CHE NON SI POSSONO ci si muova in Italia, ta a un mercato estero PERMETTERE UN PROFESSIONISTA dove oggi si contano o a una nuova opporRISCHIANO MOLTO: IL SERVIZIO DI SACE 600 miliardi di euro tunità sconosciuta in SIMEST È RIVOLTO A LORO di crediti commerciali Italia, sia a quelle più a rischio, sia che ci si muova all’estero dove strutturate che vogliono rafforzare le proprie le incognite aumentano sensibilmente con le strategie di valutazione dei rischi. distanze fisiche, culturali e politico-normative A un costo competitivo, cioè a partire da 14 e dove i punti interrogativi spesso rischiano euro + IVA, le imprese interessate possono di superare di gran lunga le certezze, anche da qualche tempo richiedere il servizio diquando le opportunità in ballo sono molto rettamente sul portale www.sacesimest.it e importanti. ottenere, in tempo reale, un’analisi sintetica Comprendere l’affidabilità di un nuovo potendella potenziale controparte con un indice di ziale cliente e strutturare in base a questa tiaffidabilità e indicazioni pratiche sul massimo pologia di informazione i contratti di vendita, credito concedibile. Potranno decidere, inoltre, richiede competenze specifiche e tanta espedi aggiungere al proprio carrello virtuale altri rienza sul campo. Così le piccole aziende che due servizi: con 6 euro in più (ai quali vanno non possono permettersi un “Credit Manaaggiunta sempre l’IVA), potranno richiedere il ger”, rischiano di incorrere in decisioni affretmonitoraggio di uno o più clienti per 12 mesi tate ed esporsi a brutte sorprese, oppure di consecutivi, strumento utilissimo a chi fa affari

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Buoni contratti e flussi di cassa certi, con Sace Simest si può C

onversazione con Valerio Perinelli, Direttore Generale di SACE BT, società del Polo SACE SIMEST specializzata nell’assicurazione dei crediti commerciali a breve termine, nelle cauzioni e nella protezione dei rischi della costruzione, .., che punta a crescere a doppia cifra nei prossimi quattro anni scommettendo sul segmento delle piccole e micro imprese. Quali sono i rischi maggiori per un piccolo imprenditore che intende far crescere il proprio business? Anche con un’economia in ripresa, le difficoltà non mancano per le imprese italiane: i ritardi nei pagamenti e i crediti incagliati continuano a rappresentare uno dei principali pericoli per la crescita e spesso


LE NOSTRE AZIENDE? SOTTO-ASSICURATE RISPETTO A QUELLE STRANIERE, SUL RISCHIO DI MANCATO PAGAMENTO

ripetuti nel tempo con la stessa controparte e che permette di ricevere aggiornamenti tempestivi in caso di peggioramento dell’affidabilità del cliente. Al costo di 8 euro in più (anche in questo caso al netto delle imposte) potranno richiedere invece la consulenza telefonica con un esperto del Polo SACE SIMEST e ottenere soluzioni su misura. Qualche esempio? L’assicurazione contro i rischi di mancato pagamento, in base alle necessità specifiche dell’azienda. Sono molti dunque i servizi di credit mana-

gement (assicurativi, finanziari e informativi) a misura di micro-impresa e accessibili sul sito www.sacesimest.it: dalla valutazione del cliente potenziale, all’assicurazione dei singoli crediti o dell’intero fatturato, fino allo smobilizzo e al recupero crediti. Il Polo è insomma in grado di sostenere le imprese italiane in tutte le fasi del ciclo di vita dei crediti, aiutandole a sviluppare una cultura del rischio più evoluta e strategie efficaci per gestirli e ottimizzare i flussi di cassa.

persino per la sopravvivenza del business. Questo è ancora più evidente per le piccole realtà, che si trovano a dover fronteggiare diverse difficoltà nel reperimento di risorse finanziarie, oltre a gestire tempi di incasso lunghi (in Italia prossimi a 90 giorni in media) e rischi operativi molto complessi, soprattutto sui mercati esteri. Tutti questi elementi, insieme, possono rappresentare un ostacolo davvero insormontabile per le imprese meno strutturate. In molti casi, la differenza per la buona riuscita di un contratto e la certezza dei flussi di cassa sta nella scelta di farsi seguire da un partner come SACE SIMEST, l’unico in Europa in grado di proporre una così ampia gamma di soluzioni assicurative, finanziarie e di gestione del rischio di credito, per il business in Italia e all’estero. Lo sanno bene le circa 20 mila imprese italiane che hanno scelto i nostri servizi. Tra queste ci sono ancora poche microimprese, la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano. Perché mettere sul mercato uno strumento di valutazione dell’affidabilità dei propri clienti? La nostra missione è compiere una vera e propria operazione di education nei confronti di quelle migliaia di piccole

e micro-imprese che, non potendosi permettere di assumere addetti alla gestione dei crediti o di farsi assistere da un consulente, rischiano spesso di condurre il proprio business come se guidassero a fari spenti nel buio. Sapere se un cliente è affidabile o meno è il primo passo per scegliere se e come imbarcarsi in una nuova opportunità di business, il primo passo verso una gestione efficace e ragionata dei crediti e dei propri flussi finanziari. Purtroppo, gli strumenti di gestione del rischio, disponibili normalmente per aziende di medie e grandi dimensioni, sono troppo complessi per una piccola impresa, che non può permettersi di distogliere la propria attenzione dal proprio business. È per questo che nell’ambito di SACE SIMEST abbiamo deciso di creare un kit di strumenti semplici, interamente digitali, modulabili secondo le proprie necessità e a costi talmente abbordabili da rendere irragionevole non dotarsene. In breve, abbiamo voluto creare il Credit Management per le imprese che non si possono permettere un Credit Manager. Gli strumenti assicurativi sono spesso percepiti come un mero costo dalle aziende. Come si può vincere questa resistenza, in particolare delle Pmi?

È vero che in Italia si assicurano contro il rischio di mancato pagamento non più di 12 o 13 mila aziende, per lo più di medie dimensioni, rispetto a numeri quasi doppi in Paesi come Francia e Germania. Questo è ancora più vero per le piccole e micro-imprese italiane, ancora più numerose, che non cercano necessariamente prodotti assicurativi, ma più semplicemente hanno bisogno di aiuto per prendere decisioni informate e per controllare i rischi del mestiere, senza per questo dover acquistare pacchetti completi di cui non hanno bisogno, sborsare cifre oltre le proprie possibilità o, ancora peggio, essere distratte dal proprio business. Proprio pensando a queste necessità, abbiamo deciso di lanciare un approccio modulabile che non ha precedenti sul mercato europeo, che lasci alle imprese la libertà di acquistare di volta in volta una singola valutazione, di arricchirla o meno con il monitoraggio su 12 mesi o addirittura con una consulenza telefonica di un esperto di rischi di credito. Potranno completare poi la scelta con la copertura assicurativa sulle vendite in Italia o all’estero e con tutti gli altri servizi assicurativi e finanziari di SACE SIMEST, disponibili sulla stessa piattaforma online www.sacesimest.it

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GESTIRE L’IMPRESA

Visto che i nostri soldati ci vanno proviamo a fare affari in Niger Secondo i dati del Fondo monetario la crescita economica del Paese, nel 2017 già forte di un +4,9%, salirà ancora quest’anno al +5,2%. Ma la tensione sociale è alle stelle e il quadro politico ancora molto incerto di Giacomo Zandonini

MAHAMADOU ISSOUFOU, PRESIDENTE DEL NIGER

“Alleato strategico nel quadro della nostra

euro di investimenti stranieri, per finanziare

della “casa bianca” presidenziale, appena

gennaio, il Niger è entrato nelle cronache

hotel di lusso, centrali elettriche, pipeline

internazionali, locali notturni per le classi

politica estera in Africa”, come dichiarato dal

ministro degli Esteri Angelino Alfano lo scorso nazionali a fine 2017, con l’annuncio di una missione militare nel paese, per rafforzare

“il contrasto del fenomeno dei traffici illegali

e delle minacce alla sicurezza”. Proprio sicurezza e lotta alla migrazione sembrano

essere d’altra parte gli elementi comuni di un

crescente interesse internazionale verso uno dei paesi più poveri al mondo, coperto dalle sabbie del Sahara e legato a filo doppio all’ex governante francese.

Giunto alla metà del suo secondo mandato, il presidente Mahamadou Issoufou, già ingegnere minerario per la francese Somaïr, ha promesso di migliorare il clima degli

affari, facendo leva sulla posizione strategica

del paese, circondato da aree di conflitto. “Offriamo un rifugio di stabilità nella regione

e stiamo investendo in molti settori, e

cercando partner di lungo periodo”, ha detto nel settembre 2017 a New York, alla vigilia del US-Africa Business Forum.

Un auspicio ripetuto pochi mesi più tardi a Parigi, durante la “Conférence de la

Renaissance du Niger”, un incontro tra agenzie internazionali e imprese, da cui Issoufou è

uscito con la promessa di oltre 10 miliardi di

54

un ambizioso piano di sviluppo quadriennale. Strade, complessi abitativi e commerciali,

per il petrolio e impianti per la lavorazione di prodotti agricoli. Un piano sostenuto dal

Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, che ha appena

annunciato un nuovo accordo di partenariato con il Niger.

Previsioni di una crescita sostenuta - dal 4,9

per cento del Pil nel 2017 si passerà al 5,2 per

cento per il 2018, secondo il Fondo Monetario Internazionale accompagnata investimenti

-

da

sulla

sicurezza, con l’avvio operativo

della

rinnovata, ha cambiato volto in pochi anni, affollandosi

di

uffici

di

organizzazioni

medio-alte e scheletri di edifici in costruzione, gran parte della popolazione del Niger vive in bilico attorno alla soglia di povertà. Il

60 per cento degli abitanti della regione di

Maradi, capitale economica del paese e sede di un vitale commercio con la vicina Nigeria,

sopravvive con circa un euro al giorno, vittima di un clima sempre più variabile, che

spinge agricoltori e pastori a lasciare i villaggi

IL QUARTIERE PLATEAU DELLA CAPITALE NIAMEY, DELIMITATO DAI PROFILI ARROTONDATI DELLA “CASA BIANCA” PRESIDENZIALE, HA CAMBIATO VOLTO

durante la stagione

secca, per aggiungersi alle fila di mendicanti e

disoccupati

città.

nelle

forza congiunta G5 Sahel per combattere

Proprio il programma di sviluppo economico

in ombra le tante difficoltà di un paese che

di una delle più lunghe e accese mobilitazioni

i gruppi armati jihadisti in cinque paesi

della regione, non possono però mettere vive di equilibri delicati, in cui il senso di

appartenenza nazionale è continuamente

messo in discussione da squilibri economici, governance

inefficiente,

corruzione,

rivendicazioni locali e contrastanti interessi internazionali.

Se insomma il quartiere Plateau della capitale

Niamey, delimitato dai profili arrotondati

del

governo,

appoggiato

da

partner

internazionali, è al centro dal dicembre 2017 sociali dell’ultimo decennio. Il nodo è la

legge finanziaria 2018, che introduce una

serie di nuove misure di tassazione. Per Alhagie Salissou, segretario dell’associazione

dei commercianti di Niamey e membro di Alternatives Espaces Citoyens, una delle

organizzazioni che ha promosso le proteste, “almeno

110

nuove

tasse

andrebbero


Alla tensione sociale, rafforzata da scioperi

risorse minerarie del paese, seguite da fosfati,

ferro durato oltre un anno, si è aggiunta negli

programma 3N, ovvero “I Nigerini nutrono i

prolungati di medici, insegnanti e studenti universitari, protagonisti di un braccio di

DA QUALCHE MESE MOLTI IMPRENDITORI STANNO SONDANDO IL MERCATO DI UNO STATO CON IL 50% DI ABITANTI UNDER-15 riviste, perché colpiscono fasce deboli della popolazione, come i venditori ambulanti, mentre

le

grandi

compagnie

straniere

hanno regimi fiscali vantaggiosi”. dell’appoggio

internazionale,

con

Forte

Banca

Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e

Unione Europea che supportano le riforme a vari livelli, il governo ha però evitato tavoli

negoziali e arrestato - a marzo 2018 - 23

dirigenti di organizzazioni non governative e di tutela dei consumatori.

ultimi due anni la minaccia, crescente, di gruppi armati legati ad Al Qaeda. Il Gruppo di Sostegno all’Islam e ai Musulmani è l’ultima

sigla di una galassia complessa, basata in Mali

ma sempre più attiva anche lungo i confini

con il Niger. Proprio la crescita delle spese

militari, che rappresentano nel 2018 circa il 18 per cento di un risicato budget statale,

poco meno di 3 miliardi di euro in tutto, è una delle ragioni delle nuove misure fiscali, mirate

a ridurre il deficit di bilancio e la dipendenza dai partner internazionali, che coprono circa il 40 per cento delle spese dello stato. Se

il

supporto

internazionale

sembra

garantire un mantenimento dello status

quo nel paese, con il ministro dell’Interno

Mohamed Bazoum diventato nuovo delfino

zinco e oro.

I progetti agricoli del governo, inquadrati dal

nigerini”, potrebbero aprire fasce di mercato, accanto all’edilizia urbana e stradale, che già

in passato ha visto coinvolte imprese italiane.

Il rilancio del turismo nel Sahara, risorsa

storica del nord del Niger, sembra invece ancora lontano, pur non mancando timidi

accenni e iniziative singole. Il ristorante Le

Pilier, aperto dal romano Vittorio Cioni nel

1988 durante il boom delle visite ad Agadez, e base per la produzione del film “Il thé nel

deserto” di Bernardo Bertolucci, funziona oggi a pieno regime, insieme a una vicina

pensione, riaperta dallo stesso Cioni, e a un ristorante gemello a Niamey.

Mentre l’ambasciata italiana, inaugurata a

gennaio 2018 ma presente a Niamey da inizio

investire oggi in Niger significa fare i

IL PAESE HA MESSO A SEGNO UNA RISALITA NELLA CLASSIFICA “DOING BUSINESS” DELLA BANCA MONDIALE, DALLA 160A ALLA 150A POSIZIONE

16 per cento della popolazione ha accesso

2017, ha lavorato finora su dossier diplomatici

nel mercato del petrolio e dell’uranio,

Africa), sulla delicata missione militare e sulla

del presidente e uomo forte del governo, conti con mancanze infrastrutturali e di approvvigionamento

energetico

(solo

il

all’elettricità) e con una presenza consolidata

di imprese cinesi, francesi, algerine, installate

centrali (la Farnesina ha versato 50 milioni di

euro allo stato del Niger, dal cosiddetto Fondo

cooperazione allo sviluppo, che vede diverse organizzazioni italiane presenti nel paese, da

inizio 2018 in Niger si sono fatti avanti anche imprenditori dello stivale, attratti da una crescita dei mercati regionali.

La facilità di avviare nuove imprese ha meritato d’altronde al paese una risalita nella classifica “Doing business” della Banca

Mondiale, dalla 160a alla 150a posizione, e ai maxi progetti di una nuova pipeline per il

petrolio, verso il Camerun, e di una diga sul

fiume Niger, si potrebbero affiancare altre

opportunità economiche. Tenendo presente

che, come dicono i nigerini di lingua hausa, la comunità maggioritaria nel paese, “tayi

tawri”, ovvero “i tempi sono duri”. Uno slogan

che si diffonde sempre più fra i giovani del paese più giovane del mondo, in cui metà della popolazione ha meno di 15 anni.

55


GESTIRE L’IMPRESA

Così spieghiamo ad aziende e lavoratori come dirsi addio Corium, società del gruppo Openjobmetis, offre ai lavoratori che vogliono o devono cambiare impiego la via maestra per reinventarsi e per raggiungere la piena sodisfazione professionale di Oreste Ferrari

C

apita nella vita lavorativa che azienda e due diverse modalità. Nel caso di un singolo dipendente vogliano separarsi. Nessun dipendente, si mette a disposizione questa particolare problema, ma entrambi sen“finestra” per un periodo di tempo definito, tono che è giunto il momento di voltare pagina. generalmente nove mesi. È importante sottoliSolo che un lavoratore, a meno che non abbia neare come non vi sia nessun obbligo da parte già un altro contratto in mano, difficilmente del lavoratore ad abbandonare l’azienda, ma decide di abbandonare un impiego senza una semplicemente viene offerta questa possibilità. “rete” che lo aiuti. Così si rischia di arrivare a «Non c’è nessuna certezza – aggiunge Mondaiuna situazione che non piace a nessuno: l’ani – che questa operazione vada in porto, ma zienda ha in casa un lavoratore scontento e quello che noi offriamo è un soddisfacimento quest’ultimo svolge una mansione senza più delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti. Come alcuna passione. Come ovviare a questo impasesempio cito una persona che aveva deciso di se? Corium, società specializzata in outplacetrasferirsi nell’Emisfero Australe, approfittanment che fa parte del do dell’opportunità NEL CASO DEL SINGOLO DIPENDENTE, gruppo Openjobmetis di uscita che l’azienda CHE NON HA PERÒ NESSUN OBBLIGO dal 2013, ha la soluziole offriva. Ma aveva DI LASCIARE L’AZIENDA, IL SERVIZIO ne: il pre-placement. bisogno di essere defiDI CORIUM DURA IN MEDIA NOVE MESI «Si tratta – spiega il nitivamente convinta, Sales Director Alessio Mondaini – di aprire una perché non aveva piena percezione degli evenfinestra a un lavoratore, offrendogli non tanto tuali rischi e del trattamento riservato ai cittaun nuovo lavoro, ma piuttosto un cambio di dini stranieri. In questo caso il nostro supporto prospettiva della situazione attuale. Il nostro è servito per mettere in contatto il candidato compito si esplicita nella costruzione di un con il nostro partner nel paese che gli ha forpercorso alternativo per il lavoratore che può nito tutte le informazioni del caso. E abbiamo quindi abbandonare in maniera più serena raggiunto l’obiettivo, perché la persona che si l’azienda, magari trasferendosi all’estero. Ma era rivolta a noi non aveva un lavoro, ma l’ha il nostro successo può anche essere rappretrovato grazie alla rete che gli abbiamo messo sentato da un avvicinamento all’abitazione, dal a disposizione». Qualora invece ci si trovi di passaggio da full-time a part-time o viceversa, fronte a incentivazioni di grandi numeri di perdalla scelta di dare vita a una nuova attività imsone – e questo purtroppo succede sempre più prenditoriale». spesso - la durata del rapporto tra Corium e l’aQuesto servizio viene offerto al lavoratore con zienda è limitato alla data stabilita per decidere

56

ALESSIO MONDAINI, SALES DIRECTOR CORIUM

se uscire o meno dal contratto di lavoro, quasi sempre fine anno. «In questo caso – aggiunge Mondaini – la nostra possibilità di successo è direttamente proporzionale al tempo che abbiamo a disposizione». Dal punto di vista dell’azienda, un servizio come questo rappresenta un’offerta interessante per una serie di motivi. Ma soprattutto dal punto di vista economico: Corium viene pagata in modo da coprire i soli costi sostenuti per il periodo di affiancamento al lavoratore. Ma se si riesce a ottenere un risultato – ovvero l’uscita dall’azienda del dipendente – in quel caso alla società del gruppo Openjobmetis viene riconosciuta una “success fee” che rappresenta il vero guadagno per Corium. Un meccanismo a incentivi che mira al completo soddisfacimento delle esigenze dei soggetti coinvolti. Il pre-placement oggi è un servizio erogato in Italia esclusivamente da Corium, che ha mutuato l’idea dal suo Global Career Partner belga, ARBORA. La società del gruppo Openjobmetis, infatti, può contare su un network internazionale che ha permesso di trapiantare questa idea nel nostro paese. Un ultimo, importante dettaglio: chiunque decida di abbandonare l’azienda dopo aver seguito un percorso con Corium riceve la Corium Card, che dà diritto a sei mesi di supporto da parte dell’azienda. Una tutela ulteriore per il lavoratore che sa di poter contare su un “paracadute” nel caso in cui qualcosa non dovesse andare per il verso giusto.


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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF

«Un laboratorio per i nostri molteplici 'futuri' professionali» la grande responsabilità dei Cfo In vista del congresso nazionale di ottobre a Milano l'Andaf prepara le tesi su cui la categoria si confronterà: le sfide della tecnologia e della globalizzazione aprono opportunità e creano rischi, tutti da gestire di Paolo Bertoli *

(* Presidente del Comitato Scientifico del XLI Congresso Nazionale Andaf)

I

n occasione del 50° anniversario dalla costituzione dell’Associazione dei Direttori Amministrativi e Finanziari italiani è partita la macchina organizzativa per la preparazione del congresso nazionale 2018 che si terrà nel mese di ottobre a Milano. Il titolo scelto “Costruiamo oggi il successo di domani” offre un chiaro indizio delle tematiche e del taglio dell’evento. Sarà infatti un laboratorio in cui si parlerà di futuro, o forse meglio dei molteplici “futuri” che si possono intravedere all’orizzonte. Si discuterà del grande cambiamento che vivono le nostre aziende e sarà analizzata, con autorevoli relatori, l’evoluzione dei modelli di business, della nuova finanza d’impresa, degli impatti organizzativi derivanti dalle nuove tecnologie, della necessità di strumenti di controllo più tempestivi e sofisticati, di pianificazione, di information & communication technology e, non ultimo, dei rischi

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PAOLO BERTOLI

dei manager, degli imprenditori e do in cui la nostra auto si guida delle loro imprese. da sola, il nostro frigorifero fa la I cambiamenti che stiamo vivendo spesa e i robot lavorano al nostro e la velocità con cui intervengono fianco, il negozio da cui acquistianel nostro lavoro e nelle nostre mo prodotti di consumo è a 10.000 imprese creano scenari conti- km di distanza. I rapidi progressi nuamente diversi e limitano la nell'intelligenza artificiale stanno capacità di pianificare. Equilibri trasformando quel mondo nel mondiali in discussione, guerre nostro mondo. Ritornano attuali economile parole IN QUESTO CONTESTO, che e purdel grande troppo an- QUALI IMPRESE POTRANNO Lorenzo de’ che reali, SOPRAVVIVERE AL CAMBIO Medici che leader poli500 anni fa EPOCALE CHE VEDREMO tici che non diceva… del IN 10/15 ANNI DA OGGI? doman non sembrano comprendere l’estrema delica- c’è certezza! tezza e le possibili conseguenze Sin dal tempo della rivoluzione delle loro decisioni, l’era del Web industriale gli esperti, di anno in e le opportunità date dall’evolu- anno, predicono cambiamenti zione tecnologica ma anche i pro- epocali. Tuttavia, la rivoluzione blemi che possono nascere da un tecnologica dell’era del Webutilizzo improprio delle tecnolo- mostra una connotazione nuova gie, sono tutti fattori che singolar- rispetto al passato. La differenza mente possono cambiare le cose, è data dal ritmo di cambiamento: velocissimo, esponenziale, e di anche radicalmente. Dobbiamo immaginare un mon- portata globale. Con tutta probabilità saranno disponibili e quindi usate (e talvolta abusate come già oggi accade) nuove potenti tecnologie in ogni campo di attività, di cui molte, già disponibili, attendono solo di essere applica-

te massivamente. Pensiamo ad esempio all’evoluzione delle sofisticate tecnologie basate sull'intelligenza artificiale che sono già oggi utilizzate per interpretare le parole che pronunciamo, riconoscere volti in mezzo alla folla, individuare cellule cancerogene, costruire armi intelligenti, stabilire forti legami e anche relazioni con i robot, sorvegliare automaticamente grandi quantità di materiali audiovisivi, raccogliere, tracciare e profilare dati personali fino al punto di consentire ad altri di conoscere come siamo, cosa facciamo, cosa vogliamo, forse meglio di noi stessi. In questo contesto quali imprese sopravvivranno ai cambiamenti epocali che prevedibilmente vedremo in un arco temporale di soli 10/15 anni da oggi? L’auspicio per i Cfo è, con l’aiuto dei lavori congressuali, di delineare una più chiara visione del futuro per posizionare le loro imprese, in una condizione di sicurezza, nei vari scenari possibili e quindi dare risposta a questa domanda: “Cosa si può, o meglio si deve fare oggi per essere pronti ad affrontare il futuro?


in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

Internazionalizzare la libera professione, missione in Bulgaria per la Confprofessioni In occasione del semestre di presidenza UE della Bulgaria, una delegazione guidata dal presidente Gaetano Stella ha incontrato i vertici delle istituzioni europee per promuovere il processo di libera circolazione dei professionisti a cura della redazione

M

issione in Bulgaria per sostenere i professionisti in Italia e in Europa. In occasione del semestre di presidenza bulgara del Consiglio dell'Ue: una delegazione di Confprofessioni, guidata del presidente Gaetano Stella, ha incontrato la viceministra per la presidenza bulgara del Consiglio dell'Unione europea, Monika Panayotova per pro-

IL PRESIDENTE STELLA NOMINATO TRA I NUOVI CONSIGLIERI DEL CNEL Confprofessioni ritorna al Cnel. Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, è stato infatti nominato tra i nuovi componenti dell’organo costituzionale presieduto dal professor Tiziano Treu, in rappresentanza dei liberi professionisti. «La nomina di Confprofessioni segna una nuova stagione della rappresentanza improntata verso un maggior equilibrio tra i soggetti economici del Paese» ha dichiarato il neo consigliere Stella. «Siamo certi che il mondo delle professioni sarà in grado di dare un nuovo impulso all’azione legislativa delle Camere e del Governo sui temi del lavoro, della crescita economica e dell’inclusione sociale».

muovere il processo di interna- fprofessioni è poi proseguita con Baldi, che ha illustrato alla Dezionalizzazione e la libera circo- un vertice alla Camera di Com- legazione di Confprofessioni le lazione dei liberi professionisti. mercio Italo-Bulgara e presso relazioni economiche e politiche Una realtà molto composita che i responsabili di Confindustria tra Italia e Bulgaria. conta circa 3,7 milioni di impre- Bulgaria e Balcani, dove sono La missione si è infine conclusa se nel settore dei servizi pro- stati affrontati i temi dell'inter- con un fruttuoso confronto con fessionali, n a z i o n a - i professionisti bulgari che si scientifici AL CENTRO DEGLI INCONTRI lizzazione è tenuto presso l'International e tecnici, degli studi Center di Unicredit Bulbank e SVOLTISI A SOFIA, che occuitaliani e che ha visto sviluppati una serie LA SCARSA MOBILITÀ pano 11 delle op- di incontri tematici che hanno TRANSFRONTALIERA DEI milioni di portunità registrato la partecipazione di PROFESSIONISTI persone e che Sofia esponenti delle Camere degli che muovono un giro di affari di mette a disposizione dei liberi avvocati e dei notai, degli albi oltre 560 miliardi di euro. professionisti e delle Piccole e di ingegneri e architetti, delle Numerosi i temi sul tappeto il- medie imprese. associazioni dell'area impresa lustrati da Confprofessioni al Tema che è stato anche al cen- e lavoro e della Confederaziovertice europeo che si è svolto lo tro dell'incontro con l'amba- ne dei sindacati indipendenti in scorso 9 maggio presso la presi- sciatore italiano a Sofia, Stefano Bulgaria (Citub). denza del Consiglio dei ministri di Sofia: tra gli altri, i nodi della Direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali, le ultime modifiche al Pacchetto servizi adottato dalla Commissione europea, l’accesso ai fondi europei. E un'importante certezza: la scarsa mobilità transfrontaliera dei professionisti, confermata anche dal basso numero di tessere professionali europee rilasciate. SOPRA GAETANO STELLA, PRESIDENTE DI CONFPROFESSIONI. QUI MONIKA PANAYOTOVA. La missione in Bulgaria di Con-

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GESTIRE L'IMPRESA

IL MANAGEMENT È ANCORA "A SESSO UNICO", BRAVISSIME MA POCHISSIME LE DONNE AL TOP I risultati inquietanti della ricerca di G&G Associated presentata il 4 maggio al convegno di Federmanager organizzato in Vaticano con il patrocinio del Pontificio Dicastero per i Laici. Tra il 1995 e il 2015 il tasso di partecipazione femminile al mercato globale del lavoro è addirittura diminuito di Marco Scotti

N

onostante l’attenzione crescente verso le discriminazioni di genere in ambito professionale, tra il 1995 e il 2015 il tasso di partecipazione femminile al mercato globale del lavoro è diminuito, anziché aumentare, passando dal 52,4% al 49,6%. Basterebbe questo dato per far capire come il cosiddetto gender gap continui a rimanere un nervo scoperto a livello mondiale che interessa in maniera particolare il nostro paese. Per questo motivo, il presidente Federmanager Stefano Cuzzilla ha promosso una ricerca dal titolo “L’altra dimensione del management. Il valore aggiunto delle donne tra impresa, famiglia e società”. La survey è stata effettuata dall’istituto di ricerca G&G Associated nei mesi compresi tra gennaio e marzo e ha coinvolto quasi 1.300 persone di provenienza diversa. I risultati sono stati presentati il 4 maggio scorso in Vaticano, con il patrocinio del Pontificio Dicastero per i Laici, durante un evento di cui Economy è stato media partner. Molti i dati che dovrebbero destare preoccupazione. Come, per il nostro paese, la discesa nel The Global Gender Gap Report 2017 del World Economic Forum,all’82° posto su 144. Come la consapevolezza che il 78% del campione intervistato ritenga che questa problematica sia grave o molto grave. O come il fatto che in un settore vitale per il pil dell’Italia come l’industria, l’87,4% dei manager è uomo. Dal 2005 al 2014 le donne dirigenti in Italia sono aumentate dal 24 al 28%. Un migliora-

60

mento che, però, sconta l’assenza di politiche di “empowerment” per la presenza femminile nei vertici aziendali, nonostante una (buona) legge come la Golfo-Mosca del 2012. A seguito di questo provvedimento, infatti, i cda delle grandi aziende hanno visto crescere la presenza di donne dal 7,4% del 2011 al 33,5% del 2017. Il provvedimento cesserà la propria efficacia nel 2023, perché si pensava che per allora si sarebbe raggiunta una completa parità. In realtà, ad oggi, solo il 15% delle donne ha ruoli di executive all’interno dei Cda in cui sono presenti, mentre le donne

presidenti sono appena il 7%. Eppure, uno studio di Credit Suisse del 2014 mostra che le aziende che capitalizzano più di 10 miliardi e hanno almeno una donna nel cda hanno una performance migliore di 5 punti percentuali rispetto a chi non ne ha nessuna. Tra le misure auspicate dal campione intervistato come pratiche per risolvere il divario di genere, si citano soprattutto interventi di flessibilità lavorativa (nell’81% dei casi) e di welfare aziendale (68% delle risposte). Le misure messe in campo dalle aziende per limare il gender gap sono ancora insufficienti: ad esempio, l’ado-

COSÌ I MANAGER FANNO SOLIDARIETÀ Realizzare progetti di sviluppo e formazione destinati ai giovani e alle donne con una filosofia ben precisa: “Persone per le persone”. È questo lo spirito che anima VISES, Onlus di riferimento di Federmanager alla quale è possibile destinare il proprio 5xmille nell’ambito della dichiarazione dei redditi.Grazie all’impegno e all’iniziativa dei dirigenti italiani, la Onlus realizza da oltre 30 anni molteplici iniziative nel campo dell’educazione,

dell’innovazione sociale e dello sviluppo. Come “Apprendere per riprendere”, un progetto di Alternanza scuola lavoro che vede i manager mettere le proprie competenze ed esperienze a disposizione degli studenti delle aree del Centro Italia colpite dal terremoto. Senza dimenticare i progetti che spiccano quest’anno: “Impresa che fa scuola”, un percorso di alternanza scuola lavoro per lo sviluppo dello spirito imprenditoriale e di intraprendenza negli

studenti; “Silver Workers” che permette ai lavoratori senior di dare vita a nuove attività concretizzando la loro creatività; il “Ritmo Giusto”, che diffonde la cultura dell’emergenza e del primo soccorso nelle scuole. Per destinare il proprio 5xmille a VISES è sufficiente: - inserire il codice fiscale 08002540584 nell’apposita casella - porre la firma nello spazio riservato da intestare a VISES Onlus.


Quanto è grave questa problematica?

22%

poco/ per nulla

78% molto/abbastanza

Manager nell'industria

12,6% donne

UN MOMENTO DEL CONVEGNO DI FEDERMANAGER ORGANIZZATO IN VATICANO.

zione di codici di condotta, presenti nel 40% l’aumento di produttività che per le donne è delle aziende statunitensi, è rimasta quasi letun effetto legato alla leadership femminile nel tera morta in Italia, con solo il 7% di imprese 94% dei casi, per gli uomini lo è solo nel 65. che applicano qualche forma di regolamentaInfine, le donne manager dicono di contribuzione dei rapporti. Secondo il 57% delle maire ai processi di innovazione in azienda per nager la causa principale della disparità tra i l’84%, i loro colleghi uomini lo riconoscono generi è un fattore culturale. Un’affermazione solo nel 52% dei casi. grave, perché significa che la maggioranza L’ultimo tema su cui si concentra la ricerca ritiene che si tratti di un atteggiamento difcommissionata da Federmanager riguarda ficile da sradicare perché insito nella nostra la conciliazione tra famiglia e lavoro per le filosofia lavorativa. C’è poi una questione che donne. Il primo dato è allarmante: il tasso di riguarda le aspirazioni e le ambizioni delle natalità del nostro paese è di 1,34 figli per donne manager: nel 75% dei casi, infatti, il donna, fermo ben al di sotto della quota di solavoro rappresenta stituzione di 2,1 figli. innanzitutto una reaIL TASSO DI NATALITÀ DEL NOSTRO Inoltre, in materia di PAESE È DI 1,34 FIGLI PER DONNA, lizzazione personale, armonizzazione famioltre a rispondere ov- FERMO BEN AL DI SOTTO DELLA QUOTA glia-lavoro, l’indagine DI SOSTITUZIONE DI 2,1 FIGLI viamente a necessità pone l’accento sull’imcontingenti. Per le donne, ancor più che per portanza delle aziende e delle istituzioni gli uomini, costituisce anche un “banco di pronell’equilibrio della relazione. In media, solo il va” delle capacità personali. Eppure, una fetta 63% delle donne manager italiane riesce a biconsistente del campione ritiene che la prelanciare famiglia e lavoro, un dato di gran lunsenza delle donne in azienda sia benefica. Ad ga inferiore rispetto a quello registrato negli esempio: l’85% dei manager italiani ritiene Stati Uniti (87%) o Germania (75%). Questo che a beneficiarne sia l’immagine aziendale, perché le donne manager italiane dedicano il 77% il clima aziendale e l’organizzazione. Si più tempo al lavoro di quanto non avvenga nenota anche come gli uomini non diano la stesgli altri due paesi: 9 ore al giorno contro le 8,2 sa importanza delle donne nella valutazione degli Usa e le 7,1 dei tedeschi. Quali soluzioni degli effetti positivi della presenza femminioffrire per migliorare il worklife balance? Per le in azienda. Ad esempio, la valorizzazione il 96% del campione la migliore risposta è il delle risorse umane, importante per il 95% welfare aziendale, che si compone di orari di delle manager italiane, ottiene un punteggio lavoro flessibili, di smart working, di assistendi 68 da parte dei manager uomini. O, ancora, za parentale e di supporto della genitorialità.

87,4% uomini

Presidenti CDA in Italia

7% Donne

93% uomini

Ore di lavoro delle donne manager

9,0

ITALIA

8,2

USA

7,1

GERMANIA

61


GESTIRE L’IMPRESA TE : DA

8 -1 0 J U N E L

OC

: MELIÃ SITG ES ION AT

P TO

KERS: 2 SPEA 5+

Imprese: «Innovare o perire» E allora impariamo a innovare Il nuovo European HRC Meeting, a Barcellona dall’8 al 10 giugno prossimi, servirà a tracciare futuri modelli organizzativi che stanno pervadendo le aziende, al fine di sostenere la «disruption» digitale dalla redazione Meet the Future Il “solito” rapporto McKinsey ci ha recentemente suggerito il fatto che siamo ormai giunti a un punto della normale curva a “S” dell’introduzione di una novità in cui la digitalizzazione (e il conseguente ingresso delle tecnologie negli asset aziendali), non è più un semplice strumento per competere, ma un vero e proprio driver di sopravvivenza da ricondurre al motto (tanto caro alla Silicon Valley) “innovate or perish”. Allora, mentre la digital disruption seguita a rimodellare il mondo che ci circonda, un nuovo ciclo di tecnologie tanto efficienti quanto creative si affaccia sempre più all’orizzonte prossimo delle aziende, influenzandone

62

il modo stesso di operare. La questione quindi, non verte più sull’ipotesi che il futuro ci arrivi o meno addosso, ma sul quanto in fretta tutto questo accadrà. Proprio per questo, i modelli di business più “tradizionali” iniziano (come non mai) a essere messi in discussione, pressati - spesso addirittura scalzati - da filosofie innovative e dal passo nettamente più rapido. Iper-connettività, communities emergenti, co-creazione di conoscenza, olocrazia: il futuro del lavoro in azienda è qui e transita sempre più attraverso parole d’ordine di questo calibro, che giorno dopo giorno vanno rimescolando le carte sul tavolo del grande gioco dell’organizzazione

imprenditoriale. Un simile contesto, neanche a dirlo, inizia a produrre effetti che sono tanto ragguardevoli nell’ormai angusta cornice del nostro Paese quanto manifesti all’estero. Diviene urgente ritagliare un’occasione utile a proporre un punto informato della situazione, connettendone i punti in una mappa di senso che possa orientare la navigazione delle imprese nel mare magno dell’odierno fare azienda.

European HRC Meeting 2018

Ecco la ratio del nuovo European HRC Meeting che la Community di riferimento per i Professionisti del Capitale Umano terrà a Sitges (Barcellona) dall’8 al 10 giugno prossimi. Un evento che avrà la fortuna di avvalersi di una venue di assoluta eccezione, quella costa catalana che è senza dubbio uno dei gioielli di Spagna, con un posto d’onore tra le cittadine costiere che spetta di diritto a Sitges. Là si trova l’Hotel Melià Sitges, con la sua splendida vista verso il Mediterraneo, che si presterà a essere venue d’eccezione per un meeting adatto a farsi trait d’union ideale tra l’Hr più consolidato e quello più innovativo. Lo European HRC Meeting


LU CA DE

ME O

si propone al pubblico dibattito con un titolo assolutamente evocativo Meet the Future, incontrare il futuro: un invito, quello rivolto alla platea di Hr director e Hr manager, technical advisors e accademici, guru dell’innovazione e alfieri del cambiamento, che si fa messaggio concreto e condiviso di un domani già alle porte e che reca con sé una massa critica di sfide e di opportunità di fronte alle quali la filiera (per nazionale o internazionale che sia) non può farsi trovare impreparata.

