Amico 02 2017

N. 2 - Marzo-Aprile 2017 - Anno LXXXVIII - Bimestrale - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1 NE/VR. In caso di mancato recapito restituire all’ufficio C.M.P. VR, detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.

Bambini nell’ombra IN SIRIA NON C’È LIMITE AL PEGGIO

UNA GRAVE CARESTIA IN AFRICA Attualmente ci sono 4 Paesi che si trovano sull’orlo di una pesante carestia. Si tratta di Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen. In conseguenza di ciò, si calcola che in quelle zone ci siano 1,4 milioni di bambini che rischiano di morire di fame. La crisi risulta particolarmente grave in Somalia, dove oltre 6 milioni di abitanti soffrono di malnutrizione acuta. Nel Paese, inoltre, è in corso una pesante siccità e proprio la mancanza di acqua pulita è all’origine di un’epidemia di colera che ha già ucciso centinaia di persone e sta minacciando moltissimi bambini. Situazione molto difficile anche in Sud Sudan, dove è in atto una guerra civile e dove 1 milione di bambini soffrono la fame anche per questo.

Il 2016 è stato l’anno peggiore per i bambini siriani da quando è scoppiato il conflitto nel loro Paese. Si calcola che i bambini uccisi siano stati 652, in aumento del 20% dal 2015. Di queste piccole vittime, ben 255 si trovavano a scuola o vicino a scuola quando sono state colpite. Un altro numero impressionante è quello dei bambini reclutati nel conflitto armato, con ruoli sempre più attivi: sono stati quasi mille, cioè più del doppio rispetto all’anno precedente. Attualmente ci sono 6 milioni di bambini siriani che dipendono totalmente dagli aiuti umanitari, un numero 12 volte maggiore rispetto a prima del conflitto. Inoltre ci sono ben 2,3 milioni di bambini siriani che vivono nei campi profughi allestiti in Turchia, Libano, Egitto, Giordania e Iraq.

(Fonte: Unicef)

(Fonte: Unicef)

IN BREVE • Si stima che nella Repubblica Centrafricana (CAR) fra i 6.000 e i 10.000 bambini di età inferiore ai 18 anni siano stati reclutati da gruppi armati e utilizzati come combattenti, facchini, spie o per scopi sessuali.

• Decine di migliaia di bambini sfollati dalle loro case a causa delle violenze politiche in atto in Gambia stanno per riversarsi in ospedali, scuole e altri servizi pubblici nelle aree di confine tra il Paese e il Senegal. Su entrambi i lati del confine tra i due paesi di rischia un’emergenza umanitaria.

(Fonte: Save the Children)

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti) CINquE PER MILLE. Anche quest’anno nella denuncia dei redditi delle persone fisiche sarà possibile destinare il cinque per mille dell’IRPEF ad associazioni Onlus riconosciute dallo Stato. Chi volesse destinare il suo cinque per mille a qualcuna delle associazioni Onlus legate all’Opera, lo può fare apponendo la firma nel riquadro e riportando il numero di codice fiscale di una delle seguenti associazioni: • Associazione Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus, n. 93147750231 • Associazione di Volontariato Calabriano “Francesco Perez”, n. 93058980231 • Fondazione Exodus Onlus, n. 97181590155 • uMMI - unione Medico Missionaria Italiana, n. 80009460231

La vocazione a uscire da noi stessi Alla radice di ogni vocazione cristiana c’è questo movimento fondamentale dell’esperienza di fede: credere vuol dire lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per centrare la nostra vita in Gesù Cristo; abbandonare come Abramo la propria terra mettendosi in cammino con fiducia, sapendo che Dio indicherà la strada verso la nuova terra. Questa “uscita” non è da intendersi come un disprezzo della propria vita, del proprio sentire, della propria umanità; al contrario, chi si mette in cammino alla sequela del Cristo trova la vita in abbondanza, mettendo tutto sé stesso a disposizione di Dio e del suo Regno. [...]

In fondo, dalla chiamata di Abramo a quella di Mosè, dal cammino peregrinante di Israele nel deserto alla conversione predicata dai profeti, fino al viaggio missionario di Gesù che culmina nella sua morte e risurrezione, la vocazione è sempre quell’azione di Dio che ci fa uscire dalla nostra situazione iniziale, ci libera da ogni forma di schiavitù, ci strappa dall’abitudine e dall’indifferenza e ci proietta verso la gioia della comunione con Dio e con i fratelli. Rispondere alla chiamata di Dio, dunque, è lasciare che Egli ci faccia uscire dalla nostra falsa stabilità per metterci in cammino verso Gesù Cristo, termine primo e ultimo della nostra vita e della nostra felicità.

La Chiesa è davvero fedele al suo Maestro nella misura in cui è una Chiesa “in uscita”, non preoccupata di sé stessa, delle proprie strutture e delle proprie conquiste, quanto piuttosto capace di andare, di muoversi, di incontrare i figli di Dio nella loro situazione reale e di com-patire per le loro ferite. [...]

Questa dinamica esodale, verso Dio e verso l’uomo, riempie la vita di gioia e di significato. Vorrei dirlo soprattutto ai più giovani

LA PAROLA DEL PAPA

che, anche per la loro età e per la visione del futuro che si spalanca davanti ai loro occhi, sanno essere disponibili e generosi. A volte le incognite e le preoccupazioni per il futuro e l’incertezza che intacca la quotidianità rischiano di paralizzare questi loro slanci, di frenare i loro sogni, fino al punto di pensare che non valga la pena impegnarsi e che il Dio della fede cristiana limiti la loro libertà. Invece, cari giovani, non ci sia in voi la paura di uscire da voi stessi e di mettervi in cammino! Il Vangelo è la Parola che libera, trasforma e rende più bella la nostra vita. Quanto è bello lasciarsi sorprendere dalla chiamata di Dio, accogliere la sua Parola, mettere i passi della vostra esistenza sulle orme di Gesù, nell’adorazione del mistero divino e nella dedizione generosa agli altri! La vostra vita diventerà ogni giorno più ricca e più gioiosa!

(PaPa Francesco, Messaggio per la Giornata Mondiale delle vocazioni, 29 marzo 2015)

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Sommario

«La mia vocazione finalmente l’ho trovata... è l’amore!»

(MADRE TERESA DI CALCUTTA)

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SPECIALE

Un anno per le vocazioni

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Editoriale

5 È la vita che deve parlare!

Speciale Anno Vocazionale Calabriano 6 Intervista al Casante 8

FILIPPINE

Nazareth Formation House La Provvidenza all’Opera TERMINI IMERESE

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“Cotti in fragranza”

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TERMINI IMERESE

“Cotti in fragranza” 12

POVERE SERVE

Casa Maria Galbusera 14

AFRICA

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Sulle strade del Kenya

MAGUZZANO

Per l’unione di tutti i cristiani 16 MISSIONI - 5X1000 Piccoli grandi progetti 18 AFRICA Sulle strade del Kenya Famiglia Calabriana 22

MISSIONARIE DEI POVERI

Il Padre ci invita alla Misericordia 24

OSPEDALE SACRO CUORE

Un progetto per l’Ucraina IL SEGNO DEI TEMPI

Un dormitorio a San Zeno

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SPAZIO FIORITO MARIANO

Veri animatori calabriani 27

IL SEGNO DEI TEMPI

Un dormitorio a San Zeno 28

EX ALLIEVI

San Lodovico Pavoni Tempi e luoghi della memoria Direzione - Amministrazione: VIA SAN ZENO IN MONTE, 23 - 37129 VERONA TEL. 045.80.52.932 - C.C.P. 18543371

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FRATEL PERIN

Il “battezzatore” delle grotte beriche

Redazione: CENTRO CULTURALE CALABRIANO - tel. 045.80.52.955 Sito Internet: http://www.lamico.it • E-mail: ccsc@doncalabria.it

Ricordando

Direttore: don WALDEMAR LONGO; Responsabile: fr. CARLO TONINELLO

32 Don Santo Laffranchini

Redattori: dr. MATTEO CAVEJARI; dr. MASSIMO CUNICO

34 Sorella Secondina Marchetti

Layout copertina: dr. MASSIMO CUNICO Archivio fotografico: ALFREDO MALESANI Realizzazione grafica: DAVIDE BELLINI Stampa: UNIDEA srl Piazzale Olimpia, 28 - 37128 VERONA - tel. 045.81.03.611 - fax 045.045.57.26.98 Collaboratori. La collaborazione è aperta a tutti gli amici dell’Opera.

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Periodico iscritto al ROC al numero 25703 L’AMICO N. 2 - MARZO-APRILE 2017 NUMERO CHIUSO IN REDAZIONE IL 15 MARZO 2017

Altri articoli 2 Bambini nell’ombra 3 La parola del Papa 20 RACCONTO L’isola che non c’è 29 BAGLIORI AI MARGINI Buseta e taneta 36 Notizie 40 Appuntamenti Questo periodico è associato all’UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

È la vita che deve parlare!

Editoriale

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na delle priorità che tutta l’Opera Don Calabria si è data per il triennio 20142017 è quella di promuovere una cultura vocazionale. Alcune riflessioni possono aiutarci a creare questa “cultura” perché produca nuovi atteggiamenti in noi, ci aiuti ad incontrare i giovani che il Signore certamente continua a chiamare, e dia frutto in generose risposte alla chiamata.

Una prima indicazione ci viene da Papa Francesco: «La Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione». Sì, la vita consacrata non cresce se organizziamo delle belle campagne vocazionali, ma se i giovani vedono in noi uomini e donne felici!

Ugualmente l’efficacia apostolica della Chiesa non dipende dall’efficienza e dalla potenza dei suoi mezzi. È la vita che deve parlare, una vita dalla quale traspare la gioia e la bellezza di vivere il Vangelo e di seguire Cristo. È sempre attuale la constatazione di Gesù che la messe è grande e gli operai sono pochi, ma è altrettanto importante continuare a “pregare il padrone della messe”. Gli operai del Vangelo sono un dono del Padre. Un dono che va chiesto ed implorato con insistenza.

Un brano biblico che mi sembra particolarmente adatto a descrivere il momento attuale, a livello di vocazioni, è quello del

giovane Samuele. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti.

In quel tempo Eli, che era la guida di Samuele, stava riposando in casa perché i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele era coricato nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuele!» e quegli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». La scena si ripetè altre volte, finché Eli comprese che era il Signore a chiamare il giovinetto. Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti si chiamerà ancora, dirai: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». Samuele andò a coricarsi al suo posto. Venne il Signore, stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta» (1Sam 3,1-10).

Il vecchio Eli pensa di essere il protagonista nella vocazione di Samuele. Come dire: «Se non ti ho chiamato io non ti ha chiamato nessuno». Quasi che la voce da ascoltare fosse la sua e non quella di Dio, che può chiamare anche nella “notte”. Poi però Eli riconosce il suo errore e rimanda il giovane alla Voce.

Mi sembra che questo fatto rispecchi i nostri tempi.

Oggi l’ideale della vita consacrata non è comunemente presente nell’immaginario dei giovani. Ricordiamoci però che il Signore continua a chiamare dove, chi e quando vuole; a noi spetta pregare il Signore della messe.

Come Eli, in tempi di decadenza e crisi, dobbiamo testardamente tener accesa la lampada di Dio quasi a dire che Lui resiste anche alla notte dei tempi. La Chiesa, l’Opera, esiste per questo, per renderci sensibili ed educarci all’ascolto della voce di Dio. Quindi non dobbiamo dire ai giovani di “tornare a dormire”, ma invitarli ad ascoltare la voce di Dio perché ascoltandola certamente risponderanno con generosità.

Siamo convinti che anche «L’Amico» possa farsi strumento di questa rinnovata attenzione e proprio per tale motivo abbiamo dedicato alcune pagine in questo numero alla cultura vocazionale. Nella speranza che l’intera Famiglia calabriana colga l’opportunità che ci viene data in questo anno che chiamerà in causa nella riflessione tutte le Delegazioni e Missioni.

Don Waldemar Longo

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Un anno per le vocazioni SPECIALE ANNO VOCAZIONALE CALABRIANO

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n anno per creare una vera cultura vocazionale in tutta l’Opera. Un anno per promuovere incontri, preghiere e attività con l’obiettivo di essere più sensibili al tema del discernimento e della chiamata che il Padre fa a ciascuno. Stiamo parlando dell’Anno Vocazionale Calabriano, che viene celebrato in tutte le Delegazioni e Missioni dell’Opera tra il 2017 e il 2018. Abbiamo approfondito il significato di questo appuntamento con il Casante padre Miguel Tofful...

Padre Miguel, perché questa scelta di fare l’anno vocazionale calabriano?

Tutto nasce dal Capitolo del 2014. Infatti nel documento finale c’è un obiettivo che si intitola proprio “Cultura vocazionale” e tra le iniziative proposte si parla di fare un “anno vocazionale”.

Questa iniziativa riguarda solo la Congregazione dei Poveri Servi?

No, riguarda anche le Povere Serve e le Missionarie dei Poveri.

Ma direi che è un avvenimento pensato per tutta la Famiglia calabriana, compresi i laici e i gruppi vicini all’Opera.

Chi porta avanti le proposte vocazionali in questo anno?

Ogni Delegazione e Missione gestirà l’anno vocazionale in modo autonomo, sia nei tempi sia nelle proposte. Ad esempio in Brasile sono già partiti e così anche nella Delegazione Inmaculada, dove ogni comunità il 1° febbraio ha ricevuto una croce come simbolo del mandato vocazionale. In Italia l’inizio è previsto il 25 aprile con un seminario a San Zeno in Monte.

Quali sono gli obiettivi?

L’obiettivo principale è fare un’opera di sensibilizzazione sull’importanza di ascoltare e coltivare la chiamata del Signore. In ogni realtà si cercherà di coinvolgere i gruppi, le parrocchie e le Case dove siamo presenti per riflettere sul senso della vocazione.

Non è un tema che riguarda più che altro i religiosi?

Io credo sia un tema che riguarda tutti. È vero che in molte occasioni verrà approfondito il tema della chiamata alla vita religiosa, cercando di valorizzare sia la figura del Fratello sia quella del Sacerdote. Ma allo stesso tempo si cercherà di promuovere una riflessione sull’importanza di vivere in profondità la propria fede, ascoltando il Padre. E questo è un aspetto che riguarda da vicino tutti, religiosi e laici.

C’è un programma comune di iniziative vocazionali?

Come dicevo prima ogni Delegazione e Missione è autonoma, anche perché le esigenze sono diverse. Ad esempio ho potuto vedere che questo anno vocazionale è particolarmente sentito nei Paesi dove le vocazioni alla vita religiosa stanno calando. Viceversa ci sono altri luoghi, come l’India e l’Angola, dove molti giovani rispondono alla chiamata del Padre. È chiaro che in quelle realtà si dovrà fare un lavoro diverso, magari promuovendo un discernimento più maturo delle vocazioni e valorizzando la figura del religioso Fratello.

Questo è un tema attuale anche per la Chiesa...

Questo nostro anno vocazionale coincide con il cammino preparatorio di tutta la Chiesa al prossimo Sinodo dei vescovi che sarà dedicato al tema dei giovani e del discernimento vocazionale. Credo sia davvero un segno provvidenziale e un’occasione da sfruttare.

Romania

7 Filippine

Brasile

Kenya India

Angola Paraguay

Le case di formazione calabriane Questi i Paesi in cui l’Opera è presente con Case di formazione

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Romania: Institutul “Don Calabria” (Racaciuni) Brasile: Aspirantado São Josè, Cov Rainha dos Apostolos, Cov Mãe de Deus, Cov N. Sra de Nazarè Paraguay: Cov San Roque Gonzales Angola: Casa Divina Providência, Casa São João Calabria Kenya: Casa di formazione Ongata Rongai India: Ish Kripa Sadan (Nagpur), Divine Providence Seminary (Manantawadi) Filippine: Nazareth Formation House

In che modo come Opera possiamo coinvolgere di più i giovani su questi temi?

Il punto di partenza credo sia quello di creare una sinergia tra tutti coloro che nelle nostre Case si occupano di pastorale vocazionale. In tal senso ogni Delegazione ha creato un’equipe vocazionale con religiosi, religiose e laici che provengono dalle Case di formazione, dalle parrocchie, dai gruppi di pastorale giovanile... Solo lavorando insieme possiamo crescere e rendere il nostro messaggio interessante per i giovani.

