Insieme - Settembre 2017

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SETTEMBRE 2017 N. 8 ANNO XII € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

TEMPO DI CONDIVISIONE Il campo diocesano dei ministranti

TRA I BORGHI CANCELLATI Reportage da Arquata e Pescara del Tronto


sorsi e morsi enoteca e degustazioni

Via provinciale Nocera-Sarno, 6 - Nocera Inferiore (SA) Info 320 11 16 225


SETTEMBRE 2017 Insieme

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Foto di copertina Andrea Amato

SETTEMBRE 2017 N. 8 ANNO XII € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

TEMPO DI CONDIVISIONE

32. Settembre… andiamo! 49. 50 anni di sacerdozio di 52. Il saluto della comunità mons. Vincenzo Leopoldo a don Roberto Farruggio

IL CAMpO DIOCESANO DEI MINISTRANTI

TRA I BORGHI CANCELLATI Reportage da Arquata e Pescara del Tronto

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EDITORIALE La nave delle illusioni di Silvio Longobardi

Ischia: speciale terremoto a cura della redazione

L'APPROFONDIMENTO Il pellegrinaggio del dolore di Silvio Longobardi Tra i borghi cancellati di Mariarosaria Petti

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Giovanni D’Ercole, Pastore dei terremotati di Martina Nacchio

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La fatica di ricostruire di Antonietta Abete

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Sommario

VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Contrasto alle dipendenze di Salvatore D’Angelo Progetto Famiglia, realtà al servizio della famiglia di Giovanna Abbagnara Qui Regione di Andrea Pellegrino SCUOLA&UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio Lo zaino, compagno di viaggio di mons. Giuseppe Giudice

VITA ECCLESIALE 28 Ricordare: il verbo per l’anno 2017-2018 di Salvatore D’Angelo 34 Amici di Gesù di Francesco Pio De Stefano 36 Verso il Sinodo a cura della redazione young Insieme 38 Le parole della fede di Silvio Longobardi NEWS PARROCCHIE 43 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

IN PARROCCHIA 47 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete RUBRICHE 58 Le suore francescane di Sant’Antonio di p. Paolo Saturno 59 In versi di mons. Giuseppe Giudice 60 Cultura 62 Miseria e nobiltà di Peppe Iannicelli

in punta di matita...

SETTEMBRE2017

di Venoki e Martina Nacchio


EDITORIALE di Silvio Longobardi

La nave delle illusioni

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migranti rappresentano una sfida epocale che interpella non solo l’Italia e l’Europa ma tutto il mondo occidentale. Il fenomeno è iniziato almeno trent’anni fa ma negli ultimi tempi la folla dei richiedenti asilo è aumentata a dismisura fino a diventare una marea ingovernabile, una fiumana di gente che bussa con sempre più insistenza. Non si tratta di profughi, cioè persone costrette a fuggire dalla guerra o da altre forme di persecuzione. La maggior parte fugge dalla povertà o, più semplicemente, cerca migliori condizioni di vita. Un obiettivo più che condivisibile che ha sempre trovato in Italia una cordiale accoglienza, come dimostrano i dati della cittadinanza concessa agli stranieri che vedono l’Italia in prima fila tra i Paesi UE. Ma la situazione rischia di diventare sempre più insostenibile. Chi lo nega, chiude gli occhi sulla realtà e immagina un mondo che non esiste. Il principio della solidarietà è sacrosanto ma è altrettanto doveroso governare l’accoglienza per evitare di creare ingorghi pericolosi che potrebbero avere ricadute negative nel tessuto sociale di un Paese, come il nostro, in cui esiste un disagio sociale che genera insoddisfazione, sfiducia e rabbia. La nave continua a sbarcare migranti illusi di poter trovare condizioni di vita più degne. Ma le illusioni possono anche lasciare spazio a delusioni che incendiano gli animi e generano conflitti. Non è un film, è la cronaca delle banlieue parigine o di certi quartieri delle capitali europee che, dal punto di vista dell’ordine pub-

blico, sono diventate terra di nessuno. Anzi, sono un ricettacolo di criminalità e una fonte preziosa per chi cerca candidati alla strategia del terrore. Una politica sensata non accoglie in modo indiscriminato ma apre le porte nella misura in cui può offrire un’accoglienza degna di questo nome. Se non siamo in grado di offrire un’adeguata integrazione rischiamo il black-out. Nei giorni scorsi a Roma è stato sgomberato un intero palazzo occupato abusivamente da 700 migranti di nazionalità diverse. Donne, minori, anziani e disabili sono stati allocati in strutture di accoglienza. Gli altri vagano per le strade, protestano, chiedono giustizia. Non si trattava di persone arrivate da poco ma di intere famiglie presenti da parecchio tempo e che tuttavia non avevano ancora trovato casa e lavoro. È solo un esempio di una situazione esplosiva che potrebbe degenerare. Soccorrere le vite umane è un dovere ineludibile ma incoraggiare le partenze e favorire l’arrivo dei migranti è irresponsabile perché non solo alimenta la tratta degli esseri umani ma determina un oggettivo aumento nei naufragi e delle vittime. Se è vero, come ha dichiarato il cardinale Bassetti, che non c’è donna arrivata sulle nostre coste che non abbia ricevuto molestie e abusi durante il viaggio, abbiamo il dovere di scoraggiare le partenze e individuare altre modalità per dare accoglienza a coloro che ne hanno effettivamente l’estrema necessità. Mettere profughi e migranti nello stesso calderone è un cattivo servizio che danneggia tutti. SETTEMBRE 2017 Insieme

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ISCHIA: SPECIALE TERREMOTO

Fonte Corriere della Sera - Infografica Sabina Castignaviz

a cura della redazione

Terremoto ad Ischia:

il miracolo dei fratellini Marmolo

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o scorso 21 agosto, alle 20.57, la terra ha tremato ad Ischia, 42 i feriti e due vittime: Lina Balestrieri, 59 anni, e Marilena Romanini, di anni 65. Lina, mamma di 6 bambini, aveva sempre vissuto a Ischia, Marilena invece era nata a Brescia ma risiedeva a Monte San Giusto, in provincia di Macerata. Si trovava sull’isola in vacanza. Tre fratellini, sepolti sotto le macerie, sono stati salvati dai Vigili del Fuoco. Un vero miracolo. La prima ad essere estratta dalle macerie, illesa, è stata

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la loro mamma Alessia, in attesa del quarto figlio. Alle 4 del mattino, i Vigili del Fuoco hanno tirato fuori Pasqualino, sette mesi, rimasto per sette ore sotto le macerie. Il suo vagito ha guidato i soccorritori, restituendo un soffio di speranza dopo tanta paura.
Poi è toccato a Mattias, 7 anni, e infine a Ciro. È stato proprio il primogenito, 11 anni, a salvare la vita a suo fratello. Dopo la scossa lo ha spinto insieme a lui sotto al letto, poi con un manico di scopa ha battuto contro le macerie per farsi sentire dai soccor-

ritori. «Il mio primo pensiero quando ho rivisto la luce – ha raccontato – è stato Dio. Allora davvero esiste, ho pensato». Il vescovo mons. Giuseppe Giudice, in pellegrinaggio a Lourdes, ha fatto giungere con un messaggio il suo saluto e la sua vicinanza a mons. Pietro Lagnese: «Ho affidato alla Madonna questo tempo di prova». Alla sua preghiera si è unita quella di tutta la Chiesa diocesana di Nocera Inferiore - Sarno.


"Grazie per le numerose manifestazioni di affetto"

LE PAROLE DEL VESCOVO LAGNESE

R

ingrazio il Signore per le tante manifestazioni di affetto e di prossimità manifestateci e per quanti si sono raccolti in preghiera per noi e con noi: primo fra tutti il Santo Padre Francesco, che ci ha mostrato il suo sostegno e ci ha inviato la Sua Apostolica Benedizione. Insieme a lui tanti altri: a incominciare dai confratelli dell’episcopato campano e italiano, ma anche i molti laici, religiosi e comunità claustrali che si sono raccolti in preghiera per noi e si sono resi disponibili ad offrirci il loro contributo. Ci sentiamo anche uniti alle popolazioni del Lazio, delle Marche e dell’Umbria che un anno fa vissero la stessa nostra esperienza a causa di un terremoto certamente molto più devastante del nostro che causò 249 vittime. Siamo vicini a quelle popolazioni nella certezza che anche loro ci sono accanto con la loro preghiera. (…). Alle Autorità di Governo intanto chiedo di attivarsi prontamente per una celere ricostruzione degli edifici

distrutti e per la messa in sicurezza dei tanti fabbricati coinvolti, affinché a quanti hanno perso la casa, sia offerta al più presto una dignitosa e stabile abitazione. La ricostruzione delle zone interessate dal sisma avvenga in maniera rapida anche per permettere che l’attività turistica dell’Isola, bellissima e fragile, possa continuare. (…). Ad ogni abitante dell’Isola chiedo di non cedere alla tentazione dello scoraggiamento e dell’isolamento e di lavorare perché tutti uniti, consapevoli che Dio non ci abbandona, possiamo adoperarci per un nuovo futuro di bene per Ischia e il suo popolo. Ci accompagni Maria, la Madre della Misericordia, che asciuga le lacrime di chi è nel dolore e piange con loro. Amen! Mons. Pietro Lagnese (Dall’omelia per i funerali di Lina Balestrieri e Marilena Romanini decedute a Casamicciola Terme il 21 agosto del 2017)

I funerali di Lina Balestrieri e Marilena Romanini

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

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meno di un anno dal violento sisma che ha duramente colpito l’Italia centrale, la FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) si è recata nei luoghi dove la terra ha tremato, distruggendo case, spezzando affetti, lacerando il cuore. Non ci sono solo le rovine materiali ma anche interrogativi brucianti. C’è un perché che continuamente risuona, eco di una domanda antica che l’uomo porta con sé da quando vive sulla faccia della terra. C’eravamo anche noi, il viaggio è apparso subito come un pellegrinaggio che questa volta non ci portava nei luoghi dove la luce di Dio s’era manifestata in tutto il suo splendore ma in una terra dove un improvviso e devastante black-out ha sconvolto la vita di un’intera popolazione. Le macerie sono lì, muta testimonianza del dramma. Ci sono anche i volti di coloro che hanno vissuto la tragedia in prima persona. Dove l’uomo soffre non può non esserci una Chiesa che apre le braccia e si fa casa accogliente per tutti, una Chiesa che non vende illusioni ma comunica speranza, una Chiesa capace di condividere e di prendere per mano chi si sente smarrito, chi ha perso tutto, anche la propria identità. Questa Chiesa ha il volto e le parole di mons. Giovanni d’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno. Un uomo capace di immergersi a mani nude in quel dramma, un Pastore che cerca di custodire il fragile filo della speranza e di ricostruire la comunicazione tra terra e Cielo. I cronisti sono abituati a raccontare i fatti con quel distacco che dovrebbe garantire obiettività. Ma dinanzi a fatti come questi non possiamo nasconderci dietro le parole, la comunicazione diventa partecipazione personale ed emotiva. Ci sentiamo coinvolti e percepiamo ancora più profondamente quanto sia prezioso il nostro lavoro. Non siamo andati lì solo per vedere ma per condividere, non solo per raccontare casi pietosi ma per descrivere un popolo che non si arrende. Restano le macerie, le ferite e le domande senza risposta. La penna del cronista a questo punto si ferma e lascia il posto alla preghiera. È questa l’unica parola capace di aprire la finestra del futuro. Silvio Longobardi

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Il pellegrinaggio del dolore


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L'APPROFONDIMENTO I giornalisti, accompagnati da mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, tra le macerie di Pescara del Tronto

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olvere e silenzio. L’una entra nei sandali, l’altro invade l’anima. Ad un anno dal terribile sisma che ha colpito il Centro Italia, siamo “pellegrini” tra le rovine di Arquata del Tronto, l’unico Comune d’Europa incastonato tra due aree naturali protette: il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga a Sud e il Parco nazionale dei Monti Sibillini a Nord. Qui le case un tempo erano aggrappate alla collina, oggi sono solo un mucchio di sassi e ricordi abbandonati in fretta. Un gruppo di cronisti partiti da Grottammare – in occasione del IV Meeting nazionale dei “Giornalisti cattolici e non” – attraversa la Salaria, una delle vie consolari costruite dagli antichi romani, che da Roma conduce a Porto d’A scoli. Con l’autobus oltrepassiamo il posto di blocco permanente dell’Esercito e raggiungiamo Borgo, frazione di Arquata, situato immediatamente ai piedi del capoluogo, che all’indomani della scossa del 24 agosto 2016 ha accolto la prima tendopoli (venticinque tende con otto brandine ciascuna). Man mano che si sale lo scenario diventa sempre più inquietante. «Accostiamoci a questi luoghi non da turisti, pronti a fotografare, ma da “amici”; non da osservatori distaccati e meri cronisti, ma da spettatori partecipi. Portate il vostro sguardo oltre il percepibile, al di là dei crolli, per cogliere il dramma dell’uomo» aveva chiesto, prima di partire per i centri terremotati, mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila, parroco per tanti anni a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto. Le prime strutture incontrate sono lesionate: «Le fessure a croce nelle murature indicano un elevato grado di perico-

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Tra i borghi cancellati Da Borgo ad Arquata e Pescara del Tronto: nel silenzio orante, tra le macerie del terremoto del 24 agosto 2016


Le macerie di Pescara del Tronto, il borgo non sarà più ricostruito

na 135 abitanti, che la rendeva uno dei luoghi più incantevoli dello stivale. Il colpo più straziante inferto a questa popolazione dal cuore puro e coraggioso. Dopo ogni evento sismico, le istituzioni s’impegnano per le opere di ricostruzione. A Pescara del Tronto, invece, non sarà possibile: «Tra milioni di anni, ritroveranno queste rovine e scopriranno che qui c’era vita» commenta mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, guida dei pellegrini.

losità. Significa che non ci sono margini per metterle in sicurezza» spiegano i Vigili del Fuoco, che ci scortano lungo il sentiero del dolore, imponendoci di indossare i caschi di protezione, da un momento all’altro potrebbe crollare qualcosa. Proseguiamo in silenzio la strada in salita. Case sventrate, auto sepolte da macerie. Gli oggetti della quotidianità, i beni più intimi e familiari penzolano dagli edifici travolti dalla furia della natura: le biciclette dei bambini, le tende al vento e i quadri sbilenchi appesi alle poche pareti rimaste in piedi. Solo l’antica rocca medievale che sovrasta il centro storico è rimasta quasi integra, con le due torri, a dominare un panorama di desolazione. La macchina dei soccorsi ha sgomberato soltanto il tragitto per consentire il transito dei mezzi pesanti. Affastellati ai bordi delle vie cumuli di sassi, mattoni, mobili piegati come cartone bagnato. Un tempo non molto lontano, qui vi arrivavano turisti da ogni parte d’Italia e del mondo. Vi facevano ritorno i figli andati a lavorare in “città”. Uno spazio incontaminato della natura, ricco di tradizioni e storia, sbriciolato dalle scosse del 24 agosto, del 26 e 30 ottobre 2016 e sprofondato sotto i metri copiosi di neve caduti nel freddo inverno passato.

Mentre avanziamo nella zona rossa, ci fermiamo in preghiera. È questo lo spirito del pellegrinaggio. Preghiamo per le vittime e per i superstiti che vivono il dolore della perdita. Preghiamo per gli abitanti che hanno visto la loro amata città – dove sono nati e cresciuti – disintegrarsi. Preghiamo per le tre donne dell’Est, mai ritrovate e che tutti pensano siano ancora sotto la città distrutta. Nel silenzio orante, lo sgorgare dell’acqua delle “Fontanelle” restituisce speranza al folto gruppo di operatori della comunicazione: «Da qui arriva l’acqua fresca più buona della Regione» racconta il vescovo di Ascoli, mentre il suo sguardo si sposta su alcuni teloni azzurri che coprono i resti della chiesa del paese.

