Compost 07

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Cronache Vere “Fare parte di questo mondo non era solo un hobby, un passatempo. Era uno stile di vita.” Alan Lads Intervista con Gianni “Tama” Trambusti di Giacomo Bagni

FACCE BIANCHE

Classe 1964, si fa chiamare “Tama” per via della sua adorazione per l’hardware della omonima casa giapponese e perché un batterista con il suo cognome risulterebbe poco credibile. Resoconto quasi fedele (quasi perché, pur cercando di rimanere aderente a cosa mi è stato detto, ho dovuto tagliuzzare e incollare frasi buttate qua e la per dare un filo logico all’articolo) del monologo visto da Gianni Trambusti, batterista degli Alan Lads nei scintillanti anni ‘80, ora al soldo dei Melamara. Incontro Gianni in Piazza de Ferrari. Ho giusto il tempo di sedermi in un folkloristico tendone birreria dalle parti dell’Acquario, prima che i suoi racconti mi catapultino allo Psyco, storico locale di Totò Miggiano, in cui, nei primi anni ‘80, si riunivano le anime della scena musicale genovese. E’ stato il locale che più ha interpretato quel movimento. Molto piccolino, molto trendy, accesso limitato. Si era venuta a creare intorno allo Psyco un’aggregazione di persone che ascoltavano lo stesso tipo di musica. Persone che avevano in comune una certa sensibilità al messaggio artistico, fosse esso di tipo musicale o altro. Fare parte di questo mondo non era solo un hobby, un passatempo. Era uno stile di vita. 4 CMPST #7[06.2008]

Uno stile di vita che Gianni riassume cosi. Lo slogan era siamo marci. Faccia bianca. Possibilmente violenti. Solitamente drogati (pare andasse sniffare colla da falegname da un sacchetto). Era chiaramente uno modo di essere che sottoindeva una forma di disaddamento sociale, però produceva artisticamente. Ed è quello che conta secondo me. Tra i maggiori personaggi dell’epoca ce n’è uno, di cui non farò il nome (comunque facilmente intuibile), che rappresentava il modello estremo di quanto detto sopra (e ne sta pagando le scontate conseguenze). Lui era il maestro della tecnica del sacchetto. Aspirava talmente tanto che spes-

Gianni

“La musica era una religione. Ognuno aveva un suo gruppo e, ovviamente, si andava sempre ai concerti degli altri.“


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