Eco di Piacenza 26/11/2020

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Anno 9 - Numero 34

Giovedì 26 novembre 2020

VERSO IL NATALE, TRA LUMINARIE E SPERANZA

P

iacenza, come tutto il mondo, si appresta a iniziare il periodo che porterà al Natale, che, quest’anno, sarà molto diverso. In tempi di Covid, infatti, non ci potranno essere cenoni, assembramenti, mercatini e molte di quelle occasioni di ritrovo e divertimento che caratterizzano normalmente il periodo di avvicinamento alla festa più attesa dell’anno. Natale, da sempre, significa anche decorazioni, luci per le strade, nei centri storici e nelle case: anche Piacenza ha iniziato a decorare la città, come tutti gli anni, con luci e colori che non graveranno sui negozi, già duramente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni in vigore. Non sono mancate alcune polemiche legate alla presenza di decorazioni “particolari” come la renna in piazza Duomo, che ha suscitato pareri discordanti, anche sui social, tra chi ne ha visto una decorazione non consona al prestigio del luogo e chi la rivorrebbe per la felicità dei più piccoli. Secondo altri le decorazioni e le luminarie, che hanno, inevitabilmente, un loro costo, sono inopportune, in un momento di “tristezza” e con una crisi anche economica importante. Ci si chiede, infatti, se non sarebbe stato meglio destinare quelle risorse per aiutare aziende, commercianti, negozi e famiglie in difficoltà. Questo Natale, del resto, rischia di essere “festeggiato” in due modi diversi: vedendolo solo dal lato della tristezza, che indubbiamente è presente, con incertezza sul lavoro e sul futuro e sentendo tutto il peso della tragedia che tutto il mondo sta vivendo. Oppure può essere anche

l’occasione per tornare a guardare le cose della vita in modo più positivo: una semplice decorazione luminosa, infatti, brillerà nel buio, anche simbolicamente, dimostrando che non ci si è arresi all’oscurità, alla tristezza e alla morte. Illuminare le strade, le case, gli alberi, potrà diventare, in questo difficile Natale 2020 un modo per combattere, per resistere, finché la pandemia non sarà sconfitta! Un esempio di questa concezione arriva dalla Francia, dove gli Champs Elysées sono stati decorati con tantissime luminarie, peraltro offerte dalla Ferrero per festeggiare i 60 anni del gruppo nel paese transalpino, che faranno brillare l’enorme e famosissimo viale di Parigi. Un simbolo di speranza, che ha avuto certamente un costo, ma che riscalda il cuore, guardando con fiducia verso il futuro, che è un futuro, è bene ribadirlo, in cui arriverà il vaccino, e in cui la pandemia finirà. Anche in Italia, del resto, molte città hanno già acceso le luminarie o hanno in programma di farlo a breve, da Milano, che ha stanziato fondi per supportare l’installazione delle luci nei diversi quartieri, a Parma, Bolzano, e tanti altri, fino a Trieste che installerà qualcosa come 460mila luci. Le festività natalizie, infatti, non sono solo un momento di riposo o una pausa dal lavoro o dalla quotidianità: per chi crede è l’occasione in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo e, nei secoli, ha assunto anche significati più laici, come momento di gioia e letizia, di rinascita, da vivere in famiglia e con gli amici.

Negare la gioia e la felicità a Natale significa negare le proprie radici, la propria voglia di vivere e, soprattutto, significa arrendersi al virus, anche senza esserne sfiorati. Se, infatti, la felicità dipende soltanto dal numero dei regali, da quante vacanze facciamo o dai mercatini di Natale, la nostra sarà una ben fragile felicità. Quest’anno, a Natale, probabilmente non sarà possibile incontrarsi come succede normal-

mente, non ci saranno i cenoni, e l’ultimo dell’anno non vedrà le consuete feste, con balli e canti fino a tarda notte; tuttavia, il periodo natalizio può essere l’occasione per stringersi attorno ai propri cari, perfino incontrandosi solo “virtualmente”. Natale deve continuare ad essere sinonimo di calore e famiglia, e il regalo più bello sarà esserci. La pandemia, infatti, finirà, ma la vita deve continuare, per tutti.


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