La Via della Cina 2019. Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità

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Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak a cura di Filippo Maggia

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fotografie e video di

Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak

a cura di Filippo Maggia

Vittoria Ciolini, La via della Cina

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Filippo Maggia, La via della Cina

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Chiara De Maria / Andrea Palummo - Double Face Ai Teng - Vacanze pratesi

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Magda Typiak - Figure out

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a cura di Filippo Maggia vincitori dell’edizione 2019 Chiara De Maria / Andrea Palummo, Ai Teng, Magda Typiak progetto realizzato con il contributo di: Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2019 Giovanisì Comune di Prato, Assessorato alla Cultura in collaborazione con: Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana / Centro Pecci Prato; Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi, Prato; CPIA 1 Prato; Ordine Architetti PPC della Provincia di Prato; Italia Nostra Prato; Circolo Culturale E. Curiel; Ramunion Italia; Comitato Via delle Segherie; Pratosfera È stata preziosa la collaborazione degli studenti di origine cinese dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi - Angela Wang, Caterina Ye, Chiara Weng, Davide Mo e Kelly Hu - impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo, che hanno accompagnato gli artisti per far loro conoscere il quartiere diventando assistenti, guide, mediatori culturali, traduttori. I risultati della campagna fotografica e video La via della Cina 2019 sono stati presentati sabato 23 novembre 2019 presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci durante la tavola rotonda Fotografia fra documentazione, metafora del reale, appartenenza e identità, moderata da Filippo Maggia, con i relatori: Vittorio Iervese, sociologo, Università di Modena e Reggio Emilia, Direttore Festival dei Popoli Luca Molinari, critico e storico dell’architettura, Università della Campania Teresa Serra, storica dell’arte La tavola rotonda è stata introdotta dai saluti istituzionali di: Stefano Pezzato, Responsabile Collezioni e Archivi, Centro Pecci; Ilaria Bugetti, Consigliere della Regione Toscana; Simone Mangani, Assessore alla Cultura del Comune di Prato; Mariagrazia Ciambellotti, Dirigente I.I.S.S. Carlo Livi; Marzia De Marzi, Presidente Ordine degli Architetti P. P. e C. della Provincia di Prato; Luca Zhou Long, Presidente Associazione Ramunion organizzazione Dryphoto arte contemporanea, Vittoria Ciolini, Serena Becagli, Andrea Abati ufficio Stampa Silvia Bacci copyright delle immagini gli artisti grafica e comunicazione Serena Becagli

con il contributo di

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in collaborazione con


Vittoria Ciolini, Dryphoto arte contemporanea La Via della Cina

Arte Capacità di vedere oltre le convenzioni e gli usi comuni, di de-famigliarizzare ciò che è famigliare, di reinserire il dubbio dove ci sono soltanto certezze, di rimettere in circolazione i significati e le emozioni. Voglio partire con questa citazione di Vittorio Iervese tratta dal suo intervento alla tavola rotonda della seconda edizione di La via della Cina perchè spiega molto bene gli assunti del nostro progetto: scegliere attraverso un bando tre artisti per lavorare in residenza nel Macrolotto Zero, in quella parte di Prato, dove sembra che i conflitti siano irrisolvibili e le situazioni di degrado e di illegalità endemiche. Una zona della città ignorata per decenni dalla pubblica amministrazione che si impegna ora con un cospicuo investimento per la costruzione di un mercato coperto e di una medialibrary e con la volontà di farne un distretto creativo. Un quartiere che molti auspicano diventare attrazione turistica proprio in base all’etnia che più di tutte le altre lo abita e lo anima. Ecco è qui che ancora una volta lanciamo la sfida, perchè l’arte può essere utile strumento in grado di puntare l’attenzione sul quotidiano guardando altrove. Capace di rispondere al desiderio di creare un immaginario costruito da una pluralità di sguardi autoriali che sia capace di rimettere in circolazione i significati e le emozioni e, proprio partendo da questo, possa suggerire a chi di competenza nuove possibilità, spunti diversi per intraprendere nuove strade. La via della Cina è luogo di produzione ma anche di incontro e di interazione fra le due comunità, italiana e cinese che abitano questo territorio, scambio di idee fra chi proviene da fuori e chi invece

nel quartiere vive e/o lavora. Anche per questo anno come per quello passato abbiamo coinvolto nel progetto alcuni studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo Livi Angela Wang, Caterina Ye, Chiara Weng, Davide Mo e Kelly Hu - impegnati nel “Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento”, coordinati dalla professoressa Paola Puppo. In alcuni casi mediatori fra gli artisti e la comunità in altri anche attori che si sono prestati ad essere soggetto del lavoro degli artisti, come parte di un processo che li vede nella vita di ogni giorno impegnati in prima persona in scelte che determineranno la loro vita ma anche quella della nostra città.

