Amico 03 2016

N. 3 - Maggio-Giugno 2016 - Anno LXXXVII - Bimestrale - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 NE/VR. In caso di mancato recapito restituire all’ufficio C.M.P. VR, detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

Bambini nell’ombra LA SCHIAVITÙ DEI GAMBERETTI SENZA CASA E SENZA SCUOLA Sono almeno 3,5 milioni oggi i bambini rifugiati nel mondo tagliati completamente fuori dalla scuola, resi per questo ancora più vulnerabili alle discriminazioni e agli abusi, allo sfruttamento da parte dei trafficanti o costretti a matrimoni precoci e lavoro minorile.

I bambini rifugiati, in particolare, hanno una possibilità di frequentare la scuola 5 volte inferiore rispetto a tutti gli altri bambini: la metà di quelli in età da scuola primaria e 3 su 4 di quelli in età da scuola secondaria, sono tagliati completamente fuori dal sistema educativo e dalle forme di protezione implicite che ne derivano. L’istruzione rischia di essere completamente assente dalla vita di milioni di bambini rifugiati. Se passano più di 6 mesi dal momento in cui è sfollato, infatti, un rifugiato è condannato con ogni probabilità a rimanere in questa condizione per almeno 3 anni, ma la media a livello globale ha ormai raggiunto i 17 anni. In tal modo, i bambini vengono di fatto privati di buona parte o dell’intero percorso di istruzione, con gravi conseguenze per il loro futuro e quello delle loro famiglie e comunità.

Le barriere che escludono i bambini rifugiati dalla scuola sono i problemi economici e di lingua, la necessità di lavorare per aiutare le proprie famiglie in difficoltà, la lentezza e la complessità delle procedure burocratiche, l’assenza di strutture scolastiche e, infine, il fatto che l’86% dei rifugiati a livello globale sono ospitati in Paesi in via di sviluppo, che faticano a far fronte alle loro necessità di breve o lungo termine.

Si calcola che almeno persone in 250mila Thailandia lavorino in condizioni di vera e propria schiavitù nel settore della pesca e della lavorazione dei gamberetti (la Thailandia è uno dei maggiori Paesi esportatori di gamberetti al mondo, con un giro d’affari di 7 miliardi di dollari). Si tratta per lo più di immigrati dalla Birmania, dal Laos e dalla Cambogia, costrette a lavorare sedici ore con le mani nell’acqua, sottoposte a violenze e intimidazioni quotidiane e a vivere in condizioni igienicamente insostenibili. Tra loro c’è anche un gran numero di minori: il 19% ha meno di 15 anni, mentre un altro 22% è tra i 15 e i 17 anni.

(Fonte: inchiesta Associated Press)

IN BREVE • Nel forte terremoto che ha colpito l’Ecuador nel mese di aprile sono morte più di 500 persone. Tra i danni collaterali, risultano lesionate oltre 280 scuole. Per questo ci sono 120mila bambini privi di accesso all’istruzione.

• L’Italia risulta al 35° posto su 41 Paesi per quanto riguarda il divario di reddito tra minori. Questo significa che siamo uno dei Paesi sviluppati con le maggiori differenze tra ricchi e poveri.

(Fonte: inchiesta Unicef 2016)

(Fonte: Save the children, maggio 2016)

Non disperare mai!

LA PAROLA DEL PAPA

Partiamo dalla fine, cioè dalla gioia del cuore del Padre, che nella parabola del figliol prodigo dice: «Facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato» (vv. 23-24). Gesù non descrive un padre offeso e risentito, un padre che, ad esempio, dice al figlio: «Me la pagherai»: no, il padre lo abbraccia, lo aspetta con amore. [...] È importante questo insegnamento di Gesù: la nostra condizione di figli di Dio è frutto dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo!

Nessuno può toglierci questa dignità.

Questa parola di Gesù ci incoraggia a non disperare mai. Penso alle mamme e ai papà in apprensione quando vedono i figli allontanarsi imboccando strade pericolose. Penso ai parroci e catechisti che a volte si domandano se il loro lavoro è stato vano. Ma penso anche a chi si trova in carcere, e gli sembra che la sua vita sia finita; a quanti hanno compiuto scelte sbagliate e non riescono a guardare al futuro; a tutti coloro che hanno fame di misericordia e di perdono e credono di non meritarlo... In qualunque situazione della vita, non devo dimenticare che non smetterò mai di essere figlio di Dio, essere figlio di un Padre che mi ama e attende il mio ritorno.

Anche nella situazione più brutta della vita, Dio mi attende, Dio vuole abbracciarmi, Dio mi aspetta. [...]

Nella parabola c’è un altro figlio, il maggiore; anche lui ha bisogno di scoprire la misericordia del padre. Lui è sempre rimasto a casa, ma è così diverso dal padre! Le sue parole mancano di tenerezza: «Ecco io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando... ma ora che è tornato questo tuo figlio...» (vv. 29-30).

Vediamo il disprezzo: non dice mai “padre”, non dice mai “fratello”, pensa soltanto a sé stesso.

Il figlio maggiore, anche lui ha bisogno di misericordia. I giusti, quelli che si credono giusti, hanno anche loro bisogno di misericordia.

Questo figlio rappresenta noi quando ci domandiamo se valga la pena faticare tanto se poi non riceviamo nulla in cambio. Gesù ci ricorda che nella casa del Padre non si rimane per avere un compenso, ma perché si ha la dignità di figli corresponsabili. Non si tratta di “barattare” con Dio, ma di stare alla sequela di Gesù che ha donato sé stesso sulla croce senza misura.

Papa Francesco (Udienza generale dell’11 maggio 2016)

3

Sommario

«Dove c’è paura non c’è religione».

(GANDHI)

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MAMA MUXIMA

Le nuove sfide dell’Angola di oggi

8

Editoriale

5 Dalla paura di Dio alla misericordia La Provvidenza all’Opera 6

DELEGAZIONE EUROPEA

Per una gestione collegiale e sostenibile 8

MAMA MUXIMA

Le nuove sfide dell’Angola di oggi

13

DELEGAZIONE EUROPEA

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I collaboratori in Formazione

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NEGRAR

In lotta contro la malaria CONGREGAZIONE / 1

La gioia delle ordinazioni 13

CONGREGAZIONE / 2

I collaboratori in Formazione 14

DON CALABRIA MISSIONI

Dai un segno di vita!

URUGUAY

50° del Collegio Santa Cruz

15

15

URUGUAY

50° del Collegio Santa Cruz 16

POVERE SERVE

Impressioni dall’India Famiglia Calabriana 22

SPAZIO FIORITO MARIANO

Convivenze alternative POVERE SERVE

16

Impressioni dall’India

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ASSOCIAZIONE PEREZ

Volontari in assemblea 26

ETICA ED ECONOMIA

La globalizzazione della solidarietà 28

MAGUZZANO

Al di là di ogni muro 30

EX ALLIEVI

Un mese ricco di convegni Direzione - Amministrazione: VIA SAN ZENO IN MONTE, 23 - 37129 VERONA TEL. 045.80.52.932 - C.C.P. 18543371 Redazione: CENTRO CULTURALE CALABRIANO - tel. 045.80.52.955

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ROMA

La bellezza di un incontro

Sito Internet: http://www.lamico.it • E-mail: ccsc@doncalabria.it Direttore Responsabile: fr. CARLO TONINELLO Redattori: dr. MATTEO CAVEJARI; dr. MASSIMO CUNICO Layout copertina: dr. MASSIMO CUNICO Archivio fotografico: ALFREDO MALESANI Realizzazione grafica: DAVIDE BELLINI Stampa: UNIDEA srl Piazzale Olimpia, 28 - 37128 VERONA - tel. 045.81.03.611 - fax 045.045.57.26.98 Collaboratori. La collaborazione è aperta a tutti gli amici dell’Opera.

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Periodico iscritto al ROC al numero 25703 L’AMICO N. 3 - MAGGIO-GIUGNO 2016 NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 15 MAGGIO 2016

Questo periodico è associato all’UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

Dalla paura di Dio alla misericordia Editoriale

G

iungere alla fiducia e abbandono alla divina Provvidenza rappresenta nella vita di un essere umano il momento in cui si realizza un’autentica rivoluzione, un cambio radicale di prospettiva. Significa passare dall’universo della paura a quello della gioia.

Ma paura di che cosa? La fiducia, la fede, l’abbandono alla divina Provvidenza cancella dalle nostre vite la paura di Dio. Porta ad un cambiamento definitivo e globale della nostra visione di Dio: non più l’essere divinamente indifferente ai nostri destini, a cui accostarsi tremanti certi della propria colpevolezza e che solo la nostra sottomissione e il nostro sacrificio potranno pacificare. Non più la mano possente, pronta al castigo se non ci pentiamo o a scatenare gli elementi naturali per farci sentire la potenza della sua ira. Non più il giudice implacabile le cui sentenze di condanna sono a motivo delle malattie, delle sofferenze e della morte di cui è costellata la vita dell’uomo. Non più il manager meritocratico pronto a premiare le devozioni assolute, le numerose preghiere, le liturgie osannanti. Dio non è più Colui che potrebbe per puro capriccio o per castigare le nostre colpe farci sentire impuri, abbandonati, esclusi, respinti, sconfitti, spogliati di ciò che siamo.

Al contrario, grazie alla fede nella Provvidenza vediamo che

Dio è il medico pietoso pieno di compassione che si china sulle ferite dell’umanità, che non ammette alla sua presenza solo coloro che sono puri, ma esce dai recinti rassicuranti del sacro e va all’incontro del lebbroso, dell’intoccabile che vive come impuro e maledetto, emarginato e disprezzato. Si avvicina, si fa prossimo e accoglie quella larva d’uomo per aiutarlo a vivere e a non sentirsi un vinto nel grande gioco della vita. Questa è la Provvidenza: mostrare ad ogni uomo, specie al più povero, che la sua vita è sempre inscritta nell’abbraccio amoroso di Dio padre. Di un tale Dio non si può avere paura, da un tale Dio ci si lascia amare senza obiezioni.

Grazie alla fede nella Provvidenza riusciamo a purificare l’immagine di Dio e Lo vediamo come Colui che ci abbraccia sempre, in ogni caso, basta che noi lo vogliamo, e in questo ci sentiamo e diveniamo anche noi puri, sani, salvi.

La fede nella divina Provvidenza ci dice, ma ancor più ci fa sperimentare l’autentico “shalom”, quella pace che nasce dalla misericordia. Quella pace che non è semplice assenza di conflitto, ma abbraccio amoroso che genera tenerezza e comunica vita. Una pace che non è frutto dello sforzo e ancor meno del merito umano, ma che nasce dalla gratuità del perdono divino che non mette l’uomo di fronte

ai suoi errori, ma lo avvolge nella misericordia; che non chiede all’uomo di piangere i suoi peccati, ma di far festa perché è stato ritrovato e reso nuovamente figlio. La pace, che in cuor nostro temevamo essere impossibile, ci viene offerta come dono che attende solo di essere accolto.

Ma per far sì che effettivamente la fede nella divina Provvidenza cancelli la paura di Dio dalla storia dell’uomo è necessario che noi diveniamo simili a quel Dio che la Provvidenza ci mostra. Quella compassione, quella misericordia che la Provvidenza ci aiuta a riconoscere come l’autentico volto di Dio devono diventare il nostro stesso volto. Siccome la Provvidenza è un’energia così forte, così indomabile che vince in noi ogni timidezza e paura, che fa cantare la nostra anima quasi fosse una voce solitaria nella notte che vince l’infinito silenzio e l’infinito buio, siccome la Provvidenza è questa forza ad essa dobbiamo abbandonarci per divenire il prolungamento dell’amore di Dio per tutti gli uomini e per comunicare loro la Sua stessa vita.

Fratel Carlo Toninello

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Per una gestione collegiale e sostenibile 6

DELEGAZIONE EUROPEA

La Provvidenza all’Opera

N

el mese di maggio è stato pubblicato il Piano di Gestione 2015-2017 della Delegazione Europea “San Giovanni Calabria”. Si tratta di un documento molto importante, nel quale viene descritta la nuova organizzazione della Delegazione con gli obiettivi di ogni settore.

Nella presentazione, firmata dal Delegato don Ivo e dall’economo di Delegazione fratel Andrea, si sottolinea che questo piano di gestione è stato fatto in linea con le indicazioni dell’XI Capitolo dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, prendendo spunto dal Documento finale “Testimoni in tutta la terra”, dal contributo dei laici intitolato “La sfida della radicalità” e dal Progetto Tiberiade della Delegazione.

Tra i principi ispiratori di questo piano di gestione si fa riferimento in modo particolare alla collegialità e alla sostenibilità: «Desideriamo che la gestione delle nostre attività di delegazione sia una gestione collegiale e sostenibile. Per sostenibilità intendiamo un equilibrio tra: - impegno e donazione attraverso il lavoro a cui siamo chiamati come collaboratori di un progetto voluto della Provvidenza;

- territorio e dialogo con chi lo rappresenta; - persone e servizio di qualità; - percorso ordinario della Provvidenza che si manifesta nelle nostre scelte e cammina giorno dopo giorno insieme a noi. Tante volte questa Provvidenza si manifesta attraverso i mezzi materiali e finanziari che permettono di aiutarci nello svolgimento della missione».

Nella prima parte del piano di gestione viene descritta la nuova organizzazione della Delegazione San Giovanni Calabria, con tutti gli enti coinvolti e i valori che la Delegazione intende promuovere nelle sue attività. Risulta così che la Delegazione è diretta dal Delegato e dal suo Consiglio di Delegazione, mentre l’organizzazione delle attività è strutturata in tre aree funzionali alla tipologia di azione: 1. Area Sanitaria-Sociosanitaria 2. Area Sociale-Educativa 3. Area Istituzionale

Nell’organigramma sono indicati poi la Missione, la Visione e i Valori che la Delegazione intende portare avanti nel suo operato. Infine vengono citati tutti gli organismi che collaborano con la Delegazione nei vari aspetti: gestione, DELEGAzionE EUropEA SAn GiovAnni CALAbriA amministrazione, comunicazione, formazione ecc...

DELEGATo Nella seconda parte del piano sono ConSiGLio Di DELEGAzionE indicati gli obiettivi che la Delegazione si pone per il triennio 20152017, distinti a seconda delle tre Consiglio della Famiglia Ufficio di Gestione Mission: aree. Il filo conduttore che collega Calabriana Tecnico-Amministrativa Essere segno del Carisma della Delegazione Calabriano attraverso tutti questi obiettivi è dato dalla “geuna metodologia profetica stione sostenibile”. Ecco le parole Consulta dei Superiori di gestione dell’opera di Comunità Consigli Amministrativi usate nel piano: Consulta dei Laici Collaboratori Consiglio dei Gestori Calabriani

Valori: Vision: - abbandono Essere un’opera di - Povertà - Gioia discepoli - fratelli - missionari - Partecipazione che vive il carisma calabriano - Dialogo - Fraternità attraverso una gestione che - apertura alla diversità promuove la comunione e la - accoglienza - Gratuità - solidarietà - relazione partecipazione, aperta alle - rinnovamento innovazioni e alle richieste - Prendersi cura dell’altro dei tempi attuali.

- solidarietà - rinnovamento

ArEA SAniTAriA-SoCioSAniTAriA ArEA SoCiALE-EDUCATivA ArEA iSTiTUzionALE

e/o di Direzione delle Aree e/o delle Case

Segreteria e Comunicazione Commissione Economica di Delegazione

«Per “gestione sostenibile” si intende la capacità di rispondere al carisma, nonché di governare una organizzazione, comunità o progetto, attraverso processi che conseguano vari risultati multidimensionali, che permettano di assicurare la continuità

DELEGAZIONE EUROPEA

La Provvidenza all’Opera Possiamo farcela!

nel corso del tempo del Carisma e delle Opere. Gli ambiti della sostenibilità da considerare sono: - sostenibilità al Carisma; - sostenibilità nella collegialità e gestione con le persone; - sostenibilità riguardo alle “perle”, i destinatari della missione; - sostenibilità nei rapporti con il territorio; - sostenibilità nella gestione economica e finanziaria».

