Anno 5 - Numero 06
C
ontinua a suscitare polemiche e a preoccupare gli operatori economici la decisione di chiudere, per restauro, a partire da giugno 2017, il ponte sul Trebbia tra San Nicolò e Piacenza. I lavori prevedono la chiusura totale dello storico ponte, voluto da Maria Luigia d’Austria nel 1825, per un periodo non inferiore ai 4 mesi. Il ponte aveva già subito interventi di manutenzione e di consolidamento, con chiusure temporanee o parziali negli scorsi anni. Le piene del Trebbia e le condizioni generali del ponte, oggi, impongono dei lavori più estesi, ma le preoccupazioni tra i commercianti di San Nicolò e Sant’Antonio e le polemiche non si placano. Al netto della difficoltà degli spostamenti, per un prevedibile aumento del traffico sugli altri ponti del Trebbia (Paladini e Tuna) si teme soprattutto il disastro economico. Senza più passaggio giornaliero, molti commercianti, bar, esercizi commerciali hanno già dichiarato in più sedi di sentirsi a rischio. Il progetto, che prevede la risistemazione completa della strada, dall’asfalto ai cordoli, dai nuovi parapetti alla sistemazione delle murature e delle lesioni (da giugno a settembre 2017 compresi) avrà un costo stimato di 3 milioni e mezzo di euro per 9 mesi complessivi di lavori, con 4 mesi di chiusura totale. Dopo le reazioni quasi a caldo del sindaco di Rottofreno Raffaele Veneziani che commentava “ci sarà un enorme danno economico per i commercianti di Piacenza e Rottofreno” e la proposta di realizzare un ponte bailey che poi sembra essersi rivelata non realizzabile (soprattutto per i costi) la nascita di un “comitato” di imprenditori per scongiurare la chiusura totale, con la disponibilità a dare un contributo per un guado, recentemente è la “cabina di regia” formatasi per trovare una soluzione, a proporre alcune alternative, come fer-
Giovedì 16 febbraio 2017
CHIUSURA DEL PONTE SUL TREBBIA: LE ALTERNATIVE, LE POLEMICHE E IL GUADO DIFFICILE
mate aggiuntive nella tratta ferroviaria, autostrada gratuita o guado. Anche Regione Emilia Romagna si è mossa per aprire, nelle prossime settimane, un tavolo con Provincia, Rfi e Trenitalia e uno con Satap (per l’autostrada A21) in queste direzioni. Recentemente si sono cercate soluzioni anche con un tavolo tecnico, riunitosi il 9 febbraio scorso, con i tecnici della Provincia e dei Comuni interessati (Piacenza, Rottofreno e Calendasco) AIPO (Agenzia Interregionale per il Po) Arpae ed Ente di Gestione per i Parchi, che hanno discusso della possibilità di realizzare un guado, rilevando non pochi problemi per questa soluzione: primi fra tutti i vincoli e i finanziamenti. Nella zona dove dovrebbe sorgere il guado, infatti, si è rilevata la presenza di un sito di interesse comunitario e di una zona di protezione speciale, quindi con vincoli ambientali, che, peraltro non permettono i lavori in alveo da febbraio ad agosto. La soluzione sarebbe chiedere una deroga all’ente parco, prevedendo le giuste mitigazioni ambientali. Altro problema, forse ancor più rilevante, è nel finanziamento dell’opera, che non sarà possibile pagare con fondi pubblici, secondo il tavolo tecnico, lasciando come unica alternativa l’iniziativa ai privati, sul modello avviato in occasione della chiusura temporanea del ponte sul Po di San Rocco al
Porto. Situazione che ha spinto Daniele Raschiani, nome storico dell’imprenditoria sportiva piacentina a commentare: “ci dicono in sostanza: fate voi, noi non possiamo”. Il caso della chiusura del ponte sul Trebbia a San Nicolò sarà ulteriormente discusso dai vari tavoli nei prossimi giorni, ma è fuori di dubbio che restino gli interrogativi su una soluzione temporanea, visti i “rischi” per gli operatori economici per
un restauro del ponte, che ormai si avvicina a spegnere 200 candeline, atteso da troppo tempo, con il ponte Paladini che già lo scorso settembre ha dovuto subire dei lavori di ripristino dei giunti (con l’imposizione del limite di 30 km/h) e il ponte a Tuna che obbligherebbe i pendolari da Castel San Giovanni e San Nicolò a una lunga deviazione per raggiungere la città.