Poesia e Conoscenza Numero 3 - Anno 2018

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gine polare dei secoli. Solo i cacciatori di foche, di trichechi e di caribou. Solo loro, quella gente così antica. Così ostinata da aggrapparsi a uno scoglio di vita, perfino nel vasto biancore del Grande Nord. Gente sifatta per forza di cose deve essere tutelata e ispirata da un daimon particolare. Uno spirito che rivela allo stesso tempo un carattere severo e generoso, a tratti materno, seppur tenacemente cosmico. Beh, è proprio lassù sul tetto del mondo che sopravvive ancora oggi il regno di Sedna. La regina dell’abisso blu dove figliano le creature marine. La misteriosa protettrice del popolo inuit è Lei. Dagli inizi del mondo. Sapete, tutto comincia dall’acqua. Ci sono tanti tipi diversi d’acqua, quella dei fiumi, delle piogge, delle cascate, delle fontane che zampillano, degli umori acquei dentro l’essere umano. Ma è solo dall’acqua marina che sono state generate tutte le creature. Molto tempo fa. Nel tempo in cui gli alberi crescevano sul fondo del mare e i bambini nascevano dal suo magma viscoso, avvolti in un’oscurità spessa come la nebbia. È precisamente in quest’elemento che vive Sedna col suo profilo mitico. Dalla notte dei tempi, o giù di lì. Dall’Alaska alla Groenlandia, i suoi nomi cambiano, è la Signora delle balene, delle foche, dei trichechi e delle anime dei morti. Lei è imam-shua (lo spirito del mare) per i Chugach, Nuliayok (la Madre del mare) per gli iglulik, Nerrivik (il piatto dove si mangia) per il gruppo inghuit di Qanaaq. Come pure Takanakapsaluk (la terribile Signora degli abissi) per gli iglulingmiut (altro gruppo iglulik) che la temono con velato disprezzo. Nonostante le varianti regionali, la sua personalità perdura immutata e rimane solo Lei come Signora dei mari, dei suoi fondali, e delle sue mille creature. Sull’isola Baffin è Sedna, o Sanaq nonché Sana, altrove Qavna, semplicemente “colei che si trova laggiù” nelle profondità oceaniche. Ma chi è Sedna? Il suo mito nasce da una storia antica e misteriosa. Per capirne il senso, non ci resta che narrarla. Molto tempo fa vivevano su una deserta spiaggia un padre e una figlia. L’uomo era vedovo e quella sua vita tranquilla con la piccola gli bastava. Gli anni passarono e Sedna diventò una giovane donna bella e molto orgogliosa, al punto da non accettare le galanterie dei molti ammiratori. Il tempo si sa vola e la sua bellezza fiorì sempre più. Un giorno un uccello grande e nero si fermò a corteggiare quel suo bel volto usando il canto. Era una procellaria artica che veniva da lontano, una terra oltre la cortina degli iceberg. Nel vocalizzo rapì lo sguardo della fanciulla carpendo il sogno dell’innamoramento. L’invito alla partenza non si fece attendere. Una a una, le parole dell’animale avvolsero la giovane in un manto di aggraziata dolcezza: “Vieni via con me nelle terre dei miei fratelli… una terra distante dove non conosciamo la fame… laggiù in quel mondo… giorno e notte godiamo di un calore e una luce viva… mentre intorno tutto è adorno di pelli e piume morbidissime”. Il canto furtivo s’insediò nel cuore e il commiato fu improvviso. Insieme si lanciarono 50


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