Per ognuno dei cinque ambiti, dunque, la Delegazione ha definito degli obiettivi che ogni area deve cercare di realizzare, fissando anche i tempi e le modalità di verifica. Naturalmente gli obiettivi sono diversi per ogni area, ma c’è anche un’interrelazione perché tutti sono chiamati a lavorare sulla formazione al carisma, sul rapporto con gli utenti e con il territorio, sulla gestione con le persone e infine sull’aspetto della sostenibilità economica e finanziaria.

Infatti nel piano si trova scritto che «la interrelazione tra i cinque ambiti rappresenta un’azione unica ed equilibrata che permette una nuova modalità di annuncio del carisma e della gestione delle risorse».

Matteo Cavejari

La Delegazione Europea

L’organizzazione della Delegazione San Giovanni Calabria è divisa in tre aree specifiche, che radunano in sé tutte le nostre presenze e le nostre attività. Ciascuna area è strutturata con un proprio Consiglio di Amministrazione e/o Consiglio di Direzione, che si coordina con la Delegazione.

Questo organigramma nasce dalle richieste e dalle conclusioni dell’XI Capitolo Generale (2014) e attua quanto viene ivi indicato. In tal modo la gestione sarà più collegiale e partecipativa. Essa è chiamata così a manifestare in se stessa il Carisma dell’Opera in modo concreto e trasparente, nel rispetto delle persone e dei ruoli che ciascuno è invitato a svolgere a servizio del Regno di Dio all’interno dell’Opera.

Pensiamo che questo modo di procedere ci aiuterà ad avere una buona pianificazione, con degli obiettivi chiari e condivisi. Una pianificazione ben fatta ci aiuta nella realizzazione della nostra missione per mezzo delle attività che svolgiamo come risposta alle esigenze e bisogni. Se saremo attenti alle realtà di povertà del nostro tempo, così come lo è stato San Giovanni Calabria, allora saremo anche segni visibili dell’annuncio di Dio che è Padre, che ci ama tutti e ognuno con un amore di predilezione e che non abbandona mai nessuno dei suoi figli.

Infine siamo convinti che questa modalità di gestione, che chiamiamo “gestione calabriana collegiale”, sia indicata dalla Provvidenza e come tale è bene accoglierla con sensibilità e responsabilità, perché la prima Provvidenza per Don Calabria era la persona stessa e così deve essere anche per noi. È un progetto impegnativo per il quale auspichiamo la collaborazione da parte di ciascuno, a seconda delle proprie competenze e responsabilità.

Siamo sicuri di potercela fare se ascoltiamo Gesù che avvicinandosi a noi dice una cosa nuova e strana: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».

Auguriamo che le nostre Comunità e i Consigli delle attività, sotto la protezione del nostro Santo Fondatore San Giovanni Calabria, sappiano trovare le strategie giuste per essere quel faro di luce, di testimonianza evangelica e profetica in ogni ambito della vita (Conclusione del Piano di gestione, pag. 34).

Don Ivo Pasa Delegato per l’Europa

La Delegazione Europea San Giovanni Calabria comprende le Case e attività dei Poveri Servi della Divina Provvidenza presenti in Italia e in Romania. Le Case coinvolte sono le seguenti: San Zeno in Monte, San Benedetto, San Giuseppe, Nazareth, Centro Polifunzionale di via San Marco, Oasi San Giacomo, Cittadella della Carità di Negrar, Maguzzano, Ferrara (Città del Ragazzo e parrocchia), Roma (Collegino e parrocchia), Napoli, Lamezia Terme, Termini Imerese, Racaciuni e Roman.

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Le nuove sfide dell’Angola di oggi 8

MAMA MUXIMA

La Provvidenza all’Opera Sono tante le sfide che l’Angola si trova a dover affrontare in questo 2016. Il crollo del prezzo del petrolio, avvenuto negli ultimi mesi, ha messo a dura prova l’economia del Paese, facendo aumentare i prezzi dei generi di prima necessità e rendendo sempre più dura la vita delle fasce deboli della popolazione. Anche a livello sanitario non mancano le difficoltà, causate in primo luogo dal diffondersi delle malattie trasmesse dalle zanzare, quali malaria, dengue e febbre gialla. Naturalmente anche le case calabriane risentono delle difficoltà in cui versa il Paese. Tuttavia non mancano i motivi di speranza, primo fra tutti il fatto che l’Opera in Angola continua a crescere e aiuta un numero sempre maggiore di persone. Ne abbiamo parlato con padre Alberto Sissimo, angolano, e padre Beniamino Zanni, missionario italiano, che recentemente sono stati a San Zeno in Monte.

Caro don Sissimo, dove svolgi attualmente il tuo servizio?

Sono stato per quasi 6 anni a Huambo. Ora da febbraio mi trovo alla casa di formazione per aspiranti di Luanda. Con me ci sono fr. João Matambundo e fr. Evaristo Epalanga. Nella casa ci sono 26 aspiranti che hanno dai 19 ai 23 anni. Arrivano un po’ da tutte le città angolane dove siamo presenti come Poveri Servi.

Come si svolge la giornata di questi ragazzi?

Durante la settimana ci si sveglia alle 5.15. Poi preghiera alle 5.45 e a seguire colazione. Quindi si parte per andare a scuola al seminario, che si trova a 20 km da casa nostra.

Per arrivarci bisogna affrontare un traffico tremendo. Al ritorno da scuola c’è il pranzo, poi i lavori domestici. Da un po’ di tempo abbiamo anche un orto con pomodori, cipolle, insalata e altre verdure.

Alle 15.30 comincia lo studio personale. Al p o -

meriggio due volte a settimana abbiamo un momento di formazione umana, spirituale e calabriana. Nel tardo pomeriggio c’è la preghiera, poi la cena. Si va a letto alle 22.

Cosa fate nei fine settimana?

Sabato e domenica i ragazzi fanno i catechisti nei vari centri della parrocchia San Giovanni Calabria. L’ultimo sabato del mese si festeggiano insieme i compleanni di quel mese, mentre il terzo fine settimana del mese si fanno gare sportive con le altre case di formazione dei dintorni. A volte chi può va a visitare i parenti.

Com’è la situazione a Luanda?

L’Angola sta attraversando un periodo difficile a causa della crisi. Da noi l’80% dell’economia vive sul petrolio e con la discesa dei prezzi al barile le cose vanno male. Tutti gli altri prezzi sono aumentati, compresi gli alimentari. Un chilo di riso, ad esempio, costa 2 euro. Se consideri che noi in comunità siamo in 30, i conti si complicano.

A livello politico?

A livello politico Luanda è una grande città dove c’è partecipazione e più libertà rispetto alle altre città e paesi vicini. Però ci sono alcune emergenze molto difficili. Una è il lavoro, che non c’è quasi per nessuno.

La gente sopravvive facendo piccoli commerci per la strada o al mercato.

MBANZA CONGO UIGE

Emergenza sanitaria LUANDA

Parlando della situazione a Luanda, padre Sissimo ci ha segnalato che c’è un’emergenza molto seria. Si tratta di un’epidemia di febbre gialla che BENGUELA HUAMBO ha già ucciso molte persone, soprattutto nei quartieri poveri della città. «La febbre gialla è una malattia emorragica portata dalle zanzare. I primi casi sono stati a novembre, poi è andata sempre aumentando», dice don Sissimo.

Il vaccino contro la febbre gialla ci sarebbe, ma per svariati motivi non si riesce a raggiungere tutte le persone che andrebbero vaccinate.

«Molti malati arrivano anche al nostro ospedale Divina Providência – prosegue don Sissimo – ora è arrivata anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad aiutare il governo nell’affrontare l’emergenza».

Il futuro è degli angolani!

Un’emergenza che, tra l’altro, va ad aggiungersi ad altre situazioni critiche dovute alla malaria, alla dengue e alla In Angola siamo una quarantina di religiosi. Ormai io sono l’unico chikungunya. italiano della Delegazione. Poi ci sono «La situazione è seria, ma se ne parla poco perché è una due brasiliani e il resto sono religiosi malattia che colpisce soprattutto gli ultimi, gli abitanti delle angolani. Mi sembra chiaro che qui la baraccopoli e dei quartieri poveri come quello dove sta speranza sono loro, con la loro l’Opera a Luanda», conclude don Sissimo.

Com’è la situazione dell’Opera Don Calabria in Angola?

L’Opera qui sta crescendo. Siamo un bel gruppo di religiosi angolani, la nostra età media è sui 35 anni. Nonostante le difficoltà c’è tanta speranza nel futuro. Anche i laici sono attivi. C’erano già da tempo gli Ex allievi e i Fratelli Esterni. Ora sono sorti altri gruppi come l’Adiuc (Infanzia, adolescenza e gioventù calabriana) e il volontariato. A Uige c’è addirittura il gruppo delle “Mamme calabriane”.

Quali sono le difficoltà?

Al di là dei problemi materiali, nella nostra Delegazione sentiamo il bisogno di essere vicini alla Casa Madre e al resto della Famiglia calabriana nel mondo. Credo che altre Delegazioni abbiano vissuto una fase come questa di cambiamento e sviluppo prima di noi e quindi possono aiutarci a crescere restando sempre coerenti con il carisma di don Calabria.

Renato Perina

SAURIMO MUKONDA

gioventù e il loro entusiasmo! E questo vale anche per le Povere Serve che qui hanno molte e belle attività.

Le comunità dei Poveri Servi nel Paese sono 11: Huambo (2), Luanda (3), Saurimo (2), Benguela (2), Uige (1), Mbanza Congo (1). In particolare abbiamo quattro attività formative vocazionali: a Huambo, dove mi trovo io, ci sono le vocazioni adulte; a Luanda il postulandato e la filosofia; a Benguela la casa per i più giovani.

Poi ci sono le attività sociali. A Huambo abbiamo due comunità per 70 ragazzi, a Saurimo una casa per altri 70 ragazzi di strada. Poi le scuole e gli asili. A Luanda c’è la scuola delle suore, con circa 2mila alunni, oltre a due scuole della nostra parrocchia: una primaria con 7-800 alunni e una che arriva fino alla dodicesima classe con circa 1800 alunni. A Uige c’è il Centro professionale, a Benguela e a Saurimo altre scuole per bambini. A Huambo abbiamo altri 1800 alunni. Infine ci sono le parrocchie: Luanda, Benguela, Kuimba, Huambo-Kalima (area pastorale).

Io mi trovo in Angola ormai da 30 anni e prima sono stato 17 anni in Brasile. Devo dire che adesso vedo qui i numeri che avevamo 30-40 anni fa in Brasile, sia come ragazzi che come vocazioni. Nelle case di formazione abbiamo 13 ragazzi a Huambo, 30 a Luanda e 45 a Benguela. Mi sembra che ci siano motivi per sperare bene nel futuro della Congregazione. Certo qui il lavoro non manca. Purtroppo la crisi economica si fa sentire in Angola e c’è tanto da fare per aiutare la gente. Ma è bello lavorare qui. Anch’io che vengo dall’Italia mi sono sempre sentito utile e accolto. Qui c’è solo da rimboccarsi le maniche e parlare di Gesù Cristo.

Infine penso che per la Delegazione angolana sia ormai tempo di aprirsi alla missione. Credo che i tempi siano maturi per aprirsi un po’ di più alla dimensione mondiale della nostra Opera.

Don Beniamino Zanni

In lotta contro la malaria La Provvidenza all’Opera

O

gni anno la malaria uccide quasi mezzo milione di persone nel mondo, di cui il 70% sono bambini con meno di 5 anni. Si tratta della terza causa di mortalità dovuta a malattie infettive, superata solo da TBC e HIV. Anche in Italia, ogni anno, vengono segnalati e curati centinaia di casi di malaria. Tra questi, una media di 40 casi all’anno vengono trattati presso il Centro per le Malattie Tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, diretto dal dott. Zeno Bisoffi, che è centro di riferimento regionale per le malattie tropicali ed è una delle realtà più importanti a livello nazionale per questo tipo di patologie.

In occasione della giornata mondiale dedicata alla malaria, che si celebra il 25 aprile di ogni anno, abbiamo parlato dei progressi nella lotta a questa malattia con il dott. Andrea Angheben, medico infettivologo del Centro per le Malattie Tropicali del Sacro Cuore.

Dott. Angheben, a che punto siamo nella lotta alla malaria?

I dati relativi alla diffusione e alla mortalità sono ancora molto elevati. Tuttavia sono numeri in forte calo rispetto al recente passato, perchè negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi.

Quali progressi?

C’è una combinazione di più interventi che hanno permesso di aggredire la malaria sotto vari aspetti. Ad esempio sono stati fatti investimenti importanti per diffondere l’uso di zanzariere da letto impregnate con permetrina, una sostanza che tiene lontane le zanzare. Questo rappresenta una modalità efficace di prevenzione della malaria soprattutto per i bambini. Ma anche nel campo delle cure sono stati fatti grandi progressi.

Si riferisce alle cure contro le patologie parassitarie che hanno fruttato il premio Nobel per la Medicina a tre ricercatori nel 2015?

Sì, e in particolare mi riferisco alla dott.ssa Youyou Tu che ha ricevuto il Nobel per aver scoperto e sviluppato il principio attivo dell’artemisinina. I farmaci sviluppati da questo principio sono usati da qualche anno contro la malaria e hanno un’efficacia molto elevata.

Perché questi farmaci sono così efficaci?

Anzitutto perché l’artemisinina è molto rapida nel ridurre la carica di parassiti della malaria presenti nel sangue della persona malata, agendo come una sorta di “antibiotico veloce”. Inoltre ha la proprietà di uccidere i gametociti del parassita, che sono il veicolo attraverso il quale le zanzare si infettano pungendo un soggetto malato.

Riguardo ai farmaci anti-parassitari che hanno portato al Nobel per la Medicina, anche il Centro per le Malattie Tropicali di Negrar è coinvolto in alcuni progetti di studio, vero?

Sì, il nostro Centro coordina uno studio europeo multicentrico per stabilire il dosaggio appropriato di ivermectina per la cura della strongiloidosi, una malattia parassitaria riemergente anche in Italia (l’ivermectina è un antiparassitario derivato dall’avermectina, agente bioattivo scoperto da Omura e Campbell, premiati con il Nobel nel 2015 insieme a Youyou Tu). Riguardo alla malaria, invece, il CMT è impegnato in uno studio di sorveglianza post-marketing di un farmaco basato sull’associazione tra di-idro-artemisinina e piperachina, attualmente usato per trattare i pazienti affetti dalla malattia e dell’artesunato, usato nei casi di malaria grave.

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Sul fronte di un eventuale vaccino cosa possiamo dire?

Esiste un vaccino che si trova nella fase finale della sperimentazione. La sua efficacia è compresa fra il 30 e il 40% nei bambini. Non molto, apparentemente, ma se lo pensiamo in combinazione con gli altri interventi già citati, può dare un’ulteriore sostanziale contributo nel ridurre la diffusione e la mortalità della malaria.

Parliamo del Centro per le Malattie Tropicali di Negrar. Trattate molti casi di malaria?

Da quando è nato il nostro centro, nel 1989, abbiamo preso in carico più di 1500 casi di malaria. Attualmente la media è di 40 casi all’anno.

