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È ormai nel pieno del suo terzo anno di vita Diogene Sport Magazine, il periodico gratuito dedicato allo sport forlivese e romagnolo. È una rivista che si rivolge anche alle discipline minori e alle squadre dilettantistiche, senza trascurare le importanti realtà nazionali che operano nelle nostre zone. Una carrellata sullo sport romagnolo, con articoli affidati a giovani giornalisti competenti nelle varie discipline sportive, corredati da immagini originali prodotte da fotografi professionisti e da appassionati, espressamente per il nostro Magazine. Anche in questo numero troviamo il calcio di casa nostra in pole position: Mattia Siboni ci porta nella Cesena bianconera e Simone Casadei esulta con tutta Forlì per la promozione in serie C. A seguire, Emiliano Tozzi intervista Cristiano Protti, direttore sportivo del Forlì Calcio. Poi Simone Casadei ci accompagna nel basket forlivese, facendo il punto sulla stagione e intervista Daniele Cinciarini, capitano della squadra biancorossa. Valerio Rustignoli ci parla dei Chemifarma Baskersi Forlimpopoli che proseguono la loro marcia nei playoff promozione del campionato interregionale serie C. Ancora Valerio Rustignoli ci conferma la stagione positiva della Querzoli Volley Forlì, che si è mantenuta in zona centro classifica, assicurandosi senza problemi la salvezza. Una bellissima sorpresa ci viene dall’Hockey Forlì, che ha chiuso al quinto posto la regular season di Serie A, superando ogni aspettativa. Emanuele Bandini intervista Fabio Rigoni Head Coach dell’Hockey Forlì. Sempre Emanuele Bandini ci porta a fare un tuffo nella pesca sportiva. La FIPSAS, che oltre alla pesca include anche le attività subacquee, è oggi tra le federazioni più medagliate al mondo. Le ragazze della Libertas Volley Forlì compiono l’impresa: ci spiega tutto Valerio Rustignoli. Un migliaio di persone si sono incontrate al Ronco Lido per il Green City Trail, manifestazione organizzata da Forlì Trail ASD, con il patrocinio del Comune e il supporto di UISP Forlì-Cesena e dell’Associazione Ti Racconto un Segreto. Ce ne parla Emanuele Bandini. Massimo Nazzaro ci spiega come l’esercizio fisico si possa definire un vero e proprio farmaco naturale e ci parla dei “gruppi di cammino” promossi dalla nostra Regione. Era il 1992 quando a Fiumana, frazione di Predappio, nasceva il Veloclub, una piccola società di appassionati ciclisti per praticare le granfondo. Sponsorizzata dal marchio Mg.K Vis, anno dopo anno ha conseguito eccellenti risultati. Ci racconta tutto Massimo Nazzaro. Per il motorsport, non si poteva non citare il MotoGp e la Ducati, il “cabroncito”, il fratellino e Pecco, che arranca dietro ai due spagnoli. La penna di Emiliano Tozzi e i teleobiettivi di Fabio Casadei e Maurizio Simonelli ci portano anche all'autodromo Enzo e Dino Ferrari, alla 6 Ore di Imola, seconda prova del campionato mondiale di endurance.
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19 MOTO GP
LUDICO MOTORIA
Venerdì 16 Maggio 2025
Supplemento a Diogene del 8 maggio 2025 n. 1241
Aut. Trib. Di Forlì 9/1988 del 29 marzo 1988
Editore: Pigreco s.r.l. Viale Gramsci, 34 Forlì Tel. 0543/552121
Direttore Responsabile: Marco Viroli
Fotocomposizione: Pigreco s.r.l.
Raccolta Pubblicitaria: Pigreco s.r.l. Viale Gramsci, 34
Forlì Tel. 0543/552121
In copertina: da sinistra Alessandro Miramari, Gianfranco Cappelli, Cristiano Protti
Foto di copertina: Fabio Casadei
Stampa: Nuova Tipografia, Via Enrico Berlinguer, 1/7, Forlimpopoli
Nell’impossibilità di verificare tutto il materiale ricevuto, si fa presente sin d’ora che la responsabilità dei diritti iconografici e di altri diritti esclusivi di terzi è di chi ci fornisce le informazioni.