In ogni caso poi bisogna trovare il linguaggio giusto per raggiungerli...

Anche su questo punto credo che l’anno vocazionale che stiamo vivendo possa essere un’occasione di formazione, dove chi si occupa di pastorale vocazionale possa imparare ad usare meglio i mezzi di comunicazione attuali. Mi riferisco in particolare ai social network come Facebook. D’altra parte abbiamo visto che sempre più

«La vocazione dipende in primo luogo da Dio, e Dio non manca di suscitare vocazioni in abbondanza, secondo i disegni della sua Provvidenza. Però sappiamo che Dio vuole servirsi degli uomini e delle donne come suoi aiuti. Colui che ti creò senza di te, non ti salverà senza di te... è una frase che può essere applicata per le vocazioni».

(S. G. CALABRIA)

giovani entrano in contatto con noi prima di tutto in modo virtuale. Ma su questo è necessario essere preparati e seguire una linea condivisa.

Quale messaggio vuoi lanciare alla Famiglia calabriana in vista di questo anno vocazionale?

Uno degli strumenti più importanti per promuovere le vocazioni è la preghiera. Come dice Gesù nel Vangelo: «Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe». Certamente nelle nostre case pregheremo ancora di più per le vocazioni e invito tutta la Famiglia calabriana a fare lo stesso in questo anno particolare.

Matteo Cavejari

Obiettivo C4 - Cultura vocazionale I Poveri Servi, a livello personale, sentano come loro impegno specifico lo scoprire e valorizzare i segni della chiamata di Dio all’interno della Famiglia calabriana, sapendo che dalla loro testimonianza dipende in gran parte la “scintilla” della vocazione.

Nello stesso tempo, a livello comunitario e di congregazione, si mettano in atto iniziative adeguate che favoriscano la sensibilizzazione alla vocazione religiosa in modo che si sviluppi in ognuno dei suoi membri un’autentica cultura vocazionale.

(Documento finale XI Capitolo, Testimoni in tutta la terra: discepoli-fratelli-missionari, pag. 29)

L’attuale comunità religiosa davanti alla Casa di Formazione

Nazareth Formation House SPECIALE ANNO VOCAZIONALE CALABRIANO

In occasione dell’anno vocazionale calabriano, abbiamo ricevuto una bella testimonianza dei ragazzi “aspiranti” che studiano presso la “Nazareth Formation House” di Calbayog City, nelle Filippine.

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La Nazareth Formation House si trova a Calbayog City, nella provincia di Western Samar. Attualmente sono presenti 43 aspiranti che provengono da 12 diverse zone dell’arcipelago filippino e parlano sei differenti dialetti. La loro età varia da 17 fino a 22 anni. Tutti sono studenti di filosofia presso il seminario “St. Vicent de Paul College”. Oltre a noi studenti, poi, ci sono i quattro formatori, religiosi dell’Opera, che lavorano in modo instancabile per il bene di tutti noi e sono una guida importante per aiutarci a raggiungere il nostro obiettivo.

Le attività della Casa sono finalizzate alla crescita e alla formazione personale dei ragazzi nel tempo libero dalla scuola. Per questo ci sono momenti dedicati alla preghiera, all’apostolato con i poveri, alla vita comunitaria. E poi naturalmente c’è il tempo per lo studio e il lavoro. Tutto qui è pensato per darci una formazione umana il più possibile integrale. I formatori con le loro proposte cercano di renderci coscienti delle realtà dove la gente soffre al di fuori delle mura della nostra Casa. Siamo continuamente stimolati ad andare realmente a portare aiuto a queste persone, senza timore di recarci in luoghi dove nessu(Aspiranti presso la Nazareth Formation House - 2017) no vorrebbe andare e dove non c’è Luogo di provenienza Lingua madre Età nulla da ripromettersi. Siamo convinti che il motivo per il quale ci troviamo qui a vivere in questa comunità è che Dio ci ha riuniti attraverso don Calabria per metterci al servizio del Regno.

Siamo qui per ser-

ostruire il Regno di Dio e rendere questo mondo migliore sono gli obiettivi della nostra vocazione cristiana e, come Famiglia calabriana, sono i sogni del Padre don Calabria. Ma mettere in pratica questa visione ha rappresentato una grande sfida per tutti coloro che si sono innamorati di questo sogno. Nel preparare le persone per questa vocazione, così come dall’inizio dell’Opera, abbiamo bisogno di un ambiente adatto dove i giovani possano gradualmente riflettere sul loro progetto di vita e rispondere alla chiamata del Padre.

Questa prospettiva calabriana di formare futuri religiosi e laici che possano essere guida per tutti i cittadini e promotori della costruzione del Regno di Dio, è stata avviata e portata avanti qui nelle Filippine nella Nazareth Formation House da dove stiamo scrivendo. Noi siamo convinti che una casa di formazione come la nostra non sia solo un edificio, ma una comunità di fratelli dove ognuno è accolto, considerato importante e amato.

Soprattutto, la comunità che abbiamo qui è un grande aiuto per poter vivere il sogno del nostro caro don Calabria.

vOcAzIOnI cALABRIAnE nELLE FILIPPInE

Luogo di provenienza degli Aspiranti Località con comunità dell’Opera

Un po’ di storia Fin dagli inizi della presenza dei Poveri Servi nelle Filippine è stata dedicate un’attenzione particolare alla formazione e alle vocazioni. La prima casa fondata per questo scopo, nel 1993, si trovava a Marikina City.

Siccome il luogo non era considerato adatto a una casa di formazione, si cercò ben presto un’altra casa e alla fine si decise di spostarsi a Calbayog. Il 30 maggio 1994 i primi 11 seminaristi arrivarono in città, nella zona di Oquendo.

Iniziarono a frequentare la scuola presso il seminario di San Vincenzo de’ Paoli, ma i problemi erano grandi perché per arrivarci dalla casa dell’Opera ci volevano due ore. Per questo dopo poco tempo ci fu il definitivo trasferimento nell’attuale Nazareth Formation House, inaugurata il 15 dicembre 1997.

vire e aiutare coloro che hanno bisogno della grazia di Dio. Certo al momento siamo tutti concentrati sulla nostra formazione, ma l’obiettivo nel prossimo futuro è di aiutare le persone nel mondo.

In questa fase della nostra vita è importante che non perdiamo di vista il sogno che stiamo provando a raggiungere. Tutti insieme, attraverso le opere del Padre e per mezzo del Fondatore don Calabria, abbiamo l’opportunità ogni giorno di fare un passo avanti in direzione di quel sogno. Ci vogliamo dedicare a questa vocazione e vogliamo perseverare nella ricerca del Regno di Dio. Joric Gabasa (studente della Casa di Formazione)

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“Cotti in fragranza”

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uccia di mandarino di Ciaculli, farina bio molita a pietra, latte e burro a chilometri 0, zucchero integrale di canna Muscovado, lievito biologico... Sono gli ingredienti di alta qualità dei biscotti Buonicore, un frollino secco tipico della tradizione siciliana. Ma soprattutto, da alcuni mesi questi sono gli ingredienti che stanno cambiando la vita a cinque ragazzi detenuti nel carcere minorile di Palermo. Tutto grazie al progetto “Cotti in fragranza”, nato nell’area sociale dell’Opera Don Calabria e realizzato attraverso la cooperativa sociale Rigenerazioni Onlus, con la collaborazione dell’Associazione Magistrati di Palermo e la Fondazione San Zeno.

L’idea di partenza è anche una sfida. È possibile impiantare un’impresa dentro un carcere minorile, insegnare ai ragazzi un mestiere, pagare gli stipendi e fare un prodotto di qualità che permetta di stare sul mercato?

Al momento i risultati sono sbalorditivi. Il laboratorio di pasticceria è stato inaugurato dentro il carcere minorile Malaspina di Palermo nel settembre 2016. Ad oggi vi lavorano cinque ragazzi detenuti, assunti dopo essersi specializzati con un corso di formazione professionale in carcere. Ogni mattina escono dalla cella, percorrono i trenta metri per arrivare al laboratorio e iniziano il loro turno di 7 ore di lavoro. A guidarli c’è Nicola, un abile maestro pasticcere che con la sua professionalità è anche un vero e proprio educatore.

Attualmente il forno produce circa 300 kg di biscotti al mandarino ogni settimana e di fatto l’intera produzione viene venduta. La start-up “calabriana” ha sviluppato accordi commerciali con vari locali e punti vendita

anche prestigiosi. I biscotti si trovano al caffè del Teatro Massimo di Palermo, in molti bar e locali della città, nei distributori di alcune facoltà universitarie. Si possono inoltre acquistare al Freedhome di Torino più tutta una serie di punti vendita in varie città, in genere specializzati nel cibo biologico di qualità. Da alcuni mesi è partito un importante accordo con Conad che sta distribuendo i biscotti nei suoi megastore in Sicilia, con la prospettiva di estendere l’offerta a livello nazionale.

«L’obiettivo principale del progetto è riempire la pena dei ragazzi, cioè fare in modo che quando usciranno abbiano imparato un mestiere vero e possano quindi avere una possibilità concreta di scegliere una vita onesta», dice Alessandro Padovani, responsabile dell’area sociale dell’Opera calabriana in Europa. «Questa è un’attività vera – aggiunge – ed è anche per questo che i ragazzi seguono insieme a noi tutte le fasi del lavoro, compresi gli accordi commerciali e i rapporti con i clienti. L’idea è che l’impresa stia in piedi perché lavora bene e non perché la gente fa beneficienza».

Una storia, quella di “Cotti in fragranza”, che in realtà è l’intreccio di tante storie. Per prima cosa ci sono i mandarini, anzi le bucce di mandarino di Ciaculli, che arrivano da un terreno confiscato alla mafia, grazie a un accordo con l’associazione Jus Vitae che su quel terreno ha realizzato un fattoria didattica. Poi c’è la storia di Nicola, il pasticcereeducatore del laboratorio. Da qualche anno è sulla sedia a rotelle a causa di un incidente che lo ha allontanato dal suo bar pasticceria. Le vie della

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Istituto Malaspina di Palermo

Provvidenza lo hanno portato a insegnare in un corso promosso dall’Inail nella comunità per tossicodipendenti gestita a Trabia dall’Opera Don Calabria. Da qui il salto per il laboratorio di “Cotti in fragranza” è stato breve. Ma soprattutto ci sono loro, i giovani pasticceri detenuti. Ci sono le loro storie di ragazzi che stanno imparando un mestiere per il “dopo”. Qualcuno ha già figli e con lo stipendio guadagnato può pagare l’asilo per loro. Piccole grandi conquiste che fanno intravedere una vita diversa, una possibilità di riscatto.

«Visto il successo di questi primi mesi abbiamo in mente alcune idee per ampliare il progetto – prosegue Padovani –. In particolare stiamo progettando di realizzare un laboratorio esterno al carcere, con l’idea di aumentare la produzione e permettere a qualche ragazzo di uscire dal carcere per il tempo del lavoro, naturalmente se verranno accordati i permessi dal giudice». In questo modo sarà possibile vendere direttamente i biscotti al pubblico, cosa attualmente impossibile in carcere.

Inoltre si sta progettando il lancio di nuovi prodotti di pasticceria dolce e salata.

Matteo Cavejari

Tutte le informazioni aggiornate sul progetto “Cotti in fragranza” si trovano sul sito

http://cottiinfragranza.com/ Sempre sul sito è possibile ordinare on line i biscotti Buonicore.

L’area sociale Le attività dell’Opera Don Calabria nella Delegazione Europea sono suddivise in tre aree: sociale-formativa, sanitaria e sociosanitari, istituzionale. L’area sociale e formativa ha il compito di coordinare i progetti di tutte le Case dove si lavora in questo ambito, ovvero: Verona, Ferrara, Roma, Napoli, Termini Imerese, Roman e Racaciuni (in Romania). L’incarico di direzione generale è affidato a Alessandro Padovani, mentre la responsabilità amministrativa è affidata a Roberto Mattina.

L’Opera in Sicilia L’Opera Don Calabria in Sicilia svolge attività di prevenzione e accoglienza di minori e adolescenti (anche stranieri) a Termini Imerese, con una comunità residenziale, un gruppo appartamento ed un centro diurno. Inoltre a Trabia l’Opera gestisce una comunità terapeutica per tossicodipendenti. Negli ultimi anni, infine, sono nati nuovi progetti nella città di Palermo, anche con il supporto della cooperativa Rigenerazioni e la collaborazione significativa con l’Associazione Apriti Cuore. Si tratta di due comunità alloggio per minori, due gruppi appartamento per giovani, uno sportello per creare un primo contatto con i tossicodipendenti, attività educative in carcere, esperienze di mediazione penale in ambito minorile e di giustizia riparativa. Inoltre, il Centro Studi Opera don Calabria gestisce in Sicilia vari percorsi di formazione e programmi di inserimento al lavoro di persone con difficoltà. Molti di questi progetti saranno collocati in una nuova struttura affittata in centro città, dove partirà anche il secondo laboratorio di “Cotti in fragranza”.

Casa Maria Galbusera 12

POVERE SERVE

La Provvidenza all’Opera Lo scorso 17 gennaio è tornato alla Casa del Padre il signor Giorgio Mecchi, storico volontario della Casa Maria Galbusera di Buttapietra (Verona), dove le Sorelle Povere Serve svolgono attività di accoglienza con ragazze e adolescenti in situazione di disagio. Il ricordo di Giorgio, scritto dalle ragazze nella pagina accanto, è l’occasione per raccontare la realtà vivace e colorata di Casa Galbusera.

L

a nostra è una comunità educativa dedicata all’accoglienza di ragazze minorenni in situazione di disagio familiare e sociale, localizzata nel Comune di Buttapietra, a circa 15 chilometri da Verona.

Questo nostro impegno a favore dei minori in difficoltà trova la sua origine nell’anno 1907, quando S. Giovanni Calabria, mosso dallo Spirito e dalla carità cristiana, ha accolto i primi bambini abbandonati, iniziando quella che tutti conosciamo come l’opera dei “Buoni Fanciulli”.

L’attività con le bambine e adolescenti della Casa Maria Galbusera è iniziata a Verona nell’anno 1993, e nel 1998 si è trasferita a Buttapietra. Il nome della Casa è un omaggio alla Sorella Maria Galbusera, una delle prime Povere Serve che, prima di unirsi al piccolo gruppo che dava inizio alla Congregazione, ha svolto per tanti anni la missione di educatrice. Durante il breve periodo vissuto nell’Opera, Maria Galbusera

ha saputo mettere insieme cultura e capacità intellettuali con i valori del Carisma imparato da D. Calabria. Questo è espresso molto bene nei suoi scritti: «Di tante dottrine didattiche e pedagogiche, il primo e miglior trattato per la gioventù è un amor puro, forte, costante, tolto dal cuore di Gesù e riversato in tutta la sua pienezza nel cuore degli innocenti».

Infatti, sin dall’inizio, D. Calabria ci ha insegnato uno stile educativo fondato sulla certezza che Dio è Padre di tutti, e ama ogni persona con amore infinito, personale e di predilezione. Diceva lui che la missione dell’educatore è scoprire questa chiamata di Dio, diversa per ciascuno, per contribuire a svilupparla e portarla a termine.

La Provvidenza all’Opera Proprio per questo, gli interventi che proponiamo vogliono aiutare le ragazze a crescere in modo armonico, per arrivare alla maggiore età con una sufficiente autonomia personale e capacità di portare avanti in modo dignitoso la propria vita.

Il nostro stile educativo lo abbiamo imparato anche dalle nostre prime Sorelle: uno stile di famiglia, di rispetto, fondato sui valori umani e cristiani, capace di aiutare le giovani a trovare un senso alla loro storia e a progettare un futuro migliore. Per aiutare le adolescenti a recuperare l’esperienza di famiglia, noi Sorelle viviamo insieme a loro, aiutate da un’equipe educativa, costituita da collaboratori e volontari.

Oggi l’attività è organizzata in due strutture: - la comunità educativa Casa Maria Galbusera, per adolescenti, con 8 posti residenziali. Si accolgono ragazze con decreto del Tribunale dei Minori, e che hanno come obiettivo (sempre a seconda di ogni situazione), il rientro nella famiglia di origine.

