La mia storia

Foto Libro La mia Storia In queste facciate ho cercato di inserire le foto piĂš rilevanti che partono dagli anni 50 riferite a periodi distinti della mia vita da quello scolastico, militare, lavorativa, attivitĂ politica amministrativa, attivita sociale, FAMIGLIA!Â

I PRIMI ANNI DI VITA Sono nato il 7 Dicembre 1947 a Bisenti (TE) (da madre Assunta Tauro nata a Bisenti il 12 Febbraio 1917 e padre Berardo nato a Castel Castagna il 14 Luglio 1916) in una casa di due stanze, piccola cucina al piano terra e una stanza al piano superiore adibita a camera da letto, situata all’incrocio di due fiumi, il Cerchiola e il Fino in una contrada del comune di Bisenti denomina ta Rufiano detto anche Cazzett (in dialetto). All’età di tre anni i miei si trasferirono in un’altra casa chiamata “Marauzz” situata a 300 metri dal ponte sul fiume Fino. Questa casa aveva una cucina, una camera da letto con pavimento di tavole in legno comunicanti con la stalla sottostante dove dormivano le capre e le pecore. (in inverno dormivano al caldo ma d’estate si scoppiava dal caldo e dalla puzza del letame. Eravamo senza acqua corrente, senza energia elettrica, senza servizi igienici. L’acqua per bere e cucinare la prendevamo a 300 metri da casa in un pozzo all’aperto dove nuotavano anche piccoli ranocchietti.

Nel fabbricato vi era anche una stalletta dove allevavamo due maiali, (uno, quando arrivava al peso di 150 160 chili bisognava darlo al padrone) un locale dove avevamo una gabbia con i conigli e dove rientravano la notte i polli a dormire. D’inverno ci riscaldavamo con legna, il camino serviva anche per cucinare. Nei primi tre anni non avevamo neanche la famosa bombola di gas e il fornello,

di giorno per cuocere la pasta e fare il sugo bisognava accendere il fuoco. Il pane lo facevamo con un forno a legna. In quel periodo il pasto giornaliero era un piatto di pasta fatta in casa e basta. La sera ci arrangiava con una fetta di pane una salsiccia o prosciutto e un po’ di insalata. D’estate avevamo un grande orto con pomodori, zucchine, insalata ecc. potevamo inoltre andare nel bosco sottostante e trovare i funghi che poi cucinavamo la sera; io andavo di giorno al fiume e pescavo dei pesci (barbi e cavedani) buoni cucinati fritti e al forno. Mio padre andava a caccia e quando riportava selvaggina si faceva festa. Io cercavo in inverno con la neve di acchiappare con delle tagliole degli uccelli, passeri, merli, ed altri, l’unico uccello che veniva rispettato era il pettirosso. Avevamo anche alberi da frutto, fichi, ciliegi, piante di mele pere prugne, d’estate si mangiavano fresche ma si faceva tanta marmellata. Avevamo anche un vigneto ma anche in questo caso metà del raccolto lo si doveva dare al padrone (il proprietario del terreno e della casa). A volte si mangiava anche carne d’agello o capretto (a Pasqu). Io andavo a pascolare le pecore assieme ai mie amici Giuliano, Enzo, Ciccucc, Bertini, quando era faticoso stare dietro alle pecore io ne avevo una che si chiamava la “pintucc” Scappava sempre e si portave dietro tutte le altre.

Fino a 10 anni la nostra famiglia non aveva mai mangiato la carne di vitello che si acquistava in macelleria, come carne mangiavamo polli, oche conigli ma attenti solo due tre volte al mese. Come olio per cucinare, al posto dell’olio d’oliva (quello di semi non esisteva) usavamo lo strutto di maiale fatto in . Quando si ammazzava il maiale si metteva a cuocere il lardo che sprigionava liquido olioso, che poi si metteva a raffreddare e si otteneva lo strutto che poi veniva conservato al fresco. S preparavano anche salsicce, salamini lonze e prosciutti. I panni si lavavano a mano; d’estate si approfittava a lavare tutto andando giù al fiume dove si

vedevano decine di donne prese a fare il bucato.

Quando si chiudeva la scuola, io avevo libero tutta la giornata e la passavo assieme. agli amici di allora, Enzo, Giuliano ed altri. La voglia del palloneTutti avevamo SCUOLA A 5 anni e otto mesi entrai a scuola, prima elementare, andavo a piedi da assieme ad un amichetto Filippo di Chiuchiù che abitava a tre quattrocento metri da me fino al caseggiato detto “Falone” dove in una stanza vi era una scuola pluriclasse, prima seconda e terza. La maestra era una signora anziana tanto brava, la mastra “Sardell”.

Quando ancora frequentavo la terza elemtare incominciai anche ad andare al catechismo, il parroco era don Mario, un bravo prete. (Finita la lezione che ci impartiva lui ai più bravi dava come premio delle caramelle) , per la preparazione alla prima Comunione e Cresima che io feci in una volta. Il compare che scelsi era Luciano di Carisill di famiglia nobile (erano anche i padroni della casa Marauzz) dopo la cerimonia religiosa festeggiammo nella piccola casa e tra gli invitati vi era anche la mastr “Sardell”. Quel giorno ebbi la possibilità di farmi la prima foto con il mio compaluciano!

In questo periodo a me piaceva tanto giocare a pallone, mamma mi comprò un pallone di cuoio e le prime scarpette da tennis, la mamma mi faceve vincere sempre i capricci, in seguito mi comprò la prima bicicletta e più tardi anche un registratore di marca "GELOSO" Ma andiamoa parlare degli ultimi due anni di scuola

elementare.

Quarta e quinta elementare la feci in una stanza di una casa che si trovava di fronte al cimitero, Il proprietario era Di rocco Gino detto VRACONE, come nel locale precedente, , nessun tipo di riscaldamento e neanche servizi igienici. Si andava a fare pipì una volta al giorno in un boschetto vicino lo stabile. Prima le femminucce e poi i maschietti. Qui il maestro veniva da Bisenti, lu mastr “Marie” una persona brava ma molto nervosa.

Si diceva che aveva avuto problemi durante la guerra, e forse per questo una volta alla settimana a noi ci faceva fare addestramento alla marcia inquadrati come militari. Ricordo il suoi comandi scandidi a voce alta “sinistr” “destr” comandi che noi non capivamo e quindi non andavamo al passo correttamente e lui giù con scapaccioni e rimproveri. In classe c’era un ordine di tipo militare, chi sbagliava era punito con cinque o dieci botte di riga sulle mani oppure messi in castigo in ginocchio per ore. Io ero il capoclasse ed avevo un’occhio di riguardo ma un giorno successo un guaio. Un mio amico, Sergio di Luisott aveva perso un quaderno, quello detto di classe. La colpa di questo andrò a ricadere sul capo classe che ero io e quindi schiaffi, calci nel sedere parolacce e naturalmente fui destituito. Per fortuna che ci trovavamo a Giugno prossimi alla fine dell’anno scolastico, ci aspettavano gli esami per avere il famoso diploma. Tutto andò bene e anche con ottimi voti. (foto Pagella!). A Ottobre iniziai la scuola superiore (Avviamento di tipo agrario) Nella foto gli amici della seconda "A" La scuola era a Bisenti e quindi ogni giorno si doveva fare a piedi tre km all’andata e tre al ritorno. In questa scuola venivano studenti dai comuni vicini di Castelli, Castel Castagana , Arsita e Castiglione Messer Raimodo rigorosamente a piedi. Ogni mattina si partiva dalla contrada alle 7.30, a scuola si entrava alle 8.30 quindi avevamo un’ora a disposizione mezz’ora per arrivare al paese e mezz’ora per giocare a palla in uno spiazzale dietro le scuole. Si usciva alle 13.00 però prima noi che venivamo dalla campagna avevamo gratis un piatto di pasta. La mensa era nella piano seminterrato della scuola.