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Filippo Maggia La Via della Cina

La seconda edizione del progetto “La Via della Cina” promosso da Dryphoto Arte Contemporanea ha registrato alcune significative differenze, in positivo, rispetto alla prima edizione dello scorso anno. Confermando un’alta adesione di candidati nonostante il ristretto tempo a disposizione dalla pubblicazione del bando di partecipazione alla sua scadenza, il primo dato che si deve rilevare è la qualità dei partecipanti, decisamente superiore per background rispetto al 2018. Di questi, una buona parte sono stranieri (residenti in Toscana), capaci di offrire una lettura differente di una realtà che, a tutti gli effetti, non può essere riconducibile alla sola esperienza pratese ma, piuttosto, presente in molte città del mondo occidentale. A ciò si aggiunga, infine, la provenienza formativa dei candidati, molti dei quali con un percorso accademico e in grado di misurarsi non solo con la pratica fotografica tout court quanto con l’ampio campo delle immagini in forme fra loro diverse per quanto intersecabili (video, film, installazioni). La selezione si è dunque rivelata complessa e la scelta infine è caduta su due artiste straniere con un eccellente curriculum, la polacca Magda Typiak e la cinese Teng Ai, oltre al duo italiano Chiara De Maria-Andrea Palummo, giovani autori che associano alla propria ricerca creativa anche un interessante attività di studio e promozione sul linguaggio delle immagini. I tre artisti si presentano alla residenza con modalità

operative assai differenti e i risultati confermano questi approcci. La cinese Teng Ai realizza una serie di fotografie a colori dal titolo “Vacanze pratesi” dove lei, di origine cinese, si reca a Prato per visitare la comunità cinese del Macrolotto provando a interagire con le persone che via via incontra. La polacca Magda Typiak propone due opere: una serie di immagini in bianco e nero “mute” che si completano con un breve video, altrettanto silente, ove le persone, che solo una volta appaiono nelle immagini (una ragazzina addormentata sul bancone di un negozio), vivono su superfici riflettenti: specchi, vetri, pozzanghere. Il lavoro del duo De Maria-Palummo è un’installazione composta da un filmato di alcuni minuti, caratterizzato da un sonoro volutamente molto grezzo dove alcuni residenti di Via Pistoiese raccontano la loro vita da quando i cinesi si sono insediati a partire dai primi anni novanta, criticando la gestione politica di questo fenomeno, e dai ritratti fotografici in grandezza naturale di cinque adolescenti cinesi di seconda generazione le cui voci, in un italiano perfetto, testimoniano di un momento della loro vita “in between”, fra passato di evidente identità cinese e un futuro sempre più italiano. Gli artisti, per i quali è stato praticamente impossibile entrare realmente in contatto con la comunità cinese, diffidente e racchiusa in se 7


stessa, sono riusciti a produrre tre ricerche forti che aprono interessanti prospettive sull’utilizzo del linguaggio delle immagini in questo genere di manifestazioni artistiche che, come sottolineato dai relatori che hanno preso parte alla tavola rotonda (Luca Molinari, Vittorio Iervese e Teresa Serra), riescono a penetrare il muro di gomma e rendere percepibile (e in alcuni casi quasi visibile) ciò che nel quotidiano risulta inavvicinabile e sfuggente. “La Via della Cina” può essere considerato un “modello” replicabile in altre città italiane, con la creazione di un network sotto la direzione della regione Toscana. Per il futuro, si raccomanda la pubblicazione del bando con almeno due mesi di anticipo, affinché i tempi di adesione e selezione e soprattutto le residenze possano godere di più giorni rispetto a quanto sinora accaduto. Sarebbe infine auspicabile la pubblicazione di un catalogo con le opere degli artisti, almeno ogni 2/3 anni: testimonianza fondamentale oltre che memoria visiva di come il corpo delle città vada mutando di anno in anno.