Raggiungiamo Pescara del Tronto, nota a tutti come “La Pescara”, una porzione del tratto dell’alveo del fiume Tronto utile per la pesca. Un angolo di paradiso, tinto del verde più brillante di una natura rigogliosa. La recente ordinanza di non ricostruzione ha fatto tremare di nuovo – idealmente – la terra calpestata dai pescaresi. Qui le macerie non potranno mai più essere rimosse, a causa della posizione geografica della frazione di appe-

Torniamo a Borgo, dove ha avuto inizio il nostro pellegrinaggio. Siamo di fronte alla scuola donata dalla Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus. Una targa campeggia sulla costruzione dipinta di verde acceso: «A Marisol, Gabriele, Giulia, Elisa, Giordano, Arianna, Tommaso e Lucrezia. Nel cuore di Arquata e nel nostro». Il costo più alto del terremoto, a cui nessuno riesce a rassegnarsi. Mariarosaria Petti SETTEMBRE 2017 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

La storia del Vescovo che ha dovuto affrontare in entrambi i suoi mandati episcopali l’emergenza del terremoto. Un segno di grazia, secondo il presule di Ascoli Piceno

Giovanni D’Ercole, Pastore dei terremotati C apita talvolta che si vivano coincidenze che risultano strane, episodi che si ripresentano nel corso della vita più volte, di cui ce ne chiediamo la ragione. Prove a cui veniamo sottoposti senza un’apparente motivazione, che solo nella luce della fede acquistano un senso. Ne è un esempio tangibile la missione episcopale di mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo di Ascoli Piceno. Il disegno di Dio ha voluto che i suoi due mandati episcopali fossero al servizio dei terremotati. Tutto ha inizio nel novembre del 2009, quando Benedetto XVI lo nomina Vescovo ausiliare de L’Aquila. Pochi mesi prima, una serie di violenti sciami sismici aveva sconvolto l’esistenza della popolazione del luogo. Più di trecento vittime, oltre 1600 feriti e circa 10 miliardi di euro di danni stimati, il bollettino della tragedia. D’Ercole è inviato a guidare la diocesi per gestire il dopo terremoto. «Andare a L’Aquila sei mesi dopo la tragedia è stata dura. Il dopo terremoto è sotto alcuni punti di vista ancora più drammatico del terremoto stesso – spiega – perché fa emergere tutta la rabbia che c’è dentro. E tu la devi sentire. La gente terremotata ha bisogno di sfogarsi, perché il terremoto rompe qualcosa dentro». Il 2014 segna l’inizio del suo secondo incarico episcopale e della fase più faticosa del suo servizio. Il 12 aprile di quell’anno papa Francesco lo nomina Vescovo di Ascoli Piceno. Due anni dopo, il violento terremoto del Centro Italia distrugge vite e paesi della valle del Tronto. Un parallelismo significativo con la storia sacerdotale di don Luigi Orione, Santo fondatore della congregazione della “Piccola opera della Divina Provvidenza”, dove monsignor D’Ercole si è formato. Anche il Santo da sacerdote ha vissuto due terremoti – Messina nel 1908 e Marsica 1915 – prestando tutto il suo aiuto in soccorso delle popolazioni. «Nello spirito del fondatore, don Orione, forse c’era scritto anche questo, che io dovessi essere un Vescovo che consacrava la sua vita a chi ha sofferto il terremoto, dando quella piccola esperienza, che tra tanta sofferenza e fatica avevo maturato a L’Aquila».

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I giornalisti ascoltano mons. D’Ercole

Mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila, e mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, durante la celebrazione Eucaristica


Tra le macerie. Sin dalla prima scossa avvertita nella notte del 24 agosto mons. D’Ercole soccorre i terremotati con tutte le sue forze. Sono le 3.30 quando lascia la sua camera, poi dichiarata inagibile. Alle 4.15 è già immerso nell’inferno che è diventato Arquata del Tronto. «Appena ho avvertito la gravità della situazione, ho detto a chi era con me di prendere l’auto e partire per Arquata. Qualcuno mi ha chiesto come facessi a sapere che era proprio lì la situazione più tragica. Un Pastore viene illuminato anche un po’ dalla grazia di Dio. E poi avevo esperienza. Se l’epicentro era stato Amatrice, le zone limitrofe erano state sicuramente devastate. Quando sono arrivato c’era solo il sindaco e una camionetta dei vigili». Il suo racconto di quei momenti è una valanga di sensazioni ed episodi che lasciano il fiato corto. «Ho vissuto il dramma in diretta. So che vuol dire il puzzo del terremoto, le case che crollano, la gente che grida, la gente insanguinata che scappa. Da sotto chiedono aiuto e la voce che sempre di più si attenua». Mons. D’Ercole è stato un faro nel buio della disperazione in quelle ore concitate. Ha scavato con le sue mani, ha accolto tra le sue braccia le vittime dei crolli. E soprattutto ha raccolto tutta la famiglia ecclesiale a sostegno dei terremotati. «Ho disposto accanto ad ogni vittima un frate. Ho raccomandato loro di stare vicini alle famiglie. Ho chiamato tutti i parroci dei paesi interessati dal terremoto e ho preteso che non si muovessero da lì. “Se non lo fate voi, vengo io” ho detto». Quando il sole stava calando

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 26978 del 01/02/2017. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Giovanna Abbagnara, Salvatore Guercio Nuzio, Andrea Pellegrino, Angela Mirello, Emanuela Nocera, Erminia Cuomo, Annabella Iannone, Livia Rossi, Maria Domenica D’Ambrosio, don Ciro Zarra, Maria Francesca Arpino, Fabio Pentangelo, Antonio Pontecorvo, Mariano Rotondo, Francesco Coppola, Giovanni Giordano, Elisa Califano, Michele Raiola, don Enzo Di Nardi, Giovanni Selvino, Sabrina Perrino, padre Paolo Saturno, don Natalino Gentile, Peppe Iannicelli Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

su quel maledetto 24 agosto, dopo una giornata trascorsa a scavare e soccorrere, D’Ercole si è reso conto che la chiesetta di San Pietro e Paolo era implosa. «Sono corso verso l’edificio, nonostante i Vigili del Fuoco mi intimassero di fermarmi per paura che crollasse. Volevo recuperare il Santissimo, ma non ci sono riuscito. Ho preso, però, il crocifisso che sporgeva tra le macerie. La storia di quelle ore racconta che mentre io mettevo in salvo la croce, le ultime persone della giornata venivano ritrovate qualche casa più sotto. Si trattava di Giorgia e Giulia, due bambine di 9 e 4 anni. La più grande era rimasta l’intera giornata con il corpo della sorella sopra di lei, che le aveva fatto da scudo. La morte e la vita avevano combattuto e aveva vinto la vita. Giorgia è viva e quindi la speranza non può mai morire». Nascere di nuovo. Mons. D’Ercole ha dimostrato in quei momenti di essere l’incarnazione della Chiesa tra la gente. Della Chiesa che rappresenta un punto fermo in un mondo che crolla. E adesso, quando bisogna rialzarsi, scrollarsi la polvere dai vestiti, asciugarsi le lacrime, il Pastore della diocesi di Ascoli Piceno è ancora lì, in prima fila, al fianco del suo gregge per sostenerlo con azioni concrete. «Ripartire non è facile. Però bisogna avere sogni, e io già sogno. E quelli che stanno con me stanno già sognando. E a tutti quelli che incontro dico di sognare, perché io già vedo la ripresa, e la immagino a partire da qui». Martina Nacchio

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 30 agosto 2017

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L'APPROFONDIMENTO Mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila

Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata del Tronto

La fatica di ricostruire Il punto sulla ricostruzione ad un anno dal sisma. Tra ritardi e cavilli burocratici, emerge la materna presenza della Chiesa in prima linea accanto a cittadini e Istituzioni

«B

asta un minuto per perdere tutto, anche la vita». A parlare con la voce impastata di commozione è Aleandro Petrucci, il sindaco di Arquata del Tronto, uno dei comuni colpiti dal terremoto il 24 agosto del 2016. Sono 51 le vittime innocenti della furia della natura, 47 nella frazione di Pescara del Tronto. «Abbiamo pianto, adesso è l’ora della ricostruzione. Da qualche giorno sto consegnando le chiavi di 26 casette a Pescara del Tronto», dice mentre ricaccia a fatica le lacrime in gola. Sotto un tendone bianco per ripararci dal sole, in un afoso pomeriggio di fine giugno, tocchiamo con mano i danni del sisma e lo sforzo della popolazione per rialzarsi e ricostruire. La fatica di nascere da capo. Lo spiega bene mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, tra i primi a giungere sul posto dopo le terribili scosse: «Dal terremoto non si rinasce. Si nasce». Come da un lutto terribile che costringe a cercare nuove coordinate per continuare a vivere. La sfida più grande è riportare la vita in questi luoghi, permettere alle famiglie di abitare di nuovo queste valli. Accanto al tendone che ci ospita c’è la scuola costruita con i fondi raccolti attraverso la sottoscrizione «Un aiuto subito» del Corriere della Sera, il Tg La7 e la fondazione Francesca Rava, inaugurata il 26 novembre del 2016. Poco di-

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stante, un’altra scuola sta per essere ultimata. Anche questa struttura ha lo scopo di impedire lo spopolamento, come ha dichiarato il commissario alla ricostruzione Vasco Errani, durante la cerimonia di avvio dei lavori finanziati dalla fondazione “La Stampa - Specchio dei Tempi” con 2 milioni di euro. Il rischio è che a settembre siano entrambe vuote, perché qui non vive più nessuno. Le famiglie sono tutte ad Ascoli Piceno, in case in affitto o ospitate da familiari, o sulla riviera, a Grottammare e a San Benedetto del Tronto. La ripartenza. Cosa serve davvero a questi territori per ripartire? Lo spiega con commozione Simona Brandi, capelli rossi e occhi che hanno dovuto fare i conti con tanto dolore. «Vedo molti amici in lacrime. Anch’io non so quanto resisterò… Il terremoto è stato devastante, soprattutto per i ragazzi. Sono spaesati, non sanno cosa fare, se ritornare nei paesi o rimanere in città. E noi genitori non sappiamo come comportarci». Simona aveva un bar a Trisungo, una frazione del comune di Arquata del Tronto, e ha perso tutto nel pieno della stagione. «Il primo mese ho pensato solo a salvare la mia vita e quella di mio figlio, non ho ragionato su come mantenermi economicamente. Dopo un po’ ho capito che dovevo fare qualcosa per ricominciare. Credevo di farcela da sola ma


Sabato Igino, presidente della Camera di Commercio di Ascoli Piceno, e Roberto Paoletti, coordinatore di Confcommercio

so dirvi che nulla è cambiato. Non chiediamo di venire a patti con la legalità ma di usare un po’ di cervello, cuore e passione».

Simona Brandi, grazie all’aiuto della Caritas ha riaperto la sua attività economica

non è stato così. Per fortuna, in questo cammino molto complicato qualcuno mi ha teso una mano: mons. Giovanni D’Ercole e la Caritas. Sono riuscita a ripartire solo con il sostegno psicologico ed economico della Curia che mi è stata vicina fin dai primi passi. Finalmente, da qualche giorno, ho riaperto il bar e mi sento un po’ confortata». Un segno di speranza. «Spero che anche le altre attività riescano a ripartire e che le persone ritornino nei nostri paesi. Il mio bar sulla Salaria è l’unico aperto ed è diventato per molti un punto d’incontro. Le persone sono contente, vengono volentieri per un caffè e per discutere dei nostri problemi». Ricominciare è difficile ma non impossibile, è questo il messaggio di Simona: «Anche il sindaco ci sta aiutando, la burocrazia sta facendo più danni del terremoto. Ma noi siamo montanari e abbiamo la testa dura». Anche Sabatino Igino, presidente della Camera di Commercio Ascoli Piceno racconta dei lacci della burocrazia. «La nostra sfida è ricreare un’economia. È difficile, i vincoli della burocrazia sono terribili. È giusto che ogni cosa sia fatta nella legalità e trasparenza, ma non si può bloccare il passo di chi vuole tornare a vivere in questi territori. Sono venuto qui la mattina del 24 e del 25 agosto e pos-

Dura la denuncia di Roberto Paoletti, coordinatore di Confcommercio: «Abbiamo compreso subito che la tragedia era talmente ampia e diffusa che solo un’importante e costante formazione e informazione della politica poteva ottenere dei risultati che purtroppo, ancora oggi, non vediamo concretamente. Abbiamo i 5000 euro che sono stati erogati per il sostegno delle attività insieme alla promessa di valutare i successivi mancati guadagni dei nostri assistititi e associati, ma fino ad oggi siamo in attesa di concretezza. Siamo ancora in piena emergenza, da parte nostra abbiamo scelto di dare un segnale concreto: la mia associazione è in dialogo costante con il Comune per donare, entro l’anno, un pulmino per collegare le situazioni abitative provvisorie. Sono sette i siti previsti. Dopo 10 mesi dal sisma poco è stato fatto. All’incontro sono presenti due vescovi, mons. Giovanni D’Ercole, pastore di Ascoli Piceno, e mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila, per tutti don Pino perché su questi monti ha esercitato per molti anni il suo ministero sacerdotale. Sono il segno di una Chiesa in prima linea, capace di condividere il dolore e gettare uno sguardo di lungo periodo sulle reali necessità per ripartire. La Chiesa, insieme alla Caritas, ha aiutato nel silenzio non solo Simona ma tanti altri. A breve sarà ultimato un centro diocesano finanziato da Caritas Italiana. Al secondo piano c’è una foresteria per accogliere quanti abitavano qui e non hanno più una casa per ritornare. Nessuna struttura ricettiva è rimasta in piedi. Il piano terra dell’edificio ospiterà un cinema e sarà dedicato ad attività culturali. «La ripresa non è mai facile ma bisogna avere sogni. La ripresa parte da questo centro che sarà inaugurato a settembre, qui la gente potrà ritrovarsi. Anche la vicina Chiesa di San Pietro e Paolo presto sarà ricostruita perché la forza di questa gente è nelle sue radici cristiane», conclude il vescovo di Ascoli Piceno. Ripresa economica e ricostruzione paziente del tessuto identitario della comunità: è da qui che passa la ricostruzione. Bisognerebbe ricordarsene ogni volta che si lanciano raccolte fondi della prima ora. Per non essere costretti a scoprire, a riflettori spenti, che alcune opere sono dei doppioni o, peggio ancora, che quei soldi potevano essere usati per interventi più utili. Antonietta Abete SETTEMBRE 2017 Insieme

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VITA NELL'AGRO Immagine di repertorio

a cura di Salvatore D’Angelo

Nell’Agro nocerino-sarnese avrà sede uno dei tre poli della Rete IPIB, un programma dell’Istituto Superiore di Sanità per l’Identificazione Precoce e l’Intervento Breve su AlcOl, Azzardo ed altre Addiction. L’Asl Salerno ha aderito al progetto

Contrasto alle dipendenze

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ipendenze da alcol, droga e azzardo, l’Asl ha messo in campo una task force per contrastare questi fenomeni. A luglio è nata ed è stata presentata la Rete IPIB, ovvero la Rete aziendale per l’Identificazione Precoce e l’Intervento Breve su Alcol, Azzardo ed altre Addiction. Si tratta di un programma promosso dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e validato sul piano internazionale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come EIBI (Early Identification and Brief Intervention) nel campo dell’intervento precoce per l’accertamento dei rischi e dei danni in fase iniziale legati al consumo di bevande alcoliche. Il progetto originario ha l’obiettivo di potenziare le abilità professionali, le conoscenze, le attitudini e le motivazioni degli operatori sanitari impegnati nell’assistenza sanitaria primaria, mettendoli in condizione di incrementare la padronanza d’uso di strumenti e procedure efficaci di identificazione precoce del rischio alcol e di intervento qualificato offerto ai pazienti con consumo rischioso e dannoso di alcol. L’Azienda sanitaria salernitana ha sposato questa linea e l’ha ampliata. Nella versione elaborata dall’Asl Salerno, d’intesa con l’Istituto Superiore di Sanità, il progetto introduce per la prima volta in Italia la sperimentazione

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del modello IPIB nel campo dell’identificazione precoce e dell’intervento breve rispetto al gambling e ad altre addiction comportamentali. Un nuovo corso del programma che sul territorio salernitano prevedrà tre fasi di sviluppo interdipendenti. Il primo step è legato a un lavoro di «ricerca/studio sul contesto, propedeutico alla costruzione di un percorso didattico adeguato alle caratteristiche socio-demografiche e sanitarie del territorio dell’Asl Salerno». La seconda fase interesserà seicento operatori, che saranno formati sul modello IPIB e saranno la spina dorsale della rete aziendale. Il percorso sarà chiuso dalla realizzazione di tre poli territoriali: Agro nocerino-sarnese; Salerno ed area metropolitana; Cilento e Vallo di Diano. La maggior parte degli operatori, 480 addetti, sarà impiegato nel contrasto e trattamento delle dipendenze da alcol, la restante parte si occuperà di gambling e altre addiction. La Rete IPIB rappresenta un’importante azione di prevenzione e formazione che supporterà il lavoro già fatto dai SERT, i servizi distrettuali per il trattamento delle tossicodipendenze. Salvatore D’Angelo


Immagine di repertorio

Gambling e altre addiction: cosa sono

Fino a qualche anno fa, quando si parlava di dipendenze si faceva riferimento a droga e alcol. Da un po’ di tempo le cose sono cambiate. Il bacino delle dipendenze si è ulteriormente ampliato. Tra i fenomeni più gravi da includere nel paniere c’è sicuramente il gioco d’azzardo, la cosiddetta ludopatia, in inglese gambling. Oggi più che mai è vivo l’interesse anche per un altro gruppo di dipendenze, legate ad oggetti o comportamenti presenti nella vita quotidiana di tutti e che non hanno nulla a che vedere con l’abuso di sostanze. La dipendenza da sesso,

Internet, shopping compulsivo, lavoro eccessivo, così come la ricerca continua e incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento, costituiscono un gruppo eterogeneo comunemente definito come “dipendenze comportamentali” o “nuove dipendenze” o, ancora, “new addiction”. Gli esperti tendono ad unificare queste nuove dipendenze perché, sebbene siano caratterizzate da aspetti specifici, nel loro insieme sembrano manifestare un desiderio di fuga dalle difficoltà della vita quotidiana e un’incapacità a tollerare la sofferenza psichica.

Sale della perdizione: i dati della provincia di Salerno Fece discutere il primo piano del nostro giornale sul gioco d’azzardo nell’Agro. I numeri del 2016 sono ancora attuali e validi. I dati estrapolati dal registro imprese della Camera di Commercio grazie a “ri.trend” erano e restano spaventosi. Un anno fa, a livello provinciale erano 211 le attività concernenti lotterie, scommesse e sale da gioco registrate e aperte nel primo trimestre dell’anno. Un dato raddoppiato nel giro di un quinquennio. Il 29% delle sale aveva sede nei comuni dell’Agro. A marzo del 2016, a detenere il primato di città con più sale, venti per la precisione, era Scafati. A distanza seguivano Angri con nove punti, Nocera Inferiore con otto e Pagani con sette. Insomma, un settore che stando ai numeri ufficiali non conosce crisi.