PE TE

R

BU AN RM

Format e protagonisti

Per rappresentare al meglio la complessità del mutamento continuo che è insito nel DNA di questo scenario, un semplice evento tipo conferenza poteva non costituire una soluzione sufficientemente adattiva. Per questo il format prescelto è stato volutamente ibridato mediante la positiva contaminazione di soluzioni aggregative a carattere informale e “wiki”. Alle sessioni plenarie deputate a dare il benvenuto ai partecipanti e “rompere il ghiaccio” mediante l’esposizione a keynote ispirazionali e round table di alto profilo manageriale sono stati affiancati dei momenti laboratoriali che,

ST

EF AN OS BIO CAB

IL FORMAT PRESCELTO È STATO VOLUTAMENTE IBRIDATO MEDIANTE LA CONTAMINAZIONE DI SOLUZIONI AGGREGATIVE INFORMALI E «WIKI»

promanando da un’ottica a metà strada tra il barcamp e la formula del world cafè, consentissero ai manager presenti di adoperarsi attivamente in vista di quello che può a buon diritto essere considerato al pari di un autentico Manifesto del Lavoro 4.0. Il tutto mediante il consolidamento di una soluzione multi-canale affidata allo slot delle masterclasses, sei aule tematiche che lavoreranno in parallelo su altrettante aree HR con lo scopo di individuarne in maniera rigorosamente condivisa i trend più indicativi. Tra digital transformation e strategic talent management, tra candidate experience e Hr analytics, tra global welfare e people culture si rappresenterà un’autentica, cosmopolita istantanea del futuro del lavoro, popolata di contributi di primissimo ordine

provenienti da Seat, Universum Global, Ef, Manpower, Oecd, Amrop, Indeed, Studio Legale Chiomenti, Despacho De Abogados Cuatrecasas, Morgan Stanley, Team Eq, Volvo Group, Harvard Business Review, Lidl, Innogy, Ferrovial, Igt, Cultural Intelligence Center, Gfwf, Six Seconds, Feel Logic, Whirlpool, L’Oreal.

Digital transformation & artificial intelligence

Con la disruption alle porte e le nuove tecnologie che guadagnano spazio e ribalta, diventa fondamentale per le aziende abbracciare la trasformazione digitale per assicurarsi una posizione di crescita sostenibile. Ecco un’ottima

opportunità di apprendere nuove modalità per sviluppare e mettere in atto una strategia di cambiamento tale da rispondere alle sfide più pressanti. Sabine Laute, Digital Lead HR, Head of HR Innovation & Transformation Innogy racconta come Innogy, sta affrontando il cammino verso la rivoluzione del suo proprio essere per divenire un’organizzazione digitale e flessibile attraverso diverse strategie: percorsi HR all’avanguardia digitale, automazione del processo, capacità costruttive e pensiero flessibile che spazia tra diverse iniziative.

Strategic talent management

Uno degli imperativi più urgenti per le organizzazioni e il business verte sulla gestione della variabile talento, sfida irrinunciabile per le aziende di qualsiasi dimensione e raggio d’azione. Nella masterclass deputata all’analisi dello strategic talent management si parla di vincere la guerra dei talenti proponendo un range di approcci innovativi tali da supportare la necessità di allineare gli scenari futuri di business con il set delle competenze presenti. “Ci hanno sempre detto che il numero di individui che possono garantire performance straordinarie è limitato, ma è davvero così? Cosa cambierebbe se, con metodi di valutazione alternativi, potessimo identificare quelli con un potenziale maggiore?” si interroga Gianluca Bonacchi, Employer Insights Strategist Indeed. Mentre Ignacio Monfort, Hr Director South Europe Ball sostiene che nelle scuole e nelle università si scatenerà una vera e propria guerra per la supremazia del talento, “abbiamo recentemente inaugurato uno stabile in Spagna dove abbiamo già reclutato più di 120 persone, la maggior parte estremamente talentuose. Abbiamo stabili in piccole località e abbiamo bisogno di talenti, è molto difficile competere con le grandi multinazionali con nomi affermati”.

Candidate experience

Per universalmente noto o meno che sia, la cosiddetta candidate experience include ogni tipologia di contatto che si sviluppa tra un job seeker e un brand in occasione del processo di

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GESTIRE L’IMPRESA GIA

ACCHI BON CA LU

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selezione e inserimento. Con la Generazione Z che sta massicciamente facendo ingresso in un mercato del lavoro che popolerà sempre più nei prossimi anni, il dilemma organizzativo diventa sempre più: come costruire una candidate experience di rilievo per le nuove generazioni al lavoro? L’abc della candidate experience in un workshop targato Universum Global e impreziosito dallo storytelling firmato Morgan Stanley. Stephanie Ahrens, Emea Head of Talent Acquisition di Morgan Stanley condividerà la sua prospettiva sulle qualità imprescindibili per essere un candidato primo della classe e sull’importanza dell’autenticità dell’employer branding nella competizione per guadagnarsi il vantaggio.

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CL AU ANELLI ATT AT DI

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Costruire un’ottima immagine dell’azienda significa anche dotarsi di un ottimo piano di welfare per le “sue” risorse. Spesso questo processo risulta più difficoltoso all’interno di quelle realtà che per dimensioni di mercato devono lavorare in modo più importante sull’armonizzazione e l’equilibrio delle popolazioni aziendali presenti al loro interno. Differenze a livello legislativo e di tassazione, più nello specifico, possono dar vita a equilibri “a macchia di leopardo”: questa masterclass, powered by Studio Legale Chiomenti, Despacho De Abogados COSTRUIRE UN’OTTIMA IMMAGINE DELL’AZIENDA SIGNIFICA ANCHE DOTARSI DI UN OTTIMO PIANO DI WELFARE PER LE “SUE” RISORSE

HR analytics & people strategies

Quella degli Hr analytics può a buon diritto essere considerata l’arma segreta in possesso dell’HR (e dell’azienda) in ottica non solo di dar vita a una people strategy di successo, ma anche di trattenere i talenti “giusti” per l’organizzazione e portare un contributo importante agli obiettivi di business. Nell’agenda delle priorità aziendali, voci come revenue, customer satisfaction e market share vengono affiancate sempre più spesso da un focus rinnovato dedicato alle persone. A opportuno completamento, storytelling d’eccezione di Volvo Group, Ferrovial e Igt. Bahar Rasouli, Director Global People Performance, Leadership and Organizational Effectiveness Volvo Group, racconta di come l’approccio manageriale tradizionale dell’anno non portava i risultati auspicati per mancanza di flessibilità, visione limitata e scarsità di riscontro diretto. La necessità di cambiare la visione propria della percezione dell’ambito Risorse Umane era ormai evidente, superava quindi il concetto di indicatore, mera funzione di supporto, convertendosi in una vera e propria norma da seguire. Da qui, si è sviluppata una maniera più aperta e informale di gestire la performance manageriale, basata sulle neuroscienze e su valori innovativi estesi a tutto il gruppo Volvo. Alessandro Di Fiore, Founder & Ceo Ecsi Consulting

Global welfare overview

Chairman Of Harvard Business Review Italy, pone l’attenzione su quanto le organizzazioni pur adottando il più sofisticato sistema di tecnologie e assumere un esercito di geni informatici, non possono né devono sottovalutare il fattore umano. Per quanto le attività commerciali possano avanzare – dall’affinamento di tecniche strategiche all’innovazione e al progredire del mercato – rimarranno sempre guidate e governate da persone, le aziende in avvenire avranno sempre più bisogno di giudizio umano.

Cuatrecasas, con la testimonianza di Anna Carbonell, HR Manager Spain & Portugal Whirpool, offre l’opportunità di costruire uno scenario legal articolato sulle maggiori giurisdizioni europee, attingendo da esso strumenti e leve strategiche per allineare al meglio il proprio piano di welfare con i bisogni delle persone in azienda.

Inclusion & diversity

Avere a che fare con istanze di inclusion e diversity sul posto di lavoro può proiettare l’azienda in una sorta di territorio ancora inesplorato. Eppure a oggi esistono casi in qualche modo esemplari, tra di essi quello rappresentato nello storytelling Lidl, che stanno spianando la strada per un futuro innovativo e più consapevole: un futuro in cui affermare un nuovo ambiente di lavoro e creare prodotti migliori facendo leva proprio sulla specificità delle persone. Francesca Mastrogiacomi, Founder Creative X Factory, guidata dal suo principale credo di supportare le persone usando creatività, empatia e apertura alle altre culture, userà la sua esperienza con gruppi esterni e interni a Google per realizzare quello che per lei rappresenta “il vero cambiamento” riguardo le altre realtà e l’inclusione dell’altro per affrontare il vasto mondo aziendale.


OSSERVATORIO ECONOMICO

Il vecchio direttore del personale oggi è un manager da master La Liuc Business School di Castellanza lancia un master in Human resources management and organizational learning. Daniela Mazzara: “L’Hr manager deve avere competenze sempre più solide e specifiche” a cura della Redazione

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elle aziende è arrivato un nuovo business partner: è il responsabile delle risorse umane, i cui compiti sono profondamente cambiati rispetto a qualche anno fa. «L'Hr manager ha un ruolo sempre più complesso e delicato – spiega Daniela Mazzara (nella foto), Direttrice del Master in Human Resources Management & Organizational Learning (Huremol) della Liuc Business School – perché da un lato deve facilitare il raggiungimento degli obiettivi di business, dall'altro creare motivazione e soddisfazione per ogni singola persona che lavora in azienda, in modo da fidelizzare le risorse». Tenere insieme queste due esigenze è tutt'altro che semplice. Per questo l'epoca nella quale il mestiere dell'Hr era più che altro tecnico-amministrativo, e si imparava in sostanza facendolo, è finita. «Oggi per entrare in un'azienda a occuparsi di risorse umane è richiesta una competenza molto più solida e molto più specifica» dice Mazzara. Di qui l'utilità, se non quasi la necessità, di un master come questo, che si caratterizza per la partnership con una rete di 21 prestigiose

aziende da cui vengono numerosi manager-docenti, e che accolgono gli studenti per stage che permettono una formazione sul campo. Sono previste 328 ore in aula, dedicate sia alle discipline più tradizionali come formazione, selezione, recruiting, valutazione del personale, organizzazione aziendale, sia a discipline trasversali quali comportamento organizzativo, problem solving, storytelling, sempre più importanti nel mondo delle risorse umane. Storytelling? Già: in un mondo del lavoro fluido, con una forte mobilità, una delle nuove capacità richieste a chi si occupa di Hr è quella di saper raccontare l'azienda per motivare e fidelizzare i propri talenti. «Quasi la metà delle ore di lezione sono gestite da docenti aziendali – spiega la direttrice del Master - come responsabili della formazione, direttori del personale, direttori generali. Le loro testimonianze sono fondamentali, gli studenti devono avere non solo nozioni teoriche ma anche molto pratiche». In quest'ottica un ruolo chiave all'interno dell'Huremol è rivestito dallo stage in azienda, cui poi viene dedicata una relazione che costituisce la tesi finale. «Lo stage è di 700 ore – dice Mazzara – non ho mai creduto in quelli da 150 o 200 ore, troppo poche per avere un reale valore formativo e un'utilità per la stessa azienda. 700 ore significa circa 4 mesi di attività, nei quali lo studente ha la possibilità di seguire un progetto concordato con la direzione dalla a alla z, facendo una soli-

In collaborazione con la LIUC - Università Carlo Cattaneo

da esperienza». Le nozioni apprese in aula vengono poi confrontate con l'attività svolta in azienda per arricchire la tesi. Una formula che funziona, a giudicare dal fatto che il master è alla sesta edizione e l’85% dei partecipanti alle precedenti edizioni è attualmente occupato. «Spesso gli stage si trasformano in collaborazioni professionali che continuano – conclude la direttrice – e quando accade che gli studenti non restino nella stessa azienda, non di rado è perché hanno ricevuto un'altra proposta e l'hanno preferita».

IL VIA AD OTTOBRE 2018 Il Master Huremol della Liuc Business School si rivolge a laureati motivati a conseguire una specializzazione nella gestione e sviluppo delle Human Resources. Le aree dell’organizzazione e del personale accolgono e integrano professionisti con un background eterogeneo, sono quindi ammessi al Master studenti con una laurea magistrale o titolo equipollente in discipline socio – economiche, ingegneristiche, umanistiche e giuridiche. Da ottobre 2018 a febbraio 2019 sono previste le attività in aula (lezioni, testimonianze, esami, visite aziendali, colloqui di stage); da febbraio/ marzo 2019 a giugno/luglio 2019 lo stage di 700 ore; a luglio 2019 la discussione della tesi. Iscrizioni entro il 7 settembre.

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BRUXELLES CHIAMA L’ITALIA «IMPRESE, VI FINANZIAMO NOI»

BEATRICE COVASSI, COMMISSIONE EUROPEA IN ITALIA

FINANZIARE L’IMPRESA Nuove opportunità di finanziamento, oltre a quello bancario: a costo di sembrare noiosi, ecco il “mantra” che bisogna ripetere. E per iniziare, Beatrice Covassi, della Commissione europea, nell’intervista a fianco ricorda agli imprenditori quante cose possono fare con i soldi di Bruxelles...

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PRIVATE DEBT AWARD LA PRIMA EDIZIONE SCEGLIE ANTHILIA ED EMISYS

72 IL BLUFF TEDESCO LA GERMANIA IN FATTO DI BANCHE NON DIA LEZIONI

74 MAURIZIO BORLETTI CON LA SPAC SI CONCILIANO FAMIGLIE E MANAGEMENT

Intervista-appello con Beatrice Covassi, capo della rappresentanza in Italia della Commissione europea, il governo dell’Unione: «Invito gli imprenditori ad alzare lo sguardo all’Europa e ai suoi mille strumenti» di Sergio Luciano

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attivi, ricordandosi che l’orizzonte è il mondo, lle imprese voglio lanciare un invito», ma almeno cominciamo dall’Europa». dice Beatrice Covassi, con quel suo Benarrivata la Commissione europea dal volto tono insieme determinato e suadente: «L’inviumano – e nella fattispecie anche sorridente to è di alzare lo sguardo all’Europa e ai suoi e avvenente – che avremmo sempre desidemille strumenti di promozione dello sviluppo. rato vedere, al di là dell’austerity che viene Agli imprenditori italiani, io – italiana come imposta all’Italia a causa della sua indiscutiloro ma interna al sistema di questa nostra bile indisciplina finanziaria. Beatrice Covassi Europa da vent’anni - dico che devono renderè direttore della sede si conto che ci sono CI SONO GLI SPORTELLI EUROPE italiana della Commistanti partner con cui DIRECT CUI RIVOLGERSI, GLI SPORTELLI sione, risponde diretlavorare e tanti fondi IMPRESA, TANTISSIME ISTANZE tamente al presidente da utilizzare, ricordarDOVE CHIEDERE INFORMAZIONI della Commissione Jesi che fanno parte di an-Claude Juncker, e svolge con assoluta conun sistema economico e sociale molto più amvinzione un ruolo quasi apostolico a favore di pio della loro sola nazione, un mercato che ha un’istituzione in cui crede e che ama. oltre 500 milioni di cittadini e potenziali clienDottoressa Covassi, dal suo appello agli ti. Siate più curiosi, cercate di andare avanti, imprenditori è chiaro che per lei l’Europa sempre più in là. L’Europa vi sorprenderà. Ci reale ci è utile. Ma davvero lo pensa o il suo sono gli sportelli Europe Direct cui rivolgersi, è legittimismo di ruolo? gli sportelli impresa, tantissime istanze dove Lo penso eccome! E senza addentrarci in chiedere informazioni, basta essere più pro-

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FINANZIARE L’IMPRESA

Un’immagine della seduta di presentazione del budget europeo al Parlamento di Strasburgo da parte della Commissione europea

esempi complessi, si pensi solo all’abolizione del roaming internazionale della telefonia mobile o alle compagnie aeree low-cost. Grazie a chi, se non all’Europa, i cittadini di tanti Paesi possono avvalersi di questi straordinari risparmi? E l’Austerity? Intanto quel che lei definisce Austerity è un insieme di regole concordate in Trattati liberamente sottoscritti da tutti gli Stati membri, Italia compresa. E poi applicandola ci sono Stati che hanno prosperato e prosperano: evidentemente è possibile. E allora veniamo ai fondi per lo sviluppo, di cui l’Italia non è una brava utilizzatrice... Ultimamente le cose sono un po’ migliorate e qualcosa si è mosso. Sicuramente però non siamo i primi della classe, siamo sotto il dieci per cento di utilizzo, nell’insieme! Però ci sono cose sorprendenti in Italia. Ho scoperto che la Puglia è avanzatissima per l’uso dei fondi legati agli open-data e al digitale in genere, in Calabria hanno sviluppato l’uso di Por e Pon, insomma: a volte incontri eccellenze dove non te le aspetti. Il problema italiano rispetto ai fon di europei è però che non c’è ancora un metodo di sistema, a livello nazionale, valido per tutti. E c’è ancora una grande disparità tra le varie regioni su come vengono utilizzati i fondi. Non è che la burocrazia europea sia troppo dissuasiva? No, guardi. Lo so che molto spesso su tutto il

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pacchetto-fondi si chiede di fare all’Europa quello che non viene fatto dalle nazioni per sopperire a carenze strutturali che dovrebbero essere invece evidenziate e risolte localmente, ma non è così. C’è troppa casualità, le opportunità sono tante e sono accessibili ma vanno scaricate a terra con impegno. Cioè in che modo? E’ chiaro che per utilizzare i fondi europei bisogna avere delle conoscenze. Ebbene: dovrebbero essere messe a sistema e rese accessibili a tutti. Anche le istituzioni territoriali piccole, che da sole non sono in grado, dovrebbe essere messe nelle condizioni di riuscirci. Rivolgersi a esperti di progettazione europea. Ci rimproverano sempre la troppa burocraticità, ma anche la ricaduta nazionale complica. Ci spieghi le voci essenziali dell’intervento di sostegno che l’Europa fa, o potrebbe fare, a favore dello sviluppo... Be’, innanzitutto il piano Juncker. Tutti parlano degli investimenti infrastrutturali ma pochi della finestra Pmi, cioè degli accordi con le banche che fa la Banca europea per gli investimenti che cogarantiamo anche noi, per erogare questi prestiti agevolati per investimenti considerati ad alto rischio che altrimenti non esisterebbero. Ne firmiamo di continuo, sono interessate 200 mila imprese. Ma tutte le imprese devono sapere che questa forza economica c’è, e che permette di garantire prestiti che altrimenti non verrebbero erogati.

Poi? Parlerei di Horizon 2020. Sono fondi che richiedono un partneriato di almeno tre soggetti e di almeno due stati. Devono essere focalizzati su progetti di ricerca, molto spinti verso l’innovazione, che si concentrano sulla fase precompetitiva del mercato. Danno la possibilità di fare esperimenti protetti di innovazione. Cioè? Per esempio fare, sui big data, una partnership per sperimentare la convidisione dei dati stessi nelle tlc, nell’agricoltura di precisione, nell’intermodalità; e puoi testare il tuo progetto in un safe-enviroment, un ambiente protetto. Resti nel precompetitivo ma molto vicino al mercato. Le imprese hanno spesso il timore di mettersi in pool con soggetti più grandi di loro, come le università, ma sbagliano: è una grandissima opportunità. Che sta andando molto bene, in tanti campi: per esempio nel farmaceutico. Un concetto-chiave è quello delle public-private partnership. Sono quelle che permettono di avere un effetto leva e mettono a disposizione una base di soldi pubblici che poi si moltiplica con quelli degli investitori privati. Anche questo è un concetto che sta diventando sempre più utilizzato nel mondo della ricerca che stimola investimenti. Non c’è numero chiuso, gli attori che possono aggregarsi sono virtualmente infiniti. Più è complesso il campo di applicazione della ricerca, tanto più è utile avere dei partner europei. E per trovare il partner giusto? La Commissione ha attivato un sistema di speed dating molto efficace, con momenti di networking e molte informazioni di base. E per le aree svantaggiate, come ad esempio il Sud Italia? Molti interventi dei fondi strutturali sono dedicati allo sviluppo sul territorio, però indiretti. Ci sono enti di gestione che sono fondamentali, anche in Italia c’è un’Agenzia pubblica per lo sviluppo della coesione (Invitalia, ndr).


UN MONDO DI VANTAGGI TUTTI DA COGLIERE H2020

Horizon 2020 è il programma europeo per la ricerca e l’innovazione per il periodo 2014-2020. Dotato di un budget totale di circa 80 miliardi di euro, è il più grande tra i programmi europei e persegue gli obiettivi della Strategia Europa 2020, ovvero una crescita intelligente, inclusiva e sostenibile. Lo scopo di H2020 è favorire lo sviluppo della ricerca scientifica di altissima qualità, rimuovendo le barriere all’innovazione incoraggiando le partnership fra pubblico e privato. Sostenendo la ricerca e l’innovazione, Horizon 2020 si struttura su tre priorità: eccellenza scientifica, leadership industriale, sfide della società. L’obiettivo principale è incrementare la competitività globale dell’Europa, creando posti di lavoro e migliorando le condizioni di vita per cittadini. https://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/ what-horizon-2020

> Fondo sociale europeo– inclusione sociale e buon governo > Fondo di coesione – convergenza economica delle regioni meno sviluppate > Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale > Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca Per accedere alle sovvenzioni dell’UE, occorre farne richiesta mediante le autorità regionali o nazionali competenti (le cosiddette autorità di gestione) nello Stato membro in cui avete sede. https://opencoesione.gov.it/it/

PRESTITO D’ONORE

In Italia, il Fondo Europeo per gli Investimenti strategici ha attivato circa 39 miliardi di euro di investimenti complessivi. Sono stati approvati 57 grandi progetti infrastrutturali e 66 accordi con istituzioni bancari e finanziarie dai quali scaturiranno benefici per circa 210mila PMI (dati ad Aprile 2018) https://ec.europa.eu/commission/priorities/jobsgrowth-and-investment/investment-plan-europejuncker-plan/investment-plan-results/investmentplan-italy_en

Il prestito d’onore è un finanziamento personale caratterizzato da condizioni più favorevoli di rimborso e da un accesso semplificato al capitale, visto che il richiedente non deve necessariamente essere in possesso di un reddito dimostrabile e che non è richiesta la presenza di un garante o di un coobbligato. Come chiederlo? Per le microimprese, le imprese in franchising e il lavoro autonomo il prestito d’onore è gestito da autorità nazionali (in Italia Invitalia - l’Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e dello Sviluppo d’Impresa) e la domanda può essere presentata online, specificando le finalità della richiesta, compilando e inoltrando la domanda che può essere scaricata dal sito. Quando i prestiti d’onore sono erogati da altri soggetti, come ad esempio, le Regioni o i Comuni, la domanda va inoltrata a questi ultimi enti secondo le modalità previste dal bando. Per gli studenti: il prestito d’onore prevede precise convenzioni tra le università e le banche. Per inoltrare le domande, è necessario rivolgersi alla segreteria dell’ateneo dove ci si può anche informare su quali siano le banche convenzionate. Best practice Regione Marche : http://ec.europa.eu/ esf/main.jsp?catId=46&langId=it&projectId=1618

FONDI INDIRETTI

START-UP

PIANO JUNCKER

Il Fondo Europeo per gli Investimenti strategici ha attivato fino ad oggi 284 miliardi di euro di investimenti. Sono stati approvati grandi progetti innovativi per 384 infrastrutture e 398 accordi con istituzioni bancari e finanziarie dai quali scaturiranno benefici per circa 611,000 SMEs ( dati ad Aprile 2018) https://ec.europa.eu/commission/priorities/jobsgrowth-and-investment/investment-plan-europejuncker-plan/investment-plan-results_en

I finanziamenti indiretti sono gestiti dalle autorità nazionali e regionali e comprendono quasi l’80% del bilancio dell’UE, soprattutto mediante i 5 grandi fondi noti come Fondi strutturali e d’investimento europei. Eccoli: > Fondo europeo di sviluppo regionale – sviluppo regionale e urbano

Esistono vari tipi di finanziamento dell’UE per le imprese startup. E’ utile visitare il sito dello Startup Europe Club http://startupeuropeclub.eu Potete anche usufruire della piattaforma partnership Startup Europe https://startupeuropepartnership.eu/ per ricevere assistenza nel caso voleste espandere o sviluppare la vostra impresa.

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FINANZIARE L’IMPRESA FINANZA ALTERNATIVA

Il private debt diventa grande e celebra i suoi campioni Un successo la prima edizione del «Private debt award» promosso da Aifi con Deloitte. Vincono Anthilia per la categoria «sviluppo» ed Emisys per gli «lbo» a cura della Redazione

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vete presente la grande manifattura tecnologie). Leveraged buyout (Lbo)/operaitaliana, quella del “bello e ben fatto”? zioni straordinarie (progetti di crescita attraEcco, è il tipico genere d’impresa che verso acquisizioni, anche insieme a private piace anche ai fondi di private debt, quelli che equity, fornendo il debito necessario per l’ohanno colto la fase critica del credito bancario perazione di lbo o strutturando l’operazione e stanno inventandosi modalità nuove e didirettamente con l’imprenditore). verse per finanziare i loro clienti. È il caso dei «Questa prima edizione del Private Debt due vincitori della prima edizione del “Private Award ci ha regalato subito una nota positiva, debt award”, messo in palio da Aifi, l’Associacioè il numero delle operazioni candidate», zione italiana del private equity, del venture spiega Innocenzo Cipolletta, presidente di capital e del private debt, di cui Economy è Aifi e della giuria: «14 investimenti segnalati media-partner. fanno ben sperare per un mercato che è appeSi tratta di Anthilia Capital Partners SGR SpA na partito e di cui si parla ancora molto poco. per un’operazione fatQuesto dimostra come ta con Yachtline Arre- CIPOLLETTA, PRESIDENTE DELLA GIURIA: i fondi di debito svol«I QUATTORDICI INVESTIMENTI domare 1618 SpA; e SEGNALATICI FANNO BEN SPERARE SU gano un ruolo impordi Emisys Capital SGR UN MERCATO CHE È APPENA PARTITO» tante anche se ancora SpA per un’operaziotroppo sotto traccia, ne a favore di Surfaces Technological Abrasinel mercato dello sviluppo d’impresa». ves SpA. «L’economia italiana offre ancora una straorMa andiamo con ordine e vediamo cosa rivela dinaria varietà̀ di occasioni di investimento e l’andamento della selezione di questa prima di vitalità̀ imprenditoriale», aggiunge Andrea edizione del premio e la tipologia di operazioGiovanelli, head of debt advisory, di Deloitte. ni prescelte dalla giuria. E dunque, con quest’approccio, per la categoL’organizzazione del premio, curata da AIfi e ria Sviluppo è stata premiata Anthilia, che ha Deloitte, ha selezionato 14 operazioni di priinvestito nella società Yachtline per finanziare vate debt individuandole tra quelle rientranti la crescita di uno dei principali operatori al in due categorie: Sviluppo (progetti di crescita mondo negli arredi chiavi in mano per giga e attraverso l’ingresso in nuovi segmenti, aree mega yacht, attivo da oltre 30 anni e con cirgeografiche o sviluppando nuovi prodotti e/o ca 40 milioni di ricavi con oltre 200 artigiani

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Andrea Cappuccio, amministratore delegato di Emisys Sgr, vincitrice per la categoria "lbo". Sotto, Giovanni Landi, ceo di Anthilia

e tecnici di eccellenza. Per la categoria Lbo la scelta ha premiato EmiSys Capital Sgr per aver investito in Surfaces Technological abrasives, azienda leader nella produzione di strumenti per la finitura e la lavorazione di ceramica, pietra naturale, vetro e metallo, con più di 70 milioni di fatturato e circa 200 dipendenti. Nel dettaglio, gli altri finalisti della categoria sviluppo sono stati: Antares AZI – Azimut Libera Impresa SGR SpA per l’operazione I.CO.P. SpA (costruzioni); Finanziaria Internazionale Investments SGR SpA per l’operazione Cartiere Villa Lagarina SpA e per l’operazione USCO SpA; Mediobanca SGR SpA per l’operazione L.E.G.O. SpA e per l’operazione Selle Royal SpA; Muzinich & Co Ltd per l’operazione EcoEridania SpA; SICI SGR SpA per l’operazione 3M Srl; SICI SGR SpA per l’operazione SILAM Srl. Gli altri finalisti della categoria leveraged buyout/operazioni straordinarie sono stati: Anthilia Capital Partners SGR SpA per l’operazione Imi Fabi SpA; Equita SIM per l’operazione Lameplast Group; Muzinich & Co Ltd per l’operazione Caronte & Tourist SpA; Quadrivio Capital SGR SpA per l’operazione Corpo Vigili Giurati SpA.



FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

E NOI DOVREMMO PRENDER LEZIONI DI BANCA DALLA GERMANIA? La riforma delle Banche di Credito Cooperativo è l’ultimo esempio di un trend dettato dai tedeschi per creare un oligopolio creditizio, una scelta tutt’altro che geniale di Valerio Malvezzi

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ogliono condurci a un Oligopolio. La recente riforma delle Banche di Credito Cooperativo è solo l’ultimo esempio di questo trend normativo, fortemente voluto dall’Unione Bancaria Europea, a trazione germanica. Siamo davvero sicuri sia una scelta geniale? Dai primi anni duemila, cioè da quando siamo entrati nel sistema a cambi fissi di una moneta senza Stato denominata euro, la direzione è stata segnata. Nel dogma del “recupero della produttività” e del “taglio della spesa improduttiva”, è stata condotta la crociata neo liberista che, come noto, si può chiamare tecnicamente e più correttamente deflazione salariale. L’Italia è andata in contro tendenza, per rispondere all’esigenza del proprio comparto produttivo, caratterizzato da micro e piccole imprese, fino a quando, con la “cura Monti”, è stata costretta dal pensiero unico internazionale a cambiare rotta. Il grafico sottostante documenta questa verità storica, con la piega delle due curve che si riallineano chiaramente a partire dal 2011. Siete così sicuri che il licenziamento di persone e la riduzione di sportelli sia una ricchezza, sia un valore, una indiscutibile legge del mercato? Il secondo punto che voglio dimostrare è che il pensiero unico internazionale neo liberista sta conducendo il mondo intero verso l’Oligopolio. Se consideriamo i dati del 2006 con quelli del 2015, riferiti agli attivi dei prin-

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Principali Banche Europee per totale attivo BBVA (ES) INTESA SAN PAOLO (IT) NORDEA (SE) CREDIT MUTUEL (FR) ING GROUP (NL) UBS (CH) UNICREDIT (IT) RBS (UK) CREDIT SUISSE (CH) LLAYDS (UK) GROUPE BOCE (FR) SANTANDER (ES) BARCLAYS (UK) SOCIETÈ GENERALE (FR) DEUTSCHE BANK (DE) CREDIT AGRICOLE (FR) BNP PARIBAS (FR) HSBC (UK) 0

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Attivo in miliardi di euro

cipali gruppi bancari internazionali, quello che emerge è un aumento sensibile del totale dell’attivo medio dei principali gruppi bancari, nonostante una diminuzione dei gruppi stessi. Questo significa che molti dei principali gruppi del 2006 si sono uniti attraverso fusioni, creando agglomerati che sono stati in grado di assorbire banche di dimensioni minori o aumentare il loro dimensionamento con maggiori quote di mercato. Il trend è netto in Europa, Stati Uniti e Giappone; in Cina il dato è ancor più importante se si considerano gli attivi dei primi 10 gruppi bancari nel 2006 e nel 2015. Il grafico sotto dimostra come il piano di fusioni bancarie sia ormai un fatto internazionale. Questo sta conducendo anche in Europa a modelli di banca sempre più grandi. Sulla base dei dati disponibili dai bilanci bancari del 2017, le principali Banche Europee per totale dell’attivo risultano le seguenti: Quindi, il modello ha un chiaro trend: in ossequio al dogma della “globalizzazione”, vogliono banche sempre meno legate al territorio e al concetto di sportello territoriale e dimensionalmente sempre più grandi, per effetto delle fusioni, volute o – come nei recenti casi legislativi italiani del 2015 e 2016

sulle Popolari e sulle BCC – imposte per legge. Naturalmente, la favola neoliberista ripetuta come un mantra, per ottenebrare le menti di milioni di persone, è sempre quella: solidità del sistema, requisito patrimoniale delle banche, patrimonializzazione. In nome di queste scempiaggini, spacciate come verità assolute e indiscutibili, si sta perseguendo lo scopo di creare grandi colossi internazionali, per i quali il finanziamento del territorio non è certo lo scopo primario. Se esistono dunque altri modelli di banca con quello scopo vanno rimossi, distrutti e azzerati a colpi di provvedimenti di legislatori diversi. Ma siete sicuri abbiano ragione coloro che vogliono l’uniformità verso l’alto, cioè verso il modello oligopolistico della grande banca inglese, francese, tedesca o svizzera? Il terzo punto che voglio dimostrare è che coloro che impartiscono quotidianamente lezioni di virtuosismo bancario sono i peggiori VALERIO MALVEZZI, COFONDATORE DI WIN THE BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA.


RAPPORTO TRA COSTI E RICAVI Xxx

86,0%

della classe, in termini di efficienza. Se consideriamo il rapporto Cost/Income della principali banche europee, che esprime il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione di una banca ed è un indice di efficienza gestionale delle banche, si può notare come i migliori risultati non siano ottenuti dalle banche di dimensioni maggiori tra quelle indicate sopra. Ma guarda che cosa scopriamo; i peggiori, in termini di efficienza sono proprio le banche tedesche. Il rapporto è infatti più alto, sintomo di scarsa efficienza gestionale, per le banche della Germania, Svizzera ed anche Francia. Possono darci lezioni? Il quarto e ultimo punto che voglio documentare è che in economia contano i risultati, non le opinioni. Qualunque imprenditore o studente di economia del primo anno sa che esiste un indice che, per quanto sintetico, misura se il gioco valga la candela. Quanto rende in termini di utili un’attività economica, rispetto al patrimonio apportato? Come noto, si chiama ROE (return on Equity). Ecco il confronto della redditività bancaria, a livello europeo.

9,1%

9,3%

7,3%

79,2% 70,1%

Cost/Income Ratio %

A destra, il dato dell’enorme incidenza dei costi sui ricavi, pesantissima per le banche tedesche. A sinistra: solo la Deutsche Bank tra le prime diciotto banche europee.

65,0%

60,4% 53,3%

GERMANIA SVIZZERA

FRANCIA

Che strano; chi comanda e indica la rotta è sempre l’ultimo. E noi, dovremmo prendere ancora lezioni di banca dalla Germania? Continuano a dirvi che dobbiamo capitalizzare le banche, fonderle, renderle patrimonialmente più forti. Non vi dicono invece che il problema delle banche non è il patrimonio, ma la redditività. Lo fanno per non parlare del vero problema: perché la gente e le imprese non riescono a ripagare i debiti? Dovrebbero parlare di modello economico ed ammettere che il cambiamento deliberato e pianificato che spacciano per “crisi” è stata una causa e non

7,3%

61,3%

7,1%

ROE %

5,1%

ITALIA

UK

OLANDA

SPAGNA

una conseguenza. Dovrebbero dirvi che da quando, alcuni decenni or sono, si è cambiato il modello precedente, si è spostata l’intera economia verso i pezzi di carta, i derivati e i titoli rischiosi di livello due e tre, abbondanti negli asset delle grandi banche tedesche e francesi. Invece, vi raccontano che l’Italia è un problema, perché ha alti livelli di crediti cosiddetti “non performanti” (anche se dimensionalmente parliamo di una frazione irrisoria del rischio dei derivati). Dovrebbero dirvi che dovremmo cambiare sistema economico e tornare ad uno che renda conveniente alle imprese investire e prendere prestiti per produrre cose reali, come campi di grano, ospedali, ponti o capannoni. Invece, vi spacciano come verità indiscutibile il fatto che la soluzione sia rendere più solide le banche, imponendo bacinelle più grandi e mettendo altra acqua in circolo. Tu puoi anche continuare a versare acqua in una bacinella, ma continuerai solo a bagnare per terra, se il fondo è bucato.

LA REDDITIVITÀ DELLE BANCHE

1,2%

SPAGNA

OLANDA

FRANCIA

SVIZZERA

ITALIA

UK

GERMANIA

L’istogramma qui a sinistra dimostra plasticamente che le banche tedesche hanno una redditività (Roe sta per return on equity, ossia il ritorno sul capitale netto) molto bassa, decisamente inferiore alla media europea ed anche ai valori degli istituti italiani.

73


FINANZIARE L’IMPRESA

La sfida di Borletti: «Una Spac e l’impresa di famiglia va» Intervista con il finanziere-manager autore dei rilanci di Rinascente, Printemps e Grandi Stazioni e in cerca di acquisizioni per la sua Spactiv: «Conciliamo l’azionista di controllo familiare e l’azienda managerializzata di Marina Marinetti TENTARE

DI

INFORMAZIONE

CARPIRE AL

QUALCHE PRESIDENTE

ESECUTIVO DI UNA QUOTATA È UN PO’

quale investire. Il sottofondo jazz, peraltro, tiene a debita distanza orecchie indiscrete.

Mancano ancora 18 mesi alla scadenza del canonico biennio per la “business CHE ALEGGIA NELL’ARIA ANNACQUANDO combination”. Avete già messo gli occhi su QUALUNQUE AFFERMAZIONE. qualcosa? Tocca seguire gli indizi disseminati nel Diciamo che in questi sei mesi abbiamo trodiscorso, un po’ come le briciole di Pollicino vato aziende molto interessanti: in Italia ci nel bosco. Ed è quello che proviamo a sono tante aziende della dimensione che noi fare, intercettando al Trussardi alla Scala cerchiamo: piccole, che fanno due o trecenMaurizio Borletti - che definire “rampollo”, to milioni di fatturato, che nella loro nicchia alla soglia dei 51 anni, sono molto forti. È ABBIAMO TROVATO AZIENDE MOLTO pare inappropriato, stato un piacere, INTERESSANTI: IN ITALIA CI SONO per quanto per un imprenditoTANTE IMPRESE DELLA DIMENSIONE gene a log ic a ment e re come me, vedere CHE NOI CERCHIAMO appartenga alla aziende ben gestite, dinastia industriale meneghina - reduce con idee intelligenti e innovative anche in dalla riunione in Mediobanca del cda di settori che sembrano estremamente noiosi, Spactiv, la Special purpose acquisition aziende che pensano diversamente. È vero company (Spac) messa in piedi, insieme che ricerca e sviluppo in Italia non sono un a Paolo De Spirt e Gabriele Bavagnoli, gli cardine del Pil, però c’è un elemento di creaaltri due specialisti del private equity di tività che compensa. E in fondo anche quello Borletti Group (dal 2005 a oggi 7,2 miliardi è ricerca e sviluppo. D’altra parte, noi abbiadi euro di coinvestimenti tra laRinascente, mo i distretti. Printemps, Karstadt e Grandi Stazioni Retail e prossimamente The Market, un outlet Quelli che Alex Dumas, il ceo di Hermes, di lusso a San Marino), quotata all’Aim da vorrebbe importare in Francia. settembre 2017 e in attesa di rivelare al I distretti in Francia? Ci crederò quando li vemondo e agli azionisti la società target nella drò. Ma sono piuttosto scettico: oltralpe non COME PARLARE DEL SESSO DEGLI ANGELI,

CON LO SPETTRO DEL PRICE SENSITIVE

74

MAURIZIO BORLETTI, FONDATORE DELLA SPAC SPACTIV

c’è cultura imprenditoriale di base, manca il mito della piccola impresa. Ai tempi di Christofle – che nel ’93, a 25 anni anni, Maurizio Borletti rilevò dallo zio Tony Bouilhet, per riportarla in attivo e cederla gruppo Chalhoub vent’anni dopo, ndr - ci avevo provato con un progetto di outsourcing, offrendo dei contratti molto favorevoli alle nuove imprese create dai nostri dipendenti. Il prefetto mi avverti: “È sicuro di avere candidati?”. Arrivando dall’Italia, io ero convinto che tutti si sarebbero offerti. Risultato: zero candidati. E quindi ha dovuto licenziare. E mi sono trovato sequestrato in fabbrica per tre giorni, secondo l’abitudine dei sindacati francesi di allora. Venne il sindaco comunista di Saint Denis a negoziare il mio rilascio. Alla fine è andato tutto bene e l’azienda è ancora viva oggi.