Sull’orlo del fotofinish, non ci resta che tirare le somme e guardare, con occhio critico ma anche compiaciuto, la cavalcata del nostro Cesena. Il viaggio, traballante e dissestato, ci porta a vivere emozioni contrastanti e per questo pure di purezza. La stagione calcistica in atto, al netto di una salvezza conquistata e mai messa troppo in dubbio, non sa se gioire o trascinarsi addosso qualche rammarico. D’altronde, il Cesena è sì una neopromossa, ma la sua qualità e l’abbinamento con l’ambizione (mai nascosta) della proprietà d’oltreoceano davano da pensare qualcosa che forse non è del tutto da archiviare. E allora eccoci qui, a un passo dai titoli di coda, con una certezza in archivio e una speranza che grida sottovoce i suoi intenti. La certezza è che la Serie B è salva, con tanto di timbro ufficiale dopo il 2-1 inflitto al Palermo. La speranza è che non sia finita qui e che la classifica possa ancora rimescolarsi e regalarci l’appendice dei playoff. C’è un Cesena che ha imparato a soffrire e un altro che ha dovuto fare i conti con sè stesso. Perché la verità, spogliata dai numeri, dice che questa squadra ha vissuto almeno tre stagioni in una: l’avvio coraggioso, la lunga apnea invernale, la risalita di primavera. Nel mezzo, lo sguardo di chi non ha mai smesso di crederci davvero.
Mignani, il comandante silenzioso subentrato in estate a Toscano, ha avuto il merito di non perdersi. E di non perdere il gruppo. Ha costruito una squadra di uomini prima ancora che di giocatori, come ha sottoline-
ato anche dopo il colpaccio con il Palermo: “Alleno grandi uomini, non sbagliano mai un allenamento”. Un’affermazione che vale più di ogni statistica siccome umana, lontana dal cinismo e figlia di chi conosce visceralmente il proprio ambiente. E le statistiche, per chi le cerca, parlano comunque di 47 punti, 44 gol segnati, 47 subiti. Una stagione in equilibrio, forse troppo. Ma con acuti che hanno fatto rumore: le vittorie in Coppa Italia contro Verona e Pisa, ad esempio, prima di arrendersi all’Atalanta. Segnali, lampi, intuizioni di ciò che potrebbe essere. Dietro l’orizzonte della classifica, c’è però una visione. Quella di una società che ha programmato il ritiro ad Acquapartita fino al 2027, che punta sui
giovani e che – fatto non banale – ha creato anche un movimento femminile competitivo, con la Primavera a un passo da un traguardo storico. Segni di un’idea di calcio che va ben oltre la prima squadra. Ecco perché il Cesena, oggi, non è solo una neopromossa che si è salvata. Quando parliamo di Cavalluccio, dobbiamo far riferimento a una realtà che ha saputo consolidarsi senza tradire la propria identità, pur tra le pieghe di una stagione imperfetta. Una squadra che ha camminato a strappi, ma sempre con dignità. Che ha saputo non perdersi anche quando l’equilibrio sembrava cosa paradossale. Resta, sì, un pizzico di amaro. Perché l’impressione, in fondo, è che si potesse osare di più. Ma questo non cancella ciò che è stato costruito. E se è vero che ogni stagione racconta una storia, allora quella del Cesena 2024/2025 è una storia a metà: reale abbastanza da emozionare, incompiuta al punto da farci già attendere con impazienza il prossimo capitolo. Sempre vigili, in attesa di sorprese. Per questo, mai banali.
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Mi basta un WhatsApp, per avere chiara la situazione. “Grazie Tozzi, hai già detto tutto. Fai pure il pezzo come sai tu e grazie ancora.” Fiducia. Quella che ho respirato in ogni nostra conversazione. La stessa che ha regalato al Forlì Calcio. Probabilmente in un momento del tutto irripetibile della sua storia sportiva. “Tozzi, abbiamo messo un altro mattoncino”. Ma quello stesso laterizio a me sembrava già una casa importante. Dopo i tre punti conquistati in casa nello scontro diretto e la vittoria a Sasso Marconi, le lunghezze di distacco dal Ravenna il più diretto inseguitore, diventano sette. Gli faccio una battuta. “Abbiamo fatto il tetto!” Senza immaginare che il Forlì avrebbe continuato a vincere, e a quel tetto nel breve volgere di un paio di giornate di campionato avrebbe aggiunto un’antenna satellitare con tanto di parabola.
“Tu sei l’uomo dal mare, ci porterai in serie C.” “Calma ragazzi, non è finita e abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti voi.” Chissà dopo la Pistoiese (nobile decaduta del nostro calcio) cos’abbia pensato “l’uomo venuto dal mare”. Probabilmente che aveva dimostrato nei fatti di aver ragione, per tutte quelle volte in cui l’avevano sepolto vivo all’inizio della sua avventura forlivese. Essendo il sottoscritto, uno che sta al calcio come all’astrofisica, ho sempre pensato che la chiarezza d’intenti telefonicamente dimostratami da quest’uomo fosse una vera risorsa per i Galletti. “Tozzi, non abbiamo il budget degli altri. Qualcosa ci dovevamo inventare”. Giubilare Antonioli nonostante una buona stagione, per prendere Miramari. Quando (nuovamente) ti danno tutti contro. Ma l’uomo ha una visione legata a cose e persone. Fare poco con tanto, vedere quello che altri non vedono. L’incontro a Imola col mister dei record al “Molino Rosso”. Quella chiacchierata dove le ore volano e i dubbi svaniscono. Viene il Forlì con una media punti a partita stratosferica ma lui zitto, profilo basso. Lascia parlare (giustamente) il presidente Cappelli. Intanto, pensa già a domani, alla C appena conquistata e al campionato dei professionisti. Da quel primo articolo sul suo conto dentro al mio cervello c’è ancora un ricordo nascosto. All’inizio dell’avventura sportiva di questo signore nella nostra città. “Al Forlì c’è un nuovo direttore sportivo. Viene dalla Sammaurese ed è già il caso dell’estate. Per me ha delle cose da dire.” Alla redazione confermai le impressioni. Me lo dicevano i modi, le parole dette con sano pragmatismo in assenza di proclami che gli facessero dire “gatto” senza nemmeno il sacco. “Grazie Tozzi…hai detto tutto.” La storia di Cristiano Protti col Forlì parla da sé. Quando una promozione vale più di tante parole al vento.