- la Casa Famiglia Rondinella, anche questa a Buttapietra, per 4 adolescenti che non hanno la possibilità di rientrare in famiglia, per accompagnare la loro crescita nell’autonomia.

Per raggiungere gli obiettivi del nostro progetto educativo, cerchiamo di lavorare in rete con i Comuni della Regione, con il Tribunale dei Minori e i Servizi Sociali, con le scuole e con la comunità locale, curando anche il rapporto con le loro famiglie, per favorire una crescita armonica e integrale.

In questo tempo, all’interno di un processo di discernimento e dialogo con il territorio, stiamo valutando la possibilità di ampliare il nostro servizio, aumentando la capacità di accoglienza della Casa. Questo suppone la creazione di nuovi spazi, che permettano l’apertura di una seconda Comunità Educativa e l’ideazione di altre attività finalizzate ad integrare e qualificare il nostro servizio educativo.

Il Signore ci indichi le Sue vie e ci doni uno sguardo di fede per vedere i segni della Sua Volontà!

Le Sorelle di Casa Galbusera

Giorgio e il suo “pollice verde” per la vita Caro Giorgio oggi, pensando a te, preghiamo il Signore lodando e ringraziando il Padre per tutto quello che ci ha donato attraverso la tua persona. Chissà, Giorgio, se nessuno ti ha mai parlato del tuo speciale e prezioso dono: il cosiddetto “pollice verde”. Non solo il pollice verde per le piante... certo, anche in quello te la cavavi, ma avevi un particolare “pollice verde” per la vita. Ebbene si, Giorgio, con la tua forza, con il tuo grande spirito, con la tua allegria e il tuo modo unico di essere, sei sempre riuscito a far fiorire la tua vita e la vita degli altri. Ma in particolare hai donato prati fioriti a noi.

Come casa e come famiglia vogliamo gridare a te il nostro “GRAZIE!”. Grazie per la tua umiltà, per la tua bontà, per tutte le volte che hai partecipato alla nostra vita quotidiana e non solo, per il tuo esserci sempre al cento per cento, per tutte le volte che entrando in casa hai portato un sorriso prezioso, per le caramelle che sempre tenevi in macchina e che addolcivano le nostre giornate, per la tua voglia di fare e di servire, rassicurandoci ogni volta con il tuo: «Non ti preoccupare, ci penso io!».

Farai parte di questa nostra grande famiglia per sempre, sarai per sempre quel “grande nonno” che noi vedevamo quando posavamo lo sguardo su di te. Ci mancherai tanto “Gio’”, davvero, e ti porteremo stretto nei nostri cuori e cercheremo di essere forti, proprio come te, come ci hai insegnato...

Confidiamo che Maria, dolce e tenera Madre, che tu tanto amavi, ti starà dando quell’enorme e caldo abbraccio che noi tutti vorremmo darti adesso.

Ciao “Gio’”, ti vogliamo bene! ...Grazie!

Le tue stelline, le sorelle e tutti gli operatori di Casa Maria Galbusera

Una curiosità Oltre a quella di Buttapietra, le Povere Serve hanno un’altra casa intitolata a Maria Galbusera. Si tratta della Galbusera Home di Bangalore. Anche in questo caso si tratta di un hostel per bambine in situazione di disagio.

Per l’unione di tutti i cristiani 14

MAGUZZANO

Il 23 gennaio la Diocesi di Verona, l’Abbazia di Maguzzano e il SAE (Segretariato Attività Ecumeniche), hanno organizzato una celebrazione per l’unità dei cristiani, fatta di preghiera, riflessioni e gesti simbolici. Una cosa molto bella, certamente benedetta anche dal nostro fondatore, che tanto credeva e 1 lavorava per l’unione di tutti i cristiani. Noi la illustriamo, questa volta, solo con foto e alcune brevissime spiegazioni.

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• Foto 1. La chiesa parrocchiale di Maguzzano e le persone presenti.

• Foto 2 e 3. Le 5 persone che hanno diretto la celebrazione. Da sinistra: Don Pietro dell’Abbazia, Don Luca Merlo, incaricato della diocesi per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, Pastore Urs Michalke, luterano tedesco della parrocchia di verona-Gardone, Padre vladimir zelinsky, russo, della Parrocchia ortodossa di Maria Santissima Gioia degli Afflitti in Brescia e Padre Gabriel Pandrea, parroco ortodosso romeno di Lonato del Garda.

• Foto 04. Dopo l’atto di pentimento, diretto da due laici e che si possono vedere al microfono nella foto n. 6, la barriera dei nostri peccati si trasforma in croce di salvezza.

• Foto 5 e 6. Uno dei simboli: i grossi mattoni, portati dai giovani all’altare, sono segno dei nostri peccati, che appaiono scritti e che creano barriere tra noi e Dio e noi con i fratelli.

• Foto 7. Il coro della Parrocchia che ha guidato il canto. c’era anche, a parte, un piccolo coro di rumeni, guidati da P. Gabriel, che non appare nelle foto.

• Foto 8. con il nostro pentimento Dio trasforma tutto in luce. Le candele che tutti hanno si accendono e si crea un ambiente di luce nuova in tutta la chiesa.

• Foto 9. Don Luca Merlo, nella sua riflessione.

• Foto 10. Pastore Urs Michalke, anche lui riflettendo sul tema dell’unità.

• Foto 11. Padre vladimir zelinsky, nella riflessione.

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Piccoli grandi progetti 16

MISSIONI

- 5X1000

La Provvidenza all’Opera

Saurimo (Angola)

Sono tanti i progetti missionari che anche quest’anno si sono potuti realizzare grazie ai fondi del 5x1000. Infatti alla fine del 2015 l’associazione Don Calabria Missioni Sostegno Sanità Onlus ha ricevuto circa 70mila euro come corrispettivo del 5x1000 versato da 2.032 benefattori nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno 2013. Con questi fondi l’associazione ha potuto promuovere nove progetti, rispondendo a bisogni e richieste presentate direttamente dalle Case calabriane in terra di missione.

«In queste pagine vogliamo condividere con tutti i lettori de “L’Amico” i progetti realizzati, ringraziando di cuore tutti i benefattori che sono vicini alle missioni dell’Opera e che non ci fanno mai mancare il loro sostegno, non solo economico ma soprattutto di amicizia e preghiera», dice fratel Matteo Rinaldi, presidente di “Don Calabria Missioni”.

Ecco dunque una carrellata sui progetti realizzati nel 2016 con i fondi del 5x1000...

Rifacimento del campo sportivo Importo: 12mila euro

Porto Alegre (Brasile) Realizzazione di un parco giochi Importo: 5mila euro Con questo progetto è stato realizzato un parco giochi all’interno del Centro di Educazione Professionale São João Calabria. Di esso beneficiano 185 bambini e bambine che frequentano il centro abitualmente per svariate attività.

Il Lar São João Calabria, a Saurimo, è frequentato da circa 90 ragazzi. 50 di loro vivono lì giorno e notte, gli altri solo di giorno. Una parte dei proventi del 5x1000 è stata destinata al rifacimento del campo sportivo del Lar. Tuttavia, a causa della grave crisi economica che ha colpito l’Angola nel 2016, i lavori non sono ancora terminati, ma hanno ricevuto una proroga fino al 31 luglio 2017.

Porto Alegre (Brasile) Acquisto materiale scolastico Importo: 5mila euro L’abrigo João Paulo II ospita 250 bambini e ragazzi da 0 a 18 anni suddivisi in 23 case famiglia. I genitori adottivi curano i ragazzi a loro affidati come una vera e propria famiglia, compresa la formazione scolastica. Con i fondi del 5x1000 nel 2016 è stato dato un sostegno all’abrigo per l’acquisto del materiale scolastico: 120 zainetti, 50 dizionari, 581 tubetti di colla, 300 rotoli di nastro adesivo, 2mila fogli da disegno, 20 scatole di fogli di carta bianca, 400 pacchi di carta colorata, 150 forbici, 180 temperini, 244 gomme, 704 quaderni, 50 calcolatrici, 200 penne, 100 scatole di pongo e poi matite, raccoglitori, cartelline, pennarelli...

Restinga (Brasile) Acquisto generi alimentari Importo: 5mila euro Il Centro de Promoçao da Infancia e da Juvêntude di Restinga ospita ogni giorno circa 1000 bambini e ragazzi di una grande favela alla periferia di Porto Alegre. Con i fondi del 5x1000 nel 2016 l’associazione Don Calabria Missioni ha potuto aiutare il Centro nell’acquisto di generi alimentari, utensili per la cucina, prodotti per l’igiene e materiale didattico per le attività di laboratorio.

Vale Aracaju (Brasile) Sostegno ai bambini disabili Importo: 6mila euro

Bangalore (India)

Alla periferia di Porto Alegre le Sorelle Povere Serve hanno una scuola materna per i bambini di famiglie molto povere della zona. Con il sostegno del 5x1000 le Sorelle hanno potuto garantire un’adeguata assistenza a quattro bambini disabili della scuola, afflitti da varie disabilità: autismo, paralisi cerebrale, sindrome di down, gravi problemi alla vista. Il progetto era stato finanziato anche lo scorso anno, quindi si è potuto dare continuità all’assistenza per queste creature che altrimenti avrebbero avuto molte meno opportunità educative.

Alimentazione e accoglienza Importo: 8,600 euro A Bangalore i Poveri Servi hanno un ostello che ospita 32 ragazzi di età compresa tra 8 e 17 anni. Con i fondi del 5x1000 sono stati acquistati generi di prima necessità per questi ragazzi, inoltre una parte del finanziamento è andata a coprire le spese per l’energia elettrica della casa e per la retribuzione di personale ausiliario.

Fetri (India) Alimentazione e accoglienza Importo: 7.095 euro La Calabrian Home di Fetri, a 30 km da Nagpur, ospita circa 80 ragazzi e ragazze tra i 12 e i 17 anni. Con il progetto realizzato grazie al 5x1000 si è potuto dare un sostegno alle spese di gestione della casa, soprattutto per quanto riguarda l’acquisto di generi di prima necessità e il pagamento delle bollette.

Thana (India) Ciudad del Este (Paraguay) Sostegno di un Centro Diurno Importo: 10mila euro Il Centro Diurno dei Poveri Servi a Ciudad del Este ospita quotidianamente fino a 200 bambini e adolescenti, divisi in turni a seconda degli orari scolastici. I bambini al centro ricevono colazione, pranzo e merenda, oltre a rinforzo scolare, un minimo di assistenza sanitaria, possibilità di partecipare a laboratori e attività ricreative. Con i fondi del 5x1000 nel 2016 sono state coperte alcune spese del Centro, in particolare per l’acquisto di alimenti e per la retribuzione del personale qualificato.

Ampliamento dell’accoglienza ai minori Importo: 10mila euro Grazie ai fondi del 5x1000 nel corso del 2016 è stato possibile procedere alla ristrutturazione della Casa di accoglienza per bambine povere gestita dalle Sorelle Povere Serve a Thana, vicino a Nagpur.

La casa ha potuto riaprire a giugno 2016 ospitando le prime quattro bambine di età compresa fra 6 e 8 anni. Ora il numero sta aumentando e presto raggiungerà la quota di 20 bambine.

Sulle strade del Kenya La Provvidenza all’Opera

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a missione St. Joseph comprende le attività sociali, pastorali e vocazionali portate avanti dall’Opera in Kenya. In questo Paese i Poveri Servi della Divina Provvidenza sono presenti da alcuni anni in due città: Nairobi e Nakuru. Da pochi mesi, inoltre, è iniziata la presenza delle Sorelle Povere Serve a Nakuru: una novità importante di cui abbiamo già parlato anche sulle pagine de «L’Amico».

Si tratta di una missione relativamente piccola, ma ricca di attività dal forte richiamo carismatico, anche perché il Kenya è un Paese dove soprattutto nelle grandi città continua ad esserci una grande povertà con la presenza di tante baraccopoli e moltissimi bambini di strada. Proprio alla prevenzione e al recupero dei bambini di strada sono rivolte alcune delle attività calabriane sia a Nairobi sia a Nakuru. Ma il Kenya, in questo momento, è anche un Paese dove c’è terreno fertile per le vocazioni. In questo senso a Nairobi c’è una casa di formazione che ospita alcuni studenti, mentre a Nakuru, dove l’Opera ha una parrocchia, si fa un’interessante e originale animazione vocazionale in giro per i villaggi, con incoraggianti risposte da parte di tanti giovani e comunità.

In queste pagine diamo alcune suggestioni della missione St. Joseph, attraverso un’intervista a padre Felix Salvat, responsabile delle attività sociali di Nakuru.

Padre Felix, quali sono le attività sociali svolte in Kenya dall’Opera?

A Nairobi c’è un centro diurno frequentato da una quarantina di bambini in età da elementari. A Nakuru abbiamo tre case dove si fa attività con i ragazzi di strada e con ragazze vittime di violenza.

Cominciamo con il centro diurno di Nairobi...

Il Centro si trova a Ongata Rongai. Si tratta di un’attività che ha l’obiettivo di prevenire il rischio per i bambini di finire sulla strada. Infatti il problema è che questi bambini, dopo la scuola, non hanno un posto dove andare. Spesso vivono solo con la mamma o con la nonna che però durante il giorno vanno a lavorare. Per questo rischiano di stare molte ore sulla strada, a contatto con tutti i pericoli del caso.

Come fate a individuare i bambini?

La maggior parte dei bambini vengono da uno slum qua vicino. In genere andiamo nella scuola pubblica e chiediamo agli insegnanti di indicarci gli studenti con le situazioni familiari più difficili. Poi un religioso va a trovare i bambini a casa per vedere se effettivamente hanno bisogno di aiuto. Infine i bambini vengono invitati al centro.

Come si svolge l’attività?

I bambini vengono da noi subito dopo scuola. Al centro fanno i compiti, si lavano, lavano i vestiti, fanno attività ricreative e mangiano la cena. In genere tornano a casa verso le 19. La struttura è aperta da lunedì a venerdì e in forma ridotta anche al sabato.

Parliamo di Nakuru. Quali sono le attività sociali?

A Nakuru abbiamo tre case: due fanno attività con i bambini di strada mentre l’altra è per le bambine vittime di violenza.

Come funziona il lavoro con i bambini di strada?

Abbiamo una casa chiamata “Drop in center” che si trova a Bondeni, che è uno degli slum di Nakuru. Gli educatori qui vanno sulla strada e prendono contatto con i bambini e i ragazzi. Inizia così un percorso di avvicinamento per creare una relazione con loro. I ragazzi che vengono al drop in center di solito arrivano verso le 7 del mattino, si lavano e fanno colazione.

19 La Provvidenza all’Opera Qual è l’obiettivo del Drop in center?

Chi lavora lì ha l’obiettivo di capire perché il bambino si trova sulla strada, cercando di instaurare con lui un rapporto di fiducia e vedendo cosa si può fare per aiutarlo. Non è facile far breccia nel cuore di questi ragazzi. L’unico modo è quello di creare un contatto umano, verificando pian piano se il ragazzo vuol davvero farsi aiutare.

Qual è il passo successivo?

In genere dopo che un ragazzo di strada ha deciso di farsi aiutare ci sono due strade. O si prende contatto con la sua famiglia d’origine, quando questo è possibile, per permettergli di tornare. Oppure si inserisce il ragazzo in un’altra casa dell’Opera, chiamata “Boy’s ranch”, dove resterà per un anno, un anno e mezzo.

Cos’è il Boy’s ranch? È una sorta di casa-famiglia dove i ragazzi stanno in gruppi di 7-8 e sono accompagnati da una coppia di genitori-educatori. Questa fase è molto importante perché i ragazzi vengono reinseriti a scuola e iniziano a confrontarsi nuovamente con le regole della vita quotidiana: stare insieme agli altri, svolgere dei compiti e così via. È un passaggio fondamentale prima del ritorno alla propria famiglia. L’obiettivo qui è proprio quello di dare ai ragazzi gli strumenti per credere in se stessi, in modo che una volta usciti e tornati a casa abbiano la forza di affrontare le situazioni senza rimettersi sulla strada.

Quanti anni hanno i bambini coinvolti in questa fase?

Hanno dai 7 ai 14 anni.

Poi ci sono le bambine del Calabrian Shelter...