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CHIARA DE MARIA e ANDREA PALUMMO

Andrea Palummo, Pisa 1987 e Chiara De Maria, Correggio (RE), 1992 si conoscono nel 2016 durante il biennio al Master di alta formazione sull’Immagine Contemporanea di Fondazione Fotografia Modena. Da marzo 2019 collaborano alla nascita di The Tuscan House of Photography, progetto, che nasce nel territorio toscano, Palaia (PI) e che aspira a diventare un luogo di aggregazione e scambio tra fotografi; un punto d’incontro e confronto per artisti emergenti e affermati. La ricerca fotografica di Andrea volge il suo sguardo sulla relazione tra paesaggio urbano e l’essere umano con una particolare sensibilità alle dinamiche sociali che ne scaturiscono. La stessa attenzione per l’individuo rappresentante di una società e la connessione tra cultura e ambiente architettonico sono state le chiavi di ricerca del progetto video realizzato da Chiara De Maria durante i mesi di residenza a Bucarest nel 2018. Entrambi convinti che entrando in connessione come persone e come fotografi con la storia di un individuo si possa arrivare a raccontare un cambiamento più ampio e metaforico di un fenomeno culturale. La via della Cina è la possibilità per loro di collaborare in una ricerca di interesse affine scegliendo di unire la street photography alla video arte con un comune approccio vicino al documentaristico.. 9


DOUBLE FACE Il lavoro è concepito come un’installazione composta da due parti, entrambe pensate per coesistere contemporaneamente all’interno di una stanza. Da una parte la proiezione del video di via Pistoiese, un montaggio sincopato e caotico di riprese di strada che si mescolano alle interviste fatte a italiani che abitano nella via (il 20% della popolazione all’interno del Macrolotto zero). In contrapposizione a questo flusso di lamentele nervose bloccate in una visione legata al passato e incastrata in un presente “senza speranza”; cinque ragazzi e le loro testimonianze. I cinque ritratti sono pensati per essere fruiti attraverso altrettanti monitor assieme alle audio interviste mandate in loop. Due generazioni a confronto, in forte contrapposizione fra loro, nelle parole come nei modi. Una generazione di adolescenti che si interroga sulla propria identità e si prepara a compiere una scelta: tutti loro fra un anno dovranno decidere se avere la cittadinanza italiana oppure cinese.

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DAVIDE: …l’anno prossimo dovrò scegliere la cittadinanza e sceglierò quella italiana perché è quello che mi sento. Io durante questi due anni ho capito qual è la mia identità perché in Cina mi sono trovato a confrontarmi con le persone eh..paradossalmente lì mi chiamano straniero. Mi sono sentito più straniero là che qui...

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CHIARA: …i miei genitori mi hanno consigliato di scegliere quella italiana perché sanno che nel futuro vivrò qui e sarà meglio, potrà aiutarmi in molti casi anche a cercare lavoro. …

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CATERINA: ‌a 18 anni il Comune deve mandarmi una lettera dicendo se vuoi diventare cittadina italiana o cinese.. Io sicuramente non ho ancora deciso. ‌

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ANGELA: … Mi sento più cinese in realtà. I miei genitori, cioè il mio papà, vuole che io prenda la cittadinanza cinese perché anche lui è molto patriottico e dice: Anche se tu prendessi la città italiana saresti comunque cinese. Anche se io gli ho detto che anche prendendo la città italiana non divento diventavo italiana e non cinese. Se la prendo lo faccio per motivi pratici. Se prendo quella cinese non andrò di sicuro a vivere in Cina perché sono abituata a vivere qui, ho amici qui..e ho avuto una educazione italiana. … 26


KELLY: …so solo che mi sento a mio agio quando sono in Cina però forse non andrò a vivere lì perché ora sono abituata al continente occidentale e i pensieri sono diversi. Scegliere quella italiana è più pratico..perché di sicuro voglio andare all’università e il costo è più basso per i cittadini dell’unione europea e invece per gli extra comunitari costa di più. I miei nonni dicono che devo avere la cittadinanza cinese perché sono cinese. Alla fine sarà una scelta mia. … 27