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La lunga regular season della Pallacanestro 2.015 si è chiusa al sesto posto in classifica. Un posizionamento che ha permesso ai biancorossi di evitare un pericoloso passaggio attraverso i play-in che, fino a pochi mesi fa, era una concreta possibilità. Allo stesso tempo, però, la sconfitta patita a Cento all’ultima giornata ha fatto scendere i biancorossi dalla quarta alla sesta casella. A cui si va ad aggiungere, conseguentemente, la ‘perdita’ del fattore campo nel primo turno di post-season. In questo modo, l’Unieuro ha pescato l’accoppiamento con Cividale nel quarto di finale. Per fare strada verso la promozione in massima serie, servirà dunque superare un avversario a dir poco ostico con tanto di (almeno) un obbligatorio blitz lontano dalle mura amiche dell’Unieuro Arena. Un compito non semplice per la formazione di Antimo Martino, che dovrà fare i conti con un gruppo solido e quadrato, plasmato nel corso degli ultimi anni dal ‘dominus’ Stefano Pillastrini che, peraltro, in stagione ha superato Forlì sia nel girone di andata (77-69 alla prima stagionale al PalaGesteco) che in quello di ritorno (79-82 in via Punta di Ferro a metà gennaio). Era lecito attendersi qualcosa in più dalla regular season dei forlivesi? La risposta non può essere univoca, dal momento che, nel corso della stagione, i biancorossi hanno dovuto affrontare una moltitudine di vicissitudini che ne hanno inevitabilmente minato il cammino. Certo, una ‘semplice’ vittoria negli ultimi 40’ di gioco, a Cento, avrebbe potuto facilitare la vita, anche soltanto in quanto alla disputa di gara1 e gara2 in casa. Ma, oramai, è acqua passata e Forlì deve fare i conti con la realtà. I playoff azzerano tutto: 38 gior-
nate di campionato spazzate via e ogni palla a due di ogni serie è aperta ad qualsiasi esito finale. Con Udine che ha già spiccato il volo verso la serie A, avendo chiuso al primo posto in classifica, ora le restanti magnifiche otto si giocano la seconda e ultima promozione. I play-in disputati a inizio maggio hanno già fatto fuori alcune eccellenti pretendenti, come Verona (eliminata da Brindisi) e Pesaro, uscita sconfitta dal confronto con la Fortitudo dopo aver superato Torino nel primo turno giocato a Forlì causa indisponibilità dell’impianto di
casa. Il tabellone dei playoff si divide dunque ora in due ‘rami’. Nella parte alta, la testa di serie Rimini se la vedrà con Brindisi, mentre l’Unieuro, come detto, affronterà Cividale. All’orizzonte, dunque, si staglia un potenziale derby romagnolo in semifinale. Dall’altra parte, lo scontro tra Cantù e Fortitudo Bologna promette scintille, così come l’incrocio tra Rieti e Urania Milano potrà riservare sorprese. Tutte le serie sono al meglio delle cinque, si prosegue poi con semifinali e finale. Con vista sul massimo campionato.
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punto, non possiamo più permetterci. Dobbiamo fare passi in avanti, perché la testa fa sempre la differenza sul fisico».
A proposito di questo, il sesto posto al termine della regular season vi soddisfa o c’è rammarico per non aver centrato un miglior piazzamento?
«Abbiamo provato a fare del nostro meglio. Potevamo arrivare quarti ma il ko di Cento ci è costato caro. La realtà è questa e bisogna solo accettare il verdetto del campo, facendo tesoro degli errori fatti».
Che playoff si aspetta?
«Ci siamo allenando duramente. L’intensità sarà massima e, giocando ogni tre giorni, servirà il supporto di tutti. Siamo arrivati sesti, ma non è un problema: andiamo avanti perché ora può succedere di tutto. Personalmente non faccio ‘schemi’, perché siamo tra le otto migliori ancora in gioco e dobbiamo giocarci le nostre carte facendo del nostro meglio».
Qual è la ricetta per spingersi il più lontano possibile?