Anche questa è un’attività molto importante, rivolta a bambine che hanno subito violenza in famiglia. Da al-

cuni mesi questa casa è stata affidata alle Povere Serve della Divina Provvidenza che hanno affiancato i Poveri Servi e collaborano anche in parrocchia.

NAKURU NAIROBI

Come arrivano qui le bambine abusate?

Arrivano direttamente dagli ospedali oppure sono portate dalla polizia o per ordine del giudice che segue il caso di violenza. Al Calabrian Shelter le bambine vengono protette per tutto il periodo in cui va avanti la causa legale, in modo che venga scongiurato il rischio di inquinamento delle prove. Infatti se fossero rimandate in famiglia, di fatto tornerebbero a contatto con chi le ha maltrattate e sarebbero sottoposte a minacce e ricatti.

Quindi le bambine sono separate a forza dalla loro famiglia?

Sì, effettivamente sono sottoposte a un doppio trauma: prima la violenza e poi lo sradicamento. Però è un passaggio fondamentale e noi cerchiamo di assistere le bambine finché sono con noi dando loro tutta l’assistenza medica, psicologica e umana del caso. Poi, quando il giudice decide, le bambine sono riportate dai genitori oppure da parenti che se ne facciano carico. Ci sono situazioni molto difficili ed è anche per questo che la Casa si trova in un ambiente riservato, dove si cerca anzitutto di restituire serenità alle bambine.

Intervista a cura di fratel Matteo Rinaldi

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RACCONTO

L’isola che non c’è

La Stazione di fondovalle - 19 L’acqua delle docce scorreva calda e morbida sulla pelle dei ragazzi. La stanza era ormai piena del vapore che gli aspiratori non riuscivano ad eliminare e tutti ridevano e scherzavano e parlavano finalmente tranquilli e rilassati.

Sembravano soldati perfettamente addestrati al ritorno da una missione. compagni, camerati, amici... un gruppo bene affiatato... erano cresciuti insieme fin da piccoli, avevano studiato insieme e insieme erano stati addestrati per il servizio sul Limite. Erano come fratelli e sorelle.

Anche Joras, ormai legato al gruppo, sembra essere uno di loro da sempre.

«Immagino che non pagheremo nemmeno l’albergo, giusto?» chiese mentre si asciugava i capelli, strofinandosi vigorosamente il cappuccio dell’accappatoio sul capo.

«Ovviamente» rispose Andrew.

«Ma qui nessuno paga nulla? Ognuno prende quel che gli pare?» «no. – intervenne Martina chiudendo l’acqua della sua doccia – Prende solo quel che gli serve.» «È diverso» precisò Giada pettinandosi.

«E comunque non tutti possono prendere tutto. – continuò Paul – Gli equipaggiamenti specifici e le dotazioni speciali spettano solo a chi pratica quell’attività o ai Servizi.»

«A meno che tu non abbia un permesso particolare, s’intende.»

«Da richiedere direttamente al controllore della tua zona.»

«Il posto dove abiti, insomma.»

«Fermi, fermi! – esclamò Joras – non è che ci stia capendo molto!» « Se sei un agricoltore – spiegò Giulia mentre finiva di sistemarsi pantaloni e cintura – non hai bisogno di usare presse e torni e nemmeno una barca, quindi non ti verranno mai date, ma se un giorno decidessi di fare una gita in mare con qualche amico, potresti richiederne una al controllore di zona. Tutto qui.»

«E le dotazioni speciali, cosa sono?»

«Sono i nostri corpetti protettivi, le nostre armi, le attrezzature mediche e di analisi, i binocoli speciali che usiamo negli osservatori... tutto quello che ti serve per svolgere un Servizio speciale.»

«Dipende dal Servizio, chiaramente» concluse Torin.

«Adesso è un po’ più chiaro. voi siete Osservatori del Limite, giusto?»

«Giusto e prima che tu lo chieda – intervenne Giada – ti dico subito che ci sono diversi Servizi speciali, più o meno difficili e delicati. In alcuni prima o poi tutti gli abitanti dell’Isola devono prestare la loro opera, altri sono invece riservati a chi ha particolari attitudini.»

Joras sentiva già di provare per quel mondo un’ammirazione infinita. Per la prima volta in vita sua scopriva che le cose intorno a lui potevano avere un senso, che tutto poteva seguire un piano predeterminato, un progetto, un’idea che andasse al di là della soddisfazione del puro e semplice bisogno, o dell’egoismo personale. nel mondo da cui proveniva non c’era alcun ordine, nessun progetto apparente. L’unica legge cui tutti dovevano sottostare era quella del più forte. La lotta e la sopraffazione erano normali, il caso dominava le vite di tutti.

La gondola - 20 «Andiamo in gondola, ragazzi! ci hanno inviato il permesso direttamente dal controllo centrale! Me l’hanno comunicato in quest’istante» esclamò Giulia appena finita la colazione.

«Evvai!» uno scoppio di entusiasmo si alzò dal tavolo dove stavano i ragazzi, provocando lo stupore un po’ risentito di tutti gli altri avventori, che più o meno assonnati stavano facendo colazione nella mensa comune.

Pochi minuti dopo erano tutti e sette in strada, diretti verso la più vicina zona di decollo, che a Joras sembrò nulla più che un giardino circolare, grande quanto una normale piazza e scavato a cielo aperto ad almeno una decina di metri di profondità.

«E adesso aspettiamo» disse Martina. «non più di qualche minuto. Stanno arrivando» fece Giulia distrattamente. Sulle sue lenti era appena apparsa la comunicazione del pilota della gondola che li avrebbe imbarcati: aveva già iniziato la discesa e tutto era pronto per l’attracco.

Ad un tratto il sole del mattino fu velato da un’ombra, che aveva dei contorni troppo regolari per essere provocata da una nuvola di passaggio. Joras alzò gli occhi al cielo e quello che vide lo lasciò senza parole.

Era un marinaio ed era abituato a vedere imbarcazioni di ogni tipo, ma mai avrebbe immaginato di vedere una nave volare! Infatti quella che stava lentamente abbassandosi al centro della piazza era una vera e propria nave, non molto grande, è vero, ma pur sempre una nave.

Era lunga circa una ventina di metri e le sue fiancate, curve e sagomate come quelle di un vascello nato per solcare le onde del mare, erano altre dai tre ai quattro metri. Il fasciame era in legno e solo in qualche punto si potevano scorgere degli inserti metallici. non c’erano però né alberi, né vele, poiché l’imbarcazione era solidamente agganciata ad un pallone aerostatico di forma ovale, che aveva evidentemente la funzione di consentirne il galleggiamento in aria. Due grandi eliche si scorgevano girare lentamente a poppa.

Ad un tratto dalla murata di babordo si sporse un uomo dai capelli corti e bianchissimi: «Ehi, là sotto! – gridò – Attenzione! Toglietevi di mezzo! Ancoriamo! » In quel momento la chiglia della gondola era a non più di tre metri dal suolo.

I ragazzi si allontanarono di qualche passo e dopo un istante quattro ancore vennero lasciate cadere pesantemente al suolo. ce n’erano due a poppa e due a prua, una per ogni lato. Le funi furono rapidamente messe in tensione e contrastando la spinta verso l’alto del pallone, immobilizzarono lo scafo.

Dopo un paio di minuti, fu gettata oltre la murata di tribordo una rete di funi intrecciate, che arrivò fin quasi a toccare il suolo.

L’uomo dai capelli bianchi si sporse nuovamente e, facendo un chiaro segno a Giulia, gridò: «Beh? volete un invito scritto? che aspettate a salire?»

La gondola - 21 Usando la rete di funi come una scala, il gruppo di giovani Osservatori si arrampicò fino alla murata di tribordo e, scavalcatala, si riunì al centro del largo ponte.

Sul castello di poppa il vecchio dai capelli bianchi stava dando indicazioni ad un ufficiale sulla trentina: «Fai ritirare le ancore e libera gas nel pallone: ci alziamo e ce ne andiamo subito. Questa deviazione ci ha già fatto perdere almeno due ore» «non potevamo fare diversamente, comandante. Era un ordine diretto dalla città.»

«Lo so, lo so. – rispose stizzito il vecchio – Su, avanti, non perdiamo altro tempo. Fai levare le ancore e andiamocene» detto questo si girò verso il ponte, squadrò per un attimo il gruppo di ragazzi e poi si rivolse a Giulia: «ci leviamo subito in volo, capogruppo. Se volete potete portare le vostre cose sottocoperta, il mozzo di terza classe vi accompagnerà» e così dicendo indicò un ragazzo più o meno della loro età, che se ne stava

lì vicino attendendo ordini.

«Durante la navigazione potrete stare sul ponte, se lo vorrete, ma non intralciate le manovre dell’equipaggio!» concluse in modo perentorio, poi diede le spalle al ponte, si avvicinò al banco di navigazione, prese squadra, riga e compasso e, senza più curarsi dei ragazzi, iniziò a calcolare la nuova rotta. nel frattempo l’ufficiale aveva dato gli ordini all’equipaggio, che in quel preciso istante iniziò a liberare le ancore dal terreno in cui s’erano pesantemente infisse.

A poppa due grandi tubature in pelle, che collegavano l’interno della nave col pallone aerostatico, iniziarono lentamente a pulsare, come se qualcosa vi venisse pompato attraverso e dopo pochi istanti la gondola sembrò lentamente perdere peso ed iniziò a sollevarsi.

«Accoglienza calorosa, direi» mormorò Giada mentre si avvicinava al mozzo per seguirlo, con gli altri, sottocoperta.

Testo di Massimo cunico

«Una carta del mondo che non contiene il Paese dell’Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l’Umanità approda di continuo.

E quando vi getta l’ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l’Umanità di nuovo fa vela».

(OsCAR WILDE)

MISSIONARIE DEI POVERI

Il Padre ci invita alla Misericordia

Famiglia calabriana

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al 9 al 13 febbraio si è svolto a Salto (Uruguay) il Capitolo generale delle Missionarie dei Poveri, dedicato al tema della Misericordia. «È stato un momento di grazia, di ricerca e di impegno per tutte noi», dice Sorella Jandira Balestrin, rieletta Moderatrice generale della Congregazione.

Al Capitolo hanno preso parte le dodici Missionarie che fanno parte della piccola famiglia religiosa, accompagnate durante i lavori dal Casante dell’Opera padre Miguel Tofful e dal vicario generale della diocesi di Salto don Josè Garcia. Inoltre prima dei lavori capitolari veri e propri c’è stato un momento di condivisione con le Povere Serve della Divina Provvidenza (erano presenti Sor. Graciela Ramseyer e Sor. Beatriz Paulin) e con alcuni rappresentanti laici della Famiglia calabriana.

«Nel Capitolo abbiamo cercato di rileggere la nostra storia alla luce della Misericordia del Padre, assumendo da parte nostra l’impegno di dare risposte di misericordia ai fratelli e alle sorelle», prosegue Sorella Jandira.

Ma durante i lavori capitolari le Sorelle si sono anche confrontate su alcune proposte concrete che riguardano la vita presente e futura delle Missionarie.

«La presenza di rappresentanti della Famiglia calabriana è stata molto importante perché una delle strade da percorrere in futuro è quella di una sempre maggiore integrazione tra i vari gruppi, noi comprese – dice la Moderatrice – In particolare si è parlato di un possibile affiancamento con le Povere Serve in alcuni luoghi dove svolgiamo le nostre attività. E anche una maggior presenza di laici preparati nel lavoro con i poveri potrebbe aiutarci a testimoniare il nostro carisma con più forza».

Un altro aspetto importante è quello vocazionale.

Da questo punto di vista le Missionarie hanno accolto la proposta di partecipare attivamente insieme ai Poveri Servi e alle Povere Serve alle attività dell’anno

vocazionale calabriano, che si sta svolgendo quest’anno, con un’attenzione specifica a tutte le iniziative che possono interpellare i giovani e far conoscere il carisma delle Missionarie, anche usando i nuovi mezzi di comunicazione.

Al termine del Capitolo, le Sorelle hanno realizzato un messaggio finale che riassume i principali punti toccati nella discussione. Eccone il testo:

Messaggio finale Come Sorelle Missionarie dei Poveri ringraziamo il Padre per il momento di grazia che abbiamo vissuto durante il ritiro e nel Capitolo generale.

Ci siamo preparate nelle nostre comunità con la preghiera e l’approfondimento di alcuni documenti: l’enciclica Evangelii Gaudium, la lettera “Misericordiosi come il Padre”, le Costituzioni delle Missionarie dei Poveri e il Documento finale del precedente Capitolo.

Abbiamo riflettuto su due domande: Come stiamo applicando le indicazioni di questi documenti nella nostra vita missionaria e nella realtà che viviamo?

Cosa proponiamo per vivere queste indicazioni alla luce della Misericordia? Tutto questo, inoltre, abbiamo cercato di vederlo in una prospettiva vocazionale.

Nel Capitolo abbiamo raccolto l’apporto di ogni comunità su queste domande e abbiamo approfondito le sfide che ci si presentano davanti, individuando cinque aspetti su cui dovremo impegnarci:

Un grazie alla Famiglia calabriana Ecco alcuni passaggi del messaggio per la Famiglia calabriana inviato dalle Missionarie dei Poveri dopo la conclusione del Capitolo (il messaggio completo si trova su www.doncalabria.net): Nelle giornate appena trascorse abbiamo vissuto momenti di grazia, preghiera, spiritualità, fraternità e misericordia. Anzitutto abbiamo potuto sperimentare, grazie agli esercizi spirituali guidati dal Casante, le grazie particolari che lo Spirito Santo ha sparso su ognuna delle Missionarie e su tutte noi, sull’Opera, sulla Chiesa e sulla nostra Famiglia. Abbiamo sentito la vicinanza e le preghiere, l’appoggio di tutta la Famiglia calabriana e della Chiesa diocesana, dei familiari, dei conoscenti e delle persone legate all’Opera.

Certamente è stato un momento di Grazia e Benedizioni particolari del Signore che è presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome.

Il Padre attraverso le Sorelle Missionarie dei Poveri mi ha chiamato una volta ancora a svolgere la missione di Moderatrice della nostra

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- Vivere la Misericordia. Il Signore ci dà Misericordia e anche noi dobbiamo essere disponibili a donare misericordia ai fratelli e alle sorelle; - La Vita Fraterna. La vita della comunità rende migliore la vita dei suoi componenti e ci fa testimoniare al meglio l’ardore missionario e l’apertura alla missione; - La Vita Consacrata: vita spirituale, missione e carisma. La Vita consacrata è un dono che la Chiesa ha ricevuto dal Signore e per sua grazia si conserva ed è un tesoro; - Pastorale Vocazionale. Una vera vita fraterna è il cammino per tenere aperta la porta delle vocazioni; - Famiglia calabriana. Il riconoscimento fraterno, semplice e umile all’interno dell’Opera è un arricchimento per la vita delle Missionarie dei Poveri.

HNA. JANDIRA BALESTRíN Moderadora General Salto, Uruguay, 13 de Febrero de 2017

Famiglia religiosa. Tanto Lui quanto io personalmente e le mie Sorelle siamo coscienti dei miei limiti. Ringrazio per la fiducia, ma allo stesso tempo chiedo molte preghiere e la disponibilità di tutte per poter proseguire con il nuovo Consiglio nel cammino di costruzione della nostra Famiglia che forse è piccola agli occhi degli uomini, ma certamente è grande agli occhi di Dio perché è opera sua.

Con il Suo aiuto ci poniamo al servizio della Congregazione per quanto ci permettono le nostre capacità dando il meglio di noi stesse, lasciandoci illuminare dai lumi dello Spirito Santo. Cercheremo di mettere in pratica nel breve e nel lungo termine gli obiettivi che ci siamo posti in questo Capitolo attraverso la riflessione, il lavoro e la preghiera. In questo modo vogliamo essere fedeli allo spirito puro e genuino dell’Opera e al carisma proprio delle Sorelle Missionarie dei Poveri in comunione con il Casante e con tutta la Famiglia calabriana. Allo stesso tempo vogliamo stare in comunione con le linee pastorali della Chiesa locale dove siamo presenti e con gli orientamenti del Papa.