La malaria nel 2015: un po’ di numeri • • • • •

214 milioni di casi nel mondo 438 mila morti Il 90% dei decessi è avvenuto nell’Africa sub-sahariana Il 70% dei decessi riguarda bambini con meno di 5 anni Circa 3,2 miliardi di persone, cioè quasi la metà della popolazione mondiale, vive in zone dove c’è il rischio di contrarre la malaria • Un decesso su tre per malaria avviene in due Paesi: Nigeria e Repubblica Democratica del Congo

I progressi dal 2000 al 2015

• Il tasso di mortalità per malaria è diminuito del 60% e i casi di malaria sono Ma quindi la malaria è presente diminuiti del 37%. Questo significa che in 15 anni ci sono stati 1,2 miliardi di in Italia? malati in meno e 6,2 milioni di morti in meno rispetto ai 15 anni precedenti Nella quasi totalità dei casi si • Nel 2014 gli investimenti nella lotta alla malaria ammontavano a 2,5 miliardi tratta di persone che si ammalano di dollari, cioè meno della metà di quanto si calcola sarebbe necessario per durante un viaggio in zone a rischio ridurre la diffusione della malaria e sviluppano la malattia al loro rientro. Questo vale per i turisti e per i migranti che tornano in patria a trovare parenti e amici senza fare una profilassi contro la malattia. Poi ci sono alcuni migranti soggetto. Ad esempio nel caso della malaria diamo una che arrivano in Italia già malati dalla loro terra d’origine. serie di consigli da seguire per ridurre i rischi e, se è il caso, indichiamo la profilassi più corretta. Inoltre, se è Quali sono le zone più a rischio? il caso, già nella visita di consulenza possiamo procedeSicuramente l’Africa sub-sahariana soprattutto occire con le vaccinazioni più indicate. dentale è l’area dove c’è maggior diffusione della malattia. Altre aree con una certa presenza della malaria sono E se qualcuno si presenta da voi con sintomi sospetti il Sud-Est Asiatico, in particolare il “triangolo” Cambodopo un viaggio? gia-Thailandia-Vietnam, e l’Amazzonia, per le americhe.

Siamo attrezzati per fare il test della malaria 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Infatti nel caso della malaria la diaQuali sono i servizi del Centro riguardo alla malattia? gnosi tempestiva è assolutamente fondamentale. Qualora Anzitutto abbiamo un ambulatorio di consulenze preil test sia positivo o in caso di sintomi acuti procediamo viaggio per chi si deve recare in zone a rischio. Per acal ricovero nel reparto dove abbiamo 14 posti letto. In cedervi bisogna rivolgersi alla segreteria del reparto. Si generale noi consigliamo a qualunque viaggiatore di fare tratta di un servizio fondamentale, perché per certi tipi un controllo in caso di comparsa di febbre elevata nel di viaggio non basta informarsi su Internet ma c’è bisoperiodo successivo ad un viaggio in zone a rischio. gno di una vera e propria consulenza personalizzata alla Intervista tratta da https://www.sacrocuore.it/journal/ luce del tipo di viaggio e delle condizioni di salute del

La gioia delle ordinazioni 12

CONGREGAZIONE / 1

Nei mesi di aprile e maggio alcuni confratelli dell’Opera hanno vissuto momenti molto importanti per la loro vita religiosa e personale. Ne diamo conto in questa pagina, accompagnandoli con la preghiera e il ringraziamento al Padre che continua a donare “operai” alla sua messe...

Italia / 1 Domenica 3 aprile, festa della Divina Misericordia, presso la parrocchia calabriana di Santa Maria Assunta e San Giuseppe a Roma, per mano del vescovo ausiliare Paolo Selvadagi è stato ordinato diacono fr. Chinnapà Madanu.

Fr. Chinnapà, originario dell’India, si trova da molto tempo in Italia. Ora sta svolgendo il suo servizio a Roma dopo aver trascorso il tempo degli studi a San Zeno in Monte (Verona).

India / 1 Sabato 30 aprile, mons.

Vincent Samuel, Vescovo della diocesi di Neyyattinkara, ha ordinato presbitero il Povero Servo John Rajesh K.J., nella parrocchia di Holy Family di Mylachel (Kerala - India).

Attualmente father John svolge il suo servizio nella casa di Bangalore (Delegazione Ish Kripa).

Italia / 2 Sabato 16 aprile, per mano del vescovo di Benguela mons. Eugenio Dal Corso, è stato consacrato diacono il Povero Servo Claudino Inacio Chapenga, originario dell’Angola. La cerimonia è avvenuta nella Casa Madre di San Zeno in Monte. Fratel Inacio fa parte da tempo della comunità calabriana dell’oasi San Giacomo di Vago (Vr).

Pochi giorni prima dell’ordinazione, fr. Chinnapà e fr. Inacio si sono laureati in Teologia a Verona

India / 2 Il 12 maggio nella diocesi di Palai, in India, è stato ordinato sacerdote il Povero Servo Alex Koonthanam per mano del vescovo mons. Joseph Kallarajhatt. Father Alex attualmente svolge il suo servizio nella missione di Hahim, nel nord-est del Paese.

I collaboratori in Formazione

A

partire dal mese di maggio 2016, la Delegazione Europea San Giovanni Calabria ha iniziato a promuovere corsi di formazione rivolti ai laici collaboratori delle varie case dell’opera in Italia. Si tratta di una proposta innovativa, sia per l’alto livello dei corsi proposti sia per il fatto che vi partecipano congiuntamente i laici provenienti da case diverse. In particolare i corsi sono destinati ai componenti dei consigli di direzione.

L’iniziativa va nel solco indicato dall’XI Capitolo di promuovere una gestione collegiale delle attività calabriane, puntando sulla formazione del personale e sulla collaborazione tra le case all’interno della Delegazione.

Per questo motivo si è scelto di insistere prima di tutto sui temi della collaborazione e del lavoro di squadra.

Questo primo ciclo formativo era basato su tre corsi di formazione della durata di due giorni, da svolgersi presso il Centro di Formazione dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Ecco il programma e i temi trattati: • 5-6 maggio: Lavorare in gruppo • 18-19 maggio: Conoscere il proprio stile di leadership • 14-15 giugno: La comunicazione efficace nel gruppo di lavoro

Tutti e tre i corsi sono stati tenuti da Roberto Canu, psicologo del lavoro e delle organizzazioni con una lunga esperienza nel campo della formazione e della gestione. Ad ogni corso ha partecipato una ventina di collaboratori dell’Opera provenienti da Negrar, San Benedetto, San Marco, ma anche Ferrara, Napoli, Roma, Termini Imerese. Una bella occasione di crescita, sottolineata da molti dei partecipanti.

Come si diceva, la dimensione della formazione trasversale alle case sta entrando in modo sempre più incisivo tra le prerogative della Delegazione ed altri corsi saranno organizzati nei prossimi mesi, con l’obiettivo di coinvolgere un numero sempre maggiore di collaboratori, aumentando la partecipazione, la collegialità e la collaborazione fra le attività e in ogni singola attività.

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Nel documento finale del capitolo, all’obiettivo B4 intitolato “Metodologia di gestione”, si trova scritto: «Mettere in atto una metodologia di gestione collegiale ispirata allo spirito dell’Opera, dove siano contemplati i Consigli di Amministrazione/Direzione con la partecipazione di religiosi e laici. Promuovere una effettiva solidarietà tra le case e una gestione più snella e partecipativa».

Tra i mezzi indicati per raggiungere questo obiettivo ci sono: - incremento in tutte le attività del principio della gestione collegiale; - lavoro in rete con reciprocità e compartecipazione; - risorse umane professionali e qualificate; - momenti di aggiornamento sulla gestione collegiale e condivisa.

Dai un segno di vita!

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DON CALABRIA MISSIONI

La Provvidenza all’Opera

S

abato 30 aprile si è svolto a San Zeno in Monte l’incontro “Amici delle Missioni” dell’Opera Don Calabria. È stata una bella festa, che ha visto la partecipazione di una folta rappresentanza di padrini e benefattori che hanno voluto far sentire il loro affetto e la loro vicinanza alle missioni e ai missionari calabriani. L’appuntamento, intitolato “Dai un segno di vita”, era organizzato da “Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus”, ente che si occupa di sostenere le attività dei missionari dell’Opera nel mondo.

Tra le attività gestite direttamente da Don Calabria Missioni ci sono i progetti di adozione a distanza, grazie ai quali vengono aiutate più di trenta attività sociali, formative e sanitarie sparse in 9 Paesi, raggiungendo più di 15mila bambini e ragazzi bisognosi. Le attività sostenute sono molto varie: si va dagli asili alle scuole, dai centri professionali alle residenze per studenti, dai centri diurni alle case per ragazzi di strada. Tutto questo è possibile grazie alle offerte dei padrini, che sono circa 3mila, e ad altri fondi che la Provvidenza di volta in volta mette a disposizione delle missioni. In parte questi fondi sono usati per aiutare specifici progetti, chiamati casi speciali, con interventi di aiuto a particolari situazioni di disagio (nel corso del 2015 i casi speciali aiutati sono stati 42).

In campo sanitario, negli ultimi anni l’associazione ha promosso diversi interventi nelle zone dove sono presenti le strutture sanitarie gestite dall’Opera. Da se-

gnalare, ad esempio, la stretta collaborazione con l’ospedale di Marituba, nel nord-est del Brasile, dove attualmente è in fase di completamento la costruzione del reparto di ostetricia e ginecologia. E poi altri progetti portati avanti all’ospedale Divina Providência di Luanda e alla clinica “Bro. Perez” di Manila.

L’incontro del 30 aprile si è aperto nel pomeriggio con un saluto del presidente di Don Calabria Missioni, fratel Matteo Rinaldi, seguito da una relazione delle attività di sostegno a distanza dell’associazione. Un momento molto toccante c’è stato quando alcuni missionari hanno dato la loro testimonianza diretta: sor. Roselì ha parlato di un progetto sociale in Argentina (Casita Mama Angela), mentre don Sissimo e don Beniamino hanno descritto la situazione delle missioni angolane.

Don Pietro Cunegatti ha invece proposto una riflessione spirituale sul senso della missione. La festa è proseguita con la S. Messa, celebrata da mons. Eugenio Dal Corso, religioso Povero Servo e vescovo di Benguela (Angola). A seguire: la cena tutti insieme e un apprezzatissimo concerto nell’auditorium San Giovanni Calabria, con l’esibizione dei cori “Coste bianche” di Negrar e “La cordata” di Verona.

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Collegio Santa Cruz URUGUAY

La Provvidenza all’Opera

L

a comunità educativa del collegio parrocchiale Santa Cruz di Salto, in Uruguay, sta celebrando i suoi 50 anni di vita. Insieme alla comunità parrocchiale, vera promotrice del progetto, diamo grazie a Dio Padre per questa realtà.

Quando i sacerdoti italiani, Poveri Servi della Divina Provvidenza, arrivarono in questa città, ascoltarono le richieste della Chiesa locale e furono sensibili ai bisogni espressi dalla gente: «Abbiamo bisogno di un collegio cattolico per i nostri figli e nipoti...», si sentirono dire. Così si avviò il progetto al quale si dedicò anima e corpo don Luigi Piovan.

Il 14 luglio 1963 mons. Alfredo Viola, vescovo di Salto, benedì la prima pietra.

Il 15 marzo 1966 il collegio parrocchiale Santa Cruz aprì le Don Luigi Piovan sue porte per 125 legge l’atto di fondazione alunni, seguiti da 4 insegnanti che avevano aderito al progetto.

Cominciava così le sue attività il collegio, con fatica, anche qualche ansia, ma con molta, molta fiducia in Dio Padre Provvidente...

Ebbene, in quest’anno 2016, nel cinquantenario del collegio, il Signore ci ha regalato un liceo, che funziona negli stessi locali. Rendiamo grazie a Dio Padre che sempre ci sta vicino anche qui a Salto!

Don Luis Faccioli Festa degli ex alunni per il cinquantesimo del collegio

Le celebrazioni per i 50 anni del collegio Santa Cruz sono iniziate il 9 e 10 aprile. La sera del sabato gli Ex allievi hanno organizzato una cena con uno spettacolo commemorativo dei primi sacerdoti e fratelli che si impegnarono per il collegio. La domenica, invece, è stata celebrata una S. messa di ringraziamento nella vicina parrocchia di Santa Cruz, alla presenza di Ex allievi ed educatori.

Altre celebrazioni seguiranno durante questo anno commemorativo.

Don Piovan davanti al collegio (1966) Il collegio oggi

Impressioni dall’India POVERE SERVE

La Provvidenza all’Opera Nei mesi scorsi sor. Marcia Faè, economa generale delle Povere Serve della Divina Provvidenza, è stata per la prima volta in visita alle comunità indiane delle Sorelle.

Al suo ritorno, le abbiamo chiesto di raccontarci questa esperienza...

Nagpur, dove le Sorelle, oltre a collaborare con i Fratelli nell’attività scolastica, hanno anche lì un Hostel per l’accoglienza di bambine provenienti dai villaggi vicini o anche da diverse parrocchie della diocesi di Nagpur.

Le bambine e le Sorelle dell’Hostel di Thana

Cara sor. Marcia, quante e quali sono le comunità delle Sorelle in India?

Le nostre comunità sono quattro: - Una al sud, a Bangalore, una città che secondo i dati ufficiali disponibili ha quasi 9 milioni di abitanti.

Noi viviamo nella periferia, presso la casa dei nostri Fratelli Poveri Servi. Qui le Sorelle si dedicano all’accoglienza di bambine provenienti da famiglie in difficoltà, offrendo loro la possibilità di una formazione integrale in un ambiente favorevole e protetto.

- Due comunità proprio nel cuore dell’India, nella città di Nagpur: a Fetri, dove abbiamo la Casa Centrale del Territorio e accogliamo un gruppo di studentesse.

E nel quartiere di Jariphata, presso la parrocchia di Martin Nagar. In questo momento si sta realizzando una ristrutturazione della casa, che permetterà alle Sorelle di avviare una scuola materna in inglese.

- Una comunità nel villaggio di Thana, uno dei pochi villaggi cristiani nella diocesi, a circa 45 km da

Quali sono i campi di attività delle sorelle?

Fin dall’inizio della nostra missione in India, nel 1997, le Sorelle si sono sempre impegnate in ambito educativo, collaborando con i nostri Fratelli Poveri Servi, sia lavorando nella scuola che portando avanti degli Hostels (Case Famiglia), ospitando bambine e ragazze molto povere, cristiane e anche di altre religioni, dapprima a Thana, poi anche a Fetri ed infine a Bangalore.

Si è sempre cercato di dare una certa priorità a questo campo vista la situazione difficile nella quale anche attualmente si trova la donna indiana. Nonostante la Costituzione garantisca loro l’uguaglianza (art. 14), la situazione attuale non sembra essere di molto cambiata rispetto al passato, così che sia donne che bambine sono ancora vittime di discriminazioni e violenze sia all’interno che all’esterno della famiglia. Di fronte a questa situazione che anche le nostre Sorelle toccano con mano giorno per giorno, nel loro piccolo hanno cercato di dare priorità all’ambito educativo e sociale, per garantire parità d’istruzione per bambini e bambine, per eliminare le discriminazioni e per consentire soprattutto alle bambine povere di poter accedere alle migliori opportunità educative.

Puoi descrivere qualche attività particolare?

Tra le nuove attività che le Sorelle stanno iniziando c’è quella di una Scuola Materna presso la nostra comunità di Shanti Niketan a Nagpur. Fin dal 1999, questa comunità ha dato ospitalità a gruppi di ragazze, per lo più adolescenti, provenienti da villaggi cristiani anche di altre regioni dell’India, le quali hanno avuto la possibilità di fare non solo un percorso educativo, ma anche un cammino di crescita nei valori cristiani. In questi ultimi anni, attraverso la visita alle famiglie della Parrocchia e delle zone limitrofe, alle Sorelle sono giunte parecchie richieste di accoglienza nei nostri Ho-

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POVERE SERVE

La Provvidenza all’Opera stel (casa Famiglie) di Thana e di Fetri, di bambine appartenenti a famiglie in gravi difficoltà. Di fronte a questi nuovi appelli è sorta l’idea di una Scuola Materna, con un buon livello educativo, in lingua inglese, nella quale comunicare i valori soprattutto umani e cristiani nel rispetto della religione di ciascuno. È una nuova sfida per le nostre Sorelle Indiane, ma con l’aiuto della Provvidenza credo che potranno fare un’esperienza molto bella del nostro Carisma e di vicinanza ai più poveri.