Forlì è pronta a dare battaglia in post-season. Per provare a spingersi il più lontano possibile, servirà il contributo di tutti. A cominciare dal carisma e dall’esperienza di capitan Daniele Cinciarini, leader della squadra biancorossa all’ennesima avventura in post-season giunto alla soglia dei 42 anni d’età.
Cinciarini, che bilancio traccia della regular season dell’Unieuro?
«Direi positivo. È vero che ci sono stati molti alti e bassi, soprattutto nella prima parte del campionato, dovuti principalmente ai diversi assetti cambiati più volte. Questo a causa dei problemi fisici di Dawson. Non deve essere
un alibi, ma tutto ciò non ci ha permesso di creare quell’identikit forte, collettivo, che ci poteva dare più continuità».
Poi, però, con l’arrivo di Perkovic e la separazione dall’israeliano, avete trovato la quadra.
«Sì, nel girone di ritorno ci sono state quantità, qualità e sostanza. Abbiamo portato a casa diverse partite importanti contro big del campionato, a testimonianza delle potenzialità della squadra. Ecco, la solidità mentale è proprio un punto su cui stiamo lavorando sodo. Spesso, nel corso della partita subiamo parziali importanti che, giunti a questo
«La base è senza dubbio la solidità mentale. Poi c’è anche tanto altro, come l’entusiasmo e l’agonismo, la voglia di buttarsi su un pallone. Senza dimenticare la difesa, perché le partite si vincono con i canestri, sì, ma sporcarsi i gomiti fa sempre la differenza».
Da Cividale cosa si aspetta?
«Affronteremo un avversario ostico, ottimamente allenato da uno dei migliori tecnici della categoria che ha fatto crescere e consolidato negli anni un ottimo gruppo. Ha mantenuto l’ossatura aggiungendo stranieri di valore come Redivo e Lamb. È una squadra giovane, con punte di talento. Ci faremo trovare pronti perché vogliamo dire la nostra».
È iniziato con il piede giusto il cammino dei Chemifarma Baskérs Forlimpopoli nei playoff promozione del campionato di serie C Interregionale: positivo è l’andamento della semifinale contro Porto Sant’Elpidio, in cui i galletti hanno mostrato la loro forza in una serie equilibrata e vibrante, contro una formazione esperta e piena di giocatori di grande spessore come Rupil, Boffini e Torresi, capaci di ribaltare la serie ed il fattore campo (0-2) contro Urbania, quarta forza del torneo. Una Porto Sant’Elpidio che è stata la grande delusa della prima fase del torneo,
che l’aveva vista partire tra i favoriti, per poi sprofondare nei bassifondi a seguito di una incredibile serie di infortuni nei primi mesi dell’anno che ne aveva falcidiato il roster e che invece è tornata a correre nel momento più importante. Nei quarti di finale, invece, i Baskérs si sono sbarazzati con un netto 2-0 dell’ottava classificata, il Taurus Jesi. Se tra le mura amiche del PalaGiorgini, è stata una vera e propria “goleada” (80-50 il finale), decisamente più sofferto è stato il cammino in terra marchigiana, anche se il 67-76 finale è più figlio del rilassamento dopo il +23 del 30’
che non di una gara in bilico. I forlimpopolesi, in queste prime due serie, hanno confermato tutto quanto di buono mostrato nel corso di un campionato chiuso senza sconfitte: un gruppo profondo e con tanti giocatori in grado di incidere sull’andamento del match, che già dai quarti ha potuto riabbracciare Jacopo Grassi, ai box da febbraio per uno strappo muscolare, ma anche la capacità di fare quadrato e di incidere nei momenti decisivi. Un killer instinct che potrà tornare utile nelle prossime fasi della post season, che si preannuncia decisamente insidiosa, a giudicare anche dall’andamento dei risultati degli altri campi: nel girone L, uno dei due laziali, la capolista Virtus Pomezia è uscita in due gare ai quarti contro Fiumicino, che però ha un roster che vale ben più dell’ottavo posto conquistato; ma anche altre big come Gubbio, Tiber Roma e la stessa Santarcangelo hanno dovuto letteralmente sudare sette camicie per avere la meglio contro formazioni sulla carta meno quotate. In chiave futura, certo, Forlimpopoli potrà ripartire da un folto seguito, che in questi playoff ha confermato tutto il suo calore trasformando il parquet artusiano in una vera “bombonera” capace di creare un importante fattore campo, ma anche dalla solidità di un progetto tecnico che parte da lontano e che in questa stagione sogna di fare un ulteriore passo avanti, riuscendo in quel salto, nei campionati nazionali, che lo scorso anno è sfumato solo in gara 3 di finale. Quest’anno, anche alla luce del fin qui immacolato cammino, rappresenta il solo ed unico dichiarato obiettivo.