Q<uesta scuola (nella foto) era stata creata per formare giovani agricoltori. Nella foto gli amici della

seconda "A" Terminata la scuola di avviamento professionale di tipo agrario, (avevo cambiato casa, abitavo in una casa di proprità nostra!) dovevo decidere se continuare gli studi oppure fermarmi a quel diploma facendo il contadino, ma non avevo il terreno, o imparando un’arte come calzolaio sarto meccanico ecc, Lì certamente dovevo fare i conti anche con quella che era la situazione economica familiare e quindi parlai con i miei genitori, soprattutto con mia madre e decidemmo di andare avanti. A quel punto bisognava vedere quale scuola scegliere l’istituto superiore agrario di Alanno una cittadina 60 70 km da Bisenti ma non avevamo le possibilità economiche per far questo. Invece proprio l'anno prima che io mi diplomassi dalla scuola di avviamento professionale agraria a Teramo si era aperta una scuola, era l'istituto tecnico industriale che a me piaceva ma io non potevo iscrivermi a questa scuola a meno che facessi un esame di ammissione, decisi di farlo e lo superai cosi mi iscrissi a Teramo al primo anno di istituto.

A<llora Fatta l'iscrizione al primo anno dell'Istituto Tecnico Industriale all'inizio ebbi qualche problema c'erano stati tanti studenti che si erano iscritti e quindi il preside fu costretto a fare due turni uno mattutino è uno pomeridiano, a me misero con il turno pomeridiano e naturalmente avevo problemi con il trasporto, un autobus partiva da Bisenti o per meglio dire passava davanti casa mia in contrada rufiano all'una del pomeriggio e arrivava alle 14:30 la scuola iniziava alle 14 e quindi non avevo la possibilità di entrare in orario.

Chiesi al preside di poter entrare per un mese con mezz'ora di ritardo, la richiesta fu accolta. Dopo questo mese mia madre cercò a Teramo da un'amica sua un appartamento fino alla fine dell'anno.

L'anno successivo furono trovate delle nuove aule quindi la scuola iniziava la mattina alle 8:30 per me .non c'era problema partivo alle 6:15 da ruffiano e arrivavo alle 8 a Teramo. Parliamo un po' del primo anno, il

primo anno per me fu molto difficile era tutto diverso dalla scuola di Bisenti dove ero il primo della classe, ai compiti di italiano prendevo sempre 3 e quindi a fine anno fui rimandato a settembre con quattro materie, secondo anno rimandato settembre tre materie dopo il terzo anno bisogna fare la scelta della specializzazione tra elettrotecnica o meccanica. Io Scelsi elettrotecnica e anche alla fine del terzo anno fui rimandato per tre materie al quarto per due è al quinto infine andava molto molto meglio ma per l'esame finale venivano i professori da fuori così come il presidente delle commissione d'esame. E dal presidente per il fatto di aver dato qualche indicazione a un mio amico che era vicino di banco, mi taglio con le forbici il foglio del compito di elettrotecnica e fui rimandato a Settembre solo in elettrotecnica proprio quella materia che a me piaceva comunque tutto finì ed ottenni il diploma di perito industriale elettrotecnico, ora bisogna pensare ad altro al militare e dopo al lavoro. Aggiungo che tentai anche di continuare gli studi iscrivendomi all’Università, facoltà di economia e commercio a Pescara, l’unica disponibile ma capii subito che la cosa non poteva andare avanti e quindi decisi di aspettare gli eventi che comunque dovevano arrivare il primo era quello di assolvere a un obbligo, quello del militare.

In questo periodo oltre ad andare a scuola, incominciavano a farsi sentire altri interessi come le ragazze, il folklore, la politica. Nella contrada vi erano tante belle ragazze che noi giovani avevamo possibilità di incontrarle in alcune serate quando c’era l’usanza di ballare in case private. Alcune molte belle che voglio mensionare: Anna Maria di Cascignuli, Elisa di Camblattere, Anna di vracone e tante altre. Io trattavo con tutte senza legarmi con nessuna fino a quando non conobbi Lidia, la figlia di Giuvann Gnanett. Con lei ebbi un brevissimo periodo di flert ma subito

tornai a fare il disinteressato verso tutte!! In quel periodo la contrada era piena di gente, la sera si sentiva il suono degli organetti delle fisarmoniche, si cantava, si ballava. Ed ecco che un giovane medico di Bisenti, Sergio De Carolis ebbe l’dea di riportare alla ribalta alcune tradizioni antiche, una fu la rappresentazione del matrimonio secondo gli usi e costumi servendosi degli attori della nostra contrada. Io e mia madre fummo tra i primi! La manifestazione ebbe in tutta la provincia di Teramo tanto che le rappresentazioni si facevano oltre che a Bisenti anche in altri comuni della provincia.Come dicevo anche la politica incominciava ad entrare nel mio interesse i miei maestri furono Ciccillo, Lamberto Panzone e Ughett che eleggemmo a sindaco negli anni sessanta, ma di questo ne parlerò più avanti.

MILITARE Avevo sentito che c'era la possibilità di non fare il militare semplice ma bensi un corso di Allievi Sottufficiali o ufficiali,allora c'erano dei giornali appositi dove si potevano Trovare informazioni sulle aziende che cercavano personale e sui bandi di concorso per allevi sottufficiali e ufficiali. Il primo disponibile era il quarantottesimo corso e così feci la domanda fui poi chiamato a Roma dove Rimasi per 3 giorni facendo tutte le prove, purtroppo l’esito fu negativo però siccome ero uno quelli che per poco non ero rientrato, potevo partecipare con quel punteggio al prossimo concorso d'ufficio, io risposi di sì e così dopo 3­4 mesi in sorpresa, Ricordo, quel giorno mi trovavo con degli amici della contrada rufiano nella zona del cimitero giocando a carte e sentii da una cabina del telefono pubblico che era li vicino squillare il telefono andò rispondere fiorindo che era il proprietario della casa e mi disse marcè è per tè, pensai chi mi puoi chiamare? Andai a rispondere, era il

Maresciallo dei Carabinieri di Bisenti con voce militaresca mi disse devi venire subito in caserma perché ci sono delle comunicazioni da farti io non feci altro che prendere la bicicletta che ce l'avevo proprio lì davanti e andai giù in caserma. Entrai e il maresciallo mi mostrò una lettera dove mi annunciava che riguardo alla quarantanovesimo Corso Allievi ufficiali ero stato ammesso e all'indomani sarei dovuto andare a Teramo in caserma perché c'era il maggiore degli Alpini che mi doveva dare delle comunicazioni. Io ringraziai e tornai a casa a parlare con mia madre e mio padre, lui tutto contento. Il giorno dopo andai a Teramo, la mattina mi presentai verso le nove in caserma dopo un po' incontrai il maggiore e mi disse: bene de Antoniis allora Le comunico che lei è stato ammesso al quarantanovesimo corso ufficiali e deve partire immediatamente io risposi immediatamente cosa significa? E lui oggi alle ore 14:10 deve partire da Giulianova perché questa sera devo stare a Foligno in provincia di Perugia dove è stato assegnato alla Scuola Allievi ufficiali di Artiglieria, io risposi ma i miei non sanno niente Io ho solo qualche soldino e lui non si preoccupi perché arriverai in caserma e lì c'è tutto Vitto alloggio, non deve pensare a niente, e io almeno datemi la possibilità di avvisare casa allora mi fecero telefonare e io dissì al centralinista amico mio di avvisare i miei che io dovevo partire e quindi non sarei tornato a casa.