Torniamo in Italia: avete individuato il target? Abbiamo delle discussioni in corso, ma i tempi sono complicati perché si parla spesso con aziende familiari, che hanno una nozione del tempo leggermente diversa dalla nostra: per loro è una generazione, se non due. E poi spesso sono frazionate, quindi devono anche mettersi d’accordo fra parenti. Ma abbiamo


STIAMO CERCANDO NELL’ ALIMENTARE, DOVE CI SONO TANTI PICCOLI IMPRENDITORI DA AGGREGARE un dialogo facile, perché in famiglia le abbiamo vissute tutte: acquisizioni, vendite, liquidazione dei cugini, soluzioni per i figli. E poi abbiamo investito e condotto anche imprese completamente managerializzate. Riusciamo a fare bene trade union tra questi due elementi: aziende managerializzate e azionista di controllo familiare.

Quindi pensate di inserirvi in una fase di prima managerializzazione? Effettivamente in un caso c’è un imprenditore che comincia a pensare a come trasmettere la società ai figli e non ha identificato tra loro un successore, ma non vuole neppure escluderli. La Spac rende più flessibile il capitale diviso fra i figli e quindi la sua successione, agevola la managerializzazione perché ci sono questioni di governance e la possibilità, con stock option o altri mezzi, di attirare manager esterni di qualità. Uno dei punti che spesso emerge è la volontà di crescere e svilupparsi anche per crescita esterna. Ma non ci riescono perché l’imprenditore non ha tempo, né metodo, né strumenti.

Questo è il vostro business. Recentemente abbiamo visto un’azienda che stava cercando di acquisirne o associarne un’altra: sono due anni che discutono e noi

in un mese pensiamo di aver trovato una soluzione che possa funzionare, in parte portando dei soldi e in parte con l’aggregazione delle aziende in una struttura, la Spac, che essendo quotata è flessibile. E chi vuole uscire è libero di farlo perché non esistono minoranze prigioniere. Ecco un altro indizio. Noi siamo una Spac un po’ atipica perché il nostro orizzonte temporale non è l’operazione: il nostro obiettivo è qualcosa che dia i suoi frutti per almeno quattro anni perché statutariamente per quattro anni abbiamo la rappresentanza degli azionisti. Possiamo lavorare su un progetto che parta dall’acquisire un’azienda e poi implementi una strategia di aggregazione per alimentare un polo.

ogni warrant dà diritto a tante azioni ordinarie quanto il risultato del rapporto tra la differenza tra prezzo medio mensile delle azioni e prezzo di esercizio (fissato a 9,5 euro) e la differenza tra prezzo medio mensile e prezzo di sottoscrizione (cioè 0,1 euro). Un po’ astruso, ma applicando la formula le azioni risultano effettivamente praticamente gratis. Chi se l’è inventata? Un genio del marketing finanziario. Però crea delle complicazioni: i warrant diluiscono il valore delle azioni. Ma di fatto in tutte le business combination una buona parte di quei warrant sono neutralizzati dai warrant dati agli imprenditori per compensare.

In questo biennio, quanto costerà tutto l’ambaradam tra Mediobanca, Ubi Banca, Studio Legale Gatti Pavesi Bianchi, PwC, Ucci, ucci... annessi e connessi? Stiamo guardando Siamo sull’ordine del IL NOSTRO OBIETTIVO È QUALCOSA nell’alimentare, dove milione e mezzo per CHE FRUTTI PER ALMENO QUATTRO ci sono tanti piccoli il setup della Spac. ANNI PERCHÉ È LA DURATA DELLA imprenditori: un’agPoi le banche hanno NOSTRA RAPPRESENTANZA DEI SOCI gregazione fatta bene un fee equivalente in potrebbe portare dei campioni che arrivetermini di successo dell’operazione, quindi rebbero all’estero in modo coordinato. Anun altro milione e mezzo. Siamo significatiche nei materiali da costruzioni, così come vamente sotto il costo di una Ipo tradizionanella ceramica, una Spac potrebbe accelerale. Poi i promotori della nostra Spac hanno re un’aggregazione. Anche, in altri settori, ci deciso di sospendere il pagamento dei loro sono un paio di aziende in cui la problemacompensi fino alla business combination. tica è che crescono a una velocità esponenAbbiamo anche una piccola struttura con ziale, una in particolare in un settore a forte un ufficio e un paio di dipendenti e alcuni investimento, che hanno bisogno di capitali consulenti esterni, ma usiamo pure le nostre per continuare a crescere... risorse di Borletti Group a livello di private equity. Se non sfruttassimo queste sinergie, Basta coi depistaggi. Avete raccolto 90 la Spac costerebbe qualcosina in più. milioni e contate su una disponibilità a investire di 160, forse anche per merito Nel 2017 ha quotato la diciassettesima di quei 5 warrant ogni 10 azioni ordinarie Spac: non è superstizioso. (2 subito e gli altri 3 alla business Non ci avevo fatto caso. In alcuni paesi porta combination) “virtualmente cashless”: fortuna.

75


FINANZIARE L’IMPRESA

Dilazioni di pagamento, l’asso per gli acquisti di necessità La testimonianza di un grande retailer come Norauto sulla tipologia di utilizzo prevalente di uno strumento flessibile e di semplice impiego come il servizio fornito da Cofidis, in particolare nella formula PagoDIL di Angelo Curiosi “UN AMICO SI VEDE NEL MOMENTO DEL BISOGNO”, E

PATRIZIA

DICE

IL

BURIANO

VECCHIO -

ADAGIO,

DIRETTORE

MARKETING, COMUNICAZIONE E WEB DI NORAUTO – ha toccato con mano, racconta, che

le formule di dilazione sono una risorsa che torna

preziosa quando si ha necessità, più che semplice

desiderio, di sostenere un acquisto impegnativo economicamente e non si avrebbero le risorse liquide per pagare tutto subito.

“Abbiamo deciso di testare il servizio fornito da Cofidis, in particolare nella formula PagoDIL, e

devo dire che siamo partiti a dicembre e ad oggi

ci possiamo dire soddisfatti, i nostri collaboratori hanno capito le opportunità dello strumento, le

hanno recepite e lo utilizzano spesso e bene nel momento del bisogno del cliente”.

In che senso, dottoressa Buriano? Quando il cliente ci manifesta la sua difficoltà a

far fronte a un intervento necessario pagando in contanti, allora sappiamo che è il momento di proporlo.

Diversamente, non siete voi a proporlo per primi? Guardi, noi rileviamo che la propensione

PATRIZIA BURIANO

Sicuramente, sta incrementandosi con una

affrontare i pagamenti dilazionati utilizzando

di più è nell’acquisto di prodotti necessari

Direi di sì. Oggi farsi finanziare un acquisto non è

costante progressione, ma non è ancora la

regola. Come dicevo, dove incide sempre

e impegnativi, penso ai clienti che devono fare manutenzioni impegnative in officina

ad esempio, con riparazioni, manutenzioni o sostituzioni importanti, che riguardino autoveicoli strumentali, usati per lavoro. Allora

sì che lì il pagamento a rate o dilazionato viene

in aiuto del cliente. La persona ha bisogno della macchina per andare al lavoro e non può farne a

meno, ricorre a uno strumento che a lei risolve un problema e noi

venditori è preziosa per evitare che il cliente

rinvii acquisti necessari. Dalla sostituzione degli

complicata. E noi ci sentiamo più a nostro agio nel

proporre ed erogare i finanziamenti. Nonostante

questo, comunque, l’azienda ha organizzato dei momenti di formazione riservati agli addetti che

devono saper proporre e assistere i clienti in queste soluzioni affinchè sappiano cosa stanno proponendo, sappiano rispondere alle domande essenziali e ad usare, alla mala parata, il servizio di assistenza esterna.

Dunque la semplicità è essenziale? Sì, le

la

semplicità:

formule

che

funzionano meglio sono le più semplici, devono

o altre forme di dilazione…

una formula di finanziamento tradizionale è

si rimanda più un intervento per mancanza di liquidità ma si procede con il credito al consumo

Cos’ha frenato finora questo strumento di finanziamento che è ancora meno usato, in Italia, rispetto agli altri mercati europei, nella vostra esperienza?

Eppure il mercato del credito al consumo cresce…

ma trovo che negli ultimi tempi la tendenza sia

76

più un tabù, e non è più neanche una procedura

pneumatici a quella delle pastiglie dei freni, non

Diciamo che l’acquisto a rate non è diffuso

voluttuarie.

Insomma, è caduto il tabù?

DALLA SOSTITUZIONE DEGLI PNEUMATICI A QUELLA DELLE PASTIGLIE DEI FRENI, NON SI RIMANDA PIÙ PER MANCANZA DI LIQUIDITÀ

all’acquisto a rate è alta per le occasioni

di necessità, molto più bassa per le spese

finanziamenti e rateazioni.

come potrebbe e meriterebbe perché in Italia c’è ancora una diffusa mentalità vecchio stile, cambiata, ci si sta abituando sempre di più ad

essere facili da comprendere, facili da utilizzare, e non solo per il cliente, anche per noi! Proporre

molto più difficile che proporre PagoDIL, che è sicuramente il più facile strumento di tutti ed

è quindi molto convincente per il cliente. Non dover compilare mille documenti, produrre

certificazioni e firmare scartoffie… è molto meglio… Nel caso di strumenti flessibili come PagoDIL ci sono meno criticità.

Ora parliamo del vostro settore, il mercato dell’auto. Come va?


c’è un ritorno alla riflessione su questo mito: è

assistiti da una persona vera che ti aiuta. Poi

usate sta prendendo piede in tutto il mondo,

Rateazioni anche per chi compra on-line?

effetti necessario la proprietà oppure no? Anche il noleggio a lungo termine di vetture nuove o

OGGI NON È PIU’ UN TABU’ FINANZIARE UNA SPESA, E NON È PIÙ NEMMENO UNA PROCEDURA COMPLICATA Sicuramente c’è un nuovo uso dell’auto nelle

strade delle nostre città. Negli ultimi tempi si

sta assistendo proprio a un cambio di approccio nell’utilizzo e nel cambio di relazione con il

concetto stesso della proprietà dell’auto. Si

si fa spazio anche qui, si faticherà un po’ ma funzionerà.

Come vi trovate nel rapporto con Cofidis? Ci siamo trovati bene,

è uno strumento che

su un parco auto più datato c’è più bisogno di

questo tipo di servizi. Peraltro è un fenomeno che io vedo, in generale, positivamente. Si fa un

Ben trentaquattro, fino

a Roma. Siamo forti in

Lombardia, Piemonte, Triveneto,

Emilia

viene proposto anche in altri ambiti, per esempio

metropolitane, anche se stiamo iniziando a

proposto, visto che tanti lo utilizzavano, ci è

sembrato strumento efficace e semplice, Poi per le biciclette elettriche che vendiamo bene,

soprattutto on-line. Le vendiamo con i marchi d’origine ma anche con un marchio interno

nostro, è un mezzo che inizia ad essere molto interessante, i clienti lo chiedono.

integrati con negozio e officina, con grandi superfici, ubicati di solito nelle aree delle cinture

pensare di aprire anche punti vendita express

dentro i centri cittadini. E poi e-commerce, naturalmente.

E l’on-line? E’ un altro vostro canale di vendita. Come procede?

dell’on-line, per noi, dipende sempre dal livello

i veicoli saranno usati più di prima, ebbene:

A quanti punti vendita è arrivata la sua Norauto?

Romagna, Toscana, Abruzzo. Punti vendita,

al riparo da queste incertezze prospettive. Anzi,

se è vero che col diffondersi del car sharing

Per ora no, ma ci arriveremo.

non conoscevano benissimo all’inizio, ce l’hanno

Rappresenta uno sviluppo che ha senso e molto

manutenzione, siamo un settore relativamente

personali.

RAPPRESENTA UNO SVILUPPO CHE HA SENSO E MOLTO NE AVREBBE ANCHE PER ESEMPIO NELL’AMBITO DEL CREDITO DI NUOVA GENERAZIONE

tende a farne un uso non minore ma diverso.

Noi, nel momento in cui eroghiamo il servizio di

è chiaro che dipende da tante variabili anche

ne avrebbe anche per esempio nell’ambito

del credito di nuova generazione. L’efficienza

di servizio e assistenza e consulenza che si è in grado di offrire. Abbiamo per esempio una chat on line, per cui sul nostro sito si può fare acquisti

utilizzo dell’auto più prolungato negli anni, si

tende a ripararla e non a sostituirla. Per il resto

stiamo assistendo e assisteremo a cambiamenti ancora maggiori. Soprattutto nelle grandi città

si sta andando verso un rapporto con l’auto più orientato “al bisogno” che al possesso.

Qualche esempio?

Una volta c’era tendenza ad avere due o tre auto per famiglia, il che oggi è meno vero, e

noi come tanti altri attori del mercato dobbiamo

adeguarci, e cambiare con il mercato che

sta cambiando,, per esempio sostenendo

le nuove forme di mobilità più sostenibili: come l’auto elettrica. Noi prevediamo che ci

sarà sicuramente una grande espansione del noleggio a lungo termine. In passato si tendeva

a rendersi proprietari di qualunque cosa, ora

LA SEDE DI NORAUTO CON IL LOGO DELL’AZIENDA NELL’INSEGNA

77


FINANZIARE L’IMPRESA

Il prestito P2P che premia il merito e alza i rendimenti Prestiamoci mette in contatto potenziali investitori attirati da un tasso medio lordo del 5,5% e debitori con un alto merito creditizio che permette loro di avere interessi più bassi

la possibilità di un’esperienza digitale semplice e

nea – ma col passaparola si avvicinano al sistema

come Prestiamoci, attuata valutando il merito di

di Marco Gemelli

mento tra le parti, riducendo il costo dell’inter-

qualsiasi somma investita nell’arco di 24 ore con

N

on sono più soltanto le “tradizionali”

banche a prestare denaro ai privati.

Da qualche tempo esistono piattafor-

me online di “P2P Lending” che svolgono una funzione analoga, ma con formule e peculiarità particolari.

Ne è un esempio la start up innovativa milane-

se Prestiamoci, autorizzata da Banca d’Italia con

due licenze, una come società finanziaria e una come istituto di pagamento attraverso la control-

lata Pitupay. Tra gli azionisti della società – che da poche settimane ha chiuso un aumento di capitale di oltre 1,5 milioni– spiccano l’entrata del Gruppo CR Asti (tramite la partecipata Pita-

gora) e il rafforzamento del Gruppo Banca Sella.

I player bancari più dinamici iniziano a seguire il settore, come avvenuto in altri Paesi.

«Le banche – spiega il Ceo Daniele Loro - sono

interessate a questo modello perché affianca la

tradizionale offerta ampliando i potenziali destinatari facendo leva su due elementi: da un lato la

definizione del tasso più conveniente in base al

merito creditizio delle persone fisiche, dall’altro

78

IL TEAM DI PRESTIAMOCI. SOTTO, L’AMMINISTRATORE DELEGATO DANIELE LORO

veloce». Gestire l’incontro tra domanda e offer-

ta di prestiti tra privati è la mission delle società

credito dei debitori e gestendo i flussi di pagamediazione finanziaria, incrementando l’offerta

di credito verso le famiglie e proponendo una diversificazione del portafoglio a famiglie ed inve-

stitori istituzionali con una media di rendimento medio lordo del 5,5% e con qualità di prestiti pri-

me il cui rendimento netto è oggi intorno al 4,8%. «Chi si rivolge al mercato P2P – aggiunge Loro - sono soggetti con alta scolarità, abitudine a

usare il web, in grado di

esibire una storia cre-

anche altri profili». La velocità di impiego della

piattaforma è elevatissima: è possibile impiegare

una diversificazione significativa (fino a migliaia

di prestiti). In passato occorreva attendere le offerte di nuovi prestiti; oggi, in presenza del mer-

cato secondario e di soluzioni sviluppate ad hoc,

è possibile impiegare l’intero importo investito, anche per importi elevati nell’ordine di 50mila euro in 24 ore.

«Tra il 2015 e il 2017 – racconta ancora Loro –

gli operatori di settore sono aumentati in modo

CHI SI RIVOLGE AL MERCATO P2P SONO SOGGETTI CON ALTA SCOLARITÀ, ABITUDINE A USARE IL WEB CON UNA STORIA CREDITIZIA ECCELLENTE

ditizia eccellente e un

significativo e oggi le piattaforme

operanti

nel mercato sono cinque, più quelle dedicate

alle imprese che hanno

profilo di merito creditizio elevato. Così possono

un modello simile».

prodotto una base di diversificazione dei propri

stati 111 per un ammontare complessivo di 1,3

ottenere tassi migliori rispetto ai canali tradizionali. Gli investitori hanno individuato in questo portafogli. L’investimento ha una remunerazione caratterizzata da anticiclicità in quanto correlato

all’economia reale. Gli investitori poi apprezzano la limitata volatilità rispetto ad altre forme

d’investimento, prime fra tutte l’azionario. Sperimentata la solidità e stabilità dei rendimenti, au-

mentano progressivamente la propria posizione. Si tratta inizialmente di soggetti attenti alle novità e a cui piacciono le soluzioni digitali – sottoli-

Prestiamoci è prima in Italia e ottava in Europa:

nel primo trimestre 2018 i prestiti erogati sono

milioni di euro, nello stesso periodo del 2017 erano stati erogati 70 prestiti (per 663mila euro).

L’anno scorso sono stati erogati 469 prestiti per oltre 5,1 milioni. Dalla sua fondazione, la società

ha erogato quasi 11 milioni di euro con più di duemila clienti quasi equamente distribuiti tra

richiedenti e prestatori. E il 2018 si apre con un netto miglioramento in termini di erogato,

rispetto al 2017: marzo è il mese più significativo


con un incremento del 145% (dai 269mila del

2017 ai 658mila di quest’anno). Dopo aver già ricevuto l’anno scorso il marchio di qualità come migliore offerta in Italia per i prestiti del Social

Lending, Prestiamoci lo ha visto riconfermato a marzo dall’Istituto Tedesco di Qualità. È inoltre

in fase di realizzazione un pannello di controllo

per facilitare a consulenti finanziari indipendenti

e promotori finanziari la gestione delle

raccomandazioni d’investimento ad operatori di settore per i propri clienti. «Stiamo

crescendo

in

modo

significativo

– aggiunge Daniele Loro - anche se la

raccolta da parte di investitori individuali ha

necessariamente tempi più lunghi rispetto al potenziale di erogazione attuale. Abbiamo

l’obiettivo di erogare circa 20 milioni nei prossimi 12 mesi e stiamo realizzando un’operazione di cartolarizzazione che ci consentirà di

IL MERCATO PRIMARIO E SECONDARIO Prestiamoci ha un mercato secondario che consente l’uscita, senza costi aggiunti, in qualsiasi momento. Il mercato primario propone agli investitori della piattaforma tutti i finanziamenti di nuova erogazione: questi possono investire la liquidità disponibile sul conto anche reinvestendo i guadagni realizzati. Nel mercato secondario invece i prestatori possono scambiarsi quote di

prestiti già in corso (purché regolari nei pagamenti). Da un lato pertanto c’è chi acquista quote scegliendo i prestiti e utilizzando la liquidità di cui dispone, dall’altro ci sono altri prestatori che vendono quote dei prestiti in cui hanno investito in precedenza. Il mercato secondario consente di modificare il profilo del proprio portafoglio vendendo e comprando quote di prestiti con determinate durate e tassi, oppure

liquidare anticipatamente il proprio investimento (in parte o in toto). “È stata una scommessa che stiamo vincendo – spiega Daniele Loro - in quanto i deflussi del mercato secondario per prestatori in uscita sono stati minimi. I clienti invece hanno liquidato le proprie posizioni e reinvestito successivamente, utilizzando il conto come fonte di rendimento delle giacenze inutilizzate durante l’anno.

disporre delle risorse da investire nella nuova

del portafoglio erogato è determinante –

privilegiare i volumi di erogato a discapito del

professionali e sofisticati. Sarà un ulteriore

di Prestiamoci con i propri investitori. A

con un livello di ritardi e insolvenze pari ad una

produzione. Così gli investitori si vedranno affiancati nell’investimento anche da investitori elemento di rassicurazione sulla loro scelta».

LA SOCIETÀ VANTA UN’ECCELLENTE SELEZIONE DEL RISCHIO, CON UNA PERDITA ATTESA DI PORTFOLIO BEN AL DI SOTTO DELLA MEDIA

sottolinea ancora Loro - in quanto dimostra nei fatti che esiste un allineamento di interesse

differenza di altre situazioni in cui il modello di sola intermediazione potrebbe spingere a

rischio, nel nostro modello i volumi non sono l’unico obiettivo e i dati del nostro portafoglio

frazione della media di mercato ne confermano la bontà».

Non a caso, fornendo servizi di gestione del rischio di credito e di liquidità, Prestiamoci utilizza canali distributivi online con processi

di erogazione e conferimento di denaro completamente

digitalizzati,

con

software

proprietario. La società, che vanta un’eccellente

selezione del rischio di credito con una perdita attesa di portfolio ben al di sotto della media nazionale, è inoltre l’unica piattaforma sul

mercato che investe insieme ai suoi clienti

con allineamento di interessi a loro tutela: «È

un elemento di importante differenziazione rispetto a tutte le altre piattaforme del mercato. Il

coinvolgimento

diretto

nell’andamento

L’OBIETTIVO È EROGARE 20 MILIONI NEI PROSSIMI 12 MESI E STIAMO PREPARANDO UNA CARTOLARIZZAZIONE 79



L’imperativo categorico per chi detiene un buon patrimonio resta sempre: non perdere soldi. Ma come si fa allora a guadagnarne, se non si rischia? E’ questa la domandachiave di un vero wealth management, la gestione complessiva ottimale del patrimonio dei benestanti. Ed è anche la domanda che i clienti devono imparare a rivolgere con determinazione, senza fermarsi difronte a nessun ragionamento dilatorio o evasivo.

86 SERVE ECCELLENZA L’OPINIONE DI ALFONSINO MEI

87 LA GESTIONE SEMPRE PIU’ DIFFICILE FAR RENDERE I RISPARMI

WEALTH MANAGEMENT

WORKSHOP PRIMO, NON SPERPERARE

LA TERRA PROMESSA DEL RISPARMIO È SEMPRE IL WEALTH MANAGEMENT In Italia 1,2 milioni di cittadini dispongono di una liquidità di almeno 500 mila euro. Masse di risparmio perennemente in cerca di migliorarne la gestione. E tutti i gruppi specializzati puntano a sedurre questi clienti di Ugo Bertone

È

la parte più ricca e promettente dell’inre una porzione del tesoro. Secondo i calcoli di dustria del denaro. Ma anche la più comMagstat, la società specializzata nelle ricerche petitiva e la più esposta alla concorrenza, alle sul mercato private, le masse amministrate prese con una clientela sempre più esigente e dal sistema ammontano in Italia attorno a raffinata. E’ il destino del wealth management, 870 miliardi di euro, una cifra che corrisponla riserva più ambita e de a più di un terzo del redditizia del merca- UNA POSTA IN GIOCO MOLTO RICCA prodotto interno lordo to del risparmio che Le masse amministrate dal sistema italiano. A tanto equiattrae le attenzioni nel nostro Paese ammontano a circa vale la ricchezza pos870 miliardi di euro, cioè un terzo del Pil. di tutti gli operatori, seduta da un milione E il mestiere di gestire questi soldi sta italiani ed internazio- cambiando, tra regole e tecnologie nuove e 200 mila clienti che nali. Un mestiere che, dispongono in media complici le tante novità introdotte dalla Mifid di una liquidità di almeno 500 mila euro. La 2 e dall’innovazione tecnologica, rischia di ricifra, poi, potrebbe salire ancora se si tenesse servare non pochi colpi di scena nel futuro. Ma conto di quei clienti e di quei capitali che finola posta in gioco è così alta da giustificare gli ra non sono entrati nell’orbita del sistema: altri sforzi per aggiudicarsi la corsa per conquista250 miliardi circa, secondo un calcolo appros-

81


> WORKSHOP WEALTH MANAGEMENT simativo, in cerca di gestore. Ma il lavoro del wealth manager non si esaurisce nella gestione del denaro liquido affidato dal cliente alla capacità del team di gestione di saper scegliere le soluzioni più appropriate (anche alla luce della necessità di evitare i conflitti di interesse). Ancor più utile e strategica è la capacità di garantire il benessere del cliente a 360 gradi, con un occhio attento un po’ a tutto: la gestione del patrimonio immobiliare, spesso la parte più consistente dei beni di famiglia, fino all’assistenza necessaria per tutelare i beni artistici, con un’attenzione particolare ai problemi del passaggio tra le generazioni. Il gestore deve così ricorrere – per esempio - al supporto dell’Art advisor, il consulente che assiste il cliente al momento dell’acquisto o della vendita di un’opera o aiuta alla sua conservazione, in occasione di un restauro piuttosto che garantendo manutenzione e trasporto adatti. Un’attività, insomma, che comporta le qualità del private banking ma che confina con i compiti del family office. Per questo, l’asticella per entrare al far parte del club dei privilegiati che possono contare sul supporto di un wealth manager è posta così in alto. “Il patrimonio del cliente – secondo quanto sostiene l’Associazione Italiana Private Banking – non può, per motivi di economicità e di sostenibilità, essere inferiore a due milioni di euro, compresi i beni immobiliari e di lusso”. Di qui l’esigenza dei Big Players del settore di individuare figure di consulenti sempre più

PAOLO FEDERICI

82

FABIO INNOCENZI

IL NOSTRO SETTORE È PROSSIMO AD UN CAMBIAMENTO PROFONDISSIMO

formate e professionali. ”Se guardiamo all’I“L’industria del wealth management - ha talia – si legge nell’indagine curata da Boston scritto Gianpiero Giuffrida, responsabile del Consulting Group e Aipb - la consapevolezza private banking in Bnl-Bnp sul magazine interdella necessità di segmentare e differenziare nazionale World Finance – sta per affrontare maggiormente i ruoli del private banker è oggi il cambiamento più profondo dai tempi della molto diffusa. Si può prevedere che tale camcrisi finanziaria a causa della convergenza di biamento permetterà più fattori: lo sviluppo al settore di ridurre UNA NUOVA CONSAPEVOLEZZA della tecnologia digii costi standard e di Se guardiamo all’Italia - scrivono Boston tale conduce a nuovi focalizzare gli sforzi Consulting Group e Aipb - la consapevolezza servizi fintech, come sui segmenti a valore della necessità di segmentare e differenziare l’introduzione dei roi ruoli del private banker è molto diffusa come aggiunto” facendo leva bot advisor. Molte case anche l’esigenza di ridurre i costi standard sulla tecnologia. Ma stanno proponendo anche coinvolgendo nuove figure quali avvoservizi di consulenza sempre più specializzacati, manager, consulenti strategici di impresa, ti. Tutti, poi, devono tener conto delle regole professionisti in arrivo dal mondo digitale e sempre più focalizzate sulla tutela del cliente. così via. Il mercato, insomma, è in fermento e, Anche la demografia impone cambiamenti, assicurano gli esperti, le novità non manchea partire dall’ingresso in scena dei millennial ranno. più abbienti che chiedono servizi più personalizzati”. Per attrarre i nuovi clienti (tra questi, anche e soprattutto gli imprenditori delle piccole e medie imprese) si devono sfruttare a fondo le opportunità offerte dal digitale, servizi in grado di operare 24 ore al giorno (come Privilege Connect che collega il cliente con la centrale tramite pc o smartphone) o Youmanist, un prodotto editoriale sul mobile che offre informazioni e consigli utili di life style e non solo, da fruire anche nei ritagli di tempo, durante l’attesa in aeroporto o nei tragitti in taxi, un buon modo per rafforzare la relazione con il cliente, naturalmente anche con suggerimenti utili per il business.

IL COMPARTO DEVE FOCALIZZARE GLI SFORZI E DIVENIRE HI-TECH


GIANMARIA MOSSA

La tecnologia conta sempre di più. Ma alla fine quel che svetta è sempre il ruolo del fattore umano, cioè il rapporto diretto. La fiducia, ovviamente, si conquista prima di tutto con i risultati, favoriti peraltro dalla buona intonazione dei mercati. Ma anche dalla capacità di saper assistere una clientela dalle caratteristiche diverse, che la recente ricerca Aipb ha segmentato in quattro grandi categorie: il cliente tradizionalista (il 28% del mercato) che si approccia al servizio nel modo più consueto; il distaccato (il 25%) ancora alla ricerca della consulenza a lui più congeniale; il distratto (27%) soddisfatto ma disinteressato alle tematiche finanziarie così come gli sono state presentate finora; l’ingaggiato (20%), cioè il cliente “perfetto”, esigente ma competente, interessato, fidelizzato, lo sponsor migliore dell’attività

CARLO MESSINA

È IN ATTO UNA GARA A CHI SI ACCAPARRA I TALENTI MIGLIORI NELLA GESTIONE professionale presso amici e conoscenti. E’ in questa cornice che si possono apprezzare le tante novità di un sistema in grande ebollizione. E’ in pieno svolgimento innanzitutto la corsa per assicurarsi i talenti migliori. Il primo colpo grosso l’ha messo a segno probabilmente Fabio Innocenzi, responsabile per l’Italia di Ubs Europe e presidente dell’Aipb che ha ingaggiato uno dei manager più esperti: Paolo Federici, una lunga carriera (12 anni) in Fidelity per cui ha ricoperto più ruoli, in Italia e nel resto d’Europa, dopo esser stato il responsabile prodotto per il colosso del gestito. Non meno agguerrita Banca Generali che ha varato, spiega l’amministratore delegato Giammaria Mossa “una divisione dedicata per i consulenti sopra i 50 milioni di euro, con focus sul wealth management e modello di

È INDISPENSABILE LA CONOSCENZA DEI MERCATI MA ANCHE DEI CLIENTI

servizio dedicato”. La punta di diamante di un esercito che conta oltre 200 consulenti finanziari con oltre 17 miliardi di asset, più la rete di private banker (oltre 30 miliardi di masse) e la divisione financial planner (intorno agli 8 miliardi) rivolta ai profili più giovani. Un’armata nata per offrire servizi a 360 gradi, dall’assistenza legale alla consulenza sulle collezioni d‘arte. “Possiamo contare – dice Mossa – su tre caratteristiche non replicabili altrove: i migliori talenti in tema di consulenza; una piattaforma digitale molto innovativa nei servizi legati alla tutela del patrimonio; e infine un forte posizionamento nel private banking e nel wealth management, che in più può contare sulle sinergie in ambito assicurativo con una società leader come Generali”. Obiettivo dichiarato: un patrimonio di 70 miliardi nel 2020. Date le premesse è più facile capire le mosse degli altri Big, che non vogliono mancare l’appuntamento. Non a caso negli ultimi due anni,

UNA METAMORFOSI IN ATTO Complice il terremoto del sistema bancario, il wealth management ha registrato grossi cambiamenti che certamente continueranno anche nei prossimi mesi in attesa di nuovi assetti che potranno coinvolgere tutti i big

complice il terremoto del sistema bancario, il wealth management ha registrato grossi cambiamenti. Intesa San Paolo ha acquisito le due Popolari venete, rafforzando così la sua posizione di leader del mercato, in attesa di “stringere un’alleanza strategica con un grande player”, come ha detto lo stesso ad Carlo Messina, sottolineando che in ogni caso la maggioranza resterà in mano a Ca’ de Sass. Nel frattempo Intesa Private Banking ha acquisito l’elvetica Banque Morval. Intanto a gennaio Julius Baer è salita dall’80 al 100% di Kairos Investment Management. Ersel ha acquisito la quota di maggioranza di Banca Albertini Syz (Alberto Albertini mantiene il controllo del 35,7%). E il wealth Management di Schroders Italia è stato conferito a Banca Patrimoni Sella in cambio di una partecipazione di minoranza.

WORKSHOP WEALTH MANAGEMENT > 83


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Fideuram punta al podio del private in tre mosse Più consulenti, nuove aree di sviluppo, modelli di servizio più performanti: ecco il piano per diventare la seconda private bank dell’Eurozona

di Marina Marinetti

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PAOLO MOLESINI, A.D. DI FIDEURAM

iventare una delle prime cinque private I 393 nuovi consulenti provenienti dalla conbank in Europa (e la seconda nell’Eurocorrenza l’anno scorso, che hanno portato il zona) in meno di tre anni? È facile, se gruppo a superare la soglia dei seimila private sai come farlo. Meglio ancora se hai appena banker, non bastano: «Intendiamo potenziare chiuso l’anno più felice della tua vita (il 2017) i canali distributivi con l’assunzione di 1400 con la miglior performance commerciale nuove persone nel triennio», dice Molesini. E di sempre (12,4 miliardi di euro di raccolta per rafforzare il reclutamento, il gruppo punta netta, +47%) e un utile netto consolidato da sul proprio vivaio: il Fideuram Campus a Mirecord storico (871 milioni, +11%), se già nel lano, Torino, Roma e Genova, per lo «sviluppo primo trimestre del 2018 hai raccolto altri 2,5 professionale dei giovani meritevoli e capaci» miliardi e se conti su una solidità patrimo(l’anno scorso sono stati inseriti 75 giovani niale decisamente al nella Rete Fideuram e di sopra dei requisiti 24 nella Rete SanpaRISULTATI RECORD NON SOLO PER IL 2017 normativi (Tier 1 al Se lo scorso anno è stato quello olo Invest) e la Lear16.8%). della miglior performance e dell’utile più alto ning Factory, la “FabSeduto – si fa per dire di sempre, per il prossimo triennio l’obiettivo brica dei Banker”, che – su 213,8 miliardi di di raccolta netta del piano industriale formerà la classe dei 2018/2021è di 54 miliardi di euro euro (il totale delle consulenti di domani masse amministraattraverso l’e-learning te al primo trimestre 2018), Paolo Molesini, online: «Verrà lanciato un programma di reamministratore delegato di Fideuram - Intesa cruiting di circa 60 talenti all’anno da univerSanpaolo Private Banking, parla di «una cliensità eccellenti». Quasi il 10% dei 54 miliardi tela sempre più esigente» e di «un modello di di nuova raccolta arriveranno dall’estero. L’oservizio in grado di affrontare qualsiasi conbiettivo? «Intercettare gli enormi capitali dei dizione di mercato». L’ambizioso piano indunuovi ricchi del mondo». In Europa il ruolo striale 2018-2021 impernia l’obiettivo della decisivo lo giocherà la Svizzera: «Dopo la voraccolta netta - 54 miliardi di euro, mica nocluntary disclosure ci sono ingenti patrimoni cioline - su tre cardini: nuovi consulenti, nuodei nostri connazionali perfettamente interve aree di sviluppo, nuovi modelli di servizio. cettabili perché assolutamente trasparenti»,

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DOPO LA VOLONTARY DISCLOSURE CI SONO INGENTI PATRIMONI DEI CONNAZIONALI INTERCETTABILI PERCHÉ TRASPARENTI spiega l’AD. Il punto di partenza è stato l’acquisizione del gruppo Morval Vonwiller, che incorporerà Intesa Sanpaolo Private Banking Suisse, assumendone il nome e che controllerà direttamente anche la filiale di Londra, meno attrattiva dopo la Brexit. E al di fuori del Vecchio continente? «Siamo interessati agli italiani nel mondo. Abbiamo individuato i paesi che crescono maggiormente, senza barriere troppo rigide e con un tipo di clienti facilmente intercettabile: il Sudamerica ha tutte queste caratteristiche, spesso sono italiani di seconda generazione e Intesa Sanpaolo vanta in quelle aree una tradizione consolidata». Poi c’è la scommessa cinese avviata con Yi Tsai (“Talento Italiano”), la start-up controllata insieme a Eurizon e alla Divisione Banche Estere: «L’idea è di costruire una Fideuram cinese, portando il nostro know how in un’area dalle forti potenzialità». Dulcis in fundo, il “targeting diretto dei clienti digitali”, col lancio di un canale per acquisire potenziali clienti self-directed. E poi il rafforzamento della piattaforma digitale per la consulenza a distanza: «Abbiamo già il 10% di clienti fully digital e vogliamo sviluppare ulteriormente le potenzialità della nostra piattaforma “Alfabeto”», spiega Molesini. Il costo dell’operazione? Un investimento di circa 40 milioni di euro nei prossimi tre anni.


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Chi opera nel risparmio deve diventare eccellente Gli effetti della Mifid II iniziano a farsi sentire nella soddisfazione del cliente per i risultati e la professionalità del consulente

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na consulenza integrata a 360° che garantisca una ricca e diversificata offerta di servizi e prodotti, legati agli investimenti e alla protezione del patrimonio. E’ quello che occorreal settore. Perchè, come si comporteranno i consulenti finanziari quando i clienti del risparmio gestito, mese dopo mese, si abitueranno a guardare tutti, chiaramente esposti sui prospetti, i costi del servizio in cifra assoluta e non più soltanto in percentuale? Saranno all’altezza e saranno tutti formati per le nuove regole di Mifid II? Il 2018 rappresenta un anno di cambiamento nella relazione fra il consulente finanziario e cliente, e la maggiore trasparenza del costo del servizio acquisita grazie alla Mifid comporta una accresciuta propensione alla valutazione da parte del cliente, in virtù, appunto, della esplicitazione dei costi in valore assoluto e non più soltanto in percentuale. Si evidenzia un livellamento nella soddisfazione del cliente, che si attesta sulla soglia del 75%. Tuttavia si rilevano lievi segnali di erosione nella soddisfazione per la consulenza e i servizi ricevuti, sicuramente da non trascurare, anche se non preoccupanti. La soddisfazione per il referente invece registra un netto calo, dovuto anche ad un peggior percepito della professionalità del consulente. L’incontro con il consulente è reputato mero

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A DESTRA ALFONSINO MEI, CONSIGLIERE DELL’ANASF E DELL’ENASARCO

esercizio routinario. Bisogna essere pronti a dare nuove proposte, la consulenza è molto di più che gestione degli investimenti, è vero e proprio wealth management, creare l’interesse per la gamma dell’offerta e intercettare proattivamente le reazioni della clientela ad alcune novità dovute alla Mifid nonché la soddisfazione generale del servizio. Il consulente deve avere le necessarie competenze finanziare “giuste” ed essere in grado di offrire una gestione patrimoniale che dovrebbe essere costruita in base alle esigenze

del cliente: data la quantità di informazioni confidenziali che vengono scambiate tra un cliente e il suo consulente finanziario, è difficile pensare che il loro rapporto non sia costruttivo e proficuo. E invece sono ancora pochi i consulenti che riescono a mettere in pratica ciò che hanno imparato dalla relazione con il cliente. In altre parole, tutti ascoltano (o sembra che lo facciano) ma in pochi riescono poi a tradurre in atti pratici ciò che è desiderato. Il vero problema è che il consulente a parcella ha poco appeal e non tutti sono in grado di

Interesse sul debito pubblico italiano

(miliardi di €; elaborazione Servizio Studi BNL sulla Commissione Europea)

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di Alfonsino Mei


farsi pagare la consulenza perché l’investitore è avverso a questo. Il consulente finanziario deve diventare un gestore che cura gli aspetti finanziari degli investimenti di clientela privata. E’ una figura ad altissimo grado di professionalità, più vicino alla consulenza estesa che non alla vendita. La sua professionalità si decide sulla capacità di conciliare la padronanza tecnica della materia con la capacità di relazione, deve gestire la clientela con professionalità e competenze e deve disporre di strumenti adatti a soddisfare qualsiasi tipo di clientela. Deve essere un professionista di fiducia, il tutto fare per gli affari di famiglia e avere una serie di competenze molto più ampie, dal legale al fiscale etc.. Generalmente con il termine wealth management si vogliono indicare i servizi offerti alla parte più elevata dalla gestione dei patrimoni, cioè appunto la crescente domanda di servizi di wealth management che sta interessando in maniera significativa sia il mondo degli intermediari finanziari sia quello dei consulenti finanziari. Per farvi fronte è richiesta una consulenza personalizzata, altamente specialistica e multidisciplinare. Una prima tematica particolarmente cara è quella del passaggio generazionale: tale ambito presuppone la conoscenza approfondita di istituti giuridici domestici ed esteri, nonchè la capacità di contemperare le ripercussioni fiscali di ciascuna scelta. Una ulteriore sfera abbraccia il patrimonio immobiliare, in cui appare cruciale una costante valorizzazione e segregazione degli asset. Nell’ambito dell’art advisory, vanno curati - sotto un profilo civilistico e fiscale - l’acquisto, la detenzione e la vendita di tali beni. Sono questi i temi che devono essere approfonditi sia da tutti gli intermediari per accertarsi che effettivamente tutti siano in grado di generare valore e servizio.