Che cosa ti ha colpito di più in questa tua prima visita? È difficile sintetizzare in poche righe cosa mi ha colpito in questo viaggio, perché è un Paese, o meglio un continente molto particolare che ha un fascino tutto suo... Colpisce soprattutto la sete di spiritualità che si respira ovunque, il senso del sacro, il rispetto per la natura, i colori, i sapori, le diverse religioni, etnie, razze, popolazioni, lingue che cambiano da un lato all’altro di questo grande Paese. Ma se devo pensare alle varie realtà che ho visitato, forse quella che più mi ha impressionato è la realtà di Hahim, nella regione di Assam, nel Nord Est dell’India. Questa missione mi ha colpito per la sua semplicità ed essenzialità di vita. Insieme a sorella Maria Chiara e a Lucia, una giovane che mi ha accompagnato nel viaggio, siamo state ospiti della comunità dei Fratelli, i quali oltre ad offrirci una bellissima esperienza di fraternità, ci hanno trasmesso una grande passione per la Missione, in uno stile di vita molto semplice e povero. La popolazione che vive sparsa sulle montagne è molto accogliente e aperta all’evangelizzazione.

Anche noi Sorelle desideriamo iniziare nel futuro una nostra presenza in questo luogo, per poter fare esperienza di una evangelizzazione diretta, concreta, tra queste famiglie che hanno tanto da insegnarci.

Com’è il rapporto con i Fratelli?

Fin dall’inizio della Missione in India, Fratelli e Sorelle hanno sempre lavorato per lo più insieme aiutandosi nelle stesse attività. Le nostre Sorelle raccontano che questo fatto è sempre stato una grande testimonianza sia per la Comunità Cristiana che civile in India, perché difficilmente si è vista una collaborazione così stretta tra maschile e femminile, in una società nella quale si risente ancora di una certa difficoltà in questo senso.

Certo gli ostacoli e gli impedimenti non sono mancati, ma l’obiettivo primo, che è quello di testimoniare la fra-

ternità che scaturisce dall’essere tutti figli e figlie del Padre, diventa sempre la forza per superare, da ambedue le parti, le inevitabili divergenze che possono capitare.

Quali sono le sfide “calabriane” in questo Paese?

Trovo che la presenza dell’Opera in India sia molto significativa, anche per le grandi sfide che questa realtà ci offre: l’India conta circa un miliardo e 100 milioni di abitanti, di cui circa il 31% con meno di 14 anni mentre solo il 5% supera i 64 anni. Si tratta, dunque, di un Paese sovrappopolato e molto giovane, dove la realtà Cristiana è una piccola minoranza ed in questo momento anche poco tollerata, con tutte le conseguenze che da ciò derivano. Questo aiuta noi, come Opera, a rafforzarci nella fede, ci aiuta a vivere in una situazione d’insicurezza che ci rafforza nel carisma che S. Giovanni Calabria ci ha lasciato. I poveri non mancano, e davvero sono le nostre perle: vederli così vicini alle nostre comunità mi ha aiutato a sperimentare in concreto il carisma, che in contesti come questo parla molto forte di povertà, di abbandono e fiducia nella Divina Provvidenza. Credo che la sfida maggiore per le Sorelle in India sia quella di avere il coraggio di andare avanti, di rispondere agli appelli che soprattutto i più poveri lanciano ogni giorno, confidando nell’aiuto di Dio. Matteo Cavejari

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Anziani protagonisti

I

l Comune di Verona ha varato da qualche tempo il progetto “Anziani protagonisti” a cura dell’Assessorato ai Servizi Sociali in collaborazione con l’Assessorato al Decentramento. L’obiettivo è quello di promuovere la partecipazione della popolazione anziana alla vita attiva del quartiere realizzando una Rete Territoriale di Centri d’Incontro e di aggregazione per la terza età.

Da queste iniziative traspare finalmente la consapevolezza che gli anziani appartengono a una di quelle categorie di persone che per cause esistenziali ed affettive, accidentali, congenite o patologiche si ritrovano con impedimenti di vario genere con attività cognitive, percettive e sensoriali, relazionali/affettive insufficienti o compromesse.

L’idea è quindi buona e in linea con lo spirito costituzionale, doverosa quindi. Tuttavia ci vuole sul territorio chi concretamente se ne fa carico, chi si dà da fare concretamente. Ne ho parlato con Myriam Zarantonello, pediatra in pensione, che con generosità, passione e competenza (è stata tra l’altro consigliere comunale del Comune di Verona) opera con altre donne e uomini nel Centro Anziani Protagonisti di Cadidavid, in Piazza Roma.

Da lei, responsabile di “Capofila”, l’associazione che ha preso in carico il progetto del Comune “Rete territoriale di centro d’incontro e di aggregazione per la terza

età” in quell’area, mi faccio raccontare qual è in particolare l’attenzione dedicata alle persone anziane a rischio emarginazione: «Portiamo avanti iniziative particolari per le persone anziane sole, vedove o vedovi o che vivono situazioni di abbandono e di prostrazione. Per esempio facciamo una volta al mese un pranzo dedicato a loro. Al centro organizziamo lo spazio, i volontari preparano i tavoli e preparano il cibo e mangiano insieme con loro e più in generale si persegue l’obiettivo di integrarli nella vita comunitaria condividendo un po’ di tempo con altre anziane e altri anziani che vivono situazioni più serene, di normalità.

In quanto Associazione il nostro obiettivo generale rimane quello di arricchire e qualificare le iniziative finora realizzate, in particolare quelle che mirano alla socializzazione, al coinvolgimento delle varie realtà del quartiere, alla cura del rapporto intergenerazionale e al sostegno degli anziani soli e in difficoltà attraverso le attività di seguito illustrate. Ovviamente riteniamo che questa sia la vera e concreta risposta alla necessità di prevenzione o comunque all’efficace contenimento di forme di emarginazione che possono colpire persone della terza età».

BAGLIORI AI MARGINI

Uno spaccato della vita quotidiana del Centro lascia intendere quanta dedizione c’è dietro uno sforzo organizzativo fatto di passione, gratuità ed invenzioni creative. Il tutto per offrire alla popolazione anziana un luogo di riferimento caratterizzato da vitalità e senso di appartenenza, ottimi ingredienti per garantire un livello di qualità di vita apprezzabile: «Le nostre iniziative puntano su attività culturali mettendo a disposizione il servizio di lettura di giornali e riviste. Sono numerosi gli anziani che entrano volentieri a leggere il quotidiano e a scambiare quattro parole. E ancora, ogni giovedì, offriamo conferenze e dibattiti su vari temi (storia, tradizione, arte, salute ecc.), gite e uscite culturali visitando mostre o andando a spettacoli e incontri musicali e d’estate il cinema all’aperto.

Due volte all’anno organizziamo una vera e propria gita culturale con pernottamento. A questo si aggiungano le attività creative e motorie nella sede aperta ogni giorno, sabato compreso (giochi di società e momenti di festa), i corsi e i laboratori (creativi, di bricolage, di uncinetto, taglio, cucito e ricamo, di riparazione di piccoli elettrodomestici e biciclette, computer, giardinaggio e orto, restauro libri ecc.), le attività motorie con camminate e ginnastica dolce e un servizio sanitario di base per misurare la pressione e varie informazioni».

Una visione quindi del tutto diversa e ci si augura futuribile dei problemi dell’anziano. Una politica socioculturale che mette in discussione una pericolosa involuzione culturale del modo in cui gli anziani sono sentiti come parte sociale, le cui cause sono certamente indotte dalla recente evoluzione demografica ma soprattutto (e colpevolmente) da una politica economica sbilanciata su una società dei turbo/consumi che implicitamente vede nell’anziano non una risorsa d’esperienza, ma o un consumatore o una “categoria” residuale delle società postindustriali.

Renato Perina

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Il programma settimanale di base LUNEDÌ

Ore 9.00 - 12.00 Lettura giornali; Corso di computer; Ginnastica dolce Ore 15.00 - 18.00 Lettura giornali; Giochi di società; Prestazioni infermieristiche; Ginnastica dolce

MARTEDÌ

Ore 9.00 - 12.00 Lettura giornali; Cammino veloce; Cammino normale; Sportello informativo; Ginnastica posturale Ore 15.00 - 18.00 Lettura giornali; Giochi di società; Laboratorio maglia-uncinetto

MERCOLEDÌ

Ore 9.00 - 12.00 Lettura giornali; Ginnastica dolce; Laboratori creativi; Corso di computer; Sportello CGIL Ore 15.00 - 18.00 Lettura giornali; Giochi di società; Laboratorio bricolage; Prestazioni infermieristiche; Corso d’inglese; Gruppo coordinamento

GIOVEDÌ

Ore 9.00 - 12.00 Lettura giornali; Cammino; Rilegatura libri; Corso Yoga Ore 15.00 - 18.00 Lettura giornali; Giochi di società; Laboratorio piccole riparazioni; Elettrodomestici Ore 20.30 - 22.30 Iniziative culturali; Amici del centro lettura

VENERDÌ

Ore 9.00 - 12.00 Lettura giornali; Prestazioni infermieristiche Ore 15.00 - 18.00 Lettura giornali; Giochi di società; Corso d’inglese; Laboratorio cucito e ricamo

SABATO

Ore 20.30 - 22.30

DOMENICA

Ore 12.00 - 15.00 Pranzo insieme (una volta al mese) Ore 15.00 - 18.00 Giochi di società

In orario serale la sede rimane aperta su richiesta per incontri dei gruppi collaboratori.

Corsi, conferenze e uscite culturali sono programmati nel corso dell’anno.

Il progetto “Anziani meno soli” ha cadenza settimanale.

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RACCONTO

L’isola che non c’è

Sul Limite - 3 La macchia divenne un puntino, poi una piccola linea scura, infine una barca.

Con i loro potenti binocoli, i ragazzi riuscirono a scorgerne l’albero spezzato, un telo scuro steso sul pozzetto di poppa, qualche cassa e qualche barile accatastati alla rinfusa sul ponte, sartie e vele logore gettate ovunque.

Era un legno di 10, forse 12 metri, che chiaramente era stato danneggiato da una tempesta. il timone era legato, nel tentativo di conservare almeno un’idea di direzione, nonostante i venti e le correnti, che in ogni caso restavano i veri padroni del destino di quella specie di relitto.

«Ho già avvisato il Controllo del Limite. Appena avremo ispezionato la barca e comunicato i particolari, ci diranno che fare» disse Giulia appena tutti i componenti della squadra furono riuniti sulla spiaggia.

Era lei l’ufficiale al comando di quel turno. A lei spettava ogni decisione. «impiegherà almeno un altro paio d’ore prima di arrivare, non possiamo uscire ed abbordarla?» chiese Andrew.

«Abbiamo tutto il tempo che serve e il vento non cambierà, non in questa stagione. La corrente la spingerà dritta fin qui. Aspetteremo. È la cosa più sicura da fare» osservò Giulia.

«Che dici? Torniamo agli osservatori?» chiese Martina. «no, non serve. – rispose la ragazza – non ci saranno altre sorprese. Gli avvistamenti sono molto rari, lo sapete bene. per oggi non accadrà altro. Aspetteremo qui sulla spiaggia. intanto tu e Torin andrete a prendere il dispositivo medico».

«Completo?» chiese Torin.

«Sì, certo. Meglio fare tutte le analisi del caso.

Dal Controllo ce le chiederanno sicuramente prima di darci il via libera per il rientro». i due giovani si avviarono.

«Forse sarà meglio portare giù anche i

dispositivi di difesa, non si sa mai...» continuò Giulia quasi parlando con se stessa. Stava fissando quella barca, lontanissima sull’orizzonte, che si avvicinava con una lentezza esasperante. «paul, Andrew, pensateci voi».

Sul Limite - 4 La prua penetrò profondamente nella sabbia bianca e morbida. il gruppo di ragazzi la stava aspettando. Silenziosi e attenti circondarono la barca. Si aggrapparono ai bordi e con dei balzi leggeri furono sul ponte quasi tutti nello stesso istante. ognuno di loro aveva un giubbetto corazzato, leggero ma impenetrabile, e un coltello infilato nella cintura. in pochi secondi esaminarono completamente il ponte: nulla! Solo vele strappate, sartie a pezzi, casse e barili sfondati.

Ad un tratto, da sottocoperta provenne un rumore.

Qualcosa era caduto per terra o, meglio, qualcuno. Si udiva chiaramente una voce imprecare nemmeno tanto sommessamente.

Giulia fece cenno ai compagni di restare immobili e in silenzio.

La voce continuava ad inciampare e a rovesciare ogni cosa avesse intorno: «Gli scogli! Gli scogli!» si sentiva ripetere tra un’imprecazione e l’altra. poi, d’improvviso, dal pozzetto di poppa si vide emergere un groviglio di capelli così bruciati dalla salsedine e dal sole, da essere ormai più bianchi che biondi. il viso abbronzato nascosto tra di essi restò stupefatto ed immobile appena si rese conto di non essere più solo.

Era un ragazzo che non doveva avere più di 18, forse 20 anni. Emerse lentamente dal pozzetto, le labbra spaccate dal sole e dal sale, gli occhi azzurrissimi, le collane di perline e denti di squalo, il torace ampio e forte, i muscoli tesi ed allenati... spinse le braccia avanti a sé

e aprì le mani, rivolgendo al gruppo di giovani le palme vuote: era un chiaro segno di resa.

«Mi chiamo Joras. – disse – Dove sono?».

«Sei sull’isola» rispose Giulia.

«Che isola?».

«L’isola».

«Ho capito, ma... come si chiama questo posto?».

«L’isola. L’isola e basta!» tagliò corto Giulia.

«Scendi a terra. – lo invitò Martina – Avrai fame...».

«Sete! Ho sete! – la interruppe il ragazzo – Sono giorni che ho razionato l’acqua. Avete da bere?».

«Ma certo!».

«Ci devi raccontare molte cose».

«Da dove vieni?».

«Cos’è successo alla tua barca? Una tempesta?».

«E dove stavi andando?».

«Lasciatelo respirare!» esclamò ad un tratto Giulia, ponendo fine a quel fuoco di fila di domande.

«Scendi a terra. – continuò – Ci racconterai tutto bevendo e mangiando».

Sul Limite - 5 «Eravamo un convoglio di quasi 200 barche. La mia era una delle più piccole. Tutti mercanti, tutti pieni di merci da scambiare con altre merci e con altre ancora e infine con denaro. Tanto denaro. Dovevamo toccare tutti i porti del continente occidentale.

Era la mia seconda spedizione. Da Quartas ne parte una ogni due anni: tanto ci vuole per andare e tornare... se tutto va bene».

«Dov’è Quartas?» chiese Martina.

«A oriente di qui. non so dove di preciso. La tempesta ha disperso il convoglio e affondato decine di barche. io sono finito fuori rotta e non sono più riuscito a ritrovare nessuno. Quest’isola non so dove sia, sulle carte non l’ho mai vista. Di certo siamo molto più a sud di ogni rotta frequentata. Questo l’ho capito guardando le stelle».

«A bordo non abbiamo trovato carte, né strumenti per fare il punto. nulla! nemmeno una bussola» osservò Giulia.

«Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo.

E quando vi getta l’ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela».