Il nuovo Consiglio delle Missionarie dei Poveri

Le attività delle Missionarie Attualmente le Missionarie dei Poveri hanno quattro comunità, dove svolgono attività sociali e pastorali: • Paraguay: le Missionarie lavorano con gli indigeni che abitano in quattro villaggi ad alcune decine di chilometri da Ciudad del Este. In particolare prestano assistenza sociale e sanitaria (una Sorella porta il medico e alcune medicine nei villaggi una volta a settimana).

• Brasile: a Restinga le Missionarie lavorano con le famiglie in supporto al Centro Professionale dell’Opera Don Calabria di Porto Alegre.

Inoltre fanno un supporto alla parrocchia e ad una comunità di tossicodipendenti.

• Uruguay: a Salto una Sorella lavora come catechista nelle campagne di Lavalleja. Inoltre le Missionarie aiutano in parrocchia e in alcuni gruppi di supporto per persone in difficoltà.

• Italia: a Roma la comunità lavora in supporto alla parrocchia calabriana di Primavalle e all’interno del “Borgo dell’accoglienza”, che si trova sempre a Primavalle.

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OSPEDALE SACRO CUORE

Un progetto per l’Ucraina

L’

ospedale “Sacro Cuore - Don Calabria” a fianco della Nunziatura di Kiev per la realizzazione di una serie di interventi umanitari a carattere sanitario voluti e finanziati con i fondi messi a disposizione da papa Francesco in favore della popolazione dell’Ucraina orientale drammaticamente provata dalla guerra.

Il nuovo progetto di cooperazione internazionale della struttura di Negrar rientra nell’iniziativa “Il Papa per l’Ucrania” per la quale lo scorso 24 aprile è stata indetta una colletta in tutte le parrocchie d’Europa.

La richiesta di consulenza è arrivata direttamente da mons. Claudio Gugerotti, il vescovo veronese, “ambasciatore” della Santa Sede nell’ex Repubblica Sovietica.

La risposta della direzione dell’ospedale di Negrar non si è fatta attendere, con l’invio in Ucraina dal 23 al 27 ottobre scorsi di un’équipe, formata dai medici Claudio Bianconi, direttore della Neurologia, Zeno Bisoffi, direttore del Centro per la Malattie Tropicali, Carlo Lorenzi, del Pronto Soccorso, e dalla dottoressa Teresa Zuppini, direttore della Farmacia dell’ospedale. Ad accompagnarli don Ivo Pasa, delegato per l’Europa dell’Opera Don Calabria.

Il compito degli operatori sanitari è stato quello in primo luogo di acquisire informazioni sulla situazione

La delegazione del “Sacro Cuore Don Calabria” con il nunzio apostolico, il veronese Claudio Gugerotti (il terzo da sinistra) e il suo staff

sanitaria ucraina e in particolare della regione del Donbass dove dall’aprile del 2014 è in corso una guerra che ha provocato 10mila vittime e circa un milione di rifugiati, fuggiti dalle Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhamsk, sotto controllo dei separatisti.

Nella zona sud-orientale del Paese hanno in particolare visitato le strutture sanitarie e ospedaliere presenti a Zaporizha e a Mariupol, toccando con mano i bisogni della popolazione stremata dal conflitto. «Durante la nostra permanenza – proseguono – abbiamo potuto confrontarci con il Comitato locale individuato dal Papa con il compito di raccogliere e valutare i progetti presentati, rispondendo a un apposito bando, dalle organizzazioni umanitarie che lavorano sul posto.

A questo proposito abbiamo incontrato i rappresentanti dell’Unicef, di Medici Senza Frontiere, dell’Association International de Cooperation Medicale (solo per citarne alcune) e di istituzioni come l’Organizzazione mondiale della Sanità e dell’OCHA Ukraine (Office for Coordination of Humanitarian Affairs). Al termine della missione abbiamo consegnato al Nunzio una relazione, poi sottoposta al Santo Padre, come contributo per l’elaborazione di criteri di valutazione dei progetti. Abbiamo dato poi la disponibilità a collaborare per la realizzazione di quelli che verranno scelti».

La delegazione a colloquio nella città di Mariupol con le organizzazioni non governative

Un distretto sanitario...

LUHAMSK

Particolarmente significativo è stato l’incontro con vescovo ausiliare di Zaporizha, città a 230 km dalla Vicino ad un check-point “zona grigia” dove si sono riversati moltissimi rifugiati. Mons. Jan Sobilo, presidente del Comitato nominato dal Papa, porta avanti con la sua comunità e con fondi autonomi una mensa nella sede vescovile che ogni giorno prepara pasti per 150 rifugiati. Inoltre ha dato la possibilità alla Caritas di attivare un piccolo ambulatorio, che fornisce assistenza medica e farmaceutica ai più poveri e tiene continui contatti con le zone di guerra.

Infatti ad essere particolarmente drammatica è la condizione dei rifugiati. Coloro che si sono allontanati dalle aree di guerra e si sono riversati nelle città ucraine limitrofe, sono degli “invisibili”, privi cioè di qualsiasi copertura sociale e sanitaria. Un destino che li accomuna a chi è rimasto nella “zona grigia”, in quanto le autorità ucraine per frenare il contagio separatista hanno introdotto un rigido sistema di permessi di entrata e di uscita dalle Repubbliche autoproclamate, dove il governo di Poroshenko ha sospeso l’erogazione di tutti i servizi sociali e sanitari. Così gli anziani ogni mese per ritirare la magra pensione sono costretti a recarsi nelle zone controllate dagli ucraini, andando ad allungare così le file ai check point insieme a coloro che si recano “dall’altra parte” in cerca di lavoro.

«La situazione sanitaria è molto complessa – raccontano – perché dal punto di vista organizzativo sono rimasti ospedali dell’ex Unione Sovietica, ma sostenuti con limitati finanziamenti da parte dello Stato. Nelle città so-

ZAPORIZHA

DO NB AS S

DONETSK

MARIUPOL

no presenti alcuni grandi strutture ospedaliere con tanti medici ed infermieri malpagati e le cure mediche e farmacologiche sono quasi totalmente a carico dei pazienti.

Le dotazioni tecnologiche sono limitate ed obsolete.

Abbiamo visitato una Terapia Intensiva Neurochirurgica con il pavimento e la porta in legno, dove la sacca del catetere urinario è una bottiglia di plastica e i letti formati da materassini di gomma piuma».

Nella “zona grigia”, anche ucraina, è particolarmente deficitaria l’attività di soccorso dei feriti di guerra: le ambulanze sono poche, anche perché per entrare nell’area sono necessari i permessi dell’esercito.

«La nostra collaborazione con il Comitato continua a distanza, ma non è escluso che torneremo presto in Ucraina – commentano gli operatori sanitari –. Abbiamo privilegiato progetti della durata di 6-8 mesi. Alcuni sono in fase di attuazione. L’Unicef, per esempio, ha proposto un progetto che riguarda i bambini e l’assistenza al parto. Medici senza Frontiere si occuperà di riattivare il servizio di unità mobili con personale specializzato a bordo, per portare cure e medicinali nelle zone lontane dalle città. Altri interventi riguarderanno i malati oncologici e gli anziani».

Tratto da www.sacrocuore.it/journal

Tubercolosi e AIDS

... e una stanza dello stesso distretto nella zona grigia

Una delle emergenze sanitarie maggiori è quella legata alla tubercolosi: l’Ucraina è uno dei cinque Paesi al mondo con il più alto numero di casi di TBC farmaco-resistente. Esistono gravi limiti nell’identificazione della malattia e nella gestione terapeutica. E pure dove si riscontrano livelli di eccellenza ci sono grosse difficoltà a dare continuità ai metodi di diagnosi e cura più moderni. Anche AIDS è molto diffuso, ma non è meno impellente la necessità di un supporto psicologico per i casi di stress post bellico e per gli sfollati, soprattutto bambini e anziani.

Veri animatori calabriani 26

SPAZIO FIORITO MARIANO

Famiglia calabriana All’oasi San Giacomo di Vago c’è una scuola davvero diversa da tutte le altre... Si tratta della scuola per animatori, nata per formare i ragazzi che poi accompagnano i più giovani nelle varie esperienze formative, campi scuola compresi...

D

a qualche anno ormai, alla Casa Incontri San più... sì... essere animatori non è solo stare vicino, conGiacomo, per le giovani leve evangelizzatrici c’è solare, aiutare, consigliare. Essere animatori è un qualun percorso tutto unico e speciale: LA SCUOLA cosa di più... essere animatori è farsi animare dallo SpiriANIMATORI!!! Tale “scuola” è costituita da una serie to e annunciare con la nostra vita quello che di bello il di cinque allenamenti, ossia di cinque appuntamenti in Signore ha operato e opera ogni giorno in noi!!! cui i ragazzi prendono consapevolezza che più che esseEssere animatori vuol dire essere EVANGELIZZAre animatori sono degli evangelizzatori, giovani sì... ma TORI!!! pur sempre evangelizzatori.

L’obiettivo della “scuola animatori” non è tanto quelL’équipe della scuola animatori lo di insegnare qualcosa o di “mettere dentro” nel bagaglio di ogni nostra singola esperienza chissà quale altra teoria o tecnica; il fine della “scuola animatori” è invece Testimonianza far sì che nella praticità della quotidianità ognuno possa essere “createvole”, ossia possa “tirar fuori” tutto il belLa scuola animatori è un allenamento di 5 incontri in lo che ha perché solo in questo modo possiamo costruicui si impara a relazionarsi positivamente con i ragazzi, re, insieme, rapporti positivi e veri con gli altri, con noi e in cui si va alla ricerca di quelle caratteristiche che stessi e con Dio! scatenano e potenziano le varie abilità. Risolvendo I maestri che ci hanno accompagnato in quest’avvenenigmi e svolgendo alcune dinamiche, dove il divertitura sono Gibì e DobbiaW. Sono due simpatici clown mento non è mancato, allenamento dopo allenamento nati dalla penna di Walter Kostner nel 1978. Questi due comprendevamo sempre più come dovevamo essere amici sono maestri di relazione perché con la loro semanimatori, ossia come metterci in gioco con noi stessi e plicità riescono a rompere quegli schemi che spesso ci in relazione con gli altri. Subito dopo questa “scuola”, paralizzano. E con la loro immediatezza ci avvicinano se si passano alcune “verifiche”, si diventa animatori e, alle realtà più profonde, spesso nascoste nella semplicinel giro di qualche mese si possono vivere delle espetà. Ci hanno insegnato che l’amicizia tra due persone rienze fantastiche tra cui i campi invernali o estivi, o i cresce quanto più ci si immerge nei pensieri dell’altro, grest con una sorprendente carica esplosiva nella fede, nell’interesse per l’altra persona, nella capacità di essenell’amicizia, nella preghiera e nel’amore. Questo perre specchio per l’altro per aiutarlo a guardarsi dentro e a corso della “scuola animatori” mi ha portato a capire riscoprire i valori della vita. che nella vita basta poco per essere felici e che questo Durante questo percorso abbiamo avuto sì come maepoco ci porta sempre più vicino a Dio rispetto all’eccesstri Gibì e DoppiaW, ma soprattutto abbiamo avuto il so della vita quotidiana; e che la scuola animatori non Maestro, Gesù, perché sul suo esempio abbiamo assapodura 5 incontri e nemmeno 10, e nemmeno un anno, la rato la bellezza delae preghiera e delscuola animatori dura una vita intera l’affidamento a Lui; piano piano, ad perché infinte sono le cose belle che La scuola animatori ha sede ogni incontro, si creava un rapporto Dio ha messo in ciascuno di noi. all’Oasi San Giacomo di Vago. sempre più intimo e particolare e la Chi volesse saperne di più sete per la Parola cresceva sempre Ludovica può scrivere a

info@spaziofioritomariano.com

Un dormitorio a San Zeno Famiglia calabriana

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posti letto destinati a persone senza fissa dimora nel periodo invernale, quando il freddo rende proibitiva la vita di chi dorme per la strada. Le stanze sono state realizzate a San Zeno in Monte per iniziativa dell’associazione “Casa Nostra” che già da diversi anni gestisce una mensa per i poveri nella Casa Madre dell’Opera.

Le stanze sono state benedette dal Casante padre Miguel Tofful lo scorso 28 febbraio, ma in realtà sono pienamente operative già da dicembre 2016 (la struttura è aperta dal 1° dicembre al 31 marzo, proprio per fronteggiare l’emergenza freddo). I letti sono divisi in quattro stanze. Per ogni letto sono fornite lenzuola, coperte e un armadietto. Inoltre gli ospiti hanno accesso a bagni e docce. Per questioni di sicurezza ogni stanza è video-sorvegliata.

Durante la notte nella struttura è presente un operatore volontario che ha una propria stanza da letto dalla quale può controllare le immagini provenienti dalle stanze. I volontari dell’associazione “Casa nostra” che si prestano a questo servizio sono circa dieci, mentre sono una settantina quelli che danno una mano nella vicina mensa dei poveri, gestita sempre dall’associazione fondata da don Lionello Magagna, dove ogni sera vengono serviti circa quaranta pasti.

Gli ospiti del dormitorio, per accedere al posto letto, hanno bisogno di un permesso rilasciato dallo Sportello Unico del Comune di Verona. Il permesso ha durata temporanea, che può variare da una settimana a venti giorni, dopodiché il beneficiario lo deve rinnovare. La struttura apre alle 21.00, ma spesso anche prima se c’è molto freddo. Bevono qualcosa di caldo, spesso si guarda insieme la televisione e poi alle 22.00 si va a letto. Gli ospiti sono senzatetto di varie nazionalità.

Alcuni sono italiani, altri provengono dall’est europeo, dai Paesi nordafricani o dall’Asia, ad esempio dallo Sri Lanka.

Agli ospiti, prima della consegna del posto letto, viene fatto firmare un regolamento. In particolare viene loro chiesto di tenere in ordine la stanza, di non portare bevande alcoliche, di essere rispettosi del luogo.

Il Casante benedice il nuovo dormitorio

A turno, inoltre, fanno le pulizie delle stanze e dei bagni. Proprio il rispetto di queste regole è una condizione indispensabile per il rinnovo del permesso di pernottamento da parte del Comune.

«Non è facile lavorare con i poveri – dice Graziano Brentaro, presidente dell’associazione – in effetti se ne vedono un po’ di tutti i colori, anche perché spesso chi arriva da noi è davvero in situazione di grande bisogno da tutti i punti di vista. Però devo anche dire che sperimentiamo quotidianamente la Provvidenza, che vediamo sia nel lavoro dei volontari sia nell’aiuto dei benefattori. Di certo con la mensa e il dormitorio non si risolvono tutti i problemi di queste persone, tuttavia noi cerchiamo di donare loro un ambiente dove poter instaurare dei rapporti umani normali.

Magari quando se ne vanno non vanno via felici, ma almeno un po’ meno arrabbiati sì...».

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San Lodovico Pavoni

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Famiglia calabriana

I

l 16 ottobre scorso si è tenuto a Maguzzano il convegno annuale Ex allievi. I convenuti, tra Ex allievi e familiari, sono stati una sessantina: il numero può sembrare modesto, ma in realtà è eccezionale se si considera che a Maguzzano da quasi mezzo secolo, esattamente dal 1970, non vi sono più allievi e gli Ex allievi ancora in vita hanno quindi tutti dai 60 ai 90 anni.

Don Pietro Cunegatti, superiore di Maguzzano e per 12 anni Casante dell’Opera, ci ha parlato dello spirito di Don Calabria e delle opere calabriane nel mondo. Un momento particolarmente bello dell’incontro è stata la S. Messa accompagnata dal nostro canto gregoriano: a tutti è parso di ritornare indietro nel tempo quando qui in abbazia eravamo piccoli “BUONI FANCIULLI” accolti da San Giovanni Calabria nell’amorevole abbraccio della Divina Provvidenza di Dio. Quest’anno il convegno ha avuto una particolare coincidenza: infatti nello stesso momento del nostro incontro Papa Francesco a Roma santificava il bresciano don Lodovico Pavoni che per certi aspetti rappresenta per Brescia ciò che don Calabria ha rappresentato per Verona. Ci siamo messi sotto la sua protezione e ne abbiamo illustrato la travagliata vita che doverosamente vogliamo ricordare in questa occasione.