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È stata una stagione positiva per la Querzoli Volley Forlì, la prima squadra maschile del volley forlivese che quest’anno si è confermata come una solida realtà del campionato nazionale di serie B, mantenendo la categoria dopo l’amara retrocessione della passata stagione e il successivo ripescaggio arrivato nell’estate 2024. I ragazzi allenati da coach Gabriel Kunda, infatti, sono riusciti a conquistare una serena salvezza, mantenendosi sempre nelle zone di centro classifica, a debita distanza dalle zone più calde della graduatoria, pur ipotecando matematicamente la categoria solo a tre giornate dal termine del torneo nonostante la sconfitta interna contro Macerata per 1-3. Per Giulio Mariella e compagni, è stata un’annata non semplice, vissuta spesso sulle montagne russe, in cui il solido andamento tra le mura amiche, soprattutto nella seconda parte di stagione, ha permesso di dormire sonni tranquilli, nonostante quasi cinque mesi di astinenza in trasferta, dal 2-3 di Assisi del 02/11 al blitz di Vallefoglia (1-3) del 22 marzo. Tuttavia, l’obiettivo era quello di ben figurare e di migliorare quanto fatto lo scorso anno e l’obiettivo è stato certo raggiunto, anzi: la società forlivese ha avuto modo, nel corso della stagione, anche di conquistare qualche scalpo importante, su tutti il derby contro San Mauro Pascoli, seconda forza del campionato, battuto per 3-2 sul parquet del Ginnasio Sportivo nel
girone di ritorno. Fondamentale per raggiungere questo obiettivo è stato l’apporto dei big della squadra, su tutti lo schiacciatore Gabriel Peripolli e l’opposto Luca Bigarelli, quest’ultimo spesso decisivo con il suo braccio potente e la sua esperienza in categoria superiore. Ma la salvezza non sarebbe stata possibile senza la forza di un gruppo che ha saputo fare fronte anche ai momenti difficili della stagione, dai più giovani fino ad Alfonso Bendi, bandiera
del volley forlivese (classe 1976 con lunghi trascorsi in serie A) che nonostante le primavere ha portato esperienza e qualità al gruppo forlivese, per arrivare a Marco Pirini e Matteo Camerani, il cui ritorno in campo, dopo i gravi infortuni della passata stagione, hanno aiutato la Querzoli ad alzare la qualità nei match decisivi. Ora c’è un nuovo futuro da costruire: nel cinquantennale della fondazione della società, lo storico presidente Giovanni Gavelli ha rimesso il suo mandato nelle mani di un gruppo di ex giocatori capitanato da Simone Canali, Luigi Leoni, Filippo Santolini e da un’istituzione del volley romagnolo come Raffaele Casadei, i quali saranno chiamati a consolidare e a rilanciare Forlì come importante realtà del territorio.
La pesca sportiva in Italia ha radici antiche, ma si organizza dal 1920 con le prime società dilettantistiche. La normativa prende il via con il Testo Unico del 1931 e nel 1942, per delibera del CONI, nasce la Federazione Italiana Pesca Sportiva. Dopo la guerra, la federazione si riorganizza come FIPSAS, includendo le attività subacquee. Dal 2004 è anche un ente di protezione ambientale. Oggi è tra le federazioni più medagliate al mondo (318 medaglie nel 2024). Le sue attività spaziano dalla gestione delle acque alla formazione. La Sezione di Forlì-Cesena,
attiva da 80 anni, vanta titoli internazionali con atleti come Galassi Fabiola e Botti Andrea. La Sezione Provinciale FIPSAS di Forlì organizza un corso di pesca per ragazzi e ragazze dai 5 ai 15 anni, con l’obiettivo di introdurli in modo semplice e divertente alla pesca sportiva. Il corso si terrà al Lago Pino (Noceto) in quattro pomeriggi: 18 maggio, 8 giugno, 22 giugno e 6 luglio, dalle 15:00 alle 18:00. I partecipanti, divisi per età, saranno seguiti da istruttori FIPSAS qualificati e apprenderanno le basi della pesca in un ambiente sicuro e rispettoso delle normati-
ve per i minori. Per info e iscrizioni: Massimo Tomidei 349 5442892 – Fabiola Galassi 393 1321827. Inoltre, FIPSAS Forlì-Cesena presenta il calendario 2025 della pesca in fiume, con eventi e gare a livello locale, regionale e nazionale. Il Trofeo FIPSAS a box di Pesca in Fiume si articolerà in sette prove lungo il fiume Bidente, tra l’11 maggio e il 12 ottobre 2025. Un appuntamento molto seguito, organizzato dalla sezione FIPSAS Forlì, che rappresenta un punto di riferimento per l’agonismo in questo sport. Parallelamente, si svolgeranno i Campionati Italiani di Pesca in Fiume, Coppa Italia individuale e a squadre, sempre nel tratto del Bidente, dal 14 giugno al 26 ottobre. Il programma prevede anche il Trofeo FIPSAS a Coppie di Pesca in Fiume, con quattro giornate di competizioni tra aprile e luglio sui fiumi Bidente, Lamone e Savio. Seguirà il Trofeo FIPSAS di Pesca 5 vs 5, con sei gare tra aprile e settembre, che vedranno impegnate squadre da cinque membri sui fiumi Lamone, Savio e Sieve. Il calendario comprende anche eventi nazionali di pesca in fiume nei territori di Forlì-Cesena e Ravenna, con otto gare tra aprile e novembre, tra cui i Gran Premio Città di Faenza, Città di Forlì, Brisighella, Marradi e il tradizionale Trofeo Bar Sport. In totale, la stagione 2025 prevede oltre trenta appuntamenti, offrendo numerose opportunità per gli atleti e le società affiliate. Un impegno continuo della FIPSAS Forlì-Cesena per la promozione dello sport, la tutela ambientale e la valorizzazione delle acque interne del nostro territorio.