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VITA NELL'AGRO

Sono iniziati lo scorso 8 luglio, con il secondo meeting dei benefattori, i preparativi per festeggiare, nel 2018, i 25 anni di attività della Federazione Progetto Famiglia. Insieme al presidente Marco Giordano, abbiamo ripercorso gli anni di appassionato servizio a favore della famiglia

I volontari in piazza

Progetto Famiglia, realtà al servizio della famiglia

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rogetto Famiglia è una realtà nata nel 1990 grazie all’intuizione di don Silvio Longobardi, sacerdote della diocesi di Nocera-Sarno, e alla passione di un gruppo di giovani e sposi che scelsero di impegnarsi per la difesa del bambino non ancora nato, che madre Teresa chiamava “il più povero fra i poveri”. «Era proprio quel bambino, senza voce e senza volto, il più dimenticato» afferma Marco Giordano, presidente di Progetto Famiglia, ricordando quanto questa scelta sia alla base di tutto l’impegno di carità. «Se avesse potuto parlare quel bambino avrebbe certamente gridato la sua voglia di vivere – aggiunge –. Per questo abbiamo deciso di prestargli la nostra voce». Non è stato facile comunicare il Vangelo della vita, i primi anni sono stati difficili per la mancanza di sensibilità verso questo tema. Era necessario promuovere iniziative per vei-

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colare il messaggio a tutta la società civile. Marco ricorda una scelta significativa: «Nella primavera del 1991, decimo anniversario del referendum sull’aborto, fu organizzata la prima settimana per la vita. Il 25 marzo 1993, fu inaugurata nel territorio della parrocchia di Sant’Antonio di Padova ad Orta Loreto, la prima sede della neonata associazione Progetto Famiglia». Qualcuno silenziosamente tesseva una trama, l’impegno per la vita si arricchisce di nuove esperienze. «Nel maggio del ’94 una segnalazione ci fece incontrare una giovane donna al sesto mese di gravidanza: il padre era morto, la madre l’aveva cacciata di casa, viveva di espedienti, faceva uso di cocaina e non aveva una dimora fissa. Quando l’abbiamo conosciuta dormiva in una macchina. Senza pensarci troppo, una coppia dell’associazione l’accolse in casa, in attesa di trovare per lei una sistemazione in

La prima marcia per la vita Il professor Giuseppe Noia insieme a don Silvio Longobardi


L’impegno Culturale

Nel 2006 con la pubblicazione del primo numero della rivista Punto Famiglia, l’impegno culturale riceve nuovo slancio. Punto Famiglia è uno spazio di confronto e uno strumento di formazione che negli anni ha raccolto, oltre a numerose firme autorevoli, le voci e le esperienze di tante famiglie. Nel 2011 è stata fondata l’Editrice Punto Famiglia che pubblica testi e sussidi per accompagnare le famiglie.

La Settimana del Diritto alla Famiglia

Nel 2011 è organizzata la prima Settimana del Diritto alla Famiglia che promuove eventi culturali e di solidarietà in collaborazione con centinaia di enti: scuole, parrocchie, comuni e organizzazioni noprofit. Negli anni, la Settimana ha raggiunto oltre 500 città in tutte le regioni d’Italia.

Le Oasi di accoglienza nella Diocesi di Nocera Sarno -

Casa famiglia “Oasi Maria Madre della Vita” a Sant’Egidio del Monte Albino; Casa famiglia “Oasi Nazareth” a Striano; Casa famiglia “San Paolo” a Sarno; Casa per gestanti e madri con figli “Oasi Emmanuel” ad Angri; Casa per gestanti e madri con figli “Oasi Don Enrico Smaldone” ad Angri; Casa famiglia “Oasi Santa Gianna Berretta Molla” ad Angri.

una delle case di accoglienza presenti nella zona. Ma in quel periodo tutte le porte erano chiuse, nessuno poteva o voleva prendersi cura di questa ragazza. Senza saperlo, diventò la prima persona accolta in famiglia, la prima esperienza di un’avventura che ben presto avrebbe avuto altri sviluppi». Migliaia i colloqui per la vita fatti in questi anni, più di 400 i bambini nati grazie all’impegno dei volontari. «Oggi, come allora, vorremmo dire con madre Teresa: promettiamo che nella nostra città nessuna donna possa dire di essere stata costretta ad abortire». Negli anni, accanto all’opera a favore della vita nascente, si sviluppa una proposta formativa che abbraccia la dimensione genitoriale ed educativa. Su questa scia nasce l’impegno per l’insegnamento dei metodi naturali per la procreazione responsabile. Nel 1998 è aperta a Sant’Egidio del Monte Albino l’Oasi Maria Madre della Vita, la prima casa di accoglienza per bambini, ragazzi e madri in difficoltà. Le Oasi sono gestite da un nucleo residente formato da famiglie, persone consacrate e laici che hanno scelto di vivere al servizio degli altri. Questa presenza permette di ricreare un clima di famiglia segnato dall’amore e dall’accoglienza, dalla condivisione e dalla fiducia. «Nelle Oasi, al nucleo residente si affianca un’équipe specialistica che segue le persone accolte negli aspetti psicologici, educativi e sociali. Nella diocesi di Nocera-Sarno abbiamo 6 oasi di ac-

coglienza di questo tipo». Di pari passo cresce anche l’attenzione per l’affido familiare, un’esperienza che negli anni coinvolgerà centinaia di famiglie in tutta Italia. Una rete di famiglie volontarie che accolgono per un periodo di tempo bambini e ragazzi in difficoltà, a tempo pieno o anche solo per qualche ora al giorno, riservando particolare attenzione alle famiglie d’origine. Nel 2003 Progetto Famiglia varca i confini nazionali e inaugura un ponte di cooperazione con il Burkina Faso. Qui vengono costruite scuole, ambulatori, pozzi e il Centro Jean Paul II, per i giovani studenti di Koupéla. Quante famiglie sostenute in questi anni? Quanti bambini strappati dalla morsa dell’aborto? Quanti piccoli affidati e poi ritornati nelle famiglie di origine? Quanti bambini e giovani aiutati e sostenuti in Africa? «Pochi o tanti, non lo sappiamo e non ci interessa dare i numeri – conclude il presidente Giordano –. Ogni persona accolta, ogni famiglia sostenuta vale l’impegno di questi anni. Nelle stanze al primo piano della Cittadella della Carità di Angri, quartier generale della Federazione Progetto Famiglia, viene pensato, progettato e coordinato il bene in ginocchio come ci ha insegnato il nostro custode. Perché ogni opera di carità che non nasce dalla preghiera resta una pia opera sociale, anch’essa importante ma il nostro desiderio è rendere più bello il volto della Chiesa». Giovanna Abbagnara SETTEMBRE 2017 Insieme

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VITA NELL'AGRO

Ritratti di territori Il premio che riconosce le eccellenze locali

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Professional Ballet Academy Riapre i battenti la scuola di danza per eccellenza. A Sarno maestri da tuttO il mondo

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poche settimane dal saluto di Luciana Savignano e Raffaele Paganini agli allievi dello scorso anno accademico, la “Professional Ballet Academy” di Lina Vitelli ha riaperto la propria sede di via Nunziante per un appuntamento straordinario. Il primo settembre, alla presenza del neo-consulente didattico Massimiliano Craus, critico di balletto del Corriere della Sera e docente di storia della danza del Teatro di San Carlo di Napoli, c’è stata una giornata dedicata interamente alle famiglie, agli allievi e agli appassionati. È stato presentato il Piano dell’offerta

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formativa dell’anno accademico 20172018, con le attività curricolari ed extracurricolari. Un appuntamento imperdibile per tutti coloro che hanno voluto conoscere lo staff diretto da Lina Vitelli nel quale da quest’anno figura anche il maestro russo Mais Nuriyev, nuovo docente di danza classica, di carattere e pas de deux. Il suo nome è l’ennesimo valore aggiunto della “Professional Ballet Academy”. Insomma un’offerta da non perdere, per cui dal primo settembre sono tutti invitate a visitare la sede di via Nunziante per conoscere i docenti e i corsi attivati sotto la direzione di Lina Vitelli.

ntegralisti e sognatori”: è questo il claim della quarta edizione di “Ritratti di Territorio”. La manifestazione si svolgerà il 13 settembre, alle ore 20, presso il ristorante “Il Bagatto”, in via Termine Bianco a Pagani. Il premio, giunto alla quarta edizione, è nato nel 2014, in occasione dei venti anni di giornalismo di Nunzia Gargano. Accanto a lei ci sono Maria Pepe e Barbara Ruggiero, due pazze temerarie, e Giuseppe Candela, firma di Excite, Dagospia e Oggi. «Ritratti di Territorio – spiega Nunzia Gargano – è nato come provocazione politica. Tutti sono bravi a lamentarsi, ma pochi si impegnano per riqualificare i propri luoghi. Noi, invece, ancora una volta, dimostriamo che per realizzare cose belle c’è solo bisogno di un po’ di fantasia, cuore e passione. Sarà che mi identifico in un vecchio modo di fare giornalismo: quello che ha il coraggio di dedicare la prima pagina a un concorso musicale, un convegno culturale, un nuovo libro, un evento sportivo». L’evento gode della collaborazione delle Edizioni dell’Ippogrifo e del patrocinio del Movimento Unitario Giornalisti, dell’Assostampa Campania Valle del Sarno e dell’associazione Amici di Villa Calvanese. Sa. D'A n.


IL DOTTORE DEI BAMBINI di Salvatore Guercio Nuzio

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LE PUNTURE DI INSETTO

e punture di insetto sono eventi molto frequenti, soprattutto in estate. La reazione della pelle nel sito della puntura è provocata dall’iniezione diretta di sostanze irritanti o veEvento lenose contenute nella saliva dell’insetto (api, vespe, calabroni). In alcuni casi il bambino frequente, si sensibilizza a uno dei componenti della saliva e risponde con una reazione allergica ansoprattutto che grave. con la bella Il trattamento dipende dall’intensità della reazione e quindi dal grado di sensibilizzastagione. zione del bambino alle sostanze inoculate dall’insetto. In caso di una reazione locale Consigli per la modesta basterà una crema anti-infiammatoria anche non steroidea (a base di Arterapia e qualche nica, ad esempio), mentre in caso di una reazione infiammatoria intensa si devodritta per prevenire no usare creme al cortisone e anti-istaminici per bocca. È controindicato l’uso questo fastidioso di antistaminici topici che sono spesso foto-sensibilizzanti. Solo nelle reaproblema zioni allergiche generalizzate può rendersi necessario il ricorso all’iniezione di adrenalina. È molto importante “educare” il bambino a non gratNato a Sarno, sposato e padre tarsi e a tagliare regolarmente le unghie per prevenire le sovra-infedi due bambini si è specializzato zioni batteriche (impetigine) e le lesioni da grattamento. in Pediatria presso l’Università del Per ridurre al minimo il rischio di puntura d’insetto è utile eviPiemonte Orientale di Novara, lavora tare indumenti molto colorati e brillanti; indossare vestiti con presso l’Unità Operativa di Pediatria maniche lunghe, pantaloni lunghi, calzini e scarpe chiuse dell’ospedale di Battipaglia. se si effettuano passeggiate in campagna o comunque dove l’erba è alta; evitare profumi o lozioni forti; utilizzare lozioni a base di sostanze ad azione repellente Se desideri sottoporre una domanda per gli insetti; disporre di insetticidi di pronto e faal dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, cile impiego; non lasciare all’aperto cibi di scarscrivi a insieme@diocesinocerasarno.it to e non sostare in vicinanza di bevande o cibi molto dolci; usare cautela quando si cucina o mangia all’aperto; usare cautela in vicinanza di luoghi che più frequentemente sono sede di nidi di api, vespe e calabroni come ad esempio in campagna nel periodo di maturazione della frutta o durante la vendemmia; far rimuovere da personale esperto nidi di api, vespe o calabroni in vicinanza della casa.

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VITA NELL'AGRO

Campania: percorsi dell’anima

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na rete per rilanciare il turismo religioso. La Diocesi, insieme ad altre Chiese particolari campane, ha aderito ad un progetto per la promozione del turismo religioso in Campania. L’iniziativa, promossa dalla Regione nell’ambito dei progetti di eccellenza finanziati dal MiBACT, avvia l’azione “Campania Percorsi dell’Anima” per promuovere lo straordinario e imperdibile patrimonio regionale, legando il turismo “slow” agli itinerari naturalistico–religiosi: dai silenzi dei sentieri montani, dove ascoltare lo scorrere naturale del

Le edicole partner in cui è possibile trovare INSIEME

tempo, alle feste in onore dei Santi. Il progetto mira a promuovere e favorire il turismo religioso in Campania attraverso la realizzazione di una rete che coinvolge e mette a sistema gli edifici di culto presenti sul territorio regionale, luoghi di fede e di preghiera ma anche capolavori architettonici e artistici, centri di comunità monastiche che hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo economico del territorio regionale e oggi costituiscono una forza attrattiva dal punto di vista turistico.

La Diocesi ha aderito a un progetto promosso dalla Regione per il turismo religioso

Sa. D’An.

Edicola Amato Giornali Via dei Goti 11 Angri Cartolibreria Edicola Nasta Via Giudici 46 Angri Cartolibreria Corinto Via Fucilari 68 Nocera Inferiore Edicola Civale Teresa Via G.B. Vico 3 Nocera Inferiore Edicola di Manu Via Roma 77 Nocera Inferiore Centro Edicola Via San Clemente Nocera Superiore Edicola Mercurio Antonio C.so Ettore Padovano 43 Pagani Sardo Art Via Cesarano Pagani Edicola D’Andria Giuseppe Via Gramsci S. Marzano sul Sarno Edicola Il Giornale Via Tortora 79 Sarno Cartofantasy Via Turati 280 Poggiomarino Cartolibreria Archimede di Vincenzo Palmieri, Via Dante Alighieri 37 Poggiomarino Edicola Laperuta Amerigo, Via Roma, Poggiomarino

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Mensile Insieme


QUI REGIONE L’infuocata estate campana lascia sul terreno diverse questioni irrisolte: dalla gestione della protezione civile a quella idrica. A Palazzo Santa Lucia ci sarà da lavorare, sperando che non ci siano troppe distrazioni elettorali

DI EMERGENZA IN EMERGENZA

L’

estate è quasi alle spalle e per la giunta regionale è tempo di fare i bilanci e di avviare la prossima programmazione. Ci lasciamo indietro un’estate calda, anzi di fuoco, caratterizzata da un’emergenza incendi che ha devastato gran parte del territorio regionale. Una prevenzione e un contrasto che sono partiti in ritardo, a cose fatte, che ha mostrato tutta la debolezza di un’organizzazione che dovrebbe essere invece ineccepibile nel campo della protezione civile. Forse è questo il primo punto da mettere nell’agenda dell’esecutivo regionale. Sulla strada ci sono state anche le dimissioni di Nello Di Nardo che, a emergenza rientrata, ha salutato tutti rinunciando al suo incarico di consigliere politico per la protezione civile. Da qui uno scontro che si è trascinato sul versante politico e che non ha risparmiato accuse.

ta la Campania. Che probabilmente serva da lezione? Vedremo da qui a qualche mese, quando anche l’Ente Idrico Campano si muoverà e inizierà a tracciare la sua nuova strategia. Dietro l’angolo poi la crisi dei rifiuti, con gli impianti che hanno raggiunto in più occasioni il tutto esaurito. Il piano, per ora, sembra che non abbia funzionato, confermando così le preoccupazioni lanciate dal Ministero dell’Ambiente all’atto della sua approvazione. Forse, anche in questo caso, la giunta De Luca dovrà perfezionare tutto il sistema del ciclo dei rifiuti per non ritrovarci nuovamente con la spazzatura in ogni angolo della strada. Dall’altro lato non è mancato il fiume di soldi che l’assessorato al turismo ha concesso a quasi 500 comuni per e-

di Andrea Pellegrino

venti e manifestazioni, che si sono già svolte e in via di svolgimento fino alla prossima primavera. E, quest’anno, nessuno è rimasto a bocca asciutta. Ogni amministrazione ha potuto beneficiare almeno di 40mila euro per l’organizzazione di eventi sul territorio. Un dato positivo, ancora, riguarda i finanziamenti concessi alle parrocchie e agli oratori per i progetti presentati. Qui, non tutti hanno sorriso e la lista degli esclusi è stata abbastanza lunga. Ma la speranza di un possibile allargamento della graduatoria potrebbe essere l’ultima a morire. A Palazzo Santa Lucia, dunque, ci sarà da lavorare. Sempre che non ci siano distrazioni elettorali. Il 2018 (salvo clamorose anticipazioni) sarà, infatti, l’anno delle elezioni politiche. De Luca e i suoi sono già in campagna elettorale da un pezzo.