Lodovico Pavoni nacque a Brescia nel 1784, quasi un secolo prima di San Giovanni Calabria. L’inizio della vita di questi due grandi santi ha una sostanziale differen-

za: mentre don Calabria nacque nell’assoluta povertà, addirittura in una soffitta, il Pavoni venne al mondo ricco e nobile in un signorile palazzo di Brescia. Ambedue però seguirono un’unica strada, quella del Vangelo, accanto ai ragazzi poveri ed abbandonati.

Si narra che Lodovico talvolta aprisse le finestre del suo lussuoso palazzo per buttare vestiti a qualche passante povero e logoro, naturalmente con la severa disapprovazione dei suoi familiari. Diventò sacerdote nel 1807, in tempi storici ricchi di avvenimenti travagliati: l’arrivo di Napoleone, la chiusura di tanti monasteri, la deportazione del Papa in Francia, le razzie, il passaggio della Serenissima Repubblica di Venezia sotto il dominio austriaco. E poi ancora la tremenda epidemia di colera del 1836, le 10 giornate in cui Brescia resistette agli autro-ungarici nel 1849...

Queste tragiche vicende portarono miseria, soprattutto tra i ragazzi, molti dei quali si trovarono poveri, orfani ed abbandonati: don Pavoni, lasciando l’opportunità di una facile carriera ecclesiastica, li accolse amorevolmente, diede loro un tetto, insegnò una professione, affidandosi unicamente alla DIVINA PROVVIDENZA DI DIO. Morì nel 1849, subito dopo aver fatto fuggire i suoi ragazzi dalla sua Brescia assediata dagli austriaci.

Una storia simile a quella di san Giovanni Calabria, che visse in tempi storici altrettanto duri. Tutti coloro che hanno trovato sulla loro strada buoni samaritani come San Lodovico Pavoni, San Giovanni Calabria o San Giovanni Bosco devono infinitamente ringraziare questi Santi Protettori e la Divina Provvidenza di Dio alla quale essi si affidarono. San Lodovico Pavoni ha un’altra notevole analogia con San Giovanni Calabria: nella sua comunità religiosa oltre ai sacerdoti vi sono religiosi laici che si dedicano soprattutto all’educazione dei ragazzi, esattamente come i fratelli dell’Opera Don Calabria, con pari dignità ed autorità.

Ora il Mondo sembra alla deriva e pare che il male sopraffaccia il bene, ma non è così: La storia di san Lodovico Pavoni anche adesso il e la diffusione nel mondo Signore ci manda della sua Famiglia religiosa grandi santi che ci danno speranza e si possono trovare sul sito gioia di vivere.

www.pavoniani.it

Mario Mario

Buseta e taneta Fare del bene senza mettersi in mostra.

Questo era uno dei motti di don calabria...

I

l mondo dell’associazionismo in ambito socio-educativo è una preziosa risorsa, insostituibile questo sia chiaro, soprattutto quando a pratiche concrete si associano riflessioni preziose che possono trasformarsi in trasmissione di sapere efficace. Tuttavia talvolta non si ha misura, men che meno notizia, di tutte quelle pratiche singolari o informali di persone che all’insegna della più completa gratuità, anzi investendo proprie risorse finanziarie e di tempo, operano in modo discreto accompagnando il percorso di crescita di bambini e ragazzi in difficoltà economiche e più in generale in situazioni socioculturali deprivate.

Questo “Bagliori” non segnalerà però nomi e cognomi: la persona di cui vorrei parlarvi, ma sono numerose, non vuole infatti apparire in nessun modo, tanto meno pubblicizzare il suo impegno che conosco da circa sei anni. non è però un motivo per non parlarne, perché pur nell’anonimato la sua è un’azione preziosa, concreta e tangibile che va conosciuta.

Lara (il nome è inventato) conosce una ragazza madre in difficoltà: due figli da due padri diversi e altri due molto piccoli nati dall’ultimo matrimonio, già in crisi.

Una situazione famigliare assai ingarbugliata quindi.

Un’altra ragazzina, molto seguita da una madre africana arrivata in Italia da sola, con tenacia e desiderio di offrire alla sua bambina (nel frattempo nata a verona) un futuro migliore però senza permesso di soggiorno e con giornate d’impegno intenso alla ricerca di lavoro e in una situazione di precarietà tipica della clandestinità (una situazione ora risolta con un appagante lavoro come sarta e la regolarizzazione). Un altro bambino africano, una situazione famigliare complicata dalla morte di un fratellino per una malattia congenita, una madre in difficoltà economica e un padre assente.

Lara inventa di domenica in domenica gite con i ragazzini, creature da portare in gita e senza far loro mancare nulla. via via coinvolge la sua numerosa famiglia, sorelle e fratelli, una decina di zii, ottiene la disponibilità della casa in montagna per settimane bianche; i maglioni, i pantaloni, le scarpe e tutto quello che serve viene recuperato dagli armadi dei figli cresciuti e riutilizzato, per il cibo si risolve e il de-

BAGLIORI AI MARGINI

naro arriva dai diversi rivoli di una famiglia allargata generosa come non ho mai visto prima.

Senza rumore, vanto alcuno, in punta di piedi e per anni Lara iscrive i ragazzi alla piscina, agli scout, organizza compleanni, coinvolgendo sempre madri, padri posticci, amichette, e il gruppo via via si allarga e cresce in tutti i sensi grazie ad una umanità rarefatta che non vuole lasciare traccia di sé. I bambini sono nel frattempo cresciuti: chi va al liceo chi alla scuola media, chi alle elementari e di Lara è evidente il segno che più le interessava lasciare, quello dell’amore per l’essere umano che si concretizza in benessere, crescita, autostima e senso di cura.

I problemi del mondo non sono risolti, di Lara si continuerà a non parlare sui giornali, nei dibattiti sul mondo da migliorare, nelle elaborate elucubrazioni degli specialisti il suo nome non verrà mai pronunciato. Parafrasando il filosofo e psichiatra Miguel Benasayag “nell’esperienza concreta il presente dura a lungo”. Lara non ha la natura dell’anima bella, quella che rivendica un altrove senza sporcarsi le mani, rinchiusa nel narcisismo profondo di chi costruisce il luogo ideale a partire dal suo Io. È purtroppo un modo molto attuale di evitare ogni tipo d’impegno facendo proclami. Ecco perché non vedrete mai Lara sullo scranno di qualche convegno universitario psico-pedagogico-antropologico-sociale e dintorni, in dibattiti astrusi dove il momento più atteso, nel profluvio di competenti parole sempre meno incarnate, è quello liberatorio del coffee-break.

Renato Perina

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Il “battezzatore” delle grotte beriche 30

FRATEL PERIN

Tempi e luoghi della memoria Fratel Giuseppe Perin, religioso Povero Servo e scienziato molto conosciuto, fondò negli anni Quaranta a Costozza un “Gruppo di Giovani Esploratori”. Naturalmente i ragazzi erano i Buoni Fanciulli della Casa. In quegli anni fratel Perin esplorò numerose grotte della zona, talvolta insieme ai ragazzi, avviando un censimento e un lavoro sistematico di denominazione. Ecco una cronaca di quel lavoro, tratta da un manoscritto dello stesso fratel Perin rielaborato dall’Ex allievo Giuseppe Baruffato.

U

n elemento importante del rilievo topografico è anche la toponomastica. Il rilevatore che in passato percorreva a palmo a palmo la superficie terrestre riportandola sulla carta, chiedeva agli indigeni come chiamavano quella località, quel monte, quel torrente ecc. Quel nome, nato chissà come, riportato dalla viva voce per molte generazioni, era stabilmente segnato sulla carta e quindi ufficialmente riconosciuto e adottato. Se il nome non esisteva, il monte, la valle, il rio, la casa, restava senza nome e il topografo non poteva inventarne alcuno.

Nel rilievo delle grotte beriche nella prima metà del ’900, il noto ricercatore Giuseppe Perin (1901-2001) ebbe l’onore non solo di scoprirne ed esplorarne di nuove, ma di battezzarle oltre che catalogarle con un numero.

Molte grotte avevano già un nome derivato spesso da qualche loro caratteristica, come il Buso dei Tesoro, nella zona di Lumignano, perché in esso meravigliose cristallizzazioni di calcite davano l’idea di oggetti preziosi; o la Grotta della Regina, a S. Cassiano, perché ospitò la raminga regina Adelaita; oppure la

Buoni Fanciulli del Gruppo Grotte di Costozza davanti al Covolo delle Palanche presso Fimon col Parroco di S. Gottardo che li ha ospitati e rifocillati nell’aprile del 1943. Chissà se qualcuno si riconosce?

Grotta delle Tette, a Mossano, perché adornata nel soffitto da concrezioni mammellonari e la Grotta di S. Bernardino perché ospitò il prodigioso Santo francescano ecc.

A volte i nomi delle grotte (come certi cognomi di persone) non hanno o sembrano non avere alcun significato e neppure alcuna relazione con quello della località: Buso Biondo, Covolo Colasso, Covolo la Loara (Lumignano), Fontana Travegna (Zovencedo) ecc. A volte il nome ha un significato proprio ma nessuno sa perché vi sia stato applicato: Covolo delle Palanche, Covolo delle Fugazze ecc. Parecchie grotte erano senza nome e quasi tutte le voragini erano indicate col nome generico dialettale di Speruia. Quelle poi di nuova scoperta, vergini da piede umano, lo erano anche di nome.

Dovette dunque il Perin assumersi la responsabilità di compiere parecchi “battesimi” inventando talvolta dei nomi di sana pianta. Spesso diede alla cavità il nome della località, casa o monte più prossimi: Grotta del Brosimo (sul monte omonimo), voragini di Villabalzana, Castegnero e S. Gottardo (vicine ai paesi

Fratel Giuseppe Perin

Tempi e luoghi della memoria omonimi), Voragine di Cisco (nella cantina della famiglia Cisco) e così via.

Altri nomi lì ricavò dalla caratteristica più spiccata: Covolo del Lucernario perché provvisto di un foro comunicante con l’esterno nel centro del soffitto; Covolo della Strega perché gli sovrastava una roccia che aveva un impressionante profilo di una vecchia strega; Voragine dei Ciclamini perché ospitava sulle sue pareti numerose pianticelle del delicato fiore; Grotta della Penitenza perché costrinse l’esploratore ad avanzare strisciando..., Grotta Misteriosa perché richiese parecchio sgombero di terra per avanzare nei suoi misteriosi cunicoli; Voragine Tre Occhi perché sboccava verso il cielo con tre aperture; Grotta della Strettoia nella quale rischiò di sacrificare le braghe.

Gli piacque applicare anche qualche nome dialettale: Covolo Fatoben per la sua forma così regolare che somigliava a un’opera umana; Covolo Rebaltà perché sembrava un paiolo in atto di versare la polenta; Covolo Nogherivo perché inaccessibile; Covolo Boccaverta perché sembrava la bocca di “Momoletto” (un suo allievo) quando sbadigliava.

Ad altre cavità assegnò il nome dello scopritore, dell’esploratore o del proprietario: così, Voragine Marsiay a una delle più profonde e rilevanti, per ricordare il proprietario e il suo giovane figliolo, gentile e cortesissimo, scopritore ed esploratore; Grotta di Gabriello, di Nello, di Sante, Voragine Armellin e Grotta Giulio da Schio per ricordare il proprietario e gli scavi da lui fatti.

A qualcuna, per assecondare lo spirito religioso che sentiva tanto vivo in sé, diede un nome sacro: Covolo di Lourdes perché l’edera e la limpida sorgente gli ricordava quello famoso dei Pirenei; Covolo del Paradiso, Covolo degli Angeli ecc.

Un nome particolarmente sacro lo riservò a una serie di covoli sospesi a metà altezza del vertiginoso strapiombo di S. Cassiano alto un’ottantina di metri nel quale profuse tante fatiche e danari per compiervi quel che considerava una delle più belle opere della provincia (“La Via di Maria)”, capolavoro secondo lui, dal lato turistico, artistico e religioso e che la rabbia del demonio (proprio così si espresse) fece miseramente naufragare: Covolo della Madonna!...

A cura di Giuseppe Baruffato (info@geografica.it)

Fr. Giuseppe Perin era nato a Vicenza il 16 novembre 1901 da Sante e Paola Francesco Bianchi.

Entrato nell’Opera il 7 agosto 1924, fece la sua prima professione religiosa, diventò cioè Fratello, il 19 marzo 1932.

Era laureato in Scienze Agrarie, ma molto appassionato anche di astronomia e geologia, su cui scrisse numerosi articoli e qualche saggio originale. Ricordiamo per tutti il celebre Poesia e scienza dei Lessini e la Guida del Lumingeo sulla geologia berico-lessinica.

La sua intensa attività di studioso gli valse unanimi riconoscimenti dalla comunità scientifica sia locale che nazionale. È stato insegnante ed educatore in varie Case dell’Opera don Calabria, tra cui quelle di Costozza (VI), S. Zeno in Monte (VR), Milano, Maguzzano (BS) e il grande Centro Professionale di via Roveggia a Verona. Morì il 28 agosto 2001 all’età di quasi 100 anni.

Una lettera dei CAI Il Centro Alpinistico Italiano/Sezione di Vicenza con lettera dell’8 marzo 1943 XXI° indirizzata alla Casa dei Buoni Fanciulli di Costozza e avente per oggetto “Esplorazioni speleologiche nel Vicentino”, invita e fa esplicita richiesta alla direzione dell’Istituto che il neonato “Gruppo di Giovani esploratori” faccia parte del Gruppo Grotte del C.A.I. già attivo da otto anni: lettera firmata dal Capo Gruppo Gastone Trevisiol. Fratel Perin aderì con entusiasmo e ben presto il gruppo si trovò dunque a lavorare anche per conto del CAI.

Don Santo Laffranchini 32 Ricordando Il 17 febbraio a Negrar è tornato alla Casa del Padre don Santo Laffranchini, Povero Servo della Divina Provvidenza. Il suo funerale è stato celebrato il 20 febbraio a San Zeno in Monte. Ecco le parole pronunciate dal Casante in ricordo del confratello defunto...

C

arissimi fratelli e sorelle in Gesù Cristo, ci troviamo radunati oggi per rivolgere l’ultimo saluto al nostro caro confratello don Santo Laffranchini che Dio ha chiamato a Sè. Ci uniamo in preghiera per lui ringraziando il Padre per il dono di don Santo. La vita è un dono che gratuitamente abbiamo ricevuto da Dio, ed è molto bello ricordare e riconoscere come don Santino abbia ricevuto questo dono e abbia deciso di spenderlo per gli altri, donandosi senza riserve, anche in mezzo a tante fragilità e limiti che sono propri della nostra condizione umana.

In questa celebrazione dell’eucarestia noi vogliamo essere riconoscenti a Dio, che gratuitamente ha riversato sul nostro confratello tanti doni, e guardiamo la sua

vita alla luce di tutto ciò che ha ricevuto e donato. Ieri sera mentre pregavamo il rosario, si diceva che la vita di una persona è segnata da tanti eventi, relazioni e persone che l’hanno resa come la conosciamo. Questo vale anche per don Santino, che nella sua vita in congregazione ha ricevuto molte obbedienze e ricoperto tanti incarichi anche di responsabilità.

A questo proposito mi sembra importante ricordare che don Santino è stato per due mandati in Consiglio generale, dal 1978 al 1990. Nel primo sessennio è stato segretario, nel secondo Vicario. Inoltre è stato Padre Maestro a Roma e Verona dal 1990 al 1995, contribuendo alla formazione di alcuni giovani poi diventati Poveri Servi. Infine ha ricoperto il ruolo di consigliere della Delegazione Italiana dal 1990 al 1996 ed è stato anche responsabile dei Fratelli e Sorelle Esterni dal 2003 al 2007.

Lasciandoci illuminare dalla Parola del Signore che abbiamo ascoltato, guardando la vita del nostro confratello possiamo toccare con mano le parole di San Paolo: «Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore». Il nostro vivere e anche il morire trova senso e pienezza quando al centro della nostra vita c’è Cristo. Lui deve essere il motivo per il quale una persona vive.

Il brano del Vangelo che abbiamo scelto rappresenta in certo modo la vita di don Santino che ha sentito la chiamata di Gesù e come gli apostoli, che non erano persone perfette, è stato inviato a predicare che il regno di Dio è vicino, a guarire, a essere vicino alle persone, ad annunciare la pace. Ogni volta che ci incontrava diceva: «La pace sia con te fratello». Ha vissuto profondamente l’amicizia con Gesù e ha manifestato l’amicizia a tante persone che incontrava e con cui manteneva rapporti fraterni.

