Compost 02

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Columns aveva gradito molto, anche perché, non si conosce il motivo, mangiò questa pizza da solo, nella stanza più fredda del locale. Talmente sconvolto dall’esperienza, ha scritto una canzone sull’argomento, intitolata Scattered Pearl. Da quando cucino io per i gruppi che vengono a suonare, non è che si mangi proprio al caldo, quantomeno d’inverno, ma il clima è piuttosto conviviale e di solito siamo in tanti. Quando siamo in pochi siamo 15. Per fortuna non mi trovo mai da sola in cucina, ma può capitare di avere poco tempo, pochi soldi, poca voglia... Insomma, questa è una ricetta per superpigri, ma di certa riuscita. Si può fare in diversi modi, dipende dal tempo, dalle capacità e dai soldi a disposizione. Ingredienti minimi (A): ceci (se in scatola, considerate 1 scatola per 2 o 3 persone; se li prendete secchi siete già abbastanza bravi da capire da voi le quantità. ovviamente secchi costano meno) olio (q.b. - che significa “quanto basta”) sale (q.b.) Fate ancora uno sforzo, chiappe molli, e controllate se in cucina avete anche (B): origano o pepe (q.b. se non lo trovate, di solito è vicino al sale; se è in grani, macinatelo!) succo di limone (non troppo, però!) Ok, anche a me non piace pulire le verdure, ma vi assicuro che, se aggiungete questi ingredienti, questo piatto migliora un sacco. Magari potete anche alzarvi dal divano per recarvi al supermercato (C): cipolla o cipolline o porri carote Se avete scelto la versione (A) coi ceci in scatola, aprite le confezioni, scolate i ceci e sciacquateli dentro un colino; se invece avete i ceci secchi, dovete metterli a bagno 12 ore prima (se volete evitare “inconvenienti” tipo guerra chimica col partner, aggiungete all’acqua un po’ di bicarbonato...) e poi farli bollire con un po’ di sale finché non diventano morbidi. Metteteli dentro un’insalatiera e aggiungete olio e sale. Per la versione (B) è sufficiente l’aggiunta

di origano (o pepe) e limone. Se avete deciso di dedicarvi anima e corpo per eseguire la ricetta completa (C), pulite e spellate le carote, tritatele finemente insieme alle cipolle, aiutandovi con una mezzaluna o un frullatore, e aggiungete il tutto ai ceci. Mettete un cucchiaio nell’insalatiera e lasciate che i vostri ospiti usino le loro manine per servirsi da soli, visto che non avrete più la forza di fare nulla dopo aver cucinato così a lungo! Non Sono Un Poeta di El Pelandro La periferia mi è sempre piaciuta. Gente concreta, gente creativa, gente normale. Tutti amici. Tutti insieme. Bene. Solo non capisco come mai, ogni volta che visito una periferia finisco per prenderle Valide Alternative al Bricolage Culturale - DIYC 2.0 risponde il Dott. Cesare Cartavetro Farneticare Leggo Compost fin dal primo numero con estrema gratificazione degli occhi e del cuore, scrivo in merito alla domanda di Paolo (23, scorpione) in merito al nome della rubrica. Cosa diavolo stai farneticando? Insomma, quale è il senso della tua rubrica? Rosetta (40, toro) da Pordenone. Bella domanda. L’idea è quella di affrontare argomenti inerenti alle dinamiche dell’industria musicale (ma culturale in genere) nella decade

della sua più grande trasformazione da quando è nata. Lo scopo è quello di fornire una panoramica su come funziona il mondo musicale oggi, e in particolare di approfondire certi temi su cui c’è scarsa conoscenza come le dinamiche legate al copyleft/no copyright, visti non tanto come dato di fatto ma come un’opportunità che i musicisti hanno per cambiare le regole del loro mercato. Non è prettamente un prontuario perché analizza le cose anche secondo delle implicazioni teoriche ed etiche, ma spero che aiuti a seguire lo scenario in sempre più rapida evoluzione della musica ai tempi di internet. Opportunità nuove Perché “no copyright e copyleft sono un’opportunità che i musicisti hanno per cambiare le regole del loro mercato”? Rispondetemi! Vi leggo fin dal primissimo numero! Giovanni (15, vergine), Trensasco. Spero che qualcuno di voi mi chiederà al più presto quale è la differenza tra no-copy e copyleft, giacchè è abbastanza pregnante. Senza considerare che esistono poi approcci ancora diversi e tutti con precisi obiettivi e fini. Per ora ti basti sapere che le licenze libere costringono il musicista a ridiscutere il suo ruolo nel settore musicale, le peculiarità del suo “mestiere”, o della sua passione. Da questa ridiscussione però nasce una figura di musicista nuova ai tempi moderni e al contempo primitiva, più legata alla dimensione della musica come un’arte performativa. Il discorso è lungo e complesso sta di fatto che le licenze libere permettono una volta per tutte alle indies e ai gruppi indie di affrancarsi dal modello di mercato che gli è stato calato dall’alto dai piani alti delle major. Fino a che il disco è un prodotto che è necessario vendere per sopravvivere come musicisti, le indies aderiscono al modello di mercato delle major. Sono nel sistema e sono funzionali al sistema. Permettono alle major di tenere bassi o bassissimi i costi di talent scouting e di usufruire di economie di scala producendo gruppi 29 CMPST #2[06.2007]


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