Insieme - Settembre 2012

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Anno VII - n. 8 Settembre 2012 € 2,00

Il profumo della Chiesa Cinque giovani scelgono Cristo

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Foto di copertina Salvatore Alfano

mensile di attualità e cultura dell’Agro

Sommario Sommario Sommario

Anno VII - n. 8 Settembre 2012 € 2,00 Anno VII - n. 8 Settembre 2012 € 2,00

Il profumo Il profumo della Chiesa della Chiesa Cinque giovani scelgono Cristo Cinque giovani scelgono Cristo

Sommario

Sommario Sommario Sommario

Sommario Sommario Sommario Sommario Sommario settembre 2012 Sommario

Editoriale

News dalle parrocchie

05 L’ora dei laici

35 Notizie dalle parrocchie

51 Libri, storia e arte

di Silvio Longobardi

a cura della Redazione

L’ABC della fede 06 Risponde mons. Giudice

Scuola e Università 17 Messaggio del Vescovo per il mondo della Scuola 18 IN-CANTO di Mariarosaria Petti

In parrocchia

Le rubriche

42 Pagine parrocchiali

52 Spazio consulenza

La bacheca

di Carolina Rossi

53 Il legale risponde

48 I nostri auguri a cura della Redazione

a cura dell’avv. G. Severino

In diocesi

Le parole della crisi

49 Uffici diocesani e associazioni a cura della Redazione

Vita nell’Agro 19 Notizie dall’Agro-nocerino a cura di Salvatore D’Angelo

Vita ecclesiale

54 Silenzio cercasi di Peppe Iannicelli

PRIMO PIANO

di Antonietta Abete e Mariarosaria Petti

26 Speciale Sosta ecclesiale

07 L’odore del Crisma

a cura della Redazione

08 Le tre ordinazioni presbiterali

Il Pane della Domenica

11 Le ordinazioni diaconali

31 Dalla XXV alla XXVIII domenica del Tempo ordinario a cura di Mons. Giudice

l o a re F i n te m b s et 30

Cultura

12 Conosciamoli meglio 14 L’intervista a don Giovanni Iaquinandi

Buongustaio

Jesse James

Restaurant & pizza Pagani - Via Zeccagnuolo, 4 tel 334 23 28 727 (escluso sabato e domenica)

Pub restaurant & pizza San Valentino Torio - Via Curti, 4 tel 081 95 71 29 - 339 65 15 472

El Bodegonero

Brooklyn food & game

Restaurant & pizza San Marzano sul Sarno - Via Ugo Foscolo, 31 tel 081 320 80 51

Restaurant & pizza Striano - Via Piano, 46 tel 081 827 62 63

EDITORIALE di Silvio Longobardi

L’ora dei laici semplici esecutori, al massimo validi collaboratori. Pochi di loro hanno una formazione che li rende capaci di essere effettivamente corresponsabili. Ma pochi sono anche i preti che riconoscono ai laici uno spazio di reale protagonismo.

Troppi sono ammalati di clericalismo.

“È

l’ora dei laici”: disse Paolo VI nel 1963, due mesi dopo la sua elezione al soglio di Pietro. L’ora in cui i laici non svolgono più un ruolo di supplenza ma sono protagonisti della vita ecclesiale, pronti a servire la Chiesa con intraprendenza filiale. “È l’ora dei laici”, disse il cardinale Tettamanzi aprendo il convegno ecclesiale di Verona (2006) e sottolineando i ritardi e le resistenze presenti nella comunità cristiana. In una recente intervista a Famiglia Cristiana Giorgio Campanini, attento osservatore della vita ecclesiale e politica, non nasconde l’amarezza: “Molti passi in avanti sono stati compiuti dal tempo del Concilio a oggi, ma un’effettiva corresponsabilità – che implica la valorizzazione dei laici al momento della consultazione e riservando alla gerarchia, in materia di fede e di morale, la decisione – è ancora lungi dall’essere realizzata”.

Non si tratta di un tema marginale, una delle tante questioni che agitano la vita ecclesiale. Qui è in gioco la rivoluzione attuata dal Concilio Vaticano II: il passaggio cioè “da una concezione gerarchica e piramidale ad una essenzialmente comunionale”, per usare ancora le parole di Campanini.

Non c’è dubbio che, rispetto al passato, i laici svolgono un ruolo più attivo nelle nostre parrocchie ma spesso sono

Le aggregazioni laicali non rappresentano tutto il laicato ma sono un elemento assai significativo della vita ecclesiale. In sintonia e in continuità con Giovanni Paolo II, l’attuale Pontefice non perde occasione per ribadire il ruolo positivo e propositivo dei movimenti ecclesiali. A suo giudizio sono “una delle novità più importanti suscitate dallo Spirito Santo nella Chiesa per l’attuazione del Concilio Vaticano II”. Sono una straordinaria risorsa missionaria per la Chiesa eppure la loro presenza spesso è tollerata, la loro vitalità è soffocata. Nella pur interessante relazione che lo scorso febbraio fratel Biemmi ha tenuto alla nostra diocesi sulla nuova evangelizzazione non ha neppure accennato ai movimenti. Benedetto XVI, invece, nell’Anno della Fede ha voluto convocare un nuovo incontro mondiale con i movimenti per confermare l’attenzione e la stima che il Papa nutre nei loro confronti e rilanciare il loro impegno missionario.

“Se il Concilio Vaticano II non ci fosse stato saremmo dei miseri; se non lo realizzassimo saremmo dei miserabili” Cardinale Antonio Poma

San Vincenzo de’ Paoli è icona di quella carità evangelica che accoglie tutti. Eppure, negli ultimi anni di una vita tutta spesa per i poveri, a chi gli domandava cosa avrebbe voluto fare per il prossimo, rispondeva: “Ancora di più”. Chi ama non si sofferma tanto sul già fatto ma su quanto ancora resta da fare. Con questo sguardo dobbiamo celebrare il cinquantesimo anniversario del Vaticano II. Il card. Poma (1910-1985), arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI negli anni ’70, era solito dire del Concilio: “Se non ci fosse stato saremmo dei miseri; se non lo realizzassimo saremmo dei miserabili”.

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L’ABC DELLA FEDE risponde mons. Giuseppe Giudice

Il Paradiso, una condizione dell’uomo Ad un giovane che domanda del Paradiso, il Vescovo risponde: “Il Paradiso è una condizione dell’uomo che, dopo il primo tempo della vita terrena, vivrà il secondo tempo, più bello e affascinante, la vita eterna” Eccellenza, che faremo in Paradiso?

Un giovane È una bella domanda, che mi ha posto un ragazzo, ma che sottende un’idea della vita e dell’uomo: homo faber; l’uomo come colui che fa delle cose; non mi è stato chiesto: che cosa saremo in Paradiso, ma che cosa faremo?

Il Paradiso, carissimo, innanzitutto non è un luogo, un posto dove andremo; è una condizione dell’uomo che, dopo il primo tempo della vita terrena, vivrà il secondo tempo, la vita eterna, che non finisce e che è iniziata, già in questa terra, nel giorno del nostro battesimo. Dice Gesù: Questa è la vita eterna, che conoscano Te Padre, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Il secondo tempo della vita – come in un film – è sempre più avvincente, perché va verso una conclusione che fa comprendere tutta la trama del film, anche quei passaggi che nella visione ci erano rimasti poco chiari.

Che faremo? La Parola ci dice che staremo sempre con il Signore. Cioè, abiteremo nella gioia con la presenza di un amico. Per questo non ci annoieremo e, senza lacrime, fame, malattia e morte, saremo sempre con Colui che ci ama per sempre.

E sant’Agostino traduce: canteremo, danzeremo, gioiremo. Sarà una festa continua, una festa che non finisce come quelle terrene. Saremo non solo nella casa della gioia, ma la gioia stessa, quella che viene da Dio, sarà dentro di noi.

Caro amico, guadagnati oggi, con una vita buona, onesta ed evangelica, il Paradiso che comincia qui e avrà compimento in cielo. Ha scritto Paolo VI: «I frutti che vedremo in Paradiso appartengono a quegli alberi che hanno radici salde sulla terra».

Mons. Giuseppe Giudice

Ecco le edicole dove puoi trovare Insieme!

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EDICOLA

INDIRIZZO

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GIORNALI Amato Antonio EDICOLA Diodato EDICOLA Ruocco Bruna EDICOLA Attianese Vincenzo EDICOLA Auletta Gambilongo Enrico EDICOLA Ferro Francesca CARTOLIBRERIA Corinto CENTRO EDICOLA EDICOLA De Bartolomeis Antonio EDICOLA Lambiase SARDO ART KAIROS EDICOLA Daniele Raffaela CART’EDICOLA EDICOLA D’andria Giuseppe EDICOLA Zambrano Valentino TUTTO srl di Bello M.Rosaria MIR MIR MIR CARTOLIBRERIA Archimede

Via dei Goti, 11 Via dei Goti Piazza Doria Via Petrosini, 17 Via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31 Via Russo Via Pecorari, 125 Piazza Zanardelli Via Cesarano Via Caduti di Superga, 5 Via G. Marconi Via Ugo Foscolo, 34 Via Gramsci C.so Umberto I, 11 Via Roma, 50 Via Roma, 85-87 Via Dante Alighieri

ANGRI ANGRI ANGRI NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA INFERIORE NOCERA SUPERIORE NOCERA SUPERIORE ROCCAPIEMONTE PAGANI PAGANI PAGANI S. EGIDIO DEL M. ALBINO SAN MARZANO/SARNO SAN VALENTINO TORIO SARNO SARNO POGGIOMARINO

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Foto Salvatore Alfano

IN PRIMO PIANO di Antonietta Abete e Mariarosaria Petti

L’ODORE

DEL CRISMA

“S

aliamo ancora al Cenacolo per risentire l’odore del Crisma”, ha detto mons. Giudice nella liturgia di ordinazione di don Giuseppe Perano, la terza di un itinerario che lo ha visto imporre le mani su tre giovani che hanno accolto la chiamata al presbiterato. Sono “gemme” che mostrano l’inesauribile giovinezza della Chiesa, segni visibili di quella misteriosa Presenza che in ogni tempo della storia accompagna il cammino della Chiesa.

Uno che si arrende alla grazia e più non si appartiene. Questo è il sacerdote. L’accoglienza della vocazione e il cammino formativo trova nella liturgia di ordinazione il suo sigillo definitivo, punto di arrivo e di partenza. La consacrazione presbiterale non si limita ad aggiungere qualcosa ma dona una nuova identità, riveste di forza e di potenza l’umana debolezza.

Il presbitero non è un funzionario ma un’icona vivente, non è semplicemente uno che svolge un ministero ma uno che svela il mistero. Proprio per questo egli non può limitarsi a donare parte del suo tempo o alcune delle sue capacità. Tutto deve essere messo a servizio del Regno. Tutta la vita deve diventare un canto di speranza.

“Uomo della solitudine e compagno di viaggio di ciascuno”, ha detto il vescovo Giuseppe. Il sacerdote vive in mezzo al popolo, ne condivide la gioia e la fatica. Ma non si confonde nella comunità. Egli può stare con tutti perché ha imparato a rimanere solo con Dio; può essere di tutti perché ha consegnato a Dio la sua vita. Nella comunità il sacerdote non è l’organizzatore, il leader. Egli è semplicemente icona di Cristo Maestro e Servo, icona di un Dio che ama e serve tutti. Quando ormai era vecchio e malato, ma ancora vigile nonostante i 60 anni di sacerdozio, al giornalista che gli chiedeva cosa dire ad un giovane prete, il cardinale Ballestrero rispose così: “Abbandonati a Cristo, seguilo con fedeltà, rendigli testimonianza. E ricorda che sei ministro, non padrone”.

Pronti a mostrare le rughe che appaiono sul volto della Chiesa, ha detto il vescovo Giuseppe, i giornalisti difficilmente raccontano eventi come questi in cui risplende il mistero della grazia. Noi invece vogliamo farlo o almeno tentiamo di farlo, pur sapendo che in questi casi le parole possono solo lambire la realtà.

Silvio Longobardi

LE TRE ORDINAZIONI PRESBITERALI

Cinque giovani hanno offerto la loro vita al Signore Una bella notizia che non fa rumore vino e don Giuseppe Perano sono stati ordinati presbiteri, nelle rispettive comunità di appartenenza, in tre giovedì successivi per ricordare quello in cui fu istituito il sacerdozio. Altri due giovani, Giuseppe Pironti e Alfonso Giordano il 7 settembre sono stati ordinati diaconi. Li abbiamo incontrati per raccontarvi le loro emozioni e i loro sogni.

Foto Luigi Sanmartino

C

i sono notizie che non fanno rumore e non riscuotono l’attenzione dei media locali. Troppo abituati a scrutare le rughe e le difficoltà della Chiesa, rischiamo di far passare sotto silenzio quella che è, oggettivamente, una bella notizia: 5 giovani hanno offerto la loro vita al Signore. Don Carmine Cialdini, don Salvatore Ago-

Come Maria “Essere sacerdote significa avere la premura di una mamma”. Il sì di don Carmine Cialdini, ordinato presbitero nella parrocchia Santa Maria del Presepe lo scorso 21 giugno

C

ome nasce una vocazione? «Dietro ogni ordinazione ci sono ginocchia consumate e mani giunte» ha ricordato il vescovo Giuseppe lo scorso 21 giugno, il primo di tre giovedì speciali che hanno donato alla Chiesa di Nocera Inferiore - Sarno tre nuovi sacerdoti. Carmine Cialdini, classe 1982, ha compreso che Cristo lo chiamava ad una donazione totale attraverso la vita ordinaria della parrocchia Santa Maria del Presepe (che vive l’esperienza dell’adorazione perpetua), l’esperienza nel Cammino Neocatecumenale, la preghiera e la partecipazione assidua ai sacramenti. La sua formazione, ha ricordato don Ciro Galisi nel saluto iniziale, è stata sostenuta dalla preghiera degli adoratori.

La parrocchia si è riempita della gioiosa attesa dei familiari e degli amici, della presenza silenziosa delle religiose e dei religiosi, della fraterna condivisione dei sacerdoti, del vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano, del Vicario generale don Giovanni Iaquinandi, del Rettore del Seminario di Salerno. A condividere questo momento così importante c’era anche un nutrito gruppo dell’Unità sinodale San Sisto - San Francesco - Santa Maria delle

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Grazie in Pagani dove don Carmine ha svolto il ministero diaconale. Le campane a festa hanno accolto la processione iniziale. Al passaggio del giovane è sgorgato un applauso denso di commozione. Dopo la liturgia della Parola, ha avuto inizio con la presentazione del candidato da parte di don Domenico Cinque, responsabile della formazione dei seminaristi, la liturgia di ordinazione ricca di segni e gesti, ognuno con un profumo e un significato preciso: l’elezione di don Carmine, la sua interrogazione, la promessa di obbedienza, l’imposizione delle mani, la vestizione degli abiti sacramentali, l’unzione delle mani, toccante e commovente, e l’abbraccio con il vescovo e la famiglia sacerdotale.

«Oggi è il primo giorno d’estate - ha ricordato il Vescovo - ma noi celebriamo, dal mattino di Pasqua, un altro sole: quello di Cristo risorto».

Un sole che ha illuminato la vita di questo giovane dal carattere estroso, amante della musica e del teatro, e lo ha fatto innamorare di Gesù, conducendolo a pronunciare il suo eccomi, lo stesso della giovane Maria di Nazareth. Alla vita della Vergine e del suo sposo il Vescovo attinge per donare una parola al giovane sacerdote: «Essere pastore, carissimo

Don Ciro Galisi aiuta don Carmine Cialdini ad indossare la stola e la casula

Carmine, significa essere come una mamma che sa accogliere, attendere e comprendere. Significa essere come Giuseppe, l’uomo del silenzio al quale Dio ha affidato le cose più belle: Maria e Gesù. A te stasera affida il suo corpo e la sua vita». Nella sua riflessione Mons. Giudice ha preso spunto dal mosaico raffigurante la Natività che troneggia dietro l’altare della Chiesa. «È formato da tanti tasselli - ha sottolineato - e noi siamo abituati a guardarlo nella sua interezza. Eppure, se mancasse uno soltanto, sarebbe meno bello». È il mistero della Chiesa, dove ogni vocazione è preziosa e insostituibile. «Ha i colori dell’oro - ha continuato -, perché le cose di Dio sono preziose». Il battesimo, la fede, il sacerdozio, infatti, illuminano la vita di tutta la Chiesa, non solo quella di chi li riceve.

«Carmine, figlio carissimo, piego la fronte come piego il cuore, dinanzi a te sacerdote, uomo di Dio e della Chiesa. (…). Uomo che porti nel corpo il segno della crocifissione e la gloria della resurrezione. (…). Carmine, figlio carissimo, sacerdote, non finire mai di dire sì», ha concluso il pastore diocesano. E l’eterno si è insinuato in ogni angolo del presente.

Antonietta Abete

Costruisci la Sua Chiesa Il 28 giugno don Salvatore Agovino è stato ordinato sacerdote nella Concattedrale di Sarno

O

Prendendo spunto dalla liturgia (erano i primi vespri della memoria dei santi Pietro e Paolo), mons. Giudice ha ricordato a don Salvatore quale sia il suo compito di pastore chiamato da Dio. Eccoci, allora, “spiritualmente sul lago di Tiberiade dove Gesù Risorto continua a chiamare” Pietro, Andrea, Giovanni… Salvatore. “Possiamo avere paura di dire che lo abbiamo seguito”, ci ammoniva il vescovo. Come Pietro del resto. Ma se, come l’Apostolo, ci affidiamo a Cristo, riusciremo ad essere liberi. Il vescovo, infatti, rivolgendosi direttamente a don Salvatore, continuava: “tenderai le braccia, celebrerai la tua libertà, e attraverso la Chiesa ti affiderai a Dio”.

“Un altro ti porterà dove tu non vuoi” ha detto il Maestro. Tu ti sei già lasciato condurre dove non ti aspettavi. “Ora costruisci la Chiesa”. Seguilo ancora, don Salvatore!

Mariangela Giudice

Foto Salvatore Mancuso

gni atleta attende con trepidazione il momento della gara perché essa è il coronamento di una faticosa preparazione. Anche chi compie la scelta del sacerdozio attende allo stesso modo il giorno dell’ordinazione, che è per lui sia la meta di un cammino, sia l’inizio di una nuova vita.

Anche per don Salvatore Agovino è arrivato questo momento: il 28 giugno, nella Concattedrale di Episcopio, è stato ordinato sacerdote dal vescovo Giudice. Alla liturgia era presente anche mons. Illiano.

Dopo l’ordinazione diaconale, durante quest’ultimo anno, don Salvatore ha portato a termine gli studi al Seminario ed ha approfondito la sua esperienza pastorale nella parrocchia della SS.ma Annunziata di Angri. Da settembre, sarà viceparroco a S. Marzano nella parrocchia di S. Biagio.

Durante la celebrazione il vescovo ha riassunto tutto in una parola: “Seguimi”.

Don Salvatore Agovino riceve l’imposizione delle mani sul capo da parte del Vescovo Giuseppe

La parrocchia in festa Le reazioni di gioia della comunità di San Teodoro in Sarno

I

n tantissimi i familiari, i parenti, gli amici che hanno fatto festa con il novello sacerdote. Ogni membro della comunità è come il componente di una famiglia, infatti ha commentato Giovanna Vincenti: “Ho vissuto questo momento come una mamma che vede crescere il proprio figlio.

Così io ho visto la misericordia di Dio su di lui: si è come concretizzata la figura di Dio in mezzo a noi. Rimanga sempre come in questo giorno, immagine dell’amore di Dio”.

Achille, padrino di cresima di don Salvatore, ci ricorda quanta gioia ci sia in un tale evento di grazia: “La vita è piena di eventi, ma i momenti belli ci danno una carica maggiore per affrontare la vita. Don Salvatore, tu sei lo stupore di Dio, perché tu sei uno dei tanti giovani con sogni e mete che non avrebbe mai immaginato di divenire Suo ministro. Che tu possa essere d’esempio per tante vocazioni!”.