Mi fecero il biglietto per Teramo Giulianova Ancona Foligno con partenza da Teramo alle ore 14:10 cambiando a Giulianova e Ancona per arrivare a Foligno alle 21:45. Arrivai in stazione e proseguii a piedi per la caserma che non era lontana 200­250 la caserma era chiusa bussai e mi venne ad aprire un guardia armata chiedendomi cosa volevo, gli dissi sono Marcello de Antoniis ammesso alla scuola ufficial, lui bene bene “saranno c**** tuoi” io non sapevo cosa volesse dirmi, mi accompagò in camerata e mi misi a dormire. Al mattino mi svegliai e

vidi che nella mia camera vi erano altri due giovani, chiesi loro da dove venivano, erano di Milano Trento e mi dissero che in giornata ci avrebbero portati dal barbiere per tagliarci i capelli, così fù più tardi venne un Caporale che ci accompagnò dal barbiere e subito, guardandomi allo specchio mi accorsi che i capelli erano veramente corti.

Più tardi ci portarono in un grande magazzino a ritirare un grosso pacco con all'interno la divisa estiva, quella invernale un cappotto le scarpe il cappello e così via, all'indomani noi dovevamo incominciare a vestirci ma prima però dovevamo andare in infermeria per tutti gli esami e subito il giorno dopo a ognuno di noi venne fatta una puntura nel petto, dissero che era un anti virus ad alcuni di noi diede qualche problema, Infatti due ragazzi della mia camerata avevano febbre alta e quindi dovremmo aspettare qualche giorno prima di essere inseriti nel gruppo di quelli che già erano arrivati prima e incominciare con tutto quello che c'era da fare, addestramento formale per imparare a saper marciare inquadrati, soprattutto in preparazione del giuramento. In quella occasione bisognava sfilare ed essere inquadrati alla perfezione perché c'era tanta gente che veniva a vedere questa manifestazione compreso i nostri genitori che per quel giorno il giorno del giuramento venivano e pranzavano con noi gratuitamente. La scuola per ufficiali di Artiglieria, quindi subito mi fecero fare la scelta tra artiglieria da campagna, pesante campale e artiglieri da montagna (Alpini) Io naturalmente scelsi l’iltima. Intanto incominciamo anche con lo studio parliamo un po' di cosa succedeva dalla sera la mattina; c'era la sveglia alle ore 6:30, colazione alle 7:30 e subito in camerata, dovevamo cambiarci quindi con una divisa diversa per poi andare alle ore 8:30 in classe. La mattina avevamo

quattro ore di studio tra le materie di studio vi erano topografia, armi, tattica militare e così via, per poi affrontare l'esame per andare avanti con la promozione a sergente e poi a Sottotenente. Ma non era solo questo avevamo anche la pratica che oltre all'addestramento formale due volte la settimana, incominciamo a conoscere le armi quindi ognuno di noi ebbe in consegna un fucile mitragliatore Winchester che dopo noi la sera lo mettevamo in una in una responsabilmente in una rastrelliera.

Incominciamo anche a vedere dei Cannoni di piccola taglia chiamati OBICI e dei mortai.

Io poi venni assegnato una batteria Obici (105/14) che veniva smontato 10 pezzi che poi venivano caricati su 10 muli. La nostra batteria aveva complessivamente 64 muli e questi servivano appunto per trasportare sia il cannoncino obice 105/14 e sia il mortaio da 120. Vi accennavo prima, del giuramento che doveva esser fatto nel primo mese, dal nostro arrivo e venne fatto appunto in forma ufficiale e grandiosa, nell’occasione venne mia madre a trovarmi accompagnato da Tonino De Carolis detto Barnabè che porto anche i figli Fausto e Nino e venne anche il mio zio Tranquillo da Roma che fu tanto contento di stare con noi tutti, mangiamo in caserma un ricco pranzo, non vi dico… pasta al forno polli arrosto vino a volontà caffè grappa. Qui a fianco vedete una foto.

Passiamo ad altro, Incominciamo a parlare dei Muli adoperati per trasportare il piccolo cannone (obice) smontato in parti. Io fui nominato conducente, il mio mulo si chiamava “Novarro” la mattina gli dovevo mettere il basto sopra la schiena e legarlo bene e in una forma corretta e poi gli caricavamo i pezzi del famoso obice per portarli a una esercitazione a Colfiorito località montana sopra la città di Foligno a 1100 m di altitudine dove ci fu anche la cerimonia della consegna del

cappelo Alpino.

Li incominciamo a fare i primi addestramenti veri anche se di prova ma sparando anche delle granate verso le montagne.

Per arrivare dovevamo percorrere a piedi 20/25 km con scarponi, zaini in spalla e con un fucile “FAL” diverso dal Winchester un fucile automatico ma molto pesante. Un giorno mentre andavamo in marcia, non ce la facevo proprio più, sentii un cane abbaiare e mi augurai che mi venisse addosso mordendomi a una gamba così almeno per una settimana sarei restato a letto. Ma per fortuna piano e dopo la seconda terza marcia già si camminava bene insomma piano piano ci avvicinavamo alla fine del corso e agli esami finali. E così arrivammo a fine corso. Su 55 allievi, solo in quattro non superarono l’esame finale e continuarono con la carriera da sottufficiali. Per noi “promossi” ci fu subito il momento della scelta del reggimento di destinazione fra la, io scelsi il terzo reggimento “JULIA” e fui subito inviato a Udine. Arrivai in caserma e mi assegnarono la sede di Tolmezzo, 34 batteria. Trovai brava gente dal tenente al Maggiore comandante del gruppo “UDINE”. Subito cambiai la divisa e incominciai ad assaporare la nuova vita da piccolo comandante. Tolmezzo era una bella cittadina e la sera in libera uscita eravamo bene accolti dalla popolazione civile. In caserma non dormivo più in camerata ma avevo una piccola camera, non mangiavo con i milita ri ma alla mensa sottufficiali, era un’altra cosa! Certo erano aumentate le responsabilità ma era aumentato anche lo stipendio.

Rimasi a Tolmezzo per 4 mesi per poi essere promosso a sotto tenente e inviato a Pontebba al Gruppo “OSOPPO” ” (btr 25­26­27) con il compito

Marmolada

di sottocomandante di batteria.

Pontebba un piccolo paese della Carnia a 40 km da Tolmezzo. Fatto le dovute conoscenze con tutti i miei colleghi e superiori, mi

assegnarono alla 26 batteria con compito di sottocomandante della stessa.

