Dislivelli.eu n. 109 febbraio-marzo 2021

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di Maurizio Dematteis I rifugi del Piemonte registrano da tempo un cambiamento nei gusti e usi dei loro frequentatori. Accelerato e complicato dalle recenti normative di sicurezza sanitaria dettate dalla pandemia in corso. «La montagna dolce non è un mercato in crisi. Tutt’altro. Lo prova il fatto che appena il Covid ci ha permesso di uscire di casa gli ospiti sono aumentati». Guido Rocci, Presidente dell’Agrap, l’Associazione dei rifugisti del Piemonte, non ha dubbi. L’estate scorsa l’emergenza per la pandemia non ha rovinato i piani della montagna del turismo dolce, anzi, li ha rinvigoriti. Passata la chiusura forzata, che ha coinvolto purtroppo tutta l’economia del paese, alla riapertura il turismo di prossimità è esploso. «Abbiamo perso gli stranieri, quelli sì, ma li ricupereremo più avanti. Il turismo di prossimità invece, che già prima del Covid 19 era in espansione, è andato sicuramente ad aumentare». L’emergenza Covid, assicurano i rifugisti, ha richiesto una buona dose di adattamenti: gran parte delle strutture si sono trasformate in ristoranti e chioschi/bar di montagna, restando con le stanze prevalentemente vuote e perdendo quindi l’indotto mezza pensione. I rifugi compresi più o meno entro l’ora di cammino, quelli accessibili a quasi tutti, famiglie comprese, hanno avuto invece un boom di richieste. In periodo di Covid hanno lavorato bene soprattutto quelli con le camere, meglio se con bagno indipendente, e hanno invece faticato quelli dotati dei tradizionali cameroni con servizi comuni. Poi ci sono quelli in alta quota, i più penalizzati ancor più se dipendenti da flussi stranieri, che hanno perso dal 40 al 70% degli ospiti. Alcuni si sono attrezzati o addirittura reinventati montando chioschi in esterno, per andare incontro alle esigenze della clientela che, tempo permettendo, ha potuto servirsi delle aree outdoor nei pressi del rifugio per consumare i pasti. Altra misura importante, l’introduzione dei voucher vacanze istituiti dalla Regione Piemonte, che hanno permesso di recuperare le camere anche nei rifugi, purché compresi in quei territori dove operano consorzi di operatori turistici riconosciuti dalla Regione stessa. «Nel mese di agosto ci hanno aiutato a pareggiare la mancanza degli stranieri con ospiti italiani interessati all’outdoor. I voucher hanno portato una buona clientela, e quest’estate speriamo che si ripeta. Alla fine abbiamo chiuso quasi tutti la stagione estiva contenti, è andata bene, cosa che se ce lo avessero detto all’inizio della stagione non ci avremmo creduto». 10


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