Come guida della comunità e come amico parla don Vincenzo: “La mia è una gioia personale, ma anche pastorale perché non l’avevo mai vissuta come parroco. Dalla nostra parrocchia sono nate tante vocazioni, segno della ricchezza della comunità. Ora Salvatore è un altro “teodoro”, un dono di Dio per la nostra Chiesa diocesana e gli auguro di essere sempre un sacerdote semplice e fedele”. m.g.

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“Mi ami tu?”

Il 5 luglio, nella parrocchia Sant’Alfredo in Sarno, don Giuseppe Perano ha pronunciato il suo “eccomi”

«M

Da sinistra, Mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito, Mons. Giuseppe Giudice, don Gaetano Ferraioli, Vicario Episcopale per il Clero e don Giuseppe Perano che, rivestito della stola e della casula, consacra per la prima volta il pane e il vino

i sono accorto che Dio si sta servendo del mio niente, della mia povera persona, per essere tra le persone segno tangibile della Sua presenza».

Anno 2005, diciannove anni sulle spalle e nel cuore una domanda d’amore posta dal Signore. É la storia della vocazione di Giuseppe e queste le parole che hanno sancito l’inizio del suo cammino, giunto all’ordinazione presbiterale lo scorso 5 luglio.

ticato a restare nel recinto del rigore della liturgia di Ordinazione.

«Eccomi», intorno a questo avverbio si costruisce la storia della salvezza cristiana. È l’«eccomi» di Abramo, quello del profeta Isaia, lo stesso di Pietro e Paolo, il medesimo di Maria: è l’«eccomi» con cui don Giuseppe ha risposto all’appello con cui si apre il rito di Ordinazione. Si tratta del momento della presentazione, durante il quale don Domenico Cinque ha ripercorso gli ultimi anni di studio e di discernimento di Giuseppe.

La parrocchia di Sant’Alfredo, dove Giuseppe ha mosso i primi passi della vita e nella fede, lo ha accolto ancora una volta, nel suo giorno più importante, insieme ai volti di quella comunità parrocchiale e i tanti altri delle diverse realtà dove il neo presbitero ha sperimentato la bellezza e la fatica del ministero sacerdotale (Gesù Risorto in Pagani, S. Giovanni Battista in Striano e S. Matteo in Nocera Inferiore). Applausi e lacrime di gioia per i fedeli, gli amici e la famiglia, una felicità che ha fa-

«Gesù, carissimo Giuseppe, stasera non ti chiede sulle tue qualità, sulle tue capacità, sui tuoi studi, sui desideri, sui sogni. Gesù ha un’unica domanda: mi ami tu?», seguendo il vangelo di Giovanni (Gv 21, 15-17), mons. Giudice ha ricordato che la domanda di Gesù non è sulle capacità dell’uomo, ma sull’amore.

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Dopo la presentazione del candidato, il rito è proseguito con l’elezione di Giuseppe, la sua interrogazione e la promessa di ob-

bedienza. In questo momento cruciale s’inserisce la preghiera delle Litanie dei santi. «Le vite dei santi sono una grammatica dell’azione dello Spirito» (N. Marconi).

La fede però va espressa in tutti i linguaggi, anche in quello dei gesti, dei colori, dei profumi: l’imposizione delle mani, la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione delle mani, la consegna delle offerte per la celebrazione e l’abbraccio con il vescovo e tutta la famiglia sacerdotale. Gesti, colori e profumi carichi di significato. Invocare lo Spirito Santo per abilitare ad una determinata missione. Scegliere la mano dell’uomo perché «è lo strumento del suo agire, è il simbolo della sua capacità di affrontare il mondo» (Benedetto XVI). Ungere con il sacro crisma, per richiamare il valore dell’olio che, una volta infuso in un’essenza, impregna fin nell’intimo ogni cosa. Scambiarsi un abbraccio, per suggellare l’inizio della filiale collaborazione con il vescovo e della fraterna condivisione con il presbiterio.

Mariarosaria Petti

LE ORDINAZIONI DIACONALI

Giuseppe Pironti e Alfonso Giordano, ordinati diaconi il 7 settembre, raccontano il loro percorso vocazionale

Il profumo dell’attesa

Da sinistra Giuseppe Pironti e Alfonso Giordano

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el 1981 Gaber cantava così: «L’attesa è una suspense elementare, è un antico idioma che non sai decifrare, è un’irrequietezza misteriosa e anonima, è una curiosità dell’anima». Un successo musicale che ci racconta in versi cosa stanno vivendo Alfonso e Giuseppe alla vigilia della loro ordinazione diaconale. Una chiacchierata in una calda mattinata di luglio per ripercorrere insieme le loro storie, condividere i loro ricordi e incrociare i loro desideri.

Giuseppe e Alfonso hanno vite diverse alle spalle: l’uno impegnato già in parrocchia, come presidente dell’Azione Cattolica, l’altro lontano da una percorso di fede. Giuseppe (Nocera Inferiore) è fidanzato da diversi anni e le questioni lavorative sembrano assumere un contorno sempre più chiaro, tanto da far precipitare nel suo orizzonte la parola matrimonio. Eppure i conti non tornano. L’allontanamento dalla sua fidanzata, i primi colloqui con un direttore spirituale e poi il giorno in cui, davanti al tabernacolo, pensa: «Non mi interessa se

diventerò prete o se mi sposerò, quello che mi sta a cuore adesso è che al centro della mia vita ci sia Gesù».

Alfonso (Angri) è immerso nella sua passione per la musica, ma molto attento alla concretezza della vita: sceglie gli studi di economia per il suo futuro e lavora già dai 15 anni presso lo studio di un curatore fallimentare. Qualcosa cambia con un viaggio a Lourdes, in occasione delle nozze d’argento dei suoi genitori.

Non l’emozione della prima volta, Alfonso è già stato due volte presso il luogo delle apparizioni di Bernadette. Tornato dal viaggio ricorda: «Ho sentito il Signore vicino a me, pur essendo io lontano da Lui».

Arriva la svolta per entrambi: il tempo del Seminario. Abbandonate le incertezze e il discernimento del primo anno propedeutico, la strada è tutta lì davanti a loro: la possibilità di ripartire dalle esperienze più elementari, come tenere in mano un breviario; l’occasione di approfondire gli studi di teologia, scoprendo di poter sconfiggere l’antica allergia ai libri. Sei anni per imparare a distribuire il tempo di una

giornata tra lo studio, la preghiera e la vita fraterna. Molto tempo dato anche per scorgere qualche limite della palestra che li ha nutriti sino ad ora: il desiderio di donarsi, di bruciare il mondo, di essere preti non per loro stessi, ma per gli altri.

Una propensione che spinge progressivamente fuori dalle porte del Seminario, nelle parrocchie, per le strada, tra la gente. Sì, loro lo sanno che preti desiderano diventare: Giuseppe, sulle orme di san Giovanni Bosco e san Filippo Neri, ama i giovani e sogna di vivere il suo ministero guidandoli. Alfonso considera il vescovo Giuseppe e tutti i presbiteri diocesani stelle comete, ma vuole essere semplicemente don Alfonso, nella speranza di percorrere e mostrare agli altri la strada della santità.

Forse non ci servono le strofe di Gaber, ci basti sapere che la loro attesa si racchiude in una parola: pazienza per Giuseppe, stupore per Alfonso. Nella loro pazienza e nel loro stupore viviamo insieme il dono della loro ordinazione diaconale.

Mariarosaria Petti Insieme - Settembre 2012

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CONOSCIAMOLI MEGLIO

Il sacerdozio in sette domande A colloquio con don Carmine Cialdini, don Giuseppe Perano e don Salvatore Agovino per scoprirne sogni, speranze e progetti

Se dovessi raccontare il sacerdozio in tre parole, quali sceglieresti? don Carmine: Il sacerdozio in tre parole? Sequela, misericordia e missione don Giuseppe: È difficile racchiuderlo in tre parole, è un mistero troppo grande. Mi è più facile farlo con queste tre frasi: sacerdote per portare Dio alla gente; sacerdote per raccontare la vita come storia di salvezza; sacerdote per non smettere mai di parlare d’amore a chi non ci ha mai creduto, a chi non conosce la gioia e mi stava aspettando all’inizio della sua vita nuova. don Salvatore: Gesù diceva “astuti come serpenti e docili come colombe…”.

Viviamo in un’epoca in cui si ha molta paura della definitività, del “per sempre”. Tu come hai affrontato questo timore? don Carmine: Il “per sempre” non mi ha mai spaventato. Il Signore ha messo nel mio cuore, fin da piccolo, il desiderio di qualcosa che fosse “per sempre”. E poi l’ha realizzato. don Giuseppe: Molte volte noi giovani abbiamo paura della parola “per sempre”, forse perché siamo costantemente alla ricerca di qualcosa che non abbiamo. Questa espressione non mi fa paura, perché ho la certezza di aver trovato ciò che dà pienezza e senso alla mia vita. don Salvatore: Con serenità, consapevole e sicuro che Colui che mi ha chiamato, mi darà anche la forza ed il coraggio di affrontare la vita sacerdotale. Non sarete voi a parlare ma sarà lo Spirito che vi guiderà.

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Foto Luigi Sanmartino

Che cosa ti ha convinto a scegliere la strada del sacerdozio? don Carmine: Ho capito quale fosse la mia vocazione frequentando la parrocchia, il cammino neocatecumenale, a contatto con la Parola e i Sacramenti e con l’aiuto sapiente del mio parroco, don Ciro Galisi. don Giuseppe: Dietro ogni vocazione ci sono i volti di tante persone che il Signore mette sulla strada. Non è questione di chi ti convince, la vocazione è un mistero d’amore gratuito. Prima di tutto c’è lo sguardo del Maestro che tocca il cuore e sceglie. don Salvatore: Il mio è stato un lungo cammino di discernimento e di preghiera. Sono stato aiutato da diversi sacerdoti, in particolar modo da don Andrea Annunziata: è stato lui a spronarmi definitivamente.

Don Carmine Cialdini, in ginocchio, riceve l’imposizione delle mani sul capo da parte del Vescovo Giuseppe

Qual è stato il momento più emozionante della liturgia di ordinazione? don Carmine: Il momento dell’ordinazione che ricorderò più di tutti è quando i vescovi e i presbiteri hanno imposto le loro mani sul mio capo. don Giuseppe: Il momento più emozionante è stato la prostrazione a terra. In quell’istante di totale abbandono a ciò che il Signore mi stava chiedendo, ho rivisto tutta la mia vita. Ho pianto dalla gioia tutto il tempo. Anche l’unzione delle mani con il sacro crisma mi ha profondamente emozionato: mani che benedicono, assolvono, consacrano il Corpo e il Sangue di Cristo. don Salvatore: Quando ho messo le mie mani nelle mani del vescovo consegnandomi totalmente a Dio, presente, appunto, nella figura del pastore diocesano.

Una volta fu chiesto a Madre Teresa: “Se avesse autorità, che cosa comincerebbe a cambiare nella Chiesa?”. Tu come risponderesti? don Carmine: Se ne avessi l’autorità, della Chiesa non cambierei nulla. Continuerei sempre a chiedere la grazia al Padre di cambiare il cuore dell’uomo. don Giuseppe: La nostra autorità è un autorità diversa. Io non ho la pretesa di cambiare niente. Forse ho il dovere di vivere bene e con donazione totale il

Foto Salvatore Mancuso

Durante il canto delle Litanie dei Santi, don Giuseppe Perano si prostra a terra in segno di umiltà e di consegna totale della propria vita a Dio

ministero che il 5 luglio la Chiesa mi ha affidato. Se riuscirò a fare questo, forse, qualcosa cambierà. don Salvatore: Vorrei avere l’autorità per insegnare ad amare, a perdonare e ad essere liberi. Così potremmo essere tutti dei cristiani migliori.

Preghiera e studio fanno parte dei tuoi progetti di vita? don Carmine: La preghiera è la fonte da cui prendono vigore le giornate del cristiano; è il punto di arrivo in cui si riversano le gioie, i dolori, le attese e le speranze dopo giorni faticosi. Non potrei rimanere prete senza la preghiera. Cerco di vedere lo studio non tanto come un arricchimento personale, ma come un atto di carità verso coloro a cui il Signore mi invia, per poter dare non la mia parola ma la Parola di Dio e della Chiesa. don Giuseppe: La preghiera è ciò che tiene legata insieme tutta la mia vita. Se venisse a mancare questa, non avrebbe senso nient’altra cosa. Lo studio è un aiuto ad approfondire, ma non deve mai essere l’unico nostro progetto. Continuerò gli studi, ma solo per essere meglio al servizio di questa Chiesa. don Salvatore: La preghiera è essenziale e indispen-

Il Vescovo unge il palmo delle mani di don Salvatore. Le mani unte esprimono la creatività del sacerdote di plasmare il mondo con l’amore

sabile come lo studio.

Il vescovo Giuseppe insiste molto sulla dimensione diocesana, ma nel mondo – nel cuore – prevale la tentazione di fare da soli. Come costruire la famiglia diocesana? don Carmine: Per la famiglia diocesana, il vescovo è il vicario di Cristo. La diocesi vive bene se c’è l’unità tra il pastore e i presbiteri, tra i presbiteri e i laici. Se ogni parrocchia fa il suo dovere, in comunione con il vescovo, la Trinità gioisce e l’uomo diventa santo. don Giuseppe: Il segreto, come ha ricordato il nostro vescovo in tante occasioni, è questo: camminare insieme. Solo così potremmo essere Chiesa, comunità diocesana. Gesù l’ha detto: saremo riconosciuti da come ci ameremo. Questa è la testimonianza che come Chiesa possiamo dare agli occhi dei non credenti. don Salvatore: Un sacerdote che non vive in comunione con la Diocesi, e soprattutto con il vescovo, non vive in pienezza il proprio sacerdozio. Collaborando e lavorando insieme si può fare tanto, anzi di più e meglio, per tutti.

Antonietta Abete

Il linguaggio dei gesti Ecco il significato di alcuni momenti del rito di ordinazione, quelli che hanno maggiormente emozionato i nuovi presbiteri Perché per una sposa è indimenticabile lo scambio delle fedi? E quale ricordo reca più sollievo della firma della “camicia” dopo aver superato un esame all’università? Che emozione conserva l’attimo in cui un padre pronuncia il nome del proprio figlio per la registrazione all’anagrafe? Formalità, gesti o riti che per ciascuno hanno un valore inestimabile nel bagaglio che chiamiamo vita. È stato così anche per Carmine, Salvatore e Giuseppe: ognuno di loro ha trattenuto un momento speciale del rito di Ordinazione.

Don Carmine ha vissuto con particolare emozione l’imposizione delle mani da parte del vescovo e della famiglia presbiterale. Nel Nuovo Testamento imporre le mani ha il valore di invocare e trasmettere il dono dello Spirito Santo che abilita ad una determinata missione.

Di rilievo per don Giuseppe è stata l’unzione con il sacro crisma dei palmi delle mani. Nell’Antico Testamento l’unicità del profumo del crisma caratterizzava l’appartenenza a Dio del sacerdote anche dal punto di vista olfattivo. Le mani rappresentano le facoltà dell’uomo: le mani unte devono essere «segno della sua capacità di donare, della creatività nel plasmare il mondo con l’amore» (Benedetto XVI).

Per don Salvatore porgere le sue mani in quelle del vescovo è stato il passaggio più intenso della celebrazione: questo gesto esprime una resa, un affidamento senza armi né difese. Non si tratta di una decisione umana, ma di un affidamento a Dio nella concretezza della persona del vescovo.

Mariarosaria Petti

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L’INTERVISTA

Il prete innamorato All’età di 74 don Giovanni Iaquinandi, Vicario generale della diocesi di Nocera - Sarno è innamorato di Gesù come il primo giorno

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anni compiuti lo scorso 27 gennaio, il corpo esile e il cuore di un fanciullo ardentemente innamorato di quel Gesù a cui ha donato la sua vita il 28 giugno del 1965. Dal 1990 è parroco di San Biagio in San Marzano sul Sarno. Sguardo mite e voce lieve, don Giovanni mi accoglie nel suo studio in una calda giornata di fine luglio. È la stessa parrocchia nella quale da bambino entrò e scoprì l’amore per l’Eucaristia. Dalle sue parole traspare tutta la freschezza della sua vita sacerdotale.

Una vocazione fortificata dal tempo, dalle prove, dall’esperienza. Dallo scorso 29 maggio è il nuovo Vicario generale della Diocesi di Nocera - Sarno, dopo la rinuncia, per raggiunti limiti di età, di Mons. Mario Vassalluzzo.

47 anni spesi al servizio di Cristo: ricorda i primi sussurri della sua vocazione?

«Certo, sono impressi nel cuore. Una mattina, avevo 7 anni, invece di andare a scuola, entrai in Chiesa.

Scorsi un sacerdote che celebrava e un ragazzo che serviva la Messa, con la borsa della scuola poggiata vicino alle ginocchia. “Posso fare anch’io lo stesso?”, mi domandai. Ritornai a casa e chiesi alla mia mamma di parlare con il sacerdote per fare il ministrante.

Da quel momento, è cresciuto in me il desiderio di poter celebrare l’Eucaristia. Era un anelito del cuore: arrivare al sacerdozio per celebrare la Santa Messa.

Tra questo desiderio e il compimento, vi sono anni di formazione».

Che cosa non deve mai mancare nella vita di un prete?

«La preghiera! Che non intendo semplicemente come recita di formule o della Liturgia delle Ore. La preghiera è tutto ciò che mi mette in contatto con colui che io amo e che il mio cuore cerca, davanti al quale trovo la gioia. Ecco, potremmo dire: io non so fare a meno di Lui, così come il suo amore misericordioso non sa fare a meno di me! Ciò che viene dopo, la pa-

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Don Giovanni Iaquinandi, Vicario generale

storale, che noi chiamiamo servizio, deve essere solo un riflesso di questo incontro d’amore».

Possiamo affermare, allora, che la pastorale nasce dallo stare in ginocchio?

«Sì, in proporzione diretta. Se le ginocchia non si consumano, non si produce niente nella pastorale».

Nella vita di un prete non mancano le prove. Quali sono le più frequenti e quelle più difficili da affrontare?

«Vi sono prove che vengono dal Signore e si superano con la preghiera, l’adorazione e l’Eucaristia. Vi sono, poi, altre prove che Dio permette ma che vengono dagli uomini e possono creare grosse difficoltà. In questo caso, alla preghiera bisogna aggiungere la pazienza e aspettare che il tempo passi. Oltre che dalla preghiera, queste prove devono essere corroborate dalla pazienza del contadino che sa aspettare che la pianta, concimata e potata, porti frutto al tempo opportuno».

Oggi c’è penuria di vocazioni: cosa cambierebbe nella pastorale giovanile e vocazionale?

«Quando sono stato ordinato, la Messa si celebrava al mattino. Ci dicevano: «Ricordati che al mattino, tu Lo offri (Gesù), durante la giornata sei tu che ti offri». La presenza di un sacerdote che ama Gesù è il motore di una pastorale giovanile e vocazionale. Non sono le parole che convincono, piuttosto il rapporto persona-

“Un augurio che rivolgo a noi sacerdoti: avere la grazia di scoprire - perché è dono dello Spirito - la presenza del Risorto che continua ad amare questa nostra Chiesa nella persona del Vescovo che lui ci ha donato”.

“Cammina sempre avanti” L’augurio di don Giovanni per i tre nuovi presbiteri Se tu rallenti nel tuo cammino, sappi che i tuoi fedeli si arrestano, si fermano.

Se tu vieni meno, sappi che essi indietreggiano.

Se tu ti siedi perché dici di essere stanco, sappi che essi si sdraiano.

Non dubitare mai, perché allora essi si potranno disperare.