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Vorrei soffermarmi sull’espressione “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Questa frase del Vangelo è stata molto cara a don Calabria e l’ha trasmessa ai suoi primi religiosi e laici. Credo che una delle cose, tra le tante altre, che ha caratterizzato di più la vita di don Santino sia stata la sua generosità e amore ai poveri. Possiamo dire che riguardo a questo “aveva le mani bucate”. Magari chiedeva molto, specie in questi ultimi anni anche a causa della sua malattia, però mai ha pensato a se stesso, donava tutto. Noi chiediamo perdono se tante volte lo abbiamo giudicato e ci siamo arrabbiati con lui per questo suo atteggiamento, però non possiamo dubitare della sua generosità. Viveva con forza il senso della provvidenza e della gratuità come l’ha imparata dai primi fratelli nelle case dell’Opera.

Sempre guardando nell’ottica del “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, è stato colmato di tanti doni che ha sempre donato con umiltà e semplicità: il suo sorriso, poiché era una persona allegra e gioiosa; la sua vicinanza e capacità di avvicinarsi ai giovani, agli anziani, ai malati, a tutti. Aveva una grande capacità di comunicazione. Lo ricordiamo come una persona che sapeva mediare e trasmettere con la sua vita l’amore di Dio che aveva ricevuto. Ci colpiva sempre la sua vita di preghiera e profondità spirituale che ha vissuto e insegnato a tanti.

Don Santino è nato a Esine (val Camonica - Bs) il 1° maggio 1939 ed è stato battezzato due giorni dopo.

Vivendo in una famiglia molto religiosa ha cominciato da subito un cammino di crescita nella fede. Sentendo che il Signore lo chiamava e aveva un progetto per la sua vita, è entrato in casa all’età di 20 anni a Nazareth, per discernere più profondamente questa chiamata e la volontà di Dio per la sua vita.

Nel percorso formativo è andato maturando la sua vocazione e ha chiesto di entrare in noviziato, preparandosi in questo modo per la professione religiosa. È diventato Religioso Povero Servo della Divina Provvidenza l’8 settembre 1963.

Dopo un anno nella casa di San Zeno in Monte ha iniziato a studiare teologia. È stato ordinato Sacerdote il 29 giugno 1968. Fin da subito è stato sempre disponibile per le diverse obbedienze che gli sono state chieste dai superiori

Noi rendiamo grazie al Padre per la vita di don Santino e lo affidiamo alla Sua misericordia perché lo accolga tra le sue braccia donandogli il premio eterno riservato a tutti coloro che hanno vissuto la gratuità e la testimonianza evangelica come tanti dei nostri fratelli e sorelle che ci hanno preceduto. Grazie don Santino per quello che sei stato nell’Opera. Adesso vivi per sempre in Dio e nei cuori di tutti noi, dei tuoi cari e di tante persone che hai incontrato e aiutato lungo la tua vita e hanno riconosciuto in te l’amore provvidente del Padre.

P. Miguel Tofful

e così è stato nella casa di San Zeno in Monte, San Benedetto, San Giuseppe, Oasi San Giacomo, Centro don Calabria di via Roveggia (Verona), nelle diverse parrocchie affidate all’Opera, a Borgo Nuovo (Verona), Nicastro e Capizzaglie (Lamezia Terme). Dal 1978 al 1990 è stato eletto in Consiglio generale, mentre dal 1990 al 1995 ha ricoperto l’incarico di Maestro dei Novizi in Italia. Dal 1996 al 1999 è andato in Angola come superiore della Casa di Formazione di Benguela.

Poi tornato dall’Angola è stato nuovamente nelle case di San Giacomo, San Benedetto, San Zeno in Monte, Milano e ultimamente nella comunità della Città del Ragazzo a Ferrara fino ad un anno fa quando per causa della sua malattia è rimasto nella comunità di Casa Perez a Negrar, dove il Signore lo ha trovato preparato e pronto per l’incontro definitivo con lui nelle prime ore di venerdì 17 febbraio.

Sorella Secondina Marchetti 34 Ricordando Giovedì 23 febbraio è salita al Cielo la Sorella Secondina Marchetti, Povera Serva della Divina Provvidenza. Aveva 92 anni, era la più anziana tra i religiosi dell’Opera, e il 25 marzo prossimo avrebbe compiuto 64 anni di vita consacrata. Ecco il ricordo delle Sorelle e alcuni passaggi dell’omelia del Casante pronunciata durante il funerale a San Zeno in Monte...

S

orella Secondina, è nata a Castel Sant’Angelo (Rieti), il 19 ottobre 1924, è stata battezzata il 16 novembre successivo, ricevendo il doppio nome di Isolina Secondina. Apparteneva ad una famiglia patriarcale di profonda fede cristiana, costituita dall’unione di due nuclei: due fratelli avevano sposato due sorelle e con i loro figli in totale avevano formato una grande famiglia di 17 persone. Isolina, come la chiamavano in famiglia, rimasta la più grande delle due sorelle e dell’unico fratello – altri erano morti da piccoli – si occupava in casa dei bambini e della cucina, mentre gli altri si affaccendavano nei campi. La povertà e il sacrificio hanno forgiato la sua personalità fin dall’infanzia, insieme ad un grande spirito di fede ricevuto da genitori e nonni.

È la mamma che racconta la vocazione di Secondina nella lettera in cui dà il suo consenso per la sua entrata nell’Opera: «Sono contenta che mia figlia si è incontrata con la Parola di Dio... e che si è avvicinata al Signore. È vero che da piccola aveva l’idea di farsi monaca. Aveva messo un libretto di preghiere sotto il cuscino e tutte le sere quando andava a letto lo leggeva per due o tre ore, tanto che le sue sorelle e le cugine la canzonavano». Ma lei, decisa ad andare nella Casa di Dio, a 22 anni si trasferì a Roma a vivere con una parente, sperando di trovare il modo per rispondere al suo profondo desiderio di consacrarsi al Signore.

Attraverso il Povero Servo don Giovanni Paganizza, nel 1949, conobbe le Sorelle nella Casa Buoni Fanciulli “S. Pio V” di Primavalle, dove ebbe l’occasione di scrivere a Madre Serafina Carli: «Reverenda Superiora, sono felice di mandarle per la prima volta questo mio povero scritto, che mi servirà anche per fare la sua conoscenza.

Da 8 giorni mi trovo nella Casa del Signore e mi sento tanto felice. Nella mia vita non ho passato giorni tanto lieti... Voglio sperare che avrà la bontà di accogliermi tra le sue figlie, fin da questo momento mi metto nelle sue mani, faccia di me quello che vuole».

Venne accolta a Santa Toscana il 21 ottobre 1949 come postulante e pronunciò la prima professione religiosa tra le Povere Serve il 25 marzo 1953.

Quello che aveva imparato a casa,

35 L’omelia del Casante mettendosi a servizio di tutti, era anche la sua principale occupazione durante la lunga vita religiosa, interamente donata nelle cucine di tante Case dell’Opera: Nazareth, Milano, Maguzzano, Via Roveggia, Ferrara Santa Monica, San Zeno in Monte, Roverchiaretta, Costozza, San Pancrazio, Verona Saval, Madonna di Campagna, Roma Primavalle, Santa Toscana, San Vito di Negrar.

Sorella Secondina non era solo generosa nel servizio, che esprimeva con attenzioni di mamma verso i ragazzi, i Fratelli, i Sacerdoti, ma prima di tutto viveva una profonda fede. Pregava tanto e amava Gesù Eucaristia e la Madonna che l’hanno sostenuta in tanti momenti di prova e nelle sue difficoltà di salute.

Avendo conosciuto personalmente San Giovanni Calabria, ne custodiva il ricordo e manifestava la stessa venerazione verso la persona di ogni Casante successivo, esprimendogli filiale affetto e sincera preghiera. Il suo carattere forte e caparbio la sosteneva nel dovere quotidiano fatto di sacrificio e di fatica, ma talvolta era anche motivo di sofferenza per sé e per le persone con cui condivideva la vita.

La presenza in famiglia di una sorella disabile e diverse vicende dolorose, hanno affinato la sensibilità di Sor. Secondina, predisponendola ad una particolare attenzione verso i deboli e i sofferenti e donandole un amore premuroso, con cui ha sempre accompagnato le famiglie dei suoi fratelli e le loro vicende.

Ha trascorso gli ultimi anni nella comunità Piccola Betania, a San Vito di Negrar, dedicandosi a piccoli servizi alle Sorelle, alla cura di piante e fiori, alla preghiera e all’offerta.

A lei, che era molto devota dell’Eucaristia e pregava tanto per i Sacerdoti, il Signore ha fatto il dono di concludere la sua vita terrena proprio nel giorno di giovedì, il 23 febbraio scorso.

Grazie cara sorella Secondina, della tua testimonianza di vita. Grazie per il tuo amore all’Opera e alla Congregazione. Ricordati di noi e dei tuoi Cari, ora che contempli il tuo Signore nella gioia e nella pace del Suo Regno.

■

Sorella Secondina ha vissuto una lunga vita di consacrazione al Signore nella semplicità e nascondimento come li ha imparati dallo Spirito dell’Opera e dal carisma delle Povere Serve della Divina Provvidenza. Lei che ha consacrato la sua vita al Signore ha cercato sempre di amarlo e servirlo nelle comunità e attività che le sono state affidate durante la sua vita. Soprattutto ha saputo attendere il Signore con la fedeltà delle vergini sagge del vangelo; lei, oltre alla lampada accesa della perseveranza, ha saputo tenere pronto il vasetto dell’amore per andare incontro al Signore. [...]

Guardando sorella Secondina e alla sua vita, possiamo scoprire come è stata una vita di attesa con la lampada accesa, alle volte assopita dal sonno, altre volte dalla stanchezza, dalla malattia, dagli anni e da tanti acciacchi della vita; però piena di olio di riserva come le vergini sagge. La sua vita di preghiera e profonda comunione con il Signore; il suo amore a Gesù; l’amore all’Opera; alla missione affidata; ai poveri; ai bambini; ai Sacerdoti e ai Fratelli; nella semplicità di vita di lavoro nascosto, tutto questo l’ha mantenuta in attesa dello sposo con la riserva sufficiente d’olio per entrare a fare parte con Lui della festa eterna.

Non è stata una donna sprovveduta e stolta, ma ha mantenuto sempre accesa la fiamma della fede, speranza e carità assieme ad un abbandono filiale nelle mani del Padre, proprio del carisma che le è stato affidato mediante la consacrazione religiosa nell’Opera come Povera Serva della Divina Provvidenza imparato da don Calabria stesso e dalle prime Sorelle.

Oggi vogliamo ringraziare il Padre per la vita di Sorella Secondina e per il dono che è stata per la Congregazione delle Povere Serve, per noi Poveri Servi, per tutta l’Opera e per tantissime persone. Ti ricordiamo così come eri, una donna piena di energia, di grande comunicazione e di una fede profonda. Ti pensiamo con il tuo sguardo stupito e meravigliata contemplando il tuo sposo Gesù, insieme alla Madonna e a San Giovanni Calabria che tanto hai amato e pregato.

P. Miguel Tofful

Anniversari

Padre Rosalino

NOTIZIE

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Lo scorso 12 febbraio a Nova Roma, nel Rio Grande do Sul, padre Rosalino Vanzin ha festeggiato i 25 anni di ordinazione sacerdotale insieme a familiari, amici e confratelli Poveri Servi.

Delegazione Mamà Muxima

Consigli generali in ritiro

Nuovo centro di salute a Luanda

I Consigli generali dei Poveri Servi e delle Povere Serve, insieme alla Moderatrice delle Missionarie dei Poveri e al Delegato della Delegazione S. G. Calabria hanno fatto insieme gli esercizi spirituali nella Casa Esercizi Cardinal Piazza a Venezia dall’1 al 7 marzo. Il ritiro è stato guidato da Suor Gabriella Mian.

Ordinazioni e professioni Un nuovo diacono in Brasile Domenica 19 marzo S.E. mons.

Vital Corbellini, vescovo di Marabà - PA (Brasile) ha ordinato diacono il Povero Servo JOSÉ HAROLDO DE OLIVEIRA MEDEIROS, nella parrocchia São João Batista di Jacundá (Pará - Brasile).

Professione triennale in Angola

Il giorno 5 febbraio sor. Conceição Mahila Muinga ha emesso la sua Prima Professione Triennale nella parrocchia di S. João Calabria in Luanda (Angola). Erano presenti i suoi familiari, i religiosi e religiose delle diverse comunità e moltissimi tra parrocchiani e gli amici della Famiglia calabriana.

Nel dicembre 2016 è stato inaugurato un nuovo posto di salute che fa capo all’ospedale Divina Providência di Luanda nel quartiere Golf della capitale angolana. Si tratta del Centro Medico San Marcos, dove la popolazione può ricevere una prima visita e prestazioni ambulatoriali, in particolare le vaccinazioni per i bambini. Con questa inaugurazione i posti di salute che gravitano intorno all’ospedale sono cinque.

Sorelle Povere Serve

Nuova comunità a Limoeiro Il 21 febbraio le Sorelle Povere Serve hanno iniziato ufficialmente la loro presenza a Limoeiro, nello stato del Pernambuco. La prima comunità è composta da Sor. Juliana Vidal e da Sor. Anésia Maria Saraiva. In questi primi tempi collaboreranno con i Poveri Servi già presenti a Limoeiro con una parrocchia e la gestione delle attività sociali fondate dal missionario italiano padre Luigi Cecchin.

Assemblea delle parrocchie italiane

Delegazione S. G. Calabria / 1

Assemblea di fine triennio Si è svolta il 14 marzo a San Zeno in Monte l’assemblea dei Religiosi della Delegazione San Giovanni Calabria.

Durante l’incontro è stata fatta la verifica del triennio 2014-2017. In particolare viene verificato il progetto Tiberiade, sul quale la Delegazione ha lavorato in questi anni, con tre obiettivi: il primo centrato su comunità e fraternità, il secondo su collegialità e gestione delle opere, il terzo sulla cultura vocazionale.

L’ultima parte dell’assemblea è stata dedicata alle proposte e indicazioni per il nuovo progetto di Delegazione, relativo al triennio 2017-2020. Sempre nell’ultima parte sono state presentate le tappe dell’anno vocazionale calabriano che sta per iniziare.

NOTIZIE

Delegazione S. G. Calabria / 2

Si è svolta sabato 25 febbraio, presso la parrocchia S. Maria Assunta e S. Giuseppe a Primavalle, l’Assemblea delle parrocchie affidate all’Opera in Italia. Accompagnate dai loro sacerdoti, erano presenti circa 70 persone, rappresentanti della Parrocchia S. Giovanni Calabria di Lamezia Terme (CZ), della Parrocchia S.Maria di Tutti i Santi di Napoli, della Parrocchia S. Anna a Capuana di Napoli, oltre agli amici della Parrocchia S. Maria Assunta e S.Giuseppe di Primavalle, che con grande accoglienza ha ospitato l’incontro.

Il tema affrontato è stato quello vocazionale, presentato con il titolo provocatorio “Chi dorme non piglia pesci”, e ha avuto come icona biblica il brano del Vangelo di Luca (Lc 5,1-11) della pesca miracolosa.

Assemblea del volontariato “Perez”

Il 12 marzo si è svolta a S. Zeno in Monte l’assemblea ordinaria dell’associazione di volontariato calabriano “Francesco Perez”. Oltre agli associati, erano presenti i coordinatori regionali e la presidenza centrale dell’associazione, guidata dal presidente Carlo Delaini.

Ex allievi

Carnevale “calabriano” Le origini del Carnevale di Verona 2017 risalgono al cinquecento, quando una grave carestia portò la città sull’orlo di una rivolta popolare, che venne placata con una distribuzione straordinaria di alimenti da parte delle autorità, poi annualmente ripetuta e arricchita di eventi. Ai giorni nostri il Carnevale viene celebrato con una serie di manifestazioni spettacolari e di grande richiamo, organizzate dal Comitato Bacanal del Gnoco. In questa serie di festeggiamenti ecco che si innesta anche la nostra festa di carnevale... il carnevale dei “buoni fanciulli”.