Accudire il cliente non basta ma far rendere i soldi oggi è dura

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ccudire il cliente con l’attenzione che si riserverebbe alla propria innamorata, la meticolosità di un grande sarto, la dedizione di un fan: va bene, ma non basta a fare il perfetto “wealth-manager”. Quel che comunque deve funzionare alla perfezione, oltre le buone maniere, è la qualità della gestione del patrimonio, il rendimento che si riesce ad estrarne, ossia il core-business della professione. E in questa fase dei mercati internazionali, far rendere il denaro dei clienti è particolarmente complesso. I Paesi ricchi e consolidati – quelli del G8, per capirci – vivono in un’epoca di bassi rendimenti e quindi hanno mercati obbligazionari avari e viceversa hanno borse già molto salite, tanto da far dubitare che possano salire ancora. I Paesi emergenti, pur in grande crescita, sono però più che mai attraversati da venti di instabilità geopolitica anche molto preoccupanti, e alle prese

con un indebolimento delle loro valute dovuto in gran parte al ritorno del dollaro forte. La valuta americana è cresciuta del 4,5% circa rispetto all’Euro, e mediamente del 4% rispetto al Dollar Index, un paniere di valute globali. A subirne le conseguenze sono soprattutto quei Paesi emergenti che hanno un elevato debito in dollari: è il caso dell’Argentina, che ha risposto con misure drammatiche al crollo del Peso. La banca centrale di Buenos Aires, con una serie di rialzi, ha portato i tassi addirittura al 40%, dopo che la vendita di un miliardo e mezzo di dollari di riserve non aveva sortito gli effetti sperati. La debolezza dell’Argentina e quella, pur in misura minore, della Turchia, hanno impattato sul comparto degli emergenti in modo importante, perché i due Paesi pesano per il 25% sull’indice High Yield e per il 12% su quello omnicomprensivo. Secondo le più recenti e qualificate analisi, però, va ricordato che i

fondamentali di un buon numero di Paesi restano solidi, e le aspettative di inflazione non sono peggiorate. Fattori che portano a ritenere che le turbolenze in atto non siano tali da sconsigliare in modo assoluto gli investimenti in mercati emergenti, ma solo da indurre a una maggiore cautela e selettività, peraltro necessari anche in tanti altri settori di mercato. Anche perché riuscire a incrociare in modo efficace l’andamento dei mercati è un’impresa sempre più improba. A complicare il quadro, le incertezze dell’Eurozona, che dopo le complesse situazioni in Catalogna e Austria sconta, ahinoi, quella italiana. Sarebbe meglio ricordare il nostro problema capitale degli interessi sul debito pubblico. In 5 anni, grazie alla riduzione dello spread, si è ridotto da 84 a 66 miliardi (grafico nella pagina a sinistra). Questa sola voce, insomma, incide per 18 miliardi sui conti pubblici: una manovra correttiva e mezzo...

WORKSHOP WEALTH MANAGEMENT > 87



COMUNICARE L’IMPRESA Come farsi strada nella nuova “giungla” della comunicazione in cui i canali si moltiplicano a dismisura? Serve un maestro che insegni l’arte dei ninja, abili a muoversi tra la moltitudine di stimoli. Ma i maestri, quelli veri come De Bortoli, invitano i media a essere meno conformisti. Messaggio preso in parola dai “ragazzi terribili” di Radio Immaginaria, l’emittente dedicata ai giovani tra gli 11 e i 17 anni

92 FERRUCCIO DE BORTOLI «MENO CONFORMISMO E PIU’ AUTOCRITICA PER I MEDIA»

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RADIO IMMAGINARIA LA “REPUBBLICA DEI RAGAZZI” FUNZIONA E SI ESPANDE IN EUROPA

MARKETING POSTMODERNO, COME DIVENTARE “NINJA” E VIVERE FELICI Social media marketing, video native advertising, neuro e bio marketing. Cosa c’è nel futuro della comunicazione commerciale e che strategia deve utilizzare un’azienda per essere vincente e intercettare nuove audience? di Vincenzo Petraglia

È

il tema cruciale con il quale, volenti o Partiamo dall’inizio. Come e perchè è nato nolenti, tutte le aziende stanno facendo i Ninja Marketing? conti. La comunicazione commerciale ai temNinja Marketing è nato dalla frustrazione, dal pi del web 2.0 e dei social network. Economy desiderio di proporre un nuovo punto di vista ha scelto di farsi chiarire le idee da uno dei nel campo del marketing e della comunicazioguru italiani del settore, Mirko Pallera, enfant ne, all’epoca ancora legati a pratiche obsolete. terrible della digital communication made in Oggi stiamo cercando di fare un ulteriore pasItaly e co-fondatore di “Ninja Marketing”, una so in avanti, trasformandolo in un prodotto piattaforma per la editoriale generazioINTERVISTA A MIRKO PALLERA, digital economy nata nale con focus non nel 2004 come blog e L’IMPRENDITORE E INNOVATORE CHE NEL più solo su marketing 2004 HA FONDATO “NINJA MARKETING” diventata nel volgere e comunicazione, ma BLOG DI SUCCESSO DEL SETTORE di pochi anni un punanche sul business in to di riferimento indiscusso per chi opera nel generale, però inteso come lifestyle. Ovvero, settore, uno strumento di informazione concome essere “ninja” oggi nel fare impresa, nel sultato giornalmente da una vasta commuvivere la propria vita personale, nell’alimentanity di influencer, trend setter, imprenditori, zione, nel rapporto con la famiglia, alla maniemanager di agenzie e aziende, marketer, p.r., ra di un ninja. Sarebbe a dire, come una pergiornalisti. sona attiva, produttiva, creativa, positiva, che

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COMUNICARE L’IMPRESA

Mirko Pallera, fondatore di Ninja Marketing

punta al miglioramento della società.

Come si fa a trasformarsi in un “ninja della comunicazione”? Facendo propri un approccio, una forma mentis, un mindset valoriale condiviso e centrato su evoluzione e apprendimento costanti. Il nostro motto è “Un ninja prega, agisce, osserva e migliora”, che vuol dire non pensare mai di essere arrivati ad alcuna conclusione o conoscenza superiore, ma con grande umiltà continuare a lavorare e impegnarsi per un miglioramento costante, dei processi, delle tecnologie, dei prodotti, dei valori, dell’organizzazione. Questo si può fare come singoli professionisti ma anche come azienda.

“UN NINJA PREGA, AGISCE, OSSERVA E MIGLIORA”. QUESTO MOTTO PER NOI VUOL DIRE NON SENTIRSI MAI ARRIVATI MA MIGLIORARSI SEMPRE molto ambiguo il messaggio di un’azienda che si nasconde e non permette di essere raggiunta tramite, per esempio, dei commenti, positivi o di critica che siano.

Un’azienda o una marca che oggi vuole comunicare con successo cosa deve fare? Deve fare il salto dal brand Dna al viral Dna, concentrarsi cioè sul potere di contagio intrinCiò comporta anche una visione seco che ha un prodotto o una comunicazione dell’advertising completamente diversa... e non semplicemente costruire una marca, Certo, basata su un livello di assoluta parità un prodotto, che poi abbiano la necessità di fra le persone. La chiave di volta è oggi pasessere spinti con grandi investimenti di comusare dall’advertising all’advertainment, dalnicazione. Un approccio diventato sempre più la persuasione all’intrattenimento. Lo stile chiaro man mano che si sono affermati i sopersuasivo della comunicazione tradizionale, cial media, che di fatto che implicava la maniLO STILE PERSUASIVO DELL’ADV DEL sono dei mezzi diversi polazione della menPASSATO DEVE FARE OGGI SPAZIO AL da quelli tradizionali te del consumatore, BRAND ENTERTAINMENT, CIOÈ PRODOTTI e come tali implicano deve fare oggi spazio DIVERTENTI E CONDIVISIBILI un approccio basato al brand entertainnon tanto sul prodotto, sulla marca, sull’ament, quello cioè che permette alle aziende zienda, ma sulle persone, ovvero su quello che di creare dei contenuti di marca che parlano piace e muove le loro emozioni. Un approccio del prodotto o del brand ma che sono anche autoreferenziale, di marca, tradizionale, non piacevoli, contagiosi, commentati e condivisi funziona più sui nuovi mezzi, dove una codalle persone. Questo è un approccio fondamunicazione efficace non può prescindere da mentale che parte dalla promozione e arriva un alto tasso di interazione e coinvolgimento di fatto all’intrattenimento. Ogni azienda oggi delle persone sotto forma di commenti, like, dovrebbe considerarsi un editore, una media condivisioni. Il marketing unidirezionale è ficompany che produce entertainment. O edunito, ognuno si aspetta di poter interagire con tainment, perchè poi non c’è solo il semplice l’azienda e la sua comunicazione. Anzi diventa aspetto dell’intrattenimento ma anche quello

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del veicolare educazione, valori, consapevolezza, quindi non divertimento fine a se stesso.

Quali sono le tendenze di maggior peso in ambito comunicazione oggi? L’automazione dei processi innanzitutto, che viene agevolata da sistemi come chat e crm evoluti, che si evolveranno sempre di più grazie all’intelligenza artificiale. Tutto ciò insomma che è tecnologia applicata al marketing, il cosiddetto MarTech, è un grande filone che rischia quasi di mettere in dubbio la stessa esistenza dei creativi, dei copywriter, degli art director, cioè di quel tocco umano, del talento che è stato sempre utilizzato in comunicazione. La verità è che secondo me la sensibilità, l’intuito, la capacità di costruire senso di un essere umano non potrà mai essere eguagliata, perlomeno non nel prossimo futuro. Ma questo implica comunque per un’azienda la necessità di saper padroneggiare, anche tramite un buon reparto IT, delle technicality, oggi, al tempo di Internet, fondamentali. Come la Seo, la capacità quindi di indicizzare del contenuto sui motori di ricerca. Sviluppare un marketing evoluto significa oggi più che mai essere in grado di differenziare i messaggi e le audience e utilizzare degli strumenti di marketing


PROFESSIONE INNOVATORE

automation che migliorano le performance dover investire in pubblicità. In discesa, invedella comunicazione e della vendita aziendace, Twitter. Non ha mai sviluppato il suo pole. Un altro aspetto molto importante è il camtenziale, essendo rimasto un canale quasi più biamento di coscienza cui stiamo assistendo, istituzionale, di comunicazione politica. non solo culturale ma proprio evolutivo delle persone, che le porta ad approcciare il merIn un’era in cui sembra si sia inventato già cato, il consumo in modo più consapevole. Lo tutto, che cos’è l’innovazione per Mirko vediamo nell’alimentazione e nelle cure mediPallera? che, per esempio. Ciò cambia profondamente L’innovazione per me oggi è quella non solo le dinamiche di alcuni settori. La consapevotecnologica, ma anche della coscienza umalezza acquisita e la disintermediazione tipica na, delle capacità mentali, spirituali, fisiche di Internet modifica dell’uomo. Di pari di fatto il sistema in INSTAGRAM E LINKEDIN SONO IN ASCESA passo con l’evoluzione TRA I SOCIAL NETWORK PIÙ POPOLARI cui è inserita la codell’aspetto non bioloMENTRE TWITTER STA PERDENDO QUOTE municazione perchè gico, della tecnologia NON AVENDO SVILUPPATO IL POTENZIALE cambia la conoscenza quindi, c’è anche quelcondivisa. Questo porta a mercati più maturi la del lato biologico dell’essere umano, che in ed evoluti che pretendono più responsabilità, qualche modo tenta di non restare indietro più qualità, più sicurezza dei prodotti e anche rispetto al potenziale delle intelligenze artifipiù rispetto delle persone, della salute, degli ciali, non biologiche appunto. Una sfida destianimali, dell’ambiente. nata chiaramente a essere persa ma che porta a interessanti sviluppi nel campo del longeviI canali più promettenti per il futuro in smo, dell’alimentazione come medicina, del chiave di comunicazione aziendale? neurohacking, del biohacking, tutti territori di Il video marketing è uno strumento su cui esplorazione del proprio corpo che possono sempre più aziende puntano e punteranno condurre anche a interessanti sviluppi in tercon dirette video per promuoversi e mantenemini creativi, esistenziali e professionali. re un costante rapporto col pubblico. I video, le dirette, tutto ciò che è engagement è premiante. In un mercato sempre più affollato in cui è sempre più difficile farsi notare, il video è un modo molto immediato per arrivare al proprio interlocutore. Ed essere in grado di creare video virali aiuta certamente a fare breccia nel cuore degli utenti.

Mirko Pallera, co-fondatore e ceo di Ninja Marketing, il sito di marketing e comunicazione più seguito in Italia, è considerato fra le menti più creative del marketing contemporaneo. Imprenditore, sociologo e digital strategist per brand come Barilla, Telecom, Unilever, si definisce un “innovatore sociale” con la mission di migliorare il mondo grazie alla comunicazione delle aziende. Va particolarmente fiero della Ninja Academy, la scuola del marketing non convenzionale che propone corsi di alta specializzazione con tecniche innovative ed esperienziali, che, dice, «ha il merito di essere riuscita a rendere democratica l’alta formazione professionale», anche grazie all’e-learning. Fra i suoi prossimi obiettivi quello di rendere Ninja Marketing, che impiega oggi 25 persone di staff fisso e 80 contributor esterni (età media 30 anni), una global company esportando all’estero il suo modello di business. Ha scritto diversi libri, fra cui “Marketing Non-Convenzionale: viral, guerrilla, tribal e i 10 principi del marketing postmoderno” (Ed. Il Sole 24 Ore) e, per Sperling & Kupfer, “Create! Progettare idee contagiose (e rendere il mondo migliore)”.

Fra i social network quali salgono e quali scendono? Sono sicuramente in ascesa Instagram e, in parte perché un canale più settoriale dedicato al business, Linkedin. Essendo meno saturi rispetto ad altri canali, sono ancora in grado di raggiungere un’audience organica senza

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COMUNICARE L’IMPRESA

Per i giornali del futuro, meno conformismo e più autocritica I media parlino delle patologia del sistema: è doveroso farlo perché solo così si mettono coloro che devono decidere nella condizione di decidere al meglio di Sergio Luciano «UNA DELLE MALATTIE DI FONDO DEL NOSTRO GIORNALISMO, MA IN FONDO DELLA NOSTRA SOCIETÀ, È UNA SORTA DI CONFORMISMO GENERALE, LA TENDENZA AL PENSIERO UNICO, AD UNA FALSA UNITÀ DI PENSIERO SU ALCUNI GRANDI TEMI, NELL’IDEA SBAGLIATA CHE L’UNANIMISMO POSSA FAVORIRE LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI», dice Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera – di cui è editorialista - e del Sole 24 Ore, presidente di Vidas e della Longanesi: “Spesso mi sono sentito chiedere di non pubblicare qualcosa perché, secondo gli interessati, la vicenda di cui volevano che il giornale non si occupasse si sarebbe risolta prima. E non era mai vero. Invece posso dirvi con certezza che se una notizia viene pubblicata correttamente, la veridicità e la tempestività con cui viene diffusa concorrono a far sì che la comunità che ne viene coinvolta riesca ad affrontarla nel modo migliore. Invece la falsificazione o la dissimulazione delle notizie cancellano queste capacità. Una buona informazione mette il buon padre di famiglia, in senso lato, nella condizione L’INTERVISTATO FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE VIDAS ED EDITORIALISTA DEL CORRIERE DELLA SERA

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di fare le scelte giuste anche le più dolorose. Quindi bando al conformismo. Esempi? Per esempio tutto il dibattito economico, durante l’ultima campagna elettorale, si è svolto su un piano di falsità. Si è colpevolmente sottovalutato il problema del debito pubblico, che è un’ipoteca pesantissima su qualsiasi manovra finanziaria che incida sul bilancio pubblico in maniera sensibile. Per molti i giornali e oramai anche i social deformano in peggio la realtà… Io non che sia vero. Certo, i media parla anche, e dettagliatamente, delle patologia del sistema: è doveroso farlo perché solo così si mettono coloro che devono decidere nella condizione di decidere al meglio. Ma gli stessi media riescono anche, contemporaneamente, a raccontare le positività del sistema, a rendere l’idea che esiste un capitale sociale. Anzi: il nostro Paese, se vuole trovare nuovi elementi di fiducia nella costruzione del futuro, li trova nei tanti esempi di apostolato laico che illustrano l’Italia, di solidarietà attiva a favore degli altri. Ammetterà che nel nostro mondo non c’è molta tendenza all’autocritica. Sì, un po’ di autocritica nella categoria servirebbe, soprattutto a liberarsi dai corporativismi. Questo ci ha forse impedito di essere più consapevoli dei cambiamenti che stavano verificandosi nella società e nell’opinione pubblica.

Però il giornalismo professionale serve. O no? Serve eccome. E’ indispensabile. E serve che sia professionale. Oggi in Italia ci sono una decina di giornalisti sotto scorta per le minacce della malavita. Guai se non fossero professionisti. Se andiamo a contare i giornalisti che ogni anno perdono la vita sul lavoro, sono tra i 50 e i 100, e spesso sono free-lance che non hanno alle spalle nessuno se non la loro passione per l’informazione, che proprio per la debolezza delle aziende editoriali si sono improvvisati editori di se stessi. Mi fa anche piacere citare il recente concorsone Rai, con 4000 giornalisti candidati: in commissione ne abbiano scelti 100 e sono stati poi assunti assunti 150. Mi sono trovati di fronte a giovani preparatissimi con esperienze internazionali maturate però nell’assoluto precariato. Lei ha avuto rapporti difficili con Berlusconi, Prodi, D’Alema, Renzi. Però una volta invitò Gianroberto Casaleggio a parlare ai giornalisti del Corriere. Perché? Casaleggio era l’artefice del successo del blog di Beppe Grillo, l’ho invitato come un esempio di grande webmaster e mai avrei immaginato, allora, che lui e la sua società diventassero padroni di quel movimento che oggi ha il 32% di voti. Devo dire che disegnò il futuro del movimento con grande lucidità. Disse alla redazione: tra poco sarete tutti disoccupati… Confesso che rimasi anche un po’ imbarazzato!



COMUNICARE L’IMPRESA

Bravi ragazzi, zero social e tutta radio. Immaginaria Si espande e fa notizia l’esperienza dell’emittente degli adolescenti nata nel 2012 a Castel Guelfo e ormai sbarcata addirittura in video con Zelig Tv di Marco Scotti

S

i fa presto a dire che i giovani non combinano mai niente di buono. Ma ci sono anche quelli che s’inventano cose nuove. Per esempio una radio. Tanto nuova, impensabile fino a ieri, da battezzarla “Radioimmaginaria”. Dunque che siano “sdraiati”, questi ragazzi, è solo un clichè. Ma spieghiamoci meglio, e andiamo con ordine. Innanzitutto ci sono i bambini, che sono belli per definizione. Ci sono gli anziani, che vanno rispettati perché hanno esperienza. Ci sono i genitori, che lavorano tutto il giorno e che hanno ragione “apprescindere” (come diceva Totò). E poi ci sono loro, gli adolescenti, né carne né pesce, in cerca di una collocazione nel mondo e che sono costretti a sgomitare mentre il loro corpo si trasforma. La voce cambia, i movimenti si fanno sgraziati come per i puledri appena nati e sembra improvvisamente che il mondo ce l’abbia con loro. Paul Nizan scriveva: “Avevo vent’anni, non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”. A tutto ciò aggiungeteci che gli adolescenti portano su di sé un marchio d’infamia a priori: quello del distacco dall’età infantile. Una pecca che viene loro continuamente ricordato con quelle frasi che iniziano sempre nello stesso modo: “ai miei tempi”. Eppure, motivi per guardare agli adolescenti con interesse, curiosità e – perché no – ammirazione.

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E torniamo a Radioimmaginaria. Nata quasi per gioco nel 2012 nella provincia bolognese, a Castel Guelfo, oggi è l’unica radio creata e gestita da teenager. 300 ragazzi tra gli 11 e i 17 anni trasmettono da 42 redazioni in Italia e in Europa, da Varese a Palermo, da Dublino a Parigi e Gijon. Questi adolescenti per nulla ignavi hanno saputo affermarsi rapidamente trasmettendo in diretta e in podcast, solo su web e mobile, in italiano, inglese, francese, albanese e spagnolo. Da anni sono invitati al Festival di Sanremo come teen radio di riferimento. Sono la radio ufficiale del Festival del Cinema per i ragazzi di Giffoni. Hanno collaborato con la trasmissione “Si può fare” di Radio24, curando la rubrica “Cacciabulli”, che affrontava il tema del bullismo raccontando anche le testimonianze dei coetanei che lo hanno subìto, se non degli stessi bulli pentiti. Dal 2015, poi, Radioimmaginaria organizza la “Teen Parade”, una manifestazione che vuole spiegare ai giovani le problematiche del mondo del lavoro. Un appuntamento che è stato sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dal Miur e dall’Inps. Nell’ottobre del 2016 i ragazzi si sono recati nelle zone colpite dal terremoto del Centro Italia, per incontrare i coetanei dell’Istituto comprensivo Acquasanta Terme (che comprende i comuni di Arquata del Tronto, Montegallo e Acquasanta) e donare tutto l’occorrente

per aprire una postazione fissa della radio e spiegare il funzionamento di tutta la struttura. Idem a Saranno (Mc) dove sempre in zona terremotata, c’è un’altra sede aperta con bando del Miur. E a chi continua a sostenere che “questi giovani pensano solo ai social” Radioimmaginaria ha offerto la migliore e più esaustiva smentita. I suoi ragazzi, infatti, hanno anche deciso di abbandonare tutti i canali per puntare solo sul portale (radioimmaginaria.it). “Facebook, Instagram, Snapchat, Whatsapp e YouTube - scrivono - si stanno impossessando della nostra identità. Ogni foto scattata, ogni video girato una volta pubblicati sulla rete non ci appartengono più. Ecco perché abbiamo deciso di smettere di utilizzare i canali social per raccontare le nostre iniziative. Vogliamo tornare a essere titolari dei nostri prodotti ed è una decisione maturata prima dello scandalo Cambridge Analytica». In barba a tanti soloni che a parole attaccano i social network ma che scelgono come luogo d’elezione per i loro sermoni proprio quei canali che tanto demonizzano. E nel frattempo, Radioimmaginaria continua a espandersi e a diventare sempre più grande. Anche con l’aiuto di un gruppo di imprese illuminate, come Marchesini Group, Ima, Biostile e altre. E con il tono scanzonato degli adolescenti, ma anche la pragmaticità di chi ha già capito dove vuole andare. Chapeau.


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UOMINI&DENARI

CLAUDIO ANDREA GEMME

I COMMENTI Con la consueta sensibilità, nella sua rubrica, Alfonso Ruffo regala anche questo mese ai lettori di Economy un altro modello di manager illuminato, Claudio Andrea Gemme, che ha saputo coniugare impegno professionale e sociale, a fianco dei più deboli e indefesi che ci siano, i bambini malati.

98 UGO BERTONE LA SPAGNA BATTE L’ITALIA? MA NOI COMPRIAMO SPAGNOLO

99 FRANCO AMICUCCI LA FORMAZIONE E’ UN DIRITTO SOVRANO DI CHI LAVORA

102 GIUSEPPE CORSENTINO QUI PARIGI / LA FRANCIA VAL BENE UN MARCHIO E PARIGI FA IL SUO

104 ROBERTO OLIVI LE LEZIONI AMERICANI DI CALVINO E LA COMUNICAZIONE D’IMPRESA

IL MANAGER BENEFATTORE CHE CURA I BAMBINI E L’AMBIENTE Il profilo encomiabile di Claudio Andrea Gemme, presidente della Gaslini Onlus di Genova e presidente e a.d. di Fincantieri Sistemi Integrati di Alfonso Ruffo

C

hi avesse avuto la possibilità assistere alla recente visita del Capo dello Stato Sergio Mattarella all’Ospedale Gaslini di Genova - una visita tanto silenziosa quanto preziosa nel pieno delle trattative per dare un governo al Paese - avrebbe visto che a fare gli onori di casa era un signore assai distinto e molto riservato che risponde al nome di Claudio Andrea Gemme. Manager di lungo corso, classe 1948, vicino a festeggiare il raggiungimento dei 70 anni, Gemme è stato ed è tante cose insieme. Ma l’incarico di cui va più fiero è quello ricevuto poche settimane fa a sugello di un impegno decennale: la presidenza della Gaslini Onlus e cioè dell’organizzazione che si occupa della comunicazione e della raccolta fondi del famoso Ospedale dei bambini dove ha fatto confluire l’associazione da lui fondata nel 2009 Angeli per Gaslini poi ribattezzata Angeli per i Bambini. Una sensibilità particolare che sa trasmettere a chi gli è L’AUTORE ALFONSO RUFFO

accanto e che riversa nel suo lavoro di dirigente d’azienda. E che gli è valsa a ricevere, tra altri riconoscimenti, il Cavalierato della Repubblica e il Premio Grandi Guglie di Milano per il contributo alla rinascita della capitale economica d’Italia. Laureato in Scienze economiche e politiche con indirizzo internazionale, Gemme ha svolto una lunga carriera ai vertici della galassia Finmeccanica. Oggi è presidente e amministratore delegato di Fincantieri Sistemi Integrati e siede nell’Advisory Board di Confindustria dove guida il Gruppo tecnico Industria e Ambiente. È considerato il massimo esperto italiano nel settore dell’energia.Tra i successi di cui va fiero c’è la firma con l’Arma dei Carabinieri, proprio quest’anno, di un delicato accordo per la bonifica dei siti inquinati. Un vademecum utile alle imprese e alle autorità per poter lavorare in sicurezza e con efficienza in un settore ad alto tasso di pericolo criminale e anche per questo caratterizzato da ritardi e incomprensioni. Un’eleganza non solo formale accompagna l’azione di quello che ancor oggi si può definire un signore.

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PRIVATE BANKER

Spagnoli più ricchi? Ma da loro facciamo shopping noi Il sorpasso della Spagna per potere d'acquisto pro-capite, certificato dal Fondo monetario internazionale, non cancella altri primati economici che restano italiani ed anzi si rafforzano di Ugo Bertone

N

on sono poche le ragioni per cui gli italiani guardano con una certa invidia i risultati dei cugini spagnoli. A partire, naturalmente, dal sorpasso certificato dal Fondo Monetario del potere d’acquisto dei cittadini di Barcellona e Madrid sulle famiglie del Bel Paese, a partire dal tracollo del Mezzogiorno. Ma ci sono altri segnali, dalla promozione da parte delle agenzie del rating di Madrid, salito a Baa1 per Moody’s, addirittura in serie A per Fitch e Standard & Poor’s, allo spread stabilmente sopra il mezzo punto che separa ormai il rendimento dei Bonos spagnoli rispetto ai Btp. In questa cornice sorprende la preoccupazione con cui la finanza iberica segue l’intraprendenza dei gruppi italiani sul fronte delle utilities, l’esatto opposto di quel che accadeva pochi anni fa, quando il governo italiano si era mosso per evitare la cessione del controllo di Autostrade. Al contrario, oggi la Corporate Italia fa shopping in giro come per l’Europa e non solo. E così, non si è ancora spesa l’eco del “catenaccio” alzato per mesi dalle autorità iberiche contro l’Opa di Atlantia su Abertis, espugnata dopo un compromesso con Acs, la holding controllata da Florentino Perez

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Giovanni Castellucci amministratore delegato del gruppo Atlantia

all’offensiva in Sud America (grazie allo sbarco in Ecorodovias, uno dei principali operatori del Brasile), che ora promette di accelerare nel mondo delle infrastrutture in partnership con il fondo Ardian, che è già socio al 49% nell’Autovia-Padana (Piacenza-Brescia). Ma anche in altri comparti l’Italia è tornata sulla scena come acquirente e non come venditrice sulla scia di Snam, alla guida del consorzio internazio(che, tra l’altro, ha segnato l’ingresso dei nale che si è aggiudicato il 66% della greca Benetton nel settore delle torri con l’acDesfa. Insomma, anche grazie al propelquisto di Cellnex). Ma ecco che si accesa, lente del denaro a basso costo (carattepiù aspra che mai, la contesa tra Enel e la ristica dell’eurozona), le società italiane spagnola Iberdrola, entrambe impegnate si sono rafforzate, al punto da uscire dal nella conquista della brasiliana Eletromercato domestico con buone prospettive. paulo. Di fronte al pressing del colosso Certo, ha contribuito un regime regolatoitaliano, già ben presente in Sud America rio favorevole, quale quello assicurato alle dopo l’assorbimento delle filiali di Endeconcessioni autostradali. Ma il risultato sa, ai dirigenti del gruppo spagnolo sono è stato il rafforzamento di un pilastro di saltati i nervi, al momento da inviare una Piazza Affari capace di assicurare buoni lettera alla Commissione Europea per risultati nel tempo. accusare non solo Il rischio? Un forte l’Enel ma lo stesso ALCUNI GRANDI GRUPPI ITALIANI HANNO aumento del costo DIMOSTRATO PROPRIO IN SPAGNA UN governo italiano di del denaro, in linea RINNOVATO ATTIVISMO: DA ATLANTIA “concorrenza sleacon quanto sembra ALL'ENEL, SENZA DIMENTICARE GAVIO le”. La presenza nel promettere il mercapitale del gruppo italiano dell’azionista cato Usa. Ma l’Europa, anche dopo l’uscipubblico, secondo l’accusa, consentirebbe ta di Mario Draghi dalla Bce tra un anno, di avere "un accesso più economico e più sembra destinata a procedere molto lenfacile ai mercati dei capitali”. tamente nella normalizzazione. I tassi, Al di là del merito (debole) dell’invettiva di oggi sottozero, saranno a zero alla fine Iberdrola, prendiamo atto che l’Italia, sul del 2019 e se mai la Bce vorrà iniziare a fronte delle utilities, torna a far paura. Non ridurre il suo bilancio sulla scia della Fed, è solo il caso di Atlantia, forte tra l’altro del questo non accadrà prima della metà del valore strategico del Telepass (tecnologia 2020, anche perché l’Italia offrirà, vista la made in Italy), o di Enel, colosso anche nel debolezza della sua finanza pubblica, un campo delle rinnovabili. In conto va messo buon pretesto per rinviare il più possibile anche il dinamismo del gruppo Gavio, già una decisione in questo senso.


DIRITTO&ROVESCIO

La formazione è un diritto primario di chi lavora

Accanto, Marco Bentivogli, segretario generale della FimCisl, con Stefano Franchi della Federmeccanica protagonista di questa innovazione contrattuale

Il dibattito sul tema si è aperto con forza nel settore metalmeccanico ma merita di essere esteso a tutti di Franco Amicucci

L'

art. 7 dell’ultimo CCNL del settore metalmeccanico contiene una sezione sul “Diritto Soggettivo alla Formazione” che rappresenta una assoluta novità nel panorama delle relazioni sindacali in Italia per la consapevolezza acquisita dalle parti sociali sull’importanza strategica dell’aggiornamento continuo delle competenze professionali dei lavoratori alla luce della rivoluzione digitale che sta velocemente e radicalmente trasformando il mondo del lavoro. La nuova norma contrattuale prevede 24 ore di formazione per il settore metalmeccanico, che conta 1,7 milioni di addetti, da realizzarsi nell’arco del triennio 2017 2019. Oltre 40 milioni di ore di formazione! Altra importante novità è rappresentata dal concetto di Diritto Soggettivo alla Formazione e dalle modalità con cui esercitarlo. Il contratto regola l’esercizio del diritto alla formazione continua attribuendo all’azienda il compito di individuare e programmare percorsi formativi della durata complessiva di almeno 24 ore nell’arco del triennio ed indica anche alcune priorità, tra queste lo sviluppo delle competenze digitali ed organizzative, fondamentali nell’industria 4.0. Il singolo lavoratore, qualora non coinvolto dalla sua azienda in iniziative di formazione, potrà esercitare il proprio diritto di 24 ore di formazione, scegliendo in autonomia offerte formative presenti nel territorio o in portali

online, in questo caso le ore saranno per 2/3 durante l’orario di lavoro e per 1/3 a carico del lavoratore e l’azienda dovrà contribuire al costo della formazione per un massimo di € 300 per singolo lavoratore. Per la prima volta nella storia delle relazioni industriali si introduce il concetto di partecipazione attiva e di determinazione soggettiva del proprio sviluppo professionale. Come ha ben colto il prof. Massimiliano Costa, dell'Università Ca' Foscari di Venezia, che in riferimento a questa innovazione contrattuale scrive: IL DIRITTO SOGGETTIVO ALLA FORMAZIONE DIVENTA IL VOLANO

PER UNA NUOVA PERSONALIZZAZIONE CHE ESPRIMA PARTECIPAZIONE ATTIVA "Il diritto soggettivo alla formazione diventa il volano per una nuova ripersonalizzazione del lavoro in grado di esprimere partecipazione attiva e responsabile nel realizzare non solo la prestazione aziendale ma anche una matura progettualità umana, professionale e sociale. Questo diritto è significativamente correlato al diritto di una nuova cittadinanza che si espande in un arco temporale che si sovrappone all'intero arco di vita della persona." Il direttore generale di Federmeccanica Stefano Franchi e il segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli, i principali protagonisti

di questa innovazione contrattuale, hanno più volte sottolineato, durante convegni ed interviste, la nuova visione della formazione, che da costo diventa investimento sulla persona e rappresenta un nuovo tassello del welfare aziendale, perché l’aggiornamento continuo delle competenze è un fattore di competitività per l’impresa, fattore di occupabilità e di maggior potere professionale del lavoratore nel mercato del lavoro. Arrivati ormai a metà del triennio 2017 – 2019, le aziende stanno entrando nel vivo della progettazione e realizzazione dei percorsi formativi. Diversi enti formativi territoriali di Confindustria, come la Fondazione Aldini Valeriani della Confindustria di Bologna, Ecole di Assolombarda, Niuko ente formativo di alcuni territori della Confindustria del Veneto, hanno messo a punto proposte di corsi e servizi per la sperimentazione del diritto soggettivo alla formazione in questo primo triennio, avvalendosi di Fondimpresa per il finanziamento dei progetti. Molte aziende metalmeccaniche e strutture territoriali di Confidustria stanno utilizzando i nuovi format online di skilla.com, che ha creato oltre 100 corsi in modalità eLearning per il Diritto Soggettivo alla formazione. La modalità online si sta rapidamente affermando, sia per motivi didattici, perché formare alle competenze digitali con modalità digitali è sicuramente più coerente rispetto a modalità più tradizionali, sia perché con queste modalità si riesce a fare formazione continua, senza interrompere la produzione per lunghi periodi come richiesto quando si va in aula per 8 ore. Un primo bilancio dell’esperienza si farà a Milano il 6 e 7 giugno con una sessione speciale di exploring eLearning 2018 interamente dedicata al “Diritto Soggettivo alla Formazione”.

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QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

Recuperiamo il senso del lavoro. Gesù era carpentiere Il lavoro è un percorso. Lavorare implica oggi un continuo cambiamento. Tale cambiamento non deve essere precarietà, ma apprendimento continuo UN’IMMAGINE CLASSICA DI UNA CARPENTERIA ALL’ANTICA

GIORGIO VITTADINI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE PER LA SUSSIDIARIETÀ

M

entre si guarda con speranza il pur leggero miglioramento del tasso di occupazione italiano comunicato nei giorni scorsi dall’Istituto di statistica europeo, la realtà con cui soprattutto i giovani devono confrontarsi quotidianamente continua a essere critica. Sfruttamento, scarsa possibilità di conciliare tempi lavorativi e familiari, formazione scolastica non sempre adeguata, e soprattutto una disoccupazione che, nella fascia 25-34 anni, è ancora attestata al 31,7%. Se aggiungiamo l’incertezza sul futuro, data dai rapidi cambiamenti imposti dall’innovazione tecnologica (i robot ci costringeranno solo a lavorare in modo diverso, o ci porteranno via il lavoro?), il quadro si fa ancora più grigio. Ma non è tutto qui. Gli ostacoli infatti si stanno materializzando sempre più come difficoltà personali oltre che di contesto: insicurezza, mancanza di autostima e incapacità a instaurare relazioni in cui essere aiutati. Non è il caso di addentrarsi qui in valutazioni di tipo psicologico o sociologico. Però qualche riflessione

100

esistenziale è importante farla. La prima è questa: limiti, errori, ostacoli, contraddizioni sono fatti essenziali della vita. È importante che i giovani se lo sentano dire. Soprattutto, bisogna che vengano aiutati a riconoscerli come tali nella loro esperienza. Ricordo la madre di un amico che, di fronte a ogni problema del figlio, commentava: “Poverino, poverino, poverino!”. Questa donna non si rendeva conto che il messaggio subliminale che mandava al A QUALUNQUE LIVELLO, LA DIFFICOLTÀ AIUTA LA FORZA DELL’INTELLIGENZA E DELLA CREATIVITÀ A ESPRIMERSI E A TROVARE SOLUZIONI AI PROBLEMI

figlio è: sei incapace di affrontare le difficoltà, e comunque tali difficoltà sono un’ingiustizia che non dovrebbe esserci. La storia dell’umanità, del suo progresso, pur con i passi indietro che possono essere fatti, è una storia di superamento dei limiti. A qualunque livello, la difficoltà aiuta la forza dell’intelligenza e della creatività a esprimersi e a trovare soluzioni nuove ai problemi. Il valore della sconfitta è essere spinti a riflettere, a capire di più, cosa che nel successo avviene meno, forse perché per natura il cervello tende a risparmiare

energia e ha bisogno di una “spinta”. Di cui naturalmente, se fosse per noi, faremmo volentieri a meno. Perché si può soccombere ai problemi, cadere e farsi male, ma è diverso affrontare le sfide con questa consapevolezza. La nostra natura, o “cuore” se si preferisce, chiede una risposta sempre e non accetta di fermarsi, di soccombere alle difficoltà. C’è qualcosa al fondo della delusione e addirittura della disperazione che emerge sempre. Non a caso, si sente parlare spesso ultimamente di “resilienza”. Ed è impressionante vedere ad esempio come anche dopo le più grandi tragedie, l’uomo non si fermi. La seconda considerazione riguarda l’idea di lavoro che abita più o meno consapevolmente nella testa dei giovani. Il lavoro non serve solo per portare a casa lo stipendio. A prescindere dal tipo di occupazione e dalla durezza delle condizioni in cui viene svolto, gli esseri umani sentono il bisogno di lavorare. Per esprimersi e per partecipare al cambiamento del mondo. Questo non significa che ad esempio lo sfruttamento non vada combattuto, ma che il senso che diamo a ciò che facciamo dipende da noi e non può levarcelo nessuno. Bisogna però avere una consapevolezza più grande delle circostanze che si vivono, occorre riconoscere


che il nostro cuore può non essere ridotto. Il padre di un’amica, morto di silicosi dopo aver lavorato in miniera, alla moglie che gli chiedeva “chi te lo ha fatto fare?”, rispondeva: “Anche io ho dato il mio contributo al progresso”. Dimostrando così di avere una dignità e una percezione del suo valore più grande di chi gli aveva portato via anche la salute. Il terzo punto, che emerge spesso nel dialogo con i giovani, è che si vive di legami. E il lavoro è una grande occasione per entrare in rapporto con persone, realtà, idee. Ma questo significa anche che il lavoro non è solo uno strumento per la propria espressività personale. O, meglio, questa espressività implica anche il bene che si prova per gli altri, per coloro che dobbiamo mantenere, per chi si ha intorno, per tutta la comunità. Un quarto messaggio che, per la verità, i giovani hanno in mente molto più dei loro IL LAVORO NON È SOLO UNO STRUMENTO PER LA PROPRIA ESPRESSIVITÀ. O, MEGLIO, QUESTA ESPRESSIVITÀ IMPLICA IL BENE ALTRUI

genitori, è che il lavoro è un percorso. Lavorare implica oggi un continuo cambiamento. Tale cambiamento non deve essere precarietà, ma apprendimento continuo. Non si può avere tutto e subito, ma è necessario costruirsi un iter. All’interno di questo bisogna sempre tenere insieme il realismo (fare quello che permette di vivere) e il sogno nel cassetto (quello che più piace e per cui ci si sente più portati). In conclusione, c’è più che mai bisogno oltre che di abbattere la disoccupazione anche di recuperare il senso del lavoro umano. Questo è fondamentale per superare i limiti (perché il cuore è più grande di ogni disperazione), per esprimersi (il valore del lavoro è più grande del guadagno), per i legami che si vivono (per accettare il sacrificio di un percorso serve qualcuno di concreto per cui sacrificarsi). E, per chi è cristiano, per vivere un’unità più profonda con un Dio che di mestiere faceva il carpentiere.