Non criticare mai, perché essi distruggeranno tutto.

Cammina sempre avanti e allora essi ti supereranno.

Dai sempre la tua mano a tutti, perché essi ti daranno se stessi. È il mio augurio e la mia preghiera.

le con il Signore che riempie la vita di un prete».

Nella sua parrocchia sono cresciuti parecchi giovani che oggi sono presbiteri diocesani. In che modo è riuscito a farli innamorare di Gesù?

«Racconto con semplicità ciò che essi stessi mi hanno confidato: rimanevano meravigliati ogni volta che venivano in Chiesa e mi vedevano inginocchiato dinanzi a Gesù Eucaristia. Così si sono avvicinati. Ho iniziato a camminare insieme a loro, ad interessarmi delle loro gioie, delle loro sofferenze, della vita in famiglia. Li ho fatti partecipare alla mia vita sacerdotale: li portavo dagli ammalati e presso le famiglie. C’è stata una condivisione piena. Da questa esperienza sono nate le loro risposte personali e la decisione di fare un cammino di discernimento. Il Signore ha fatto il resto».

Tre nuovi sacerdoti per la nostra Chiesa diocesana: cosa ha pensato quando ha partecipato alla loro liturgia di ordinazione?

«Ho rivisto me stesso, 47 anni fa, sul tappeto con la faccia a terra e ho rivissuto l’attimo in cui mi sentii una cosa sola con la terra, un nulla. Quale sarebbe stato il mio futuro? Non lo sapevo. Ma avevo Gesù accanto. Lui c’è sempre stato, anche se non sempre me ne sono accorto e talvolta mi sono lamentato.

Quando diventavo più sereno, Gesù mi riprendeva e mi diceva: «Guarda che io ero lì e tu non te ne sei accorto!». Nelle tre ordinazioni ci sono state tre omelie del vescovo Giuseppe davvero belle e profonde, ha adattato la Parola alla vita e alle esperienze dei tre giovani presbiteri».

Che consiglio darebbe ai preti più giovani, pieni di entusiasmo ma anche più esposti alle delusioni e alle prove per mantenere viva la gioia del sacerdozio?

«Devono scegliersi un amico con cui percorrere la strada, una persona che abbia alle spalle un cammino provato dalla sofferenza, dalla fedeltà e dall’amore».

Il vescovo Giuseppe l’ha scelta come Vicario generale. Un riconoscimento delle sue qualità umane e spirituali ma anche una responsabilità. Cosa è cambiato da quel giorno nel suo cuore e nella sua agenda?

«Quando il Vescovo me lo ha proposto, ho detto subito di no. Mentre andava via, mi ha sorriso e mi ha chiesto di pensarci. Ho detto a Gesù: «Farò quello che mi metterai nel cuore». Ho continuato a fare le cose di ogni giorno e il pensiero di Vicario generale non c’era più, né nella mente né nel cuore. Dopo qualche mese, ho vissuto una giornata sacerdotale intensa e particolare, non mi era mai capitato prima. Al mattino ho celebrato prima un esequie, poi un matrimonio.

Nel primo pomeriggio dovevo dare l’ultimo saluto ad un giovane di 35 anni. Sono andato in Chiesa un po’ prima, per prepararmi con l’adorazione eucaristica.

Ma davanti alla sacrestia mi aspettava un giovane in lacrime che voleva suicidarsi. Abbiamo parlato un’ora. Non c’era più tempo per l’adorazione, ho celebrato immediatamente il funerale del giovane 35enne e ho dato una speranza a familiari ed amici. Dopo un’ora, ero di nuovo in parrocchia a celebrare, questa volta, un cinquantesimo di matrimonio. «Signore, perché fai così?», ho detto in silenzio. Un giovane della parrocchia mi ha chiesto: «Vi ho visto piangere a dirotto di fronte al giovane morto e sorridere mentre celebravate i due matrimoni. Non siete un attore, perché ho visto le vostre lacrime e la vostra partecipazione sincera alla gioia. Che cos’è tutto questo?». Gli ho risposto: «È il mistero della Pasqua, c’è Gesù che appare facendo vedere le piaghe e i discepoli, al vederlo, gioivano».

Gesù mi ha fatto vivere interiormente questa grande Insieme - Settembre 2012

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esperienza. A sera tarda, senza forze, mi sono messo a sedere davanti a Gesù crocifisso, guardandolo senza parlare e senza lamentarmi. Mi sono svegliato che era passata la mezzanotte. Nel cuore, questa frase: devi accettare l’incarico del Vescovo, te lo do per la tua conversione. La mia agenda non è cambiata, perché la vocazione sacerdotale, che è il dono di sé, devo espletarla in questo nuovo ufficio. Ma il ministero è sempre lo stesso: servizio e dono di sé, perché Gesù sia conosciuto e amato nel nostro territorio».

I preti non sempre sembrano molto preoccupati di costruire comunione con gli altri presbiteri, ma il vescovo Giuseppe ha ribadito che essere famiglia è un obiettivo irrinunciabile. Quali sono in concreto i passi da fare?

«Se guardiamo la famiglia del nostro territorio ci accorgiamo che non c’è comunione tra genitori e figli né tra fratelli. Respiriamo un’aria impregnata di individualismo e relativismo. Conta quello che io voglio, quello che io sento, quello che mi conviene.

C’è bisogno che ognuno si metta davanti al Signore per riscoprire il sì che un giorno ha pronunciato. È a partire da questo sì che possiamo ritrovare noi stessi, ritrovando gli altri; possiamo costruire noi stessi, costruendo con gli altri. Senza comunione rimaniamo insoddisfatti, vittime dell’angoscia della solitudine che attanaglia ogni uomo. Non possiamo essere Chiesa, lavorare per la Chiesa senza che tra noi e con il Vescovo ci sia questa comunione. La mia preghiera è che la Madonna ci dia questa grazia. La Vergine ha vissuto con gli apostoli. Anch’essi, forse, erano individualisti, avevano il loro carattere e le loro preferenze. Ma la Madonna è rimasta in mezzo a loro e la sua presenza e lo Spirito hanno creato una famiglia nuova. La mia preghiera è che la Madonna conceda tutto questo alla nostra comunità diocesana».

Antonietta Abete

insieme Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006.

Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

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Mons. Giuseppe Giudice, Carolina Rossi, Peppe Iannicelli, Sara Salzano, Sr Ada Clara, Gabriella Aversa, Rosaria Revellini, Maria Carmela Cuomo, fra Vincenzo Ippolito, Antonia De Vivo, Raffaele Massa, Vincenzo Spinelli, Francesco Silvestri, Maria Felicia Capaldo,

Cinque vocazioni presbiterali maturate in parrocchia Così è volontà del Padre vostro, che neanche uno di questi piccoli si perda.

(Mt 18,1-5.10.12-14)

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uante volte don Giovanni avrà meditato questo passo del Vangelo? Certamente gli sarà tornato alla mente quando in parrocchia arrivavano piccoli con una luce diversa negli occhi e un grande amore per Gesù nel cuore. Egli è stato grembo vocazionale per tanti giovani presbiteri diocesani.

Cinque vocazioni sono maturate nella sua parrocchia. Il primo è stato don Luigi Lamberti (Eremita diocesano presso l’Eremo di sant’Erasmo in Corbara), poi è toccato a don Romualdo Calcide (parroco di Regina Pacis in Angri), il terzo è stato don Antonio Adinolfi (parroco di Santa Maria Maggiore in Nocera Superiore), poi don Andrea Annunziata, segretario del vescovo Giuseppe e, infine, don Andrea Amato (Amministratore parrocchiale di San Giovanni Battista e San Bartolomeo Apostolo in Nocera Superiore).

Senza dimenticare Ruggiero Valentino che quest’anno inizia il primo anno di Seminario, dopo aver frequentato l’anno propedeutico.

Antonietta Abete

don Natale Gentile, Maria Ermelinda Di Lieto, Antonio Salzano, Marina Longobardi, Raimondo Russo, Carlo Attanasio, Mario Giordano, Giovanni Severino, Carmine Giordano, don Gaetano Ferraioli, Martina Grimaldi, Dilia Rea

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SCUOLA&UNIVERSITÀ a cura della Redazione

“Dalle vostre scuole sta per uscire la classe dirigente di domani”

Anche quest’anno il Vescovo Giuseppe ha inviato a tutti gli studenti dell’Agro un messaggio per il l’inizio del nuovo anno scolastico, attingendo ad un testo bello e sempre attuale di Papa Giovanni Paolo I Carissimi Studenti, per il messaggio di quest’anno, ho voluto attingere ad un bel testo di Giovanni Paolo I, rivolto al mondo della Scuola, in cui colgo una ricchezza che non è legata al tempo, ma vale per sempre.

Agli Studenti, ai Docenti, al Personale tutto della Scuola, mi piace ricordare che, per vincere le battaglie della vita bisogna prepararsi, studiare, aggiornarsi. Qualcuno, preso dalla frenesia del taglia e incolla, potrebbe dire: a che serve?

Serve, carissimi, e noi ce ne accorgiamo quando una persona apre la bocca e parla. Quando si è preparati, e nell’umiltà non si fa sfoggio di cultura, è tutta un’altra cosa, anche nella normale conduzione della vita.

Pensate ad un mondo di uomini e donne impreparati, incompetenti, analfabeti anche dal punto di vista morale e religioso: sarebbe la fine! Ringraziamo, allora, per il dono e la fatica della scuola e, ognuno al proprio posto, facciamoci alunni diligenti, volenterosi e disciplinati.

Le battaglie della vita attendono uomini e donne all’altezza del compito. È richiesta, per vincere o anche solo per partecipare, statura umana e cristiana.

Maria, Sede della Sapienza, vi accompagni durante tutto l’anno scolastico.

Il Vescovo vi benedice.

Nocera Inferiore, 1 settembre 2012 + Giuseppe Vescovo

“A

nche il Papa è stato alunno di queste scuole: Ginnasio, Liceo, Università. Ma io pensavo soltanto alla gioventù e alla parrocchia. Nessuno è venuto a dirmi: ‘Tu diventerai Papa’. Oh, se me lo avessero detto! Se me lo avessero detto, avrei studiato di più, mi sarei preparato. Adesso invece sono vecchio; non c’è tempo.

Ma voi, cari giovani, che studiate, voi siete veramente giovani, voi ce l’avete il tempo, avete la gioventù, la salute, la memoria, l’ingegno: cercate di sfruttare tutte queste cose. Dalle vostre scuole sta per uscire la classe dirigente di domani. Parecchi di voi diventeranno ministri, deputati, senatori, sindaci, assessori o anche ingegneri, primari, occuperete dei posti nella società. E oggi chi occupa un posto deve avere la competenza necessaria, bisogna prepararsi.

Il generale Wellington, quello che ha vinto Napoleone, ha voluto tornare in Inghilterra a vedere il collegio militare dove aveva studiato, dove si era preparato, e agli allievi ufficiali ha detto: ‘Guardate, qui è stata vinta la battaglia di Waterloo’. E così dico a voi, cari giovani: avrete delle battaglie nella vita a 30, 40, 50 anni, ma se volete vincerle, adesso bisogna cominciare, adesso prepararsi, adesso essere assidui allo studio e alla scuola.

Preghiamo il Signore che aiuti i professori, studenti e anche le famiglie che guardano la scuola con lo stesso affetto e con la stessa preoccupazione del Papa”.

(Giovanni Paolo I, agli studenti, 17/9/1978).

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SCUOLA&UNIVERSITÀ UNIVERSITÀ IN-CANTO di Mariarosaria Petti

Inauguriamo un nuovo spazio da dedicare alla riflessione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo la tela L’éducation de la Vierge di George De La Tour insieme alla canzone Ramblers blues dei Modena City Ramblers

L’intelligenza è dono di Dio

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tudiare è impegnativo. Diciamocelo.

Lo è ad ogni età, durante la scuola dell’obbligo e anche quando si intraprende il percorso universitario, dove si sceglie in prima persona cosa studiare. Da studentessa “navigata” sento di poter affermare con una certa sicurezza che la domanda più gettonata tra i miei colleghi di fronte all`ennesima pagina dell`ennesimo capitolo è: «Ma a me, nella vita, a cosa mai servirà conoscere l`equazione che descrive una retta?».

In altri termini, si rischia di perdere il senso di ciò che si studia.

Ciò accade perché spesso è difficile andare oltre lo specifico argomento che si sta studiando. «Avere cura, avere pazienza di tutta quanta l’intelligenza» come cantano i Modena City Ramblers in Ramblers blues: bisognerebbe capire, cioè, che l’intelligenza è uno strumento potentissimo che Dio ci ha donato e che lo sforzo che si fa studiando un argomento che sembra inutile e noioso ci insegna a pensare… e questo sì che serve nella vita! Serve per diventare cittadini consapevoli del nostro Paese e serve a noi stessi per cercare di fare della nostra vita un’opera d’arte.

Il quadro L’éducation de la Vierge di George de La Tour ci suggerisce un’altra riflessione: nel cammino verso la conoscenza si è sempre guidati da qualcuno di maggiore esperienza. Accanto alla passione di chi apprende, dovrebbe sempre esserci quella di chi insegna. La cultura è, senza ombra di dubbio, la ricchezza più grande che si può possedere, ma proprio per questo è es-

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«C’è bisogno di stare attenti nell’osservare la nostra storia, guardarsi indietro e poi capire che c’è bisogno di più memoria…

C’è bisogno di nuove canzoni, con parole per sognare più forte.

Bisognerebbe fare sogni grandiosi, oltre la noia e le nevrosi.

Avere cura, avere pazienza di tutta quanta l’intelligenza» da Ramblers blues dei Modena City Ramblers

Anna Alfano: classe 1986, studentessa alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Già presidente del gruppo Fuci di Nocera Inferiore, segni particolari: credere nella spiritualità dello studio.

senziale donarla, trasmetterla agli altri, nella speranza che l’allievo in futuro superi il maestro. Certamente i frutti dello studio individuale maturano lentamente e si raccolgono con il tempo, ma la ricetta vincente è la politica dei piccoli passi, che anno dopo anno ci portano molto, molto lontano.

Anna Alfano

VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Mobilità mortificata

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on resta che inforcare una bicicletta o regalarsi una bella passeggiata a piedi. Sembra essere questa l’unica soluzione per contrastare la crisi che interessa la mobilità assistita. Se non sembrano esserci problemi per le tratte brevi – un po’ di movimento in più all’interno della propria città fa anche bene alla salute – qualche perplessità si presenta davanti all’eventualità di un viaggio medio lungo.

Conviene fare il pieno all’auto, pagare un esoso pedaggio autostradale e farsi svenare dal parcheggiatore di turno, o armarsi di santa pazienza e cercare di combinare le migliori soluzioni offerte da treni e autobus, almeno quelli che rimangono attivi? È un dilemma. C’è così chi si organizza e riscopre l’autostop.

Numerosi i siti internet che pubblicizzano questa formula di viaggio compartecipato: si divide la spesa e si viaggia con comodità, sperando in una buona compagnia.

Roadsharing.com è tra i portali più accreditati. Trovare compagni di viaggio non sembra difficile e la spesa si abbassa. Una soluzione perfetta per le tratte lunghe.

Certo, tra le alternative per la lunga percorrenza ci sono pure i treni di ultima generazione, le Frecce ed Italo, tutti con capolinea Salerno, piuttosto che gli aerei. Per godere di un prezzo conveniente occorre essere attenti alle offerte.

Relativamente agli aerei il riferimento regionale resta Capodichino, anche se il Salerno-Costa d’Amalfi quest’estate non è stato parco di offerte, con voli per Milano, Verona, Catania, Olbia e Monaco.

Chi si deve spostare all’interno della stessa regione sarà, invece, più provato. Per la Campania si palesano tempi duri.

Il Cstp assicura a singhiozzo il proprio servizio, per tutta l’estate sono state centinaia le persone lasciate spesso alle

Nuovi tagli sulle tratte ferroviarie.

Trasporto pubblico su gomma in crisi. Benzina alle stelle.

Muoversi è diventato un caos e in molti, per brevi percorsi, riscoprono i mezzi alternativi

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R

MIR M IR

Articoli Religiosi, Oggetti Sacri Libri, Bomboniere, Ricordini Trigesimo ed altro...

luogo campano.

Si fermeranno a Sapri, quindi, gli attuali Napoli-Paola delle 5.40, delle 6.32 e delle 11.43, e i Napoli-Cosenza in partenza alle 8.30, alle 12.56 e alle 19.11. Disposizione analoga per il Salerno-Paola delle 5.50, che si prevede di attestare a Sapri.

Per proseguire sarà necessario attendere una coincidenza, con tempi e modalità che dipenderanno dalle scelte della Regione Calabria, di cui ancora non si ha contezza. La strategia è la stessa che sarà applicata anche nel senso di marcia opposto, da Sud a Nord: partiranno da Sapri, e non più dalla Calabria, gli attuali Paola-Napoli delle 12.53 e delle 16.45 e i Cosenza-Napoli delle 5.45, delle 14.50 e delle 18.25.

Fortunatamente queste ultime revisioni arrivano ad estate conclusa. Sarebbe stato un caos per i tanti turisti che negli ultimi mesi hanno utilizzato i treni per raggiungere le località marine e che, comunque, hanno dovuto già fare i conti con una riduzione di convogli rispetto alle estati precedenti.

L’incubo resta però per i lavoratori pendolari, che negli ultimi anni già avevano visto mettere a dura prova la propria pazienza. Al momento non sembrano esserci soluzioni. La Regione prosegue spedita sulla sua strada, così come Trenitalia. La società ferroviaria, infatti, potrebbe non attendere l’orario invernale ed attivare le nuove tratte già per la fine del mese.

Salvatore D’Angelo

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fermate, ignare dell’ennesimo sciopero proclamato senza preavviso.

A metterci il suo zampino è anche Trenitalia. Con i nuovi orari arrivano ulteriori tagli. Undici i treni che rischiano di essere soppressi, mentre per altri quattordici viene ridimensionata la tratta. È la conseguenza dei 13 milioni di euro che la Regione ha tagliato alla società ferroviaria. Una sforbiciata che equivale alla cancellazione di quasi 1 milione e mezzo di chilometri in tutta la Campania.

Le sette tratte su cui intervenire erano già individuate dalla delibera regionale, elaborata in accordo con i tecnici di Trenitalia. Restava da decidere l’elenco dei convogli da tagliare, che in provincia di Salerno concentra i disagi soprattutto nei collegamenti con la Calabria e in quelli tra il capoluogo e l’area beneventana e irpina.

Salvo ulteriori modifiche saranno soppressi tre convogli sulla linea Salerno-Benevento, due sulla Benevento-Salerno, il treno delle 19:30 da Avellino a Salerno, un collegamento mattutino sulla Salerno-Torre Annunziata e uno serale in senso inverso, due viaggi antimeridiani da Paola a Sapri e uno del primo pomeriggio in direzione contraria.

La Regione, poi, ha deciso di non sovvenzionare più l’estensione in Calabria di alcuni treni che partono da Napoli e attraversano il salernitano, o che si muovono sulla direttrice inversa partendo da Paola o Cosenza e arrivando nel capo-

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Il sindaco Pascarelli nel suo ufficio

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uando fu eletto prendeva le redini di un Comune amministrato per dieci anni da Antonio Pagano. Riceveva in eredità una macchina gestita con un diverso indirizzo politico. Era terminata un’epoca. Il centro destra lasciava il passo ad un gruppo di centro sinistra.

Con serenità Andrea Pascarelli ha accolto la fiducia dei suoi concittadini, dimostratagli attraverso i voti ricevuti, e subito si è messo al lavoro. Primo problema da risolvere quello dei rifiuti. Nei giorni dell’elezioni si acuiva la crisi collegata allo sciopero dei dipendenti del Consorzio di bacino. Una cosa non da poco, risolta nel giro di qualche giorno.

Il sindaco non si è scoraggiato ed ha tirato dritto, barcamenandosi tra le ristrettezze economiche e le esigenze della città.