Il 16 febbraio alla Casa san Benedetto si sono ritrovati i nostri ragazzi provenienti da tutte le comunità: Casa san Benedetto, Casa Nazareth, Casa Boukrà, Cà sellè, Casa Grammelot, Casa Manitos, Casa san Giovanni Calabria di Mantova, Casa Mangiluna, Casa sant’Agata, Casa san Giovanni Calabria di Mantova, inoltre Casa Galbusera e i più lontani... i Ferraresi... tutti insieme allegramente abbiamo festeggiato il carnevale. Come vuole la tradizione, la serata è stata allietata da una montagna di gnocchi, come sempre cucinati dai nostri amici Ex-allievi di san Zeno in Monte. A tal proposito ringraziamo: Francesco, Paolo, Giuseppe, Giovanni, Renzo e Giuliano che hanno condiviso con noi la gioia della serata e che con la loro testimonianza operosa mostrano ai ragazzi che possono costruirsi un bellissimo cammino di vita, proprio a partire da questo tempo nelle case dell’Opera.

Naturalmente in ogni festa dei ragazzi che possa chiamarsi tale, non potevano mancare le patatine fritte che insieme ai galani hanno reso “golosa” la serata. Maschere, gnocchi, patatine fritte, galani e... il pallone! Dopo la fantastica cena, tutti in campo... E vai di partite...

A fine serata il bilancio è ampiamente positivo, tutti hanno potuto gustare delle bontà, godere di un tempo di gioia e di gioco festoso, stare insomma bene insieme, all’insegna dello spirito di Famiglia che il nostro don Calabria voleva e vuole ogni giorno in tutte le nostre CAsE!!!

Anniversario

NOTIZIE

38 Centro di Cultura e Spiritualità Calabriana

Essere Vangeli viventi oggi?

Grande partecipazione lo scorso 10 febbraio per l’incontro con il filosofo Roberto Mancini sul tema della radicalità evangelica. Un appuntamento che rientra nel percorso formativo del Centro Culturale Calabriana, dedicato quest’anno al tema della radicalità.

Filippine

Don Calabria a grandezza naturale

Una statua di legno che raffigura don Calabria a grandezza reale. È stata donata ai ragazzi della Casa di Formazione di Callbayog nelle Filippine. La statua è stata benedetta dal responsabile della missione padre Rey e sistemata nella cappella del seminario. La “Nazareth Formation House” di Calbayog City ospita 43 ragazzi dai 17 ai 22 anni, seguiti da 4 religiosi dell’Opera Don Calabria. Sono tutti studenti di filosofia e “aspiranti” alla vita religiosa.

PREGhIAMO cOn LA chIESA chiamaci a lavorare

L’Ex allievo Luigi Caltroni con la moglie Paola Salvi, insieme a Papa Francesco a Santa Marta in occasione dei loro 50° anniversario di matrimonio. Congratulazioni e auguri!

Benvenuto Luca!

Venerdì 17 febbraio è nato Luca. Lo annunciano alla Famiglia calabriana la mamma Elena Zamboni, il papà Federico Compri e il fratellino Michele. Con gioia lo hanno accolto anche i nonni Renata e Giuseppe Zamboni, che fin dai tempi della scuola era stato battezzato “Zambo” dagli amici Ex allievi.

Giuseppe è da sempre un collaboratore dell’Opera e dell’associazione Ex allievi e ha assorbito pienamente lo spirito di san Giovanni Calabria. Gli Ex allievi augurano al piccolo Luca di crescere alla scuola del nonno.

La parola del Padre

Per l’ultimo posto

signore Gesù, che hai chiamato chi hai voluto, chiama molti di noi a lavorare per Te, a lavorare con Te. Tu, che hai illuminato con la tua parola quelli che hai chiamati e li hai sostenuti nelle difficoItà, illuminaci con il dono della fede in te.

E se chiami qualcuno di noi, per consacrarlo tutto a Te, il tuo amore riscaldi questa vocazione fin dal suo nascere e la faccia crescere e perseverare sino alla fine.

Amen.

GIOVANNI PAOLO II

Ci si fa religiosi non per il nostro comodo, ma per servire Gesù nella persona dei poveri, per obbedire a Gesù nella persona dei superiori.

Non ci si fa religiosi per avere un posto, ma per essere sempre all’ultimo posto.

Gesù ha detto: «Dopo che avete fatto tutto il vostro dovere, dite: siamo servi inutili».

E non è cosa facile considerarsi servi inutili e amare di essere considerati servi inutili.

Ringraziamo tutti il buon Dio che gratuitamente ci ha chiamati per aiutarlo nella grande opera della sua salvezza, cercando di diffondere il santo suo Regno. (sAN GIOVANNI CALABRIA, Parole vive)

Tornati al Padre

Il 4 febbraio la sig.ra Domenica Sponda mamma di sor. Maria Rosa Girlanda e sorella di sor. Maria Sponda è deceduta dopo una lunga malattia. Siamo vicini alle nostre consorelle e preghiamo per la loro famiglia in questo momento di dolore.

Dalma Rapini Il 12 marzo è tornata alla Casa del Padre la signora Dalma Rapini, moglie dell’Ex allievo Renzo Turco. Dalma aveva fatto per molti anni la volontaria coordinando il magazzino della Procura Missioni e anche Renzo è stato per tanti anni una colonna della Procura Missioni a San Zeno in Monte. Siamo vicini con grande affetto nella preghiera al caro Renzo e ai figli Silvana, Tiziana e Andrea, nella convinzione che adesso Dalma è in Cielo vicino a San Giovanni Calabria e da là veglia sui suoi familiari e sull’Opera.

Giancarlo Bozzetto Il 27 febbraio è mancato all’affetto dei suoi cari e ai mai dimenticati compagni di San Zeno in Monte Giancarlo Bozzetto, 67 anni. Entrato a far parte della nostra scuola nel 1961, ne uscì nel 1964 dopo aver studiato e imparato l’arte della falegnameria. Trasformò poi la passione per questa semplice arte in imprenditoria, diventando un esperto professionista del settore. Gli anni vissuti insieme nella nostra gioventù in collegio hanno reso indimenticabili tanti ricordi e aneddoti che ancora oggi raccontiamo con simpatia. Lo ricordiamo come persona umile e generosa, con sani principi come famiglia e il lavoro, che teneva al primo posto nel suo percorso di vita. Anche quando era messo a dura prova, con tenacia e forza trovava sempre la soluzione, e vinceva le avversità. In questo momento i suoi “vecchi compagni ex allievi” e i suoi compaesani di Tamai di Brugnera (Pordenone) lo ricordano con affetto e sono vicini, anche con la preghiera, alla moglie Silvana e ai figli Dimitri e Fiorina.

Sergio Gamberoni Il 29 gennaio è tornato alla casa del Padre Sergio Gamberoni, nato a Sant’Ambrogio il 31 luglio 1941, Ex allievo di San Zeno in Monte, Patronato e Roveggia.

La moglie Rita con i figli lo ricordano per l’onore e la grazia di aver frequentare questa scuola dove ha imparato il mestiere di sarto e per il dono di aver avuto una bella famiglia che ha amato e protetto.

Gli Ex allievi si uniscono al dolore dei familiari assicurando preghiera a suffragio del caro Sergio.

39

NOTIZIE

Domenica Sponda

◆ È mancato il nostro Fratello Esterno Antonio Masini, di San Bonifacio. Era molto attivo nella parrocchia. ◆ Dopo una vita di dono amorevole e di sincera fede, improvvisamente, ma in serenità, è mancata ai suoi cari Luciana Mancini in Mion, di anni 77. Ogni domenica con il marito Costantino, già presidente centrale degli Ex allievi, e il figlio Giorgio partecipava alla S. Messa a San Zeno in Monte. I funerali si sono svolti nella chiesa di Santa Maria di Negrar venerdì 17 febbraio con molta partecipazione sia di sacerdoti dell’Opera sia di Ex allievi. Tutta la Famiglia calabriana si stringe intorno al caro Costantino e alla sua famiglia in questo momento di dolore. ◆ Il giorno 11 febbraio 2017, giorno della Beata Vergine di Lourdes, ci ha lasciati Aurelio VENTURINI di anni 80 compiuti il 7 gennaio scorso. Aurelio ha studiato a Maguzzano ed a Nazareth, case di San Giovanni Calabria. I funerali si sono svolti il 13 febbraio nella chiesa parrocchiale di Tregnago celebrati dal parroco Don Silvano Cantù; hanno concelebrato tre religiosi di San Giovanni Calabria: Don Gaetano Gecchele, Don Piergiorgio Murari e Padre Abramo. Il caro Aurelio è stato sepolto nel cimitero di Cogollo di Tregnago: lascia nel dolore la moglie Ida Fostari ed i figli Martina e Sisto. ◆ Sabato 11 febbraio è mancata all’affetto dei suoi cari Gina Benedetti vedova Faettini, di anni 80, sorella di Sor. Rosarita che attualmente si trova nella comunità di Napoli delle Povere Serve. Ricordiamo Gina e Sor. Rosarita nella preghiera. ◆ Il 21 febbraio 2017 è mancato dal suo laboratorio all’età di 85 anni Pino Castagna, Ex allievo di Maguzzano e del Patronato di Porta Nuova a Verona. Era un artista apprezzato per le sue sculture e le sue opere in varie chiese, specialmente nella cattedrale di Vicenza.

I funerali si sono svolti a Garda sabato 25 febbraio, con la partecipazione di tante persone e anche dell’ebreo Basevi che lo ha ricordato per il suo monumento che si trova in Piazza Isolo di Verona, dedicato alla Shoa. Come Famiglia calabriana rivolgiamo un pensiero grato a Pino e ai suoi familiari. ◆ Ci ha lasciato il prof. Valdis Salardi, all’età di 82 anni, Ex allievo del Patronato nella sezione studenti. È stato sindaco di Bussolengo adoperandosi per il bene pubblico, presiedendo alla costruzione del villaggio del sole e di altre opere. I funerali si sono svolti sabato 25 mattina nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Bussolengo, presenti i suoi compagni del Patronato di Verona. Il suo esempio di impegno civico e onestà sarà senza dubbio gradito a San Giovanni Calabria, che chiedeva ai Buoni Fanciulli di essere i bravi cittadini di domani. ◆ Il 28 febbraio è mancato all’affetto dei suoi cari Gelmino Dusi, di anni 76, Ex allievo del Patronato di Corso Porta Nuova di Verona. I funerali si sono svolti nella chiesa di Poiano. Condoglianze e preghiere per i familiari. ◆ Dopo lunga sofferenza ha raggiunto la pace del Signore Laura Tonfolini, volontaria di San Zeno in Monte dove curava specialmente la chiesa, e di Santa Toscana, dove lavorava in centralino. I funerali si sono svolti a Negrar nella Casa Perez il 2 marzo 2017. La ricordiamo con affetto e profonda gratitudine. ◆ Ha serenamente lasciato questa vita Raffaello Manzato, di anni 88, Ex allievo di Maguzzano e di Nazareth.

Ha vissuto lo spirito calabriano con tanta fiducia nella Divina Provvidenza per sé e per la sua famiglia e per il bene che ha fatto nella sua parrocchia. I funerali si sono svolti lunedì 20 marzo nella chiesa parrocchiale di Lugagnano (Vr) con molta partecipazione di gente.

Hanno partecipato numerosi Ex allievi e don Piergiorgio. Condoglianze e preghiere per la sua famiglia.

Ex ALLIEvI PATROnATO - ROvEGGIA SAn MARcO

Appuntamenti

Sabato 16 settembre 2017 PELLEGRInAGGIO “MADOnnA DELLA cOROnA”

Ex ALLIEvI nAzARETh

La partenza è venerdì 15 settembre per chi va a piedi da san Zeno in Monte.

Per informazioni: 348.88.22.266; 339.43.05.525; 348.49.04.511 exallievi.roveggia@doncalabria.it

Martedì 25 aprile 2017 cOnvEGnO AnnUALE Domenica 10 settembre 2017 IncOnTRO A cASTELcERInO

Ex ALLIEvI

Per informazioni: 340.57.43.416; exallievi.nazareth@doncalabria.it

Ex ALLIEvI ROMA

Dal 28 settembre al 4 ottobre 2017 vIAGGIO PELLEGRInAGGIO A FATIMA E SAnTIAGO DE cOMPOSTELA

Domenica 30 aprile 2017 cOnvEGnO AnnUALE Per informazioni: 338.25.98.699; enio.malaspina@gmail.com

Per informazioni: 339.43.05.525; 349.26.68.267; 349.54.44.708 exallievi.doncalabria@doncalabria.it

Ex ALLIEvI MILAnO

cEnTRO DI cULTURA E SPIRITUALITà cALABRIAnA

Domenica 7 maggio 2017 cOnvEGnO AnnUALE Per informazioni: 347.04.06.774; ferdyscala@alice.it

venerdì 28 aprile 2017 85A GIORnATA DI STUDI cALABRIAnI

Ex ALLIEvI ROncO-ROncà Domenica 21 maggio 2017 cOnvEGnO AnnUALE Il convegno si terrà a santa Toscana presso la Casa Madre delle sorelle (Alto san Nazaro, 1 - Verona) . Ore 9.30 arrivo e saluti. Ore 10.15 relazione sulla storia della Casa, attività delle sorelle e visita della Casa. Ore 12.00 s. Messa. Ore 13.00 pranzo conviviale.

Per informazioni: 347.14.66.853; gianfrancobardilli@gmail.com

Ex ALLIEvI FERRARA Domenica 28 maggio 2017 PELLEGRInAGGIO A MAGUzzAnO con visita al Cimitero.

Per informazioni: 334.11.29.090; 0532.74.79.50 exallievi.ferrara@cittadelragazzo.it

Ex ALLIEvI cOSTOzzA Domenica 11 giugno 2017 FESTA DELLA FAMIGLIA A GALLIO Domenica 10 settembre 2017 cOnvEGnO AnnUALE Per informazioni: 349.06.49.681; 335.57.30.652; massimo.tovo@torri2.it

Un nuovo inizio Tace l’Eterno.

E quel silenzio stringe come nodo l’anima muta e senza respiro.

Silenzio che mi protegge perché se parli solo condanna è verità.

L’ingiusto silenzio

Domenica 25 giugno 2017 FESTA DELLA FAMIGLIA A cAMPOSILvAnO

Incontro in auditorium a san Zeno in Monte con inizio alle ore 18.00. Titolo: “Una gioia che trasforma la vita: l’uomo nuovo nella Bibbia”. Relatore: DON MARTINO sIGNORETTO, docente dell’Istituto Teologico san Zeno.

ABBAzIA DI MAGUzzAnO in collaborazione con il gruppo SAE di Maguzzano e di Brescia

Sabato 6 maggio 2017 dalle ore 16.30 alle ore 20.30

In giorni difficili san Giovanni calabria e il Metropolita Visarion Puiu 70 anni fa il metropolita romeno Visarion Puiu lasciava Maguzzano, dove aveva trovato rifugio circa due anni prima. Negli anni del potere comunista nei Paesi dell’Est europeo le Chiese cristiane venivano perseguitate. Puiu, colto di sorpresa dalla presa di potere in Romania mentre era fuori dal Paese, condannato a morte in contumacia, non vi era potuto rientrare. Oggi è finalmente possibile lanciare uno sguardo più sereno e veritiero sui fatti di allora, anche in base a documenti fino a pochi mesi fa non accessibili, come le lettere di don Calabria a Visarion Puiu, finora conservate in Vaticano. Padre Traian Valdman e padre Gabriel Gabor Codrea, ortodossi romeni, e padre Giovanni Bombieri PsdP introdurranno a queste due figure tanto importanti per la Chiesa romena e per l’Opera don Calabria, che ci possono indicare anche nuove strade di incontro e condivisione. A conclusione, una preghiera ecumenica e il momento conviviale della cena.

Per informazioni: saemaguzzanoebrescia@gmail.com

d’un padre muto fu per noi salvezza.

Ma io sono del tuo silenzio causa e disperato oggetto.

Finchè l’anima non coglie che della tua voce è il desiderio che solo può muovere la pietra e a vita nuova dare inizio.

La Redazione de L’Amico augura a tutti Buona Pasqua di Risurrezione