(OSCAR WILDE)

«Solo il pilota del convoglio possiede carte e strumenti per la navigazione. Lui è la guida e il capo. io ho solo visto una delle sue carte e ti assicuro che oltre ai due continenti asciutti, non c’era altro disegnato sopra.

Solo mare. onde, acqua e sale. nient’altro! ovviamente ogni mercante sa leggere il sole e le stelle, ma se finisci fuori rotta hai chiuso! Senza strumenti non puoi più ritrovare la strada. i piloti sono molto gelosi delle loro cose e sono i veri padroni di Quartas. Sono la casta più potente e ricca del pianeta». i 6 ragazzi dell’isola si guardarono tra loro sorridendo in silenzio. nei loro occhi c’era come un velo di compassione per Joras, che raccontava, mentre si riempiva la bocca di cibo e quasi s’affogava tracannando acqua a più non posso. Si sarebbe detto che si sentissero superiori al naufrago e che fossero ben coscienti di questa loro superiorità. «perché sorridete? Sono così ridicolo?». «non tu, Joras, ma quello che dici del tuo mondo. Da noi non funziona così» rispose Giulia.

Testo di Massimo Cunico

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Convivenze alternative 22

SPAZIO FIORITO MARIANO

Famiglia calabriana I giovani dello Spazio Fiorito hanno vissuto due esperienze di convivenza comunitaria nella casa Nazareth dell’Opera, sulle colline di Verona. Ecco alcune testimonianze...

La settimana Ask ASK: Per sperimentare come le domande (ASK) che ci portiamo dentro contengano già le risposte che stiamo cercando (A come ANSWER), se ci mettiamo in atteggiamento di ascolto di noi stessi (S come SILENCE). Condividere la nostra quotidianità mantenendo gli impegni scolastici ma stare insieme nei momenti liberi per conoscere meglio noi stessi (K come KNOW), la relazione con gli altri e con Dio. Un’esperienza unica La settimana ASK è sempre un’esperienza unica e bellissima. Ogni volta è come fosse la prima, niente è mai scontato o uguale. Tutto quello che ci viene proposto è sempre pensato per farci vivere in un clima armonioso, per spingerci a dare il massimo per noi stessi e soprattutto per le persone che abbiamo accanto. Ciò che mi colpisce sono la calda accoglienza, che accompagna e caratterizza ogni convivenza, e la disponibilità gioiosa nell’aiutarsi e nello spendersi gli uni per gli altri. Proprio come in una vera famiglia siamo uniti da legami molto forti che diventano sempre più profondi e sinceri. Una settimana vissuta in comunità richiede impegno, partecipazione, ascolto e rispetto reciproco. Tutto questo è molto importante, anzi, essenziale per poter vivere come fra-

telli e rendere così unica e irrepetibile questa esperienza della nostra vita. E l’unica regola per vivere davvero come fratelli è mettersi in gioco, dando ai compagni un pezzetto di sé che non andrà più via e rimarrà nel cuore di ognuno. Personalmente ho ricevuto molto e posso dire che si riceve solo se si è disponibili a farlo, solo se si accetta di aprire il proprio cuore per accogliere chi ti sta accanto e tutti i doni che porta.

Rachele A.

Boom!

Un’esplosione di emozioni, come una bomba, “BOOM”, ecco cos’è una settimana ASK. Un lasso di tempo che dura sei giorni (da domenica a venerdì) nel quale, noi ragazzi, tutti coetanei, ci sentiamo uniti perché guidati da una cosa sola: la Parola di Dio. Ogni volta rimango sempre colpito su come il “Signore dei piani alti” (così lo definisco in maniera scherzosa) riesca ad unire persone diverse fra loro anche con situazioni più o meno difficili. Nelle settimane ASK ognuno di noi si sente alla pari degli altri e vale per quello che è. E se pur diversissimi ci sentiamo unici e speciali agli occhi di Dio, proprio perché Lui dialoga in maniera unica, speciale e straordinaria con ciascuno di noi. Non è sempre facile vivere in comunità, ma quando si piange ecco c’è sempre qualcuno pronto a prenderti per mano per camminare con te.

Perché è questo quello che Gesù ci ha insegnato: «Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri» (Giovanni 15; 17). Dopo la tempesta delle incomprensioni e dei litigi, arriva sempre il sole dei momenti in cui ci si rallegra come il pranzo, le serate tut-

La settimana Take a break TAKE A BREAK: Continuando il proprio impegno lavorativo o di studio, si condivide la quotidianità vivendo nella casa di Nazareth, per un’esperienza di vita comunitaria fondata sulla fraternità e sulla condivisione della Parola.

TAKE A BREAK è stato il nome che ha assunto la settimana di convivenza che ha visto coinvolti noi giovani dai venti ai trent’anni. Essa ha portato con sé l’obiettivo che deriva dal nome: il prendersi una pausa spirituale per rimettersi in sintonia con la Parola di Dio, anche nel bel mezzo della nostra sfrenata routine.

La difficoltà primaria è stata cercare di far conciliare orari di lavoro con lezioni e studio universitario che ci impegnavano in modi diversi. Ha rappresentato per tutti un rimettersi in gioco a livello caratteriale e pratico, tentando di condividere la propria quotidianità e i doveri che ne derivano a 360°. La sfida più grande per ognuno è stata proprio quel «gettare le reti a destra» (Gv 21,6) come atto di cambiamento di prospettiva rispetto alla direzione che la nostra vita sta assumendo, tentando di abbandonarsi ad un volere che non sia soltanto il nostro. L’orario di riconsegna della Parola, che ci permetteva di condividere come essa avesse agito nella nostra vita quel giorno, era alle 22.00.

Nonostante la stanchezza e le fatiche della giornata era bello poter ritrovarsi insieme come una vera e propria famiglia.

Isabella P. e Valentina F.

ti insieme, e pure lo studio diventa divertente in una comunità. Occorre soltanto ricordare di essere uniti a Dio, a Lui che è la nostra gioia e la nostra forza. Ed è proprio questo l’insegnamento che più mi porto dentro dalle settimane ASK perché «Tutto posso in Colui che mi dà forza» (Filippesi 4; 13).

Marko D.P.

Volontari in assemblea 24

ASSOCIAZIONE PEREZ

Famiglia calabriana

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o scorso 10 aprile si è tenuta a San Zeno in Monte l’assemblea ordinaria dei volontari dell’Associazione di volontariato calabriano F. Perez. Il programma di quest’anno era particolarmente ricco. Ecco i punti all’ordine del giorno: - dimissioni Presidente e tesoriere nazionale - elezione nuovo Presidente e nuovo membro del consiglio nazionale - nomina nuovo membro collegio revisori dei conti - approvazione bilancio consuntivo 2015 e preventivo 2016 - seminario annuale 2016 - varie ed eventuali Hanno partecipato volontari di tutte le regioni ad eccezione del Lazio, il cui coordinatore e vice-presidente nazionale non ha potuto essere presente per giustificati impegni. Il Presidente Bruno Borin ha ringraziato tutti per la presenza. Fr. Agostino propone una preghiera a Dio confidando nella sua protezione.

Noi volontari del Perez, di fronte alla Legge, siamo una associazione giuridica, vale a dire una realtà di diritto con obblighi coattivi e inderogabili. Un obbligo vincolante ed inderogabile è senz’altro l’approvazione da parte dell’assemblea dei bilanci economici annuali.

Siamo, però, e vogliamo essere, anche e soprattutto una famiglia. Al di là, quindi, di quanto voluto dalla Legge, avvertiamo l’obbligo morale della trasparenza e condivisione tra noi dei resoconti delle entrate e delle uscite con cui la Presidenza ha gestito per l’intero anno l’aspetto economico dell’associazione.

Non vogliamo, pertanto, sottrarci agli obblighi previsti dallo Statuto, ma non vogliamo neanche sprecare l’occasione del nostro ritrovarci solamente per conoscere e condividere una serie di contenuti contabili e finanziari.

Per noi l’occasione di un’Assemblea vuole essere innanzitutto un’opportunità di condividere lo spirito di famiglia, di uno scambio di rapporti, di esperienze, di conoscenza delle altre realtà calabriane, delle loro attività e dei loro progetti.

È stata invitata a regalarci un pensiero madre Lucia, superiora delle Povere Serve della Divina Provvidenza, in partenza per l’Angola. Ha espresso molta soddisfazione nel notare volti per lei nuovi provenienti da altre zone d’Italia, ma che condividono lo stesso carisma dell’Opera. Ha incoraggiato a vivere al nostro interno l’amore di Dio che ci spinge ad incontrare “l’altro” che talvolta vive situazioni difficili. In partenza per l’Angola, si è sentita serena ed incoraggiata anche dai nostri sguardi e dalla nostra preghiera.

A seguire il presidente,variando gli argomenti dell’ordine del giorno, ha invitato il tesoriere Luigi Fidesser a relazionare in merito al bilancio consuntivo 2015 e preventivo 2016. La relazione del tesoriere, precisa, diligente ed accurata, corredata dalla puntuale approvazione del collegio dei revisori dei conti, è stata approvata all’unanimità.

Sono poi intervenuti portando i saluti dei loro associati e le loro esperienze i coordinatori delle regioni. La conoscenza e la condivisione delle esperienze degli altri rafforzano in tutti noi il sentirci in famiglia.

Ci piace riportare l’idea espressa da un volontario di Maguzzano: «Verificare la fattibilità di costituire un organismo o qualcosa del genere formato dai vo-

ASSOCIAZIONE PEREZ

Famiglia calabriana lontari con lo scopo di affiancare l’Opera nelle sue attività e di collaborare con la stessa anche nelle sue progettualità».

Il presidente, quindi, ha informato che il Seminario 2016 non si farà a Milano, come previsto, a causa degli elevati costi e della difficoltà di reperire luoghi per noi idonei. Pure l’idea di Napoli non ha trovato fattibilità sempre per i medesimi motivi.

Ha proposto allora la meta del santuario di La Verna in quel di Arezzo, stabilendo come date il 2324-25 settembre prossimi, invitando gli interessati ad essere solleciti nell’adesione per ovvi motivi organizzativi.

Il momento successivo, particolarmente intenso, ha visto la comunicazione da parte del presidente Bruno Borin delle sue dimissioni, unitamente al tesoriere Luigi Fidesser. Ne parliamo in un box a parte. In merito alla selezione del nuovo Presidente, tesoriere e componente del collegio dei revisori dei conti si è ritenuto, per il momento, di soprassedere e rimandare il tutto ad altra assemblea, magari in occasione del seminario di settembre.

Una apprezzata conclusione dei lavori l’ha regalata il delegato per l’Europa don Ivo Pasa. Ha portato il saluto del Casante, poi ha ringraziato il presidente Bruno per i tanti anni di collaborazione con l’Opera. Ha affermato che le associazioni ed il volontariato, oltre alle tre congregazioni (Poveri Servi, povere Serve e Missionarie dei Poveri) sono parti costitutive dell’Opera. Quando un laico decide di fare il volontario, fa una “scelta”, vale a dire una decisione che comporta una appartenenza (in questo caso far parte dell’Opera) con tutto quello che ne consegue; porta in cuor suo una identità della sua appartenenza che manifesta anche nella vita pratica. Don Ivo ha poi informato che la delegazione sta lavorando per addivenire ad un capitolo delle varie realtà della Famiglia calabriana. Il tutto per dare risposte attuali ai bisogni del nostro tempo. Ha sottolineato infine che i volontari all’interno dell’Opera non si percepiscono nella quotidiana normalità, bensì quando non sono presenti o non fun-

Il saluto del presidente Riprendendo l’ordine del giorno il presidente Borin ha sottolineato un concetto per lui importante e basilare: quando una persona avverte di non essere più in grado di svolgere il proprio servizio come desidera sia svolto, deve avere l’onestà ed il coraggio di lasciare. Le sue dimissioni sono una scelta che gli pesa molto.

Non ritenendo giusto fare il Presidente a metà servizio, ha valutato come corretta questa sua scelta. Il resoconto di tutta la sua attività non spetta certo a lui, ma ai superiori dell’Opera ed ai volontari stessi.

Ha quindi ringraziato i membri della Presidenza per la loro disponibilità a ben operare. Un ringraziamento particolare lo ha fatto ai coordinatori regionali, a tutti i volontari per aver collaborato a realizzare tra noi lo spirito di famiglia anche attraverso la formazione spirituale che ha preso piede in tutti i gruppi. Ognuno di noi, ha detto, è un lumicino che messo accanto agli altri riesce a formare un faro. Ha assicurato a tutti che non si allontanerà dall’Associazione e che rimarrà amico di tutti anche se non presidente.

zionano. Ha augurato a tutti noi di essere una espressione del vangelo pratico, come già ben affermava San Giovanni.

La Santa Messa ci ha unito tutti in preghiera ed in ringraziamento al Buon Dio. L’assemblea si è conclusa con la condivisione di un buon pranzo servitoci da volontari e religiosi.

La Presidenza

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La globalizzazione della solidarietà

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l 29 gennaio scorso si è svolto un incontro organizzato dall’Associazione “Etica ed Economia Fratel Vittorino” di Verona, dal titolo “La globalizzazione della solidarietà” presso l’auditorium di San Giovanni Calabria di Verona, a San Zeno in Monte.

Sono stati invitati Fratel Gedovar Nazzari, economo dell’Opera Calabriana e, come principale relatore, il Dott. Tullio Chiminazzo, fondatore del Movimento delle Scuole di Etica ed Economia che si sono diramate nei vari continenti.

Il Presidente della sede veronese di Etica ed Economia, Ermes Bampa, introducendo gli ospiti ha spiegato che il titolo dell’incontro rispecchia la necessità di estendere l’azione di globalizzazione non solo all’attività economica ma a tutta la sfera delle esigenze umane, in un’ottica di condivisione, agendo per il “Bene comune”.

Fratel Gedovar nel suo discorso ha evidenziato come, oggi più che mai, è importante realizzare la Globalizzazione della solidarietà, per essere profetici nella gestione dei beni.

«Siamo chiamati – ha ribadito – a portare avanti concretamente questi ideali, in una società che è contro questi principi. La produzione industriale, ad esempio, deve diventare solidale, cioè deve essere a servizio di tutti, rispettando e valorizzando il territorio. Non deve esserci una mentalità egoistica di concentrazione dei beni, come purtroppo esiste».

Tullio Chiminazzo ha voluto creare un clima confidenziale, non dilungandosi nella sua relazione e instaurando un dialogo con i partecipanti. Nella prima

parte del suo intervento ha accennato che le Scuole di Etica hanno fatto partire progetti internazionali tra i quali lo scambio di competenze tra nord e sud, per favorire lo sviluppo delle aree disagiate, oltre a progetti per il micro credito per finanziare piccole iniziative imprenditoriali.

“Globalizzare la solidarietà”, secondo Chiminazzo, deve contrastare l’egoismo e quindi la Globalizzazione dell’indifferenza. Papa Francesco spinge sulla Globalizzazione della solidarietà, che a livello imprenditoriale significa anche rispettare la natura e il territorio, come ben evidenziato nell’Enciclica “Laudato si”. È necessario andare incontro agli altri: non si può guardare con indifferenza gli immigrati che muoiono nei mari e che vengono trattati quasi come schiavi. È

Esperienze di economia solidale Cristian, amministratore delegato di una fabbrica multinazionale, ha raccontato di come abbia voluto cambiare il modo convenzionale di relazionarsi con i lavoratori concedendo loro, nel tempo libero, di dedicarsi ad attività di coltivazione di orti che sono stati acquistati in prossimità dell’azienda. Questo elemento di novità ha favorito il clima aziendale e lo spirito di squadra.

Michele, studente di ingegneria, ha fatto presente che l’istruzione, che si riceve in ambito universitario, è volta puramente a ricercare soluzioni tecniche per una sempre maggior riduzione di costi industriali ma non sono previste riflessioni su come una realtà industriale si pone nei confronti delle persone.