Di emergenza in emergenza, come non ricordare quella idrica che ha lasciato a secco numerosi territori costretti ad una razionalizzazione di una delle risorse necessarie per il vivere quotidiano. Anche in questo caso, probabilmente, nonostante tutti gli allarmi, la situazione è stata sottovalutata. Non considerando, inoltre, che le due emergenze estive hanno avuto ripercussioni anche sul turismo, punto di forza dell’economia di tut-

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Un momento di una partita giocata al Vitalica Sporting Center

Selfie di gruppo tra gli atleti e la dirigenza

Dalla strada al calcio a 5

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ottrarre ragazzi alla strada, indirizzando i giovani nati e cresciuti in realtà difficili verso un percorso fatto di rispetto e condivisione. Un obiettivo raggiungibile, e raggiunto, attraverso lo sport. L’Atletico Vitalica, squadra di calcio a 5 voluta dal presidente Aniello Gaito, è nata lo scorso anno con lo scopo di perseguire questo obiettivo, associato ad un altro fine: portare nella struttura di Sarno giovani a rischio “dispersione”. Ragazzi da tutto l’Agro si sono riuniti in un unico corpo, abbattendo il muro dei campanilismi, fin troppo vivi in questo territorio. Il presidente Gaito ha messo a disposizione dell’Atletico Vitalica il campetto presente presso il Vitalica Sporting Center di via Nuova Lavorate a Sarno. La struttura è stata costruita dopo la frana del 1998 come segno di rinascita e riscatto. Gestita da più di due anni, all’area fitness e al comparto nuoto, è stata avviata l’avventura del calcio. I ragazzi della prima squadra sono stati impegnati nel campionato di calcio a 5 di Serie D, quelli del settore giovanili hanno invece disputato il campionato allievi. La missione del presidente Gaito è ben riuscita, se si pensa che si è racchiuso sotto un unico colore, quello del Vitalica, giovani di Nocera e Pagani, città da sempre calcisticamente rivali.

E si è riuscirti a far scendere in campo, tra studenti e professionisti, anche ragazzi cresciuti in realtà più difficili. Ed i primi frutti sono stati raccolti. Nelle scorse settimane l’Atletico Vitalica è rientrata nella graduatoria della “Coppa disciplina” di Calcio a 5 di serie D. Unica squadra presente per il girone E. Tredici in tutto le compagini selezionate su settanta per essersi distinte nel corso del campionato 2016/2017. Primo posto per l’Asd Antonio Esposito. L’Atletico Vitalica, squadra di Sarno, è risultata essere tredicesima in classifica. «Come società teniamo al buon comportamento dei ragazzi che indossano la nostra maglia. Ho sempre creduto nei valori dello sport sano – ha detto Gaito – e sono proprio questi valori che con il mio staff tecnico cerchiamo di divulgare ai nostri calciatori. Il rispetto per gli avversari, per i compagni di squadra e per l’arbitro sono di fondamentale importanza». «Per il prossimo anno - ha concluso il presidente dell’Atletico Vitalica - speriamo di raggiungere risultati migliori, puntiamo a vincere la Coppa disciplina e ad ottenere buoni risultati anche in campionato. Sono certo che i nostri ragazzi daranno come sempre il massimo». F. S.

L’esperienza dell’Atletico Vitalica, squadra giovanile nata un anno fa all’ombra dello Sporting Center di Lavorate, che ha meritato l’inserimento nella graduatoria della Coppa disciplina dopo aver annoverato tra gli atleti studenti, professionisti e qualche ragazzo difficile

Il presidente Nello Gaito

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SCUOLA & UNIVERSITà di Martina Nacchio

Lo zaino, compagno di viaggio Il 14 settembre suona la campanella per tutti gli studenti della Campania. Cosa mettere nello zaino? I suggerimenti del vescovo Giuseppe nel messaggio al mondo della scuola

Carissimi, è quasi pronto lo zaino per il nuovo anno scolastico 2017-2018, ed anche se non è griffato, firmato, deve essere il mio zaino, il mio compagno di viaggio per un anno intero e deve portare la mia firma. Ricomincia la scuola e vedo tanti volti, alcuni noti che riprendono il cammino, ed altri che cominciano tra paure e stupore. Vita è la scuola e scuola è la vita! Ed eccomi con il mio zaino, dove getto un po’ alla rinfusa tante cose che mi possono servire per i giorni di scuola. Ma nel mio zaino, oltre al materiale didattico, c’è di più: vi ho messo un pizzico di fantasia per i giorni no; un album di memorie per i giorni noiosi, una scatola di pastelli colorati per le ore senza colore; vi ho messo un sogno, un testo di una canzone che mi piace, una foto che porto sempre con me e quell’ultimo regalo che mi ricorda una persona speciale. È tutto ciò che mi serve per il tempo della scuola, che cercherò di vivere con impegno e intelligenza, senza sciupare nessun attimo. Così, con l’aiuto degli altri, imparerò a scrivere e a leggere i giorni della mia vita e mi farò i conti per non perdere le occasioni importanti. Poche cose nel mio zaino, ma quelle essenziali, e ho lasciato il posto per tutte le sorprese che mi verranno incontro nel nuovo anno. Ah, dimenticavo, ho con me anche un piccolo Vangelo che mi ha regalato la nonna. Qualche volta mi vergogno a dirlo, ma è il libro migliore per poter leggere sulle righe della mia vita e del mio cuore e per imparare a vivere in modo serio ed onesto. E, furtivamente, il Vescovo ha fatto scivolare nello zaino anche una sua benedizione. + Giuseppe, vescovo

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Diocesi in festa

Settembre è un mese speciale per la diocesi Nocera-Sarno e per mons. Giuseppe Giudice: il 10 settembre il nostro Pastore festeggia 61 anni. Che la sua vita e il suo ministero episcopale siano sempre illuminati dall’amore di Dio.

Auguri di buon compleanno

Don Giovanni Padovano compie 84 anni, il 12 settembre; don Giancarlo Faletti festeggia 77 anni il 14 settembre; don Alfonso Giordano spegne 29 candeline, il 17 settembre; don Vincenzo Di Nardi compie 46 anni, il 18 settembre; don Gerardo Guastaferro festeggia 61 anni, il 24 settembre; don Gerardo Coppola compie 39 anni il 26 settembre. Il Signore vi dia sempre la forza di guidare la vostra comunità. Auguri di cuore dalla redazione di Insieme!

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

Auguri speciali

Fiori d’arancio in casa Puacs: Carmine Tortora e Luisa De Pascale hanno pronunciato il loro “sì” il 21 giugno; Giuseppe Santitoro (incaricato fratelli) e Maria Grauso (incaricata sorelle) hanno celebrato il sacramento del matrimonio l’8 luglio. Auguri alla collega giornalista Rossella Liguori e a suo marito Jean Louis Pepe, per il loro matrimonio celebrato lo scorso 6 luglio. Auguri a Costantina Fugaro e a Guglielmo Mauri per le nozze celebrate lo scorso 20 luglio a Sorrento. Le vostre nuove famiglie siano segno rigoglioso dell’amore di Dio. I più cari auguri dalla redazione di Insieme!

Carmine e Luisa

Giuseppe e Maria

Don Gerardo Coppola, don Raffaele Corrado, don Carmine Vitolo, il 14 settembre; don Salvatore Fiocco, il 15 settembre; don Rosario Ingenito, il 28 settembre. Auguri di buon anniversario di ordinazione diaconale a Edoardo Tafuto, il 18 settembre. Il vostro ministero sia esempio tangibile della gioia del Vangelo. Auguri!

Redazione in festa

Mariarosaria Petti, giovane e brillante collaboratrice della nostra redazione, compie gli anni il 15 settembre. All’amica preziosa e alla collega attenta auguriamo buon compleanno.

Mariarosaria Petti

Guglielmo e Costantina

Vincenzo Spinelli

Jean Louis e Rossella

Vincenzo Spinelli, accolito della nostra diocesi, ha conseguito lo scorso 30 giugno il titolo di baccelliere in Teologia. Congratulazioni!

Auguri a Costanza, che ha ricevuto il sacramento della Confermazione il 15 luglio 2017: “Che lo Spirito Santo disceso su di te in questo giorno, possa accompagnarti tutti i giorni nella tua vita e darti tanta serenità. Auguri di cuore dalla tua madrina Teresa”. Teresa e Costanza

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

ORIENTAMENTI

Ricordare: il verbo per l’anno 2017-2018

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n lavoro frutto della riflessione suscitata dalla Sosta ecclesiale che quest’anno, in maniera sinodale, ha visto unita la comunità ecclesiale in tre momenti: nella Concattedrale di San Michele a Sarno, nelle Foranie e nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. Come ogni anno, monsignor Giuseppe Giudice ha offerto delle piste aperte affinché divengano percorsi pastorali. «La mia, pur essendo la parola del Vescovo – ha scritto monsignor Giuseppe Giudice –, non è mai conclusiva, ma è sempre indicativa e inclusiva, in modo da raccogliere le tante cose dette e ascoltate e così, insieme, discernere il meglio per il nostro cammino di Chiesa. Sì, un cammino che conosce le stanchezze e le delusioni dei discepoli di Emmaus, ma è anche capace, dopo l’incontro con il Risorto, di ritornare sui propri passi per risentire la freschezza del Cenacolo e del Pane spezzato nella comunione». Un tragitto che non ignora il tratto finora percorso, ma che «ancorato al Sinodo e ai percorsi della vera Tradizione» continuerà la strada alla luce del verbo «ricordare». «Questa indicazione, accogliendo anche i suggerimenti dell’assemblea, può aiutarci a continuare un lavoro pastorale senza la preoccupazione di chiuderlo in tempi ben definiti, lasciando aperte le piste alle nuove sorprese di Dio, il quale mai può essere de-finito, essendo Lui l’infinito, Colui che sempre deborda dai confini. Quest’apertura, del cuore e della mente, ci lascia più liberi nel riprendere temi che, non chiusi e archiviati, fanno sempre capolino nella nostra vita cristiana». Ricordare è «la cifra per ricucire le diverse riflessioni ascoltate durante la Sosta ecclesiale e riprendere così, nell’entusiasmo che mai deve venir meno, il cammino comunitario». L’Eucarestia «Rimanendo nella casa della Parola, ci accorgeremo facendo memoria grata che il cuore del nostro annuncio e della nostra pastorale è l’Eucarestia nella quale, celebrata nella fede della Chiesa, noi riconosciamo la presenza del Signore, fino al suo ritorno. Ricordare sarà allora il verbo di quest’anno per educare la memoria e alla memoria e cercare di ricucire i ponti che abbiamo fatto crollare, affinché le nuove generazioni possano ancora attingere alla freschezza del Vangelo, per vivere insieme il Sinodo: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».

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Dopo gli intensi momenti della Sosta Ecclesiale, il Vescovo ha consegnato alla Diocesi gli orientamenti perché diventino “percorsi pastorali”. Un documento che è sintesi delle «voci e delle attese che hanno abitato e abitano il nostro territorio»

Un momento della Sosta


Errori a cui rimediare Relativamente al ricordo, monsignor Giudice ha analizzato alcune falle “pedagogiche” relative «all’aver eliminato il valore dell’imparare a memoria, di mandare giù testi a memoria per alimentare i nostri archivi interiori, confondendo quest’operazione con il nozionismo. E dove non c’è memoria, non ci può essere futuro, perché la memoria trova alimento nel passato, come la chioma che non si dà mai senza radici. Ed è qui che la memoria, sguardo al passato, si fa per noi memoriale, futuro che viene a salvarci. La semplice memoria può anche bloccare una vita, il memoriale invece la apre al vento sempre nuovo dello Spirito». Le indicazioni «Ricordare in famiglia, in parrocchia, nelle varie aggregazioni per non perdere il valore della storia e della memoria e per immergerci nel grande fiume della nostra vita e della vita della Chiesa che, prima e dopo di noi, continua il suo corso. Tutto continua nel filo della Tradizione vera e niente comincia solo oggi con noi. Ricordare i tanti testimoni che ci hanno educato, accompagnato, illuminato, corretto e rileggere la loro vita così densa di Dio, a cominciare dai genitori, parroci, insegnanti, suore e tanti uomini e donne, testimoni incontrati sulla strada della nostra vita, pellegrini sui viottoli di Emmaus, gente toccata dal vero Dio. Ricordare, con una memoria grata e riconoscente, e tutto riportare nel fuoco dell’Eucarestia domenicale». I prossimi passi Il Vescovo è atteso dalla Visita Pastorale alle parrocchie, un

momento importante per la vita di una Diocesi, ha quindi un senso ancora più forte il riconcentrare tutto «nel pane eucaristico, che sempre deve dare respiro e alimentare il nostro cammino di Chiesa». Tutto questo ricordando e prendendo coscienza che nelle diverse situazioni occorrono «cristiani autentici, credenti e credibili, capaci di dire il Vangelo con la vita e ricordare alla città, che vive immersa nel caos, il primato di Dio su tutto. Così il Vangelo, per non essere dimenticato, abiterà nella forma dei testimoni il mondo sociale e politico, dove si fanno le leggi a favore dell’uomo e del bene comune, e non del politicamente corretto, che calpesta ogni dignità». Incarnare la Parola, vivere e testimoniare il Risorto: «Il Vangelo, nel cuore di una mamma e di un papà, abiterà le famiglie dove giovani e anziani danzeranno insieme nel racconto della vita e, così, le culle ritroveranno il posto nelle case. Con l’abito di cittadini onesti, le pagine del Vangelo avranno la bellezza ecologica e la città ricomincerà a respirare con due polmoni. Accanto al letto dei sofferenti, dei disabili, il Vangelo attraverso il volto del volontariato, scriverà ancora pagine di vera carità, di dedizione, di accompagnamento della vita dall’alba al suo naturale tramonto». «Alla mensa eucaristica e alla tavola della famiglia ci arriveremo, portando con noi e spezzando per gli altri il pane della parola, il pane eucaristico e il pane della carità, in modo che il ricordo sia sempre sostanziato dalla presenza del Signore», è stato l’augurio del Vescovo alla comunità pellegrina in Nocera-Sarno. Salvatore D’Angelo

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Foto Salvatore Alfano

VITA ECCLESIALE

«Parrocchie, non cittadelle fortificate»

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a prima incontrato i vicari foranei e, con loro, i parroci delle sei foranie della Diocesi; poi ha raccolto le riflessioni delle comunità parrocchiali espresse nelle relazioni di fine Sosta. Il risultato di queste due azioni è la lettera che il Vescovo ha inviato ai sacerdoti e, attraverso di essi, ai fedeli della comunità diocesana. Si tratta di «considerazioni che possono aiutare il nostro lavoro pastorale». Monsignor Giuseppe Giudice ha ricordato che «in un territorio segnato da tante fragilità e ferite la Chiesa diocesana deve essere sempre segno di unità e lievito di comunione, anche quando è sale che brucia sulle ferite». Ai presbiteri ha detto: «Siamo invitati a stimarci di più e a guardare con realismo a tutte le bellezze che ci uniscono e di meno a quelle realtà che dividono». Le considerazioni: il Vescovo ha chiesto «più fedeltà agli incontri di forania», da ripensare in «modo creativo», come un «vero laboratorio per tradurre il Vangelo e gli Orientamenti della Chiesa». Tra i consigli di monsignor Giudice c’è la messa in rete dei singoli talenti: «È bene cercare di discernere i vari carismi e aiutarsi nel portare avanti la pastorale senza fare delle parrocchie, o delle realtà associative,

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cittadelle chiuse e fortificate. Cercando di dividere il lavoro, secondo i doni e i carismi, e valutando bene le forze, sarà anche più facile lavorare in sintonia con gli Uffici Diocesani e con le direttive che il Vescovo è chiamato a proporre di anno in anno». Monsignor Giudice si è raccomandato rispetto all’accompagnamento dei preti anziani, al coinvolgimento di diaconi e seminaristi. Evitare i duplicati: «È compito della Forania accogliere e tradurre gli Orientamenti diocesani e le varie iniziative, senza boicottarle, quasi che il cammino parrocchiale sia di più del momento diocesano». Cresca il coinvolgimento dei fedeli laici: «È auspicabile che l’incontro della Forania sia aperto anche ai Consigli Pastorali Parrocchiali e ai Consigli per gli Affari Economici per instaurare uno stile di Chiesa meno clericale e più aperto alle tante vocazioni che il Signore suscita, accogliendo specialmente con stima le robuste vocazioni laicali presenti». Una lettera schietta e accorata, uno stimolo affinché la forania sia «antenna sul territorio e luogo dove si prega, si pensa, si discute e maturino le migliori azioni per aiutare la Chiesa nella sua crescita». Sa. D’An.