L’organico della batteria era composto da 60 artiglieri 4 sottuficiali, e vari caporali più il capitano comandante di batteria.

Da ufficiciale era tutta un’altra cosa, avevo camera singola, attendente (un militare che si curava dei miei bisogni) autista, mi portava la biancheria a lavare, mi lustrava per fino le scarpe. Avevo un buon stipendio, mangiavo nella mensa ufficiali, la sera in libera uscita avevo attenzioni da parte di belle ragazze e ta, nt’altro. Naturalmente il lavoro era di responsabilità, dovevo aver cura di tutti gli artiglieri, dei muli dei servizi ecc. Una volta, era di domenica mattina, mi feci accompagnare dall’autista alla stazione per recarmi Gorizia dove avevo l’appuntamento con una ragazza slava che avevo conosciuto in una serata da ballo. In caserma però vi era una manifestazione alla quale sarei dovuto essere presente. Il Maggiore si accorse della mia essenza e per questo ebbi 5 giorni di arresto come punizione. In caserma vi era un ufficiale medico siciliano che aveva una giulietta con la quale il sabato e la domenica potevamo espatriare nella vicina cittadina di Villach in Austria. Anche li tante bella ragazze ma il problema della lingua ci svaggiava un po. Nel programma di caserma , oltre alle cose ordinarie, come l’addestramento formale la pulizia dei muli con brusca e striglia si facevano anche delle uscite con i muli arrivando nei luoghi vicino Pontebba.

Ci preparammo anche per il campo estivo, partimmo da Pontebba a piedi con muli Sottotenente e pezzi a seguito per arrivare fino nel

Bellunese, attraversando le montagne del Pelmo, l’Antelao fino ad arrivare a Malga Ciapela sotto la Marmolada una montagna bellissima di oltre 3000 metri di altitudine. Mi vedete nella foto.

Finito il campo fui mandato a cas per 10 giorni di licenza, nel viaggio in treno (prima classe per gli ufficiali) incontrai una bella ragazza americana, con lei trascorsi una serata a Venezia. Vedi foto. Finita la licenza tornai in caserma e trovai subito una novità. Cercavano ufficiali da mandare in ordine pubblico in Alto Adige. Non esitai accettai l’incarico e fui invitato a Lutago, un paesino della valle Aurina. Dormivo un una Ordine pubblico a Luttach (Lutago) casa requisita ai privati e trasformata in polveriera, qui con 30 artiglieri e 20 muli si cucinava per quelli che erano di guardia sui passi in alta montagna a contrastare l’opera dei terroristi. In questo luogo nessuno voleva sentirci e soprattutto non potevamo parlare e capire la loro lingua, il Tedesco! Questo il bilancio del terrorismo in Alto Adige: D<al 20 settembre 1956 al 30 ottobre 1988 ci furono 361 attentati con dinamite, mitra, mine antiuomo.

21 morti, tra cui 15 appartenenti alle forze dell'ordine, 2 privati cittadini e 4 terroristi, deceduti per lo scoppio prematuro delle cariche che stavano predisponendo. 57 feriti: 24 membri delle forze dell'ordine, 33 civili. La giustizia italiana ha condannato 157 persone: 103 italiani di lingua tedesca, 40 cittadini austriaci, 14 cittadini della Germania occidentale. Per fortuna nei due mesi di mia permanenza, Agosto Settembre 1967 non ci furono attentati gravi. Io comunque feci amicizia con alcuni di loro anche se non sapevo parlare. Di questo ne parlerò più avanti. Tornai in Caserma ad aspettare Dicembre per andare in congedo, ma un invito pressante del mio Maggiore a rimanere e fare carriera militare provocava tanti pensieri nella mia mente. Mentro ero militare avevo fatto domanda a partecipare ad un concorso pubblico nelle Ferrovie dello stato come macchinista e avevo Avuto la notizia positiva quindi decisi di congedarmi!!.

IL MIO PRIMO LAVORO Ora parliamo di prima occupazione, come accennato avevo vinto il concordo alle ferrovie dello stato. L’assunzione era prevista per la data del 24 Marzo 1969, luogo di lavoro, ferrovie nord Milano. Tutto ok!

Mancavo solo una cosetta l’ultima visita medica alla quale fui chiamato all’inizi Marzo nella delle Ferrovie di Ancona dove andai senza pensare a nessun problema! Invece cosa succede? Trovato daltonico alle tonalità del verde e quindi non avevo le condizioni necessarie per essere assunto. Questo mi procurò una delusione terribile, ma non mi arresi, cercai comunque di trovare un’alternativa, altri bandi, avevo approntato la domanda per un concorso alle poste.

Allora avevo pronta la domanda ma per poterla spedire mancava l’autentificazione della firma, il giorno dopo ultimo giorno utile per spedirla, sarebbe venuto il Cartellino d'assunzione segretario ma quel giorno il segretario comunale non venne Bisenti per motivi di malattia quindi tutto andò a monte. Nei giorni successivi continuai con la ricerca di altre possibili occupazioni e trovai una cosa solo provvisoria la possibilità di vendere i libri porta a porta assieme a degli amici miei, uno Salvatore e l'altro Guido per 4­5 mesi lavorano insieme diciamo pure che guadagnammo qualche soldino però chiaramente quello che volevo io era un posto di lavoro affidabile e tecnologico attinente con il mio diploma di perito industriale. Pensai di fare una domanda per emigrare in America dove avevo un cugino in Pennsylvania una domanda per emigrare in Brasile dove andò anche un mio amico che si chiamava Umberto di Ferdinando ma per fare queste domanda avevo bisogno del diploma e andai a Teramo presso l’istituto tecnico per ritirarlo ed incontrai per caso il vicepreside che mi chiese cosa facevo li, io dissi che avevo bisogno del diploma perché volevo emigrare, lui mi chiese dove? Io, forse in Brasile e lui ma no guarda che se vai in Brasile non

torni più in Italia adesso ti dò un'idea, noi come scuola un mese fa siamo stati in Germania in Baviera in visita studentesca presso una ditta e un direttore di un ufficio tecnico ci ha detto che erano interessati ad assumere degli italiani e così mi chiede l'indirizzo.

Io tornai a casa e feci la domanda dopo dieci giorni ottenni la risposta era in tedesco e non capivo cosa volessero dirmi, lì vicino a noi non

c'era nessuno che sapeva quella lingua e IN COSTRUZIONE allora andai a Colledara un paese 15 ­ 20 km da Bisenti dove c'era una signora danese e qualcosa riuscì a tradurmi, nella lettera comunque c'era l'invito a presentarsi per un colloquio i primi di gennaio del 1970 io avevo capito che per essere assunto e quindi preparai tutta la valigia con i libri, una bella valigia di cartone quello che riuscii ad acquistare. Erano momenti difficili per le famiglie ed anche per la mia famiglia chiedemmo in prestito cinquantamila lire a Fazzini quello che aveva un cantina che gentilmente acconsentì. Tutto pronto per partire andammo a fare il biglietto, Pescara Augsburg, ad accompagnarci da Bisenti a Pescara venne Tonino di Michill che allora aveva la macchina da noleggio.