DI PATRIZIA FELETIG

un punteggio che

E LA CINA COLLAUDA IL RATING DEL BUON CITTADINO

va da 350 a 950, il credito sociale viene definito non solo sulla base dell’andamento

Il patentino di cittadino affidabile? Battezzato pomposamente Social Credit System, si tratta di un complesso

XI JINPING

dei pagamenti per tempo

meccanismo di monitoraggio del credito

delle bollette o del rispetto degli obblighi

sociale attribuito a ciascun individuo

contrattuali di affitto per esempio, ma

attuato dal governo cinese. Per ora

cumula punti attraverso il monitoraggio

su base volontaria per arrivare nel

sia dei comportamenti online che delle

2020 al dispiegamento obbligatorio del

relazioni interpersonali e anche nella

programma che interesserà un miliardo

vita reale. Sebbene l’algoritmo sia

e quattrocentomila cittadini cinesi.

segreto, sono conosciuti i fattori presi

Mentre l’Occidente è alle prese con il

in considerazione che spaziano da

dilemma su come conciliare privacy,

comportamenti giuridicamente irrilevanti

libertà individuali con la pervasività del

a piccole infrazioni. Per esempio, la scarsa

datismo, la Cina sta sperimentando un

solerzia nel rispondere alle mail piuttosto

meccanismo che intreccia la profilazione

che l’eccessivo acquisto di videogiochi

dei consumi di Amazon con un approccio

fanno perdere punti; lo stesso se si rilancia

orwelliano in un’ambientazione simile al

una fake news mentre condividere un post

distopico film The Circle di David Egger.

di apprezzamento su un’azione governativa

Annunciato nel 2014 dal presidente Xin

fa salire il rating sociale.

Jinping per rimediare al diffuso deficit di

I rapporti di buon vicinato o il corretto

fiducia in un’economia digitale afflitta da

smaltimento dei rifiuti alzano l’asticella

corruzione, contraffazione e renitente alla

reputazionale, mentre l’abbassano

formalizzazione degli affari con stipula

attraversare la strada fuori dalle strisce

di contratti scritti, il Social Credit System

pedonali o fumare in zone proibite. I

si prefigura come l’antidoto statale per

disubbidienti vengono colti in flagrante

instillare nella società cinese il valore

da una delle 176 milioni di videocamere

positivo dell’affidabilità. Coltivarla è

di sorveglianza disseminate nei luoghi

onorabile, infrangerla sospetto. Al di là

pubblici delle 30 municipalità che

dell’accettabilità morale della pratica,

hanno aderito al sistema governativo

il sistema di credito sociale cinese è

di credito sociale, e grazie ai software

parzialmente assimilabile alla valutazione

di riconoscimento facciale sempre più

di affidabilità correntemente seguita dalle

sofisticati e precisi, si accorcia il salto dai

banche di tutto il mondo per misurare la

Big Data al Grande Fratello. Ai cittadini

propria esposizione di rischio rispetto allo

virtuosi lo Stato riserva vantaggi, come

storico del credito di un operatore. Per

ad esempio l’esonero dal deposito

mettere in atto questa sorveglianza a fin

cauzionale nei noleggi di un’autovettura,

di bene, a fianco del governo sono scese

maggiore connessione di banda, corsie

in campo otto società private, da Tecent

preferenziali nei check-in degli aeroporti.

ad Alibaba, proprietarie di piattaforme

Per disincentivare gli scorretti e i furbi,

di pagamento online, chat e social,

un social credit basso diventa l’ostacolo

fondamentali per raccogliere, incrociare

per accedere a certe scuole, ricevere

e analizzare i dati che ciascuno dissemina

prestazioni di welfare o persino ottenere

deliberatamente sulla Rete. Espresso in

un lavoro.

101


QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Parigi val bene il suo marchio Il logo “Ville del Paris” connoterà una linea di prodotti doc ispirati dalla capitale francese per decisione (e vantaggio economico) dell’amministrazione comunale. Un modello che potrebbe essere seguito da molte località italiane di Giuseppe Corsentino

BASTA CON I MODELLINI DELLA TORRE EIFFEL E LE ALTRE CIANFRUSAGLIE MADE IN CHINA VENDUTE NEI BARACCHINI O DAGLI AMBULANTI PER STRADA. La Maire de Paris,

l’amministrazione comunale, ha deciso di tutelare l’immagine della città e al tempo stesso di “monétiser”, insomma di ricavarne un certo vantaggio economico creando una linea di prodotti doc, di buona qualità, certificati e firmati con il logo della Ville de Paris. I risultati, vale a dire il fatturato, non si sono fatti attendere e molti sindaci italiani, in primis il dottor Sala di Milano che prima di guidare Palazzo Marino faceva il manager, dovrebbero prendere spunto, fare dell’esperienza della capitale francese un “benchmark”, insomma copiarla (magari ispirandosi all’esempio nazionale dell’Aeronautica e della Marina Militare che l’anno scorso, concedendo l’uso dei loro stemmi ad alcuni marchi della moda, hanno incassato oltre 63milioni di euro di “fee”). Parigi, solo nel 2017, con 239 tipologie di prodotti - dalla chincaglieria al tessile alla gastronomia - e quattro marchi depositati - Ville de Paris, Vélib’, P’tit Velib’ e Raconte-moi Paris - ha fatto 3,6milioni di euro, finiti nel bilancio del Comune che come tutti i Comuni, e non solo in Francia, ha un disperato bisogno di risorse finanziarie aggiuntive soprattutto dopo i tagli alla finanza locale decisi dal presidente Macron con l’obiettivo di centrare il Patto di stabilità europeo al 2020. Insomma, un successo e una gran bella storia di marketing che fa inorgoglire il manager (pubblico) che l’ha costruita, Gildas Robert,

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un quarantenne uscito dalla Sorbona con un master in marketing e comunicazione d’impresa e una storia di comunicatore tutta all’interno della pubblica amministrazione a cominciare dal ministero della cultura ai tempi di Jack Lang, l’effervescente ministro ai tempi di Mitterand (basti ricordare la Piramide del Louvre e l’Opera Bastille). Gildas Robert si diverte a ricordare a Economy che “è una bella soddisfazione vendere del tè col marchio Ville de Paris agli inglesi che prendono l’Eurostar, il treno veloce diretto a Londra, alla Gare du Nord”. Non si tratta, comunque, di chicche economiche, di entrate marginali e insignificanti. L’amministrazione comunale della capitale, infatti, è partita da una legge del 2014, la Loi Hamon (dal nome del ministro socialista Bênoit Hamon che ha avviato una serie di liberalizzazioni, una serie di “lenzuolate” alla Bersani, per intenderci), la quale consente agli enti locali di registrare i propri marchi presso l’Inpi, Institut national de la propriété industrielle, e di costruirci attorno un modello di business,. La Marie di Parigi, sotto la sindaca Anne Hidalgo (che ora spera nel rinnovo alle prossime elezioni del 2020) e con la regia dell’abile monsieur Robert (che è stato promosso responsable du département marketing et communication), si è ispirata all’esempio newyorchese con i suoi marchi NYPD (Police Dept), FD NY (i mitici pompieri) e Central Park, e ha creato i suoi con un sistema di piccole e medie imprese (sono una ventina e non stanno tutte a Parigi) che realizzano i prodotti e pagano al Comune le

royalties come qualsiasi licenziatario. Sembra un modello semplice, ma in realtà non è proprio così. Perché le imprese licenziatarie, scelte sulla base di contest severi, hanno l’obbligo di rispettare quelli che monsieur Robert, gran capo del marketing comunale, definisce “les valeurs de Paris”. Che sono: élegance, raffinement, e cellence, gastronomie et bistronomie. Perché non si tratta di cianfrusaglie come i modellini della Torre Eiffel venduti dagli ambulanti per strada ma di prodotti di qualità che “doivent participer à sublimer l’image de la ville”, contribuire a far crescere l’immagine della capitale, per dirla con la stessa sindaca Hidalgo. Ecco perché questi prodotti sono venduti solo in certe boutique turistiche alle Galeries Lafayette, nel grande centro commerciale BHV nel cuore del Marais, nella Grande Epicerie della Rive Gauche, nei negozi con l’insegna Air de Paris negli aeroporti parigini e di tutta l’Ile-de-France, oltre che nei due “concept store” Paris Rendez-Vous, uno dei quali è stato appena aperto all’interno dell’ufficio turistico del municipio con l’obiettivo di sedurre turisti. Ed ecco ancora perché al lancio dei nuovi prodotti a marchio Ville de Paris (dall’abbigliamento alla pasticceria, come s’è visto) presiede un “Comité de pilotage” che si riunisce in media due volte il mese e che rifiuta, in media, la metà dei progetti presentati dalle imprese licenziatarie.


How Connected Vehicles and Innovative Mobility Services are Transforming Automotive, Transportation and Insurance Services  Le auto che verranno saranno sempre più simili a smartphone su 4 ruote 

ha dichiarato nel 2014 Martin Winterkom, una profezia azzeccata.

26 Giugno h 09.00 - 18.00 Hotel Enterprise - Mi

I temi trattati nel corso della giornata saranno: ■ Connected & Autonomous Car per una mobilità sempre più efficiente, integrata e sostenibile ■ Le infrastrutture abilitanti l’auto autonoma: Smart Road, 5G e i nuovi servizi per la smart mobility ■ I Customer Big Data e i nuovi business model della Shared Mobility ■ Insurance Telematics: i KPI e l’infrastruttura per l’evoluzione verso i nuovi modelli assicurativi on demand ■ La cybersecurity per le auto connesse del futuro ■ Transizione all’auto elettrica e infrastrutture di ricarica: saremo pronti nel 2020? ■ Innovazione e nuovi servizi Data-driven per i trasporti.

I POSTI SONO LIMITATI!

Per la partecipazione è necessaria l’iscrizione online.

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LETTI PER VOI

Le lezioni americane di Calvino, il filo di Arianna di chi vuole comunicare (bene) l'impresa Nel libro di Roberto Olivi si prendono come riferimento i sei criteri-guida indicati dal grande narratore italiano: leggerezza, velocità, esattezza, visibilità, molteplicità e consistenza. Pensati nell'85, ma più attuali che mai di Franco Oppedisano

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oberto Olivi lo conosciamo bene. Macina e libri e chilometri con costanza. Per piacere e per lavoro. Senza fare, almeno sembra, alcuna differenza tra una cosa e l’altra, alla ricerca di idee, di punti di vista diversi dai suoi, di persone interessanti da conoscere e da mettere insieme, in rete. Il libro che ha scritto per la collana Le onde de La Nave di Teseo lo rispecchia totalmente. Si intitola “La comunicazione è un posto dove ci piove dentro”, con un sottotitolo che sintetizza l’autore: “Perché i libri salveranno il marketing”. Tra le pagine ci sono i suoi amici (primo fra tutti Jovanotti, che ha scritto la prefazione tutta giocata su un supposto equivoco che rivela una grande vicinanza al tema), le persone incontrate, gli scrittori che ha letto,

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amato e dai quali ha imparato, e il mente in movimento)». Ma subito suo lavoro che lo appassiona ogni trova un punto fisso di riferimengiorno. Roberto Olivi è il direttore to, naturalmente in un libro: Le delle comunicazioni di Bmw Italia, lezioni americane di Italo Calvino. ma è un comunicatore anomalo, Senza nessun timore reverenziavotato alla costruzione e alla spie- le, Olivi scomoda un mostro sagazione di un’azienda che rifletta cro della letteratura per fargli da l’immagine positiva che vuole dare guida nel comunicare l’impresa. al mondo di «Quello OGGI LE AZIENDE DI se stessa. che mi ha SUCCESSO HANNO Per questo, sempre UN DOVERE: QUELLO spiega Olicolpito delDI REINVESTIRE PARTE vi, nella cole lezioni municazio- DEL LORO SUCCESSO NELLA americane ne ci deve è la visione. SOCIETÀ IN CUI OPERANO “piovere Innanzitutdentro”, ovvero deve essere aper- to il titolo “Six memos for the next ta alla idee nuove, alle persone millenium”. Era il 1985 e Italo Calche apparentemente poco c’en- vino con una lucidità impressiotrano con il settore, alle esperien- nante e con un anticipo incredibile ze diverse, deve cogliere gli aspet- andava a definire i temi che avrebti positivi degli errori commessi. bero caratterizzato l’epoca che «Decidere di scrivere un libro sul- stiamo vivendo. Le Lezioni amela comunicazione» ammette Olivi ricane infatti si dovevano tenere nelle prime pagine «è un viaggio, su sei argomenti guida: lightness, che ha un inizio, ma certamente quickness, exactitude, visibilty, non una fine. Non ce l’ha perché multiplicity, consistency. Ora per è un divenire continuo, con infiniti chiunque si occupi del tema di spunti e poche certezze (costante- questa pubblicazione non potrà che risultare immediatamente evidente la forza e la chiarezza di NELLA FOTO ROBERTO OLIVI, DIRETTORE DELLA COMUNICAZIONE BMW ITALIA. queste parole: leggerezza, velociIL SUO LIBRO È EDITO DA LA NAVE DI TESEO tà, esattezza, visibilità, moltepliNELLA COLLANA LE ONDE (17 EURO)

cità e consistenza fanno parte del vissuto quotidiano di ciascuno di noi, del mondo attuale». Olivi affronta i sei argomenti approfondendo gli aspetti della comunicazione, poi parla di storytelling e di reputazione aziendale, sempre seguendo lo stesso filo fatto di libri, citazioni ed esperienze personali e professionali. Anche nella Corporate social responsability: «Oggi le aziende di successo hanno un dovere. Quello di reinvestire parte del loro successo nella società in cui operano», scrive, raccontando l’importanza di creare una rete di relazioni per portare avanti i progetti e come questa rete cresca collegando tra di loro le persone coinvolte per crescere ulteriormente. «SpecialMente - il programma di Csr di Bmw Italia, ndr - è diventato il simbolo del nostro impegno in tema di inclusione sociale, dialogo interculturale, sicurezza stradale. Un simbolo che ha fatto del linguaggio della differenza una ricchezza per i nostri valori che ci ha aiutato a mantenere la posizione di leadership in termini di reputazione in Italia». I proventi del libro andranno a Dynamo Camp.


BENI RIFUGIO

No ai collezionisti improvvisati: l'arte è un mondo complesso Fiscalità, limiti alla circolazione delle opere, regole: conoscere tutte le norme che regolamentano l'arte è fondamentale per mercanti e amatori di Alessandro Belluzzo

È

molto difficile rispondere a tutte le problematiche che un collezionista, un gallerista, un artista o un mercante incontrano nella compravendita di un'opera d'arte in Italia. Sul fronte fiscale, ad esempio nel caso di vendita di opere d’arte, bisogna differenziare il collezionista che vende come privato senza partita Iva (un tempo tassato se effettuava la rivendita prima dei due anni dall’acquisto, oggi invece non più) dal mercante d’arte imprenditore che fa trading e attività speculativa sulle opere d’arte, che dovrà aprire la partita Iva ed essere tassato. Sul fronte invece della circola-

zione dei beni, il trattamento relative pratiche di circolazione delle opere d’arte ai fini delle che sono un altro punto dove imposte di successione e dona- esistono diverse problematiche zione presenta alcune peculia- che riguardano la movimentarità che generano una serie di zione delle opere d’arte. Si penproblematiche. si, ad esempio, alla necessità di Le criticità riguardano, soprat- dover richiedere l'autorizzaziotutto, la ne all'uffid e t e r m i - È STATA ELEVATA LA SOGLIA cio esporDA 50 A 70 ANNI PER LA nazione tazione TUTELA DELLE OPERE della base della Soimponibi- D'ARTE. QUESTO AGEVOLERÀ p r i n t e n le. In base GLI SCAMBI, MA ATTENZIONE d e n z a alla legge, A FISCALITÀ E CIRCOLAZIONE prima di si considepoter far rano compresi nell’attivo eredi- circolare l'opera. tario denaro, gioielli e mobilia A tal riguardo, il fatto che sia per un importo pari al 10% del stata elevata la soglia da 50 a 70 valore dell’asse ereditario netto anni di eta’ dell’opera, al di sotto (ovvero, eccedente la franchigia) della quale le opere d'arte non anche se non dichiarati o dichia- sono soggette alle disposizioni rati in misura inferiore. di tutela, agevolerà gli scambi Diventa quindi essenziale tenere in particolare delle opere d'arte le collezioni in maniera ordina- moderna e di design create tra il ta non solo in termini di certi- 1947 e il 1967 rendendo le opere ficazione dell’opera, ma anche esportabili oltre i confini nazioriguardo alla data di acquisto e nali. Questa agevolazione accentuerà ancora di piu il fatto che NELLA FOTO ALESSANDRO BELLUZZO, EQUITY molti patrimoni artistici saranPARTNER DI BELLUZZO IN ALTO, "SACCO E ROSSO" DI BURRI no prensenti in case o gallerie situate in diversi Paesi, inne-

stando diverse problematiche legate alla circolazione e alla fiscalità in caso di esportazione, importazione, ovvero “consigment” per procedere alla vendita dell’opera. Tutti argomenti che sono noti agli operatori ma che, sulla base della esperienza professionale, trovo che siano sempre poco chiari a coloro che vogliono gestire una collezione d’arte. Diventa quindi importante avere una visione della propria collezione, facendosi aiutare da esperti del settore, al fine di creare valore attraverso esposizioni nelle mostre organizzate da gallerie o musei. Un esempio in questo senso è rappresentato, nella nostra esperienza, dalla vendita del famoso Burri “Sacco e Rosso” (1959), in foto, venduto a oltre 9 milioni di sterline, in modo tale che il Cliente potesse procedere con assoluta tranquillità alla vendita dell’opera, coprendo tutti i servizi legali e fiscali, seguendo percorsi specifici e di prassi, che hanno consetito di liquidare l’asset con metodo e trasparenza legale.

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TALENT SHOW

CI PIACE

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GAVIO E PIRELLI DUE VIE VINCENTI ALLA GLOBALITÀ Aprire il capitale a partner stranieri può anche significare conservare i valori che contano dell’essere italiani, dalle competenze agli head-quarter

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i piace l’Italia che vince all’estero e anche quella che, nei settori globali dove la larghezza delle spalle non basta mai, sa allearsi, o addirittura arriva a cedere il controllo, ma conservando l’altra proprietà che conta, quella delle idee, dei progetti e della gestione. Due casi recenti vanno in questa direzione, quello di Pirelli e quello di Gavio. Pirelli, si sa, ha ceduto il controllo al colosso cinese ChemChina con un articolato insieme di regole che confermano la centralità italiana – e non solo quella di Marco Tronchetti Provera – nel gruppo. La novità inattesa è che la società Cnrc, holding del gruppo ChemChina per le attività nei pneumatici, ha scelto come amministratore delegato un manager italiano, Filippo Maria Grasso. Più chiari di così. E un altro gruppo, tanto sostanzialmente forte quanto volutamente low-profile, il gruppo Gavio, sta facendo bene all’estero: ha appena sottoscritto un preliminare d’intesa con Ardian, società d’investimento globale, in base al quale cederà una quota del 40% (conservando il controllo soliatrio) delle attività autostradali Astm e Sias. Un modo con cui Ardian dimostra di aver puntato su Beniamino Gavio e sul suo management per creare valore in un settore in cui non ha competenze dirette. Ecco: in questo modo, anche vendere il controllo (nel primo caso) o quote importanti di proprietà non si traduce in una spoliazione del patrimonio del Paese ma è unmodo intelligente per essere globali e aprirsi ai mercati internazionali conservando la propria identità e il proprio ruolo centrale.

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Pirelli con ChemChina che mette un italiano a capo della società cinese, Adrian che punta su Tortona

La tariffa a settimane ha a lungo “inventato” anni di 13 mesi. Ma adesso aumenta la concorrenza

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’è qualcosa di molto antiestetico nella pervicacia con cui due gruppi di telecomunicazione, Tim e Wind Tre, hanno reagito alla decisione dell’Agcom – l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni presieduta da Marcello Cardani (nella foto) – di impedire la fatturazione a 28 giorni con comportamenti censurati dall’autorità sul diritto di recesso che spetta agli utenti. E’ antiestetico - anche se, per carità, comprensibile, nella logica stralunata delle multinazionali che quando vogliono sono vere Azzeccagarbugli – perché la sostanza dell’input è chiarissima: i consumatori ragionano giustamente sulla base dei costi per mese; se con la formula della bolletta a 28 giorni i mesi dell’anno diventano di fatto 13, perché le settimane sono 52, la gente finisce col pagar di più senza poterlo calcolare. Si dirà: sono stupidi. Macchè, si fidano, e questo è l’errore. Dunque, quei costi, da sempre e da tutti gli operatori promozionati come costi mensili, sia pure a volte sotto giochi di parole furbetti per non esplicitare la parola chiave e illusoria, “mese”, diventano più alti di quelli preventivati dal “buon padre di famiglia” nel suo budget. Ebbene, cosa accade? Una volta subìto l’ordine di “bollettare” davvero “a mese”, le compagnie hanno messo in atto tutta una serie di contromisure difensive… Non accettano di guadagare meno. Ma accetteranno. Arriva a settimane in Italia la “low cost” dei telefoni, quel gruppo Iliad che in Francia ha rotto il mercato comportandosi come Ryan Air rispetto alle compagnie aeree tradizionali. E chi vorrà risparmiare – magari accettando in cambio qualche gap qualitativo – saprà come fare, indipendentemente dai furbetti della fattura.

NON CI PIACE TROPPI «NO» SULLE BOLLETTE TELEFONICHE Opporsi alle indicazioni dell’Agcom sul no al mese di 28 giorni, da parte di Wind e Tim, è una scelta comprensibile ma a dir poco antiestetica.


WE BELIEVE IN A FUTURE WHERE THE POSSIBILITIES ARE UNLIMITED

Benessere e innovazione sono al centro del nostro lavoro, persone e ambiente ispirano un Gruppo che poggia su solide basi mentre si sviluppa verso un futuro sempre più consapevole. Ricerca avvalorata da trials clinici, design e tecnologia rappresentano le nostre chiavi di successo: offriamo ai mercati di tutto il mondo prodotti innovativi per il settore medicale e dell’estetica professionale, con brevetti depositati e una produzione Made in Italy. Nell’ottica di un approccio strategico sviluppiamo progetti integrati retail e contract, con una forte connotazione specialistica che accresce il nostro ruolo in termini di affidabilità ed esperienza. NOVAVISION: GUARDARE AL FUTURO COME UN UNIVERSO FLUIDO E SENZA CONFINI.

novavision.net



STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

Lo studio dei casi di resistenza e riscatto dalle crisi aziendali più nere dovrebbe essere obbligatorio non solo nelle facoltà di economia ma in tutte le scuole superiori, perchè la vita aziendale è il banco di prova delle migliori capacità creative e caratteriali delle persone. In questo senso è particolarmente istruttiva la storia della Oerlikon Graziano, illustrata in questa e nelle prossime due pagine, davvero paradigmatica in questo senso. Ed Economy è lieta di raccontarla in un giorno speciale per l'azienda.

UN "TURNAROUND" DA MANUALE IMPERNIATO SULLE PERSONE Oerlikon Graziano, brand della divisione Drive Systems della capogruppo svizzera Oerlikon, in due anni è passata da una crisi molto seria al profitto. E il 27 maggio festeggia il nuovo corso con il "Well Day" di Riccardo Venturi

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nche un'azienda che si trova in grande uno dei clienti più importanti, che ha subito difficoltà economica, e in un momento di un forte calo del fatturato. crisi profonda del suo settore, si può rilanciaDi fronte al bivio tra gettare la spugna e rire e reinventare in soli due anni, intervenendo lanciare, l'azienda ha scelto con decisione la sui processi organizzativi e produttivi e inveseconda strada. Si è investito sul rinnovo del stendo in tecnologie e risorse umane. È quel parco macchine e dei processi organizzativi che è riuscita a fare Oerlikon Graziano, brand (circa 30 milioni); sulla sicurezza, abbattendo della divisione Drive Systems della capogrupgli incidenti dai 188 del 2011 ai 12 del 2017; po svizzera Oerlikon, su progetti quali FitSI È INVESTITO SUL RINNOVO leader internazionale 4Life, per migliorare DEL PARCO MACCHINE E DEI PROCESSI nella progettazione il benessere di chi laORGANIZZATIVI, SULLA SICUREZZA e realizzazione di sivora in azienda. In due E SUL BENESSERE DEI LAVORATORI stemi powertrain. L’aanni così l'azienda ha zienda, fondata nel 1951 a Torino e con sede svoltato: l'Ebit, che era negativo nel 2016, è a Rivoli dal 1963, è presente nei mercati più tornato positivo nel 2017 e quest'anno sarà a importanti del settore mobilità: automotive, doppia cifra. agricoltura, costruzioni e applicazioni induIl 27 maggio l'azienda festeggia il nuovo corso striali. Tra la fine del 2014 e l'inizio del 2016 con il Well Day, una giornata di condivisione per Oerlikon Graziano ha attraversato una fase i dipendenti e la comunità con eventi e attività molto delicata, dovuta in buona parte alla crisi per adulti e bambini, in contemporanea presso del settore agricolture, e in particolare di Cnh, tutte le 6 sedi.

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STORY-LEARNING

Trasformarsi dal profondo per ritrovare l'eccellenza Oggi l'azienda punta a diventare nel 2020 «the place to be», mirando al massimo del gradimento non solo da parte dei clienti ma anche dei dipendenti

a cura della redazione

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I PARTICOLARI DI ALCUNI PRODOTTI DELLA OERLIKON GRAZIANO RITRATTI. IN BASSO, L'AD OLIVER DOHN

li americani lo chiamano refreshing, lenti, un ambiente ricco di stimoli dove stare gli altri change management. Nel caso bene. Per raggiungere l'obiettivo l'azienda si è di Oerlikon Graziano, più che di camposta l’obiettivo di ristabilire la credibilità, per biamento si tratta di un processo di trasforpoi lavorare sull'attrattività. Sono stati così mazione. lanciati diversi progetti a favore del benessere Non solo è riuscita a rilanciarsi dopo le diffidei dipendenti. È il caso di Fit4Life - In forma coltà attraversate soprattutto nel 2014 e 2015 per la vita, partito con una serie di survey sui grazie agli investimenti in nuove tecnologie, in principali temi che influenzano il benessere R&D, in e-Mobility con tecnologie ibride e eletorganizzativo dell’azienda e delle sue persotriche per il settore automotive, accompagnati ne: sostanze tossiche, sonno, alimentazione, da quasi 30mila ore di formazione professioattività fisica, stress. L'interesse dimostrato nale, tornando all'utiper il tema dello stress L'AZIENDA SI È POSTA L’OBIETTIVO le già nel 2017. Dopo ha portato nell'aprile DI RISTABILIRE LA CREDIBILITÀ, PER POI che negli anni scorsi di quest'anno all'avLAVORARE SULL'ATTRATTIVITÀ alcuni episodi negativi vio di un programma IL CASO DEL PROGETTO FIT4LIFE ne avevano offuscato informativo, formal'immagine, l'azienda punta addirittura a ditivo-conoscitivo e educativo in materia. L'oventare nel 2020 ‘the place to be’, il luogo idebiettivo è quello di stimolare un nuovo stile ale in cui lavorare, mirando all’eccellenza non di vita più sano come modello da esportare solo per i clienti ma anche per i dipendenti. anche nella comunità sociale di cui Oerlikon Oerlikon Graziano, che è presente sul territoGraziano fa parte, con l'ambizione di essere rio italiano con l'headquarter e la divisione Rimotore del cambiamento per un benessere cerca e Sviluppo a Rivoli, nei pressi di Torino, più diffuso. e 5 stabilimenti nella stessa Rivoli, a Luserna E' con questo spirito che l’azienda ha quindi San Giovanni sempre nel torinese, a Sommaorganizzato per il 27 maggio un Well Day che riva Perno e Cervere in provincia di Cuneo e si terrà in contemporanea presso tutte le 6 a Bari, con un organico di oltre 1900 persone, sedi. Si tratta di un evento unico nel suo gevuole essere un luogo che attrae e sviluppa tanere in Italia, un momento di condivisione per

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la comunità e i dipendenti tutti, una giornata dedicata al tema del benessere con eventi e attività per adulti e bambini: laboratorio benessere, sport corner, laboratorio creativo e di pittura. Oerlikon Graziano innova anche in campo di welfare aziendale con il progetto PiùValoreperTe, che mette a disposizione, oltre a un valore economico nel conto welfare, una sorta di consulente finanziario che aiuta i dipendenti nelle scelte di investimento e di spesa. Health Safety Environment (Salute Sicurezza Ambiente) è il programma che mira all'abbat-


timento degli incidenti sul lavoro, intervenendo sulle persone e sui processi. Al suo varo il numero degli incidenti nel segmento Drive Systems era 10 volte più alto di oggi. L'azienda ha così raggiunto livelli di eccellenza da World Class in HSE, e nel 2017 oltre il 60% dei siti produttivi ha festeggiato i primi 365 giorni senza infortuni. Per riuscirci, tutti i giorni prima dell'inizio del turno ogni caporeparto dedica 5 minuti a un warning sull'attività di sicurezza, per massimizzare l'attenzione in materia. Una perdita secca in termini di ore di manodopera, un guadagno invece dal punto di vista della salute e della qualità aziendale. Anche perché tutte queste iniziative hanno migliorato il livello di engagement e abbattuto dell'1,5% il tasso di assenteismo per malattia anno su anno, che è così sceso sotto i 2 punti percentuali; e la voce che in Oerlikon Graziano si lavora bene si è cominciata a spargere. Il nuovo corso aziendale è contagioso, e a quanto pare ci sono baldi ultrasessantenni coinvolti nel cambiamento almeno quanto i giovani, che si chiedono se quel che fanno da tempo in un modo si possa fare anche in un modo diverso. Ciò non toglie che il tema del ricambio generazionale resti centrale: YoungTech è un programma della durata di 24 mesi che prevede un inserimento negli anni 2018-2019 di 40 risorse prevalentemente con formazione ingegneristica, che saranno coinvolte in un percorso formativo professionalizzante attra-

verso un contratto di apprendistato, volto a sviluppare le loro abilità tecniche e gestionali con momenti di aula, coaching e tutoraggio dedicato. Un'altra iniziativa riguarda i disabili: l'obiettivo in questo caso è avere entro il 2020 il 7% della forza lavoro, così come previsto dalla legge se non si vogliono pagare sanzioni, UN'ALTRA INIZIATIVA RIGUARDA I DISABILI: L'OBIETTIVO IN QUESTO CASO È AVERE ENTRO IL 2020 IL 7 PER CENTO DELLA FORZA LAVORO

composto da disabili, non però come impiegati ma come operai! È quindi necessario modificare i processi organizzativi e produttivi anche in funzione del loro inserimento. Oerlikon Graziano guarda anche ai Neet - not (engaged) in education, employment or training - ovvero a chi non studia, non lavora e non cerca lavo-

ro. L'azienda intende inserirne in organico una ventina, anche per dare un segnale: non si possono perdere 2,5 milioni di persone, il tessuto produttivo ha bisogno di forza lavoro e questi giovani vanno recuperati. Last but not least, in azienda sono attivi gli enablers of change, ovvero facilitatori del cambiamento: un programma che, partito fin dal 2015, ha precorso i tempi dell'evoluzione aziendale, insegnando a gestire il cambiamento e a convivere con le paure e le incertezze che spesso porta con sé. Sono state raggiunte così oltre 1300 persone attraverso 13.312 ore di formazione, con un messaggio chiaro: qualsiasi cambiamento parte prima da noi stessi, ognuno di noi è autore e non vittima degli eventi. È la scelta di essere ottimisti e positivi nonostante tutto. Una scelta che Oerlikon Graziano sembra aver compiuto e implementato in modo efficace.

I PUNTI DI FORZA DELLA DIVISIONE RICERCA E SVILUPPO La divisione Ricerca e Sviluppo Prodotto di Oerlikon Graziano, a Rivoli, è un punto di riferimento a livello globale in particolare per l'automotive, e supporta spesso le consorelle Oerlikon Fairfield in America, India e Cina facendo training in loco. È attiva nella progettazione e validazione di un’ampia gamma di trasmissioni, e agisce come fornitore di sistemi completi in ambito automotive, off-highway e shifting

solutions (sincronizzatori e frizioni). Ha competenze e know-how interni per sviluppare in modo autonomo sistemi completi, dal concept della trasmissione alla progettazione, analisi, simulazione, prototipazione e testing. Oerlikon Graziano partecipa attivamente ai programmi finanziati dalla Comunità Europea ed è presente nei più rinomati congressi di settore, dove presenta paper tecnici sugli ultimi

sviluppi tecnologici. Vanta numerosi brevetti, in particolare in ambito electromobility, mercato in cui l’azienda è attiva e presente da oltre un decennio. L'azienda è parte di numerose associazioni di settore e collabora con le più prestigiose Università italiane e straniere, dall'inglese Surrey University al Politecnico di Torino, dall'Università di Modena alla Ohio University GearLab degli Stati Uniti.