Nicola, studente di economia, ha evidenziato come anche gli universitari non siano seguiti nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro.

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ETICA ED ECONOMIA

Famiglia calabriana necessario guardare negli occhi queste persone per rispondere ai loro problemi. L’economia deve saper dar valore agli ultimi.

Fondamento del pensiero di Chiminazzo è la proposta di iniziative, dal punto di vista educativo, con le Scuole di Etica, dove formare imprenditori efficaci e consapevoli, capaci di valorizzare appieno le risorse umane e materiali della comunità d’appartenenza.

L’impegno concreto è quello di trasferire capacità imprenditoriali là dove ci sia necessità di recuperare e far crescere la comunità locale secondo gli indirizzi della dottrina sociale.

Gli interventi del pubblico, formato da lavoratori, studenti e imprenditori, hanno evidenziato il loro coinvolgimento nella discussione e hanno contribuito al dibattito con l’apporto delle diverse esperienze personali.

Nel fare la sintesi della serata, Chiminazzo ha riferito come le singole esperienze ascoltate evidenzino aspetti diversi di una realtà problematica ma anche degli spiragli di cambio rotta nei comportamenti.

Questa volontà di cambiamento va perseguita con un’opera di persuasione a tutti i livelli. Non si tratta di attivare conflitti ma azioni di valorizzazione dei principi di verità, solidarietà, incontro, condivisione, impegno e coerenza.

Flavio Danese

Attilio, imprenditore del settore calzaturiero, ha raccontato come nella sua esperienza l’aver dato fiducia ai suoi lavoratori, compresi gli immigrati, ha ripagato in termini di creazione di un buon ambiente di lavoro, ripercuotendosi favorevolmente anche sulla produttività aziendale. Attilio ha inoltre evidenziato che l’applicazione dei principi etici, trasmessi da Fratel Vittorino, hanno contribuito alla propria azienda di crescere e svilupparsi.

Roberto, ex bancario ha raccontato di aver fatto resistenza all’istruzione ricevuta di proporre soluzioni finanziare di alto rischio ai clienti e questo lo ha ostacolato nella sua posizione in azienda. Gli atteggiamenti etici sono duramente osteggiati all’interno delle organizzazioni dove la persona che lavora è sottoposta a un logorante ricatto da parte dei vertici.

L’associazione “FRATEL VITTORINO ETICA ED ECONOMIA” nasce il 20 dicembre 2000 per volontà di alcuni imprenditori, docenti universitari e professionisti. Nel maggio 2001 l’associazione partecipa a Roma all’Atto di fondazione del Movimento delle scuole di Etica ed Economia nel Mondo, alla presenza di papa Giovanni Paolo II. L’associazione, che si ispira agli insegnamenti del Povero Servo fratel Vittorino Faccia, persegue principalmente queste finalità: 1. coordinare la Scuola di Etica ed Economia di Verona; 2. approfondire e promuovere i pensieri di Fratel Vittorino riguardo l’Etica e L’Economia; 3. studiare le Encicliche sociali.

Al di là di ogni muro 28 Famiglia calabriana

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ipenso al 9 novembre 1989 e al crollo del muro di Berlino, mentre mi trovo a Maguzzano nello studio di don Pietro Cunegatti, superiore della comunità calabriana presente in questa abbazia. Penso a quanti Paesi, dopo quella data, hanno iniziato ad essere raggiungibili anche attraverso un’opera di dialogo e di evangelizzazione.

Don Pietro, che allora era il superiore generale, mi racconta di come l’Opera decise di portare un contributo verso quei popoli nuovamente liberi. Mi narra dell’impegno della Congregazione in Russia, iniziato negli anni Novanta. E poi il percorso in Romania, dove la casa dell’Opera sorse nel 1996, ed è tutt’ora attiva nella provincia di Iași. Punti di incontro con la Chiesa ortodossa russa e rumena, in momenti cruciali della storia d’Europa.

E così don Pietro racconta con particolare piacere della settimana di esercizi spirituali da lui guidata insieme alla pastora luterana finlandese Aija Kaartinen a Maguzzano alcuni anni fa. «Qui a Maguzzano – racconta ancora don Pietro – è stato dato impulso all’ecumenismo da fratel Francesco Guidorizzi, venuto da Negrar a

Maguzzano proprio per questo, quando ero superiore generale».

Anche suor Maria Sponda, di cui don Pietro mi presta la tesi sull’ecumenismo di don Calabria da leggere per approfondire il tema, ha portato avanti l’impegno ecumenico negli anni qui a Maguzzano.

Don Aleardo Pisani, arrivato a Maguzzano, ha preso in mano prima la preghiera ecumenica mensile, poi il Laboratorio di ecumenismo. È stato lui a farmi conoscere il SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), del quale con alcune altre persone abbiamo poi fondato un gruppo locale a Maguzzano, dove don Pietro ci ha accolti veramente di cuore. Così è direi quasi naturale, che diverse delle attività ecumeniche in abbazia avvengano ora in collaborazione tra la nostra associazione di laici e la comunità dell’Opera don Calabria. Eccone alcune fatte negli ultimi mesi...

Gennaio - Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani Da molti anni a Maguzzano ha luogo uno degli incontri “veronesi” per la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quest’anno al SAE è stato chiesto di animare la celebrazione preparata e guidata da don Aleardo. Con quattro celebranti – un padre ortodosso romeno, un padre ortodosso russo, un pastore luterano e un padre cattolico – il coro ecumenico di Maguzzano ha dato vita a una celebrazione molto partecipata e gioiosa.

MAGUZZANO

Famiglia calabriana Febbraio - Incontro con la Chiesa ortodossa Il 20 febbraio poi, con l’appoggio e la partecipazione di tutta la Comunità, ha avuto luogo un convegno organizzato dal SAE sul tema: “Incontro con la Chiesa sorella ortodossa – cenni di storia, teologia e spiritualità – con un intervento sulla musica bizantina”. I relatori venivano dalle tre grandi tradizioni ortodosse: russa, romena e greca. Davanti a un numeroso pubblico hanno proposto un’introduzione ricca di informazioni e spunti di pensiero della Chiesa ortodossa, che rappresenta ormai da anni una presenza importante in Italia. Una bella giornata passata insieme, conclusasi nel pomeriggio con la celebrazione dei Vespri ortodossi, in un clima di calda accoglienza e di cordialità sentita veramente da tutti.

Un particolare che mi ha veramente intenerita: durante la relazione sulla musica bizantina sono stati presentati diversi brani, tra cui dei canti natalizi. Il relatore greco, ortodosso, che era seduto di fianco a me, ha iniziato a cantare sottovoce questi antichi canti della sua tradizione, con dolcezza. Si sentiva “a casa”, e ho pensato che questo era forse il dono più bello di tutta la giornata.

Marzo - La figura di Caritas Pirckheimer A marzo è venuto da Brescia padre Giancarlo, Superiore dei Francescani, e ci ha presentato la figura di una donna coraggiosa, Caritas Pírckheimer, suora cattolica a Norimberga negli anni difficili della diffusione della Riforma protestante, capace di dialogo aperto e onesto, accettata e riconosciuta dai luterani del suo burrascoso tempo. Anche questi sono importanti rapporti umani che nascono da questa attività: da un lato il rapporto diretto con padre Giancarlo, che cura l’ecumenismo nella sua istituzione con passione e intelligenza; dall’altro lato il rapporto indiretto con Caritas Pirckheimer, della quale ci ha parlato con tanto rispetto, non privo di ammirazione, e con tanta partecipazione da renderla viva in quel momento per noi.

Tante sono state nella storia purtroppo le occasioni in cui si sono alzati muri o scavati fossati profondi, accampando anche ragioni religiose. In quei momenti, come nella quotidianità, dobbiamo tutti imparare a dialogare sempre meglio, e in primo luogo tra cristiani, per poter portare in modo credibile il messaggio di pace e di amore fraterno fino ai confini del mondo.

Laura - Gruppo SAE di Maguzzano e di Brescia

9 novembre 1989. Insieme a mio marito non stacchiamo gli occhi dallo schermo televisivo. Dopo mesi di tensione, di paura per un possibile paventato intervento armato da parte del governo di quella che si chiamava la Repubblica Democratica Tedesca, o da parte dei russi, stava accadendo qualcosa di incredibile. A Berlino, alla porta di Brandeburgo, la gente dall’est scavalcava il muro, si accalcava per passare da un varco aperto... e nessuno li fermava. Nessuno li fermava più. Il muro di Berlino, questa lunghissima tragica ferita attraverso la Germania divisa in due Stati, si stava sgretolando. Finiva un’epoca storica. Nasceva nuova speranza.

A 17 anni ero stata la prima volta a Berlino, in gita scolastica da Milano. L’impatto con il muro era stata un’esperienza che aveva segnato tutte noi della classe di ragazze cresciute nella aperta e vitalissima Milano degli anni Sessanta. Il viaggio in treno attraverso la Repubblica democratica, con i giovani poliziotti armati di mitra che controllavano che nessuno si nascondesse nelle toilette, sotto i sedili, sopra le reticelle dei bagagli e che nessuno importasse alcun libro o giornale o volantino ci aveva già fatto sentire quanto fosse pesante la limitazione delle libertà per noi più ovvie: muoverci liberamente, frequentare i luoghi che desideravamo, leggere e sentire ciò che volevamo.

Sono tornata a Berlino alcuni anni più tardi con mio marito. In macchina, attraverso la Repubblica Democratica. Si potevano usare solo alcune autostrade, isolate da tutto il resto del Paese, ed era vietato fermarsi. I controlli sempre da parte di poliziotti con i mitra puntati verso di noi. I passaporti ritirati, e lunghe attese.

Poi il crollo del muro. Sono stati momenti di emozioni fortissime per chi aveva come noi toccato con mano e subìto, come la famiglia di mio marito, dolorose separazioni per via di questa frontiera quasi insuperabile.

Tutto questo mi ritorna prepotentemente alla memoria nel tranquillo studio di don Pietro Cunegatti. I ricordi di quei giorni si affollano nella mia mente quando inizia a parlarmi delle attività ecumeniche dell’Opera don Calabria. Perché con la caduta del muro diventano raggiungibili Paesi che prima erano come cancellati dalle nostre carte geografiche. Paesi in cui i regimi comunisti avevano più o meno radicalmente, più o meno sanguinosamente, combattuto ogni forma di religione.

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Un mese ricco di convegni

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unedì 25 aprile si è svolto l’annuale convegno degli Ex allievi di Nazareth. Purtroppo l’affluenza è stata un po’ inferiore agli altri anni, comunque eravamo circa una cinquantina tra Ex allievi e famigliari. L’incontro è iniziato con la S. Messa presieduta da mons. Eugenio Dal Corso, vescovo di Benguela in Angola, che trovandosi in Italia per un breve periodo, ha accettato di buon grado l’invito, essendo anche lui Ex allievo di Nazareth. Anzi proprio a Nazareth fu ordinato sacerdote da mons. Giuseppe Carraro, allora Vescovo di Verona.

Durante la S. Messa, concelebrata da don Giacomo, don Piergiorgio e don Giuseppe Pasini, sono stati ricordati gli Ex allievi: Silvestro Bozzola, assente perché in quel giorno festeggiava i 55 anni di matrimonio, e Roberto Bonomo, ricoverato in ospedale,

Patronato-Roveggia-San Marco

Guardando al futuro Domenica 6 marzo, presso il Centro Polifunzionale don Calabria di via San Marco - Verona, si è svolto il Convegno annuale degli Ex allievi, con la partecipazione di circa 150 persone. È un appuntamento annuale che ci vede sempre desiderosi di ricordare e raccontare di vecchi avvenimenti e ricordi.

Dopo un caffè preso in compagnia ed esplicate alcune pratiche di segreteria, il presidente Lorenzo Salvagno ha esposto una puntuale relazione sull’attività e sulla situazione amministrativa e finanziaria della sezione. Ha presentato il programma per il prossimo anno e invitato per un saluto don Giuseppe

oltre al prof. Canteri e Adriano Modesti che ci hanno recentemente lasciato.

Dopo un breve rinfresco, il convegno è proseguito con una relazione sulla situazione della sezione e con una serie di scambi di esperienze e argomenti da trattare, in primo luogo la necessità di eleggere il nuovo consiglio direttivo. Dopo un cordiale confronto sono stati individuati e designati gli Ex allievi candidati per il nuovo Consiglio. Dalla consultazione fatta per alzata di mano, sono risultati eletti: Agostino Bonaconsa (presidente), Vito Massalongo (vice presidente), Luca Campesato (segretario), Giorgio Gecchele (cassiere) e poi Gianni Girelli, Paolo Lonardi, Fabio Merzari e Mario Gasparini (consiglieri).

Il presidente centrale Giancarlo Miglioranzi dopo essersi complimentato con i nuovi eletti, ha presenta-

Menini e fr. Andrea Bennati, rispettivamente superiore della comunità religiosa e presidente del Centro. Quindi il presidente centrale degli Ex allievi, Giancarlo Miglioranzi, ha ricordato l’importanza di fare famiglia invitando tutti gli Ex allievi ad essere vicini all’Associazione e partecipare alle varie attività proposte. Significativa ed emozionante è stata la presenza di Ernesto Danzi, maestro meccanico dei primi anni al Patronato e testimone di 20 anni trascorsi a fianco del Padre don Giovanni.

Di particolare importanza e interesse la relazione di Madre Lucia, che ha parlato della storia delle Sorelle dalle origini del Patronato ad oggi. La Madre ha poi ribadito il profondo legame con l’associazione, ora rinsaldato con la modifica dello Statuto, dove le Sorelle possono entrare nella presidenza centrale e nei Consigli Direttivi della Sezioni.

EX ALLIEVI

Famiglia calabriana to il nuovo Statuto degli Ex Allievi illustrando le modifiche apportate, ha ricordato la S. Messa per gli Ex allievi alla prima domenica del mese a San Zeno in Monte. Quindi ha elencato i prossimi appuntamenti dell’associazione, invitando tutti a partecipare e tenersi in contatto anche visitando il Sito Internet dell’Opera: www.doncalabria.org /famiglia calabriana/associazione ex allievi... dove possibile trovare elencate le attività degli Ex allievi e i programmi dettagliati.

Infine è stato ricordato l’incontro alla seconda domenica di settembre, tra la Comunità di Don Calabria e la parrocchia di Castelcerino. Si tratta di un invito che dovrebbero sentire in particolar modo gli Ex allievi che durante le estati trascorse in Casa Buoni Fanciulli erano ospiti di quella località.

Don Giacomo ha poi parlato di Nazareth, spiegando come la Diocesi di Verona l’abbia inserito nell’itinerario della “Jerusalem minor” che è un percorso che riguarda tutte le chiese e le località di Verona che si rifanno ai luoghi santi. Ha poi illustrato l’origine di Nazareth che si rifà al Medioevo e la sua evoluzione nel tempo, citando gli studi che recentemente sono stati fatti, sia sull’edificio vero e proprio che sulla chiesa. In particolare ha fatto riferimento alle pitture, specie quella che sovrasta l’altare maggiore, ma an-

La presenza, l’intervento e la celebrazione dell’Eucaristia del Casante Padre Miguel Tofful ha evidenziato come la profonda vicinanza dell’Opera agli Ex allievi sia ancora oggi come lo era ai tempi del Padre don Giovanni.

Dopo la consegna dei premi sorteggiati, la giornata si è conclusa con il pranzo in allegria e amicizia.

Ex allievi San Marco

che quelle che si trovano nelle varie sale. Tutte cose che sono state fatte oggetto di ricerche ma anche di una tesi di laurea. Addirittura tutte le pietre che si trovano nell’entrata sono state oggetto di studio e catalogate da una prof.ssa di Arte.