È una vera e propria impresa quella compiuta dalla Life365.eu Libertas Volley Forlì, che grazie ad una scalata a tratti incredibile è riuscita ad agguantare i playout che ad un certo punto della stagione erano distanti addirittura dieci punti. Una risalita veemente, da parte di un gruppo che nel corso della stagione ha mostrato tante fragilità, ma che guidato dal suo timoniere Biagio Marone è riuscito nel suo intento, chiudendo la regu-
lar season con un successo per 3-2 contro Cesena, in un derby dal coefficiente di difficoltà altissimo. Se le ragazze forlivesi, infatti, erano costrette a fare almeno un punto per essere certe di evitare la retrocessione, dall’altra parte le cesenati erano obbligate a vincere per conquistare la terza posizione e l’accesso ai playoff. Invece, con due set praticamente perfetti, Gregori e compagne sono riuscite subito a mettere in ghiaccio il loro
obiettivo, togliendosi poi la soddisfazione di una vittoria al tie break, che ha fatto esplodere l’esultanza di tutto il Ginnasio Sportivo. Per una grande soddisfazione di aver raggiunto questo primo obiettivo, guardando indietro c’è anche qualche rammarico, perché nella rincorsa degli ultimi mesi la trasferta di Ravenna e la sconfitta interna contro Jesi potevano aver portato anche quei quattro punti che sarebbero stati necessari per conquistare la salvezza diretta. Ma non c’è spazio per i rimpianti, perché nelle due gare, andata e ritorno con golden set, contro la Smapiù Arena Volley Verona ci si giocherà il mantenimento della categoria: nei due precedenti stagionali, ha sempre vinto la squadra di casa (3-0 in Veneto, 3-1 sotto San Mercuriale), ma certo la crescita delle forlivesi e le difficoltà delle veronesi che da fine marzo hanno collezionato 6 punti in sette partite, fa ben sperare la Libertas. Va detto, però, che la marcia di avvicinamento a questo decisivo momento della stagione sarà tutt’altro che semplice: la partecipazione dell’Under 18 forlivese alle Finali Nazionali di Vibo Valentia impegnerà staff e buona parte della squadra in questo evento, complicando la preparazione alla decisiva serie playout. Ciò che in parte consola è che anche le avversarie saranno impegnate con la loro formazione in Calabria, ma questo è solo un placebo. La speranza per Forlì è quella di poter festeggiare ancora una volta un positivo risultato del proprio settore giovanile e poi raccogliere la carica per il rush finale, confidando nel fondamentale contributo delle senior, a partire da Martina Simoncelli e Francesca Folli in crescita esponenziale nelle ultime settimane, per poter esultare insieme ancora una volta.