«Mi trovo a vivere un’esperienza interessante, coinvolgente e stimolante» ha detto, nonostante l’impegno senza soluzione di continuità che comporta una simile carica in un Comune dove i problemi non mancano. In primis quelli finanziari: «Immaginavamo un deficit diffuso e i numeri non ci hanno smentito».

Veduta di Roccapiemonte

Estate al lavoro Primi cento giorni per l’amministrazione di Andrea Pascarelli, che comincia ad ambientarsi sulla poltrona di primo cittadino di Roccapiemonte

Una situazione complessa, ma che la città ha compreso: «Per gestire una simile situazione il ruolo dei cittadini è fondamentale, stiamo pensando a strumenti che consentano un loro maggiore coinvolgimento».

Tra le questioni più scottanti c’è anche il Puc, «una priorità», e l’ambiente: «Paghiamo tanto di Tarsu ma i servizi sono ridotti.

Il nostro obiettivo resta quello dei Rifiuti zero, con un’ottima raccolta differenziata».

A distanza di 100 giorni è ben visibile l’operato di Pascarelli, basti pensare alle tante iniziative estive, ma per il sindaco l’emblema è «la rimozione di un cordolo dalla strada principale del centro».

Buono anche il rapporto instauratosi con altre Istituzioni: «Ho avuto modo di confrontarmi con alcuni sindaci sulla gestione di organismi come Patto, Agro Invest e Piano di zona, che vanno ripensati».

Attenzione alla legalità, inoltre, attraverso l’istituzione di «una commissione etico-morale».

Rispetto ai rapporti con la Chiesa locale Pascarelli si dice ottimista, specialmente relativamente alla collaborazione con le parrocchie cittadine.

Tanto impegno, dunque. Ma qual è l’obiettivo principale da raggiungere? «Migliorare la situazione economica e consolidare il rapporto con i cittadini». Auguri!

Salvatore D’Angelo

redazionale a cura dell’uff. stampa del Comune di Sarno

Non aumentano le tasse A Sarno approvato il bilancio di previsione 2012. Tra tagli e crisi finanziaria, assicurati ai cittadini servizi e nuove opere pubbliche

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avoro a gonfie vele per l’amministrazione comunale guidata da Amilcare Mancusi. Al via nuovi lavori e servizi dopo l’approvazione del bilancio di previsione 2012, della relazione previsionale e programmatica e del bilancio pluriennale 2012 – 2014.

Si può andare avanti! Approvazione arrivata il 20 luglio, ampiamente in anticipo rispetto alla proroga avuta al 31 agosto.

Il sindaco Amilcare Mancusi si è dichiarato soddisfatto dell’approvazione del bilancio a luglio, una votazione che permette di pianificare meglio, con la possibilità di apportare anche eventuali, seppur non sostanziali, modifiche.

Il Bilancio approvato, come ha sostenuto il primo cittadino, è frutto di una scelta di tipo politico tesa a raggiungere degli obiettivi importanti che possono essere sintetizzati in tre punti-chiave: mantenere inalterata la pressione fiscale, nonostante la drastica diminuzione dei trasferimenti erariali; assicurare il pareggio del Bilancio con il parere favorevole dei Revisori; mantenere inalterati una serie di servizi come la mensa, il trasporto scolastico, le funzioni sociali, il prelievo fiscale riguardante la Tarsu o l’aliquota IRPEF. Oltremodo importante, ora, è cercare di incrementare le risorse in ingresso.

Attenzione puntata sugli oneri per le concessioni edilizie e sugli oneri per le

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concessioni in sanatoria.

Novità anche sul fronte degli eventi cittadini, una razionalizzazione, ma senza dimenticare gli appuntamenti tradizionali. Ad ottobre sarà stilato un programma che chiarirà questo punto. Il sindaco Mancusi ha però precisato che in ogni caso sono state previste alcune manifestazioni natalizie tra le quali eventualmente includere anche la ormai celebre “Notte Bianca” del 5 gennaio; mentre saranno onorati gli impegni presi con il Protocollo d’Intesa relativo al “Carnevale sarnese”.

Attenzione anche al teatro: è stata preventivata una somma, seppur minore rispetto alle precedenti intenzioni, per la sottoscrizione di un protocollo d’intesa.

Confermato anche il contributo per la “Festa dell’Assunta”, da sempre ritenuta altamente rappresentativa per l’intera cittadinanza.

Indubbiamente, anche grazie alla grande attività di molte associazioni operanti sul territorio, saranno concessi patrocini morali che presuppongono solo delibere senza impegno di spesa a carico dell’Ente. Al massimo saranno concessi beni strumentali che, comunque, non hanno incidenza in termini numerici sul bilancio del Comune ma aiutano a mantenere vivi nella città di Sarno una serie di eventi culturali importanti per la cittadinanza.

L’amministrazione comunale punta

molto sul completamento di una serie di opere pubbliche: via San Valentino, prolungamento Matteotti, la strada parallela Duomo e la scuola “De Amicis”.

In programma anche due assunzioni, con la procedura della mobilità: un vigile urbano ed una figura di categoria “d” che possa collaborare con l’Ufficio Tecnico.

Dunque, da un lato tanta programmazione ma dall’altro anche una razionalizzazione delle risorse senza tagli ai servizi fondamentali.

Al servizio degli ammalati Un incontro presso la casa delle suore del Preziosissimo Sangue di Pagani

Una storia lunga decenni quella della PUACS. I volontari dell’associazione con sede a Pagani si raccontano, illustrando le loro iniziative ed il loro cammino formativo

«I

n verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me». È questa, in concreto, la missione dei fratelli e delle sorelle della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, i quali provano a farsi “mani” e “gambe” delle “membra più care a Cristo”: gli ammalati.

La P.U.A.C.S. vive nella comunità ecclesiale per svolgere la sua missione di servizio verso la Chiesa e tutti i sofferenti, in modo particolare verso i sacerdoti infermi e i fanciulli ammalati. La sede è in Pagani, presso l’ex monastero carmelitano, attualmente centro principale in cui si svolge l’attività associativa.

Nella struttura è ospitata una casa per gli anziani ai quali i volontari fanno compagnia.

Lo spirito oblativo e la preparazione degli associati vengono alimentati da un cammino di formazione spirituale che inizia, termina e riprende a Lourdes. Un ciclo che non ha mai fine. La piccola cittadina in cui Maria, madre nostra, è voluta apparire alla piccola Bernadette, è un’oasi di pace e serenità, dove tanti ammalati si recano per chiedere ogni tipo di “grazia”. E la gioia che traspare dai loro occhi si contrappone alla visione della loro stessa sofferenza, una gioia condivisa con i numerosi volontari, dame e barellieri, che donano il loro tempo a servizio di quanti si recano in quell’angolo di Paradiso.

La formazione del personale della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza ha lo scopo di trasformare il semplice servizio di amore nei confronti del prossimo in carità evangelica. Interessante

quest’anno è stato approfondire nuovamente, con Monsignor Domenico Cinque, assistente spirituale della nostra associazione, la dottrina dei sacramenti: segni, talvolta, vissuti con superficialità, ma fondamentali per il vivere cristiano.

Lourdes è forse il più “grande” pellegrinaggio organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, ma non è l’unico. L’altra bella tappa del cammino associativo è la Giornata del Malato presso il Santuario di San Gerardo a Materdomini, un appuntamento che si rinnova da 55 anni e che vede la presenza di numerosi volontari e ammalati di diverse realtà della Regione Campania, accolti amorevolmente dai sacerdoti. Quest’anno ha presieduto la celebrazione eucaristica, per la prima volta nelle vesti di pastore della Chiesa dell’Agro, il vescovo Monsignor Giuseppe Giudice. La Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza cerca di testimoniare concretamente cosa significhi vivere la malattia e la sofferenza: non un limite, ma un mezzo per avvicinarsi a Dio. Tra San Gerardo e Lourdes, quest’anno un nuovo pellegrinaggio si è inserito tra quelli tradizionali. È stato quello diocesano, voluto dal vescovo, a Roma “per vedere e ascoltare Pietro”. È stato emozionante l’incontro con il Santo Padre e toccante il momento di preghiera comunitario.

Ogni membro della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, insomma, è chiamato a camminare nei “sentieri circolari” della Chiesa passando dal donare al donarsi, andando da Lourdes a Lourdes attraverso il cuore di Maria il cui centro è Gesù.

I Fratelli e le sorelle della PUACS

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Cirò, una vita per l’arte

Cirò nel suo laboratorio

L’artista nocerino celebra i 40 anni di carriera con una mostra nella città che gli ha dato i natali

P

er i suoi primi 40 anni di attività Cirò, questo lo pseudonimo con cui è conosciuto Ciro Andriuolo, ha allestito una mostra antologica a Nocera Inferiore, grazie alla sensibilità di privati che hanno messo a disposizione dello scultore uno spazio espositivo in via Siciliano. Le opere di Cirò sono state ammirate da numerosi visitatori.

La mostra è ricca di opere, in prevalenza disegni e dipinti, con un selezionato gruppo di sculture che spiccano per una strana consistenza. Come scrive in catalogo Giuseppe Siano: «La sua operatività in scultura si colora per la commistione dei materiali usati e s’impossessa di una presenza tra il nuovo e l’antico, come è rilevabile dalle opere assemblate con ferro, con legno, con alluminio, con ottone, con plastica, con corda e con vetroresina. Questa varietà di colore, data dai materiali, dona una concettualità alla scultura che richiama gli oggetti della PopArt; in special modo se si osservano le dimensioni di alcune sue opere chiaramente risalenti ad oggetti d’uso quotidiano, dove una materia fragile (per lo più la plastica) è predominan-

te o è sempre presente».

«Sagome e strutture filiformi, anime di possibili costruzioni plastiche – prosegue Siano – danno forma concettuale con il proprio (scheletrico) reticolo materiale a presenze che abbandonano i fruitori a riflessioni sulla caducità dell’essere e dischiudono a meditazioni sul vuoto della vita contemporanea».

Ammirare le opere di Cirò, dunque, è come compiere un viaggio. Affermava l’artista in un’intervista: «Per quello che concerne i materiali, sono affascinato dalle possibilità offerte dalle fibre ultraleggere che rappresentano una vera e propria rivoluzione per le avanguardie artistiche».

Cirò attraverso la sua arte cerca di avvicinarsi al mistero, a differenza di tanti artisti che si limitano a descrivere la realtà. Cirò è un sognatore e come diceva Edgar Allan Poe: «Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna di notte».

Antonio Salzano

In onda Radio Kolbe rinnova il palinsesto, tante le novità per l’emittente francescana

R

iparte la stagione di Radio Kolbe, storica emittente comunitaria dei frati francescani, con sede nel chiostro del convento di Sant’Antonio in Nocera Inferiore.

Tante le novità previste per la nuova programmazione di una radio giovane che, risaltando la professionalità delle nuove generazioni, mira ad un costante coinvolgimento degli ascoltatori.

E così alle importanti conferme della scorsa stagione, si aggiungono new

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entry, sia in termini di conduzione che di format radiofonici.

La programmazione giornaliera alternerà spazi dedicati all’informazione con altri caratterizzati dal puro intrattenimento: news, arte, cultura, interviste a prestigiosi artisti e molto altro, il tutto unito ad un’informazione sportiva che focalizzi lo sguardo sulle varie categorie calcistiche, dalla serie A alla Lega Pro. Oltre ad un’ attenzione “evangelizzatrice” e religiosa, nella mission di Radio Kolbe l’interesse è rivolto anche

ad una meticolosa programmazione musicale, con la valorizzazione di giovani cantautori o gruppi emergenti.

Nuova programmazione, ma anche nuovo organigramma. Dopo il notevole lavoro, sin qui svolto, da Antonio Maiorino, da settembre la direzione artistica è affidata a Maurizio Schettino che opera in sinergia con il responsabile generale Roberto Sdino e il direttore tecnico Raffaele Alfano.

Per maggiori informazioni è possibile collegarsi al sito internet www.radiokolbeweb.com.

Ad Angri l’estate continua Spettacoli teatrali e musicali animeranno il Castello fino ad ottobre con la III edizione del “Doria Festival”

D

opo le proiezioni cinematografiche agostane, l’intrattenimento ad Angri cambia registro e si tramuta in teatro, musica e reading letterari. A dare il via alla seconda parte del programma estivo che si protrarrà fino ad ottobre è stato, lo scorso 24 agosto, il teatro di Seneca, Eschilo ed Euripide. Location d’eccezione della rassegna, curata dall’assessore Giuseppe Mascolo, è il Castello Doria.

Dopo il teatro antico, l’esibizione di Isa Danieli, il Malamusick di Pietra Montecorvino e la pieces di Cristina Donadio, si continua fino al 19 ottobre. Questi gli altri appuntamenti: il 20 settembre il premio teatrale “I sentieri della luna”, il 26 settembre lo spettacolo comico “Dietro le quinte” con Alessandra Aulicino

e Oriana Celentano, il 28 settembre “Le disavventure di Mr Alone” con Sergio Di Paola, il 5 ottobre “Pinocchio legge Amleto” con Antonio Grimaldi, il 7 ottobre il percorso musicale da Mozart al tardo romanticismo curato da Andrea Montella e Giulio Marazzia. Ma c’è dell’altro.

La kermesse ha in programma altri quattro eventi. Il 12 ottobre c’è “Al di là di noi” con la compagnia teatrale Ungaro, il 14 ottobre la Compagnia teatrale Madonna della Pace metterà in scena un testo di De Maio, doppio appuntamento il 19 ottobre alle ore 18:00 con La scuola degli dei che si esibirà con “Thè con l’autore” e alle ore 21:00 ci sarà il concerto jazz di Luigi Ruberti.

«Il teatro, la musica, la poesia e la letteratura – ha dichiarato Mascolo – saranno i protagonisti degli eventi in programma

per le prossime settimane. Grandi artisti calcheranno il palco allestito per l’occasione nel Palazzo Doria e allieteranno le serate dei cittadini angresi e di tutti gli ospiti che verranno a trovarci dai paesi limitrofi».

VITA ECCLESIALE LA SOSTA

Una bella esperienza di Chiesa Il 25 e 26 giugno la Chiesa di Nocera - Sarno ha vissuto l’esperienza della Sosta Ecclesiale. Interrompendo la routine quotidiana, la comunità diocesana ha riflettuto sulla “Chiesa giovane” grazie al contributo di due esperti e ad un proficuo scambio di esperienze

Un momento della prima serata. Al tavolo dei relatori, da sinistra, don Ciro Galisi, mons. Giuseppe Giudice, mons. Marcello Semeraro, don Nicolò Anselmi

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ermarsi, interrompere le attività della routine delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti per chiedersi in quale direzione andare, tutti riuniti nello stesso passo. Si traduce in questo modo il senso della Sosta ecclesiale. Un convegno? Molto

di più.

A volerla fortemente è stato il vescovo, mons. Giuseppe Giudice. Una Sosta che ha visto protagonisti i giovani, i 12 del Consiglio Episcopale e gli altri 72 chiamati durante la Veglia di Pentecoste.

Chiesa giovane, insomma, di nome e di fatto. Le nuove generazioni, ha detto il vescovo, non sono «semplici destinatari, ma soggetti della nuova evangelizzazione».

Sono stati questi ragazzi, infatti, a vagliare il programma, ad allestire le sale, ad animare i “cortili dell’evangelizzazione” ovvero i laboratori tematici dove sono state tradotte le esigenze e le aspettative che i cristiani dell’Agro ripongono nella Chiesa.

Due giorni di pausa, il 25 e 26 giugno, che hanno visto la partecipazione di centinaia di persone – si sono contati 834 accessi registrati – le quali hanno pacificamente “invaso” l’auditorium Sant’Alfonso di Pagani. Due le relazioni che hanno guidato l’assemblea, quella di mons. Marcello Semeraro e quella di don Nicolò Anselmi. Una bella esperienza di famiglia ecclesiale, a pochi giorni dall’emozionante pellegrinaggio diocesano a Roma, a “l’ombra di Pietro”.

«Siamo appena all’inizio di un lavoro pastorale che richiederà preghiera, studio, allenamento, metodi e linguaggi nuovi e sudore per diventare scuola e casa di evangelizzazione.

Dopo la Sosta, rigenerante e rinfrescante, rientriamo nelle Parrocchie, Cortili permanenti dell’evangelizzazione, per vivere un anno di fede, nella memoria grata del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II».

Ora però comincia un altro lavoro, forse ancora più faticoso, recepire i suggerimenti arrivati dai cortili.

Indicazioni che il vescovo farà sue per approntare gli Orientamenti da proporre per il nuovo anno pastorale.

Salvatore D’Angelo

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Foto Salvatore Alfano (3)

Mons. Semeraro e la Chiesa giovane ll vescovo di Albano ha animato la prima serata della Sosta. Nella sua relazione ha ripercorso gli ultimi 50 anni della storia della Chiesa universale

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a più di duemila anni e ha ancora il coraggio di interrogarsi sulla sua giovinezza. Il suo nome è Chiesa e, sia che la si intenda in senso universale che in quello locale, la sua domanda sempre più frequente riguarda la trasmissione della fede, l’iniziazione cristiana e l’attenzione alle nuove generazioni, insomma, l’evangelizzazione nuova.

Questo il tema su cui ha relazionato mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e Presidente della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede, l’Annuncio e la Catechesi.

«Per l’Evangelizzazione nuova – ha detto mons. Semeraro – ci è chiesto non un nuovo contenuto, ma linguaggi, metodi e cuori nuovi». «Una delle imprese più ardue – ha proseguito – è stupire dei cristiani che non si stupiscono più di nulla, per i quali il Vangelo è “scontato”, ovvio».

L’aspetto “contingente” della Nuova Evangelizzazione, quindi, sconvolge soprattutto i paesi di antica cristianità, dove forti sono le tracce della secolarizzazione e in cui si è smarrita l’energia nascosta del Vangelo.

Ma in che modo è possibile riscoprirlo? Attraverso i testimoni.

«Se un uomo non ha incontrato Cristo – ha affermato mons. Semeraro – non è in realtà mai nato alla fede, né potrà mai sentire il desiderio di conoscerlo, di dialogare con lui, di amarlo».

Non è pensabile, dunque, una Nuova Evangelizzazione senza cristiani che siano – prendendo in prestito le parole di Paolo

Mons. Marcello Semeraro

Giuntella – «essi stessi annuncio o personaggi dell’annuncio».

Il presule, quindi, richiamando l’importanza dei testimoni, cita l’avventura cristiana di Agostino che parla così di Ambrogio: «A lui ero guidato inconsapevole da Te, per essere da lui guidato consapevole a Te».

Allievo e maestro o, per meglio dire, allievo e testimone, l’uno che segue la ricerca di Dio tracciata dall’altro e offre con la propria vita il senso profondo della Vita.

Credenti adulti, testimoni e maestri e, perciò, non satelliti individuali ma radicati in un contesto ben preciso, la vita della comunità cristiana. Termina con un auspicio la relazione di mons.

Semeraro, un augurio per le comunità parrocchiali tratto dalla Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie: «Affinché divengano comunità ospitali, attraenti e trasparenti. Comunità che sappiano “fare spazio a chi è, o si sente, in qualche modo estraneo, o addirittura straniero […] eppure non rinuncia a sostare nelle sue vicinanze”, luoghi in cui si possa dire che è bello entrare e dimorare, dove traspaia la vita stessa di Gesù».

«L’autentica giovinezza della Chiesa – ha concluso il prelato – si avrà ravvivando sempre nel suo seno la corrente dello Spirito vivificante, la vita di preghiera e di grazia, che nascono dall’ascolto della Parola di Dio e dalla comunione con Cristo, l’esercizio della carità. In una parola, dalla santità».

Mariarosaria Petti

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Signore cosa vuoi da noi?