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AI TENG

Ai Teng, nata in Shandong (Cina) nel 1989, educata dall’infanzia alla pittura tradizionale cinese studia, si laurea al CAFA (Central Academy of Fine Arts) di Pechino nell’anno scolastico 2011/2012. Durante gli anni dell’accademia partecipa a importanti progetti d’arte pubblica in particolare nella città di Ordos. Il lavoro finale viene acquisito alla collezione del CAFA ed esposto a Londra nel 2013 nella mostra collettiva “Golden Square”. Si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2013/2014 e partecipa alla mostra “Start Point Segno contemporaneo” a Firenze 2013 riceve il premio Start Point 2013/2014 per una sua installazione partecipa alla mostra collettiva “giovani artisti cinesi in Italia” a Le Murate - Firenze nell’aprile 2016 con lavori video. Laureata nell’a.a. 2016/2017 con una tesi sull’incontro fra poesia, scrittura, segno e arte visiva nella pittura classica cinese e nell’arte contemporanea, vive e lavora a Firenze.. 29


VACANZE PRATESI Questo lavoro è nato spontaneamente dalla mia frequentazione del quartiere cinese di Prato che vive attorno alla Via Pistoiese nel Macrolotto zero. Per me, ragazza cinese nata alla fine degli anni ottanta, trovarmi lì è stato come fare un salto nel passato, quello della mia infanzia, nella Cina di allora. È stata da subito un’esperienza strana e sorprendente: qui ci sono persone congelate nel tempo di allora mentre il tempo in Cina corre a grande velocità e in un attimo si è passati dalle case a due piani ai grattacieli. Il modo di vivere qui è caratteristico della società degli anni ottanta, quella dei miei genitori e dei miei zii: lavoro e famiglia, lavoro e famiglia. Ho deciso di creare un racconto “romantico” e per me anche nostalgico per esprimere la vita in via Pistoiese all’interno di un mondo che nella Cina da dove vengo non esiste più e ho scelto di farlo in un modo comunque leggero. Ho così interpretato i tanti possibili ruoli di una ragazza che vive lì. Le fotografie raccontano questi diversi momenti: andare al mercato la mattina a fare la spesa, oppure a vendere dolcetti, fare la commessa in una pescheria o in un negozio di telefonia; passeggiare per il quartiere e fare due chiacchiere con le persone che incontro; andare dal parrucchiere o a fare un massaggio; cantare con il Karaoke le canzoni di Teng Lijun, famosa cantante di un tempo; andare al tempio a pregare; chiedere ad uno sconosciuto di portarmi in bicicletta a fare un giro in città. E anche: trovarmi in una scuola d’arte o partecipare all’inaugurazione di uno studio di architettura. Nel fare il lavoro ho anche compreso diverse cose. Le persone di prima generazione vivono questo ambiente come “usa e getta” perché la loro anima e la loro radice è completamente in Cina. Altri, più spesso di seconda generazione, iniziano ad assumere un loro ruolo, ad avere un’azienda fuori dal Macrolotto, una loro ricchezza, una famiglia qua con dei figli da educare bene. Oggi ci sono ragazzi della mia età, laureati, che iniziano a svolgere professioni 30

importanti, architetti, avvocati, anche politici, hanno amici di tante nazionalità, anche italiani, sono molto aperti. Queste persone considerano l’Italia come la loro casa, il loro ambiente e la loro vita. Questa generazione comincia a costruire il suo nido qui. Ma di solito escono da Via Pistoiese. Un’ultima nota della mia esperienza: tutte le persone che ho incontrato, non importa se vecchio o giovane, se povero o ricco: nessuno brontola, nessuno si lamenta della vita, sia che nascano bene o male. Si va avanti verso una direzione migliore. Ognuno interpreta con grande serietà il ruolo che si è dato e vive con convinzione questo strano “romanticismo di via Pistoiese” un po’ come in un teatro della vita, amaro e dolce insieme. Per questo le foto sono molto leggere e anche allegre: è l’atmosfera che io ho sentito


