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Con Joseph Ratzinger, in dialogo verso il futuro, di Ilia Pedrina, pag

Con Joseph Ratzinger, in dialogo verso il futuro.

di Ilia Pedrina

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La Rivista Internazionale Jesus fondata nel Luglio 2008 porta per il numero 2 di Agosto un’immagine da non dimenticare: Papa Benedetto XVI è teso in un affabile sorridente saluto verso il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, che pure sorride sereno per dare l’avvio all’apertura della Basilica di San Paolo fuori le Mura, in Roma. L’articolo è di Graziano Motta e le immagini sono molto eloquenti perché raccolgono la verità dell’evento e delle emozioni che esso suscita nei due grandi protagonisti della nostra storia. Il Papa ha voluto motu proprio senza chiedere il consenso a nessun altro, la realizzazione di questo incontro dopo 2000 anni di storia dei due mondi cristiani ora uniti nella fede. Al seguito del Patriarca partecipano anche i capi delle Chiese ortodosse di Gerusalemme, Grecia, Cipro e del Patriarcato di Mosca e del Patriarcato siro-ortodosso di Antiochia e l’Autore dell’articolo dettaglia i due momenti più intensi dell’evento: l’accensione della ‘Fiamma Paolina’ ad aprire l’anno giubilare e i passi per attraversare la Porta Paolina, le cui immagini sono riportate nella Rivista stessa. Scrive l’Autore: “… Benedetto XVI è consapevole che il mondo vive sul crinale di un’epoca di cambiamenti, che sta attraversando un periodo di grande crisi di valori e princìpi…” (G. Motta, art. cit. pag. 4). Sulla veste del Patriarca, da entrambi i lati in prospettiva, due icone assai preziose a sfondo rosso e oro, mostrano Gesù Maestro di Benedizioni, pregato e ammirato dai popoli dell’Est Europa, con tante altre immagini sacre da secoli, mentre il mantello di Benedetto XVI è in tinta unita. Se ancor oggi si danno alle fiamme libri e immagini anche sacre che rappresentano la cultura plurisecolare del nemico da sconfiggere, anche annullandone la presenza artistica, allora questa riflessione all’indietro nel tempo, di poco però, ha la sua ragione concreta, perché ora Joseph ci aiuti a capire, a meditare, a scegliere, incamminandoci verso un futuro che lui stesso ha delineato con forza e di cui dobbiamo ancora intercettare i profili, che onorano segretamente e manifestamente il suo Maestro, il teologo italo-tedesco Romano Guardini. Attraverso queste testimonianze dobbiamo accorgerci che ogni messaggio del card. Joseph Ratzinger, poi eletto Papa Benedetto XVI, ha al suo interno un’eredità assai complessa che passa attraverso la lingua tedesca di Meister Eckhart e di Angelus Silesius, per arrivare proprio fino al nostro Romano Guardini, docente dello stesso giovane Joseph all’Università di Bonn e così di casa a Isola Vicentina e al Convento di Santa Maria del Cengio. E qui ci viene in aiuto il prof. Marco Vannini, che ha

dedicato tutte le sue energie intellettuali e spirituali, oltre che professionali, alla traduzione e alla interpretazione delle opere del Meister. Quasi in ‘presa diretta’ il professore fiorentino mi scrive: “La rinuncia di Joseph Ratzinger al pontificato e il suo ritiro richiamano in modo straordinario il capitolo di Così parlò Zarathustra intitolato Ausser Dienst, ovvero fuori servizio, a riposo, ove si presenta la figura dell’Ultimo Papa: in questa memorabile pagina Nietzsche mette a colloquio Zarathustra con un ‘vecchio triste, dal viso magro e pallido, ma con una bella mano affilata, la mano di colui che ha sempre impartito benedizioni’. A lui che ha servito fino all’ultima ora il vecchio Dio, cui un tempo tutto il mondo ha creduto, il mondo stesso è diventato estraneo e lontano. Fu per questo che nel 2015 pubblicai col Saggiatore di Milano

All’ultimo Papa. Lettere sull’amore, la

grazia e la libertà, sotto forma appunto di lettere indirizzate a Papa Benedetto XVI. Motivo ispiratore del libro era che, al di là delle vicende contingenti del Vaticano e della sua Curia, le ragioni più profonde delle dimissioni di Ratzinger fossero da ricercare davvero nella crisi della teologia di fronte alla cultura contemporanea e che occorresse perciò ripensare la fede nel senso stesso in cui essa, intesa come ‘volontà di verità’, aveva convertito Zarathustra all’ateismo: si trattava infatti dello stesso ‘ateismo’ religioso di Eckhart, che pregava Dio di liberarlo da Dio’ (M. Vannini, e-mail del 2 gennaio 2023, ore 17:05). Questa dottrina acquisita con severo studio mai approssimativo porta alla pubblicazione dell’opera in sette scansioni (Sul tesoro nascosto/Sull’amore/Sulla verità della fede/ Sulla grazia e la libertà/Sulla giustizia e la vita eterna/Sulla fine delle menzogne/Congedo) nelle quali l’Autore confida in semplicità, al loro destinatario, tante riflessioni ed interrogativi e posizioni originali e condivise che egli intende mettere in luce. Colgo solo da Congedo: “… Ma tu non hai ceduto all’Anticristo, non hai predicato un Cristo uomo, profeta di una religione sociale – una religione dell’alterità di Dio, senza spirito, senza grazia. Seguace di Agostino, non hai abbandonato il cammino dell’interiorità per quello dell’esteriorità. Per non scandalizzare il gregge di cui eri pastore, hai preferito ritirarti, in silenzio, come ‘il solo che va verso il solo’. Una decisione già implicita nel nome che ti eri scelto, Benedetto, chiaramente allusivo alla necessità di tornare ancora una volta nella solitudine, per non essere risucchiati dalla barbarie –la nuova barbarie, quella dell’ignoranza, della volgarità, della menzogna – e salvare la cultura, l’intelligenza e con essa anche la fede cristiana per le generazioni che verranno. Se e come questo avverrà non sappiamo. Noi possiamo solo compiere quel dovere che il destino, la provvidenza, il karma o che sia ci hanno assegnato. Perciò prendo congedo da te rendendoti onore, come a chi, in tempi difficili, ha compiuto il proprio dovere.” (M. Vannini, op. cit. pp. 199-200).

E QUELLE PAROLE

E quelle parole Rimaste inascoltate, viaggiano ancora. Sono come mattoni. Ti tengono ancorata al passato. di Manuela Mazzola Da: Parole sospese, Il Convivo Editore, 2021

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