«Una Chiesa giovane è una Chiesa che si mette in discernimento continuo», questo l’obiettivo da raggiungere per don Nicolò Anselmi Don Nicolò Anselmi

Foto Salvatore Alfano

I

l responsabile del servizio nazionale di Pastorale Giovanile, don Nicolò Anselmi, è stato il relatore d’eccezione della seconda serata della Sosta ecclesiale. Il sacerdote ha focalizzato il suo intervento sul senso del discernimento comunitario.

«Occorre – ha detto – un rinnovato atteggiamento di ricerca. Dobbiamo chiederci “Signore cosa vuoi da noi?” e ascoltare nuovamente la voce di Dio. Questo metodo, compiuto in maniera comunitaria, è la strada per avere una Chiesa eternamente giovane. Se non lo facciamo – ha aggiunto don Anselmi – continueremo a ripetere noi stessi».

Dunque, se ci si lamenta che la propria vita è tutta uguale è perché «non siamo in ascolto dello Spirito». «Se ascoltiamo lo Spirito, che è eternamente nuovo, la nostra vita non sarà noiosa. Se vale per le persone – ha sottolineato il responsabile della Pastorale giovanile nazionale – a maggior ragione vale per la Chiesa».

Ma come farlo? Due sono i presupposti. In primis una «conversione individuale che ci aiuti a non imporre la nostra personalità, ma che nemmeno ci faccia essere troppo remissivi», in secondo luogo occorre il «tempo per stare insieme, senza essere frettolosi».

«Il discernimento comunitario nasce, poi, da un atto di fede, ovvero dal fatto che Dio non abbandona il suo po-

polo». Occorrono, inoltre, «uomini e donne delle beatitudini»: testimoni credibili.

Infine un richiamo alla gestione pastorale: «Quella italiana è unica in Europa. Si fanno tante cose. Tutta gente che si rimbocca le maniche. Credo però – ha chiosato don Anselmi – che dovremmo essere un filino meno operativi e dedicare un po’ più di tempo a sostare, pensare e discernere.

La pastorale, insomma, non sia un’ossessione».

Sa. D’An.

I cortili dell’evangelizzazione La riflessione è diventata operativa nei 12 laboratori tematici. I partecipanti hanno condiviso le rispettive esperienze ed elaborato proposte per rilanciare il cammino della Chiesa diocesana

G

li 800 partecipanti alla Sosta Ecclesiale non hanno solo ascoltato, ma hanno anche contribuito in maniera efficace al successo dell’appuntamento diocesano grazie alla loro partecipazione ai cortili dell’evangelizzazione. Dodici le aree tematiche: carità, lavoro, comunicazione, cultura, liturgia, tradizione e festa, cittadinanza, annuncio adulti, annuncio giovani, annuncio ragazzi, volontariato e spiritualità.

Tante le proposte prodotte nei vari cortili che, consegnate al vescovo, potrebbero presto diventare concretezza con gli Orientamenti per il prossimo anno pastorale.

Nell’ambito della carità si è parlato dell’importanza della formazione degli operatori, è stata chiesta una maggiore attenzione agli ammalati e la creazione di una rete dove far circolare le informazioni relative ai bisogni.

Rispetto al lavoro, problema diffuso su tutto il territorio diocesano, è emerso con forza la necessità di formare ad una nuova idea che impegni l’uomo in prima persona come investimento di idee, di energie, di innovazione. A tal proposito si è fatto fortemente riferimento al Progetto Policoro diocesano.

Sul piano della comunicazione, la discussione si è orientata su cinque concetti base: fare rete; annunciare; gli strumenti; livelli ecclesiali; social network.

Nel Cortile della cultura si è discusso dell’importanza di conservare, tutelare e promuovere i beni archeologici diocesani, ma anche di evangelizzare e rapportarsi al mondo culturale come Prisco, primo evangelizzatore in una città Pagana. Inoltre è sembrato importante riporre l’attenzione sul mondo della scuola.

Alcune immagini dei 12 laboratori tematici

Per quanto attiene egli aspetti liturgici è stata sottolineata la necessità di avere un gruppo liturgico, anche a livello foraniale, per favorire il mantenimento di una linea comune nelle varie celebrazioni. È emersa anche la necessità di favorire una maggiore consapevolezza dell’importanza della Lectio Divina.

Inevitabile parlare di feste patronali nel Cortile dedicato a Tradizione e Festa.

Si è convenuti sulla necessità di caratterizzare le processioni con la preghiera, rendendole occasioni di evangelizzazione. Un metodo per “aggiornare la Chiesa” dal punto di vista devozionale, poi, sembrerebbe quello di puntare sui più piccoli.

Il Cortile della cittadinanza ha visto i convenuti dibattere sui temi del bene comune, della politica, dell’economia.

Tra le proposte avanzate è emersa la necessità di creare scuole di formazione alla cittadinanza, di prestare più attenzione all’ambiente e di essere più presenti sulle tematiche attinenti la legalità.

L’area dell’annuncio, divisa tra adulti, giovani e ragazzi, ha rappresentato il grosso dei Cortili. A farla da padrone dovrebbe essere la famiglia, primo luogo di evangelizzazione. Bisogna, poi, ritornare a parlare di Gesù, presentarlo a chi non lo conosce, altrimenti avrà difficoltà a rapportarsi con la Chiesa.

Gli adulti, infine, hanno evidenziato l’importanza della testimonianza e di offrirla attraverso l’accompagnamento, la promozione e la formazione.

Anche il volontariato è stato protagonista della Sosta. I partecipanti al Cortile lo hanno inteso come occasione di condivisione e come forma di testimonianza cristiana.

Dal Cortile della spiritualità è emerso come la parrocchia è chiamata a rendere viva l’Eucarestia. Accogliere il dono eucaristico, hanno riflettuto i partecipanti al gruppo, impegna a vedere chi vive nel territorio in cui si è posti come la propria famiglia, nella quale costruire rapporti di fraternità e condivisione.

Salvatore D’Angelo Insieme - Settembre 2012

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ILPANEDELLADOMENICA Sussidio liturgico dalla XXV alla XXVIII domenica del Tempo ordinario Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Senza guardare l’orologio Oggi mi sono lasciato mangiare per ore e ore, senza sosta uomini, ragazzi, ragazze e disperati.

Il loro pianto era carico di angoscia, la morte usciva dalle loro parole.

Non so se posso dire di averli capiti non so neanche se ho saputo consolarli.

So solo che li ho ascoltati tutti, uno ad uno, senza fretta, senza guardare l’orologio.

Ernesto Olivero Preghiere metropolitane, Piemme, 1994

23 settembre 2012

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE Il Figlio dell’uomo, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà.

Prima lettura: Sap 2,12.17-20 Salmo: Sal 53 Seconda lettura: Gc 3,16-4,3 Vangelo: Mc 9,30-37 IL VANGELO In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». (cfr Mc 9,30.35-37) Colore liturgico VERDE

Non c’è fede senza prova “Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti”: il cristiano è sempre un provato. Ma egli, il provato, ha una certezza: il Signore sostiene la sua vita. Il provato, cioè il cristiano autentico, è sempre in mezzo a gelosie e spirito di contesa. Il provato, cioè l’uomo del Vangelo, è tra guerre e liti, invidie di chi non riesce ad ottenere e fa guerra.

Gesù parla ai discepoli di una consegna, sempre attuale, nelle mani degli uomini. Essi non capiscono ed hanno timore di interrogarlo. Lungo la strada parlano di nomine posti e carriere.

Gesù si consegna e per farlo capire ai discepoli distratti, a noi forse distrutti, prende un bambino, lo pone in mezzo e lo abbraccia. Solo così, con la dolcezza di un bambino, si ci può consegnare alle mani del Padre e agli artigli degli uomini. Solo così, svincolati dalla logica del possesso, si può essere cristiani provati e approvati dal Padre.

Insieme - Settembre 2012

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30 settembre 2012

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE Se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via Prima lettura: Nm 11,25-29 Salmo: Sal 18 Seconda lettura: Gc 5,1-6 Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 IL VANGELO In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».

Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. (cfr Mc 9,38-39)

La Grazia può nascere anche nel deserto Gelosi del dono di Dio! Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!

Mosè, salvato dalle acque e dalla gelosia, sa riconoscere il dono di Dio. Mosè, salvato dall’egoismo, sa apprezzare l‘altro, il fratello, il profeta. Mosè, salvato dall’idolatria dell’io, è un uomo libero e perciò non pone impedimenti alla profezia.

Non glielo impedite, dice Gesù! Basta un bicchiere d’acqua, offerto nel nome di Cristo, per entrare nel numero dei ricompensati. È importante non scandalizzare i piccoli nella fede con le ricchezze, che possono essere della borsa o dell’ignoranza.

Colore liturgico VERDE

7 ottobre 2012

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B) LE LETTURE A chi è come loro appartiene il regno di Dio Prima lettura: Gn 2,18-24 Salmo: Sal 127 Seconda lettura: Eb 2,9-11 Vangelo: Mc 10,2-16 IL VANGELO In quel tempo Gesù disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. (cfr Mc 10,14-16) Colore liturgico VERDE

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Insieme - Settembre 2012

Il progetto originario di Dio è armonia Gesù riporta tutto all’origine della creazione per dirci nuovamente qual è il progetto di Dio. Mosè permette l’atto di ripudio per la durezza del cuore. Gesù invece per mezzo della sofferenza, ristabilisce l’ordine originario ed originante. C’è il dono di Dio, offerto ad ogni uomo, e c’è sempre anche la libertà malata dell’uomo che apprezza, sì, il dono, ma non sa accoglierlo così come esce dalle mani di Dio. Perché come sempre e come all’origine, egli intende mettersi al posto di Dio; non vuole scegliere tra il bene e il male, ma vuole decidere ciò che è bene e ciò che è male. Il salmista offre un bozzetto familiare per contemplare l’originario dono di Dio: la tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulto d’ulivo intorno alla tua mensa.

14 ottobre 2012

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)

L’amore di Dio basta

LE LETTURE Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai…

Prima lettura: Sap 7,7-11 Salmo: Sal 89 Seconda lettura: Eb 4,12-13 Vangelo: Mc 10,17-30 IL VANGELO In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole. Ma Gesù disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Non c’è nessuno che abbia lasciato tutto per causa mia e del Vangelo, che non riceva già ora cento volte tanto, insieme a persecuzioni, e la vita eterna». (cfr Mc 10,23-24.27.29-30)

Chiedere sempre la prudenza e la sapienza è la prima saggezza per seguire Gesù. Per acquistare un cuore saggio, cioè provato nella prova, bisogna imparare a contare i giorni. Se ci saziamo dell’amore di Dio al mattino, esulteremo e gioiremo per tutti i giorni della vita. La sapienza viene dalla Parola di Dio, che discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Dinanzi a Lui non possiamo nasconderci, perché tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. Quel Tale, nel Vangelo di questa domenica, se ne va triste, perché più che salvato, vuole essere apprezzato, anzi approvato in tutto ciò che ha ed è. Ma la verità, Gesù Cristo, ha un altro metro di giudizio.

Colore liturgico VERDE

IL VANGELO CHE SI INCARNA No al rullo compressore. Non toccate le «nostre» feste

C’è

in ballo, a quanto pare, addirittura l’uno per cento del Pil. E allora ecco la lista: via Sant’Ambrogio, via Sant’Agata, via San Gennaro... e ancora via Primo maggio, via 25 aprile, via 2 giugno... Potrebbe sembrare una questione di toponomastica, e invece – ohibò – è una questione di ricchezza perduta. Fare festa costa e soprattutto – ma chi l’avrebbe mai detto – interrompe i ritmi di produzione e di lavoro e, dunque, fa più povera l’Azienda Italia. Così, nel Governo Monti, c’è chi ripropone un’operazione già architettata e fallita in autunno: sradicare dalle tradizionali giornate di feste patronali e feste patrie per accorparle alla prima domenica utile (o tutt’al più al sabato). Sa-

rebbe l’ultima, rombante e sferragliante, passata di rullo compressore su un calendario che per tanti italiani e italiane non ha più domenica, il cristiano dies dominicus, il «giorno di Dio e della comunità» come ci ricorda il papa, cioè quella benedetta “altura” in fondo alla salita della settimana sulla quale ci si può riposare e rigenerare e dalla quale si può alzare lo sguardo in alto e intorno e ripartire per un nuovo percorso. Ma, si sa, i rulli compressori danno un senso di potenza a chi li maneggia... Perché, appunto, si dice, c’è in ballo l’uno per cento del Pil. L’uno per cento, mica scherzi. Basterebbe spazzar via tutte quelle secolari anomalie festaiole fondate sui sentimenti religiosi e popolari della nostra gente, su radicate o più

recenti tradizioni civiche o su avvenimenti legati alle vicende storiche e sociali di quest’Italia. Una bella rivoluzione nichilista, naturalmente secondo il costume di qualcun altro (che i nostri non son degni di nota né di rispetto...). Sebbene sia forte e motivato il sospetto che neppure a colpi di cannone si riuscirebbe a demolire nella testa e nel cuore degli italiani le “loro” feste, le nostre feste. Si potrebbe, poi, in modo meno presuntuoso e ottuso, fare anche un po’ di conto. Fino a capire, magari, che la ricchezza civile e umana delle piccole e grandi Feste della nostra Italia vale, anche in soldoni, ben più di un punto di Pil. (Marco Tarquinio da Avvenire, 18 luglio 2012) Insieme - Settembre 2012

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INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IL CALENDARIO 26 settembre, ore 20:00, Consulta laicale 28 settembre, ore 10:30, in Curia momento Accademico per mons. Mario Vassalluzzo 29 settembre, ore 16:00, professione solenne di Sr. Giovanna Francesca Savarese, Monastero Santa Chiara di Nocera Inferiore 6 ottobre, ore 18:30, partecipazione al convegno sulla figura del beato Tommaso Maria Fusco presso l’auditorium di Pagani

7 ottobre, ore 11:00, celebrazione eucaristica nella chiesa del Corpo di Cristo di Pagani per la conclusione del decennale della beatificazione di Tommaso Maria Fusco 14 ottobre, ore 15:30, incontro con i fanciulli della prima comunione nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore

LE CRESIME 24 settembre, ore 19:00, Corpo di Cristo Pagani

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it

L’APPUNTAMENTO 3 ottobre, ore 19:00, in Cattedrale il Vescovo mons. Giuseppe Giudice presiede la messa per il 25esimo anniversario di ordinazione episcopale del Vescovo emerito, Mons. Gioacchino Illiano.

NEWS DALLE PARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria degli Angeli Nocera Superiore

Attività estive e ricorrenze speciali per la comunità di Santa Maria degli Angeli TERZA EDIZIONE DEL CAMPO SCUOLA 7 luglio 2012, ore 8:30. Sta per cominciare anche quest’anno la terza edizione del campo scuola della nostra comunità parrocchiale, Santa Maria degli Angeli. Il piazzale antistante al convento è già gremito di mamme e bambini. É un brulichio di colori, un rumore allegro e chiassoso di bambini: 170 i partecipanti, divisi in gruppi e affidati a diversi team di animatori. Parte la sigla “Hope Race”, un salto verso la speranza, e tutti i bambini con il canto e la danza si trasformano in macchine della speranza. Invocando la benedizione del Signore, inizia il campo, il cui tema è “Educare l’uomo alla fede”, fede intesa come dono, fiducia, fedeltà, cammino, ascolto, incontro.

La consapevolezza, il possesso e la crescita quotidiana dell’uomo in questi valori sono le mete del campo estivo, per far comprendere ai bambini che la vita trascorsa all’insegna della realizzazione della parola di Dio ci arricchisce e ci migliora. È domenica 15 luglio e il campo si conclude. Ogni giorno è trascorso fra catechesi, giochi, visioni di film, preghiere, canti, pranzi e merende, che hanno coinvolto sempre tutti i bambini, nello spirito di una fraterna e solidale condivisione improntata alla letizia e alla semplicità della spiritualità francescana.

L’ultima sera tutti i bambini con canti, balli, scenette, musical e recite, hanno espresso in quale modo hanno compreso ed interiorizzato i valori della vita e della fede. Sullo sfondo del palco, a forma di arca, campeggiavano l’arcobaleno, segno della pace e dell’armonia del creato, ponte che unisce l’uomo a Dio, e le sagome delle grandi figure bibliche: Abramo, Noè e Mosè. Giornate che han-

no ricevuto il benevolo consenso della comunità dei frati francescani, con la regia del parroco, padre Raffaele Bufano, vera anima e mente del campo. A permettere una buona riuscita del campo estivo, l’aiuto di tantissimi volontari e il sostegno della beneficenza di tanti: tutti presenti al campo, anche la manzoniana divina Provvidenza!

GIUBILEO SACERDOTALE PER PADRE GIACINTO D’ANGELO OFM Diciottomila giorni ministro di Cristo: questo il filo rosso delle celebrazioni svolte nella chiesa del Convento di S. Maria degli Angeli a Nocera Superiore, in occasione del giubileo sacerdotale di p. Giacinto D’Angelo ofm. Alcune giornate organizzate dal Centro di Pastorale Giovanile e vocazionale dei Frati Minori (4-6 luglio) hanno preparato la Fraternità, l’Ordine francescano secolare e la comunità parrocchiale a questo significativo evento di grazia. Sabato 7 luglio, mons. Giuseppe Giudice ha presieduto la Concelebrazione eucaristica vespertina, mentre il giorno seguente, circon-

dato da numerosi confratelli, dai laici dell’Ofs di cui è assistente e dai familiari, p. Giacinto, commosso, ha lui stesso presieduto la Santa Messa giubilare. Ordinato l’8 luglio 1962 da mons. Zoppas, ha celebrato i 50 anni di sacerdozio alla presenza mons. Illiano e mons. Martinelli, vicario di Tripoli.

Nell’omelia, toccante è stato il ricordo dei genitori e dei formatori. P. Giacinto D’Angelo ha profuso le sue energie umane, spirituali e culturali nei più disparati ambiti: come docente all’Università di Salerno, da Ministro provinciale dei Frati Minori della Provincia Salernitanolucana per due mandati (1980-1986; 1998-2004) e da assistente alle Sorelle povere di S. Chiara. Autore di pregevoli pubblicazioni, è attualmente guardiano del Convento di S. Maria degli Angeli in Nocera Superiore e direttore della Biblioteca del medesimo Convento. A lui l’augurio per un ministero fecondo nel solco della plurisecolare tradizione francescana del nostro Agro.

Maria Carmela Cuomo e fra Vincenzo Ippolito ofm

I partecipanti al campo scuola e padre Raffaele Bufano insieme al vescovo, mons. Giuseppe Giudice

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I bambini e i volontari de “Il Buon Samaritano” con don Ciro Galisi, a Santa Maria di Castellabate

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

Le attività de “Il Buon Samaritano” AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA «Gli amici a questo servono, a stare in compagnia. Dividi il companatico raddoppia l’allegria!» É così che voglio ricordare quest’esperienza, con la gioia e l’amore che c’è in questa frase.

Sono stati proprio lo stare insieme, l’allegria durante le prove, il legame che si è creato fra noi, l’amore per questo musical che ci hanno permesso di mettere in scena Aggiungi un posto a tavola e di dare il ricavato all’associazione onlus “Il Buon Samaritano”.

Se ci ponessero la domanda – com’è stato? – tutti noi risponderemmo che è stato emozionante, avvincente e anche un po’ faticoso. All’inizio eravamo spaventati, perché Aggiungi un posto a tavola è una commedia musicale di alto livello, ma scena dopo scena i personaggi, le canzoni, i balli facevano sempre di più parte di noi. Abbiamo incontrato delle difficoltà, ma alla fine abbiamo capito che, come nel musical, noi eravamo quel gruppo di formiche che «insieme esistono, lottano e smuovono le montagne».

Gli interpreti di Aggiungi un posto a tavola

LA MACCHINA DELLA SOLIDARIETÀ SI SPOSTA AL MARE Per i bambini del centro “Il Buon Samaritano” di Nocera Inferiore quest’anno è stata riproposta l’esperienza della colonia estiva.