Partimmo da Pescara a Monaco di Baviera cambiammo treno con difficoltà e arrivammo ad Augsburg. Allora scendiamo dal treno nella stazione di Ausburg subito andai a cambiare diecimila lire in Marchi e non mi ricordo quanti me ne diedero e subito andai a comprare un pacchetto di marca “Astor” allora io fumavo iniziai fumare all'età di 13­14 anni e fumavo le nazionali ma quando si arriva in Germania subito le Marlboro o le Astor. Uscimmo dalla stazione e vedemmo un autobus venire verso noi un’autobus con la scritta MAN e noi abbiamo detto quello è l'autobus della ditta che ci viene a prendere dopo abbiamo saputo che la ditta produceva autobus, treni, macchine da stampa motori diesel, quindi qualla scritta MAN era la marce dell'autobus. Ma guardando davanti a noi al di la della strada abbiamo visto un hotel, si chiamava hotel Post io sapevo qualche parola di inglese ed ho cercare di dire vorremmo dormire, hanno fatto finta forse di non capire e con la testa hanno detto no, allora abbiamo pensato di farci portare in un Hotel da un taxi ne

abbiamo visto uno e l'abbiamo fermato ci ha messo le valigie nel bagagliaio forse ci ha detto dove volete andare? noi abbiamo detto hotel hotel volevamo dire ci porti in un hotel che ci può accogliere per questa sera, lui non ha capito ci ha messo le valigie fuori e chiesto due Marchi per la chiamata. ed è andato via.

Nel frattempo passava una persona anziana un tedesco che aveva assistito alla scena e ci ha fatto segno di andare con lui, dopo 30­40 metri ci ha indicato un locale e abbiamo visto la scritta "Pizzeria italiana" Qui parlavano italiano Infatti siamo entrati dentro e il proprietario era un italiano oltretutto era abruzzese abbiamo chiesto dove potevamo dormire almeno per una notte, mi ha detto ora chiamo un taxi, e vi faccio accompagnare da un centro italiano cattolico che accoglie gli immigrati per un giorno o due.

Arrivè il il taxi e ci ha portò in questa struttura una buona accoglienza, però eravamo in molti a dormire e vedevamo anche delle facce brutte . Al mattino ci siamo alzati, fatto colazione e ci siamo incamminati per per andare a colloquio durante il tragitto vedevamo degli operai che lavoravano a rompere il ghiaccio con dei picconi. Siamo arrivati sotto un palazzo grande con sopra la scritta MAN, in portineria abbiamo mostrato la lettera e un usciere ci ha accompagnati In una stanza dove si trovava il capo del personale alla porta ci ha accolto un signore, l'ingegner Hofele, Alto Atesino di Merano che ci ha fatto da interprete. Ci accomodammo e dopo le presentazioni di rito Il capo del personale ci fece delle domande sulla nostra scuola, su cosa avremmo voluto fare, proponendoci due figure professionali: disegnatori progettisti oppure tecnici di officina. Noi rispondemmo “disegnatori progettisti. Senza allungare con tante domande, ci disse alzandosi impiedi: Ho il piacere di

I colleghi dell'ufficio tecnico DO‐K2

a ssumervi e darvi il benvenuto in MAN. Parlammo poi di stipendio, di vitto alloggio e ci chiese la data da noi desiderata per iniziare.

Noi ci guardammo in faccia e in coro dicemmo da subito e così l’avventura Iniziò.

L’nterprete ci disse che se volevamo potevamo tornare in Italia e venire dopo una due settimana. Il biglietto del treno lo pagava la ditta. Noi ripetemmo “iniziamo subito” Iniziammo il 12 Gennaio 1970 come si vede nel cartellino dell'assunzione.a ditta. Lasciammo la stanza dove era il direttore del personale intorno alle 11.00 e assieme al sig. Hofele per un'oretta visitammo una parte dell'azienda, il reparto fonderia il reparto macchine utensili il reparto montaggio e ci disse che il giorno dopo avremmo visto l'ufficio tecnico, il nostro posto di lavoro però intanto si avvicinava l'ora di pranzo e ci accompagnò alla mensa, mangiamo quello che era il menù del giorno e subito capimmo di non essere in Italia. Finito il pranzo sempre accompagnati dal nostro amico, era diventato tale, il quale ci portò fuori l'azienda a circa un km di distanza passando il ponte

sul fiume Lech In una via che ricordo ancora Lützowstraße dove erano le palazzine destinate ad ospitare i lavoratori che provenivano dall'estero, italiani, spagnoli, slavi. Hofele ci fece salire al terzo piano dove trovammo per camera da letto per noi con 4 posti letto liberi e ci fu assegnata. Ci fece vedere dov'era la cucina in comune, dove erano i servizi igienici e dove erano le docce. Andammo in taxi (gratis) a riprendere le valigie per portarle alla nostra nuova abitazione.

Li praticamente tutti quanti noi facemmo un corso accelerato di disegno tecnico di circa tre mesi, dopo avemmo la possibilità di fare una scelta in quale reparto andare, nel reparto progettazione di macchine da stampa offset. Dopo un mesetto circa chiamammo da Appignano di Castiglione Messer Raimondo il nostro amico Guido Romelli andammo a prenderlo in stazione portandolo a dormire nella nostra camera quindi eravamo in tre più un ragazzo Aquilano che ci faceva un po' come da attendente, lui faceva le pulizie mentre noi facevamo la spesa e cucinavamo.

Vicino la nostra palazzina vi erano due campi da bocce per far svagare i lavoratori nei giorni festivi. Li conoscemmo due operai di Bisenti Giulio Ciccone e xxxxxxxx ma dopo 3 mesi che eravamo in quella zona la ditta decise di trovarci un appar tamento privato e per questo attivò un'inserzione sul giornale della città che si chiamava Allgemein Augsburg, andammo a vedere due tre appartamenti e ne scegliemmo uno un appartamento che era circa un chilometro e mezzo dal posto di lavoro in una zona di nome Lechhausen, in via Widderstrasse 65 una bella casetta su un piano terra dove

vivevano una coppia in pensione. proprietari e noi al piano superiore dove avevamo una camera da letto con angolo cottura un bagno ed un soggiorno. questa famiglia non aveva avuto figli erano in pensione e precedentemente avevano avuto una macelleria lì in zona e ci voleva bene come due figli li ci siamo veramente trovati bene.

Ora bisognava pensare alla lingua tedesca, l’azienda organizzò per noi un corso interno, e ci diede la possibilità di iscriverci gratuitamente a un corso serale gestito dalla Volkshochschule. Io mi iscrissi a questo corso che frequentai per due anni, certamente per me fu molto utile, parlare, capire e farsi capire era tutta un'altra cosa. Incominciammo anche ad avere rapporti sociali all’esterno dell’azienda, conoscemmo bei ristoranti bei locali da ballo, la vita incominciò ad essere bella e interessante.

Io per un breve periodo ebbi un flert con una ragazza che lavorava nella stessa azienda, aveva già la macchina e veramente mi aiutò molto in tutto.

Il lavoro era sempre più interessanti, i colleghi e colleghe erano gentilissimi, lo stipendio era buono ed avevo a fine anno anche l’aumento, tutto era ok.

In quel periodo iniziai anche a interessarmi di politica, ero appassionato del partito socialista. Nel 1972 feci campagna elettorale per quello che poi diventò il sindaco di Auugsburg.