Entrando nel Macrolotto 0 31


“City” 32


Via Fabio Filzi 33


Come un soldato di terracotta 34


In taxi 35


Al mercato del mattino 36


Traduzione Wenzhouese-Mandarino 37


Venditrice di zongzi 38


Gallina nera cinese 39


Lavorante in pescheria 40


Un tiro e due chiacchiere 41


Granchio di Shanghai 42


Commessa in un negozio di telefonia 43


Commessa da “COLETTE” 44


Un uomo che è diventato “capo”, nella sua azienda all’Osmannoro 45


Acquario con pesce drago 46


Come una volta, in compagnia dei bambini nella casa-fabbrica 47


“Nanna� del bambino in via IX agosto 48


Dal parrucchiere I 49


Dal parrucchiere II 50


Dalla sarta 51


Prova del Qipao 52


Nella farmacia cinese, sala delle cento erbe 53


Il massaggio 54


Alla scuola d’arte per ragazzi I 55


Alla scuola d’arte per ragazzi II 56


Alla scuola d’arte per ragazzi III 57


Inaugurazione dello studio d’architettura B3 I 58


Inaugurazione dello studio d’architettura B3 II 59


Inaugurazione dello studio d’architettura B3 III 60


“Abituato a rigirare il mio corpo nella notte profonda, la mia anima si rigira sempre nella casa madre...� sulla parete 61


Con Deng LiJun 62


Preghiera nel tempio 63


Vacanze pratesi 64


Andando in centro 65


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MAGDA TYPIAK

Nata nel 1991 in Polonia, vive e lavora e Firenze. Si è laureata presso l’Accademia di Belle Artidi Danzica (Master of Arts) e presso la Facoltà di Belle Arti di Torun. Nel 2016 ha studiato presso il Dipartimento di Film e Fotografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Le sue opere sono state esposte in mostre e festival in Polonia e all’estero, tra cui Berlino, Atene, Vienna e l’Istituto di Cultura Polacca di Minsk (Bielorussia). Nel 2015 ha preso parte al Festival Under Construction di Varsavia e nel 2016 il suo video le è valso il primo premio all’International Students ‘Art Review alla Wozownia Art Gallery di Torun. Nel 2019 è stata artista residente al MuseumsQuartier di Vienna, invitata da Österreichisches Außenministerium. Attualmente sta lavorando alla pubblicazione del suo primo album fotografico dal titolo Presence. I video, le fotografie e le installazioni che crea sono creazioni post-percettive. Nei suoi pezzi minimalisti - delicate decostruzioni di spazi - pone domande sull’identità, sia sua che collettiva. 67


FIGURE OUT Questo lavoro realizzato durante la residenza a Prato per il progetto La Via della Cina 2019 si compone di due parti: una serie di fotografie in bianco e nero e un video. Con entrambi i mezzi mi sono posta delle domande sull’essere umano, la sua visibilità e la sua identità all’interno del quartiere del Marcolotto Zero, ponendo l’accento sul contesto di produzione industriale, il contesto di illegalità, la sensazione di distacco dalle proprie radici e da un superamento delle differenze economiche. Il titolo Figure out porta con sé due messaggi: dapprima l’atto di capire andando a interrogare e indagare le ragioni dei problemi e dei conflitti che possono essere percepiti in quel quartiere e il secondo, il Figureout, Figura - fuori, evoca letteralmente il verificarsi dell’esclusione (en .out = escluso / esterno / senza). La presenza e la visibilità dell’essere umano nel quartiere è molto forte. Riesco a sentire le persone attorno a me, sento che sono presenze emotivamente e culturalmente molto forti, ma non riesco a conoscerle. Sono esseri umani la cui identità sembra così decisa ed evidente ma con un sé totalmente invisibile. Mi piacerebbe incontrarne alcuni, ma non posso. Li guardo attraverso la macchina fotografica e dedico loro la mia attenzione e il mio sguardo con delicatezza e rispetto. È questo l’unico incontro che riusciamo ad avere, ma per me è comunque molto importante. Queste sono le persone che ho di fronte: persone che non riescono a sfuggire dalla situazione in cui si trovano e probabilmente nemmeno dalla loro mentalità. Quindi chi sono? Non lo so, perché forse non lo sanno nemmeno loro. È una questione davvero fragile che voglio mostrare con il mio lavoro.

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FIGURE OUT, frame da video 83


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La Via della Cina 2019 - backstage

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