Il Vescovo ha scritto alcune considerazioni ai sacerdoti per una maggiore partecipazione e collaborazione nelle foranie


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VITA ECCLESIALE

I Pastori Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natia rimanga ne’ cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d’avellano. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! Ora lungh’esso il litoral cammina la greggia. Senza mutamento è l’aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci romori. Ah, perché non son io co’ miei pastori? Gabriele D’Annunzio

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Settembre… andiamo! «Mentre gli ultimi vacanzieri rientrano, per noi è tempo prendere il largo dopo aver bevuto alla fonte della Parola, sempre fresca e nutriente». Mons. Giuseppe Giudice sceglie la poesia I Pastori di Gabriele D’Annunzio per incoraggiare tutti a riprendere il cammino

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on sembri irriverente iniziare il nuovo tempo di impegni, che per noi ha per tema il verbo RICORDARE, con un breve commento al testo I Pastori di Gabriele D’Annunzio. Sappiamo bene che l’Anno pastorale ha inizio con l’Anno liturgico; ma per le nostre comunità, civili e cristiane, settembre è sempre tempo di andare, di nuovi inizi, pur senza partire, rimanendo nello stesso posto. Mentre gli ultimi vacanzieri rientrano, per noi è tempo di andare verso il mare; è tempo di prendere il largo e intraprendere la missione; per questo: È tempo di migrare. Bisogna lasciare gli stazzi e scendere verso l’A driatico selvaggio, che quasi riflette e riproduce il verde dei pascoli.


un silente fiume di erbe, camminando su le vestigia degli antichi padri. La missione, se vuole essere ecclesiale, è un incamminarsi su strade già tracciate, antiche e sempre nuove. Sì, ricordati! Con te tutto inizia e tutto continua. E in questo cammino missionario, è bello e confortante risentire quella Voce, la voce della chiamata e del primo mattino, la voce che ci costituisce missionari, uomini e donne mandati a dire e dare il Vangelo. Settembre, andiamo. Bisogna uscire, andare, coniugando i verbi del movimento. Si va dopo aver bevuto profondamente ai fonti alpestri, alla fonte che per noi è la Parola, sempre fresca e nutriente. Parola che si fa Pane e ci abilita alla missione verso i Poveri. Ed è sempre la Parola, masticata nell’Eucarestia e nel servizio disinteressato nella carità, la parola del Maestro, polla nuova e zampillante, che rimane a confortare i cuori esuli, che viene a sanare e a saziare la sete del cammino. Andiamo… con nuova verga d’avellano, mentre gli occhi già brillano al tremolar della marina. Andiamo, ma già guardiamo oltre la nebbia del quotidiano. Si va, ed è la transumanza, per gli antichi tratturi, quasi calpestando

Si va, si cammina e il sole imbionda la lana e la sabbia, quel Sole che è solo Lui. Si va, si cammina, si procede, sempre dietro al pastore, per non smarrirsi, per non incedere invano. Isciacquio, calpestio, dolci romori. Ah, perché non son io co’ miei pastori? Che non diventi il lamento di chi, camminando da solo, si illude di essere in missione nella Chiesa. Settembre… andiamo! + Giuseppe, vescovo

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VITA ECCLESIALE Foto Andrea Amato

Foto di gruppo del campo diocesano dei ministranti

Amici di Gesù «S

ignore, è bello stare qui, facciamo tre tende»: tre tende per condividere, per vivere la fede, per scoprire sé stessi e l’altro. È dalla gioia di un’esperienza di comunione che nasce la bellezza del cercare Dio, nel chiedergli di restare più tempo con Lui. Tempo di fede, riflessione, condivisione: tutto questo è stato il campo diocesano del servizio ministranti. Dal 17 al 20 luglio si sono riuniti a Santa Maria di Castellabate settanta ministranti provenienti da tutta la diocesi. Si sono ritrovati un po’ per curiosità, un po’ per crescere. L’entusiasmo è stato la chiave di lettura fondamentale di ogni attività, dalle presentazioni ai momenti di preghiera comunitaria. È stato l’entusiasmo a spingere molti di loro a stringere rapporti di amicizia, conoscere nuove realtà mediante il confronto, mettersi in gioco in pri-

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ma persona. A volte c’è la tentazione di temere il confronto, col rischio di chiudersi nei propri ambienti, nella tranquillità delle parrocchie dove portare avanti il gruppo ministranti, precludendosi la possibilità di “uscire” alla scoperta di tutto un mondo fatto di realtà diverse, di tempo per noi e della vera missione che anima il servire all’altare: una liturgia può essere perfetta, ma lo strumento migliore per abbellirla è la propria vita. Tra le tante esperienze delle intense giornate di campo è maturato il sentimento dell’uscita, della conoscenza dell’altro, del confronto, e soprattutto, di un confronto che generi crescita. Al rientro in tanti si sono guardati allo specchio e visto qualcosa di diverso: «Ci vedevamo rinnovati, cambiati, “rinati”, cresciuti, ma non perché presi da una crescita fisiologica – hanno commentato i ragazzi – ben-

La bella e intensa esperienza del campo diocesano ministranti. Settanta ragazzi si sono ritrovati dal 17 al 20 luglio nella casa per ferie della parrocchia di Santa Maria di Castellabate


Da sinistra: don Andrea Amato, don Andrea Annunziata e don Roberto Farruggio

sì da una crescita spirituale e caratteriale». Il campo è servito a staccare la spina dalla realtà quotidiana per riflettere sotto le stelle, intorno ad un fuoco, giocando a fare i gavettoni. Fiducia, condivisione e chiamata: così possono essere sintetizzate le giornate, passate sperimentando un cammino comunitario di divertimento estivo durante il quale cogliere l’occasione di maturare verso sé stessi e verso Dio. Questo campo è stato il frutto di una forte provocazione lanciataci da don Andrea Annunziata, responsabile diocesano del servizio ministranti. Don Andrea ha invitato tutti a crederci, a credere in ciò che si è e in ciò che si fa, perché non resti un semplice vive-

re la liturgia da vicino, ma sperimentare la presenza di Gesù attraverso la liturgia che rende ministranti e spinge a essere strumenti di Dio verso gli altri, fedeli alla chiamata a essere suoi amici. Il campo è stata un’esperienza preziosa per la presenza di don Andrea Annunziata, che si è fatto strumento di fraternità. Insieme a lui, un grosso merito va a don Andrea Amato che ha immortalato ogni momento del campo e si è occupato della cucina insieme ad alcune signore della sua parrocchia. Un grazie speciale ai seminaristi che con le loro continue proposte hanno consentito di vivere un'esperienza unica. Francesco Pio De Stefano

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Hanno bruciato quest’estate ettari ed ettari di patrimonio boschivo ma non la speranza che un mondo migliore sia attuabile

Verso il Sinodo

Accendi un sogno e lascialo bruciare in te

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alle finestre delle nostre stanzette osserviamo stormi di uccelli terrorizzati, che si alzano in cielo. All’improvviso una nube di fumo sprigionata da un incendio. Una nube così grande che avresti potuto vederla a giorni e giorni di cammino da lì. Scura nel cielo, senz’altra meta che il proprio smarrimento. Questa è stata l’estate degli incendi. Fiori, alberi e boschi diventati cenere mentre elicotteri e canadair lavoravano per cercare di spegnere le fiamme. Persino “sua maestà” il Vesuvio ha bruciato senza tregua. Le lingue di fuoco sembravano lava. Molte famiglie sono state evacuate dalle loro abitazioni. A lottare contro il fuoco minaccioso i vigili del fuoco, i carabinieri, la protezione civile e gli addetti della sezione antincendio della Regione Campania. Nella mente ancora le immagini delle fiamme alimentate dai rifiuti tossici che avvelenano l’aria, il fumo nero. Dietro tutto questo c’è un disegno criminale. Com’è possibile che in un Parco Nazionale, che dovrebbe essere protetto, non ci siano controlli? Che si sversino illecitamente rifiuti industriali? Che si appicchi il fuoco? Il “Dossier Incendi 2017” realizzato da Legambiente certifica che le aree più colpite dagli incendi sono quelle meridionali. Prima tra tutte la Sicilia, con 13.052 ettari distrutti dal fuoco. Come riportato, poi, nel dossier “Le Mani Sporche Degli

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Incendi” dall’inizio dell’anno sono andati a fuoco 44mila ettari, il cui danno sfiora i 900 milioni di euro. Cifra che arriva a 9 miliardi, contando i 447 mila ettari bruciati dal 2010 ad oggi. La quasi totalità degli incendi ricade nell’azione di piromani ed ecomafiosi. Le conseguenze dei roghi si traducono in perdita di biodiversità e distruzione di ampie aree boschive, che concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Vogliamo essere giovani capaci di custodire il Creato e la natura che ci circonda. Vogliamo essere i giovani che sanno apprezzare ed amare la propria cultura e le proprie tradizioni. Vogliamo essere i giovani che non vogliono lasciare la loro terra. Vogliamo essere i giovani che educano gli adulti, quegli adulti troppo spesso disincantati e poco educati alla salvaguardia del patrimonio ambientale. Vogliamo essere i giovani che riaffermano e ricordano il meraviglioso dono della vita, che non è un’evoluzione irrazionale, ma dono di Dio. Non possiamo rischiare di perdere un patrimonio così importante. Non ce lo meritiamo. Impariamo a rispettare l’ambiente, a difendere la natura e gli animali che ci circondano e a non rovinare la nostra terra. Essa è la più bella forma d’arte che si possa desiderare. Angela Mirello, Emanuela Nocera, Erminia Cuomo


VITA ECCLESIALE

Cercatori di LavOro

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a questione del lavoro, fondamento della dignità della persona, si pone come una delle più drammatiche sfide per il nostro Paese che si scontra con una drammatica percentuale di disoccupazione giovanile, più degli altri Stati dell’Unione europea. A distinguersi in negativo è pure la maggiore percentuale di giovani che non lavorano né studiano, i cosiddetti Neet. Il progetto Cercatori di LavOro propone «un cambiamento di “sguardo”: offrire ai vescovi e alle comunità ecclesiali locali la gioia e l’ancoraggio a riferimenti di soluzioni possibili, elementi concreti di speranza, spunti per ulteriori sviluppi creativi in direzione di soluzioni adatte anche al proprio territorio al fine di rendere ragione della speranza che è in noi anche dal punto di vista delle soluzioni concrete per la dignità della persona e il bene comune». Un esercizio reso possibile dal contributo di persone che hanno trovato nelle difficoltà contemporanee delle soluzioni importanti e originali ai problemi. «Intendiamo con questa iniziativa – si legge nella presentazione – aiutare i credenti im-

Imparare dalle migliori pratiche del lavoro per il bene comune. L’iniziativa collegata alla Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Cagliari dal 26 al 29 ottobre

pegnati e sensibili di ogni territorio ad individuarli, metterli a confronto e far risuonare la loro esperienza affinché sia d’ispirazione per altri». Il progetto si rivolge a tre ambiti: imprenditore/azienda eccellente nella creazione di posti di lavoro e nella qualità del lavoro; iniziativa di una pubblica amministrazione; iniziativa eccellente nel sistema scolastico e della formazione professionale in materia di inserimento lavorativo. Il senso dell’iniziativa non è quello di una ricerca bibliografica ma quello di far incontrare le comunità ecclesiali con i protagonisti, stimolare un’analisi e riflessione critica dell’esperienza e far nascere attraverso incontri e confronti «nuove idee che

possano essere generative sul territorio». Il percorso viene avviato con l’individuazione in ciascuna diocesi da parte del vescovo e il successivo ”invio in missione” dei “cercatori di LavOro”, ovvero di coloro che saranno responsabili del percorso e dell’individuazione della buona pratica. Una volta individuata, i cercatori dovranno incontrarla, raccontarla e valutarne le caratteristiche. L’ultimo step è il confronto tra i vari cercatori. «Dal confronto e dalla riflessione sulle esperienze potranno scaturire proposte per aumentarne la diffusione e la generatività nel Paese» questo l’auspicio dei promotori. Sa. D’An. SETTEMBRE 2017 Insieme

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

La fede si esprime attraverso le parole. Alcune sono cadute in disuso, altre sono coperte di polvere, altre sono ormai incomprensibili. La rubrica si propone di rileggere il patrimonio della fede attraverso alcune parole essenziali

Omosessualità: interroghiamo la Scrittura Due genitori che soffrono per l’omosessualità del figlio sono accusati di arretratezza culturale e sociale. Proviamo a verificare cosa dice la Scrittura

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isieux: una coppia di sposi con qualche anno sulle spalle chiede un colloquio, vedo che sono imbarazzati, con un po’ di fatica comunicano di avere un figlio omosessuale. Nelle loro parole non c’è solo il legittimo riserbo, c’è come la paura di sentirsi giudicati. Loro, non il figlio. Come se il dolore che provano non fosse più lecito. Sono stati trattati con una certa approssimazione, è stato detto loro che riconoscere e accogliere l’omosessualità è un atto di civiltà. Il dolore e la vergogna, al contrario, sono segni di arretratezza culturale e sociale, sentimenti che appartengono ad un mondo ormai tramontato. Il mondo cambia, dicono in molti, anche nella Chiesa. È davvero così? Hanno ragione i nuovi maestri – quelli che hanno rubato l’immagine biblica dell’arcobaleno per farne l’icona di un mondo che si pone agli antipodi della Scrittura – oppure è meglio restare aggrappati a quella Parola antica che sfida i secoli? La questione è tutta racchiusa in questa domanda. Proviamo allora a verificare con scrupolo cosa dice la Scrittura. Senza filtri e pregiudizi. Ovviamente possiamo farlo solo in estrema sintesi.

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Il limite oggettivo “Maschio e femmina li creò”, leggiamo nella Genesi. Questa verità originaria, che Dio ha scritto nel cuore dell’uomo, determina orientamento essenziale e costitutivo. Ma il peccato ha inquinato ogni cosa, anche e soprattutto il modo di vivere la relazione tra l’uomo e la donna. Siamo tutti “sotto il dominio del peccato”, scrive Paolo (Rm 3,9). La Scrittura presenta casi eclatanti di omosessualità, basta ricordare la scena di Sodoma (Gen 19,5). La piena e totale condanna dell’omosessualità è espressamente riferita nella Tradizione sacerdotale. Prendiamo due testi dal Levitico: “Non avrai relazioni con un maschio come si avranno con una donna: è abominio [...] Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte” (Lv 18,22; 20,13). Stando all’autore sacro la relazione omosessuale appartiene agli atti che rendono impuro l’uomo, lo considera un abominio e lo punisce con massima pena. Si tratta dunque di un comportamento da cui bisogna assolutamente astenersi.

La legge morale viene qui espressa con la massima chiarezza, ricorda che c’è un limite oggettivo, un confine oltre il quale la libertà deborda e finisce per inquinare la vicenda umana.

La parola di Paolo Il Vangelo tace. Alcuni interpretano questo silenzio come segno di tolleranza, un implicito invito ad astenersi da ogni giudizio. È un criterio bizzarro. Il Vangelo non è un prontuario farmaceutico o un’enciclopedia. Ad esempio, non vi troviamo una condanna esplicita dell’aborto. Dobbiamo allora dedurne che anche questo gesto sia lecito o sia comunque lasciato all’insindacabile coscienza individuale? Non tace invece l’Apostolo Paolo che ripropone con estrema severità la tradizione. Tra i peccati che escludono dal Regno a cui Dio ci chiama, pone anche l’omosessualità: “Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1Cor 6, 9-


“L’attività omosessuale non esprime un’unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l’essenza stessa della vita cristiana” (Congregazione per la Dottrina della Fede, La cura delle persone omosessuali, n. 7)

10). Il linguaggio di Paolo è accurato, il contesto è preciso. Anche nella 1Tm tra i diversi comportamenti che sono segno di iniquità, l’apostolo cita anche quelli sessuali: “i fornicatori, i sodomiti, i mercanti di uomini” (1,10). Il testo più significativo di Paolo lo troviamo nel primo capitolo della Lettera ai Romani. Il quadro sociale che descrive è impressionante: nel mondo pagano, prima dell’annuncio del Vangelo, regna il disordine sessuale e il caos sociale. Tutto questo è il segno di una società senza Dio. L’apostolo usa parole chiare che non possono essere in alcun modo equivocate: “Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; infatti, le loro femmine hanno cambiato i rapporti naturali in quelli contro natura. Similmente anche i maschi, lasciando il rapporto naturale con la femmina, si sono accesi di desiderio gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi maschi con maschi, ricevendo così in se stessi la retribuzione dovuta al loro traviamento” (Rm 1, 2627). La devianza sessuale è vista da

Paolo come una conseguenza inevitabile dello smarrimento della fede. Il mancato riconoscimento della gloria dell’unico Dio è la causa remota di un totale stravolgimento della vita sociale. L’apostolo esprime tutto questo con un’espressione che sembra fatta per il nostro tempo: hanno “venerato e reso culto alla creatura contro il Creatore” (Rm 1,25). L’esaltazione della sessualità è un’espressione dell’idolatria, è l’esito inevitabile di una civiltà che ha chiuso le porte a Dio. “L’empietà è il rifiuto della verità di Dio” (G. Segalla). Questa cornice spiega la decisione e la forza con cui Paolo affronta l’argomento. Il giudizio antropologico ed etico di Paolo è piuttosto netto e non lascia spazio a interpretazioni più sfumate. L’omosessualità appartiene al caos sociale, è l’espressione di un mondo pagano. Anche un moralista “di ampie vedute” come Bernard Häring dice che l’apostolo considera l’omosessualità come “una delle perversioni più impressionanti” (Liberi e fedeli in Cristo, II, 678), uno dei segni eclatanti di quel mancato rico-

noscimento di Dio. In un contesto sociale come quello romano, e forse per evitare ogni ambiguità, Paolo cita espressamente sia l’omosessualità femminile che quella maschile. Questo duplice riferimento indica che l’immoralità coinvolge tutto il genere umano. Anzi, contrariamente al solito, Paolo fa riferimento prima al comportamento femminile e poi a quello maschile, questa collocazione deriva probabilmente dal fatto che egli parla della omosessualità maschile con parole molte più dure, come se volesse descrivere un crescendo di depravazione. La lettura sociologica di Paolo può apparire approssimativa ma il suo sguardo teologico è limpido. Il disordine etico è segno che, senza Cristo, l’uomo non è capace di realizzare se stesso né di costruire l’armonia sociale. L’omosessualità è un frammento di un mondo che va in frantumi. La Lettera ai Romani non raccoglie il pensiero di “un” teologo ma è la Parola del Dio vivente. Alla luce di questa lampada non dovremmo faticare a comprendere i passi da fare. Non dovremmo…

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Il Vescovo tiene l’omelia durante la Santa Messa alla Grotta

Maria, segno di consolazione Quarantacinquesimo pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Gli scatti di una settimana in preghiera con la Vergine di Massabielle

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i è rinnovato l’appuntamento dei pellegrini della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno con la Vergine di Lourdes. Circa trecento persone sono partite alla volta della cittadina mariana per offrire preghiere di affidamento e ringraziamento alla Madre del Signore. In treno e in aereo, guidati dal vescovo monsignor Giuseppe Giudice, dal 20 al 26 agosto, il gruppo diocesano organizzato e coordinato dalla PUACS ha vissuto intensi momenti di spiritualità. Famiglie intere, ammalati, anziani e giovani, sacerdoti e seminaristi: una bella

Offerta del cero dopo la messa di apertura

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porzione della famiglia diocesana. Il Vescovo ha guidato le varie celebrazioni, in particolare la Santa Messa di apertura, la Santa Messa e la recita del Santo Rosario alla Grotta delle Apparizioni, l’omaggio floreale all’Incoronata e la suggestiva, quanto intensa, fiaccolata finale, alla presenza di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. «Qui, nella casa della Madre, uno dei luoghi dove Maria si è fatta vedere e dove ancora una volta ha raccontato le opere di Dio, abbiamo vissuto un bellissimo momento di comunità – ha

detto monsignor Giudice –. Qui tutto parla di Lei e ci invita ad accogliere il Signore. Sono stati giorni di grazie. Ci rendiamo conto, camminando e guardando gli ammalati, delle nostre fragilità, delle fragilità che ognuno porta dentro non solo a livello fisico, ma soprattutto morale. È lì che dobbiamo scavare, come fece la piccola Bernadette, per trovare di nuovo la sorgente della grazia, della vita». Da Lourdes il Vescovo ha invitato tutta la Diocesi a «ritornare alla sorgente della propria vocazione». Sa. D’An.