PIU' ENGAGEMENT E DISCESA SOTTO I 2 PUNTI DEL TASSO DI ASSENTEISMO PER MALATTIA 111


STORY-LEARNING NO PROFIT

Le mille vite di Andrea Corazzini, l’uomo con l’impresa nel sangue A vent’anni ha risanato una tessitura in Venezuela, a quaranta ha lanciato una panetteria che ha fatto “il botto”. Scampato a un rapimento, è emigrato negli Stati Uniti e con la sua attività dà lavoro anche a una profuga irachena

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di Angelo Curiosi

come un assillo, un tafano, un qualcosa che ci segue, non ci molla mai, ci attrae e ci possiede: la voglia di fare impresa. Andrea Corazzini, cinquantadue anni, abruzzese d’origine, è nato imprenditore. Naturalmente non lo sapeva, di essere un imprenditore nato, ma adesso a New Haven – dove ha creato un’industria alimentare che nutre, tra l’altro, i famelici yuppie di Yale, una delle dieci università più prestigiose degli Stati Uniti – sono in tanti a sapere che uomo, che grande uomo, è Andrea. «Sono uno che ama la materia prima», dice semplicemente di sé, molti fatti e poche parole, come sempre. Cresciuto tra Italia e Spagna – ma soprattutto Italia, dov’è nato suo padre, mentre la mamma è spagnola – Andrea ha una storia spontaneamente imprenditoriale. Incarna la banalità del bene. Meno male che c’è. Non è un “figlio di nessuno”. Papà – imprenditore edile - lo fa studiare bene, ingegneria aerospaziale, perché investe i suoi soldi per crescere al meglio i suoi tre figli. Ma quello che più degli altri ha dentro di sé è il demone dell’impresa, deve seguire la sua stella e così a vent’anni, anche se il traguardo della laurea è ancora lontano, senza ascoltare i consigli di prudenza, decide che il suo momento è adesso. Ha saputo da un amico di famiglia che c’è un’azienda in Venezuela piuttosto malandata, nel settore tessile, che an-

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drebbe ripresa in mano, rigovernata, ristrutturata: e ci va. Parte, convinto, sicuro, deciso. Ci lavora - notte e giorno – e quest’azienda semifallita di Caracas, che faceva alla meno peggio filature di secondo livello, diventa pian piano un’eccellenza nella tintura tessile, uno dei pochi settori specialistici della filiera a trovare ancora nei Paesi occidentali uno spazio competitivo al riparo dall’imbattibile concorrenza dei prezzi asiatici. Nel giro di qualche anno l’azienda è diventata un missile, e i pochi dipendenti dell’epoca prefal-

C’È CHI NASCE CON LO SPIRITO DA IMPRENDITORE: ANDREA CORAZZINI È UNO DI QUESTI E A 20 ANNI VA IN VENEZUELA PER GESTIRE UNA TESSITURA

limentare diventano 120 addetti in camice blu, ben pagati e gratificati. Intanto, siccome Andrea è un latino vero, per quanto le 24 ore delle giornate di noi comuni mortali non gli bastino, trova il modo e il tempo di sposarsi, a soli 22 anni, e fare due figli entro i 25 anni. Lui, sempre più sicuro che quella dell’impresa sia la sua strada, prosegue nell’espansione e nell’impegno notte e giorno. Vede nell’imprenditoria uno spazio per l’espressione di sé e per l’auto-realizzazione, è appassionatissimo della “materia prima” - in quel momento il tessile - e capisce, per istinto all’inizio, e razionalizzandolo sempre meglio col fluire

ANDREA CORAZZINI E LO STAFF DI WHOLE GERMAN FOODS

degli anni, che molto dipende dal rapporto umano con i suoi collaboratori, che lo ricambiano con l’abnegazione che merita un capo esemplare. Crescita chiama crescita, un po’ di accumulo di capitale ormai è in casa e dunque dieci anni fa – cioè a vent’anni dagli esordi – Andrea si vede proporre un nuovo investimento, in un nuovo settore, ancora una volta molto “old economy”, ancora una volta molto “materia prima”: si tratta di una panetteria, il brand è “Panes alemanos” - pani tedeschi – ancora a Caracas, fondata da due fratelli tedeschi. L’acquisto gli sembra all’inizio un investimento finanziario, ma si sbaglia. Il suo demone è quello del fare, non del comprare per poi vendere al doppio, quello è il mestiere dei lupi di Wall Street, una razza molto diversa dalla sua. Andrea si appassiona anche dell’industria alimentare ed anche lì ripete il suo approccio integrale, iniziando a far crescere anche la sua seconda industria, in parallelo alla prima. Ma quando nel karma di un uomo c’è la fatica, be’: il karma non perdona. E infatti il partner nell’industria tessile di Andrea viene rapito dai banditi, e per giunta a causa di un equivoco: aveva comprato una macchina nuova per regalarla ad Andrea e gliela stava portando, ma la gang, pensando che dietro i vetri oscurati di quella lussuosa limousine non potesse che esserci lui, l’imprenditore, rapiscono la


persona sbagliata. Andrea passa al telefono 48 ore di fuoco per negoziare il riscatto. Ci riesce, ma capisce subito che era lui il vero bersaglio della banda. Si rende conto che i banditi lo avevano seguito per mesi, studiando tutte le sue mosse. Sapevano che stava bene, volevano i suoi soldi. Paga, libera l’amico e si ribella, dice basta. Decide di andarsene da un Paese senza Stato, dove la ricchezza è un pericolo. Prende la moglie e parte per gli Stati Uniti, la terra delle opportunità, la terra promessa per lui. Sua moglie aveva degli amici a New Haven, e questo bastava per scegliere la città. Arriva, si sistema – effettivamente un

po’ di soldi a quel punto li aveva! – e inizia a rifugge dall’industrializzazione seriale che guardarsi attorno. Non deve attendere molto rende meglio ma deprime la qualità dei cibi. per adocchiare una nuova opportunità: capiIl suo karma imprenditoriale contiene una sce che l’alimentare di qualità - in una cittatara, infatti, quasi un “limitatore di velocità”, dina universitaria dove migliaia di persone come i Tir: la competizione sui margini non fa ogni giorno “mangiano fuori” - produrre bene per lui, proprio perché l’efficienza delle granalimenti sani può essere la pietra filosofale. di corporation, che si nutre anche di stanTrapianta a New Haven il suo brand “Panes dardizzazione, richiede una fondamentale Alemanos”, ribattezzandolo in inglese come indifferenza per i dettagli e per il prodotto, “Whole German Breads”. Fa crescere il nuovo mentre invece lui il suo prodotto lo ama, oggi brand con l’amore e l’impegno incondizionapanini, brioches e dolci come ieri le stoffe fito di sempre, senza guardare l’orologio ma nemente tinte e stampate, è un imprenditore puntando ai risultati, e trova riscontro pieno latino che produce per amore. Finché incroe agevole in un ambiente di business molto cia un gruppo di studenti – una dozzina – che ma molto diverso da poche settimane priquello venezuelano: WHOLE GERMAN BREADS È UN’AZIENDA ma dell’ambitissimo DI SUCCESSO CON 50 DIPENDENTI. IN USA più fertile ma più fe- OPERA NEL CONNECTICUT, SOPRATTUTTO traguardo, la laurea rocemente competi- PER LA PRESTIGIOSA UNIVERSITÀ DI YALE a Yale, con tanto di tivo. Lui, ormai, sa di discorso celebrativo essere quasi un “artigiano” rispetto ai “cordi Hillary Clinton (mica pizza e fichi) scoporate” americani, tutti in giacca e cravatta, prono quanto sia bello e gratificante unire il tutti computer e power-point, con le mani inbusiness alla solidarietà. Gli chiedono di ofguantate e senza contatti fisici – orrore! – col frire, gratis, le sue cucine industriali, che nel prodotto. weekend sono meno cariche di lavoro, per “Whole German Breads”, oggi, è un’azienda produrre dei dolcetti fatti da una rifugiata di successo, impiega 50 dipendenti, sforna di guerra Irachena. Andrea dice subito sì. La prodotti da forno per Yale e per esercizi alino-profit gestita dagli studenti provvederà mentari in tutto il Connecticut, la gente li a tutto. Ed oggi gli studenti di Yale, quando sceglie perché sono buoni e sempre “appena gustano le squisitezze dolci prodotte nei sfornati”, non ha problemi di domanda, semforni di Andrea sulle ricette di Yasmine, così mai qualche problema di marginalità, perché vogliamo dire che si chiama l’anima creativa di questa nuova industria, non sanno che dietro quel gusto delicato e irresistibile c’è un ingegnere aerospaziale italo-spagnolo, un’industria tessile venezuelana scampata al fallimento, una banda di rapitori che, malvivendo, hanno involontariamente dato una seconda chance alla vita di una donna, mettendola senza saperlo nelle mani di un gruppo di ragazzi entusiasti e di un benefattore. È la teoria del caos che diventa vita, carne e sangue di persone vere, un battito d’ali di una farfalla venezuelana può trasformarsi in un prelibato falafel a New Haven, che sazia centinaia di brufolosi secchioni destinati a dirigere gli Stati Uniti e quindi il mondo e che trasforma un’emarginata in una richiestissima chef di pasticceria.

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STORY-LEARNING INTERNET OF THINGS

XGiuseppe Lambiase, direttore commerciale di Ac

forte partnership con uno dei maggiori operatori telco nazionali (Telecom, ndr) e sfrutterà la penetrazione commerciale del gruppo per conquistare gli spazi che verranno a crearsi. Lato interno, l’azienda non ha mai smesso di investire in innovazione, col risultato che ora la piattaforma di Ac è tra le più innovative di mercato, adattandosi ai nuovi modelli di business adottati dalle compagnie». C’è da chiedersi a questo punto se la sensoristica, a tutti gli effetti un’eccellenza italiana, sia la classica La romana Ac è diventata leader di mercato nella produzione punta di diamante del made in Italy. La rispodi scatole nere con un fatturato di 8 milioni. Con il dispositivo, autentica sta è sì e il perché è presto svelato. «Il nostro eccellenza italiana, si arriva a risparmiare fino al 30% sul premio Paese ha sempre avuto il bollino nero in tema di frodi assicurative: con la telematica questo di Gianluca Zapponini fenomeno è diminuito drasticamente, perna prateria chiamata concorrenza si il dispositivo sulla propria automobile. In quemettendo di poter livellare il premio assicuraè improvvisamente aperta davanti sto modo, gli automobilisti risparmiano sulla tivo in zone particolarmente sensibili a questo al mondo delle assicurazioni e della polizza e le compagnie assicurative si tutelano fenomeno. In questo senso la telematica potelematica. In Italia, Paese dalle liberalizzada eventuali frodi. trebbe definirsi un fenomeno di democratizzioni più mancate che raggiunte, è quasi una Ed è proprio qui che entrano in gioco operatozazione tecnologica». Attenzione però a non notizia. Bella per chi è alla costante ricerca di ri del calibro di Ac i quali, dopo aver prodotto commettere l’errore di sottovalutare il fatto spazi di mercato sempre più grandi. Aziende e fornito tecnologia per oltre 300 mila black che viviamo in un mondo globalizzato, dove come Ac, azienda romana specializzata nelbox, di cui 250 mila attive e 190 mila circosaper competere e difendere i propri spazi la fornitura e installazione di tecnologia nei lanti, e conquistato nei vari segmenti grandi può rappresentare la differenza tra la vita e la settori auto e smart home. Il fatto è che dall’aclienti come il gruppo morte di un’azienda. E «IL 2017 È STATO UN BUON ANNO, gosto scorso, con l’approvazione definitiva Intesa, Anas, Enav e anche Ac deve avere del ddl concorrenza, è scattato l’obbligo per Telecom, si appresta- IL BILANCIO SI È CHIUSO CON 5 MLN DI degli assi da calare al RICAVI SULLA TELEMATICA AUTO. IL 2018 le compagnie assicurative di includere nella no a dare un ulteriomomento più opporSARÀ L’ANNO DEL CONSOLIDAMENTO» loro offerta una polizza auto che preveda l’inre impulso alla forte tuno. «Le partnership stallazione delle scatole nere, con possibilità crescita dei ricavi. Che a fine 2017 arriveraninternazionali dell'azienda con il dna profondi ridurre i premi. A prescindere dai decreti no a quota 8 milioni di euro, più del doppio damente italiano sono il mix che ci permetteattuativi, che entro agosto 2018 potranno imrispetto ai 3,6 del 2016. Economy ha chiesto ranno di essere leader in termini di innovazioporne o meno la dotazione a bordo, il mercato a Giuseppe Lambiase, direttore commerciale ne; proprio innovazione sarà la parola chiave dei servizi telematici per il comparto auto è di Ac, indicazioni sulle prospettive e le strache poterà l’azienda a competere in questo destinato ad allargarsi. D’altronde, l’aumento tegie dell’azienda, alla luce dei nuovi scenari. mondo sempre più appetibile ai grandi player delle scatole nere in Italia si deve al fatto che «Il ddl concorrenza apre un campo sconfinato globali». Le ambizioni e gli obiettivi possono le compagnie applicano delle riduzioni anche di opportunità che l’azienda è intenzionata però non bastare se non si hanno spalle grosdel 25-30% sul premio ai clienti che installano a cogliere in pieno. Il gruppo ha avviato una se e conti in ordine.

L'azienda che fa girare le scatole ai furbetti dell'assicurazione

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FOOD&WINE STORY-LEARNING

Si alza l’asticella se l’Amarone incontra la tecnologia La Famiglia Tedeschi produce da oltre 400 anni il suo vino in Valpolicella. Da otto anni ha avviato un processo di innovazione dei metodi produttivi di Alessandro Luongo

UNA VEDUTA DELLA TENUTA DI FAMIGLIA. A FIANCO, I TEDESCHI

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a quattro secoli di storia e tradizione terreni ha consentito persino di capire come l’azienda vinicola Tedeschi della Valpolila composizione degli stessi sia uno dei fattori cella, che porta nel mondo un’eccellenza in grado di influenzare l’aroma di un vino. Da italiana come l’Amarone. E che è sempre più veri pionieri, la famiglia Tedeschi (Lorenzo e attenta all’innovazione dei metodi produttivi. Bruna, patron, genitori di Antonietta, Sabrina Nel 2010, infatti, sono stati avviati i lavori di zoe Riccardo, ora alle redini dell’azienda), ha innazione nel centro di Pedemonte di Valpolicella, trapreso un originale e inedito studio di caratda anni indicato come il punto di partenza neterizzazione aromatica dei vigneti. Rilevando cessario per una viticoltura di qualità. che la frazione calcarea dei suoli dona intensità Gli interventi mirati hanno riguardato un proe complessità aromatica; la presenza di ossidi di cesso d’inerbimento per rafforzare le difese ferro e manganese favorisce le note speziate e di naturali del vigneto; un piano di controllo dello frutta rossa, come amarena e ciliegia. E ancora: stress idrico e un innalla frazione sabbiosa aczamento del contenuto L’85% DELLA PRODUZIONE VA ALL’ESTERO centua note di frutti di di carbonio organico. CON CANADA, SVIZZERA E GERMANIA A bosco, ribes e lampone. FARE LA PARTE DEL LEONE. LO SCORSO Inoltre, un arricchiSi è investito molto, ANNO FATTURATO SU DEL 5% mento del terreno dunque, in ricerca e mediante semina di alcune essenze e l’apporto sperimentazione; ma anche sulla sostenibilidi concimi organici. Infine, sono stati installati tà. Riducendo, in quest’ultimo caso, l’utilizzo sensori a forma di foglia di vite per misurare di prodotti fito sanitari. I vini simbolo della il grado di umidità e bagnatura e sondare la Valpolicella e di quest’azienda ultracentenaria presenza di attacchi patogeni. In definitiva, una sono l’Amarone e il Recioto, senza dimenticare ricerca accurata per portare le cantine di Pedeil Valpolicella. Parliamo di ben 6 cru individuati monte di Valpolicella alla completa sostenibilità con gli studi di zonazione. E di un vero e proprio nella gestione agronomica e filiera enologica. “stile Tedeschi”, che esalta cioè la potenza ed Sostenibilità garantita, fra l’altro, dalla presenza eleganza e i profumi tipici dei vitigni anziché del di un bosco di 45 ettari nella proprietà di Malegno. Si utilizzano difatti solo botti in rovere di ternigo, che assolve la funzione di fondamentale Slavonia, della capacità da 10 a 50 ettolitri. assorbitore di anidride carbonica. Lo studio dei Amarone e Recioto non trovano sistemazione

negli scaffali della Gdo, «perché è un canale che mira a prezzo basso e grandi volumi – spiega Sabrina Tedeschi – il nostro obiettivo è difatti mantenere e aumentare la quota di mercato e orientarci sempre più nella fascia di punta di eccellenza, di qualità elevata e artigianale che ci rappresenta». L’85 per cento della produzione (500mila bottiglie l’anno) va all’estero. Canada, Germania, Svizzera sono i mercati di maggior successo e con la distribuzione più capillare. E in Italia? Piazze importanti sono il Veneto, con Verona e Venezia in prima fila; Brescia e Milano in Lombardia, poi Roma. Il bilancio dell’anno si chiude con un aumento del fatturato del 5 per cento. E l’obiettivo di consolidare la presenza negli States, nonostante i timori dell’imposizione dei dazi minacciati da Donald Trump. Insomma, dall’acquisto del vigneto Monte Olmi nel 1918 (di cui ricorre il centenario quest’anno) si è virato sulle punte di eccellenza, non sui volumi. Sui vigneti di collina, e sui cru. Non a caso il primo cru Tedeschi e fra i primi della Valpolicella è l’Amarone Capitel Monte Olmi, le cui uve provengono proprio dal vigneto Monte Olmi.

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STORY-LEARNING NOVAVISION

La grande “bellezza” italiana è anche sul viso delle cinesi «L’attenzione del mercato italiano, che resta strategico, negli ultimi tempi si sta spostando sulla naturalità dei trattamenti, nella cosmesi come in cabina estetica» a cura della redazione

L’

Italia ha in seno numerose aziende Italia, ma siamo presenti in tutte le aree del medio-piccole, che fanno numeri da gimondo - spiega il Ceo Danilo Crapelli (nella gante esportando le eccellenze Made in foto) - il 50% delle quote Export sono rivolte Italy nel mondo. In una recente classifica del al mercato cinese, seguono Middle East, Nord Financial Times sulle migliori aziende d’EuroAfrica ed Europa. In previsione puntiamo al pa per crescita assoluta,186 erano italiane. E mercato Sudamericano e agli Stati Uniti”. l’Italia ha anche un patrimonio di migliaia di “Puntiamo su qualità, innovazione e serietàaziende che collocano il paese sul podio per prosegue Crapelli - poi è su sicurezza ed alta produzione in 250 comparti merceologici: tecnologia che si prende distacco dai comenogastronomia, scarpe, lusso, rubinetteria, petitor. Ci si distingue inoltre garantendo piastrelle, le eccellenze. Un comparto nel quaservizi di vendita e post vendita efficienti, e le l’Italia sta emergendo è quello dei device con la formazione attraverso due strumenti: medicali e per il merNovavision Academy IL CEO DANILO CRAPELLI: «SIAMO cato della bellezza. e webinar. Infine, sono PROFONDAMENTE ITALIANI MA Novavision, azienda elementi imprescinGUARDIAMO AL MONDO E PUNTIAMO che affonda le sue radibili la presenza sul SU HI-TECH, FORMAZIONE E SERVIZI» dici in Brianza, è un territorio, con la paresempio di questa Italia coraggiosa. Fondata tecipazione a fiere e congressi internazionali, nel 1986 da Flavio Peralda, conta oggi due la costante analisi del mercato, gli investidivisioni: Retail&Contract, specializzata in menti in ricerca scientifica e innovazione. La sistemi integrati di comunicazione; e Biotech nostra presenza in mercati economicamente e con i propri marchi Novaestetyc, leader nella culturalmente eterogenei impone un approccio produzione di device per l’estetica, Novaclini“tailor made” a ogni esigenza. Chi sceglie i procal, specializzata nella produzione di disposidotti di un’azienda italiana cerca qualità, lusso, tivi medicali ed IO Skin Care che formula e dicura del dettaglio. Nessuno può permettersi il stribuisce prodotti cosmeceutici. Novavision lusso di non diversificare il business. Novavision esporta in più di 20 Paesi al Mondo, con una grazie alla continua ricerca e sviluppo interni crescita annua a doppia cifra. “Siamo un’aed al Novavision Observatory è costantemente zienda italiana, produciamo e progettiamo in ricettiva ai mutamenti di mercato. Novavision è

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L’AZIENDA BRIANZOLA LEADER NEI DEVICE E PRODOTTI COSMETICI ESPORTA IN OLTRE VENTI PAESI E CRESCE A DOPPIA CIFRA E CON GRANDI AMBIZIONI leader con i brand Novaestetyc e Novaclinical in un settore, quello del benessere e della bellezza, che macina risultati in crescita. In Italia, presente nella top ten dei paesi al mondo per spesa in questo segmento con oltre 10 miliardi di euro (Istat), le imprese del settore sono cresciute del 4% negli ultimi 5 anni superando quota 153mila attività (dati Unioncamere-Infocamere). “L’economia Italiana non rinuncia a bellezza e benessere. Per noi il mercato italiano resta strategico - conclude il Ceo- l’attenzione negli ultimi tempi si sta spostando sulla naturalità dei trattamenti, nella cosmesi come in cabina estetica. Per questo nel 2017 abbiamo lanciato EGO, un nuovissimo device pensato per i centri estetici, le palestre e le SPA che ha la particolarità di matchare l’alta tecnologia con l’alta specializzione del professionista. Le prospettive di crescita del 2018 puntano a chiudere con un fatturato intorno ai 15mln euro in crescita rispetto al 2017 del 30%. Intendiamo inserire nuovo personale ed ingrandire la struttura, come previsto dal piano di sviluppo ROAD 2020. L’inserimento della tecnologia IoMT™ (Internet of MedicalThings), che rappresenta l’evoluzione del mondo medico/estetico, permette al cliente di ricevere costante assistenza online, download di nuovi programmi ed interconnessione continua.


IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

GEICO, L’AZIENDA ITALIANA LEADER IN VERNICI

ALI REZA ARABNIA, PRESIDENTE DI GEICO

Il colosso con sede a Cinisello fornisce i principali produttori automotive Un global supplier per la fornitura di impianti di trattamento delle superfici e verniciatura chiavi in mano per le principali case automobilistiche a livello globale. È Geico, che da quando nel 2011 ha firmato l’alleanza con la giapponese Taikisha si è imposta come leader nel settore degli impianti di verniciatura auto in tutti i mercati mondiali, ad eccezione del Giappone e della Corea che rimangono sotto il controllo del partner giapponese. Le sue origini risalgono alla divisione italiana

di Carrier Drysys, fondata nel 1905, acquisita da Giuseppe Neri nel 1976 da cui prese il nome di Geico Spa. Negli anni passa da essere di proprietà esclusiva del Gruppo Gecofin alla comproprietà con altre multinazionali, tra cui Haden prima e il Gruppo Fiat-Comau poi; nel 2005 Ali Reza Arabnia, genero del fondatore Giuseppe Neri, rileva Geico dal Gruppo Fiat e, in soli 5 anni, riesce a risollevare l’azienda da un periodo di crisi e a portarla ad essere uno dei leader mondiali dell’industria impiantistica del settore auto.

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LA PRIMA PILA AD ACIDO FORMICO Da GRT Group ed EPFL un modo sostenibile di produrre energia

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GRT Group, società che lavora nel campo dell’economia circolare e che opera per favorire la transizione energetica attraverso innovative soluzioni di stoccaggio e il gruppo di ricerca del Professor Gabor Laurenczy dell’EPFL, hanno sviluppato una nuova macchina integrata che trasforma l’acido formico in idrogeno, e poi direttamente in elettricità tramite una pila a combustibile. L’unità HYFORMPEMFC, che utilizza l’acido formico per stoccare idrogeno, può trovare applicazione sia nell’ambito domestico, che in quello industriale: rispetto ai metodi che utilizzano esclusivamente idrogeno, è

stata progettata per garantire sostanziali benefici in termini di dimensioni (1 litro di acido formico equivale a 590 litri di idrogeno a condizioni normali), facilità di trasporto, sicurezza e minori costi operativi, garantendo al tempo stesso una totale ecosostenibilità. L’utilizzo dell’unità HYFORMPEMFC potrà riguardare, ad esempio, aree con limitato o senza accesso alla rete elettrica, nonché lo sviluppo di sistemi di trasporto di idrogeno. Il dispositivo è, per esempio, in grado di generare calore ed elettricità per uno chalet alpino in maniera totalmente ecologica e con un rifornimento veloce.

HELVETIA, PARTNERSHIP CON CASSA LOMBARDA

FABIO CARNIOL, AD DI HELVETIA VITA

Il canale bancario rimane centrale nel piano di sviluppo dell’azienda Helvetia Vita, compagnia del gruppo Helvetia, e Cassa Lombarda Spa, boutique bancaria focalizzata sul private banking, hanno firmato un accordo per avviare la distribuzione del prodotto multiramo Helvetia MultiProgetto di Helvetia Vita, tramite i Private Bankers della Banca. Il prodotto, studiato e progettato per rispondere alle specifiche esigenze della clientela private, si distingue per l’innovatività, per la chiarezza e per la semplicità. Helvetia MultiProgetto è un

prodotto multiramo di nuova generazione, collegato alla gestione separata Remunera+ e a una gamma di fondi interni assicurativi di tipo unit-linked gestiti in delega da Cassa Lombarda nel rispetto di precisi budget di rischio. Secondo l’Amministratore Delegato di Helvetia Vita Fabio Carniol, «questo importante accordo si inserisce nella strategia di crescita del Gruppo Helvetia nel mercato italiano della bancassicurazione, con una focalizzazione specifica nel mondo Private Banking».

LUCA DAL FABBRO GRT GROUP CEO

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SOSTIENI LA VITA, NON SOLO LA CURA. Ed è per la vita che ci battiamo. Per quella vita che anche se piegata e trasformata resiste. E continua a farci desiderare qualcosa di più. Quest’anno trasforma il tuo 5x1000 in un supporto concreto per i pazienti onco-ematologici cronici e le loro famiglie. Sostieni il primo percorso di Medical Coaching in Italia: Medici. Pazienti. Parenti.

Devolvi il tuo 5x1000 a sostegno dei pazienti onco-ematologici cronici italiani e delle loro famiglie al CF 975719190153, Fondazione Renata Quattropani Onlus. www.fondazionequattropani.org


LA MAGICA NOTTE DELLE STARTUP DOVE LE IDEE DIVENTANO REALTÀ

STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Idee che sembravano irrealizzabili e che invece si trasformano in progetti con solide fondamenta. In fondo è un po’ questa l’essenza delle startup, che devono riuscire a trasformare in qualcosa di concreto grazie a finanziatori che vogliono scommettere su di loro. E chi ci riesce può creare oggetti che detestano meraviglia, come la lampada che “ci sorveglia” o una banca che è sempre a nostra disposizione.

Il 14 giugno a Torino l’incubatore del Politecnico I3P e Treatabit organizzano “Startuppato”, l’appuntamento dedicato alle startup che vogliono far crescere il proprio progetto innovativo di Marco Scotti

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orino torna per una notte il centro dell’esocial network, applicazioni web e mobile. Ad cosistema startup con Startuppato, il traoggi Treatabit ha supportato oltre 330 idee dizionale appuntamento organizzato dall’ind’impresa, di cui più di 190 progetti sono onlicubatore I3P del Politecnico e da Treatbit che ne e 120 sono diventate impresa. permette alle società innovative di mettere in Startuppato, giunto alla nona edizione, si mostra i propri progetti. I3P è uno dei prinsvolgerà al Toolbox Coworking dalle 18 fino a cipali incubatori europei e sostiene startup mezzanotte, forte dei numeri in costante crefondate sia da ricercascita. Lo scorso anno tori universitari, sia da LO SCORSO ANNO HANNO PRESO PARTE hanno preso parte imprenditori esterni. A STARTUPPATO OLTRE 1.500 PERSONE a Startuppato oltre CHE HANNO POTUTO CONOSCERE I Fondato nel 1999, a 1.500 persone, che PRODOTTI DI OLTRE 100 STARTUP oggi ha favorito la nahanno potuto scopriscita di 217 imprese, che hanno ottenuto capire e testare i prodotti delle oltre 100 startup tale di rischio per circa 56 milioni e generato in concorso. Sì, perché di gara si tratta. Tutti circa 1.700 posti di lavoro, con un giro d’affari i visitatori, all’ingresso, ricevono un gettone di oltre 124 milioni nel 2017. Nel 2011, I3P ha con cui votare il progetto che più li ha colpiti lanciato TreataBit, un percorso di incubazione e, alla fine della giornata, verranno annunciati dedicato ai progetti digitali rivolti al mercato i premiati. consumer, quali portali di e-commerce, siti di Dalla Cyber Security all’Internet of Things,

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STARTUP-TELLING

La sindaca di Torino, Chiara Appendino, durante la scorsa edizione di Startuppato

passando per Fintech, e-Mobility, cibo, salute e intrattenimento, realtà virtuale e non solo: a Startuppato i giovani imprenditori, i neo-laureati o i professionisti del settore che hanno sviluppato un prodotto o un servizio avranno l’opportunità di mostrarlo in anteprima. In più, potranno farsi conoscere da potenziali utenti e clienti, sviluppare partnership, raggiungere una nuova platea di persone, circondarsi di professionisti che possano migliorare il loro progetto o comunque dare un contributo in termini di competenze, soprattutto digitali. Tra i partner dell’iniziativa figurano già dallo scorso anno anche Web Marketing Festival e SiamoSoci. Il primo è l’evento più completo sul digitale in Italia, ideatore e organizzatore del Digital Job Placement che tanto successo ha riscosso durante la scorsa edizione: le salette e le stanze riunione di Toolbox Coworking sono state adibite a spazi di incontro e colloqui tra talenti digitali in cerca di impiego e startup con posizioni lavorative aperte, per favorire il matching ideale tra domanda e offerta di lavoro. Un’iniziativa che ha messo in primo piano la creazione di sinergie ed opportunità per il settore digitale, valorizzando competenze digitali e spirito di networking. I visitatori di Startuppato dunque, oltre ad essere stati beta tester per una sera dei nume-

rosi progetti innovativi presenti, hanno potuto mediazione tra aziende e investitori affiansondare il terreno in cerca di un’opportunità cando i team nelle attività di fundraising e predi collaborazione nel mondo dell’innovazione parandoli al meglio per presentarsi alla platea digitale. di nuovi soci. Tra le novità di quest’anno un Il Digital Job Placement del Web Marketing B2B più ricco ed un premio che prevede tre Festival ha trovato, infatti, all’interno di Starmesi di incubazione gratuita (anche virtuale) tuppato uno spazio ideale per offrire nuove per usufruire di servizi di networking, spazi e opportunità di crescita professionali ai pardi consulenza business da parte di I3P. tecipanti e alle startup Startuppato ha raccolTRA I PARTNER DEL PROGETTO ANCHE presenti all’evento. to negli anni grande WEB MARKETING FESTIVAL E SIAMOSOCI SiamoSoci è invece la approvazione: duranTANTE LE NOVITÀ, TRA CUI UN PREMIO società di riferimento DI TRE MESI DI INCUBAZIONE GRATUITA te la scorsa edizione per startup e PMI per a Startuppato hanno la raccolta di capitali privati. aderito startup provenienti non solo dall’Italia Nel 2016, inoltre, ha lanciato Mamacrowd, la ma anche da Svizzera, Francia e Stati Uniti che principale piattaforma di equity crowdfunin una sola serata sono entrate in contatto con ding che da sola vale quasi il 50% dell’intero oltre 1.500 persone tra freelance, studenti, cumercato italiano, con una raccolta di quasi tre riosi, professionisti di settore ed early adopter milioni nel primo trimestre del 2018. All’ininteressati all’innovazione tecnologica e proterno di Startuppato, SiamoSoci faciliterà la fessionisti di vari settori.

I PREMIATI DELLA SCORSA EDIZIONE Al primo posto si è classificata Pharmercure, il servizio di consegna a domicilio di farmaci ed ogni altro prodotto acquistabile in farmacia che permette di ordinare comodamente tramite web app e telefono. A seguire, i partecipanti di Startuppato hanno votato

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HelpMeAround, il progetto che intende semplificare la vita quotidiana delle persone attraverso un portale web che crea un punto di incontro tra clienti e fornitori di servizi per la casa, dal giardinaggio all’informatica, dal trasporto oggetti all’idraulica. Chiunque può

richiedere un servizio così da ricevere preventivi da parte dei professionisti iscritti alla piattaforma, valutare le recensioni e selezionare poi l’offerta migliore. A chiudere il podio, due progetti che si sono classificati ex-aequo: Deed, la startup tutta italiana che intende rivoluzionare il mondo dei wearable e che ha

creato GET, lo smartbridge che si usa con un gesto direttamente dalla propria mano, senza l’utilizzo di auricolari o vivavoce; Family Redo, il progetto a misura di famiglia che crea la dimensione ideale per adulti e bambini, raddoppiando l’esperienza sociale in ogni evento.


ROBOTICA

STARTUP-TELLING

La lampada con dentro il genio ideata a Catania Momo è un home robot che consente di rilevare situazioni di allerta e di monitorare o controllare la casa attraverso una telecamera interna di Riccardo Venturi

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l genio della lampada di design si chiama Momo, l’home robot integrato in un’elegante lampada dal design italiano che grazie all’intelligenza artificiale e alla tecnologia IoT controlla in modo multifunzionale tutta la casa, rendendola più sicura e confortevole. Il progetto della startup di Catania Morpheos si è aggiudicato l’Aviva Customer Innovation Award, iniziativa promossa da Aviva, assicurazione tra i leader in Europa presente in Italia dal 1921, e da PoliHub, l’Innovation district & Startup Accelerator del Politecnico di Milano, secondo incubatore universitario in Europa e terzo al mondo, gestito da Fondazione Politecnico. «La nostra mission è impiegare sistemi intelligenti nello sviluppo di soluzioni innovative che ci aiutino a vivere meglio – dice il co-founder e CEO di Morpheos Edoardo Scarso -. Crediamo nelle potenzialità dell’ingegno umano, nella ricerca industriale e nell’innovazione tecnologica. Etica e professionalità sono alla base del nostro team». La startup di Catania, composta da un team di sei persone con esperienza pluriennale di ricerca e sviluppo di software, Artificial Intelligence e Connected Devices, è stata premiata per il livello di maturità del progetto e la sua italianità, e ha avuto così l’opportunità di presentare Momo ai Senior Innovation Leader del Digital Garage Aviva di Londra, fucina

MOMO, LA LAMPADA CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE CHE RICONOSCE I VOLTI, I MOVIMENTI E LE VOCI CON LA SUA TELECAMERA

dell’innovazione dell’Insurtech. Non è necessario strofinare l’elegante lampada Momo per attivare il suo genio tecnologico. L’home robot di design è in grado di riconoscere i volti, i movimenti, le voci e i suoni sia con la sua telecamera interna rotante e a visione notturna, sia con quelle eventualmente connesse. Questo le permette, ogni volta che rileva qualcosa di potenzialmente pericoloso, come un’intrusione, un vetro che si rompe, un grido di aiuto, non solo di accendersi di un bel rosso, ma soprattutto di inviarti messaggi istantanei LA LAMPADA SI ACCENDE DI ROSSO OGNI VOLTA CHE VIENE CAPTATO UN PERICOLO, COME UN’INTRUSIONE O LA ROTTURA DI UN VETRO

di allarme sullo smartphone. I suoi sensori rilevano in tempo reale anche eventuali fughe di gas o presenza di fumi, e monitorano la qualità dell’aria in casa, inviandoti tempestivamente una notifica. Grazie ai diversi standard di compatibilità integrati Momo collabora con qualunque altro sistema di gestione della sicurezza e con i relativi sensori, diventandone una sorta di centrale operativa. Se mentre stai uscendo hai dimenticato il forno acceso o una finestra aperta, il genio della lampada te lo comunica all’istante sullo smartphone.

A queste funzioni, e ad altre ancora, si aggiunge l’intelligenza artificiale che permette a Momo di imparare dalle tue abitudini e preferenze in casa, suggerendoti automazioni intelligenti che rispecchiano il tuo stile di vita. Per esempio, se arrivi a casa dall’ufficio tutti i giorni alle 6 e mezza, accendi le luci, regoli il termostato o il condizionatore, metti su un po’ di musica e disattivi l’allarme, Momo ti proporrà di occuparsi lui di tutto ciò al momento del tuo arrivo, automaticamente, e tu potrai decidere se farlo solo oggi, sempre oppure mai. L’home robot capirà presto anche se preferisci modificare le impostazioni di un device a lui connesso direttamente dal pannello di controllo del device stesso, oppure tramite la app di Momo, o ancora se vuoi che se ne occupi direttamente lui. «Con la duplice finalità di andare incontro alle esigenze dei consumatori che cambiano e di plasmare il futuro del business assicurativo, valori fondanti dell’Aviva Customer Innovation Award, Momo è in grado di offrire agli utenti maggiore sicurezza e protezione, sia negli ambienti domestici sia in quelli lavorativi, prevenendo danni e incidenti» si legge nella motivazione del premio ottenuto dal team catanese Morpheos. È possibile ordinare Momo su Indiegogo Indemand al prezzo scontato di oltre il 50% di 329 dollari, circa 275 euro.

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STARTUP-TELLING FINTECH&BANCHE

Scegliendo te: una banca (sul mio iPhone) per amico A quattro mesi dalla nascita Buddybank (UniCredit) è già una realtà nel panorama fintech, senza mai dimenticare il ruolo centrale della persona. Parla il founder Angelo D’Alessandro di Gianluca Zapponini

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ANGELO D’ALESSANDRO, FOUNDER DI BUDDYBANK

e esiste il mela-fonino allora da qualche abbiamo costruito una banca attorno al che parte ci deve essere anche una messaging o, più comunemente, alla chat. Una mela-banca. E in Italia c’è. Si chiama modalità di interazione spontanea e positiva Buddybank, il primo modello di banca digitale che ci ha permesso di lanciare Buddybank targato UniCredit e dedicato esclusivamente come una nuova banca conversazionale, baai possessori di iPhone, in grado di offrire ai sata sulla conversazione appunto: lo prova il propri clienti un servizio di consulenza e assifatto che i nostri clienti ci stanno scrivendo stenza 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. proprio come scrivono ai loro amici, incluse Il che è pane per i denti dei consumatori difaccine, cuoricini ed emoticon varie», spiega gitali italiani. Ovunque si trovi, iPhone alla D’Alessandro. mano, il cliente Buddybank può contare su In pratica, è come avere un consulente un un’assistenza pensata sul modello di una conpo’ amico h24. «Esattamente, il tuo ‘buddy’ ciergerie, in tutto e per tutto simile a quella è l’amico che ti è sempre vicino, con cui vuoi dei grandi alberghi passare i migliori (il concierge è per UNA BANCA DEDICATA ESCLUSIVAMENTE momenti della tua AI POSSESSORI DI IPHONE CHE OFFRE l’appunto il portiere vita». Quanto all’altro SERVIZI DI CONSULENZA 24 ORE SU 24, d’albergo) grazie alla COME SE FOSSE CONCIERGE DI UN HOTEL spunto «è stata sicuquale soddisfare temramente la tecnologia, pestivamente sia le sue esigenze bancarie, sia dopo anni nel dipartimento di Innovazione di tempo libero. Angelo D’Alessandro, founder del gruppo Unicredit, dove abbiamo avuto di Buddybank, ha accettato di raccontare a la possibilità di fare moltissima ricerca, circa Economy concezione e mission della banca 6/7 anni fa siamo stati contaminati dalla nadigitale per eccellenza, fornendo la cifra del scita del fenomeno delle nuove tecnologie al cambiamento in atto nel rapporto tra banche servizio del mondo finanziario, specialmente e clientela. in quella zona del mondo dove tutto questo è «Abbiamo avuto due principali stimoli, le pernato, la Silicon Valley e San Francisco», chiarisone e la tecnologia, in quest’ordine. Ossersce il manager. vando molto i comportamenti, cosa piace fare Ma se la rivoluzione tecnofinanziaria, che sta alle persone e a tutti noi, cosa ci viene naturaaffiancando sempre più i tradizionali modelli le, come amiamo comunicare. Ed è per questo bancari, è il punto di arrivo, la persona nella

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L’AMBIZIONE È DI INTEGRARE LA APP DI BUDDYBANK NEL SISTEMA OPERATIVO IOS filosofia di Buddybank rimane sempre quello di partenza. «Il nostro asset principale sono le persone, il nostro team da una parte e i clienti dall’altra. Basiamo tutto sulla relazione umana, vera e brillante, incomparabile a quella di una macchina. Usiamo la tecnologia per abilitare l’esperienza, per servire il cliente con un mezzo a lui famigliare, per essere veloci e sicuri ma non sostituiamo mai l’intelligenza artificiale a quella naturale». E il futuro? La concorrenza, prima o poi, comincerà a farsi sentire e allora tanto vale farsi trovare pronti a fronteggiarla a dovere. «L’ambizione è quella di rendere la nostra app sempre più sinergica con il sistema operativo iOS. Il primo passo sarà la Business Chat, grazie alla quale i clienti, e anche i non clienti, potranno interagire con noi attraverso iMessage, senza entrare in App, proprio come se Buddybank fosse un nuovo amico in rubrica. Oltre a questo integreremo prodotti finanziari, investimenti, prestiti personali, assicurazioni e un modulo per risparmiare in maniera non convenzionale. Siamo nati da 3 mesi e stiamo ricevendo diversi feedback dai nostri clienti, che per noi sono co-fondatori; stiamo reagendo con rapidità e Buddybank sta crescendo proprio grazie ai nostri clienti, che ci dicono come vorrebbero la banca perfetta, per loro e per il loro iPhone».


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

L’AI ANTI-AMAZON CHE NON “SEGUE” L’UTENTE

PREDIXIT PROFILA LA CLIENTELA SUL WEB

Predixit, creato da italiani, fidelizza la clientela senza eccessive intrusioni Semplice e intuitiva, arriva Predixit, l’intelligenza artificiale made in Italy che permette alle aziende di sfidare i grandi colossi dell’e-commerce come Amazon senza trasformarsi in “stalker” dei propri clienti. La piattaforma user-friendly sfrutta una soluzione di A.I. alla portata di tutti che (ri)conosce l’utente, ne intercetta gusti e preferenze ma non lo “insegue” al di fuori dello store visitato. Un’esperienza di shopping online personalizzata e al tempo stesso non intrusiva. Predixit conta sul “sesto senso”

digitale di otto algoritmi in machine learning ed è destinata ad agenzie digitali, piccole e medie imprese, startup e store manager che desiderano essere competitivi sul web e soddisfare un’ambizione: personalizzare la vendita di prodotti sui propri siti con elevati standard qualitativi e promozionali e fidelizzare vecchi e nuovi clienti, ricordando comportamenti e preferenze individuali senza eccessive competenze tecnologiche, investimenti economici ingenti o mediazioni attraverso i big dell’ecommerce.