Il convegno si è concluso con un pranzo in fraterna amicizia.

Gianni Girelli

Milano

... E don Calabria se la ride Il Convegno Ex allievi di Milano si è tenuto il 17 aprile nell’Istituto che fu Casa Buoni Fanciulli in via Pusiano, e che ora è stato lasciato dall’Opera alla Congregazione di Padre Piamarta, che ci accoglie sempre in modo fraterno.

Nel ringraziare tutti gli intervenuti, abbiamo rivolto un pensiero particolare di gratitudine agli amici venuti da Verona: padre Abraham e fratel Matteo, che ci hanno portato i saluti dei Superiori; il presidente centrale Miglioranzi e Azzolini, De Rosso, Sardo, che ci hanno ricordato gli anni in cui essi furono i “maestri” chiamati a Milano da don Verzè ad avviare la scuola elementare e i corsi dell’avviamento professionale. Un grazie particolare a Giacomo Belloni che, in modo commovente, ci ha aiutato a riscoprire aspetti inediti della storia sua e nostra come Buoni Fanciulli, e a Gianni Sommavilla per la toccante lettura di una pagina di vita calabriana.

Un evviva ai ragazzi di Cimiano e al decano Bruno Bailo, con i quali abbiamo rivissuto l’epoca della nostra gioventù. Grazie ad Angela e a Franco Melacini, che si è assunto l’incarico di accompagnare l’amico Enzo, oggi in carrozzella perché colpito da ictus. Grazie infine a Giorgio Picelli, che come sempre ci fa incontrare i nuovi allievi di SOS Giovani. Grazie a tutti gli Ex allievi di Milano, che, nonostante la Casa non ci sia più, sono ugualmente arrivati in numero considerevole, e ci fanno ben sperare per l’avvenire. Con gioia del nostro Fondatore, che da lassù se la rideva di gusto.

Ferdy Scala

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La bellezza di un incontro 32

ROMA

Famiglia calabriana

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omenica 10 aprile si è tenuto a Roma il tradizionale incontro annuale degli Ex allievi. In ogni convegno che si rispetti non può assolutamente mancare la foto di gruppo. Così dopo la Messa presieduta dal superiore della Casa don Noicir Marchetti, come sempre, si cerca di disporsi in modo ordinato davanti alla chiesa del Collegino. Poche battute per richiamare l’attenzione: «Allora pronti? ... Non così, stringetevi tutti, stringetevi ancora di più. Siamo troppi, non ci stiamo» e dal gruppo si alza una voce: «Quando mai troppi!

Vedrete il prossimo anno saremo ancora più numerosi».

Nel frattempo tutti ci spostiamo sulla gradinata dell’ingresso centrale, le cose vanno decisamente meglio. Alla fine l’obiettivo del fotografo di turno sembra aver catturato anche la gioia di un’amicizia che traspare dal volto dell’ottantina di giovani ragazzi di un tempo, quando ancora il Collegino si chiamava “Casa Buoni Fanciulli”.

Ognuno di noi ha una propria storia alle spalle: la famiglia, magari la povertà, il collegio, la prima esperienza del lavoro... tutti ricordi che hanno segnato la vita e che ora diventano motivo per raccontarsi l’un l’altro.

Molti sono stati i ragazzi che al Collegino hanno trovato e assaporato il calore di una famiglia. Il clima di amicizia, i superiori con la loro presenza continua (o meglio la condivisione di vita con i “fratelli” di gruppo), ma anche la spensieratezza e il sapore di quella vita ora si ripresentano alla memoria. Questi sono i temi principali che occupano i racconti dei vari capannelli che si formano. Nella famiglia, però, non può mancare la tenerezza e la carezza della mamma o della sorella. È vero che le “sorelle” vivevano una vita riservata e di fatica nella cucina o nel guardaroba – come usava allora – ma ognuno di noi ha potuto sperimentare un amore di madre o di sorella.

Un Ex allievo del Collegino, ora parroco a S. Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle, don Max Parrella, nel suo intervento ci ha intrattenuto sulla figura dell’Ex allievo dell’ODC del giorno d’oggi, insistendo molto sul concetto della “Casa”. Don Calabria non voleva il Collegio, ma la Casa, una vita di famiglia. Da qui il senso di appartenenza all’Opera come Ex allievi.

L’esperienza di essere stati allievi è stata di fondamentale importanza: l’accoglienza, l’educazione, l’apprendimento di un mestiere nella Casa ci hanno permesso di costruire il nostro futuro. Da qui il legame con l’Opera.

Da Verona il presidente centrale degli Ex allievi, Giancarlo Miglioranzi, ha portato il saluto della presidenza e delle altre sezioni, incoraggiandoci a continuare e presentando il nuovo Statuto dell’associazione.

Sono ormai le 14 ed il pranzo è iniziato da poco.

Squilla il telefono: «Pronto? Pronto, sono... un ex allievo del ’46, telefono da Salerno. Ho qui sul mio tavolo l’invito per il convegno, quest’anno non sono potuto venire per motivi di famiglia, ma il prossimo anno sarò certamente presente. Ricordo ancora con molta nostalgia la vita in Collegino, ricordo tutti i momenti belli, ma anche le fatiche. Non potrò dimenticare padre Isaia.

Io ero il più grande e ogni giorno andavo al Dormitorio Pubblico a prendere il “Rancio” con il carrettino e l’asinello. Come pure con il carretto sono stato più volte in Vaticano; erano tempi difficili e credo di essere stato l’unico a comparire in Piazza di Spagna con il carretto e l’asinello a prendere la Provvidenza». Quale miglior testimonianza del clima fraterno che si è respirato anche quest’anno al convegno? don Elvio Damoli

Educare è amare per cambiare il mondo

D

al 15 al 17 aprile scorso si è realizzato a Rovereto (Tn) il Festival dell’educazione intitolato “Educa” che quest’anno aveva per tema “Libertà e Regole”. Certamente è un evento da tenere in considerazione perché da alcuni anni sta diventando un riferimento di indubbia qualità per chi ha a cuore l’educazione.

«Siamo sicuri che l’atto di punire c’entri con l’educazione e con la libertà? Le punizioni mortificano senza dare risultati efficaci». Questo il pensiero di Daniele Novara, fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti e docente all’Università Cattolica di Milano, ospite al festival. Secondo Novara quando un adulto si serve di punizioni per esercitare il proprio ruolo educativo fa solo del male. Perché i bambini hanno bisogno di sentirsi accettati e accolti. Anzi, urla o minacce possono compromettere il loro sviluppo emotivo, minare l’autostima e far perdere fiducia nei confronti delle figure di riferimento (fonte: www.educaonline.it).

E cosa fare se un bambino non rispetta le regole? «È necessario seguire innanzitutto tre principi chiave. In primis le regole devono essere chiare: una regola ha bisogno al massimo di cinque parole, altrimenti il bambino entra in confusione. Devono poi essere condivise da entrambi i genitori e infine devono essere coerenti con l’età; l’infanzia ha bisogno di regole chiare e condivise, gli adulti invece hanno bisogno di negoziarle».

Sono ormai oltre 250 le scuole, gli enti e le organizzazioni che di anno in anno contribuiscono a ren-

FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE

dere il festival partecipato, perché sono loro ad essere protagoniste delle attività, convegni ed eventi messi a disposizione gratuitamente dei partecipanti.

Il festival è promosso dalla Provincia autonoma di Trento in partenariato con la medesima Università provinciale, il Comune di Rovereto ed organizzato da Con.Solida. Interessante l’idea che la ispira. Ogni anno viene lanciata una call, come si usa chiamarla oggi, stabilendo una data entro la quale inviare contributi, riflessioni, lavori, pratiche educative e quant’altro per creare l’evento nel suo complesso anche con spettacoli di indubbia qualità.

Non potevano mancare, visto il tema, alcuni maestri importanti della cultura italiana: don Lorenzo Milani, Danilo Dolci e Mario Lodi, che nel pomeriggio di domenica 17 sono stati al centro di un dialogo tra Piergiorgio Reggio, docente dell’Università Cattolica di Milano e presidente della Fondazione Franco Demarchi, con il ricercatore Diego Di Masi dell’Università di Pavia.

«Ma cosa accomuna Lodi, Dolci e don Milani?», si sono chiesti i due esperti nel dialogo. «Sono nati nello stesso decennio del fascismo, in luoghi di provincia che ispiravano la trasformazione e l’innovazione educativa. Le comunità nelle quali hanno agito sono state determinanti per il successo delle loro azioni. Avevano inoltre in comune la passione per l’arte, la cultura e la passione educativa, l’unica che può cambiare il mondo».

Roberto Alberti

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Anniversari / 1

25° di sacerdozio

NOTIZIE

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Lo scorso 7 aprile in Argentina i Poveri Servi don Luis Faccioli e don Mario Paulin hanno celebrato i 25 anni di ordinazione sacerdotale. Ci uniamo ai religiosi e alle religiose della Delegazione Inmaculada nella festa e nel ringraziamento per il dono del sacerdozio di questi nostri confratelli.

Filippine

Esercizi spirituali Nel mese di maggio si sono tenuti gli esercizi spirituali dei Poveri Servi e delle Povere Serve nelle Filippine, guidati dal Casante padre Miguel Tofful.

Anniversari / 2

50° di vita consacrata

Il 12 maggio sor. Hilária Da Rosa, Missionaria dei Poveri, ha festeggiato i 50 anni di vita consacrata insieme alle consorelle Missionarie dei Poveri, alle Povere Serve e ai Poveri Servi che si trovano con lei a Salto, in Uruguay. Siamo vicini a sor. Hilária in questo momento di festa e ringraziamo il Padre per il dono delle Missionarie dei Poveri.

Delegati del Sud America Lo scorso 11 aprile p.

Gilberto Bertolini (Delegato della Delegazione N.sa S. Aparecida), p.

Fernando Speranza (Delegato della Delegazione M. Inmaculada) e sor.

Beatriz Paulin (Delegata della Delegazione Rainha de la Paz) si sono incontrati a Salto, in Uruguay.

La riunione è stata occasione per lavorare insieme su alcuni progetti comuni dell’Opera Don Calabria in America Latina.

India

Religiosi in ritiro Anche nella Delegazione Ish Kripa (India) i religiosi hanno svolto alcuni turni di esercizi spirituali nel mese di maggio.

Inmaculada

Parrocchia di Ciudad del Este Il 15 maggio p. Carlos Tavares ha assunto l’incarico di amministratore parrocchiale della parrocchia N.tra S.ra de Caacupé, a Ciudad del Este (Paraguay). Prende il posto di p.

Gustavo Acosta.

Inmaculada

Il 5 maggio il gruppo dei Giovani e Adolescenti calabriani della cappella San Gaetano, a Gonzales Catan (Argentina), ha festeggiato il primo anniversario della propria fondazione. La S. Messa per l’occasione è stata celebrata dal Delegato p. Fernando Speranza.

Filippine Aparecida / 1

Camposcuola estivo

Calábria em Pauta Il 19 aprile a Porto Alegre (Brasile) nell’auditorium del Centro de Educação Profissional São João Calábria si è svolta la settima edizione di “Calábria em Pauta”. Si tratta di un evento finalizzato a dare visibilità alle attività svolte nel Centro Professionale, dove i giovani che frequentano i vari corsi mostrano alcuni dei lavori che svolgono durante l’anno. Tra i corsi presentati: design grafico, design multimediale, falegnameria, meccanica ed elettrica di automobili, assistente amministrativo...

Alla fiera erano presenti anche numerosi rappresentanti delle imprese che collaborano con il Centro attraverso stage e programmi di apprendistato rivolti agli studenti.

Aparecida / 2

Formazione all’abrigo J. Paulo II Il 4 e 5 maggio a Porto Alegre si è svolto un incontro formativo per i collaboratori, gli educatori e i genitori delle case famiglia dell’Opera che fanno parte dell’abrigo J. Paulo II. Il corso era finalizzato ad approfondire la conoscenza delle varie fasi dell’infanzia e dell’adolescenza, con una lettura alla luce della pedagogia calabriana.

NOTIZIE

Gioventù calabriana

Dal 4 al 13 aprile si è svolto un camposcuola per i bambini e i ragazzi seguiti dall’Opera Don Calabria nelle Filippine.

L’evento si è svolto nella casa di Lumbia, a Cagayan de Oro. Tra giochi, formazione, preghiere e laboratori, i dieci giorni hanno rappresentato un momento di grande entusiasmo e gioia per tanti bambini e ragazzi che diversamente non avrebbero alcuna possibilità di fare esperienze di vacanza.

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Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana

NOTIZIE

Amore e vecchiaia Il 15 aprile a San Zeno in Monte si è svolta l’80a giornata studi calabriani. La prof.ssa Barbara Poletti (Università di Milano) ha affrontato l’argomento dell’amore nella vecchiaia davanti ad un pubblico particolarmente numeroso che ha partecipato all’incontro con molto interesse, apprezzando il taglio scientifico assai efficace dato dalla relatrice.

Libri

“Or volge l’anno”

“Or volge l’anno” (338 pagine, QuiEdit) è il titolo del nuovo lavoro letterario del prof. Idalgo Carrara, da tanto tempo collaboratore della nostra rivista. Si tratta di una raccolta delle conferenze tenute dal prof. Carrara nel corso del 2015 che, come in altri precedenti lavori, si poggia su tre capisaldi fondamentali: psicanalisi, letteratura e senso religioso. Combinando in modo originale e sapiente questi tre elementi, l’autore affronta alcune delle tematiche più importanti ed annose che riguardano l’uomo: la solitudine, l’amore, la felicità, il perdono e molti altri. Nasce così una dialettica mai banale che permette di dare una lettura coerente e per molti aspetti “evangelica” delle tematiche trattate, con una particolare apertura alla modernità e alle sfide che ci pone la società di oggi con le sue mode e i suoi mezzi di comunicazione.

Arc

Incontro sull’alimentazione corretta Il 23 aprile l’ARC (Associazione Ricerca sulle Cerebropotenzialità Onlus) diretta da don Mario Castagnini ha organizzato a San Zeno in Monte un incontro sull’alimentazione, intitolato “Introduzione alla bioterapia nutrizionale”. Relatore il medico nutrizionista dott. Fausto Aufiero.

Roberto Bonomo

A Verona il 7 maggio 2016 è mancato all’affetto dei suoi cari Roberto Bonomo, Ex allievo di Maguzzano e di Nazareth. Aveva 89 anni e lascia la moglie Agnese e le figlie Raffaella ed Elena.

I funerali si sono svolti nella chiesa di San Paolo a Verona, presieduti da don Giacomo Cordioli e con la partecipazione di Ex allievi dell’Opera. Roberto è stato uno dei primi studenti che ha iniziato le scuole medie a Maguzzano nel 1940-41. È rimasto sempre unito alla Casa in tanti modi.

Festival di San Zeno Quando è andato in pensione da ragioniere di banca è stato a San Il 21 aprile si è tenuto il 9° Festival di San Zeno, organizzato dai Servizi Assistenziali Zeno in Monte come volontario Occupazionali (SAO) di San Zeno in Monte e di via San Marco. L’incontro ha visto la per aiutare la procura missioni partecipazione di Ceod provenienti da varie zone della provincia di Verona, che hanno nella contabilità. fatto festa insieme nella Casa Madre dell’Opera con il consueto entusiasmo ed allegria.

L’Opera è riconoscente, oltre che per la sua collaborazione, anche per la sua vita vissuta veramente con stile calabriano. È stato sepolto a Illasi (Vr) suo paese natale.

Tornati al Padre

❖ A Soave (Vr) il 25 aprile 2016 l’Ex allievo Bozzola Silvestro e signora hanno celebrato il 50° anniversario di matrimonio con i figli don Marco e don Mauro. Felicitazioni da tutta l’associazione.