Ospitati nella struttura delle monache Benedettine di Santa Maria di Castellabate (SA), i bambini hanno trascorso la settimana dall’8 al 15 luglio al mare, grazie ai finanziamenti della Diocesi e alla grande solidarietà della comunità di Santa Maria del Presepe ed in generale di tutte le persone dell’Agro che conoscono e sostengono, da ormai due anni, le iniziative dell’associazione. I bambini sono stati seguiti dai volontari del centro che, uniti da un sentimento di vera fratellanza, hanno contribuito a cucinare e organizzare le attività ricreative in spiaggia e quelle serali. Il tutto sotto la supervisione del parroco, don Ciro Galisi, figura fissa ed indispensabile, tanto per i bambini, quanto per i volontari. Ogni momento della giornata è stato accompagnato dalla preghiera: suggestiva e significativa quella in riva al mare, per contemplare la bellezza del tramonto di sabato 14 luglio. Durante la giornata conclusiva di domenica 15, c’è stata la Celebrazione Eucaristica presso la chiesa locale: durante la preghiera del Padre Nostro i bambini si sono tenuti per mano intorno all’altare, circondando don Ciro commosso. Infine i piccoli hanno scritto una lettera di ringraziamento al vescovo Giuseppe, per l’opportunità che è stata data loro, riscoprendo così anche il significato della parola “grazie”.

Davvero una grande macchina in movimento questa de “Il Buon Samaritano” ed una famiglia unita che man mano diventa sempre più grande e sempre di più pronta ad accogliere.

Gabriella Aversa e Rosaria Revellini

Monastero delle suore di Santa Chiara Nocera Inferiore

Il chiostro monastico: segno e richiamo del “chiostro del mondo” Professione temporanea per suor Maria Amata Alba Facchini

Mons. Giuseppe Giudice e don Mario Vassalluzzo insieme ai bambini del campo scuola

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

La bottega dell’Artista Sesto campo scuola per la comunità di San Michele Arcangelo, dal 21 al 29 giugno

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irca 80, i bambini e i ragazzi tra i 7 e i 14 anni che quest’anno hanno partecipato al campo scuola dal titolo “Rispondere all’amore con amore si può”, della parrocchia di San Michele Arcangelo in Nocera Superiore. Le suore Pastorelle, don Mario Vassalluzzo e gli educatori della parrocchia hanno riproposto anche quest’estate dieci giornate da vivere insieme, riuniti intorno alla Parola per imparare a stare insieme in armonia e a stupirsi. Tema principale è stato lo stupore dell’uomo dinanzi al creato e alle “opere d’arte” dell’Artista per eccellenza.

Ascolto della Parola, momenti di preghiera e attività di gruppo: tutto nella cornice di una piccola scenografia che ha riprodotto un angolo di una bottega di un artista, con cavalletto, tela, tavolozza, pennelli e colori. Gli elementi base perché un pittore possa riuscire a stupire.

Ogni giorno è stata presentata una tappa dell’alleanza tra Dio e l’uomo attraverso la scelta di un colore: il colore blu, simbolo di gratitudine, per ripercorrere la genealogia di Gesù, da Abramo fino a Giuseppe e Maria; il verde smeraldo accostato alla gratuità e al gesto del buon samaritano; infine, il giallo oro, prezioso come l’amore di Gesù che, ascendendo dal cielo, non lascia soli i suoi discepoli, ma assicura loro lo Spirito Santo.

Venerdì 29 giugno, accogliendo il nostro invito, abbiamo avuto con noi mons. Giuseppe Giudice, la cui presenza e le cui osservazioni hanno arricchito maggiormente l’esperienza dei ragazzi e degli educatori.

I partecipanti sono tornati a casa con un braccialetto che riporta la frase: “Ama e dillo con la vita”, ciascuno pronto a portare a tutti l’amore sperimentato insieme.

Sara Salzano

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o scorso 30 giugno la nostra comunità di sorelle povere di santa Chiara era in festa e ha ringraziato per il dono della consacrazione di sr. Maria Amata Alba Facchini. La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal nostro vescovo Giuseppe, con il cuore colmo di gioia per i nuovi presbiteri ordinati in questo tempo di grazia e presenti alla professione temporanea della nostra sorella. Tantissimi i fedeli, i familiari e gli amici: i passi di chi insieme con noi percorre i luoghi della storia che Lui sempre abita, rendendosi incontrabile.

Il monastero rimane per molti una domanda aperta, una finestra che sembra affacciarsi quasi sull’inutilità di una scelta così radicale. Il chiostro è quello spazio inutile all’interno del monastero dove, però, la presenza è desiderata. È proprio nel chiostro che si muovono i passi di chi cerca una presenza che ha perso: una presenza data, ma mai pienamente. Sempre da ricercare di nuovo.

Spesso, inoltre, i sentieri che attraversano il chiostro sono sentieri a forma di croce. Passare nel chiostro, allora, significa fare esperienza della Croce di Cristo. Camminare nel chiostro richiede del tempo, del tempo dato, dove noi non facciamo nulla. Semplicemente passiamo. Ma nel Giardino Lui si rende presente e nella Croce ha raggiunto il nostro spazio inutile, i nostri tempi vuoti per trasformarli in tempi di salvezza. sr. Ada Clara

Suor Maria Amata Alba Facchini

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San Teodoro Martire Sarno

Venite e vedrete Il Maestro chiama, San Teodoro risponde: ecco la nostra estate

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ome diceva la canzone: “Non cambiare: stessa spiaggia, stesso mare”. Noi abbiamo accettato il consiglio ed eccoci anche questa estate ad Ascea Marina, nella Villa Sacro Cuore, di cui sempre sperimentiamo la bella ospitalità, dal 26 al 29 luglio per il nostro camposcuola!

Il campo era aperto a tutti: bambini, giovani e (perché no?) intere famiglie. Siamo partiti in trenta, insieme al nostro parroco don Enzo, un’equipe di giovani ed entusiasti animatori e – special guest – il nostro seminarista Marco.

Il tema del campo era “Venite e Vedrete” e Giovanni, l’amico di Gesù, il discepolo che Egli amava, ha indicato e svelato a ciascuno di noi la Sua vera identità: Via, Verità e Vita. Poiché abbiamo scelto di andare al mare, mare è stato: hanno dominato il campo i giochi d’acqua, come la pesca del discepolo e la pesca miracolosa, e poi la città dell’amore dove i ragazzi hanno offerto spicchi del loro cuore mettendoli al servizio degli altri.

Al termine del campo l’immancabile condivisione ci ha dato nuova energia per dire, una volta tornati a casa: “Sì, noi siamo andati ed abbiamo visto. E ora siamo tornati per raccontarlo anche a voi!”.

Antonia De Vivo Mariangela Giudice

Scatto di gruppo, con il parroco don Vincenzo Buono

Piccoli madonnari a lavoro

San Giovanni Battista Striano

Piccoli madonnari, opportunità di sviluppo professionale A Striano VII concorso per piccoli madonnari e artisti in piazza

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asta poco per colorare il manto stradale del centro storico strianese. Un pacco di gessetti, una matita e tanta fantasia. Questi sono gli ingredienti per la ricetta dei piccoli madonnari che l’8 luglio si sono radunati nel centro di Striano per partecipare al “VII concorso piccoli madonnari ed artisti in piazza”. Diversamente dagli altri anni, la manifestazione promossa dalla parrocchia San Giovanni Battista e l’associazione “Le Vele dell’Arte”, si è svolta in piena estate. Gli artisti, piccoli e grandi, si sono riuniti in piazza IV novembre, dando il via ai lavori dopo la Celebrazione Eucaristica mattutina. Al termine della prima fase i partecipanti, entusiasti dalla calorosa accoglienza, hanno gustato il pranzo preparato dallo staff dell’associazione in collaborazione con la Protezione Civile “La Folgore”. Alle ore 14.00, gli artisti sono tornati a lavoro mentre, presso la sala dell’Azione Cattolica, la giuria popolare si impegnava a votare il madonnaro preferito. Al termine della Celebrazione Eucaristica vespertina, numerose persone hanno occupato la piazza per partecipare alla cerimonia di premiazione, allietata da Felice Marciano, la sua band e l’intervento canoro non previsto del parroco, padre Michele. Un concorso che per il settimo anno ha conquistato piccoli e grandi e che dà l’opportunità ai giovani di far sì che un talento, a volte nascosto, possa divenire motivo di sviluppo professionale.

Raffaele Massa

San Prisco Nocera Inferiore

Il primo sulla sinistra è il futuro mons. Leopoldo e l’ultimo a destra, Franco Silvestri

Rispondere all’amore si può!

Campo estivo per i ragazzi della comunità di San Prisco

T

San Giovanni Battista Angri

Mons. Vincenzo Leopoldo: 45 anni di sequela a Cristo Intervista al parroco-geometra della comunità di San Giovanni Battista in Angri

I

l 2 luglio, presso la parrocchia di San Giovanni Battista in Angri, mons. Vincenzo Leopoldo ha festeggiato 45 anni di sacerdozio. Nel ricordo di un’amicizia, nata tra i banchi della Scuola Media De Lorenzo di Nocera Inferiore, ho incontrato don Enzo.

Avresti mai immaginato nel lontano 1954, mio ospite per la festa di San Giovanni, di diventare parroco di questa comunità?

«Avevo 13 anni e mai avrei pensato di diventare sacerdote. Figuriamoci parroco di San Giovanni…io, un paganese! Ricordo però che, in quella occasione, mi offristi un gelato alla pasticceria Matteo Vignapiano.

Neanche tu potevi immaginare che un giorno ne avresti sposato la figlia».

Come hai vissuto la tua vocazione, nata in età già matura, dopo il diploma da geometra ed una esperienza lavorativa?

«Nello sforzo costante di una sequela quanto più possibile aderente al cuore di Dio. Il Suo progetto già contemplava la mia professionalità di geometra al servizio della Chiesa: 35 anni di direzione tec-

nica per le Opere Pompeane, nonché la responsabilità del restauro di questa parrocchia».

Il tuo arrivo ad Angri, prima da collaboratore e poi da parroco, come ha segnato la tua vita?

«In occasione del mio ingresso canonico, nella mia omelia operai un riferimento alla vedova di Serepta di Sidone, di cui parla la Sacra Scrittura: “Poco olio nell’orcio e poca farina nella giara”. Quel poco l’ho reso disponibile per la parrocchia e per la grazia di Dio, che mai è venuta a mancare».

Fra qualche giorno Mons. Alfoso Raiola, ultimo Abate di questa Colleggiata, nonché tuo predecessore, festeggerà 69 anni di sacerdozio. Una lunghissima parentesi di vita dedicata al Signore. Cosa potresti suggerire ai giovani di oggi, affinché abbraccino una scelta di vita coerente con i principi morali e religiosi ai quali siamo stati educati anche noi?

«Aver fede e lasciare allo Spirito Santo di essere lievito nella realizzazione della volontà del Padre e del Figlio».

Franco Silvestri

renta lanterne cariche dell’amore di Dio hanno illuminato le notti di Ascea Marina, dal 30 giugno al 4 luglio. Si tratta dell’avventura del campo estivo vissuto dai ragazzi della parrocchia San Prisco, in Nocera Inferiore. Insieme a tanti amici, agli educatori e al nostro parroco, mons. Domenico Cinque, abbiamo vissuto cinque giorni pieni di stupore, ri-scoprendo che Dio ci ama per primo. Uno stupore rivolto sia alla ri-conferma che Dio è amore, sia al dono di Gesù Cristo. E come non rispondere a questo amore? É la domanda che ci ha accompagnato fin dal primo giorno di campo, perché rispondere all’amore si può! Con l’amicizia verso il creato e verso gli altri, con la gioia di vivere, con il saper usare i doni ricevuti, con il dono di sé.

Alla fine del campo siamo tornati nelle nostre famiglie, tra i nostri amici, nei nostri luoghi abituali per testimoniare che Dio è amore e che tra le Sue mani siamo un capolavoro unico e irripetibile.

Vincenzo Spinelli

I partecipanti al campo estivo

San Bartolomeo Apostolo Nocera Inferiore

La proposta estiva dell’ACR Oratorio San Domenico Savio, teatro dell’estate dei bambini della parrocchia San Bartolomeo Apostolo

S

i è appena concluso il campo estivo organizzato dagli educatori dell’Azione Cattolica Ragazzi della parrocchia San Bartolomeo Apostolo in Nocera Inferiore.

Per il terzo anno consecutivo si ripete una bella esperienza, grazie anche alla sensibilità del parroco, don Vincenzo Ruggiero, che ci ha messo a disposizione la casa canonica, l’oratorio e dei responsabili per l’utilizzo dell’intera struttura.

Sin dal primo anno hanno partecipato ragazzi di Nocera ma anche giovani delle città limitrofe e tutti ne sono stati soddisfatti. Il campo estivo è utile ai ragazzi per valorizzare ed inventare cose, comunicare e raccontare con il corpo e con la voce, per vivere insieme ai coetanei, costruire regole di relazione e di comportamento, rispettare e comprendere la ricchezza delle differenze, socializzare e verificare l’utilità della collaborazione solidale. Un’occasione per sviluppare la propria autonomia, conoscere le proprie capacità e i propri limiti.

Maria Felicia Capaldo

I giovani interpreti di Scugnizzi

Santa Maria Addolorata San Potito di Roccapiemonte

Scugnizzi di casa nostra Palazzo Marciani accoglie uno dei più celebri recital musicali

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o assistito al recital musicale “C’era una volta….Scugnizzi”, con la regia di Gerardo Zaccaria, presidente dell’Associazione onlus “Gli antichi Virtuosi” di San Potito e realizzato da una trentina di nostri ragazzi. La location è stata il restaurato palazzo Marciani, che nell’ampio cortile ha accolto spettatori ed attori. Un gran successo di pubblico, come si dice, per la bravura di chi ha cantato, ballato e recitato e per il paziente lavoro di preparazione, soprattutto per la giovane Emilia Polichetti che ne ha curato la parte musicale.

Il musical è stato portato sul palco da attori di fama, come Ranieri o Sal Da Vinci.

Questo è secondario, perché ogni interprete dà la sua connotazione e lascia il suo personale messaggio.

Conosciamo la storia: in un quartiere napoletano un prete raccoglie i ragazzi dalla strada, cercando di dare loro dei valori per la vita, in contrasto con il boss del quartiere, megalomane nella sua solitudine interiore, capace solo di sopraffa-

I ragazzi del campo estivo all’oratorio San Domenico Savio con don Vincenzo Ruggiero

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zioni e perfino di omicidio.

Questo sul palco, e nella vita?

Questi ragazzi e queste bambine che sembrano imbeversi d’ideali e di valori, fra pochi anni saranno i giovani della nostra società. Quanti di loro ricorderanno le istruzioni avute, le raccomandazioni fatte, gli esempi ed i buoni proposti? Oppure bisogna malinconicamente rassegnarsi alla degenerazione psicologica e sociale, al disfacimento morale e familiare, alla distruzione di quanto ci circonda, alla mancanza di rispetto per sé e per gli altri? Sono tentato di rifugiarmi in questo pessimistico antro, quasi in una nicchia fetale, nell’illusione di sentirmi sicuro. Abbiamo dimenticato che da sempre l’uomo è un animale sociale (il politicon zoon di cui parlava già Aristotele)? Abbiamo già obliato che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (è uno dei detti di Gesù, non riportato dai Vangeli ma da Paolo apostolo)? Anche a questo mira lo spettacolo e quella grande “S” rossa l’amiamo prendere come speranza, per una vita diversa e migliore, come stupore per un mondo che ancora ci affascina e ci conquista, come sapore da dare alla nostra esistenza, a volte insipida e melensa come un piatto sciapito.

Lo auguriamo ai ragazzi che hanno realizzato lo spettacolo, a quanti lo hanno applaudito, a chi, con amore, continua questa preziosa opera pedagogica.

“Gente… magnifica gente”: magnifica, capace cioè di fare cose grandi. E noi lo siamo! don Natale Gentile

Santa M. Maddalena in Armillis Sant’Egidio del M. Albino

Peregrinatio di festa Solenni celebrazioni a Sant’Egidio in onore di Maria SS. delle Grazie e del Santo Patrono San Nicola

«L

a luce del vostro spirito diradi le nostre tenebre, la vostra umiltà si sostituisca al nostro orgoglio, la vostra contemplazione ponga freno alle nostre distrazioni, la vostra vista ininterrotta di Dio riempia la nostra mente della Sua presenza». Con questo messaggio pastorale, padre Massimo Staiano ha inaugurato i festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Grazie e del Santo Patrono, San Nicola. Domenica 8 luglio ha preso avvio l’attesa peregrinatio cittadina. Dopo la solenne Celebrazione Eucaristica, svolta nella Chiesa Maria SS. Delle Grazie, alle 9.30 è iniziato il

corteo religioso per le strade delle varie frazioni cittadine.

Alle 20.30, la Celebrazione Eucaristica è stata presieduta da don Natale Gentile, parroco in Roccapiemonte e direttore del Museo Diocesano provinciale, presso la Chiesa Abbaziale. Da quest’ultima, alle 21.30, è iniziata la processione verso la Chiesa Maria SS. delle Grazie, con la partecipazione del Sindaco, Nunzio Carpentieri, e di altre autorità civili e religiose. Al ricco programma liturgico, articolato dal 2 al 9 luglio, si sono intrecciati interessanti appuntamenti musicali, tra i quali Scugnizzi, a cura dei ragazzi del

P.U.A.C.S. Pagani

Un pellegrinaggio, un treno e 40 anni di strada

gruppo Magari mi metto a dieta, composto dai giovani e giovanissimi della parrocchia.

Ancora una volta grande successo ha riscosso la IV edizione di “Scendi in strada senza imbarazzo”, con i divertentissimi giochi per bambini, giovani, giovanissimi e adulti animati lungo il centro storico cittadino.

Le manifestazioni si sono concluse, lunedì 9 luglio a Piazza Cappella, con il grandioso concerto di Annalisa Minetti ed il variopinto spettacolo di fuochi pirotecnici.

Maria Ermelinda Di Lieto

Mons. Giudice con una bambina che ha ricevuto la Prima Comunione

Dal 1973 la P.U.A.C.S. in viaggio verso la grotta di Bernadetta Una strada lunga 40 anni quella del pellegrinaggio che dal 1973 la Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza rinnova dal nostro Agro alla grotta di Lourdes. Il prossimo numero della rivista accoglierà uno speciale sul pellegrinaggio.

Vi proponiamo una poesia del vescovo Giuseppe, Solo un sorriso, per ricordare il viaggio appena conclusosi.

Santa Messa alla Grotta, presieduta da mons. Giuseppe Giudice

Solo un sorriso, o Madre, abbiamo portato via da Lourdes.

Solo un sorriso, come quello che donasti a Bernadetta, un sorriso complice, riflesso del sorriso delle nostre mamme.

Con questo sorriso sulle labbra, miracolo di Lourdes, siamo tornati nella terra dell’Agro per offrirlo ad ogni uomo.

Tanti si lamentano, piangono e si disperano.

Tu, o Madre, sorridi anche sotto la Croce e ci inviti a trasformare le lacrime in perle preziose.

Solo un sorriso, o Madre!

Solo di un tuo sorriso oggi abbiamo bisogno per affrontare la strada.

Grazie per il tuo sorriso, Madre sorridente! + Giuseppe Vescovo

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IN PARROCCHIA

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento.

Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su redazioneinsieme@alice.it

a cura della comunità parrocchiale Santa Maria delle Grazie Casatori San Valentino Torio

“Venite alla nostra festa”

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entre nel periodo estivo tutte le attività sono sospese, le infiorate vivono invece il loro momento più frenetico ed esaltante, a partire dal mese di maggio fino a settembre.

