Eco di Piacenza 28/01/2021

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Anno 10 - Numero 03

Giovedì 28 gennaio 2021

GIUSEPPE VERDI, UN MAESTRO “PIACENTINO” E CONTADINO

I

l 27 gennaio ha segnato il 120° anniversario dalla morte di Giuseppe Verdi. Universalmente riconosciuto fra i più importanti compositori di tutti i tempi, seguiamone la sua storia, strettamente legata anche al territorio piacentino. Giuseppe Verdi nasce a Roncole di Busseto (PR) il 10 ottobre 1813: la famiglia Verdi si trovava a Roncole dopo che il nonno di Verdi, Giuseppe Carlo, decise di trasferirsi dal territorio di Villanova per gestire, insieme alla famiglia, l'osteria del piccolo borgo. Giuseppe Verdi vivrà gran parte della sua vita adulta nella tranquilla villa di Sant’Agata, ma la sua fanciullezza è stata tra Roncole e Busseto, dove ha frequentato le scuole. Verdi si diplomerà poi, nel 1827, al Ginnasio, ma si dedicherà da subito completamente alla musica e già nel 1830 è ormai un affermato membro della locale Filarmonica. Il desiderio era, però, quello di studiare a Milano, dove le opportunità di crescita erano maggiori: il padre chiede per il figlio una borsa di studio al Monte di Pietà e di Abbondanza, senza successo, arrivando a inoltrare la richiesta alla duchessa Maria Luigia (che, nel 1832, approva). Ammesso all'esame preliminare, Verdi venne però scartato. Decisivo sarà, poi, l’incontro con il direttore della Società Filarmonica di Milano, Pietro Massini, che lo porterà, nel 1834 ad essere invitato come Maestro al Cembalo per l'esecuzione de La Creazione di Haydn. Il 4 maggio del 1836 Verdi sposa Margherita, figlia del suo benefattore, con la quale, due anni più tardi, andrà a vivere a Milano. Seguirono gravi lutti: morirono i suoi figli Virginia e Icilio entrambi all'età di circa un anno e mezzo. Nel 1839 Verdi riu-

scì, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: l'Oberto, Conte di San Bonifacio. Mentre lavorava alla sua seconda opera, Un giorno di regno, la moglie Margherita morì di encefalite (a soli 26 anni). Dopo il lutto, Verdi ha meditato di lasciare la musica. Fu l’impresario della Scala di Milano, Bartolomeo Merelli, a convincerlo a non mollare, portandogli un libretto: il Nabucco. Verdi lo ripose senza neanche leggerlo. Secondo la “leggenda” una sera il caso volle che, cadendo sul pavimento, il libretto si sia aperto sul “Va Pensiero”: Verdi, rimasto scosso, non riesce a prendere sonno, rileggendo più volte il testo, fino a musicarlo, dando il via al Nabucco. La prima andrà in scena il 9 marzo 1842, alla Scala di Milano. Fu un successo trionfale facendone un’icona senza tempo. Il celebre “Va pensiero”, con l'immedesimazione del popolo italiano nella figura del popolo ebraico prigioniero, divenne ben presto un inno contro l'occupante austriaco. Dopo il Nabucco Verdi scrisse, nei dieci anni successivi, in media un’opera all’anno. Nel 1843 iniziò la relazione con Giuseppina Strepponi, che sarà poi la sua seconda moglie. Dopo il successo del Nabucco a Venezia (con 25 repliche nella stagione 1842/43) Verdi lavorerà su Macbeth, e, successivamente al Rigoletto, con l’aria “La donna è mobile” divenuta famosissima a livello popolare. Rigoletto, in particolare, otterrà un successo straordinario, successo che si ripeterà con Il trovatore, per arrivare a La Traviata, ultima della “trilogia popolare”, che lo consacrerà al grande pubblico. Tra il 1853 e il 1871, Verdi, ormai consolidato il proprio successo, ri-

siederà stabilmente nella Villa di Sant’Agata di Villanova sull’Arda. Da qui Verdi manterrà rapporti di amicizia in ogni parte d'Italia. La villa, immersa nel parco disegnato e voluto da Verdi stesso, sarà il suo rifugio dove coltiverà la passione per l’agricoltura: nei suoi scritti, infatti, si definirà “poeta contadino”. Dice di sé, nel 1897: “Tutte le mie opere, tranne le prime, le ho scritte a Sant'Agata, non derogando mai dalle mie abitudini solitarie e contadine. Dove son solito vivere, nulla mi può distrarre”. Nel 1859 Verdi viene eletto nell'Assemblea delle province del ducato che approva all'unanimità l'annessione al Regno di Sardegna e farà parte anche del primo Parlamento a Torino, ma già nel 1862 sarà a Sant’Agata dove continuerà la sua attività di imprenditore agricolo. Nel 1865, ad esempio, darà il via alla

costruzione di un motore a vapore per estrarre dall'Ongina acqua per l'irrigazione. Non mancherà, poi, l'impegno sociale di Verdi nel Piacentino, con la realizzazione dell’Ospedale di Villanova (esclusivamente grazie all'impegno finanziario del Maestro). La struttura sarà inaugurata nel 1888. Sul piano musicale, nel 1860, Verdi ebbe un'offerta da parte del Teatro Imperiale di San Pietroburgo, che si concretizzerà nell'opera La forza del destino, mentre la maturazione artistica massima di Verdi arriverà con l’Aida nel 1871. Negli ultimi anni l’opera forse più famosa è il Falstaff, su un libretto basato su Le allegre comari di Windsor con materiale aggiuntivo tratto dall'Enrico IV, che andrà in scena con la prima alla Scala nel 1893. Verdi trascorse gli ultimi anni tra Sant'Agata e Milano, dove morirà nel 1901.


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