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LVENTURE GROUP LANCIA LET’S HITALK ABOUT Un nuovo format di approfondimento sull’innovazione digitale

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Un format di approfondimento su innovazione digitale e imprenditoria giovanile. È Let’s HITalk about…, spin-off dedicato alle community del settore di HITalk, l’innovativo appuntamento culturale che permette a 6 eccellenze italiane di raccontare storie di successo per ispirare e far riflettere il pubblico. La proposta viene da LVenture Group, holding di partecipazioni quotata sull’MTA di Borsa Italiana che investe in startup digitali supportandone la crescita. Nella sede romana di LVenture Group, Let’s HITalk about… propone un calendario di eventi periodici e gratuiti per approfondire i trend topic che

riguardano l’ecosistema startup, coinvolgendo direttamente le community di riferimento, che diventano così protagoniste dei diversi appuntamenti. Una community per le community, con appuntamenti periodici di approfondimento, discussione e confronto sui trend topic del mondo dell’innovazione, attraverso il coinvolgimento diretto dei protagonisti. Tramite i canali social, inoltre, viene data la possibilità di proporre i futuri argomenti di discussione. HITalk è un progetto speciale di LVenture Group, un format innovativo per favorire la circolazione di idee, formare le persone sull’innovazione.

GDPR, LA SOLUZIONE ARRIVA CON ERMES

ERMES FA DA BARRIERA AI WEB TRACKER

Creata la piattaforma Ermes Internet Shield contro i Web Tracker Secondo alcune stime gli attacchi di cybercrime sono quintuplicati nell’ultimo anno arrivando a danneggiare le aziende per un importo complessivo di 500 miliardi di dollari nel 2017. Un solo data breach, con perdita di dati e account di utenti e dipendenti fa perdere ad un’azienda 3,62 milioni di dollari e in media ci vogliono 66 giorni per contenerlo. Il tutto senza considerare il danno di immagine e la perdita di fiducia da parte dei clienti che una violazione dei propri database può comportare.

In questa guerra tra aziende e hacker hanno un ruolo determinante i Web Tracker, sistemi in grado di analizzare il traffico internet di ogni utente, profilandone dati e abitudini. Per rispondere al problema del furto di queste informazioni, Ermes Cyber Security, startup nata come spin-off del Politecnico di Torino e incubata presso I3P, ha sviluppato Ermes Internet Shield, piattaforma brevettata in grado di identificare automaticamente i Web tracker e proteggere da loro ogni dispositivo.

IL NUOVO INCONTRO PER RACCONTARE STORIE DI SUCCESSO

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Dal 1987 Telefono Azzurro ascolta, interviene, protegge, difende

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DOMANDE &OFFERTE

NON È UN PAESE PER MAMME? SBAGLIATO, PAROLA DI MELLIN

L'azienda del gruppo Danone, grazie a politiche di welfare avanzate che favoriscono le madri-lavoratrici nella convinzione che la maternità sia un valore, ha un tasso di natalità interno del +7,5% (contro il -3% nazionale) di Francesco Condoluci e non lo facciamo noi, chi altri dovrebE invece quella di Mellin S.p.A., azienda il cui be farlo?». Nell’Italia che non fa figli – e nome, da oltre un secolo, fa rima con prodotti che si avvia mestamente a diventare, entro il per l’infanzia, è una case history vera, anzi di 2050, il terzo Paese più anziano dell’area Ocse più: una best practice italiana che fa scuola in – e nella quale la maternità, sul mercato del latutto il mondo. Gavelli, forlivese, padre di una voro è vissuta come un intralcio alla carriera, bimba e con una seconda in arrivo, da ottobre c’è un’azienda dove i dipendenti prolificano è l’amministratore delegato di questa società e mettono su famiglia come se ci trovassimo che oggi fa parte del gruppo Danone, e per la ancora in pieno boom economico. Roba che, stessa multinazionale guida la divisione Early a mettere a confronto Life Nutrition nel l Sud L'ITALIA È ULTIMA IN EUROPA PER LA il dato con gli attuali Europa. «La Mellin, MEDIA DI NASCITE (1,34) A DONNA E indici Istat, c’è quasi PER L'ETÀ MEDIA DI NASCITA DEL PRIMO che pur appartenendo da non crederci. E in- FIGLIO: 31 ANNI CONTRO I 29 DI MEDIA UE a un gruppo francese vece è tutto vero. «Sì, conserva un'anima grazie alla nostra parental policy, il tasso di molto italiana, è da sempre vicina alle mamme natalità interno, dal 2011 ad oggi, è aumentato e ai papà con prodotti e servizi per la crescidel 7,5%, contro il meno 3 del tasso in Italia»: ta dei bambini – spiega – è per questo che nel sorride Fabrizio Gavelli mentre snocciola i nu2011 si è chiesta cosa poteva fare per sostenemeri, e alza le spalle ripetendo schermito: «Se re la genitorialità in un Paese che ha il tasso di non lo facciamo noi, chi altri dovrebbe farlo?». natalità tra i più bassi al mondo e nel quale, Come se non ci fosse alcun merito particolasecondo i dati Inps, il 20% delle donne lavorare ad aver implementato, negli ultimi 7 anni, trici perde il lavoro 2 anni dopo la nascita del delle politiche di welfare che forse nemmeprimo figlio, e subisce un taglio salariale del no in Svezia hanno prodotto questi risultati. 35%. È da dati come questi che siamo partiti».

«S

128 WELFARE/BUONI PASTO INTERVISTA A LUCA PALERMO, NUMERO UNO DI EDENRED

130 AUTO&TECNOLOGIE/1 MOBILITÀ 2.0, PARLA L'A.D. JAGUAR LAND ROVER: «FRENATE UN UN PO'»

132 AUTO&TECNOLOGIE/2 SICILY BY CAR, L'AUTONOLEGGIO ZERO EMISSION SBARCA IN BORSA

136 GREEN ENERGY A MILANO E ROMA UN FESTIVAL PER CAPIRE DOVE VA IL COMPARTO

138 WELLNESS TUTTI PAZZI PER GLI INTEGRATORI, UN SETTORE CHE ORA VALE 3 MLD

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DOMANDE&OFFERTE

FABRIZIO GAVELLI (AMMINISTRATORE DELEGATO)

E in cosa si è tradotta questa riflessione sul combinato disposto tra tabù-maternità e "culle vuote"? Dentro Mellin pensiamo che l’energia, la creatività, l’empatia e la capacità organizzativa di una mamma sono un patrimonio anche per l’azienda. E che la prima responsabilità di chi si occupa di bambini e del miglioramento della nutrizione, sia quella di muoversi non solo sulla qualità del prodotto, ma anche su tematiche sociali che creano influenze positive. Così abbiamo deciso di supportare i nostri dipendenti nel percorso di creazione di una famiglia. Lo step successivo è stato il varo del cosiddetto "Baby Decalogo" col quale l'azienda si è impegnata a supportare la genitorialità e viverla positivamente sul posto di lavoro, attraverso una serie di misure che vanno dall'integrazione del contributo economico durante la maternità facoltativa al supporto ai papà con 10 giorni di paternità retribuita al 100% contro i 4 previsti dallo Stato, dalla flessibilità circa l'orario di entrata/uscita dal lavoro al sostegno per la cura, la crescita e la formazione dei figli. Questo è quello che abbiamo fatto all’inizio e che poi è stato esportato in altri Paesi. È stata una strategia nata in casa Mellin e poi diffusasi nel resto del gruppo Danone? Sì, e il merito se questo stimolo si è fatto stra-

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AUMENTARE IL TASSO DI NATALITÀ IN ITALIA SI PUÒ: LE AZIENDE DEVONO IMPEGNARSI da per poi allargarsi sempre di più all'interno del gruppo, è del nostro direttore del personale Sonia Malaspina, che ha fatto tesoro del proprio vissuto personale e professionale. Nel 2011, dunque abbiamo fatto da Paese-pilota, poi due anni dopo le politiche di welfare implementate da Mellin sono diventate una best practice globale di Danone in tutto il mondo e di conseguenza tante aziende del gruppo l’hanno seguita, registrando risultati molto positivi sia in termini di benessere aziendale che di produttività tanto da essere considerate come best case a livello internazionale. E dopo il Baby Decalogo? Sono stati fatti altri passi in avanti. Nel 2016 è arrivato un altro segno importante dell’impegno di Mellin e di Danone a supporto della genitorialità: la partnership con la Clinton Foundation per promuovere migliori opportunità di carriera per i genitori che lavorano e migliori servizi per i bambini dei propri dipendenti. Poi è stata lanciata la “Danone Global Parental Policy”, ispirata al Baby Decalogo, e l’Italia è diventata un benchmark per l’implementazione in tutti i Paesi. Quest’anno ci sono due progetti importanti: “Genitori che Lavoro”, un progetto divulgativo promosso da HR Community e dedicato alla formazione, su salute e nutrizione dei bambini, dei genitori delle circa 300 azien-

IL BABY DECALOGO • Ascolto delle mamme prima, durante e dopo la maternità per facilitare il rientro al lavoro; • Integrazione del contributo economico durante la maternità facoltativa (dal 30% al 60%); • Supporto ai papà con 10 giorni di paternità retribuita al 100%; • Possibilità di anticipare o posticipare l’entrata/uscita dal lavoro in occasione dell’entrata dei bimbi al nido o alla scuola materna; • Pacchetto di supporto psicologico per i genitori; • Corso di educazione nutrizionale per mamma e bambino prima e dopo la nascita; • Sostegno delle famiglie attraverso un supporto anche di natura economica per la cura, la crescita e la formazione dei propri figli (progetto welfare)

de affiliate compresa Mellin e le altre aziende di Danone in Italia. Quindi, assieme a Danone e Nutricia, le altre due aziende del gruppo in Italia, abbiamo aderito al “MAAM-Maternity As A Master, strumento di formazione con il quale vorremmo diffondere nel mondo del lavoro il concetto che la maternità è un valore.


MELLIN VISTA DA VICINO Presente in Italia dal 1886, Mellin S.p.A. – che tra Milano e altre sedi, oggi conta 200 dipendenti – produce e commercializza alimenti specifici per bambini da 0 a 3 anni con i marchi Mellin e Aptamil, e fa parte di Danone Company, leader globale dei prodotti

Va bene, ma i risultati di questo impegno, in termini concret, quali sono stati? Se già la storia di questi sette anni di impegno è importante, i risultati lo sono ancora di più: vuole qualche esempio? Da Mellin le mamme lavoratrici che rientrano al lavoro dopo la maternità sono il 100%, a fronte di un dato nazionale purtroppo molto inferiore. E poi c'è il tasso di natalità interno che dal 2011 ad oggi si è attestato al +7,5%. Non sappiamo se siamo l'azienda italiana con più nascite, ma di sicuro siamo tra le imprese più all'avanguardia sul fronte del welfare e delle politiche per la genitorialità. Altrove si stanno accorgendo solo adesso che l’argomento è rilevante. Noi, non a caso, siamo da 5 anni "Great Place to Work" e credo che anche questo sia un dato significativo. Infatti ci teniamo tantissimo. E ora vorreste portare la vostra esperienza fuori per aprire un dibattito serio sul tema? Sì, vorremmo provare a estendere all’intero Paese i vantaggi sul tessuto economico-sociale che siamo riusciti a creare al nostro interno. Mi piace sottolineare che in questo percorso di

IL DIRETTORE DEL PERSONALE, SONIA MALASPINA

lattiero-caseari. Retail, farmacie, baby store e e-commerce sono i canali distributivi in cui opera e che le consentono di detenere una quota complessiva di circa il 32% a valore, con una leadership nel segmento dei latti per l’infanzia.

Mellin, le parti sociali ci sono state molto vicine. Ora, come portatori di una case history importante in argomento, auspichiamo un confronto anche con le parti politiche, alle quali ci piacerebbe dimostrare, numeri alla mano, che le azioni svolte su welfare e genitorialità possono ispirare anche le politiche pubbliche. «NON SAPPIAMO SE SIAMO L'AZIENDA ITALIANA CON PIÙ NASCITE, DI SICURO SIAMO TRA LE IMPRESE CON LE POLITICHE DI WELFARE PIÙ AVANZATE»

Perchè invece la genitorialità resta un tema sul quale in Italia c’è scarsa sensibilità? È un problema culturale, contingente, economico? È una questione complessa. Ci possono essere tante ragioni. Oggi non si fanno figli per scelte personali, per ristrettezze economiche, perchè quel sistema sociale che in passato prevedeva ad esempio l'aiuto dei nonni oggi non c'è più. Perchè vi sia poca sensibilità è difficile dirlo. E in fondo, se penso alla mia esperienza professionale - ho lavorato in In-

HO SPINTO PER FAR SÌ CHE LA MATERNITÀ VENISSE PERCEPITA COME UN VALORE

ghilterra, Olanda, Polonia, Croazia, Slovenia dico che in ognuno di questi Paesi la questione è aperta. Quello che possiamo dire invece è che le aziende hanno la responsabilità di supportare la genitorialità. Insomma, oggi è l’azienda privata che, attraverso politiche di welfare mirate, deve supplire alla destrutturazione sociale e alla congiuntura che hanno tolto alle famiglie aiuti e supporto economico? Qui alla Mellin la vediamo così: l’azienda ha una responsabilità sociale che va oltre gli obblighi di legge. Nel momento in cui la viviamo in maniera concreta, possiamo dire che aumentare la natalità è possibile. Esistono modelli politico-sociali e normativi ai quali bisogna guardare? Bè di sicuro quello francese. Infatti la Francia ha uno dei tassi di natalità più alti d’Europa. Per cui ci vorrebbe un confronto allargato all'Europa. Il nostro impegno futuro, intanto, è aprire un confronto con le istituzioni nazionali. Vogliamo raccontare la nostra esperienza e confrontarci con altre esperienze analoghe e con aziende che guardano all’area del welfare rivolto alla genitorialità come a una priorità. Abbiamo già iniziato e siamo molto fiduciosi.

DONNE & LAVORO: I NUMERI DI MELLIN

100% LE MAMME LAVORATRICI CHE RIENTRANO DOPO LA MATERNITÀ

7,5%

TASSO DI NATALITÀ INTERNO DAL 2011

45%

TASSO DI DONNE MANAGER NEL 2017 (CONTRO IL 40% DEL 2011)

42%

MAMME PROMOSSE NEL RIENTRO LAVORO

TASSO ASSENTEISMO

(5,4% DATO NAZIONALE)

0,7% 127


DOMANDE&OFFERTE

Il buono pasto vuol dire fiducia. «E accende il welfare aziendale» Intervista con Luca Palermo, amministratore delegato di Edenred: «È un modo ricco di innovazione per migliorare i risultati aziendali migliorando il clima nelle imprese e la gratificazione dei lavoratori» di Sergio Luciano

«COL WELFARE AZIENDALE I LAVORATORI SONO PIÙ CONTENTI, IL CLIMA DI LAVORO MIGLIORA, I RISULTATI AZIENDALI ANCHE»,

dice Luca Palermo, da poche settimane amministratore delegato di Edenred Italia, il colosso del settore, con 55 mila aziende clienti che rappresentano una gran parte del mercato dei buoni pasto: «Le soluzioni di welfare aziendale offrono oggi, nell’ordinamento italiano, il massimo della convenienza sia per i lavoratori che per le loro aziende, nel massimo della libertà di scelta. E noi di Edenred stiamo contribuendo a far sì che il Paese abbia strumenti di welfare aziendale sempre migliori…partendo dallo strumento base, che è e resta il buono pasto». Ma in molti, troppi esercizi alimentari da qualche tempo compaiono, vicino alle casse, dei brutti cartelli di avviso: un marchio celebre dei buoni pasto non viene più accettato. Un problema per la reputazione di tutti, non crede? Il sistema dei buoni pasto si basa ovviamente sulla fiducia. Su un patto di fiducia. Non deve mai accadere che la promessa di spesa che il buono costituisce venga tradita. Chi se ne rende responsabile, rompe il rapporto di fiducia col mercato, cioè con le aziende clienti, con i ristoratori e innanzitutto con i lavoratori titolari dei buoni. Ma la

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responsabilità è solo di chi tradisce gli impegni, non certo degli altri operatori, affidabili e solvibili. Se lei mi dice che questo dissesto di un singolo operatore ha creato un effetto alone le rispondo che per fortuna è un fenomeno limitatissimo, ma fa parte dei gravi danni che certi comportamenti

«NESSUN OPERATORE DOVREBBE TRADIRE GLI IMPEGNI PRESI CON I MERCHANT E CON I CONSUMATORI, QUANDO ACCADE LA COLPA E SOLO DI CHI TRADISCE»

causano al sistema. Giriamo pagina. Qual è stato e qual è il segreto del successo del buono pasto? In Italia, dove il costo del lavoro è gravato da un cuneo fiscale pesantissimo, rappresentano un respiro di sollievo per il potere d’acquisto effettivo dei lavoratori. Sono cumulabili fino ad otto, spendibili in circa 120 mila esercizi. E sono uno strumento flessibile, che può evolvere ancora molto, e bene. Il mercato italiano non è saturo? Al contrario! Il buono pasto oggi è utilizzano da una minoranza dei lavoratori italiani, solo 3 milioni di dipendenti su 22! Il 60% delle aziende non lo utilizzano, in particolare quelle al di sotto dei mille dipendenti, cioè le piccole e medie imprese che sono un mercato per noi estremamente fertile. Per loro il welfare aziendale sarà una risorsa straordinaria. E

noi c’impegnamo a promuoverlo non solo per fare business ma anche per dare al Paese strumenti migliori per gestire le relazioni industriali e migliorare la qualità della vita dei lavoratori. Perché? Veda, il buono pasto – anzi, mi scusi: me lo lasci chiamare ticket restaurant, come il nostro marchio! - è quel diritto di consumo defiscalizzato che noi aziende diamo ai nostri dipendenti. Ma è ormai anche molto di più: è anche e soprattutto un servizio sul quale si sta creando in Italia un vero e proprio ecosistema di benefici e servizi, in un triangolo magico fatto innanzitutto dai lavoratori-clienti, poi dai ristoratori, e da tutti i merchant, come le catene di supermercati. E questo ecosistema sta sviluppandosi, noi lo abbiamo integrato con uno strumento di pagamento, aggiungendo flessibilità alle sue possibilità di impiego. Noi come Edenred abbiamo una rete di 43 mila Pos, cioè estremamente capillare. Cosa accade su questa rete? I Pos rappresentano un servizio essenziale per i merchant, che li usano per le pratiche amministrative, ci scaricano i buoni e generano le fatture. E’ un ambiente digitale alla portata della vita quotidiana di tutti, qualcosa che trasforma quei migranti digitali che eravamo un po’ tutti in cittadini digitali.


È ORA CHE LE PMI SCOPRANO QUANTE OPPORTUNITÀ SONO ALLA LORO PORTATA CON SEMPLICI TICKET Veda, il nostro gruppo l’ha inventato, il ticket restaurant, ed è logico che prosegua in questa sua leadership nell’innovazione. Per esempio: 220 mila nostri utilizzatori hanno l’App e pagano contactless. Ma le innovaziono sono tante e ricorrenti. Una curiosità: niente a che vedere col food delivery? Sì, stiamo lavorando per integrare lo strumento del buono pasto con il food delivery, perché i nostri ristoratori spesso vendono i loro pasti anche on-line. Ma qual è la logica che collega davvero il buono pasto alle altre applicazioni del welfare aziendale? Il lavoro sta cambiando, richiede più engagement e meno vincoli, più partecipazione e adesione individuale e meno ripetitività. I manager devono saper gestire questa metamorfosi, e per dirigerla al meglio devono avere strumenti premiali flessibili, che aiuti a mantenere l’equilibrio tra tutti i fattori della relazione tra l’azienda e le sue risorse umane. E dunque? Noi li abbiamo chiamati “Ticket compliments”, ossia “Il nuovo modo di premiare”, dei vaucher che contengono servizi differenti. Accettati in 120 mila negozi, supermercati e stazioni di servizio. In totale esenzione fiscale fino a 256 euro

all’anno, che però, in presenza di un accordo giudizi di merito, impongono ai concorrenti sindacale, possono diventare anche 3000. di sobbarcarsi a iter estremamente Attenzione: l’azienda sostiene 3000 euro complessi e costosi. di costi totali, il dipendente intasca 3000 Dopo aver lavorato con azionisti britannici, euro netti d spendere. Se quei 3000 euro olandesi e spagnoli, come si trova oggi netti dovessero essere corrisposti in busta con i francesi? paga, l’azienda ne spenderebbe 6.468… Con Gli inglesi sono più direttivi, più top-down; una simile premessa, si è molto evoluta la gli olandesi direi…più commercianti. Gli possibilità di fare welfare. spagnoli sono molto simili a noi italiani e dei Parliamo un po’ di lei: ha all’attivo una francesi… non posso che parlar bene! La casa carriera diversificata, dalla telefonia madre interagisce bene con i diversi Paesi, mobile ai servizi postali alla logistica. Ora e ha grande considerazione del mercato il welfare aziendale. italiano, uno dei primi quattro per il suo Io ci riconosco un fil-rouge. Clientela business business. Poi, certo, come manager italiano to business, ma in campi dove è determinante fai un po’ di fatica in più per spiegare il il consenso dei clienti finali. E’ il mio dna contesto nel quale agisci. Devi demoltiplicare professionale. C’è sempre da evolvere, le nostre complessità. Per essere creduto e sempre da liberalizzare, semplificare credibile devi essere una casa di vetro. le complessità. Ministro per Appassionarsi. Ed «SONO UN UOMO FORTUNATO, HO FATTO un giorno: cosa ESPERIENZE INTERESSANTI, MI PIACE è appassionante farebbe? LAVORARE PER MIGLIORARE LA VITA cercare di rendersi Un decreto per E L’ECONOMIA DEL SISTEMA» utili agli altri, ridurre il cuneo anche influenzando in questo senso la introducendo nuovi strumenti di welfare. E regolamentazione. sburocratizzerei tutto! Già: leggi e burocrazia. Come gestirsi? Il welfare aziendale è di destra o di Noi italiani siamo resilienti. Io sono stato sinistra? assunto da Tnt nel 2006 perché stava per Che domande… Posso dirle che sono arrivare la liberalizzazione del mercato cresciuto a Ivrea dove Adriano Olivetti ha postale che è in realtà arrivata solo cinque accompagnato me e la mia famiglia con anni dopo, nel 2011. Se invece lei mi chiede sistemi di welfare aziendale estremamente della Pubblica Amministrazione come avanzati che generavano benefici per tutti. cliente… Il patto tra l’azienda e le sue risorse è quello Sì, glielo chiedo…Non deve essere facile che aveva intuito Olivetti. Non solo denaro, in misurarsi con la burocrazia e l’infinità di cambio del lavoro, ma anche qualità di vita. vincoli che connotano gli appalti pubblici E com’è la qualità della sua vita, oltre il italiani... lavoro? In Edenred siamo molto prudenti e selettivi. Mi considero un uomo fortunato. E quando Il criterio delle gare al massimo ribasso non lo stress si fa sentire…mi scarico con il ci piace, perché relegano alla marginalità gli mototurismo. Ho tre Harley Davidson, sono aspetti qualitativi delle offerte. E inoltre le la mia passione, il mio hobby. Almeno tre regole attuali, senza con questo pronunciare raduni all’anno, se posso, non me li perdo!

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DOMANDE&OFFERTE

Jaguar Land Rover va a passo lento: «Mobilità 2.0? Meglio frenare un po’» Auto&futuro: Daniele Maver, presidente e A.D. della filiale italiana della casa britannica, spiega i suoi dubbi su guida assistita, IoT e car-sharing: «Sono questioni da affrontare con realismo, senza inutili salti in avanti» di Francesco Condoluci DANIELE MAVER, PRESIDENTE E AD DI JAGUAR LAND ROVER ITALIA

I GIOVANI CHE PREFERISCONO IL CAR-SHARING ALL’AUTO DI PROPRIETÀ? «MI SEMBRA LA FAVOLA DELLA VOLPE E DELL’UVA». La guida assistita? «Perfetta per gli ambienti chiusi. Per strada, un po’ meno». La messa al bando del diesel nei centri città? «A Roma finirà per penalizzare qualcuno e non per incoraggiare qualcosa». Le macchine connesse in Rete? «Attenti che qualcuno, coi dati degli automobilisti, non ci faccia business». Che Daniele Maver, presidente e A.D. di Jaguar Land Rover Italia, non sia iscritto al (sempre più affollato) club degli entusiasti della tecnologia spinta applicata al mondo dell’automotive, è evidente. Ma le riflessioni, forse un po’ controcorrente, di questo manager romano di formazione bocconiana si basano su un approccio più realista del re, fatto per metà di riflessioni concrete e per l’altra di dati inoppugnabili. Prendiamo il caso del car-sharing che qualcuno vorrebbe pronto a mandare in pensione l’auto di proprietà. «Tempo fa – ribatte pazientemente Maver, 61 anni, di cui gli ultimi 11 passati a capo della filiale italiana di Jaguar Land Rover – ho letto di un’indagine nella quale i ragazzi dicevano che sì, usano il servizio di mobilità condivisa, ma che se avessero i soldi, l’auto se la comprerebbero eccome. Un po’ come la favola

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della volpe e l’uva, non trova? Per cui, io dico che il car-sharing può sottrarre fette di mercato ai trasporti pubblici rispetto ai quali costituisce un’alternativa seria ed efficiente, ma non può sostituire del tutto le auto di proprietà. Anche perché sarebbe difficile usare il servizio nell’extraurbano. E poi del resto, se tutte le società di car sharing perdono pesantemente vuol dire che il loro business model non è ancora a regime, le pare?».

tutte funzioni che, anche sui veicoli concorrenti, vengono migliorate giorno dopo giorno. Ma la guida 100% autonoma è un’altra storia. Per arrivarci ci vorrà ancora molto tempo. Sia sul piano dello sviluppo delle auto, sappiamo tutti degli incidenti che si sono verificati, sia dal punto di vista dell’ambiente circostante. In un ambiente chiuso come quello dei test, nel quale tutti i segnali sono a posto e non ci sono bambini che irrompono in strada, la guida assistita funziona perfettamente. Ma immagini i rischi In Jaguar Land Rover siete refrattari ai che si correrebbero in un contesto stradale incambiamenti? disciplinato e irregolare come quello italiano. Al contrario. È solo E poi c’è l’aspetto più SULL’ELETTRICO INVECE CI PUNTIAMO che le questioni vanno problematico: l’interaMOLTO. LA JAGUAR I-PACE È LA PROVA zione sulla strada tra le poste con concretezza, CHE ANCHE L’AUTO DI LUSSO PUÒ evitando salti in avanti auto a guida autonoma ESSERE A ZERO EMISSIONI inutili. Vogliamo parlae quelle a guida non re ad esempio della guida assistita? autonoma. Mi creda, al di là delle enunciazioni, Parliamone. passeranno ancora parecchi anni prima che Se ci pensa, già oggi molte vetture sono dotacerti scenari siano praticabili. te di funzioni che assistono il conducente, in È scettico anche sulla diffusione dell’eletparticolare nella guida autostradale. La nostra trico? Range Rover, tra le altre cose, mantiene la diBe’, questo è un passaggio molto più tangibile. stanza rispetto al veicolo che la precede; impoAnche noi ci stiamo puntando molto. Ad aprista la velocità ed è in grado di frenare da sola se le è stata presentata a Milano, la Jaguar I-Pace ci si avvicina troppo all’altra macchina. Poi c’è il che sarà in commercio in Italia da luglio. E si parcheggio assistito e la frenata di emergenza: tratta della prima vettura, il primo Suv a tra-


IL NOSTRO BRAND È UNO STILE DI VITA: IL LUSSO CHE NON SI OSTENTA. SIAMO PRONTI A CAMBIARE MA SENZA TRADIRE IL NOSTRO DNA zione integrale di fascia “premium”, con il quale possiamo dire di aver cambiato un paradigma radicato, cioè quello della macchinetta elettrica adatta solo per la città, dimostrando che anche un’auto di lusso può essere una e-car. Dimentica che sul mercato c’era già Tesla… No, non lo dimentico. Ma Tesla è un mondo a parte. È una vettura sicuramente pioneristica, ma ha caratteristiche molto particolari. Nel mondo delle case automobilistiche tradizionali di fascia alta, è Jaguar Land Rover che sta facendo da apripista. È il vostro target che vi richiede di investire sulle zero emissioni? Il cliente Jaguar ha certamente interesse verso l’elettrico. In Italia abbiamo già venduto una ventina di I-Pace. E in Olanda, dove la sensibilità è ancora maggiore, i contratti firmati sono svariate centinaia. Oggi l’investimento della nostra casa sull’elettrico, proporzionalmente, è superiore al peso delle vendite. Pensi che abbiamo assunto l’impegno di allestire, nel giro di pochi anni, per ognuno dei nostri modelli una versione elettrica 100% o plug-in hybrid. Chiaramente si tratta di investimenti di prospettiva. Guardando alla domanda di mercato, l’Italia non è esattamente il Paese più sensibile… Vero, abbiamo solo lo 0,1% di immatricolazio-

ni. È un problema di sensibilità ma anche di incentivi all’acquisto che in Italia sono troppo bassi, ma anche di carenze rispetto alle colonnine di ricarica. Enel ha un piano di infrastrutturazione ma i primi risultati si vedranno forse a fine 2018. A questo proposito, tornando alla Tesla, mi è venuto in mente che loro in Italia hanno un solo concessionario mentre noi ne abbiamo 114 e sono tutti punti attrezzati per aiutare i clienti sia nel ricaricare la vettura che per risolvere altri problemi. Questo sa che vuol dire? Che i nostri clienti possono viaggiare relativamente tranquilli in tutto il Paese anche in assenza di una rete per la ricarica. La I-Pace ha un’autonomia di 480 km e una batteria da 90 kW che, nelle colonnine a corrente continua, può essere ricaricata all’80% in circa 40 minuti. Per cui è in grado di affrontare anche viaggi mediamente lunghi. E invece sullo stop-diesel nei centri città è d’accordo? Dipende. A Roma, città poco o nulla attrezzata per le auto elettriche, l’autorità locale, prima di bandire dal 2024 la circolazione dei motori diesel, forse avrebbe dovuto investire sulle colonnine di ricarica. Invece così l’atteggiamento sembra diretto più a “penalizzare” che non a

“incoraggiare”qualcosa. A volte la campagna nei confronti del diesel è fin troppo denigratoria e ingiustificata. Perché se è vero che nei vecchi “Euro 3 e 4”, i livelli di emissione di NOx sono alti e non c’è dubbio che debbano essere limitati, già “Euro 6” ha meno emissioni del motore a benzina! Tra benzina e diesel, la prima ha dei consumi, quindi emissioni di Co2, del 20% superiori al secondo, per cui se domani andassimo a sostituire tutti i diesel con benzina, la Co2, quindi il global warming, peggiorerebbe del 20%! Scatole nere, IoT: in futuro la macchina sarà sempre-connessa. Anche in viaggio qualcuno raccoglierà i nostri dati… Già, è il rischio in cui oggi si incappa ovunque. Ma per quanto attiene a Jaguar Land Rover, posso assicurare che il nostro primo obiettivo è proteggere il cliente. Non vogliamo usare i suoi dati per venderli a qualcuno, ma per offrirgli servizi sempre più all’altezza. La nostra è una clientela “premium” e il nostro non è solo un brand, ma uno stile di vita: il lusso senza ostentazione, anzi con eleganza. La forza di Jaguar Land Rover anche in futuro sarà questa: affrontare il cambiamento senza mai venir meno alla propria storia e al proprio DNA.

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Sicily by Car punta alla Borsa con una strategia che spiazza

Intervista con Tommaso Dragotto: «Stiamo internazionalizzandoci e vogliamo coprire tutti i Balcani. Ma il nostro sviluppo futuro, oltre che nelle auto a zero emissioni, è nell’autonoleggio a lungo termine»

di Sergio Luciano «DOBBIAMO SOLO PERFEZIONARE POCHI DETTAGLI E POI SICILY BY CAR SI QUOTERÀ IN BORSA!»: Tommaso Dragotto è sempre lui. Non si ferma. Progetta, realizza e riprogetta. Il fondatore e presidente della più grande azienda di autonoleggio a capitale italiano – di cui Economy è partner editoriale - ha preso una decisione storica: «Puntiamo allo Star, il comparto delle aziende migliori. Siamo una bellissima impresa, organizzata, efficiente, con i conti in ordine, tutte le competenze professionali giuste e con le giuste strategie. Di fatto abbiamo già predisposto tutte le strutture interne prescritte dalla Consob alle società quotate, e ho già in mente i migliori consiglieri d’amministrazione possibili».

Be’, presidente: auguri! Ma lei sa che il mercato finanziario vuole capire quali strategie ha per il futuro un’azienda che intende quotarsi: voi cosa direte? Abbiamo preparato un piano strategico triennale innovativo e articolato, che considero molto valido, e riteniamo che nel marzo 2019 potremo conseguire sicuramente l’ingresso sullo Star. Sarà un grande passo avanti. Sappiamo perfettamente che, in quanto quotati, dovremo adempiere alle disposizioni Consob, ma si tratta di regole a mio avviso

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sane e dovute. Sono peraltro regole che noi già applichiamo regolarmente, ecco perché non trovo nulla di problematico nell’idea di quotarci. Mi sostiene anche il rapporto straordinario che ho con i miei collaboratori, una risorsa preziosa per guardare al futuro con ogni ambizione. Ci parli di queste strategie. Partiamo da un concetto, che è quello evangelico: non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te. Veda, io presto RITENIAMO CHE NEL MARZO 2019 POTREMO CONSEGUIRE SICURAMENTE L’INGRESSO SULLO STAR. SARÀ UN GRANDE PASSO AVANTI

ascolto alle massime, come anche ai proverbi. Un’eredità di famiglia, di mia nonna: figlio mio, mi disse, non ho niente da lasciarti ma una cosa sì. E mi affidò in libriccino scritto di suo pugno con trecento proverbi e massime, il distillato della saggezza millenaria del popolo. Ebbene: seguendo il criterio della saggezza antica, che è poi anche quello della logica, ci siamo dotati delle risorse migliori e delle migliori pratiche. Da cliente desidero avere il servizio ottimale, da imprenditore lo fornisco. Il mondo corre a velocità supersonica. Anni fa sostenevo che chiunque

facesse l’imprenditore o il manager doveva imparare sempre cose nuove, quasi come se dovesse prendersi una laurea in più ogni dieci anni. Oggi bisognerebbe studiare come per laurearsi ogni anno. Nel nostro settore si sta comprendendo che quello della cultura è un grande business soprattutto sotto l’aspetto turistico. La stessa digitalizzazione aiuta, è un fenomeno che corre a velocità supersonica. Tutto corre, la mentalità manageriale deve adeguarsi. E cosa desume oggi per la sua azienda da quest’analisi? Che dobbiamo innovare costantemente. Ed è quello che stiamo facendo. A prescindere dall’importantissimo esperimento pionieristico della circolazione elettrica in Sicilia, ormai in avanzata fase di sviluppo, stiamo lavorando su una base di mercato ormai internazionale. Puntiamo a estenderci in tutti i Balcani. Abbiamo già 4 uffici in tre città albanesi: due a Tirana, uno a Valona e uno a Saranda. Sono uffici molto belli, abbiamo tantissime prenotazioni, 300 autovetture e presto porteremo l’autoparco a 1000 mezzi. E poi…poi ho una visione a medio termine in cui credo molto… Ce la confidi! Tutti desiderano capire in che modo si


L’INNOVAZIONE GALOPPA, PER STARE AL PASSO CON I TEMPI OCCORRE STUDIARE, COME SE SI DOVESSE PRENDERE UNA LAUREA ALL’ANNO trasformerà il sistema dell’autovettura in genere e in particolare quello del noleggio. Ora va di moda il car-sharing, al quale però io non credo molto, penso che andrà avanti ma solo come un fenomeno circoscritto. Quel che io penso, invece, è che ci sarà un boom del noleggio a lungo termine, che oggi è fatto solo da grandi società bancarie e si rivolge quasi esclusivamente alle aziende. Viene gestito di regola su scadenze che vanno dai 12 ai 24 o al massimo ai 36 mesi. Io credo invece che il grande mercato del futuro per il noleggio a lungo termine saranno i privati cittadini, ma su scadenze più lunghe, tra i 48 e i 60 mesi. Con rate mensili inferiori ai 200 euro si potrà disporre di un’auto media in regime all-inclusive, con polizza, manutenzione e tagliandi inclusi, senza il pensiero di capitalizzare per l’acquisto successivo… la si potrà usare per quattro o cinque anni e poi restituirla. Consideri che il prossimo anno fra i 3 e i 5 milioni di persone potrebbero pensare di ricorrere a questa formula, e noi ci stiamo rivolgendo a questo nuovo mercato per soddisfarne la domanda, a prescindere da quella storica che arriva dalla clientela delle imprese! Pionieri, anche qui? Non tutti per fortuna hanno la stessa capacità

di pensare cosa può accadere tra due-tre con il quale – pagando naturalmente un anni ed agire di conseguenza, decidendo con sovraprezzo – si possa fruire di vantaggi rapidità. Ma il mondo oggi corre così veloce speciali? Una hostess che ti preleva in che o stai ai tempi e ti adegui o muori. aeroporto, ti permette di non fare coda, ti fa Ma il noleggio a lungo termine non solo firmare il modulo obbligatorio per legge, cannibalizza l’autonoleggio? insomma ti accompagna in un fast-track Macchè, l’autonoleggio è tutto un altro privilegiato. Veda, i costumi cambiano e le mercato, che all’80% si alimenta con il esigenze crescono. Ormai ci sono milioni di turismo. Ma anche per l’autonoleggio ho in turisti che non scelgono un albergo se non ha mente un servizio la Spa, che dieci anni fa STUDIO UN SERVIZIO DI LUSSO ANCHE innovativo… nessuno pretendeva PER L’AUTONOLEGGIO, CON IL QUALE E quale? ma oggi è considerata PAGANDO UN SOVRAPREZZO SI POSSA Nel mio pensatoio indispensabile. FRUIRE DI VANTAGGI SPECIALI – perché così i miei Ebbene, anche collaboratori definiscono la mia tendenza a nell’autonoleggio le esigenze aumentano! ragionare tra me e me sulle idee per il futuro Rifarà pubblicità mettendoci la faccia? - mi sono fatto una domanda: se esistono Sono stato il primo, 55 anni fa, a cominciare. gli alberghi a 7 stelle, e sono frequentati, Tentarono di dissuadermi in tanti, mi se esistono i ristoranti stellati e sono pieni prefigurarono critiche e perfino rischi di è perché ci sono le relative, appropriate minacce o aggressioni. Ringranziando clientele. Ebbene: perché non pensare ad un Iddio, mai nulla del genere mi è accaduto. servizio di lusso anche per l’autonoleggio, Continuerò.

UN LIBRO E UNA MOSTRA SUL PARADISO DELLA SICILIA “Sono tanto felice di vivere in Sicilia da non invidiare a Dio il Paradiso”. Questo diceva Federico II di Svevia. Qualche secolo dopo Goethe ribadiva: “È in Sicilia che si trova la chiave di tutto…l’unità armonica del cielo con il mare e del mare con la terra”. E l’incanto dura ancora, come testimonia

la mostra “Sicilia il Gran Tour”, a Palazzo Cipolla a Roma dall’8 maggio al 22 luglio, promossa dalla Fondazione Cultura e Arte, presieduta dal professor Emmanuele Emanuele. Le tappe del nuovo viaggio goethiano sono scandite da 400 acquerelli a colori di Fabrice Moireau, il pittore dei “tetti di

MONREALE, FACCIATA SUD DELLA CATTEDRALE, VISTA DEL CHIOSTRO.