Il Vescovo con sacerdoti e seminaristi dopo l’offerta del cero


Alcuni volontari della PUACS

Un gruppo di ammalati al flambeaux

Trasferimenti

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I cinque bambini partecipanti al pellegrinaggio diocesano

l 12 settembre alle 19.30 don Roberto Farruggio farà il suo ingresso nelle nuove parrocchie che il Vescovo gli ha affidato lo scorso 11 agosto. Dopo 19 anni, il sacerdote lascia la comunità di Maria Santissima di Costantinopoli di Nocera Superiore per assumere la guida delle parrocchie Maria Santissima delle Tre Corone, San Francesco e San Matteo di Sarno. Don Vincenzo Di Nardi, parroco di Santa Maria del Carmine di Pagani, sostituirà temporaneamente don Roberto. Il vescovo lo ha nominato amministratore parrocchiale ad tempus della comunità di Pecorari.

FOTONOTIZIA

Il Vescovo, don Gaetano Ferraioli e Silvia Cristina Barbaro, vincitrice dell’estrazione legata alla campagna abbonamenti di Insieme

Don Vincenzo Di Nardi

Don Roberto Farruggio

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VITA ECCLESIALE

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Nelle comunità

Il 10 settembre, alle 7.30, il Vescovo presiede la Santa Messa nella parrocchia Regina Pacis di Angri per la festa patronale. Alle 17.30, nella parrocchia San Francesco di Paola a Pagani, 50esimo anniversario di professione delle Suore del Preziosissimo Sangue. Il 17 settembre, alle 22.00, presiede la Santa Messa a chiusura dei festeggiamenti patronali nella parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casatori a San Valentino Torio.

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Celebrazioni speciali

Il 19 settembre, alle ore 20.00, il Vescovo presiede la Celebrazione Eucaristica con tutti i soci dell’Azione Cattolica diocesana nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. L’8 ottobre, ad Angri, Santa Messa per sant’Alfonso Maria Fusco.

Ai piedi di Maria

Il Vescovo presiede il pellegrinaggio diocesano a Fatima. Nel centenario delle apparizioni ai tre pastorelli, una nutrita delegazione diocesana si fermerà a pregare ai piedi della Vergine dal 25 al 29 settembre.

Pregare MARIA

L’1 ottobre, il Vescovo accoglie il Cardinale Angelo Comastri per la 40esima Convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito, al Mercato ortofrutticolo di Pagani per un momento di preghiera e meditazione sul Santo Rosario. Il Cardinale Comastri è vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, è stato Arcivescovo prelato di Loreto.

Con i Vescovi e i sacerdoti

Il 2 e il 3 ottobre si riunisce la Conferenza Episcopale Campana. Il 9 e 10 ottobre uscita con il clero a Barbiana.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Novello sacerdote e tre nuovi diaconi Il 14 settembre, alle ore 18.00, il Vescovo ordina presbitero il diacono Francesco Amarante. La solenne Celebrazione Eucaristica si tiene in piazza De Ruggiero ad Orta Loreto di Sant’Egidio del Monte Albino. Il 18 ottobre, presso la concattedrale di Sarno, mons. Giudice ordinerà tre nuovi diaconi, i seminaristi: Vincenzo Spinelli, Rosario Mormone e Aniello Cipriani.


NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti Seconda Giornata nel Parco del Vesuvio

Santa Maria Maggiore Nocera Superiore

Comunità in festa

È

in festa la comunità di Santa Maria Maggiore. Le celebrazioni in onore della Madonna hanno avuto inizio lo scorso 8 settembre e si concluderanno martedì 12. Domenica 10, alle ore 18.00, la processione della sacra effige per le vie della città. Al rientro ad accogliere l’immagine della Madonna il suono dei sacri bronzi e la “Sfiammata del Campanile” giunta alla sesta edizione. La musica del gruppo Moicadance rallegrerà la serata. Appuntamento, poi, a martedì con la sesta edizione del concorso “A tort e Ros”, a cui seguirà la veglia vocazionale presso il Battistero in preparazione all’ordinazione presbiteriale di don Francesco Amarante. Dopo la messa vespertina, infine, il tradizionale passaggio sotto il manto della Madonna. M. N.

Santa Maria dei Bagni Scafati

Custodire il Creato

«C

ustodire il Creato, non impadronirsi del Creato. Dobbiamo custodire il Creato». Queste le parole di papa Francesco, che sono state il faro per la famiglia francescana della parrocchia dei Bagni, e che ne hanno illuminato il cammino durante l’intero anno. La fraternità ha dato importanza al Creato ideando due giornate apposite per valorizzarlo. La prima è stata di testimonianza: si è tenuta al centro commerciale Plaza di Scafati nei primi di giugno. Adulti, ragazzi e bambini hanno pregato, cantato e ballato insieme ai passanti per l’intero pomeriggio. Ogni singola attività riguardava il Creato e mirava a ricordarne la grandezza e soprattutto la bellezza. La seconda giornata è stata, invece, vissuta nel pieno della natura: nel Parco Nazionale del Vesuvio, prima che i tremendi incendi di quest’estate ne deturpassero la vegetazione. Ad accompagnare il gruppo francescano sia una guida esperta del luogo per capirne la storia sia diversi frati che hanno consentito di vedere alla luce della Parola le bellezze di questa nostra terra. Annabella Iannone

FOTONOTIZIA

Il programma dei festeggiamenti

Il diacono Francesco Amarante sarà ordinato presbitero dal vescovo Giuseppe Giudice il 14 settembre, nella piazza E. De Ruggiero di Orta Loreto, alle ore 18.00. Il novello sacerdote presiederà per la prima volta l’Eucarestia sabato 16 settembre, alle ore 18.30, nella parrocchia Sant’Antonio di Padova (Orta Loreto). SETTEMBRE 2017 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE Foto ricordo con il vescovo Giuseppe, p. Massimo e il gruppo festeggiamenti #fedeliallatradizione

Sant’Alfonso Sarno

Sant’Alfonso per le vie di Sarno

G Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

#fedeliallatradizione

«C

orreva l’anno 2008 quando per la prima volta lo Spirito Santo suggerì ai nostri cuori di unificare la festa in onore degli amici di Dio che nella nostra cittadina di Sant’Egidio veneriamo, san Nicola di Bari e Maria SS. delle Grazie». Queste le prime battute del manifesto che annunciava la decima edizione dei solenni festeggiamenti. Intenso il calendario di appuntamenti per i fedeli: a guidare il triduo don Giuseppe Romeo Bruno, dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, mentre la domenica dell’uscita dei Santi ha presieduto l’Eucarestia il novello sacerdote della diocesi Aniello Nappo, ordinato dal Santo Padre. Infine, in occasione della prima festa liturgica di Santa Maria Maddalena, il gruppo festeggiamenti #fedeliallatradizione ha consegnato in dono la maglietta distintiva a mons. Giuseppe Giudice, al termine della Santa Messa. Una storia lunga dieci anni, ancora tutta da scrivere. Livia Rossi

rande successo per la festa in onore di sant’Alfonso. L’intero rione e la cittadina tutta hanno partecipato con entusiasmo agli eventi organizzati dalla parrocchia. Il rione Carresi è stato in festa per diversi giorni ed ogni sera la popolazione ha potuto degustare pietanze preparate dai collaboratori. Un onore per tutta la parrocchia aver visto così tanta partecipazione ed aver ricevuto anche i complimenti dell’assessore Dea Squillante. Infatti, i cittadini hanno preso parte agli eventi della parrocchia rendendo l’evento non più ristretto al quartiere ma aperto a tutti. Grande conclusione dei festeggiamenti con il concerto del cantante popolare Gigione ed i fuochi d’artificio. Un bel momento di festa e fraternità che si rinnoverà il prossimo anno. Maria Domenica D’Ambrosio

La processione della statua di sant’Alfonso

FOTONOTIZIA

Alcuni fedeli della parrocchia di San Teodoro (Sarno) hanno partecipato, dal 27 al 30 agosto, presso il Santuario di San Gerardo Maiella ad Avellino, alla Scuola interregionale animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo con la delegazione diocesana e la responsabile Liliana D’Ambrosio.

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Il nuovo fonte battesimale

San Sebastiano Sarno

Una ricca pausa estiva

L’

inizio del periodo estivo è stato caratterizzato da vari momenti di grazia. Il più noto è stato la processione nella solennità del Corpus Domini, che ha visto come punto di partenza proprio la nostra chiesa parrocchiale. Poi i vari turni di Prima Comunione, dove 28 bambini si sono accostati per la prima volta alla Mensa Eucaristica. Evento ancora più entusiasmante è stato la festa del compatrono della comunità, san Vito, che si venera nell’omonima cappella situata nel territorio parrocchiale. Il culmine si è avuto nei giorni 15, 16 e 17 giugno, caratterizzati, dopo la S. Messa, da momenti di condivisione dei prodotti tipici locali,

preparati dalle nostre famiglie, e dalla processione di sabato 17 giugno, lungo le strade della parrocchia. Presso la cappella di san Vito si è avviata una nuova esperienza: la celebrazione anche dei Battesimi. Ovviamente si è dovuto provvedere alla materia prima: un fonte battesimale, subito generosamente donato dalla famiglia di Annunziata Andrea. Anche in questa occasione la comunità non ha fatto mancare la sua risposta positiva. Ora si attende l’inizio del nuovo Anno Pastorale, per continuare a camminare insieme verso Cristo, con l’aiuto dei nostri patroni san Sebastiano e san Vito. Don Ciro e la comunità parrocchiale

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NEWS DALLE PARROCCHIE Il cast dello spettacolo

Santa Maria di Costantinopoli Angri

“Sempre sia clonato”

I

ragazzi dell’A zione Cattolica parrocchiale, lo scorso primo luglio, hanno messo in scena la commedia “Sempre sia clonato”, che vede come protagonista l’eroe Pio Boncristiano, intento a salvare il mondo cristiano dalle terribili intenzione del Professor Zichicchirichì. Con molto impegno e volontà hanno interpretato i vari personaggi che si sono susseguiti sul palco divertendo il pubblico. Il ringraziamento più grande va al cast composto da: Gerarda D’Antuo-

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no, Sabina D’Antuono, Fabio Della Valle, Emanuele Della Valle, Marida Stellato, Sabrina Gallo, Anna Farina, Ilaria Rispoli, Alessia Maggiani, Angela Milo, Annachiara Amendola, Giulia Vitalio, Paola Calabrese, Maria Francesca Arpino, Federico Barbella, Annarita Esposito, Francesca Alfano, Daniela Farina, Debora, Raffaella Cesarano, Sabino D’Aniello, Enrico Matrone, Edoardo Tito, Francesco D’Aniello, Elia Gerardo Farina, Giovanni Esposito, Cristian Barbella, Imma D’Angelo, Nunzia Farina, Giovanni Longobardi, Rita Nacchia.

Un ringraziamento speciale al tecnico audio e luci, Massimo Palmieri. Ai collaboratori: Giovanna Ferraioli, Teresa Ruggiero, Sara Ferraiolo, Miguel Mercurio. A don Luigi La Mura ed ai suoi collaboratori per averci permesso, come ogni anno, di usufruire del teatro. Un ringraziamento speciale alla presidente parrocchiale di Azione Cattolica, Melania Attienese, che seppure lontana ha supportato i ragazzi e i loro educatori. Maria Francesca Arpino


IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN MICHELE ARCANGELO - NOCERA SUPERIORE

L’autore Sabato Laudato

“La mia Nuceria Alfaterna”

I

n occasione dei festeggiamenti di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore, domenica 24 settembre sarà presentato il libro “La mia Nuceria Alfaterna - Nuvkrinum Alafaternum” di Sabato Laudato, edito da Printart Edizioni. L’appuntamento è per le ore 20.00 presso l’Aula Magna “Mons. Mario Vassalluzzo”. L’evento è organizzato dalla parrocchia, guidata da don Giuseppe Perano, e da Printart Edizioni dell’editore Massimo Boccia, in collaborazione con il Centro Iniziative Culturali e Artistiche “Giorgio La Pira”, presieduto da Antonio Salzano. La serata, moderata da Raffaele Coppola, prevede declamazioni di poesie a cura di Federica Pepe e Giuseppe Grimaldi e letture di brani tratti dal libro affidate a Pina Pisacane. Vi sarà anche una rappresentazione ludica di gladiatori dell’A ssociazione “Eccoci qua”, presieduta da Carmine Attanasio. Al tavolo dei relatori, addetti ai lavori di insigne rinomanza come il prof. Antonio Pecoraro e il prof. Rosario Pinto. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore per capire cosa lo ha spinto ad appassionarsi ad un tema così importante.

Com’è nata l’idea di focalizzarsi su Nuceria Alfaterna?

«L’idea è nata nel lontano 1994, da un semplice interesse e dalla curiosità che mi suscitò la sua elezione a “piccola Urbs” (piccola Roma). Da allora in poi mi appassionai sempre più alla ricerca con l’intenzione di approfondire le notizie in modo sistematico. E così, l’epica grandezza della mia città nella Campania antica mi portò, a suo tempo, a mettermi in contatto con musei esteri e anche con alcuni Musei nazionali italiani. Oggi, con questa pubblicazione, dovrà essere anche la vostra Nuceria nei fasti: nobile, orgogliosa e gloriosa».

Sarà presentato il prossimo 24 settembre, nella parrocchia San Michele Arcangelo a Nocera Superiore, il nuovo lavoro di Sabato Laudato

Perché ha scelto la nostra comunità per la presentazione dell’opera? Quanto conta l’impegno di una parrocchia in campo culturale?

«Sono nato in questa parrocchia, qui ho ricevuto il sacramento del Battesimo, della Comunione, della Cresima e del Matrimonio, oltre ad essere stato a suo tempo catechista e membro di Azione Cattolica Giovani. Ecco perché ho scelto questo luogo per la presentazione del mio lavoro. Uno speciale ringraziamento va all’accoglienza, alla disponibilità e sensibilità di don Giuseppe Perano che deciso di fare insieme a me questo viaggio, a partire dalle fondamenta per una attenta diffusione della storia della nostra città. Presunzione? Credo proprio di no». SETTEMBRE 2017 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - ANGRI

“Angri respira con san Giovanni” Durante i festeggiamenti in onore di san Giovanni Battista, mons. Giuseppe Giudice ha sintetizzato con queste parole la devozione del popolo angrese per il santo patrono

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opo una novena di preghiera, con la vestizione del manto rosso, simbolo di protezione, venerdì 23 giugno sono entrati nel vivo i festeggiamenti in onore del santo patrono di Angri. Domenica 25 giugno, di buon mattino, la comunità angrese si è raccolta in piazza San Giovanni per la Celebrazione eucaristica, presieduta dal Vescovo Sua Eccellenza mons. Giudice. La Messa è stata animata dalla Schola cantorum San Giovanni Battista con la partecipazione straordinaria dei cori Magnificat Regina Pacis Angri e Santa Maria in Armillis in Sant’Egidio, diretti dal maestro Vincenzo Di Sieno. Mons. Giudice, stupito dalla grande presenza di fedeli e dal loro raccoglimento, ha voluto coniare un’espressione per sintetizzare la devozione che caratterizza questa festa affermando che “Angri respira con san Giovanni”. Al termine della celebrazione, la folla presente, al suono delle trombe egiziane, ha accolto con applausi e viva commozione la statua di san Giovanni all’uscita dalla chiesa per iniziare il cammino per le strade della città. La

La celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo


sera di lunedì 26 giugno, il simulacro di san Giovanni è stato accolto in via Cervinia e, portato a spalla da numerosi giovani del comitato festeggiamenti, ha percorso Corso Italia fino alla piazza San Giovanni, qui una folla straripante ha recitato insieme al parroco l’atto di affidamento della città al Santo patrono. Il 29 agosto, memoria liturgica del martirio del Battista, i fedeli angresi si sono nuovamente raccolti in villa comunale per la celebrazione Eucaristica. A seguire, una breve processione ha portato san Giovanni in collegiata collocandolo sull’altare a lui dedicato. Fabio Pentangelo

Mons. Leopoldo insieme al vescovo Giudice e agli amici sacerdoti

50 anni al servizio di Cristo Giubileo sacerdotale per mons. Vincenzo Leopoldo lo scorso primo luglio

U

n traguardo importante. Lo scorso primo luglio, mons Vincenzo Leopoldo, parroco della collegiata di San Giovanni Battista in Angri, ha festeggiato il Giubileo sacerdotale circondato dai fedeli della comunità e dai suoi familiari Per prepararsi ai festeggiamenti, la sera di venerdì 30 giugno la comunità si è fermata per un momento di Adorazione, con l’esposizione solenne del Santissimo Sacramento e una veglia vocazionale presieduta dal parroco. Erano presenti alcuni seminaristi della diocesi e i giovani della comunità che hanno lasciato un pezzetto di rete per ricordare il passo del Vangelo di Luca al capitolo 5 (Lc 5,1-11), proclamato durante la veglia, che invita ad essere pescatori di uomini. Mons. Leopoldo ha ricordato i cinquant’anni di servizio a Cristo, alla Chiesa ed ai fratelli. Ha incoraggiato i seminaristi al mettere al servizio di Gesù il loro entusiasmo, assicurando loro la sua personale ed incessante preghiera. Don Enzo ha inoltre esortato i giovani presenti a mettersi alla ricerca della propria vocazione, restando docili alla voce dello Spirito per collaborare al progetto che Dio ha su ciascuno.