Gli infioratori si ritrovano spesso in viaggio verso le più svariate mete o alla presa con conteggi dei fiori e dei bozzetti. Aspettando l’Infiorata di Casatori, i nostri infioratori, per mantenersi allenati, sono stati impegnati in molte trasferte. Dopo le prime uscite di aprile e maggio, rispettivamente a Gerano (RM) e Monselice (PD), hanno fatto un tour massacrante, battendo tutti i record: tre infiorate in poco più di due giorni. Hanno iniziato il 29 giugno a Roma in via della Conciliazione (viale che conduce alla Basilica di S. Pietro in Vaticano), insieme a moltissimi altri gruppi, per allestire la Capitale in occasione della Festa dei Santi patroni Pietro e Paolo, manifestazione organizzata dalla Provincia di Roma. Sabato 30 giugno, alle prime luci dell’alba, hanno infiorato le strade di Poggiomoiano (RT) per una rassegna di in-

fiorate. Ed infine, la notte tra sabato 30 giugno e domenica 1 luglio, hanno partecipato a Genazzano (RM) all’infiorata più lunga del mondo, per entrare così nel Guinness dei primati.

La presenza a questi eventi richiede non solo fatica e sacrificio, ma diventa un’occasione importante per promuovere l’Infiorata di Casatori. Cresce sempre più la consapevolezza che l’esperienza che vivremo dal 14 al 17 settembre è un fiore all’occhiello per la nostra comunità.

I preparativi fervono. Anche se per il periodo storico che viviamo, gli organizzatori hanno scelto di adottare la linea della sobrietà, il materiale pubblicitario è stato distribuito, molte scuole dell’Agro, artisti e gruppi di infioratori italiani e stranieri ci hanno confermato la loro partecipazione.

Mentre lavoriamo al tappeto verticale e il conteggio dei fiori è quasi ultimato, vi invitiamo a partecipare alla “nostra festa”. In qualità di spettatori o di attori, sarete i benvenuti!

Marina Longobardi Don Gaetano Ferraioli

Il tappeto realizzato dagli infioratori lo scorso 30 giugno a Poggiomoiano, in provincia di Rieti

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Fervono i preparativi per la 17esima edizione dell’Infiorata di Casatori. È prevista una grande partecipazione delle scuole dell’Agro e di infioratori provenienti dall’Italia e dall’estero

a cura della comunità parrocchiale Maria SS. delle Tre Corone Sarno

Costruire più famiglia Bambini, giovani e adulti hanno vissuto l’intensa esperienza del campo parrocchiale a Lacedonia, dal 20 al 24 agosto

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ccasione di crescita comunitaria e servizio per i fratelli: è stato questo lo spirito con cui i fedeli della nostra parrocchia hanno vissuto il campo scuola tenutosi a Lacedonia dal 20 al 24 agosto 2012.

Esperienza di crescita, comunione fraterna, maturità collettiva e personale nel servizio alla Chiesa e per i fratelli, fatta di giochi, attività e tanta preghiera. I protagonisti di questo “particolare” campo scuola non sono stati, come accade da un bel po’ di anni, non solo i bambini; vi è stata anche la presenza di giovanissimi, adulti e anziani, riuniti tutti insieme per formare un’unica grande “famiglia”, guidati da un unico Padre: Gesù.

Voluto e guidato dal nostro parroco don Antonio Mancuso, il campo mirava a far sì che la comunità diventasse famiglia, istituzione messa sempre più in discussione dalla nostra società e che noi stessi stentiamo a difendere. Quella famiglia che ci permette di donarci completamente e gratuitamente e che ci riempie il cuore per ogni singolo sorriso ricevuto dal nostro fratello, in particolar modo da coloro che soffrono.

Che questa nostra esperienza, impregnata di amore, possa portare frutto nella nostra comunità parrocchiale attraverso una completa e reciproca disponibilità e generosità, quella che noi tutti abbiamo sperimentato e toccato con mano durante il campo. Come suggeriva il motto del nostro campo scuola (We found love), che ognuno di noi possa trovare amore nell’altro, nella nostra comunità, nella nostra “grande” famiglia.

Raimondo Russo

Alcuni momenti del campo scuola, guidato dal parroco don Antonio Mancuso, e che ha coinvolto piccoli, giovani e adulti

a cura della comunità parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli Nocera Superiore Coordinatore della redazione parrocchiale Carlo Attanasio

Tanti auguri don Roberto

G La festa organizzata per don Roberto

La comunità ha celebrato lo scorso 22 luglio la “Giornata Pro Parroco” per ringraziare il Signore dei 14 anni che don Roberto ha passato alla sua guida

rande festa lo scorso 22 luglio. La comunità tutta si è stretta, ancora una volta, intorno al nostro parroco don Roberto Farruggio per festeggiare i 14 anni che egli ha passato alla guida della nostra piccola comunità parrocchiale. Un momento per pregare per il ministero sacerdotale e ringraziare il Signore per il dono di una guida.

A don Roberto auguriamo di continuare a vivere il suo sacerdozio al servizio di Cristo risorto e della sua Chiesa.

Tanti auguri don!

Carlo Attanasio

L’Assunzione di Maria in Cielo La comunità si è preparata a celebrare l’Assunzione di Maria in Cielo con la Quindicina dell’Assunta e la recita, il 15 agosto, della suggestiva preghiera delle “Cento Croci e Cento Ave Maria”

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a devozione a Maria è uno dei capisaldi della nostra comunità. In virtù di questa antica tradizione, dal 1 al 15 agosto, sul sagrato antistante la chiesa parrocchiale, si celebra la Quindicina dell’Assunta, recitando il Santo Rosario davanti all’immagine della Vergine custodita nel Santuario di Materdomini, uno dei più antichi Santuari mariani della Campania. L’immagine della Vergine fu ritrovata miracolosamente sotto terra, conservata tra due lastre di marmo. Secondo la tradizione, nell’anno 1041, una contadina, conosciuta col nome Caramari, ebbe una visione: la Madonna le chiedeva di scavare sotto una quercia, all’ombra della quale la giovane riposava, perché lì si trovava una sua effige miracolosa.

Le prime ricerche non ebbero risultati, solo in seguito in una cisterna fu trovato lo splendido dipinto della Santa Vergine. La Sacra Icona, che non aveva nome, ebbe il titolo di Mater Domi-

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ni, cioè, Madre del Signore.

Il 15 agosto si rinnova un’altra tradizione, con la recita della preghiera delle Cento Croci e Cento Ave Maria. Le sue origini si fanno risalire alla battaglia di Lepanto. Il 7 ottobre del 1571, Papa Pio V ebbe una visione ed esclamò: «Sono le 12, suonate le campane, abbiamo vinto a Lepanto!». Da allora, le campane suonano ogni giorno alle 12. L’eco della vittoriosa battaglia si diffuse in tutta Europa e l’anno successivo, nel 1572, il Papa volle che il 7 ottobre venisse celebrato il primo anniversario della vittoria di Lepanto, istituendo la “Festa di Santa Maria della Vittoria”. In seguito, la recita di questa preghiera si è intrecciata con il culto della Vergine e nel giorno dell’Assunzione di Maria in Cielo i fedeli rivolgono alla Vergine l’antica preghiera delle “ciento croci e ciento Ave Maria” a suffragio delle anime dei cristiani periti nella battaglia di Lepanto.

C.A.

“Ciento Croci e Ciento Ave Maria” Fauzo e nemmico fatt’ la’, tu che cu miche nun ci’ai nient’ a che ffa’, ogg’ e’ a jurnata’ d’a’ Vergine Maria e io me faccio Cient Croci e Cient’Ave Maria

La grande fede della frazione di Uscioli

L’

antica frazione di Nocera Superiore anche quest’anno ha mostrato il suo lato più bello, quello dell’amore per la Madonna. La devozione antichissima di questa comunità si perde nella notte dei tempi, tanto che viene celebrata l’Assunzione di Maria in Cielo con preghiere tipiche, esclusive di questo pic- colo borgo storicamente agricolo. La sera del 13 agosto la comunità tutta si è data appuntamento presso la piazzetta di via Uscioli a Nocera Superiore. Qui, sotto la guida spirituale di don Roberto Farruggio, è stata letta la Parola e recitata la preghiera alla Vergine. Tutta la notte i fedeli hanno pregato davanti alla Cappellina della Madonna e alle ore 4,00 del giorno 14 sono partiti con destinazione Materdomini per il tradizionale pellegrinaggio a piedi della Vigilia dell’Assunta. Spettatrice d’eccezione è stata quest’anno l’emittente televisiva locale Telenuova che ha fatto da eco ad una tradizione risalente, con molta probabilità, al ritrovamento del dipinto della Vergine custodito nel Santuario di Materdomini da parte della contadina Caramari.

Carlo Attanasio

La vita di San Gerardo in scena Anche quest’anno la nostra comunità ha partecipato al Grande Spettacolo dell’Acqua

S

an Gerardo Maiella ha vissuto in tre Regioni: la Basilicata dov’è nato ed è cresciuto, la Puglia dove si è formato e la Campania dove ha operato. Una vita donata al Signore senza indugio, senza nessun compromesso. Un’esistenza spesa per aiutare i più deboli e i poveri. Il lago di S. Pietro a Monteverde, sul confine delle tre regioni, da sette anni a questa parte, è divenuto teatro della vita di San Gerardo Maiella, per dare forza ad un progetto umanitario che vede protago-

Ai piedi della Vergine Il pellegrinaggio notturno al Santuario della Beata Vergine di Materdomini la notte del 14 agosto

L’

estate non è solo il tempo del riposo, è anche un’occasione propizia per sedersi più a lungo ai piedi di Gesù, scegliendo Maria come modello. La nostra parrocchia ha vissuto il pellegrinaggio notturno al Santuario della Beata Vergine di Materdomini, meta di pellegrini provenienti da tutta la regione Campania. Abbiamo portato con noi, in segno di devozione, un carro, preparato dalle sapienti mani di artisti locali e dalla devozione dei tanti ragazzi che vivono la realtà parrocchiale.

nista un’intera comunità. Attraverso due spettacoli - il Grande spettacolo dell’Aria e quello dell’Acqua - la Fondazione Insieme per… finanzia numerosi progetti umanitari. Elena Sofia Ricci e Leo Gullotta sono stati le voci narranti di questa edizione.

C. A.

Speciale campi estivi Sul numero di ottobre di Insieme troverete un dettagliato reportage dei campi estivi che hanno visto protagonista la nostra comunità parrocchiale da luglio a settembre.

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a cura dell’Unità Sinodale San Sisto II e San Francesco di Paola - Pagani coordinatore di redazione Michele Raiola I piccoli insieme ai responsabili e agli educacuori

COME UN PITTORE Il campo estivo dei bimbi dal 19 al 23 luglio

I

l tempo sembra fermarsi riguardando le foto dell’incredibile esperienza vissuta anche quest’anno dai bambini dell’Unità Sinodale S. Sisto II e S. Francesco di Paola presso la Congregazione Suore S. Giovanni Battista di S. Benedetto del Tronto, dal 19 al 23 luglio.

Quei sorrisi smaglianti di bambini felici, gli occhi un po’ stanchi ma colmi di serenità sono chiara testimonianza del grande successo riportato, frutto della sinergia tra don Salvatore, i respon-

Un Salmo al giorno toglie il medico di torno

sabili e gli educacuori. Tutti i piccoli campisti hanno trascorso le giornate volando tra mattinate di tuffi a mare e giochi di spiaggia e pomeriggi impiegati a svolgere attività ludico-didattiche e catechesi imbastite su misura per loro. “Come un pittore” è stata la tematica del campo: i bambini hanno imparato che Dio è l’artista capace di disegnare il creato colorandolo con le vivaci tinte dell’amore… a noi non resta che imitarlo sin dalla fanciullezza!

Martina Grimaldi

Alcuni momenti del campo estivo comunitario

Il Campo estivo comunitario

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Foto Salvatore Donato

a Parola di Dio non è soltanto quella che Egli vuole rivolgere a noi, ma anche quella che Egli vuole sentirsi rivolgere da noi: è questa una straordinaria intuizione del famoso teologo luterano tedesco Bonhoeffer; perciò, ad accompagnare le intense giornate del campo estivo comunitario di San Sisto II, svoltosi a S. Andrea di Conza, dal 7 all’11 agosto, è stata la scoperta quotidiana di alcune di queste preziose “parole” contenute nel libro dei Salmi. La scelta non è stata casuale, poiché possiamo immaginare questo libro come un prisma: le facce sono uguali, eppure ognuna di esse, attraversata dalla luce, riflette colori diversi, unici e nuovi ogni volta; i salmi filtrano gli attimi della nostra vita quotidiana per trasformarli in preghiera.

Così la relazione con Dio si rinforza nella semplicità delle piccole cose, come un abbraccio. Ed è proprio l’abbraccio di Dio a sigillare la nostra fede nel ricordo continuo della sua fedeltà e nel desiderio nostro di incontrarlo. “Un salmo al giorno toglie il male di torno”: è stato questo il motto di incoraggiamento che don Salvatore ha creato per i 98 partecipanti al campo.

Dilia Rea

Offerta dono ai Missionari Redentoristi Sono stati vicini alla nostra parrocchia i Missionari Redentoristi di Telenuova 2 in occasione della festa comunitaria del 15-17 giugno; perciò don Salvatore, a nome dell’intera Comunità di S. Sisto II ha offerto un dono, frutto del lavoro del Laboratorio di Attività Manuali, in occasione della chiusura della novena a S. Alfonso il 1° agosto scorso.

Don Salvatore consegna il dono a padre Davide Perdonò Foto Salvatore Donato

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a cura della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine Pagani

La Madonna del Carmelo Grande successo per i festeggiamenti della Madonna del Carmelo, preparati e vissuti nel solco dell’unità

C La statua della Vergine, con l’abito rinnovato e la chioma nuova

Grazie a tutti per la collaborazione

he bello, quest’anno la ricorrenza dedicata alla Madonna del Carmelo è stata celebrata in modo maestoso. Ogni cosa è stata preparata meticolosamente, rinnovando anche alcuni elementi strutturali della parrocchia: una bella rinfrescata ai muri all’ingresso della Chiesa, la ripitturazione e il restauro della statua che rappresenta la “Pietà” che adorna il lato sinistro dell’androne, il rinnovato e stupendo abito della Madonna, sapientemente cucito dalle mani esperte di un valoroso stilista paganese e, ancora, la nuova chioma della statua della Vergine del Carmelo, terminando con la festa popolare, il suo ricco programma musicale e la sagra.

Ogni piccola e grande scelta è stata realizzata sotto la supervisione del nostro parroco. Don Enzo, come sempre, ha tracciato le linee guida delle operazioni da effettuare per glorificare degnamente la sacra ricorrenza, ma anche per valorizzare gli aspetti tradizionali e più popolari dell’evento.

Grazie alla sua sensibilità, egli è sempre vicino a tutti e per questo motivo può contare su un gran numero di collaboratori. Il punto di forza del successo della festa, lo dobbiamo dire, è stata la presenza di un valido gruppo di 50 persone che si sono prodigate a lungo prima dell’inizio dei festeggiamenti, per la processione di sabato 14 luglio e durante le due le giornate del 15 e del 16 luglio.

Ripagati per ogni fatica È stato bellissimo lavorare tutti insieme affrontando i problemi che si presentavano, momento per momento, cercando soluzioni efficaci, formulando proposte e realizzando strutture e addobbi con l’unico fine di realizzare un’opera degna della gloria della Madonna del Carmelo.

Alla fine, ci siamo riusciti. Mai stanchezza è stata più dolce e mai spossatezza è stata più ripagata dalla consapevolezza di aver lavorato e sudato insieme, in letizia e disinteressatamente, con una pace interiore che solo Dio riesce a dare.

La ricorrenza è stata valorizzata dalla presenza di Mons.

Giudice che ha presieduto la S. Messa il 16 luglio, regalando ai numerosissimi fedeli presenti una riflessione sul canto del Magnificat. Grazie, grazie a tutti per quanto avete fatto, facciamolo ancora, contiamo i giorni fino all’anno venturo affinché possiamo trovare, con l’aiuto della Vergine del Carmelo, quella ispirazione che ci consentirà di glorificarla come Ella merita.

Mario Giordano Insieme - Settembre 2012

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IN BACHECA di Mariarosaria Petti

Auguri di buon compleanno a:

Buon anniversario di ordinazione sacerdotale a:

Mons. Mario Vassalluzzo, ha festeggiato il 12 agosto 82 anni; don Antonio Mancuso e don Vincenzo Buono, il 18 agosto hanno compiuto 48 e 31 anni; don Edoardo Tafuto ha festeggiato, il 20 agosto, 59 anni; don Andrea Amato, per le 30 candeline del 24 agosto; don Diodato Ruggiero per l’onomastico e il compleanno del 26 agosto; don Aniello Mario Carillo e don Vincenzo Vergati hanno compiuto, il 27 agosto, rispettivamente 74 e 57 anni; don Gerardo Del Pezzo, ha festeggiato, il 6 settembre, 82 anni; don Giovanni Padovano ha spento 79 candeline il 12 settembre; don Giancarlo Faletti ha compiuto 72 anni il 14 settembre; don Vincenzo Di Nardi festeggerà 41 anni il 18 settembre; don Gerardo Guastaferro compirà 46 anni il 24 settembre; don Gerardo Coppola, il 26 settembre raggiungerà i 34 anni. Il Signore riempia di grazia tutti i loro giorni. Auguri!

don Gerardo Coppola, don Raffaele Corrado e don Carmine Vitolo, il 14 settembre hanno festeggiato 6 anni di sacerdozio; don Salvatore Fiocco per gli 11 anni di sacerdozio del 15 settembre; padre Michele Floriano celebra, il 19 settembre, 20 anni di sacerdozio; don Rosario Ingenito festeggia 16 anni di sacerdozio, il 28 settembre; don Edoardo Tafuto celebra 19 anni di ordinazione diaconale, il 18 settembre. Il Signore ristori i vostri ministeri, affinché non cessino di aprirsi al dono e di servire la vita.

Una augurio speciale a:

Don Gerardo Coppola

Il 10 settembre mons. Giuseppe Giudice, vescovo della nostra Diocesi, ha festeggiato 56 anni.

La redazione di Insieme e la comunità tutta della Diocesi desidera esprimere i più sentiti e sinceri auguri per la vita e per la missione episcopale del vescovo Giuseppe. Con affetto e filiale obbedienza ricordiamo nella preghiera il suo servizio generoso e instancabile di Pastore del nostro Agro.

Auguri di buon onomastico a:

Il nostro cordoglio:

Auguri speciali a:

La redazione di Insieme si unisce al dolore della famiglia spirituale e di sangue del caro fra Terenzio; assicuriamo la nostra preghiera perché egli possa godere presto della presenza del Padre.

“E preso un bambino lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me” Marco 9,37 Anna Chiara Desiderio e Gennaro Ferraioli per la nascita del loro primogenito Giovanni!

Padre Terenzio Soldovieri (22 settembre 1934 - 27 agosto 2012) Ha reso l’anima a Dio dopo una lunga e feconda esistenza, vissuta sulle orme di san Francesco, a servizio dei poveri e degli immigrati, attento al dialogo ecumenico e alle implicazioni sociali della fede.

“Una vita senza compromessi e senza mezze misure”, così lo ha ricordato il Ministro provinciale dei Frati minori, padre Emanuele Bochicchio, all’inizio della Messa esequiale.

Un uomo al quale la Chiesa diocesana e la Fraternità Francescana devono essere grate, “perché ci ha insegnato a servire i poveri senza servirsi dei poveri”, ha sottolineato il Vescovo Giuseppe.

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Insieme - Settembre 2012

Don Carmine Vitolo

Don Salvatore Fiocco

don Alessandro Cirillo, il 26 agosto; p. Maurizio Buonocore, il 22 settembre; p. Damiano Antonino, il 26 settembre; p. Michele Floriano, don Michele Fusco, p. Raffaele Bufano, don Raffaele Corrado, don Raffaele Ferrentino, p. Raffaele Zoppi, il 29 settembre.