Dall’idea di Marco Silvagni e Marcello Montanari nasce nel 1992 quello che sarebbe diventato il team granfondistico più longevo e vincente, oggi diretto dal forlivese Maurizio Giardini. Le belle storie sono quelle che hanno le radici più profonde, affondate nella
passione più pura. Le belle storie sono quelle che realizzano i sogni, giorno per giorno. Sono quelle storie che trasformano l’entusiasmo in progetto, che danno vita e seguito concreto all’intuizione e al desiderio. Era il 1992 e dalla passione per il ciclismo di Marco Silvagni e Marcello Montanari nasceva a Fiumana, frazione di Predappio, il Veloclub, una piccola società che si affacciava all’interessante mondo delle granfondo: competizioni dilettantistiche con percorsi dai lunghi chilometraggi, caratterizzati sempre dalla presenza di diverse salite, dove spesso e volentieri professionisti e amatori si trovavano a condividere la stessa fatica. L’evoluzione dell’ambiente granfondistico e quello del Veloclub sono andati di pari passo, vivendo le diverse epoche di questo settore. Ben presto la compagine fiumanese, accompagnata dal marchio Mg.K Vis, è diventata un vero e proprio riferimento, tanto per l’ottimo coordinamento e la serietà dei propri dirigenti che per gli eccellenti risultati sportivi, conseguiti anno dopo anno. Portando i colori bianco-arancio del marchio del suo main sponsor, il team ha iniziato a distinguersi nettamente negli anni 2000. Gli innesti di importanti atleti hanno immediatamente portato la squadra ai vertici del settore. Gara dopo gara, mese dopo mese, stagione dopo stagione, la squadra romagnola si è rivelata un rullo compres-
sore che ha inanellato una serie strepitosa di successi, grazie alle prestazioni dei corridori transitati nelle fila di quel team che, da una piccola squadra di amici, ha saputo tramutarsi nel “Real Madrid” del fondismo. Oltre al reparto granfondo, maschile e femminile, l’associazione romagnola ha dato vita nel tempo anche ad una squadra femminile giovanile e si è affacciata anche al ciclismo paraolimpico. E’ difficile tenere il conto delle vittorie, che sono ormai centinaia e che continuano, ancora adesso, ad arrivare. Con oltre trent’anni di attività il sodalizio bianco-arancio è certamente l’emblema del successo, inteso come la realizzazione della visione dei suoi fondatori. Alcuni dei grandi protagonisti di questa fantastica storia oggi purtroppo non ci sono più. Ma certamente Marco Silvagni, Monica Bandini e Luca Zambenedetti guardano con soddisfazione alla prosecuzione dell’attività della squadra, grazie all’impegno di Maurizio Giardini, pilastro del team da venticinque anni e che oggi ne ha assunto il timone.
La sedentarietà, sia dal punto di vista sociale che sanitario, costituisce una delle problematiche più rilevanti dei nostri giorni. Infatti rappresenta un importante fattore di rischio per l’insorgenza di numerose patologie, soprattutto cardiovascolari e metaboliche. La sedentarietà è fortemente legata allo stile di vita, determinando una scarsa propensione alla pratica di attività fisica. Per favorire la scelta di uno stile di vita salutare e contrastare la sedentarietà, il Piano Regionale della
Prevenzione (2021-2025) curato dal Servizio Sanitario dell’Emilia-Romagna, in particolare il programma PP02 (Comunità attive), suggerisce la promozione dell’attività fisica attraverso diverse strategie. Una di queste è rappresentata dalla creazione dei gruppi di cammino. Praticare attività fisica non significa necessariamente praticare attività sportive agonistiche, ma anche svolgere semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giar-
dinaggio e lavori domestici. L’esercizio fisico si può definire come un farmaco naturale: “Se l’esercizio fisico potesse essere sintetizzato in una pillola, sarebbe il prodotto medico più prescritto al mondo” sono a riguardo le parole di Robert Butler, direttore del National Institute on Aging (USA). La scelta di promuovere l’attività fisica attraverso i gruppi di cammino è motivata dalla considerazione che si tratta di una forma di esercizio fisico, semplice, accessibile a tutti, facilmente organizzabile, praticabile anche in contesti non particolarmente attrezzati e realizzabile con modeste risorse economiche. Si tratta di proporre passeggiate alla portata di tutti, la cui partecipazione è libera e gratuita, rese più gradevoli dalla compagnia di altri “camminatori”. Nei gruppi di cammino le persone si ritrovano spontaneamente a cadenza regolare, in un luogo e orario definito, per camminare insieme accompagnati da un “Walking leader” ovvero un volontario che conduce il gruppo e svolge la funzione di trascinatore e motivatore di tutti i partecipanti. La figura del Walking Leader viene formata attraverso corsi di formazione di vari livelli e successivi aggiornamenti organizzati dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl Romagna, la cui partecipazione è gratuita e aperta a tutti. Per conoscere le date dei prossimi corsi di formazione è possibile scrivere a promosalute. fo@auslromagna.it Sono già attivi vari gruppi di cammino nei territori di Forlì-Cesena con partecipazione sempre gratuita, senza necessità di iscrizione o tesseramento. Per avere informazioni sulle varie attività ed individuare i gruppi di cammino più vicini è possibile consultare il sito web https://www. mappadellasalute.it/in-movimento/gruppi-di-cammino/
Ricordate le orde barbariche a Maranello in febbraio? Ricordate Giorgio il giardiniere e la sua motosega? Ecco cari lettori. Ricordate. Come un fotogramma da fermare nella propria mente. A testimonianza di un passato che dopo appena tre mesi, sembra semplicemente e sideralmente lontanissimo. Un dato di fatto a fronte della politica spicciola offerta dalla pista, che per un sesto posto mette democristianamente gli uomini Ferrari di fronte al dilemma del secolo. “Swappiamo?”