Sabato primo luglio, mons. Giuseppe Giudice ha presieduto in collegiata una solenne Concelebrazione Eucaristica, erano presenti alcuni sacerdoti della forania ed altri confratelli del Pontificio Santuario di Pompei, legati a don Leopoldo da una profonda amicizia maturata durante gli anni di servizio che il sacerdote ha svolto presso la prelatura pompeiana. Nell’omelia, il Vescovo ha invitato i sacerdoti e i fedeli a ripercorrere idealmente il proprio cammino di fede, in particolare ha esortato don Enzo a rileggere i suoi primi 50 anni di sacerdozio, sottolineando i punti di riferimento del suo ministero: il legame con la Vergine Maria e l’amore per il bello che fa di mons. Leopoldo un seguace della “via Pulchritudinis”. Prima del congedo finale, il parroco ha voluto ringraziare il Vescovo e tutti i presenti con un pensiero particolare per gli artigiani che a vario titolo lo hanno affiancato – e lo affiancano tuttora – nell’opera di restauro del tempio, riportato agli antichi splendori. Al termine della celebrazione, i festeggiamenti si sono conclusi con un rinfresco presso la sala sant’Alfonso Maria Fusco recentemente ripristinata. Antonio Pontecorvo SETTEMBRE 2017 Insieme

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PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Tutto è grazia

Sul sentiero di Francesco! Il 3 settembre presso il Santuario della Beata Vergine Maria in Foce il nostro “parrocchiano” fra Francesco Sentiero – e siamo a due – ha detto sì alla prima professione temporanea dei consigli evangelici secondo la Regola dell’Ordine dei Frati Minori. Prima tappa ufficiale che lo condurrà al sacerdozio nelle vesti francescane. Ringraziamo Dio per il dono della vocazione nata sotto lo sguardo di sant’Antonio di Padova, francescano e nostro patrono. Seguiremo con gioia ed affetto il cammino del caro fra Francesco.

Sei scatti raccontano la vita della comunità Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino Sul numero di ottobre di Insieme, ci sarà uno speciale su Musica e Testimonianze. La sorpresa dell’estate... Insieme al bar! Sulla tiratura nazionale del quotidiano Avvenire la bella iniziativa del nostro mensile. C’è chi evangelizza proponendo una buona parola e un giornale. Lo facciamo a Poggiomarino grazie al White Chalet della signora Maria Pina Saporito, unico bar di tutta la diocesi a “spingere” sul bene. Per una volta, diciamo grazie! Il record della fedeltà a Maria! La signora Giuseppina Franza è stata l’unica Poggiomarinese a partecipare al pellegrinaggio diocesano di Lourdes. Conosciutissima non solo alla Puacs ma soprattutto “sotto la santa grotta” perché questo era il suo 38esimo pellegrinaggio. Tante prove nella vita che non le hanno impedito di salire sul treno mariano anche quest’anno. Sì, perché l’aereo è scomodo.

Insieme anche quest’anno e siamo a 6. Confidiamo di crescere nella fede, nell’unità e, perché no, anche negli abbonamenti! La “Buona notizia” si legge anche tra le righe.

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La fede non va in vacanza. Il 15 agosto, il quadro della Madonna Assunta è stato portato in processione per le strade delle due parrocchie. Una devozione lunga due secoli. Circa 1200 persone hanno partecipato alla santa Messa. Sulla croce Gesù ha affidato tutta l’umanità a Maria. La Vergine Maria Assunta in cielo è la garanzia che Dio ci vuole tutti in Paradiso, ha ricordato a tutti padre Aldo.

Anche quest’anno il mese di luglio è stato dedicato ai bambini di Poggiomarino con il Grest. Oltre 150 piccoli e 70 animatori hanno giocato e imparato insieme per tre settimane, grazie anche all’infaticabile padre Ugo Marino, le cui energie per l’oratorio non mancano davvero mai.


A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI COORDINATORE DI REDAZIONE FRANCESCO COPPOLA

La gioia dell’incontro con Gesù

“Tieni il tempo” Come trasformare il tempo in un’esperienza di grazia è il tema affrontato dai ragazzi della comunità San Giovanni Battista in Cicalesi al campo scuola tenutosi nella bella cornice di Santa Maria di Castellabate, dal 24 al 28 luglio

S

imba, protagonista del Re Leone, è stato nostro compagno di viaggio: partendo dalla sua storia ognuno ha guardato alla propria esistenza dando un senso alle difficoltà del passato, riscoprendo quanta concretezza richiede vivere il presente, guardando al futuro con il coraggio di Maria. 24 luglio, It’s time to live: è tempo di partire per Villa Lucia, Santa Maria di Castellabate, per riscoprire insieme la preziosità del tempo, in continuità con l’Estate Ragazzi, come suggerito dalla guida ANSPI. Abbiamo provato a capire insieme a don Andrea, al semina-

rista Giuseppe Villani e ai tanti educatori, come il Kronos, tempo nella sua dimensione quantitativa, scandito dall’orologio, organizzato meticolosamente nelle nostre agende possa divenire kairòs, tempo di grazia, di qualità, tempo per l’incontro con Dio per la nostra santificazione se solo permettiamo al Signore di entrare nella nostra vita. 28 luglio, it’s time to come back: è tempo di tornare a casa, portando nel cuore preghiere, attività, mare, divertimento e tanta gratitudine per ciò che è stato e molti buoni propositi per il prossimo campo. Mariarosaria Faiella

I bambini che hanno ricevuto la Prima Eucaristia lo scorso 28 maggio, insieme al parroco don Andrea Annunziata e alle catechiste

Il gruppo del 4 giugno

Il gruppo del 10 giugno Un educatore durante la serata in maschera

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO Don Roberto a piazza San Pietro

Servo per AMORE D

opo 19 anni don Roberto lascia la nostra parrocchia per servire le comunità di San Francesco, Maria SS. delle Tre Corone e San Matteo in Sarno. Lo ha comunicato lo scorso 11 agosto il vescovo Giuseppe Giudice e la notizia ha generato un sentimento di umanissimo sconforto e tristezza tra i fedeli che hanno avvertito la sensazione di ritrovarsi d’un tratto orfani di padre. Accanto alla paternità genetica esiste anche quella spirituale che don Roberto ha costruito in questi 19 bellissimi e benedetti anni di ministero. Non si può in poche righe descrivere ciò che don Roberto ha rappresentato per questa comunità che ha trovato malandata non solo nelle strutture ma soprattutto nello spirito e che con dedizione ha trasformato e vivificato. Appena nominato parroco, da giovane prete alla prima esperienza, non si è lasciato spaventare dalla difficoltà di un compito tanto arduo. Grazie alla sua instancabile opera e alla sua volontà sono nati in parrocchia gruppi e associazioni che raccolgono ora centinaia di aderenti di ogni età e inte-

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re famiglie: l’Azione Cattolica, il Movimento Giovanile Costruire e gli Scout Agesci Nocera Superiore 1. L’impegno dei laici in parrocchia è uno dei motori principali della comunità, egli ha dato subito loro fiducia, soprattutto ai giovani, affidando anche incarichi rilevanti e delicati. L’unità. Ha insegnato a tutti il senso più vero della comunità come un’unica grande famiglia. Ha promosso con ogni mezzo l’unità tra i vari quartieri della parrocchia e con le comunità vicine. Ha rimproverato ogni tentativo di rivalità e campanilismo ripetendoci sempre che “Non esiste la parrocchia grande o piccola, dove c’è una persona va annunciato il Vangelo”. Al centro della sua attività pastorale ha posto prima di tutto la preghiera, soprattutto l’amore per l’Eucaristia, educando la nostra comunità all’adorazione eucaristica, prima settimanale e ora quotidiana, e indicando nella celebrazione della Messa il vincolo di unità intorno al quale si riunisce tutta la famiglia parrocchiale. Instancabile annunciatore della Parola di

Lo Spirito ha affidato a don Roberto Farruggio la cura di tre comunità parrocchiali nella città di Sarno. Il saluto commosso della comunità Maria SS. di Costantinopoli, di Nocera Superiore, che il sacerdote ha guidato per 19 anni


Il saluto dei piccoli

rio aprendosi alla chiamata del Signore nella loro vita, e altri ancora, ragazzi e ragazze, stanno vivendo la delicata fase del discernimento vocazionale. Non sono mancate in questi anni, come spesso accade quando si lavora per il Signore, le difficoltà. Anche in queste occasioni don Roberto ci ha mostrato come affrontare l’ora della croce, affidandosi totalmente alla volontà del Signore attraverso l’obbedienza e nella consapevolezza che “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

Dio attraverso cicli annuali di corsi biblici, non si è sottratto alla sfida di portare la Parola tra la gente attraverso catechesi al popolo nei vari quartieri e i centri di ascolto nelle famiglie. Grazie al suo carattere allegro e coinvolgente, alla docilità unita ai modi sempre garbati, educati e gentili, ha conquistato la fiducia e la simpatia di fedeli di ogni età. Guida spirituale e carità. Uno dei carismi principali di don Roberto è certamente l’accompagnamento spirituale. Nel tempo ha accompagnato numerosi fedeli alla riscoperta della bellezza della sequela di Cristo divenendo padre spirituale e confessore stimato e ricercato, in particolar modo dai più giovani. Numerosi fedeli, non solo di questa comunità, hanno affollato il confessionale e bussato alla sua porta certi di trovare sempre un sorriso accogliente pronto a dare il giusto consiglio, ad incoraggiarli, a donare loro ogni sorta di aiuto spirituale e materiale. È cosa risaputa in città che chiunque bussi alla sua porta per chiedere aiuto non torni mai indietro a mani vuote. Anche quando le condizioni della parrocchia non lo permettevano don Roberto non ha esitato ad impegnarsi personalmente nel finanziare ogni sorta di beneficenza, dal mendicante che siede sull’uscio della chiesa fino alle missioni intraprese in India e in Burkina Faso. Il suo stile di vita umile e modesto lo hanno

reso un esempio per tutti, specie per i nostri giovani che lui spesso richiama alla sobrietà e alla testimonianza cristiana. L’impegno culturale. Si è adoperato subito per la promozione umana e sociale della nostra città. Come non citare, in questo ambito, l’ormai prestigioso Concorso Internazionale dei Madonnari. Nato da una sua idea, questa manifestazione vanta oggi i più alti riconoscimenti tra cui numerose Medaglie d’Oro da parte della Presidenza della Repubblica e l’autorevole Patrocinio morale dell’UNESCO. Ha saputo fare di una delle tante feste patronali di cui è ricca la fede popolare del nostro territorio un motivo di promozione sociale, culturale, economica e di prestigio per l’intera città di Nocera Superiore. Vocazioni. Tutte queste iniziative, tuttavia, riescono a dire ben poco su ciò che don Roberto ci ha insegnato in questi anni in cui ci ha fatto da guida e da padre. Non è attraverso le opere o le parole, ma grazie al suo esempio che egli ci ha lasciato gli insegnamenti più grandi! Proprio grazie alla testimonianza di una vita spesa radicalmente al servizio della Chiesa nell’annuncio del Vangelo e nella carità verso i più bisognosi, sono maturati all’interno della nostra comunità i germi di vocazione che il Signore non ha mancato di gettarvi. Già tre dei nostri ragazzi hanno intrapreso il cammino del semina-

Servo per amore: quest’espressione sintetizza bene questi anni di ministero. Ora che il Signore lo chiama ad essere padre e guida di tre comunità nella città di Sarno noi non possiamo che rendere grazie a Dio che ci ha benedetti con tanta abbondanza e lo accompagniamo con la nostra preghiera e il nostro affetto, certi che le meraviglie di Grazia che per mezzo suo Egli ha operato nella nostra comunità resteranno per sempre a testimonianza di un ministero speso nel dono e nel servizio. Grazie don Roberto, ti vogliamo bene! La comunità parrocchiale

Un momento di vita parrocchiale

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI COORDINATORE REDAZIONE PARROCCHIALE: MICHELE RAIOLA

L’oratorio è uno stile N

on esiste parrocchia senza oratorio e non esiste oratorio senza parrocchia: l’oratorio è uno stile, un modo di vivere l’amore di Dio per i ragazzi nella concretezza di ogni giorno. Ecco perché don Giuseppe Pironti, parroco della comunità San Sisto II di Pagani, ha dedicato tempo ed energie alla stesura del progetto educativo “Cresciuto in Oratorio”. «Quando si fa oratorio è importante aver chiaro il progetto educativo, metterne al corrente l’intera comunità, i ragazzi e le loro famiglie. Un progetto formativo chiaro e preciso aiuta a fare meglio perché organizza le idee e le forze, evita uscite di percorso, aiuta tutti ad essere comunità educante», scrive il sacerdote. La forza dell’oratorio, infatti, sta nel fatto che è la comunità parrocchiale a prendersi cura dei ragazzi, è interesse e impegno di tutti e qualsiasi scelta e attività oratoriale si coniuga e si integra perfettamente con l’intero cammino pastorale della parrocchia. L’oratorio, perciò, non è un di più o qualcosa a parte. L’oratorio è uno stile, un modo di vivere l’amore di Dio per i ragazzi nella concretezza di ogni giorno. «È fondamentale avere un Progetto educativo che aiuti a pensare l’oratorio – aggiunge il sacerdote –. Non basta semplicemente vedersi e organizzare qualcosa, tutto deve avere una motivazione, un fine e un metodo. I ragazzi cambiano continuamente e manifestano bisogni sempre nuovi, e la comunità educante deve proporre cammini veri e adeguati. Ho citato più volte la comunità perché l’oratorio non può essere impegno solo del prete e di qualche animatore volenteroso, per quanto bravi possano essere». Il documento “Cresciuto in Oratorio” è frutto di un grande lavoro e ha preso spunto dall’esperienza della Diocesi di Brescia che ha tanto da insegnare su questo tema. Un’esperienza miscelata con quella vissuta dalla comunità San Sisto II per tirar fuori indicazioni che siano sale e luce per i ragazzi.

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La comunità San Sito II di Pagani ha messo su carta il progetto educativo “Cresciuto in oratorio” che è possibile scaricare dal sito della parrocchia

È possibile scaricare il progetto educativo “CRESCIUTO IN ORATORIO” dal sito della parrocchia www.sansistosecondo.it


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI

Una Parola che le tarme non corrodono

I

l nuovo anno pastorale è alle porte, l’estate si porta via la calura dei baldanzosi e la fatica dello scorrere del tempo di tanti che restano nella propria routine. Settembre porta con sé le prime foglie d’autunno di una primavera già vissuta e i germogli ridenti e stridenti di una Parola sempre verde e fresca che il tempo non invecchia e le tarme non corrodono. Abbiamo lasciato l’evangelista Marco lo scorso luglio con il suo racconto sintetico e incisivo. Ha accompagnato le nostre catechesi con una lettura continua per tre anni. Ora ci attende Giovanni con il Libro dei Segni per restare impastati nella Parola, nel Pane e nei Poveri, come ci ricorda il nostro vescovo Giuseppe; e ritornare sui propri passi, passando dal mormorare e cominciando o ricominciando la missione, scolpita per sempre nella parola

L'evangelista Giovanni in un'opera di Piero della Francesca

del Maestro: Fate questo in memoria di me. Dall’acqua trasformata in vino da Gesù alle nozze di Cana alla risurrezione di Lazzaro dai morti a Betania, per passare attraverso la nostra risurrezione, alimentati da una Parola il cui pozzo mai si estingue e le cui acque restano limpide e cristalline come il mormorio leggero di quei ruscelli la cui Fonte è senza tempo e il cui temine è sempre un nuovo inizio. Un vangelo quello di Giovanni vissuto in comunità in cui il senso dei miracoli sensazionali e stupefacenti lascia il posto ad una fede matura e prodonda che poggia il proprio fondamento sulla Parola che si fece carne e venne ad abitare in mezzo noi. Sapremo accoglierlo, reincontrarlo, amarlo come la prima volta? Il cammino inizia, buon anno pastorale a tutti. Don Enzo Di Nardi

Il nuovo anno pastorale è alle porte, l’evangelista Marco laScia il posto a Giovanni per riprendere il cammino. Il messaggio del parroco alla comunità Santa Maria del Carmine di Pagani

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

Lo scapolare che la Madonna consegnò a san Simone Stock

Le promesse dello scapolare

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a comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine e della SS. Annunziata ha celebrato, lo scorso 16 luglio, la festa della Madonna del Carmelo con una celebrazione Eucaristica in piazza ed una processione per le vie cittadine. A tale pratica di pietà popolare ha partecipato una moltitudine di fedeli con la recita del Santo Rosario e canti mariani. La celebrazione è stata preparata con un triduo che il parroco, don Antonio Mancuso, ha tutto incentrato sulla riscoperta del valore e del significato dello scapolare o “abitino” indossato dai fedeli, di solito solo per questa occasione. Il sacerdote, intuendo una muta domanda che tanti pongono sull’utilità o meno di portare lo scapolare, ha spiegato in maniera chiara che lo è se risponde alle condizioni per cui è sorta tale pratica, al contrario non c’è nessun vantaggio se lo si indossa tanto per fare.