L’azienda ci aprì un conto presso la Stadsparcasse (cassa di risparmio)dove ci versava lo stipendio, rimandavo a casa ogni mese parte dello stipendio. Incominciai a pensare alla possibilià di acquistare una macchina ma per questo bisognava avere la patente. Mi iscrissi alla scuola guida e dopo 6 mesi presi la patente e quindi acquistatai una VW maggiolino.

Intanto la vita sociale si faceva più intensa, conoscevo sempre più persone, il Sabato e la Domenica potevo uscire fuori Augsburg per

visitare conoscenti e amici.

D’estate avevo dove andare a prender il sole e fare il bagno, due luoghi: Il fiume Lech e il lago sull’autostrada. Tutti in bickini e alcune anche senza! Era il tempo delle minigonne e pantaloncini (hot pants) che sofferenza!

Trovai anche il modo per fare più lavori e arrotondare lo stipendio. Il Sabato mattina andavo in aziendina privata a fare il fresatore e il Sabato pomeriggio a fare il cameriere in un ristorante Italiano gestito da un mio caro amico: Antonio Liberatoscioli di Guardiagrele che poi fu il mio compare di nozze.

Intanto passò il primo anno poi il secondo e così che incominciai a pensare al domani! (mi ero fidanzato con quella che poi diventerà mia moglie). Sognavo di tornare, trovare un buon lavoro in Italia e sposarmi, così incominciai la ricerca...

Leggevo le inserzioni riguardanti la richiesta di tecnici sul quotidiano “Corriere della sera” Un giorno trovai un’inserzione interessante. La ditta Edilmac di Milano ricerca perito industriale con conoscenza della lingua tedesca. Subito risposi all’inserzione e dopo qualche giorno mi arrivò la risposta.

Io però mi aspettavo una risposta da Milano dove era la sede dell'azienda “Edimac” invece mi arrivò una risposta da Francoforte dove questa azienda di Milano avere una sede distaccata, preso il treno ad Augsburg e andai a Francoforte a questo incontro con i rappresentanti dell'azienda. Non vi dico al mio arrivo che accoglienza. I responsabili di questa azienda erano due fratelli due fratelli siciliani mi invitarono in un ristorante di lusso a Francoforte e parlammo di questa possibilità di nuovo lavoro.

L'azienda madre costruiva macchine per l'edilizia quindi carri Ponti gru e loro avevano bisogno per la sede di Francoforte un

tecnico specializzato in elettrotecnica per gestire l'assistenza clienti e i ricambi.

Mi fecero un'offerta molto molto vantaggiosa stipendio che era quasi il triplo rispetto a quello che prendevo ad Augsburg, la sera quando tornavo da Francoforte ad Augsburg sul treno, tanti pensierini vennero in testa! Cosa faccio accettoo? decisi di accettare questa nuova proposta di lavoro ma non tanto il prezzo Ma quanto perché erano una ditta italiana e un giorno sarei potuto tornare in Italia. Allora, presa la decisione dovevo avvisare la mia aziend, incominciarono alcuni giorni tristi per me perché lasciare Augsburg cittadina piccola dove avevo tanti amici che mi volevano bene per andare a Francoforte una città industriale una grande città tipo Milano era certamente un rischio.

Ma presi la decisione andai all'ufficio del personale della MAN a dare le mie dimissioni, devo dire che quando scendevo le scale mi commossi un po' e qualche lacrima mi venne agli occhi! L’azienda mi lasciò un’attestato dove esprimevano il loro giudizio positivo per come avevo lavorato e come mi ero comportato. sogni tecnici sogni si dice in tedesco che non testato dove praticamente l'azienda scrive che dopo mi servi per tornare Successivamente in Italia ma di questo vi parlerò dopo. Dopo 6 settimane lasciai Augsburg per Francoforte arrivai Sabato e già Lunedì iniziai a lavorare.

L'azienda già mi aveva affittato un mini appartamento in via Kaulbachstrasse. Il mio nuovo lavoro consisteva nel visitare i clienti che la ditta aveva in tutta la Germania parlare con loro verificare il loro gradimento verso i servizi di assistenza che l’azienda forniva viaggiando con la mia macchina.

Dopo alcuni mesi tutto stava andando bene, incominciai ad avere amici mi ambientai bene ma l’ l'idea è il desiderio di tornare in Italia era sempre più marcato, quindi incominciai anche lì, dopo un

anno a prendere i giornali. Di solito acquistavo il Corriere della Sera ma una sera non lo trovai e mi proposero Il Messaggero di Roma tornai a casa e incominciai a sfogliare il giornale. Nella pagina centrale trovai un annuncio proprio fatto per me.

La Technofil di Ascoli Piceno cerca disegnatori progettisti possibilmente residenti all'estero, il giorno dopo feci domanda e dopo circa una settimana era prima Pasqua mi arrivò la risposta con una raccomandata. Mi invitavono a un colloquio da tenersi al più presto.

Tornai a Bisenti per le vacanze di Pasqua e nel tornare a Francoforte mi fermai ad Ascoli per il colloquio. A ricevermi fu un ingegnere Tedesco, parlammo per una decina di minuti e subito mi propose l’assunzione dicendomi anche quali erano le condizioni. Non esitai un minuto, la risposta che diedi fu SI. Al quel punto mi accompagnò a conoscere il direttore generale il quale mi illustrò con poche parole la missione dell’azienda e mi disse: quando la potremo avere con noi?

Risposi che al rientro a Francoforte avrei dato le dimissioni e dopo sei settimane sarei tornato PER SEMPRE! intanto vi parlo un po di Francoforte una grande città dove c'erano tanti locali e dove la sera si poteva andare a sentire la musica a ballare, soprattutto nella zona dove abitavo io Sacheshausen una zona vecchia di Francoforte situata a sud dela riva del “ Meno” questo grande fiume che attraversa Francoforte. Lì non c'erano tante birrerie ma c'erano dei locali dove si beveva il vino di mele, un vino bianco leggero sembrava come il vino d'uva però era fatto di mele. Inoltre a Francoforte c'erano tanti locali per uomini, i famosi bordell (le case di tolleranza italiane di allora) dove quasi un paio di volte al mese dovevo accompagnare i tecnici che venivano da Milano. Ma passiamo alla fase ultima del mio soggiorno in terra tedesca; al mio rientro in ufficio comunicai al direttore che sarei tornato per sempre in Italia. Lui ci rimase molto male e cercò in exstremis di trattenermi con un’offerta allettante!

Un aumento di stipendio del 30%, io ringrazii e naturalmente rifiutai.

RIENTRO IN ITALIA, IL MIO PRIMO LAVORO ditta TECHNOFILI Allora, rientrai in Italia e mi presi una settimana libera per organizzarmi, trovare un alloggio ad Ascoli o nelle vicinanze, acquistare un’auto (quella che avevo in Germania l’avevo venduta). Trovai una casa a Martinsicuro 30 km da Ascoli, dove abitava il mio amico Salvatore, (lui mi trovò la casa), comprai una cinquecento usata dal mio amico meccanico Giuliano di Saverio, (amico d’infanzia).

Lunedì xx xx xxx alle ore 8.00 mi presentai alla nuova azienda. Fui accolto da un capo settore il sig. Galletti, mi accompagno al posto di lavoro che nel frattempo mi avevano preparato; scrivania, armadio per documenti, tecnigrafo. Dopo uno scambio di saluti mi fece fare un giro nella sala di progettazione presentandomi gli altri progettisti. A primo occhio pensai di essere stato fortunato, tutto procedeva fino ad allora secondo i miei sogni!