◆ Lo scorso 20 gennaio è tornata alla Casa del Padre la signora Mirella Provolo, moglie di Alessandro Posenato, Ex allievo di Roncà e di Maguzzano.

Aveva 71 anni. La affidiamo a san Giovanni Calabria e ricordiamo nella preghiera il caro Alessandro e tutta la sua famiglia.

❖ A Verona domenica 5 giugno è nato il piccolo Giovanni, figlio di Valentina e Matteo Cavejari, redattore de «L’Amico» e collaboratore presso il Centro Culturale Calabriano. Ne danno lieta notizia i fratelli Nicola e Maddalena insieme ai loro genitori. Congratulazioni dagli amici, collaboratori e Comunità di San Zeno in Monte.

Gianpietro Perelli A Ferrara, il 17 marzo 2016, dopo lunga malattia ci ha lasciati Perelli Gianpietro di anni 75. Era un Ex allievo della Città del Ragazzo dal 1957. È stato un vero buon allievo ed Ex allievo per la sua vita di fede e di onestà. È sempre stato in collegamento con l’Opera e con gli Ex allievi.

Gli amici Ex allievi porgono le condoglianze alla moglie Giuseppina e ai figli e sono vicini al caro Gianpietro con le loro preghiere.

prEGHiAMo Con LA CHiESA Eccomi, manda me

◆ A Verona il 23 marzo 2016 è deceduta Giulia Ferrari di anni 79 moglie dell’Ex allievo di San Zeno in Monte Giordani Edoardo. La signora era molto attiva in parrocchia dell’Addolorata dove si sono svolti i funerali, specie organizzando iniziative per aiutare le missioni dei padri canossiani.

◆ Il 17 aprile, nell’Ospedale Regional di Nova Andradina (Brasile), è mancata la mamma di sorella Anésia Saraiva, la Sig.ra Brasilina Maria de Jesus Saraiva. Aveva 80 anni. Preghiamo per lei perché sia nelle braccia del Padre, e per sor. Anésia e la sua famiglia che siano confortate dalla vicinanza del Signore.

◆ Il 2 maggio nelle Filippine è tornato alla Casa del Padre il sig. Reynaldo Q. Eborde, padre del Povero Servo don Ronald Eborde, che attualmente fa parte della comunità calabriana di Cagayan de Oro. Ricordiamo il sig. Reynaldo nella nostra preghiera e ci stringiamo a padre Ronald in questo momento di dolore. ◆ Il 12 maggio è ritornata alla Casa del Padre la signora Satin Zetta di anni 72, madre di Gianluca Betterle Ex allievo del C.F.P. di via Roveggia. Gli Ex allievi sono vicini con la preghiera a Gianluca e tutta la famiglia e porgono le più sentite condoglianze.

la parola del Padre

Signore Gesù Cristo, pastore Buono delle nostre anime, Tu che conosci le Tue pecore e sai come raggiungere il cuore dell’uomo, apri la mente ed il cuore di quei giovani che cercano e attendono una Parola di verità per la loro vita; fa’ loro sentire che solo nel mistero della Tua incarnazione oggi trovano piena luce; risveglia il coraggio di coloro che sanno dove cercare verità, ma temono che la Tua richiesta sia troppo esigente; scuoti l’animo di quei giovani che vorrebbero seguirti, ma non sanno vincere l’incertezza e le paure, e finiscono per seguire altre voci ed altri sentieri senza sbocco.

Tu che sei la Parola del Padre, Parola che crea e che salva, Parola che illumina e sostiene i cuori, vinci con il Tuo Spirito le resistenze e gli indugi degli animi indecisi; suscita in coloro che tu chiami il coraggio della risposta d’amore: Eccomi, Manda me.

Vergine Maria, giovane figlia di Israele sorreggi con il Tuo materno amore quei giovani, ai quali il Padre fa sentire la sua Parola; e sostieni coloro che sono già consacrati.

Ripetano a Te il sì di una donazione gioiosa e irrevocabile.

Amen.

(Giovanni Paolo II)

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NOTIZIE

Felicitazioni

Misericordia e santità di vita

«Siamo in un’ora difficile, nella quale il mondo ha bisogno urgente di pace e salvezza che solo può venire dall’alto. Sta a noi, quindi, affrettare l’ora della misericordia divina con la santità della vita. È quello che desidera fare la nostra Opera, e tutti i Poveri Servi, convinti come siamo che solo la santità può portare gli uomini a Dio, specialmente nel prossimo Anno Santo».

(Lettera al card. Clemente Micara, 16-12-1949)

«Eminenza, l’ora è più che urgente e sento come sempre ho sentito, ma ora in modo tutto particolare, come l’Opera dei Poveri Servi ha una missione e un programma tutto speciale in quest’ora. Lei che ne dice? Sento che Gesù parlerà per mezzo di quest’Opera e che “intuitu operae”, farà tanta luce e grande misericordia alla povera umanità».

(Lettera al card. Schuster, 18-7-1951)

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Ricordo di Giuseppe Preabianca

Amici a colloquio

Bologna, 29 febbraio 2016

La fretta Villasimius (Cagliari) Caro direttore, ho letto l’editoriale riguardante la fretta da lei scritto su «L’Amico» n. 5/2015. Vorrei ringraziarla per le riflessioni e suggerimenti. Ha ragione... il tempo è un dono ma spesso noi lo usiamo inadeguatamente. Cercherò di fare tesoro dei suoi consigli.

Norma Congiu

Leone di nome e di fatto 17 aprile 2016 Ho conosciuto don Leone Ledri nel 1950, quando entrai a far parte dei Buoni Fanciulli di Maguzzano. Era il superiore, e anche uno dei professori della scuola media. Ricordo il suo sorriso, la sua energia, lo spirito pronto e, all’occorrenza, battagliero. Ci guidava in lunghe passeggiate sulle colline che sovrastano l’abbazia, o, nella stagione invernale, lungo le rive del lago di Garda. Durante una di queste escursioni ci mettemmo a scivolare lungo un ripido pendio erboso, don Leone in testa. In pochi minuti, lungo il tracciato di discesa, l’erba aveva lasciato il posto alla nuda terra. Sopraggiunse un contadino che si mise a discutere animatamente con don Ledri al quale disse, ad un certo punto: «Ma lei vuole avere ragione a tutti i costi!». E don Leone, memore del nome che portava, rispose: «Ma certamente, non vorrà che abbia studiato quindici anni per avere torto!».

La sua immagine paterna è fissa nella mia memoria per un altro piccolo episodio. Pochi giorni dopo il mio arrivo, stavo spesso in un angolo del cortile, mentre gli altri giocavano, e pensavo a mia madre, piagnucolando.

Don Leone mi si avvicinò sorridendo, mi chiese cosa avessi, e mi confortò con queste parole: «Stai tranquillo, fra una settimana ti sarai abituato, e dopo non vorrai più andare via». Aveva ragione.

Sono rimasto in contatto con lui diversi anni, fino al matrimonio e alla nascita dei figli, dei quali ricordava i compleanni. Un padre, un amico, una guida.

Romano Zucchelli

Carissimi amici de «L’Amico», sono un Ex allievo esterno della Città del Ragazzo di Ferrara negli anni 57-63. Ho letto su «L’Amico» del ritorno al Padre dell’amico e fratello nella fede Preabianca Giuseppe. Sento il desiderio e dovere di testimoniare come sia vivo in me il ricordo di questo bravo insegnante ed educatore. Vorrei descrivere a lungo l’esperienza vissuta, ma mi limito ad alcuni aspetti.

Come insegnante e responsabile dei vari reparti di meccanica esistenti a quel tempo nei due capannoni, sapeva coordinare molto bene. Aveva un ottimo rapporto con gli altri insegnanti, senza mai togliere loro l’autonomia e l’autorità nei confronti degli allievi che avevano dagli 11 ai 18 anni. Oltre alla didattica ci ha insegnato molto in qualità di assistente di gruppo degli allievi esterni. Sebbene sempre vestito in giacca e cravatta, non disdegnava di partecipare ai momenti ricreativi e sportivi. Era attento ed interessato sul nostro profitto nelle altre materie. La sua statura fisica rassicurava i più deboli e scoraggiava i facinorosi. Nel 1970 mi sono trasferito a Bologna dove ho vissuto bene la vita di famiglia e di cristiano impegnato, prestando poi servizio come magazziniere nell’istituto tecnico e professionale Aldini-Valeriani. Devo parlarne solo bene, specie se confrontato con altre realtà di quel tempo; però sentivo la nostalgia del metodo con cui il caro Giuseppe guidava i laboratori. Ad accoglierlo al suo arrivo in Paradiso, nel folto gruppo degli angeli e dei santi, avrà visto per primi san Giovanni e la grande Famiglia calabriana.

Nello spirito dell’anno giubilare della misericordia vi abbraccio e saluto cordialmente, William Andrea Grimaldi

Addio, caro Adriano Sirmione, 15 marzo 2016 Pochi mesi fa ho inviato a «L’Amico» una bella foto del 1957 che ritrae la mia classe nello studentato di Nazareth. La curiosa fotografia ci ritrae con alle spalle il bel panorama della città di Verona, ognuno con gli strumenti di lavoro da noi usati nelle quotidiane attività della casa: allora eravamo noi studenti stessi ad eseguire quelle attività che facevano ben funzionare la comunità. Ho inviato quella foto per ricordare il mio caro compagno di studi don Luigi Ferrari, purtroppo deceduto dopo lunga malattia.

Non avrei mai pensato di dover ancora inviare quella foto, dopo solo pochi mesi, per ricordare un altro compagno di quella classe, MODESTI Adriano, che ci ha lasciati per sempre: è fotografato con tra i denti un minaccioso coltello per ricordare a tutti di essere l’infermiere della casa. I suoi compagni, Luigi Ferrari, Tosi Tiziano, il sottoscritto Mario Mario, Cracco Giacinto, Gecchele Gaetano, Bodei Angelo, Zanni Martino e Dal Corso Eugenio ora vescovo in Africa hanno anch’essi i loro curiosi attrezzi di lavoro.

Noi tutti ricordiamo il caro Adriano con immenso affetto: era buono, saggio, sempre pronto a fare la sua bella battuta per rallegrare gli animi. Per me è come aver perso un fratello perché dopo gli studi l’ho sempre frequentato come amico e facendo qualche volta anche le vacanze insieme.

In queste circostanze è la Fede a consolarci: egli ci ha lasciati proprio il giorno di Natale, il 25 dicembre scorso, bellissima coincidenza per ricordarci che sorella morte ci fa nascere ad una nuova vita felice che non avrà mai fine.

Durante la S. Messa del funerale, celebrato nella chiesa parrocchiale di Quinto di Valpantena (Vr), trattenendo a fatica le lacrime gli ho letto un saluto che mi pare bello riportare qui sotto: «Carissimo Adriano, te ne sei andato per sempre ed io, più che un amico, ho perso un caro fratello. Insieme, negli anni duri dopo la guerra, affidati unicamente alla Divina Provvidenza di Dio, abbiamo studiato nella case di San Giovanni Calabria. Noi abbiamo avuto la fortuna di incontrare questo grande santo e sono sicuro che egli ti abbia ora accolto in Paradiso per accompagnarti tra le braccia di Dio. Caro Adriano, io ti porto ora il saluto di tutti gli Ex allievi di San Giovanni Calabria: proteggici, prega per noi e per i religiosi e le religiose dell’Opera.

Dal Cielo consola la tua cara Eleonora, le tue figlie Marina e Silvia, i loro mariti, i tuoi cari nipotini Angelo e Ruslan, Sofia, Elisabetta, tutte le persone che ti hanno voluto bene.

Addio, caro Adriano, riposa in pace».

Mario Mario

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Appello fotografico Il sig. Bazzoni Luciano, Ex allievo tipografo della Gil e di via Roveggia negli anni dal 1953 al 1959, ci ha chiesto di pubblicare qualche foto di quei tempi, nella speranza che qualcuno dei suoi compagni, che eventualmente si riconosca nelle foto, possa mettersi in contatto con lui. Il suo numero di telefono è 368.297475.

Appuntamenti Ex ALLiEvi CoSTozzA

Ex ALLiEvi ronCo-ronCà

Domenica 12 giugno 2016 FESTA DELLA FAMiGLiA A GALLio

Domenica 19 giugno 2016 ConvEGno AnnUALE

Sono invitati tutti gli Ex allievi e familiari. Ritrovo a Gallio alle ore 9.00. Nella mattinata si terranno le elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo.

Per informazioni: Fassina (0444.55.54.42); Tovo (335.57.30.652); Busatta (049.55.91.462).

Ritrovo alle ore 9.30 presso la chiesa parrocchiale di Roncà.

Per informazioni: Bardilli (347.14.66.853); Campara (339.36.15.872); Cunico (045.76.40.704).

Domenica 11 settembre 2016 ConvEGno AnnUALE Anche quest’anno il convegno si terrà nella vecchia sede della “Casa di Costozza”. ore 9.30 ritrovo e accoglienza. ore 10.30 saluti del Presidente e inizio del Convegno. ore 12.00 S. Messa nella vecchia Chiesa della Casa. ore 13.00 pranzo.

Per informazioni: Tovo (335.57.30.652); Fassina (0444.55.54.42); massimo.tovo@torri2.it; www.doncalabria.org,/fam. calabriana/ex allievi...

Ex ALLiEvi FErrArA Domenica 9 ottobre 2016 ConvEGno AnnUALE Per informazioni: tel. 0532.74.79.50 - 0532.74.15.15; www.cittadelragazzo.it; exallievi.ferrara@cittadelragazzo.it. si ricorda che il film-documentario sulla Città del ragazzo è visibile anche su You Tube digitando CiTTÀ DEl raGaZZo, don Calabria, Ferrara.

Sabato 10 settembre 2016 pELLEGrinAGGio ALLA MADonnA DELLA CoronA Ritrovo alle ore 10.00 sul piazzale antistante l’albergo Stella Alpina di Spiazzi, discesa al Santuario con riflessioni e meditazioni guidate. ore 11.30 S. Messa celebrata dai nostri sacerdoti. ore 13.30 pranzo presso la (solita) Colonia “S. Toscana” a Spiazzi. venerdì 09: Per chi parte a piedi da San Zeno in Monte.

Per informazioni: Bortolazzi (348.88.22.266); Zanetti (349.56.72.726); salvagno (348.49.04.511); Miglioranzi (339.43.05.525, 045.57.60.62).

Ex ALLiEvi Domenica 26 giugno 2016 FESTA DELLA FAMiGLiA A CAMpoSiLvAno Sono invitati tutti gli Ex allievi con famigliari e amici. ore 9.30 ritrovo a Camposilvano, caffè e scambio di saluti. ore 11.00 S. Messa. Presiede il Delegato don Ivo Pasa. ore 12.30 per chi desidera ci sarà il pranzo. Pomeriggio dedicato a intrattenimento e giochi. ore 17.00 spuntino.

Per informazioni: Bortolazzi (348.88.22.266); Zenaro (348.77.08.713); Bordegnoni (335.77.89.325); Bardilli (333.98.13.452); Miglioranzi (339.43.05.525, 045.57.60.62).

La chiesa di San zeno in Monte diventa porTA SAnTA durante la novena a don Calabria!

Il vescovo di Verona, mons. Giuseppe Zenti, ha concesso che la porta della chiesa di San Zeno in Monte sia PORTA SANTA durante la novena a san Giovanni Calabria (dal 29 settembre al 7 ottobre) e nella festività liturgica dedicata al santo (8 ottobre).

Si tratta di un grande avvenimento per l’Opera e per tutti gli amici della Casa Buoni Fanciulli. Sul prossimo numero de «L’Amico» inseriremo il programma delle celebrazioni per valorizzare questo momento di grazia.