Come nasce l’uso dello “scapolare”? Il 16 luglio del lontano 1251 la Madonna apparve a san Simone Stock tutta splendente di luce e glielo consegnò dicendo: “Prendi figlio dilettissimo, prendi questo scapolare del tuo Ordine, segno distintivo della mia Confraternita, privilegio a te e a tutti i Carmelitani. Chi morrà rivestito di questo abito non soffrirà il fuoco eterno; questo è un segno di salute, di salvezza nei pericoli, di alleanza di pace e di patto sempiterno”. Dopo aver pronunciato queste parole, la Vergine Maria scomparve lasciando nelle mani di san Simone lo scapolare.

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«Sembra paradossale, ai tempi d’oggi, che possa essere avvenuta una cosa del genere; eppure se la pratica di indossare lo scapolare persiste dopo diversi secoli una ragione c’è ed è la Fede totale e consapevole nella “Grande promessa” della Madonna», ha sottolineato don Antonio. «La Fede è la prima condizione che un devoto della Mamma celeste, venerata sotto il titolo del Carmelo, deve avere. Ma questa Fede non avrebbe senso se indossare l’Abitino si riduce a credere che si può vivere tranquillamente nel peccato, fare i propri comodi, senza rispettare gli altri, aiutare chi è nel bisogno perché alla fine dei propri giorni ci pensa la Madonna ad assicurare la salvezza eterna». Dunque, lo scapolare non è un veicolo che porta direttamente il devoto in Paradiso. Sarebbe riduttivo anche soffermarsi alla sola idea di protezione della Madonna nella vita quotidiana. L’abitino, infatti, oltre all’immagine della Beata Vergine, riproduce un’altra immagine: quella di Gesù che ha tra le mani il suo radioso cuore, come ad offrirlo a tutta l’umanità. «Bisogna avere, quindi, la consapevolezza che la protezione di Maria ci porta a Gesù e ci chiede un serio impegno a lasciarci guidare da lei e a rivestirci di Gesù. Solo se abbiamo questo desiderio forte nei nostri cuori, indossare lo scapolare ha senso» ha rimarcato don Antonio. Al termine della processione c’è stato il tradizionale spettacolo di fuochi pirotecnici offerto dalla locale Confraternita di S. Maria del Carmine. Giovanni Selvino

La comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine e della SS. Annunziata hanno celebrato, lo scorso 16 luglio, la festa della Madonna del Carmelo, occasione preziosa per riscoprire il valore e il significato dello scapolare


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO Alcuni momenti del campo scuola

È lo slogan che ha accompagnato bambini, ragazzi ed educatori della parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casatori durante il campo scuola tenutosi a Mondragone, dal 28 al 30 luglio

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re giorni indimenticabili presso la struttura “Stella Maris” delle suore di Gesù Redentore insieme al nostro parroco, don Gaetano Ferraioli, che ha fatto non solo da guida spirituale durante i momenti di preghiera, ma anche da arbitro durante i molteplici giochi e le varie attività. Protagonisti di questo campo estivo sono stati i bambini dell’A.C.R. e i giovanissimi, ai quali, tramite una piccola recita, è stato presentato il tema “Mi basti tu!”. In questa rappresentazione san Francesco d’Assisi ha spiegato che oggi i ragazzi perdono troppo tempo davanti agli schermi, sono troppo legati alle nuove tecnologie e ai social network, quindi, durante questo viaggio, l’obiettivo di tutti noi ragazzi è stato scoprire che l’essenziale delle nostre vite è soltanto Lui: Gesù! I discepoli di Emmaus. Il fulcro del nostro percorso è stato il Vangelo dei discepoli di Emmaus: il nostro compito era quello di immedesimarci nel discepolo che l’evangelista Luca lascia senza nome a compiere questo cammino al fianco di Gesù, prestando molta attenzione alle sue parole, perché è solo tramite l’ascolto che possiamo riconoscerLo davvero. Tutti i ragazzi e gli educatori sono stati suddivisi in quattro squadre, ognuna contrassegnata da un elemento fondamentale per un viaggio: “MAPPA”, “BUSSOLA”, “ZAINO” e “SANDALI”. Si sono cimentate in vari giochi, sia d’agilità sia d’intelligenza, che avevano luogo sulla sabbia, in acqua oppure nei vari spazi che avevamo a disposizione.

“Mi basti Tu!” Dopo una ricca colazione la giornata cominciava con l’attività mattutina, per la quale i ragazzi venivano raggruppati in base alle classi (9-11, 12-14 e giovanissimi). Le due riunioni erano incentrate sull’ascolto, aiutati dalla riflessione sul vangelo dei discepoli di Emmaus, e sui nostri valori e le nostre capacità, accompagnati dalla parabola dei talenti. Oltre alle attività, c’era anche il tempo per un tuffo nell’acqua cristallina, in modo particolare il pomeriggio, quando, tra un bagno e l’altro, continuava la sfida tra le quattro squadre. Dopo cena tutti insieme avevamo il momento di condivisione, che si concludeva con la preghiera della sera. Una visita speciale. La mattinata di sabato è stata un po’ più speciale, perché abbiamo avuto l’immenso piacere della visita di Anna Aprea, la presidente diocesana dell’Azione Cattolica, che ha voluto condividere qualche ora con noi. Dopo la santa Messa conclusiva, c’era già un po’ di malinconia in tutti noi, ma un enorme sorriso regnava sul volto di tutti i bambini, contentissimi di questa esperienza, i quali si riproponevano di volerla ripetere l’anno prossimo. Sono stati soltanto tre giorni, ma vissuti in piena armonia, all’insegna del divertimento, della condivisione, ma soprattutto della preghiera. Sabrina Perrino

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Madre Rita Fiore

Il governo di madre Rita Fiore Le decisioni assunte dal consiglio nelle sedute del 22 gennaio, 10 aprile e 12 luglio del 1954

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l 22 gennaio 1954 il governo generale di madre Rita Fiore si riunisce a Napoli, in ventunesima seduta, e autorizza la costruzione del terzo piano dell’asilo nido di Pagani che adesso sorge in via Cesarano. Suor Letizia Manganelli, dopo aver informato il Consiglio della costruzione del primo e secondo piano, aveva avanzato la richiesta per edificare anche il terzo piano perché le attività erano prospere e c’erano fondate speranze che aumentassero in futuro. Aveva rafforzato la richiesta ricordando che la Ditta “Gentile” stava ancora lavorando il primo e secondo piano e, dunque, avrebbe continuato senza interruzione anche la costruzione del terzo piano. La religiosa infine aveva anche presentato un conto economico che evidenziava che si poteva far facilmente fronte alle spese. Il Consiglio, tenendo conto dei lavori in corso a Pagani e a Crotone, riconferma come amministratrice, per un secondo mandato, madre Alfonsina Tucci, madre Manganelli come superiora del Carminello di Pagani, madre Fedele Primiano, invece, superiora della Casa di salute “De Vennera” di Crotone. Il 10 aprile 1954 si riunisce a Napoli, in ventiduesima seduta, il consiglio generale per deliberare in merito all’accettazione di una proposta da parte del parroco di Papanice, don Pasquale Senatore. Il sacerdote intende offrire alle suore l’asilo infantile che egli ha iniziato a costruire ma non ha ultimato. In cambio l’Istituto deve accollarsi un debito di 300,000 lire e provvedere a finire i lavori e ad arredare la struttura. La proposta non

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è accettata. Nella stessa seduta si stabilisce di affidare all’avvocato fiscale Mariconda, di Castellammare di Stabia, l’ingiunzione di pagamento dell’accertamento della casa di Quisisana. La ventitreesima seduta del governo di madre Rita ha luogo a Napoli il 12 luglio 1954. Si esamina la domanda di mons. Aurelio Marena, vescovo di Bitonto (BA) che alle Suore già presenti in loco chiede di aggiungerne altre per l’asilo infantile cui intende dar vita nel suo Seminario. Sulla base della relazione del tutto positiva redatta dalle visitatrici, madre Manganelli e madre Continelli, precedentemente inviate sul posto, il consiglio aderisce alla richiesta del Vescovo. Nella stessa seduta si stabilisce di ammettere al postulandato le signorine di Pagani Amalia Tortora e Giuseppina Mansi, e alla Professione temporanea, previo esame canonico secondo l’articolo 71 delle Costituzioni dell’Istituto da parte del cardinale Marcello Mimmi, le novizie suor Clelia (Cecilia) D’Aniello, suor Anselmina (Ernestina) Gargione, suor Brigida (Assuntina) Mele, suor Teofila (Licia) Paolillo, suor Agostina (Teresa) D’Alessio, suor Adalgisa (Felicetta) Renna e, in seguito, suor Faustina (Michelina) Pagano. Di particolare importanza sono le ultime due deliberazioni: il trasferimento, secondo il desiderio della Madre Generale, della sede del noviziato e del postulandato da Napoli a Pagani, nella nuova casa battezzata “Istituto Immacolata” e l’istituzione, su proposta di madre Manganelli, di un Collegio Serafico Femminile per incrementare il postulandato e il noviziato.


IN VERSI di mons. Giuseppe Giudice

Riemerge Come dal fondo del lago da un’antica cassa da un ripostiglio dai fogli di un vecchio quaderno da un anfratto del cuore riemerge all’improvviso lampo nella notte il tuo volto il tuo cuore il tuo sguardo e sei qui come ieri come allora come sempre in quella ruga dono e fatica di tutta una vita.

(Foto Salvatore Alfano)

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

APPUNTAMENTI CULTURALI a cura di Martina Nacchio

Storia, cultura e divertimento: tanti eventi da segnare in agenda I cortili della Storia. Tutto pronto per un tuffo nell’antichità nel centro storico di Sant’Egidio del Monte Albino. Si terrà il 16 e 17 settembre la ventunesima edizione de I cortili della Storia. La tradizionale festa medievalrinascimentale anche quest’anno accoglierà turisti e curiosi alla riscoperta di antichi valori e sapori attraverso cortei storici, rappresentazioni e degustazioni.

Il turibolo di S. Michele

L’

iconografia classica del primo arcangelo è fissata dalla tradizione biblica. San Michele è un grande guerriero, armato di tutto punto, con corazza, elmo dalle piume policrome, schinieri, gonnellino svolazzante, lancia che infilza il demonio sotto i suoi piedi o una spada sguainata che sconfigge Lucifero. E sempre lo scudo su cui è inciso il suo nome, antico grido di battaglia contro gli angeli ribelli: Mi-cha-el (chi è come Dio), spesso tradotto in latino con le sole iniziali Quis Ut Deus! E quanti esemplari ne abbiamo nelle nostre chiese, dalle sculture alle tele, dai piccoli manufatti sotto le campane di vetro alle statue. È allora una sorpresa trovare su una porticina di tabernacolo un san Michele turiferario! Mi ricorda l’affresco del Solimena nel Duomo di Sarno in cui a san Michele il vescovo Tura offre l’incenso in un turibolo d’oro. Quando eravamo ragazzi seminaristi e si serviva ai pontificali e alle messe solenni, portare l’incensiere (questo il significato di turiferario) era un compito piacevole, perché era divertente fare oscillare il turibolo e pericolosamente anche a 350 gradi come una fionda e in un momento di distrazione toccare il pavimento mandando all’aria carbonelle ed incenso. Con tutto quel che ne conseguiva, di rimproveri e di punizioni!

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Festival delle mongolfiere. Volare non è mai stato così semplice. Appuntamento dal 30 settembre all’8 ottobre a Paestum con il Festival delle Mongolfiere. Si tratta del più grande raduno del suo genere del sud Italia. Una manifestazione che attira esperti ma anche curiosi e appassionati di volo, che potranno vivere in prima persona l’esperienza. Uno spettacolo per grandi e piccini. Il costo d’ingresso alla manifestazione è di due euro. Amori divini. Un percorso alla scoperta del mito greco tra seduzione e trasformazione. È quello proposto dal Museo Archeologico di Napoli con la mostra Amori divini, aperta al pubblico fino al prossimo 16 ottobre. Il percorso espositivo propone circa 80 opere provenienti dai siti vesuviani e da alcuni dei più prestigiosi musei italiani e stranieri.


L'ANGOLO DELLE RECENSIONI a cura di Mariarosaria Petti

Le otto montagne Autore: Paolo Cognetti Editore: Einaudi Prezzo: € 18,50 Pietro, i suoi genitori e l’amico Bruno sono al centro del romanzo vincitore del Premio Strega 2017. Altra protagonista, tutt’altro che elemento di sfondo, la montagna, capace di segnare l’interiorità per sempre, lasciando impronte indelebili in coloro che imparano a conoscerla e amarla.

di Salvatore Alfano

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO Quella che vediamo in foto questo mese è una splendida Croce astile bifacciale di ambito napoletano della fine del XVI sec., proveniente dalla Collegiata di San Giovanni Battista di Angri. L'oggetto di raffinata fattura è in argento parzialmente dorato, bronzo e rame, con una lavorazione in lamina a sbalzo, fusione e cesello. Il museo è aperto al pubblico ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30.

Sono cose da grandi Autore: Simona Sparaco Editore: Einaudi Prezzo: € 12,00 Cosa succede quando non si hanno le parole per spiegare ad un figlio la violenza e la paura? Simona ha provato a rispondere scrivendo, perché la frase “Sono cose da grandi” non reggeva più. Mettere nero su bianco la dolcezza di una vita a due, fatta di barattoli pieni di insetti e scatole magiche, rivela una grande fragilità. Dai suoi limiti, l’autrice costruirà la sua forza.

Nella cinquina del Premio Strega 2017, un libro al femminile di una Napoli corrotta ma anche meravigliosa. Rosa, la protagonista, rivive la storia di sua madre: dall’infanzia povera all’incontro con il futuro padre, fino alle vicende più spinose vissute tra i vicoli partenopei.

Foto Salvatore Alfano

La compagnia delle anime finte Autore: Wanda Marasco Editore: Neri Pozza Prezzo: € 16,50

Particolare del san Giovanni Battista con l’agnello presente sul retro della Croce

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MISERIA E NOBILTÀ di Peppe Iannicelli

Il collega Iannicelli raccoglie le primizie del suo orto urbano

Coltivare la Terra

Anche in mezzo al cemento è possibile far spuntare qualche frutto. L’orto urbano ridisegna gli spazi delle città rendendole più vivibili

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Insieme Insiemegiugno APRILE 2017

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l mio orto urbano comincia a dar frutti. Prima i fiori di zucca, poi i pomodori. Frittelle ed insalate autoprodotte non mancheranno sul mio desco. Il mio orto urbano è davvero piccolo: appena quattro fioriere. Non richiede una grande manutenzione, ma mi sta dando enormi soddisfazioni. L’origine della mia famiglia è contadina. Da piccolo ho frequentato i poderi dei miei nonni. Sono sempre stato affascinato dall’orto anche perchè c’era sempre da annaffiare ed io mi divertivo un mondo con l’innaffiatoio o il secchio del pozzo. Restavo a bocca aperta quando vedevo spuntare i fagioli rampicanti, i cespi d’insalata, le zucchine. Vengo dalla terra e la terra mi è rimasta nel cuore oltre che attaccata alla suola delle scarpe. Ho trovato anche, con alcuni amici, un poderetto di pochi metri quadrati dove coltivare in proprio tuberi, ortaggi, frutta. Torno a fare il contadino anche se per poche ore alla settimana. Sono felice. Quando sono a contatto con la Ter-

ra mi sento in armonia con il cosmo, mi rilasso, penso alla bellezza del Creato ed alla grandezza dell’amore di Dio. Credo che per garantire il futuro del pianeta tutti noi dovremmo coltivarla questa Terra, rispettandone i doni e i tempi. L’orto pensile sul mio balcone, che affaccia su di una strada ad alta densità di traffico, è il primo passo verso questo ritorno alle radici. L’orto urbano, e in particolare quello verticale, ridisegna gli spazi urbani. Permette di riportare la campagna nei frenetici tempi metropolitani. In mezzo al cemento è possibile – anche in una fioriera microscopica – far spuntare qualche frutto ubertoso. Sarà di certo più gustoso di quelli comprati al supermercato che ormai non hanno più né sapore né stagioni. Se ciascuno di noi cominciasse ad accudire il proprio piccolo orto urbano, le nostra città diventerebbero più vivibili e la nostra dieta più sana. Basta un pizzico di buona volontà e di impegno quotidiano. La fatica sarà ripagata in modo sorprendente.



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