Tra un Sir e un Principe, lasciando entrambi scontenti. Con Hamilton, che più di una volta si apre via radio furente come un toro di Pamplona. Prima le gomme più morbide, poi il rimbrotto per averle sostanzialmente bruciate dietro a Leclerc, in seguito il via libera a tempo scaduto, quando la gomma media ha già dato il meglio di sé. Succede così, che il “great job” di Lewis al sabato nella sprint , finisca per diventare dome-
nica un “come on guys” senza ritorno e senza speranza. L’evidente mediocrità per quanto la pista racconti. Di Leclerc non vale nemmeno la pena prendere in considerazione un qualsiasi team radio. Basta osservare il suo linguaggio del corpo in parco chiuso dopo la macchina demolita al sabato nella pioggia contro i guard rail prima ancora di prendere il via, e la domenica a gara conclusa. Lo stato dell’arte ferrarista. Risultato: nessuno dei due ha infine raggiunto Antonelli, con Hamilton che una volta restituita la posizione al compagno di squadra chiede piccato al muretto se per caso debba far passare anche Sainz. Salvo che lo spagnolo alla penultima curva con la sua Williams, tenti un assalto a baionetta innestata proprio con l’illustre suddito di Sua maestà britannica. Togli cera dai la cera. Neppure il Maestro Miyagi potrebbe qualcosa di buono in un simile frangente. La coperta Ferrari è semplicemente
stracorta, sia in termini tecnici che umani. L’unica vera conclusione di questa opzione “strategica” da parte del muretto del Cavallino, è stata l’autentica incazzatura dei due nobili conduttori Rossi. Certo per motivi diversi, ma al tempo stesso molto simili. Hai voglia a estrarre potenziale. Più che spremere la macchina si è finito con lo spremere la spyche dei piloti, già piuttosto provata. Il tutto per soli 16 punti, collezionati in toto tra sabato e domenica dalla Rossa a Miami. La banale, dura e sconfortante realtà. “Grande Kasino”. Diceva un noto filosofo austriaco anni ‘70, due volte iridato a Maranello. Ecco. Forse Lauda e il suo ”Grande Kasino” potrebbero descrivere compiutamente l’attuale fotografia del presente Ferrari in Formula 1. Altrimenti non fosse stato per la prima pole di Antonelli, cosa avremmo finito per ricordare della gara di Miami?
La giusta lettura dei Gp di Spagna e Francia è racchiusa nei primi tre giri. Non serve altro. Altro che descriva lo stato dell’arte di un campionato i cui temi di dibattito sono legati all’ambito Ducati. A chi “fa e disfa” se non a piacimento, almeno con presunta cognizione di causa. Tra team ufficiali e team satelliti. Questo, salvo qualche eccezione eccezionalmente eccezionale, che tra Jerez e Le Mans ha temporaneamente assunto le fattezze di Fabio Quartararo e Johann Zarco, redivivi con Yamaha e Honda. Ma il tema principale rimane sempre
quello. Ducati - Marquez, Marquez - Ducati (fratello compreso) via Bagnaia, per giungere infine su piazza Tardozzi e viale Dall’Igna. La toponomastica di questo campionato, perché è inutile girarci attorno. Quando hai un centauro che ti ha vinto nove gare delle dodici disputate e altre due le ha comunque portate a casa lo stesso marchio non c’è spazio per l’immaginazione. Dentro un mondiale che assomiglia sempre di più a un monomarca (come già da qualche anno) firmato Borgo Panigale. Quindi, tutto finito? Anche no. Anzi. Tutto
comincia proprio da qui, da quel “fare e disfa” che abbiamo già citato e vede coinvolti i nostri protagonisti della Rossa a due ruote. Primo. L’ufficio facce Ducati. Quello che alla scivolata di Marquez a Jerez impreca e si dispera come in una finale di Champions persa nei minuti di recupero e per Bagnaia nel box di Le Mans ha il volto asfittico dell’insofferenza, in virtù di una doppia caduta consecutiva tra sabato e domenica. Quando la Desmo numero 93 scivola al terzo giro è un fiorire di supposizioni. Che bisogno aveva “Cabroncito” di forzare l’ingresso curva a quel modo facendo chiudere l’avantreno? Risposta che probabilmente risiede in quello stesso soprannome e in chi fosse davanti a lui a poche decine di metri. Quel Pecco Bagnaia “troppo signore” (Tardozzi docet) per essere campione del mondo. Ne esce un duello maschio, col pilota piemontese in veste aggressiva passiva, strategicamente consapevole di poter giocare solo di rimessa. Senza aver intenzione di abdicare prima del tempo. A patto, di non finire nelle medesime disavventure, uscendo con un doppio zero dal viscido e bagnato asfalto francese. Secondo. Prima di Le Mans, Marquez cade come Pecco la scorsa stagione, anzi no. Quello che cade a Le Mans è ancora Pecco, continuando a insistere che lui l’anteriore della GP ’25 proprio non lo sente ma farà di tutto per adattarsi mentre a Marquez va bene un secondo posto che vale oro, considerando il doppio zero del compagno di squadra. Tutto, per cercare di rendere plausibile il verdetto di queste due ultime gare. Dio perdona, Ducati no. Tanto in un senso. Quanto nell’altro.