L’azienda costruiva macchine per la trafilatura dei metalli e bobinatori per avvolgere i fili trafilati. Nel frattempo arrivò assunto un giovane nuovo di Civitella del Tronto, (Gabriele Piccioni) anche lui diplomato all’istituto tecnico industriale di Teramo dove era preside l’ing. Tarulli, mio conoscente che fra qualche giorno l’avrei incontrato in azienda.

Era il consulente tecnico esterno con il quale poi collaborai nello sviluppore nuovi progetti. Tutti i miei colleghi erano giovani e simpatici, vi erano solo tre donne addette ai servizi di segreteria belle tutte e tre. La più bella e simpatica si chiamava Gabriella. Dopo qualche mese arrivarono da Milano due progettisti nuovi uno di nome “Fugagnoli” con il quale intrapresi un buon rapporto di amiicizia, venne ad abitare a Martinsicuro così potevamo venire a lavoro insieme.

Guardando i miei nuovi colleghi e colleghe quello che risaltava era il colore nero! Tanti capelli neri e pelle scura, ero veramente tornato in Italia! Un’altra novità era la mensa dove si mangiava il primo il secondo la frutta, in Germania ogni giorno un piatto unico, zuppa contorno di verdure e un po di carne il più delle volte bollita. Abitavo a Martinsicuro, una bella cittadina di mare dove mi trovavo bene, avevo la possibilità d’estate di incontrare qualche tedeco per mantenere allenata la lingua. Intanto con la mia fidanzata Maria andava tutto ok e incomincevamo anche a pensare al matrimonio. Io tornavo a Bisenti al fine settimana e una serata la trascorrevo da lei a casa. Uscire da soli not possible !

Ascoli era una bella città, avevo trovato anche degli ottimi ristoranti dove si mangiava da favola, la sera tornavo a casa a Martinsicuro via Petrarca 5, ero spesso con il mio amico Salvatore e La moglie Nadia ai quali avevo assieme a Maria fatto da compare e commara di matrimonio.La mamma, Giacondina, mi invitava spesso a pranzo e cena, una famiglia super.

Intando il fidanzamento procedeva bene e così decidemmo di sposarci, scegliemmo come data il 24 Agosto del 1974 (di questo parlerò in avanti in un capitolo dedicato. Dico solo che da sposati aprimmo la nostra casa a Martinsicuro in via Petrarca, 5. Ci vedevamo il Mercoledì Sabato e la Domenica.

Quando non stavo pensando di avvicinarmi con il lavoro verso casa a Bisenti, c’era qualcuno che stava pensando a me. Era Novembre, ero tornato a Bisenti per la ricorrenza dei Santi e mentre ero in visita al cimitero, incontrai un vecchio amico: Tonino di CArisill, perito meccanico. Da poco era tornato da Milano dove lavorava a Pescara per lavoro, avevo trovato un impiego da progettista alla nascente Fameccanica del gruppo Angelini medicinali di Ancona. Scambiammo qualche chiacchiera, entrambi contenti di essserci avvicinati a casa con il lavoro lui mi chiese in particolare di cosa mi interessavo e ascoltando la mia risposta mi disse: La ditta dove lavoro sta cercando dei progettisti, vuoi venire a Pescara? Io risposi si certo! Allora appena saprò qualcosa ti chiamerò, intanto dammi il numero di telefono.

Passarono alcuni mesi dic, Gen, feba, mar, a metà Aprile la soprpresa, arrivò la telefonata, Tonino mi disse che a Maggio iniziavano altre assunzioni e mi

invitò ad un colloquio a Pescara per l’ultima settimana di Aprile. Andai al colloquio, era di Sabato così mi accompagnò mia moglie Maria. Lei rimase in macchina ad aspettarmi per circa tre ore, il tempo necessario a realizzare un piccolo test di progettazione che mi avevano assegnato. Il test fu positivo e subito Tonino e l’ing. Bianco mi comunicarono la loro disponibilità ad assumemrmi al più presto possibile. Io risposi che ci volevano 6 settimane di preavviso da dare all’altra azienda. Loro mi dissero che a giorni mi avrebbero mandato per posta il contratto di assunzione al quinto livello che avrei dovuto firmare e rimandare a loro.

Dopo una settimana ricevetti la lettera di assunzione e andai dal direttore del personale a presentare le mie dimissioni. Anche in questa occcasione tentarono di trattenermi offrendo l'assunzione a mia moglie, ringraziai ma dissi no. Stava iniziando per una nuova avventura lavorativa che poi mi ha accompagnato fino alla pensione.

Arrivederci Ascoli!!!!!!

IL MIO SECONDO E DEFINITIVO LAVORO ditta FAMECCANICA A Bisenti già era pronto l’appartamento dove insiedarmi assieme a mia moglie, si trovava in via Romanelli di fronte al bar di “Ferlasc”, posizione buona per me perché in quel tempo frequentavo spesso i bar. Era un bell’appartamento ma tanto freddo d’estate pagavo 45.000 lire di affitto, ma per questo nessun problema, io avevo già un buon stipendio così come mia mogli. Lei lavoravava presso il mobilificio Fazzini di Castiglione Messer Raimondo.

Ma torniamo alla Fameccanica, Iniziai a lavorare il xx Giugno1975, presso lo stabilimento della Fater, l’edificio della Fameccanica stava per essere ultimato. Ero in un ufficio attrezzato con tecnigrafo e tutto l’occorrente per un progettista meccanico. Mi fu di tanto aiuto Tonino De Angelis che era anche il mio capo. Come primo lavoro modificai parte della trasmissione meccanica di una macchina che produceva pannolini per bambini, la F75.

Per me era un lavoro nuovo su macchine diverse e con diversa tecnologia.

Io portai ad esempio, la trasmissione con pulegge e cinghie meccaniche sostituendo i pignoni e le catene aumentando la velocità delle macchine e quindi anche la produzione di numero di pannolini al minuto. Allora si parlava di 100­120 pezzi al minuto. Nel 1974, in Italia non esistevano pannolini con all’esterno la plastica ma erano come dei biscottini lunghi di materiale assorbente che poi veniva inserito in una mutandina di plastica.

All’inizio del 1976 iniziammo a costruire una nuova macchina per produrre un pannolino completo, interno assorbente ed esterno plastica. La prima macchina si chiamo FAD e poi la seconda divento FAX la X finale voleva significare che produceva un nuovo pannolino sgambato al quale più tardi verrà applicato u'nelastico.

Prima di andare avanti con la tecnologia, vi dico come arrivavo al lavoro.

Viaggiavo con la mia 126 rossa Fiat, partivo da Bisenti alle 6.40 per arrivare in azienda all ore 7.55. Si iniziava il lavoro alle ore 8.00 fino alle 13.00, un’ora di pausa per il pranzo (al’inizio non avevamo la mensa e ci portevamo con noi il famoso boxsino) alle 17.00 si usciva.Ripartivo da Sambuceto e arrivavo in contrada Piane di Castiglione per caricare mia moglie. Lei quando usciva in orario dal lavoro mi aspettava a casa di sua madre. Tornevamo a Bisenti e andavamo a cena dai miei genitore in contrada Rufiano (Cazzitto) Poi tornevamo a casa a Bisenti, un po di televisione, poi tanto amore!... e poi la nanna.