Parigi”, che ci guida nei luoghi ritratti dall’artista attraverso un testo ricco di suggestioni e meraviglia. Ne esce fuori un connubio di immagini e prosa, dove natura e storia si incontrano per restituire al viaggiatore della mostra luoghi ritrovati da un Goethe contemporaneo, che a distanza di oltre due secoli rivive quella magnifica scoperta. Il libro è stato presentato in anteprima al Salone del libro di Torino nel 2017. E dopo il grande successo dell’esposizione dei dipinti originali a Palazzo dei Normanni a Palermo la mostra toccherà le città di Milano e Bruxelles. (c.s.)

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Nelle flotte l’ibrido è “in”, ma il diesel è più ecologico Le scelte dei manager tra responsabilità sociale d’impresa e paletti delle pubbliche amministrazioni: parla il Fleet manager di Mercedes-Benz Italia di Franco Oppedisano «BISOGNA ESSERE GREEN PER NON ESSERE OUT MA IL DIESEL NON VA BANNATO, MA VA MIGLIORATO». Christian Catini, Fleet

manager della Mercedes-Benz Italia, cita il “grande capo” di Daimler Dieter Zetsche per parlare di quello che sta succedendo nel settore. In tutta Europa stanno cominciando a calare le vendite di auto a gasolio perché i clienti sono spaventati dalle limitazioni che molte amministrazioni pubbliche promettono per i prossimi anni. «C’è nelle flotte c’è netta distinzione da fare», dice.

Quale? Quella tra le grandi aziende e quelle medio piccole o i professionisti. Le prime ci chiedono sempre più spesso delle auto ibride plug in. Gli altri quasi mai. Questione di costi? Non c’è nessuna motivazione economica dietro. E me lo dicono pure. Allora perché? I fleet manager ricevono delle precise indicazioni dai vertici dell’azienda. È una questione di immagine o di moda. Magari si pensa all’ambiente? E si commettono degli errori. Quali? Considerare più green una plug in ibrida rispetto ai nostri diesel Euro 6.

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CHRISTIAN CATINI, FLEET MANAGER DI MERCEDES.BENZ ITALIA

E non lo è? bilancio di responsabilità sociale dell’azienda. Dipende da come la si usa. Se si percorrono Situazione bizzarra. una quarantina di chilometri a giorno usando Che non va benissimo per il bilancio della il motore elettrico, lo è. Altrimenti... gestione azienda e neppure per chi usa l’auto. Cosa? Allora cosa bisogna fare? Altrimenti no. Poi dipende anche se la si usa. Prima di tutto dare tutte le informazioni In che senso? ai clienti in modo che possano fare scelte Le faccio un esempio raccontatomi da un consapevoli. In questo modo alcuni riescono fleet manager di una grande azienda. Un top a fare scelte più oculate. Ad esempio dare manager che da alcuni mesi aveva in uso una le plug in ai top manager e le auto diesel al plug in ibrida gli ha chiesto cosa significava la personale commerciale, quello che usa di più serigrafia EQ sull’auto. L’usava, ma non aveva l’auto. mai ricaricato e usato il motore elettrico: E se i consigli cadono nel vuoto? aveva sempre Da un po’ di tempo a “PRIMA DI TUTTO BISOGNA DARE viaggiato a benzina questa parte stiamo AI CLIENTI LE INFORMAZIONI senza mai ricaricare facendo dei corsi di IN MODO CHE POSSANO FARE il motore elettrico formazione per chi SCELTE PIÙ OCULATE” che si portava in giro usa una vettura ibrida. tutti i giorni. E consideri che aveva anche una Sembra quasi ridicolo. colonnina in azienda. Poi abbiamo già la soluzione perfetta: una plug Divertente. in hybrid con un motore diesel. L’abbiamo Ma anche drammatico. I nostri diesel di ultima presentata all’ultimo salone di Ginevra. Ha generazione, oltre a essere più economici, 50 chilometri di autonomia in elettrico sulla consumano meno e quindi hanno emissioni Classe C e consuma pochissimo carburante minori rispetto a un motore a benzina e a anche quando la batteria si esaurisce. un’auto come quella ibrida che ha due motori E i benzina? e quindi è più pesante. Stiamo lavorando anche su questo motore. Di che costo di acquisto in più stiamo Un esempio? Abbiamo presentato un 1300 parlando? a benzina a sezione cilindrica che ha dei Circa il 10% in più. Ma nel caso di richieste consumi bassissimi perché la centralina da parte di fleet manager sembra importare sceglie a quanti cilindri andare a seconda poco o niente: quello che conta è l’immagine, il delle circostanze. Non è fantascienza: c’è già.


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Leggera, smart e digital: luci sull'energia del futuro

Tre giorni di incontri, mostre, workshop e confronti tra esperti e professionisti del mondo energy: a Roma e Milano torna il Festival che mette al centro le rinnovabili di Chiara Buratti reen economy; mobilità sostenibile; consumatori che diventano prosumer; digitalizzazione. Alla domanda sempre più ecofriendly nel settore energetico, le aziende come rispondono? Se lo chiederanno esperti e professionisti che, per l’undicesimo anno, si ritroveranno a Roma e Milano per parlare di sostenibilità; rinnovabili e smart solutions al Festival dell’Energia. Tre giornate di incontri, il 7 giugno nella Capitale, a Palazzo Fiano, e l’8 e 9 giugno alla Triennale di Milano, completati da mostre e tavoli di lavoro, durante le quali si evidenziano esigenze e strategie delle nuove frontiere dell'energia. «Non più contenuti da immaginare, ma scenari da vivere e toccare

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LE DATE

7 – 9 giugno 2018 I LUOGHI • ROMA - Palazzo Fiano P.zza San Lorenzo in Lucina, 4 • MILANO - Triennale Viale Alemagna 6 Per maggiori informazioni: WWW.FESTIVALDELLENERGIA.IT

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ning Marketing Italia), gode del patrocinio con mano. Questa visione è alla base della di Commissione Europea, Ministeri dello grande operazione culturale a cui abbiamo Sviluppo Economico e dell’Ambiente, Codato vita 11 anni fa sotto il nome di Festival mune e Camera di Commercio di Milano. dell’Energia», spiega Alessandro Beulcke, Tra gli ospiti attesi: Sarwant Singh, esperto presidente di Allea, agenzia di comunicaziointernazionale di mobilità e megatrend; l’ene ideatrice del Festival, precisando: «Abconomista e storico biamo scelto di conMOBILITÀ E TRASPORTI, STRATEGIE Giulio Sapelli; l’archinotare questo nuovo URBANE E SCATTI FOTOGRAFICI: tetto Mario Cucinella, appuntamento all’inDAL 7 AL 9 GIUGNO TRE GIORNI PER e tanti altri esperti in segna dell’“enerPARLARE DEL TEMA A 360 GRADI materia. Nella giornagia leggera” perché ta inaugurale si discuterà di energia elettrisostenibile, potenzialmente rinnovabile, ca, gas naturale, del ruolo delle utility e della smart e digitalizzata». percezione dell’energia da parte dei consuL’evento, ideato da Allea e promosso da matori, con la ricerca condotta dalla società ARIS (Agenzia di Ricerche Informazione e SWG. Il tema della domanda e dei consumi Società) in collaborazione con GMI (Gree-

GIOVEDI 7 GIUGNO – ROMA, PALAZZO FIANO

La prima giornata del Festival dell’Energia si tiene a Roma e ruota attorno a due momenti istituzionali: • Convegno di apertura: Energia elettrica e gas naturale per un modello rivoluzionario: smart, integrato, distribuito, digitalizzato; • Presentazione della survey di SWG su “Smart consumer nel mercato dell’energia”, sulla percezione del tema dell’energia. A seguire, un dibattito sul ruolo delle Utility, alle prese con una richiesta sempre più spinta di sicurezza, sostenibilità ambientale ed economica, orientamento al consumatore.

VENERDI 8 GIUGNO – MILANO, TRIENNALE Il Festival dell’Energia entra nel vivo e si sposta a Milano, alla Triennale. La seconda giornata prevede i seguenti momenti chiave: • Presentazione: il Festival si presenta e introduce i temi della sostenibilità e della trasformazione urbana per l’energia del futuro;


interroga anche le aziende. «In un contesto generale di domanda debole, la crescita delle rinnovabili impone di pensare ad un ruolo diverso degli impianti termoelettrici e delle reti di distribuzione, che devono diventare smart e capaci di resistere a sollecitazioni intense», commenta l’AD di Iren Massimiliano Bianco. Di particolare interesse il workshop “NextUs”, in programma alla Triennale di Milano, durante il quale si confronteranno i Chief Resilience Officer, rappresentanti dei programmi di pianificazione delle “città resilienti”, di Roma, Milano, Parigi e L’Aia. Il progetto “100 Resilient Cities”, che vede coinvolte le città più importanti del mondo e di cui il capoluogo lombardo rappresenta uno dei cardini, è incentrato sulla diffusione e sullo sviluppo di strategie urbane capaci di adattarsi, in modo innovativo, a situazioni di crisi. Mobilità e trasporti diventano progetti concreti, come quello presentato da Repower, partner tecnico ed artistico di MINI nel lancio del primo modello ibrido “plug-in”. «Questa partnership ci ha portato a costituire in pochi mesi il circuito di ricarica per auto elettriche, costituito da privati, più grande d’Italia. Si chiama “Ricarica dei 101” ed é composta da più di 200 eccellenze italiane», ha spiegato Fabio Bocchiola, country manager di Repower Italia. Non solo incontri e “working group”. Il Festival saRà l’occasione per presentare la prima Borsa di

MERCATO LIBERO E SMART GRID/SORGENIA: «SIAMO PRONTI» Al Festival dell’Energia interverrà anche Sorgenia, uno dei principali operatori del mercato italiano dell'energia elettrica e del gas naturale. Il suo ICT, Simone Lo Nostro, commenta la futura liberalizzazione del settore nazionale che secondo il DDL Concorrenza approvato la scorsa estate, sarà attuata nel luglio 2019.

«Ogni consumatore dovrà scegliere un fornitore sul mercato libero. Nulla di preoccupante, perché, negli ultimi anni, sono state lanciate numerose offerte». Rispetto allo sviluppo delle Smart Grid – non ancora compiutamente normate dal legislatore – Lo Nostro sottolinea come sia corretto attendere l’esito dei progetti pilota per definirne le leggi.

Studio Leonardo Maugeri, dedicata al grande economista fiorentino, ex top manager di ENI, prematuramente scomparso, a 53 anni. L’iniziativa è sostenuta dalla stessa ENI e sarà concretizzata dal Politecnico di Milano. Chiudono, il 9 giugno, speech e interventi di taglio divulgativo, tra cui quello di Paola Maugeri. Sarà possibile anche visitare la mostra fotografica “Energia da Vendere”, di Marco Garofalo, a cura di Matteo Leonardi. Una serie di scatti che esplorano il difficile accesso all’energia in Africa, mettendo in luce una realtà inedita con un continente ricco di potenziale energetico e tanti giovani desiderosi di sperimentare nuove possibilità.

• Leading Talks: interventi visionari, capaci di ispirare

riflessioni e spunti inattesi sull’energia leggera. Interverranno, tra gli altri, Sarwant Singh, esperto internazionale di mobilità e megatrend, l’economista e storico Giulio Sapelli e l’architetto Mario Cucinella; • Working Groups: il pomeriggio è dedicato ad una serie di tavoli di lavoro tematici, che spazieranno dalle città resilienti alla transizione energetica nel mercato del gas, dalla digitalizzazione all’evoluzione consapevole dei consumi. I contributi degli esperti coinvolti confluiranno nella sessione plenaria finale, che metterà a fuoco linee guida e riflessioni condivise; • Borsa di Studio Leonardo Maugeri: in serata, il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta annuncerà la prima borsa di studio intitolata alla memoria di Leonardo Maugeri.

In tema di rinnovabili, per l’ICT i tempi sono maturi per pensare alla Grid Parity: «Tutto sta nella gestione di una transizione economica e sicura per la popolazione». Il consumatore, domani, potrà anche essere produttore, e le aziende energetiche dovranno testare nuovi modelli di business, sperimentare ed evolversi.

ALESSANDRO BEULCKE, PRESIDENTE DI ALLEA

L’iniziativa è sostenuta da ENI e promossa da Festival dell’Energia.

SABATO 9 GIUGNO – MILANO, TRIENNALE Nella giornata conclusiva del Festival, tornano i leading talks: in mattinata il Salone d’Onore in Triennale ospiterà il susseguirsi di speech e interventi. Il pubblico potrà, inoltre, visitare la mostra fotografica “Energia da Vendere”. Gli scatti di Marco Garofalo, con la curatela di Matteo Leonardi, esplorano la realtà del difficile accesso all’energia in Africa, mettendo in luce l’inventiva di giovani desiderosi di sperimentare nuove possibilità di fruizione energetica, ma anche nei pannelli solari acquistati di seconda mano o in leasing.

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Ed integrar m’è dolce, in questa dieta da manager

Un mercato da 3 miliardi di euro di valore che interessa, secondo Gfk, ben 32 milioni di italiani: sono gli integratori alimentari assunti per aumentare energie e benessere o fronteggiare carenze specifiche di Elisa Stefanati

I

l 65% della popolazione italiana adulta, parliamo di 32 milioni di italiani, utilizza integratori alimentari per aumentare tono, rinforzo ed energie, situazioni specifiche, prevenzione e benessere in generale. (Fonte: GfK Food Supplements Monitor per FederSalus 2017). Si identificano nuovi segmenti di mercato attenti alla salute ed in particolare cresce il target “senior e uomini”. E oltre due terzi dei consumatori considera gli integratori prodotti sicuri ed efficaci. Gli italiani risultano il paese europeo con la più alta spesa procapite in integratori del Vecchio Continente. La segmentazione di mercato sulle vendite in farmacia nel 2017 vede sul podio integratori multivitaminici e multiminerali, grande exploit per i probiotici per la salute dell’intestino ed impennata sul mercato di due categorie di prodotto: gli integratori per il benessere del cuore e che abbassano il colesterolo e quelli per la funzionalità gastrica e contro l’acidità di stomaco. Seguono quelli che facilitano il riposo notturno ed il benessere mentale. In flessione gli integratori che attivano il metabolismo e aiutano nella regolazione del peso corporeo. Il mercato degli integratori in Italia vale cir-

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ca 3 mld di euro. “Un comparto interessangratori? Vitamine e minerali sono l’integrate per due ordini di ragioni”, spiega Arrigo zione più popolare e utilizzata dalla popolaCicero Presidente della Società Italiana di zione. Il mercato degli integratori risponde Nutraceutica: “Innanzitutto, nonostante la alla domanda crescente e sempre più incrisi, non ha subito flessioni nella domanda formata, ma è bene sapersi destreggiare in interna; inoltre gli integratori di nostra proquesto mare, perché il rischio di acquistare duzione sono sempre più forti sui mercati prodotti inutili o scadenti è dietro l’angolo. esteri”. “Del Made in Italy viene apprezzata Perché oggi più di un tempo, è importante l’eccellente filiera produttiva e la qualità integrare nell’alimentazione? A rispondere delle materie prime”, prosegue Cicero, “e è Giulia Sturabotti, medico e ricercatore circa il 92% del valore di mercato deriva presso il Centro Studi Tisanoreica di Gianludalle vendite in farmacia ( canale consolidaca Mech. “Negli Stati Uniti è stata documento che veicola prodotti di qualità superiore). tata la diminuzione del valore nutrizionale Il restante 8% è gedi frutta e verdura LA SEGMENTAZIONE DI MERCATO nerato nella grande dal 1975 ad oggi. A SULLE VENDITE IN FARMACIA NEL distribuzione”. Le causa dei suoli sem2017 VEDE SUL PODIO INTEGRATORI grandi aziende Italiapre più poveri di miMULTIVITAMINICI E MULTIMINERALI ne, produttrici di innerali e della crescita tegratori, hanno saputo investire in una rete ottenuta tramite potenziamento genetico, di comunicazione efficace, puntando sulla le piante hanno perso micronutrienti fino promozione scientifica ai medici; che in efal 75% del valore originario. Le conseguenfetti si sono dimostrati i primi interlocutori za è sulle nostre tavole: cibi vuoti, poveri a prescrivere integratori, seguiti a stretto di vitamine, minerali e nutrienti. La dieta giro dai farmacisti. Gli investimenti in ricerdell’era moderna è basata su alimenti induca scientifica da parte delle aziende leader striali, raffinati e ipercalorici, poverissimi di di settore, hanno rappresentato il secondo oligoelementi e vitamine; non è difficile cadriver di competitività per il successo nella pire l’importanza e la necessità di integrare. competizione globale. Minerali e vitamine non vengono utilizzate Ma quando e come è bene assumere intecome sorgente di energia, ma hanno un ruo-


Giulia Sturabotti, medico e ricercatore presso il Centro Studi Tisanoreica di Gianluca Mech

lo di “facilitatori” di molteplici ed importanti funzioni che avvengono nell’organismo, dall’attività degli enzimi, alla trasmissione nervosa, fino alla conduzione muscolare”. Ma in questo periodo dell’anno, in particolare, con l’estate alle porte come orientare le scelte? “Gli integratori più utili sono quelli destinati all’azione detox , alla regolazione asparago, per la loro azione sul drenaggio del metabolismo e al controllo del peso cordi liquidi e l’effetto diuretico). Per aiutare il poreo. La depurazione è sempre consigliata, nostro organismo, in funzione di una perdisoprattutto nei cambi di stagione, perché ta di peso o nel suo mantenimento”, prosepermette di eliminare le tossine accumugue la dottoressa Sturabotti, “ci affidiamo late nell’organismo, a mix di piante che GLI INTEGRATORI PIÙ UTILI SONO determinando una QUELLI DESTINATI ALL’AZIONE DETOX, abbiano un impatto ripresa del metaboli- ALLA REGOLAZIONE DEL METABOLISMO riconosciuto a più smo e delle funzioni E AL CONTROLLO DEL PESO CORPOREO livelli: sui centri nerdegli organi (piante vosi che regolano la come il carciofo, il cardo mariano, attive fame, sulle attività energetiche cellulari, sul sul fegato come protettori degli epatociti controllo della produzione di lipidi”. e stimolanti dell’attività epatica, betulla e II controllo del peso può trarre beneficio

Integratore fa rima con gusto, soprattutto per i manager

Un mercato da oltre 3 miliardi di euro che interessa metà della popolazione italiana, che cerca sempre più prodotti per regolare il metabolismo

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ice il presidente della Società italiana di nutraceutica Arrigo Cicero che il fenomeno della crescente diffusione degli integratori alimentari in Italia si spiega anche con l’eccellente qualità della filiera produttiva e delle materie prime impiegate, come dimostra anche il grande

successo che la nostra produzione riscuote all’estero. Inoltre, visti i dati eclatanti che il servizio in queste pagine illustra,siamo di fronte ad una marcata evoluzione del gusto e della sensibilità dei consumatori, che rispondono anche con queste scelte alla sensazione -

DAL ‘75 AD OGGI I VALORI NUTRIZIONALI DI FRUTTA E VERDURA SI SONO IMPOVERITI ED IN MOLTI CASI INTEGRARLI DIVENTA UNA VERA ESIGENZA dalla Garcinia Cambogia, che regolando i livelli di serotonina conduce ad una riduzione dell’appetito, e dal Yerba Matè, che ugualmente agisce sui centri della fame. L’azione termogenica dell’arancio amaro e l’azione tonica e di sostegno metabolico del Caffè Verde sono invece le piante scelte per l’integratore che aiuta i metabolismi rallentati a riattivarsi, in funzione della perdita di peso. Il punto di forza dei dell’approccio del team fatto di medici, dietisti ed erboristi presso il centro studi Tisanoreica è valutare per ogni esigenza la giusta integrazione.

come sottolineato da Giulia Sturabotti - di inadeguatezza che soprattutto i prodotti vegetali restituiscono a chi li gusta nell’ordinaria filiera distributiva. Dunque, non una moda ma una vera e propria metamorfosi del gusto e della sensibilità, che coinvolge soprattutto il ceto manageriale.

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WEB

La forte presenza sul web è un aspetto vincente del network di Panorama, con il sito del magazine ma anche con Panoramauto.it, Icondesign.it e Iconmagazine.it. Un mondo online dove le news, ma anche la moda, lo stile, il design e i motori attirano ogni giorno una grande audience.

POLO DEL LUSSO

Due testate upmarket che raccontano il lifestyle contemporaneo: moda, stile, design e le loro contaminazioni. Icon e Icon Design rappresentano l’universo più ampio di Panorama, la sua capacità di intercettare la contemporaneità e di rappresentare target diversi.

EVENTI

Panorama d’Italia è un viaggio alla scoperta delle eccellenze del made in Italy. Un format di successo che conferma per l’edizione 2018 nuove sfide e nuove città da scoprire con l’obiettivo di raccontare il meglio dell’Italia attraverso le storie di personaggi dell’attualità, dell’imprenditoria, del cinema, della letteratura, della musica, dell’enogastronomia e dell’innovazione. Dopo aver toccato 45 città, raggiunto 20.000.000 di persone con 550.000 partecipanti agli eventi e 373.000 utenti social raccogliendo tra il pubblico di tutta Italia e dal mondo consensi e riconoscimenti con il 2018 il tour di Panorama d’Italia giunge alla sua quinta edizione.

Panorama è molto più di un leader storico nell’informazione italiana. È un network multicanale che vive nel quotidiano l’evoluzione della nostra società. E che sa, attraverso le sue molteplici emanazioni, ispirare e coinvolgere una vasta audience composta da target anche diversi tra loro. Ma che hanno in comune il dinamismo e la visione di un’Italia che vuole ritornare protagonista.


ESTATE, L’ALTA STAGIONE DEL BIEN VIVRE Tra resort tra i più esclusivi del mondo, castelli medievali, ville principesche e paesaggi incantevoli, all’Italia non manca proprio nulla per piazzarsi in cima alle mete più desiderate. Tanto che vip, manager e divi la scelgono sempre più spesso come scenario per le proprie nozze. Alimentando un business che muove ogni anno più di 440 milioni di euro

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PLACE TO BE FORTE VILLAGE, BUEN RETIRO A CINQUE STELLE

146 LE RAGIONI DEL GOSSIP

ITALY IS THE NEW LAS VEGAS: SI SPENDE TUTTO PER UN “SÌ”

Si chiama “wedding travel” e nel Belpaese muove quasi mezzo miliardo di euro con matrimoni da favola in location strepitose tra spiagge della Sardegna, castelli lombardi e ville toscane di Marina Marinetti

ustin Timberlake e Jessica Biel hanno dall’Australia (8,4%), dall’Irlanda (5,4), dalla scelto Borgo Egnazia, in provincia di Germania (4,9). E anche dall’India: lo scorBrindisi. George Clooney e Amal Alamuddin il so dicembre la diva di Bollywood Anushka Canal Grande a Venezia. John Legend e ChrisSharma e il capitano della nazionale di cricket sy Teigen Villa Pizzo, sul Lago di Como, Kim Virat Kohli hanno pronunciato il fatidico “sì” Kardashian e Kanye West il Forte di Belvedea Borgo Finocchieto, il complesso acquistato re a Firenze. Prima di loro Tom Cruise, per il nel 2001 dall’ex ambiasciatore americano suo terzo “sì”, quello con Katie Holmes, aveva John Phillips nella campagna senese, affitascelto il Castello Odebile per la modica ciscalchi di Bracciano. JUSTIN TIMBERLAKE, KIM KARDASHIAN, fra di 110mila euro a GEORGE CLOONEY, MA ANCHE Il concetto è chiaro: settimana. È proprio MANAGER E PRINCIPI NON BADANO per un matrimonio da la Toscana a svettare A SPESE PER SPOSARSI IN ITALIA favola ci vuole una loin cima alla classifica cation da favola. E l’Italia, in quanto ad angoli delle mete predilette dagli sposi d’oltreconfiincantevoli, paesaggi suggestivi e architetture ne: è teatro del 31,9% dei matrimoni, seguita indimenticabili tra borghi, castelli, ville, non dalla Lombardia, col 15% degli eventi, poi è seconda a nessun altro paese nel mondo. viene la Campania, in particolare la CostieGli stranieri lo sanno, e sono sempre di più ra Amalfitana, col 14%, il Veneto, che arriva quelli, vip e non vip, che scelgono il Belpaese quasi all’8%, e il Lazio col 7%. Il che non siper celebrare le loro nozze. Arrivano dal Regnifica che le altre regioni d’Italia vengano gno Unito (26,4%), dagli Stati Uniti (20,7%), snobbate: tutt’altro. Sempre più alla ricerca

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E POI IL PIACERE...

A SINISTRA, IN ALTO LA WEDDING PLANNER SARDA ELISA MOCCI, IN BASSO LA WEEDING TRAVEL SPECIALIST BIANCA TRUSIANI

di mete meno note e tutt’altro che scontate, le regioni del Sud e le isole stanno vivendo un vero e proprio boom di richieste. E le amministrazioni locali, con gli ufficiali di stato civile in prima linea (solo il 34,4% opta per una cerimonia in chiesa, mentre la maggioranza si sposa con rito civile o con una funzione simbolica), si stanno attrezzando. A metà marzo, per esempio, l’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Sardegna ha organizzato una tre giorni a Cagliari, Santu Lussurgiu, Tortolì e Alghero dal titolo quantomai esplicativo: “Wedding tourism: opportunità per i territori regionali”. L’isola, d’altronde, è un set ideale per matrimoni da sogno. Come quello organizzato a fine maggio 2014 per una misteriosa coppia libanese (si vocifera fosse il figlio di Gilbert Chagoury, amico del finanziere Tom Barrack, tra gli invitati al banchetto nuziale) dalla giovane weeding

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planner Elisa Mocci (la stessa che ha firmato il matrimonio di Elisabetta Canalis con Brian Perri): prenotò in esclusiva il Cala di Volpe, il Cervo e il Romazzino, stanze extra lusso da destinare agli oltre 250 invitati, offrendo loro una serata con ingaggi ancora avvolti dal mistero e uno spettacolo pirotecnico, il tutto per un costo di oltre 450 mila euro. «I libanesi sono molto eleganti, ricercati», ricorda l’orgaCASTELLI, VILLE E ANCHE SPIAGGE D’ITALIA SONO LA SCENOGRAFIA DI NOZZE PER CELEBRITY E MANAGER CHE SI AFFIDANO A PROFESSIONISTI

nizzatrice «la sposa scelse l’hand made per la maggior parte dei dettagli e solo per gli addobbi floreali, fatti arrivare dall’Inghilterra, ci vollero 250mila sterline». Cifre record anche per un brand, quello di Elisa Mocci Events, noto per occuparsi del segmento lusso: «Il budget varia molto a secondo del numero degli ospiti, può essere di 40mila per un evento riservato a poche persone, ma se gli invitati sono almeno un centinaio, i costi vanno dai 100mila euro in su».

Un business per 52.600 operatori

Dal punto di vista del business, le cifre sono decisamente interessanti non solo per lei, ma per una variegata filiera del settore: il fe-

nomeno del Wedding Tourism (turismo nuziale) o Destination Wedding (destinazione matrimonio) in Italia è in continua crescita: se nel 2015 valeva 380 milioni di euro, nel 2016, ultimo dato disponibile, i milioni erano già diventati 440,8 spesi per 8.085 matrimoni ognuno dei quali, in media, è costato 54.516 euro. A rilevare il giro d’affari è il Centro Studi Turistici di Firenze, che ha appena pubblicato il report “Destination Wedding in Italy” censendo l’attività di 1.500 “diretti interessati” tra proprietari di location, wedding planner, società di catering che si sono affaccendati per rendere indimenticabile l’esperienza a ben 1,368 milioni di individui, sposi compresi. Per il 2018 si prevede un’ulteriore crescita del business, tra il 5% e il 7% per un settore che, sempre secondo il Centro Studi Turistici di Firenze, dà lavoro a 52.600 operatori tra albergatori, addetti all’accoglienza, fotografi e filmakers, musicisti, fioristi, truccatrici, estetiste, parrucchiere, ristoratori. Merito di chi, guardandosi intorno, scopre sempre nuove mete (come Vicenza, nelle residenze estive dei Montecchi e dei Capuleti, o la Sardegna) e “destagionalizza” il matrimonio. Perché non c’è solo il periodo da giugno a settembre. Gli indiani Anushka Sharma e Virat Kohli, per esempio, si sono sposati a dicembre. E sono


sempre di più le richieste “in bassa stagione” di asiatici e cinesi. Va da sé che, per offrire un buon servizio, è fondamentale conoscere bene le tradizioni, le usanze, anche in tema culinario o di trucco e parrucco, delle varie etnie e nazionalità che si rivolgono agli operatori nostrani. Per cinesi, per esempio, il bianco è un colore funebre, i numeri devono essere rigorosamente pari, ma il 4 va evitato come la peste perché nefasto. «Stiamo facendo un’operazione chirurgica, andando sui territori ding planner: sono un’operatrice di viaggio per preparare un’accoglienza dedicata al taresperta in destination wedding», dice. «Aveget, tramite una nuova figura professionale: il vo un sogno: fare dell’Italia una sorta di Las wedding travel coordinator, una figura ibrida Vegas, con pacchetti per nozze rapide ed ecotra l’accompagnatore turistico e il mediatore nomiche». Oggi con la sua Italy Destination culturale», sottolinea Bianca Trusiani, pionieWedding, che in sinergia con operatori turira del settore nonché stici del wedding crea SONO SEMPRE DI PIÙ LE RICHIESTE fondatrice, nel 2012, pacchetti per i grandi ANCHE IN “BASSA STAGIONE”, del primo operatore distributori internaE NASCONO PACCHETTI PER I GRANDI di wedding tourism zionali, e di Wedding DISTRIBUTORI INTERNAZIONALI italiano: Wedding and Made in Italy, una travel. È lei che ha aperto la via alle location sorta di certificazione “doc” con cui le agenalternative, come i castelli vicentini residenze zie italiane partecipano alle fiere del settore, estive dei Montecchi e dei Capuleti, o alcuni anche all’estero. «Stiamo lavorando molto ansiti del Fai. Nella residenza gardesana di Gache la Fondazione Italia Cina, organizzando briele D’Annunzio proprio la società di Trucorsi con sinologi con un taglio pratico anche siani sta organizzando un matrimonio di una su cosmesi, menu, fotografia, stilisti, che sono coppia inglese di origine indiana che durerà un target molto richiesto. Stiamo preparando tre giorni, con balli e scenografie in pieno persino un manuale accademico ad uso opestile Bollywood. «Ma non chiamatemi wedrativo wedding».

PROVATI PER VOI BORGO SCOPETO RELAIS Residenza d’Epoca con vista sulla città di Siena, perfetto connubio tra ruralità e lusso. Località Borgo Scopeto Castelnuovo Berardenga (Si) Tel. 0577.320001 www.borgoscopetorelais.it

HOTEL RAITO Millequattrocento i matrimoni celebrati in questo 5 stelle da sogno incorniciato dalla Costiera Amalfitana e affacciato sulla Baia di Salerno e i faraglioni. Via Nuova Raito, 9 Vietri sul Mare (Sa) Tel. 089.7634111 www.hotelraito.it

CASTELLO DI ROSCIANO Un austero edificio in pietra arenaria che domina la Valle del Tevere. Si celebrano matrimoni con rito civile nei giardini o nella chiesa benedettina. Località Signoria di Torgiano (Pg) Tel. 347.3516247 www.castellodirosciano.com

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PLACE TO BE a cura di Marco Scotti

Altro che viaggi d’affari, il Forte è la meta perfetta per le famiglie 21 ristoranti, 35 negozi, 8 strutture in 48 ettari di parco per avere il “lusso dello spazio” Quaranta milioni di euro investiti negli ultimi tre anni per rendere l’esperienza al Forte Village ancora più… forte. Non ha bisogno di grandi presentazioni questo esclusivo resort a Santa Margherita di Pula in cui gli otto alberghi sono immersi in 48 ettari di parco. Tutte le strutture sono state interamente ammodernate, i tagli delle camere sono state ampliate, le aree pubbliche sono state restaurate. Insomma, non c’è pericolo di smentita nell’affermare che non esistono in Europa strutture simili per offerta, varietà e completezza. La parola d’ordine è privacy: i tanti vip che frequentano la struttura hanno la garanzia di poter godere del riserbo cui tanto aspirano. L’accesso

è limitato ai soli ospiti, e la temuta “caccia agli autografi” può non rappresentare un problema così drammatico, anche perché i 1.500 ospiti che possono affollare la struttura nei mesi di luglio e agosto hanno talmente tanto spazio a disposizione che non si corre il rischio di fare code in qualcuno dei 35 negozi o di dover attendere per sedersi in uno dei 21 ristoranti presenti. E poi la comodità: il Forte Village è un complesso dove tutto è a portata di mano, al massimo a cinque minuti a piedi. Un ambiente estremamente sicuro dove però si possono svolgere molteplici attività. Ad esempio, se si è appassionati di sport, il resort ha una vastissima offerta. Chi vuole giocare a basket può farlo con Ettore Messina, storico allenatore della nazionale azzurra e primo assistente allenatore in Nba, la lega professionistica americana. Ancora: se si

IL FORTE VILLAGE UNISCE LUSSO, MARE E ATTIVITÀ SPORTIVE DI OGNI TIPO

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è amanti del rugby si può giocare con dei campioni del mondo della nazionale inglese, se si è appassionati di calcio si può provare a segnare a qualche vecchia gloria del Chelsea. E poi il cibo, immancabile protagonista di ogni vacanza che si rispetti. Proprio sul food il Forte Village ha puntato con decisione attraverso partnership con chef stellati o etnici che sono fisicamente presenti nella struttura. Tanto per citarne qualcuno: Gordon Ramsay, Carlo Cracco, i fratelli Cerea, Aimo e Nadia – che resteranno per 90 giorni nel resort. Le esperienze che la clientela può vivere all’interno del Forte sono uniche proprio perché “reali”. I ristoranti non sono semplicemente dei luoghi in cui il richiamo del grande nome si fa sentire, ma consentono di incontrare e di vedere all’opera chef che sono saliti nel firmamento della cucina contemporanea. Ma qual è la ricetta del Forte? Che cosa rende un resort di lusso la meta più desiderabile tanto da meritarsi – per 18 volte consecutive! – la palma

di “miglior albergo del mondo” ai World Travel Awards e per tre volte di fila il premio di “World’s Leading Sport Academy”? Sicuramente il lusso dello spazio, che garantisce anche nei periodi di maggiore affluenza un’ampia “comfort zone” per ogni ospite. E poi l’unicità dei servizi e la scelta. Senza dimenticare che, lato corporate, fare eventi o incentivi – grazie a partnership con grandi firme – rende gli incontri più efficienti anche dal punto di vista economico.


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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

IL GALATEO DI MESSER SALVINI. RACCOMANDAZIONI MAI, NEANCHE... PER ELISA Il leader della Lega, forte di un risultato elettorale senza precedenti, mostra discontinuità con il passato, soprattutto se si parla di raccomandazioni e di telefoni “alzati” per aiutare questo o quello. E tutti applaudono È IL SEGNO DEI TEMPI: IERI

tv non sulla base del “sentiment”

poi Giancarlo Giorgetti, uno che

per il filone del revisionismo.

C’ERANO GLI “INCIUCI”,

ma sulla nettezza delle

non ha bisogno di presentazioni

Due anni fa diede alle stampe

LE RACCOMANDAZIONI

statistiche e delle proiezioni

nei mercati: lo stimano tutti e

“Mussolini e i musulmani” per

SEGRETE, I CONCILIABOLI

Istat. Raffinato intellettuale

lo rispettano perchè -almeno

Mondadori mentre a giugno

NELLE ANTICAMERE DI VIALE

salernitano, Casimiro ha firmato

finora- ha gestito i rapporti

pubblica “Noi fratelli” con la

MAZZINI per definire, alla vigilia

decine e decine di programmi

con l’esterno in modo prudente,

prefazione di Papa Bergoglio

dei nuovi governi post voto,

per la Rai lavorando fianco a

esemplare, geniale.

sempre per i tipi di Segrate.

volti, programmi e direzioni.

fianco con una giovanissima

Nell’ultimo consiglio di

“Negli anni in cui sono stato

Oggi, Matteo Salvini autentico

consigliere Salvini non ha mai

“rivoluzionario” della politica che

alzato il telefono una volta, non

piace ai Millennials- agreste,

ha mai chiesto niente” confessa

sincero, empatico- sovverte

Mazzuca a cena con un altro

le regole. Martedi 8 maggio si

imprenditore filo salviniano

è fatto trovare, linea perfetta,

pugliese Giuseppe Pierro

giubbotto verde lega, barba

di Ad majora nell’elegante

curatissima, abbracciato alla

ristorante romano Al Ceppo.

splendida futura moglie Elisa

”Mi hanno chiamato in tanti,

Isoardi negli studi Rai di Saxa

raccomandazioni di tutti i generi,

Rubra dove lei conduce ogni

ma lui mai”. Pierro, 41 anni, fede

giorno il programma Buono a

centrodestra da sempre con

sapersi.

un animo diviso fra Berlusconi

Nessuna processione di

e Salvini, organizza per giugno

aspiranti alla promozione sul

una kermesse a Trani, nella sede

campo, Salvini ha chiacchierato

della sua azienda, un incontro

con tutti senza mai sfiorare

con l’osservatorio di politiche

l’argomento cruciale della

sociali “Ops” di cui è testimonial

politica o della tv perché, ha confessato, io sono qui “come

IN SENSO ORARIO: GIANCARLO MAZZUCA, MATTEO SALVINI, ELISA ISOARDI, ADRIANA VOLPE

la brava Adriana Volpe, conduttrice Rai di lungo corso.

fidanzato e basta”. Poi, certo,

(e già molto capace) Monica

amministrazione Rai l’uomo

Ospite d’onore? “Salvini”

sappiamo che, a costruire il

Maggioni, oggi presidente della

indicato da Salvini era -non

risponde l’imprenditore pugliese.

format di Elisa c’è uno dei 100

Rai in scadenza come il dg Mario

a caso- uno dei giornalisti

”Io ero un seguace di Pinuccio

top comunicatori d’Europa

Orfeo ed il cda.

più alieni agli inciuci di

Tatarella, dopo di lui solo Matteo.

secondo la hit consultata da

Simpatie politiche? Non

palazzo: Giancarlo Mazzuca,

Da quando la Lega non è più

Economy comprensiva degli spin

pervenute, anche se ovviamente

gia condirettore con Indro

solo nordista, anche i baresi lo

doctor di Macron e Trump.

esistono perchè per “Casi” il

Montanelli, parlamentare di

amano. Gli prepareremo riso

Lui è Casimiro Lieto, uno che

civil servant in Rai deve restare

Forza Italia, per quasi 8 anni

patate e cozze”.

faceva ricerca universitaria già

comunque super partes.

direttore del Carlino di Bologna,

Con buona pace della polenta,

vent’anni fa programmando la

Nella squadra salviniana spicca

oggi storico con una passione

o no?

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