Nel frattempo cambiai macchina, acquistai un R5 della Francese Renoult e aggiunsi ai compagni di viaggio da Bisenti a Pescara, Lino Malascorta che lavorava da vetraio a Montesilvano e Pasqualino di Cascignoli che faceva a Pescara l’ascensorista! Loro mi davono una quota per il costo della benzina.Nel frattempo ebbi la prima figlia, Sara incominciai a riunirmi con i miei compagni giovani e un po più adulti e subito incominciarono a venirmi nuove idee per la testa. Una cosa che mi affascinava era la

politica e così dal momento che a Bisinti di li a poco c’era l’lezione per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale, feci di tutto per candidarmi! (di questo parlerò più tardi) Per tenermi allenato, in azienda tramite il sindacato al quale ero iscritto (C.G.L.) mi candidai a componente del consiglio di Fabbrica, ci fu l’elezione e fui felicemte sorpreso risultai il primo degli eletti. Subito fui contattato dalla C.G.L. di Chieti che mi nominò componente del direttivo provinciale. Per un anno circa partecipai ad assemblee provinciali e nelle fabbriche della zona, ma incominciai a non sentirmi più a mio agio. Quando in assemblea alcuni rappresentanti di azienda si lamentavano del loro stato io non potevo condividere.

L’azienda dove lavoravo ci trattava da signori, mensa dove si mangiava meglio da un ristorante, aria condizionata negli uffici e nei reparti di officina, premi di produzione, tredicesima e quattordicesima. Nel frattempo avanzavo con la carriera professionale e non potevo continuare con il sindacato. Quindi decisi di dedicarmi solo alla crescita aziendale ed anche a quella mia professionale. Lo sviluppo tecnologico andava avanti a tutta forza, ci furono delle nuove assunzioni per prima un giovane Ingegnere Stefano Romanelli che diventò subito mio amico . Io pensai anche sistemare qualche giovane Bisentino, il primo fu Maurizio Iacone tornato dalla Svizzera dove aveva fatto il tornitore. Naturalmente mi rivolgevo a persone capaci. Pensai anche a un progettista che era con me alla ditta Tecnofil, il mio amico Gabriele Piccioni. In mente però avevo altro, volevo riportare in Italia il mio caro amico Guido ROMMELLI, lui si trovava

ancora ad Augsburg presso la ditta M.A.N.Il desiderio si avverò, l’azienda si allargava ancora e ci fù la necessità di nuove assunzioni, sempre qualche giovane Bisentino e il mio amico Guido fu da me convinto ed accettò. Non posso dimenticare la vicinanza del mio capo Tonino De Angelis anche lui Bisentino, con il quale avevo però a livello tecnico sempre meno contatti, lui era il responsabile delle macchine per la produzione di assorbenti per signora e così il mio nuovo capo divento il sig. Tamma.

Passavano gli anni e l’azienda si allargava sempre di più si vendevano macchine in tutta Europa e nel mondo. Pensate vendevamo la nostra tecnologia anche ai Tedeschi, avevamo grandi Clienti nelle regioni della Baviera, Nel Baden Wuttenerg e nell’Assia. Le macchine venivano costruite in in lotti da 6, diventavano sempre più moderne, avevamo raddoppiato al produttività, da 150 a 300 pezzi al minuto. .

Tra i dipendenti, tecnici, operai e dirigenti vi era sempre un ottimo fealing, ci incontravamo due volte l’anno per una cena di gruppo dove io ero l’organizzatore. L’ufficio tecnico aveveva un comportamento diverso, ci riunivamo più volte l’anno e io tifavo sempre per Bisenti dove già allora si mangiava bene. Frequentavamo, dal primo ristorante quello di San Nicola gestito da Lucia al ristorante l’amicizia.

Ci avvicinavamo all’anno duemila e la Fameccanica diventava la prima azienda al mondo per la produzione di macchine per assorbenti e pannolini. Si incominciò a pensare di festeggiare la ricorrenza del venticinquesimo anno.

Io nel frattempo da qualche anno non ero più all’uffio progettazione ma alla codifica dei componenti e alla responsabilità dell’ufficio documentazione.

Il mio amico Guido Rommelli era diventato prima direttore tecnico dell’ufficio progettazione e poi direttore generale, io ero diventato Manager aziendale, c’era solo da dire che la Fameccanica era diretta

dagli uomini della Valle del Fino in provincia di Teramo.

Alla fine dell’anno 2000 organizzammo una cena presso il ristorante l’amicizia. (cena di fine millennio), a fine cena ci furono anche i fuochi d’artificio a cura di Calista Gabriele di Bisenti.

Passiamo ora al venticinquennale: Parlavamo in tanti a come organizzare questa grande festa, per noi era una cosa nuova per cui molte cose erano da inventare. Si pensava a chi invitare per rallegrare l’atmosfera e a proposito di questo voglio raccontavi una cosa.

Ero andato assieme al mio amico Guido in Germania e nel ritorno all’aeroporto di Monaco di Baviera abbiamo incontrato il grande Benigni, era da solo senza bagagli aveva a seguito una busta di platstico con qualche cosa all’interno, Noi l’abbiamo riconosciuto e abbiamo iniziato a parlare con noi raccontando un po la storia in particolare come da emigranti si poteva poi tornare in Italia e fare carriera. Lo invitammo a partecipare alla nosta festa del venticinquennale, lui molto interessato ad ascoltarci però in quel periodo aveva da girare un nuovo film e così ci scrisse un autografo e poi ci imbarcammo per Roma.

La manifestazione riuscì alla grande, tanti furono gli ospiti, l’azienda fu aperta anche alle nostre famiglie che furono contenti di poterla visitare.

Intanto passò ancora qualche anno, la fameccanica fece una unione con la Prochter americana e nella ristrutturazione si pensò anche a diminuire il numero del personale era diventato 450 unità.

A tal proposito il mio amico Guido tornando da una riunione avuta a Roma mi disse che l’azienda avrebbe dovuto alleggerire il numero del personale almeno di 20 unità. Mi fece a brucia pelo una proposta: Marcè tu puoi anche aiutarmi, se accette di uscire potremmo darti per 4 anni, fino ad arrivare alla pensione una somma pari a quasi tutto lo stipendio. Ne parlammo a livello privato che qui non sto a raccontare. Accettai sapendo che con i contributi del lavoro fatto in Germania sarei andato in pensione entro due anni quindi a 57 anni andai in pensione dopo aver trascorso unna vita lavorativa da favola.

Qui vedete una breve cerimonia di affetto l’ultimo giorno di lavoro.

Alla fine devo complimentarmi con tutti i Bisentini che hanno contribuito a fare diventare la Fameccanica la prima azienda al mondo nel suo campo di attività.

Questi i nomi: Tonino De Angelis, Marcello De Antoniis, Maurzio Iacone, Luciano Di Basilio, Valerio Di Pietro, Silvio Pomponio, Toni Olivieri, Fabio De Angelis, Claudio Tulipani.

Devo ricordare anche le donne di quel tempo in Fameccanica (poche ma buone) Gabriella, Katia, Sabrina, Diana, Paola e in ultimo la cara amicaMariapia.

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