La vita dei santi di cui portate i nomi sia per voi fortezza a cui rivolgervi. Auguri!

La Redazione partecipa alla gioia di Sofia Russo, collaboratrice di Insieme, e Luigi Zorzoli che lo scorso 6 agosto hanno unito le loro vite nel sacro vincolo del matrimonio.

Il Signore custodisca la vostra nuova famiglia e non faccia mai mancare il vino buono, come alle nozze di Canaa.

Auguri!

IN DIOCESI a cura dell’ufficio per la Pastorale Giovanile

Continua il cammino della P. G. Dopo venti anni di fecondo servizio, don Ciro Galisi passa il testimone a don Antonio Cuomo

D

opo 20 anni di dedizione, cura e sollecitudine pastorale, trascorsi ad incontrare uno ad uno i volti dei giovani, entrando nelle storie personali di ciascuno, facendosi amico, guida e sostegno, don Ciro Galisi lascia il timone della Pastorale Giovanile diocesana per assumere la guida della Consulta delle Aggregazioni Laicali.

Tanti ricordi affollano la nostra mente nel ripercorrere le numerose iniziative: gli incontri, le GMG, le feste diocesane, le celebrazioni comunitarie, la missione, il Sinodo, le lectio con i giovani. Ogni traguardo raggiunto rappresentava l’occasione da cui ripartire per arrivare a quanti più giovani possibile e per vivere insieme momenti di intimità con Gesù e di amicizia tra di noi.

“Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2, 5): sono le Parole che esprimono l’essenza più vera di questi anni di servizio, di collaborazione feconda nella sequela di Cristo con don Ciro, i sacerdoti e le consacrate che si sono lasciati coinvolgere da questa meravigliosa avventura della Pastorale Giovanile. Anni caratterizzati dall’amore per l’Eucarestia, dalla centralità della Parola, dalla ricerca della contemplazione, per essere annunciatori della bellezza del Vangelo e della gioia che nasce dall’aver incontrato Gesù.

Il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile si trova ad affrontare una svolta importante, insieme ai 12 del Consiglio Episcopale dei Giovani e ai 72 designati e inviati dalle parrocchie su mandato del Vescovo. A loro è affidato il compito di prendere a cuore questo ambito, importante e vasto, non con l’obiettivo

di “fare una Chiesa di giovani ma per essere il cuore giovane della nostra Chiesa”, affinché continui il lavoro svolto in questi anni: rendere i giovani protagonisti della pastorale per rinnovare il volto della comunità dell’Agro.

Mentre rivolgiamo il nostro più caro saluto a don Ciro, chiamato adesso a riunire giovani e adulti nell’unico abbraccio del laicato cattolico, diamo un caloroso benvenuto a Don Ciro Galisi don Antonio Cuomo (per gli amici padre Anto’) che insieme a don Luigi La Mura e a padre Aldo D’Andria prende l’impegno di camminare accanto ai giovani della Chiesa di Nocera Inferiore – Sarno. A questi tre sacerdoti, volti noti e amici dei giovani della diocesi, auguriamo un lungo e fecondo cammino nella Pastorale Giovanile.

Carmine Giordano Don Antonio Cuomo

Don Luigi La Mura

Padre Aldo D’Andria

Nuovo responsabile e collaboratori Don Antonio Cuomo è nato l’11 aprile del 1969. Ha ricevuto la formazione presso i padri dehoniani dell’Oasi Padre Dehon del Santuario Gesù Bambino in Sant’Antonio Abate, dove ha trascorso molto tempo nella cura pastorale dei ragazzi e dei giovani. Dal 2007 si trova nella parrocchia S. Giovanni B. in Cicalesi, nel 2008 ne è diventato Amministratore Parrocchiale. Dal 2011 è sacerdote della nostra Diocesi, con la quale aveva già collaborato in occasione del Sinodo dei Giovani.

Don Luigi La Mura è nato il 9 aprile del 1943. È sacerdote

della Diocesi dal 1969 e dal 1986 è parroco in S. Maria di Costantinopoli in Angri. Laureato in Filosofia, ha insegnato per molti anni presso il Liceo Scientifico di Angri. Attualmente è anche assistente spirituale della Coldiretti.

Padre Aldo D’Andria è nato l’8 aprile del 1952. È un religioso appartenente alla Congregazione Sacre Stimmate N.S.G.C. (stimmatini). È stato ordinato sacerdote nell’Arcidiocesi di Salerno nel 1979. Per sei anni (2000/2006) è stato superiore provinciale degli stimmatini e dal 2006 svolge il suo ministero a Poggiomarino.

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a cura della Caritas Diocesana

Attrezzare la Carità Don Alessandro Cirillo pensa ad una rete di centri d’ascolto territoriali per recepire le istanze dei bisognosi.

Il direttore della Caritas annuncia che a breve partirà un corso di formazione per i volontari che opereranno in queste strutture

P

assata l’estate, ci si può incamminare verso un altro anno di impegno sociale al servizio del prossimo. È questo l’obiettivo della Caritas diocesana diretta da don Alessandro Cirillo.

Nominato nel dicembre 2011, nei prossimi mesi il sacerdote concluderà la sua fase di rodaggio alla guida del braccio caritatevole della Chiesa nocerino-sarnese.

In questo periodo don Cirillo ha potuto meglio conoscere la complessa realtà dell’Agro ed ha consolidato i rapporti con i suoi collaboratori, cominciando ad abbozzare alcune idee che, spera, possano portare frutti concreti per la Valle del Sarno.

L’obiettivo principale del presbitero è riuscire ad «attrezzare la carità», questa la frase che ricorre spesso nella mente e nel cuore. Tutto ciò sarà possibile partendo da quattro capisaldi: «L’ascolto, l’accoglienza, la presa in carico e l’accompagnamento – spiega don Cirillo – risultano essere tappe fondamentali dell’attività del Centro d’Ascolto Caritas». Sarà questo il servizio di punta che la Caritas dovrà offrire, con persone preparate: «Si rende sempre più urgente – continua il sacerdote – considerando il delicato momento che l’Italia sta vivendo, aprire sportelli nelle nostre comunità parrocchiali che diano ascolto a chi non sempre riesce a trovare risposte alle proprie difficoltà. E bisogna farlo con operatori capaci e preparati, perché sono chiamati ad operare scelte non secondarie ogni qualvolta si ritrovano dinanzi situazioni di disagio e di bisogno».

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Il ruolo dell’ascolto Fondamentale per don Alessandro è l’ascolto: «Una comunità che sa ascoltare, accogliere ed accompagnare il fratello è una comunità che sa vivere ed attuare il comandamento del Maestro: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”».

Il direttore Caritas non si ferma qui: «Occorre ripensare una nuova strategia per attuare forme di carità che rispondano alle sfide dei tempi. I consigli pastorali parrocchiali, insieme alle Caritas parrocchiali, e supportate dalla Caritas diocesana, si spingano ad offrire nelle loro comunità spazi e opportunità per l’ascolto, per l’accoglienza e accompagnamento di persone e famiglie che vivono situazioni di povertà umana e materiale».

Nodo cruciale affinché le comunità offrano servizi con competenze sempre più ampie è la formazione degli operatori.

Su questo fronte don Cirillo si è già attivato: «Con l’avvio del nuovo anno pastorale – annuncia – offriremo un cammino di formazione alla carità per tutti gli operatori delle Caritas parrocchiali e per quanti per la prima volta intendono avvicinarsi al mondo del volontariato ed offrire il loro tempo con amore evangelico e con competenza di servizi».

Un nuovo servizio, dunque, perché i fratelli in difficoltà possano essere accolti da volontari esperti e preparati, pronti ad ascoltarli per qualunque necessità.

Salvatore D’Angelo

CULTURA Arte... rischi

La scoperta

di don Natalino Gentile

Scoperto nel mese di giugno un inedito di Angelo Solimena nella Cattedrale di San Prisco. Un’incredibile sorpresa

S

i dice che l’occasione fa l’uomo ladro, ma è anche vero che l’occasione può riservare delle incredibili sorprese. Come ci è capitato nel mese di giugno. In qualità di responsabile dell’Ufficio beni culturali, avevo avuto una richiesta che sembrava una delle solite. Il prestito di un oggetto, di un quadro per una mostra (come abbiamo fatto per esempio con il Calice gotico, arrivato fino al Louvre a Parigi). Ci riferiamo al Santuario di Montevergine ed alla Icona della Madonna, la cui devozione è diffusa da secoli nel Meridione: le sue immagini sono anche nel nostro territorio diocesano. In occasione dell’Anno mariano indetto dalla Comunità benedettina (per il rientro dell’immagine restaurata, dopo due anni di lavoro) è stata allestita una Mostra, per un anno, che riguarda appunto la devozione e la fede a Mamma Schiavona.

Tra le varie immagini della Vergine è stata richiesta anche un’antica tela della Madonna di Montevergine, custodita nella nostra cattedrale di Nocera (primo altare laterale a destra). La richiesta è stata subito accettata e il prestito garantito. Sono quindi venuti i tecnici a prelevare la tela. Staccata dalla parete si è potuto esaminarla con calma e attenzione, molto da vicino. Le indicazioni iconografiche (la corona, i ricchi collari della madre e del Bambino) indicavano che il dipinto era anteriore al 1700.

Guardiamo con più attenzione; la sorpresa è grande quando sul bracciolo del trono, in alto a destra, leggiamo addirittura la data: 1690. Ma la sorpresa più intrigante ed affascinante l’abbiamo quando, al lato opposto, sempre sul bracciolo del trono, leggiamo trepidanti una sigla: AS! Se non avessimo avuto un po’ di preparazione si poteva pensare ad una sigla qualunque, ma quella sigla, quelle due lettere non poste l’una di fianco all’altra, ma l’una sovrapposta all’altra, cioè la S che si pone di traverso sulla A, è un marchio inconfondibile: solo Angelo Solimena firmava così le sue tele!

Siamo davanti (è lecito tirare subito la conclusione?) ad un inedito del nostro Solimena, dicia-

Madonna di Montevergine, Cattedrale di Nocera Inferiore

mo nostro perché nell’Agro, Angelo, il padre di Francesco, ha lasciato tracce indelebili.

Verifico immediatamente la sigla con altre opere del Solimena (alcune delle quali esposte anche nel nostro Museo diocesano).

Non ci sono dubbi. È proprio la firma di Angelo Solimena! E conoscendo le date della sua vita (16291716) ci troviamo ancora col tempo. Perché Angelo abbia fatto una tela così devozionale? Possiamo spiegarcelo sia per una committenza avuta (tuttora non abbiamo trovato documenti a riguardo), sia per il suo amore antico ad una Madonna che certamente conosceva, essendo lui di Canale di Serino, provincia di Avellino, o forse perché la tela potrebbe provenire da S. Giovanni in Palco, come quelle che vediamo nel Museo Diocesano, essendo l’Abbazia retta dai monaci di Montevergine. Indubbiamente è stata una bella scoperta, potremmo dire uno dei tanti miracoli di Mamma Schiavona. E ne siamo grati, ad Angelo per averla dipinta e alla Vergine per avercela fatta ritrovare!

A sinistra, firma AS di Angelo Solimena.

In alto firma estesa e data,1690.

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SPAZIO CONSULENZA di Carolina Rossi

“L’estate sta finendo e un anno se ne va…”

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iamo a settembre, le vacanze volgono al termine ed è ora che ciascuno ritorni agli impegni messi in standby. La sveglia ricomincia a suonare ritornando a dare l’avvio alle giornate a giovanissimi, giovani e meno giovani. I genitori fanno o hanno già fatto veloce e tempestivo ritorno al lavoro, i giovani e i bambini godono ancora di qualche giorno di leggerezza, ma si preparano ad affrontare il nuovo anno scolastico. Alcuni in questa fase vivono una vera e propria angoscia da rientro. Come comportarsi affinché ciascuno riprenda i propri impegni senza avvertire troppo la fatica, con un ritmo vincente? È fondamentale partire con l’atteggiamento giusto! Occorre munirsi sicuramente di buona volontà e attivarsi con fiducia nei confronti delle proprie capacità e potenzialità.

ALCUNE REGOLE Proviamo qui a riflettere su alcune regole che possono rivelarsi preziose.

Ritornare per riorganizzare e ottimizzare. Riprendere la scuola o il lavoro dopo un tempo di pausa può costituire l’occasione per rimettere a punto il proprio metodo di studio o il proprio modo di approcciare il lavoro. Soprattutto per i più giovani, occorre che definiscano il tempo da passare sui libri e quello da dedicare alla dimensione del tempo libero. Per gli adulti invece può rivelarsi fondamentale riprogettarsi con l’obiettivo di riuscire ad impostare programmi di lavoro cauti e strutturati così da non incorrere nei ritmi precedenti, troppo improntati nel rincorrere le emergenze.

Eliminare le distrazioni. Cellulare e facebook rischia-

Un vecchio ritornello ci ricorda la fine dell’estate. Ecco alcuni pratici consigli per superare l’angoscia da rientro no di essere delle vere e proprie tentazioni che creano intoppi e contribuiscono a smontare celermente i ritmi buoni e i seri propositi.

Custodire il profumo delle vacanze. Occorre fin da subito coltivare tempi e spazi di dedizione a sé, lasciando del tempo libero per ripetere esperienze piacevoli sperimentate in vacanza: incontrare amici, praticare attività sportive o ricreative.

Imparare ad anticipare. Quando accade che, grazie all’entusiasmo dalla nuova impostazione delle attività, addirittura ci si ritrova ad ultimare con anticipo i propri lavori, allora si può provare ad anticipare qualcosa con l’obiettivo di liberare del tempo da poter dedicare ad attività costruttive, desiderate ma non ancora pianificate.

Allenare il corpo ai nuovi ritmi. Dopo le vacanze è bene cercare di andare a riposare e svegliarsi sempre alla stessa ora. Il corpo si abituerà così ai nuovi ritmi sonno/veglia imposti dal dover rientrare. Anche una buona alimentazione incide su una buona ripresa.

In tempi di pausa l’ingordigia e lo scarso movimento possono avere appesantito. Nessuna dieta drastica e stressante, ma solo piccoli accorgimenti per rimettersi in forma e ritrovare oltre che il buon equilibrio dentrofuori anche l’adeguata concentrazione.

In fondo “non di sole vacanze vivrà l’uomo” e di questo ci dobbiamo convincere. Pochi ma efficaci accorgimenti possono preservarci dal vivere 50 settimane del nostro anno in funzione delle due dedicate alle vacanze.

Buona ripresa a tutti!

IL LEGALE RISPONDE

Il mantenimento del figlio maggiorenne: diritti e doveri Genitori separati, assegno di mantenimento al coniuge affidatario del figlio minorenne: cosa cambia con il raggiungimento della maggiore età?

Caro avvocato, sono figlio unico di genitori separati e da pochi giorni sono diventato maggiorenne. La mia domanda è questa: mia madre percepisce una somma di denaro a titolo di mantenimento per me, la stessa deve essere ancora percepita da mia madre o posso ottenerla direttamente io? Inoltre, vorrei sapere se e quando cessa tale obbligo al mantenimento?

Massimiliano Caro Massimiliano, l’obbligo dei genitori a mantenere la prole, incombente su entrambi in proporzione alle rispettive sostanze e possibilità, non cessa con il raggiungimento della maggiore età da parte del figlio, ma perdura immutato sino a quando il figlio stesso non abbia raggiunto un’indipendenza economica oppure abbia concorso colpevolmente alla determinazione della propria non autosufficienza economica. Il giudice, valutate le circostanze, può disporre in favore dei figli maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico. Tale assegno è versato direttamente all’avente diritto, salvo diversa determinazione del giudice (ex art. 155 quinquies codice civile). É chiaro che la titolarità appartiene al figlio divenuto maggiorenne, ma tale previsione normativa consente al giudice la possibilità di stabilire il pagamento o nelle mani del genitore convivente o addirittura di dividere l’importo tra genitore e figlio. Inoltre, il genitore separato, cui è stato affidato il figlio durante la minore età, continua a percepire l’assegno di mantenimento, anche nel caso in cui il figlio stesso sia diventato maggiorenne, salvo diversa disposizione del giudice. Tale obbligo di mantenimento perdura in capo ai genitori sino a quando il figlio non sia divenuto autosufficiente, o meglio sino a quando il genitore interessato non promuova la procedura di modifica

(ex art. 710 codice di procedura civile), dando prova che il figlio ha raggiunto l’indipendenza economica.

Tale procedura di modifica può essere proposta al giudice anche quando il figlio sia stato posto nelle condizioni per poter essere economicamente autosufficiente, senza però averne tratto utile profitto per sua colpa o per sua scelta.

Il raggiungimento della maggiore età e il conseguimento da parte del figlio di uno status di autosufficienza economica non determinano per il genitore onerato il diritto di procedere unilateralmente alla riduzione o eliminazione del contributo per il suo mantenimento, essendo necessario, per conseguire la decurtazione o la soppressione dell’assegno, che lo stesso proceda con la modifica della sentenza di separazione o divorzio attraverso un procedimento di revisione.

IL CONSIGLIO Nel tuo caso, essendo da poco diventato maggiorenne, è consigliabile che l’assegno di mantenimento continui a essere corrisposto a tua madre, tranne che concorrano particolari motivi ostativi. Il mio personale augurio, che ti formulo affettuosamente, è che tu possa diventare presto autosufficiente, perché significherà che avrai un lavoro che ti consente di vivere autonomamente.

Avv. Giovanni Severino

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore.

Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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LE PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli Siamo giunti all’ottavo appuntamento con la nostra nuova rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo.

La parola che vi proponiamo questo mese è: silenzio

Silenzio cercasi Al via libera le zone “cell free” ad Udine per evitare il rumore molesto dei cellulari: un provvedimento per riflettere

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l Comune di Udine ha varato l’iniziativa “cell free” per preservare la salute acustica dei residenti e dei visitatori. I gestori dei locali pubblici aderenti all’iniziativa s’impegnano a decellularizzare bar e ristoranti creando una vera e propria oasi di silenzio. In questi silenziosi locali si potrà gustare un caffè, mangiare una pizza, scambiare due parole senza l’assillo martellante delle suonerie squillanti e soprattutto senza doversi sorbire le altrui conversazioni al telefono.

Siamo un popolo strano! Siamo gelosi della nostra privacy: nessuno si azzarda a dichiarare il suo stipendio, né qualcuno sarebbe disponibile a parlare apertamente di una malattia o di una tresca extraconiugale. Eppure quando ci attacchiamo al cellulare queste remore crollano miseramente con notevole disturbo altrui.

L’apparecchio telefonico mette a nudo vizi privati e pubbliche virtù italiche.

Senza neanche mettermi deliberatamente in ascolto, mi sono imbattuto solo nell’ultimo fine settimana in due tradimenti, un affare losco, una incom-

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prensibile litigata sull’asse BolognaSenegal, tre analisi minuziose di cartelle cliniche. Il tutto avvenuto in locali e/o mezzi di trasporto pubblici al cospetto di decine di avventori sommersi dai decibel di conversazioni più simili ad un comizio che ad una comunicazione telefonica.

Il silenzio non c’è bisogno di acquistarlo al supermercato. Non teme le insidie dello spread

Il rumore ha ormai invaso ogni angolo della nostra vita quotidiana. Dal risveglio alla nanna siamo subissati di rumori d’ogni genere quasi come se nulla potesse esistere o verificarsi senza un’emissione molesta di decibel insopportabili. I vicini di casa che urlano, l’aspirapolvere che insieme agli acari aspira anche il cervello, i clacson impazziti davanti alla scuola dei ragazzi, il perenne sottofondo televisivo con la pubblicità amplificata. E se cerchi un attimo di

pace al parco o sulla spiaggia arriva in pochi secondi qualche patito dell’hard rock, sparato a tutto volume. E, a proposito di spiaggia, confesso di aver provato impulsi omicidi nei riguardi dell’animatore balneare che turbava la mia pennichella con la ginnastica del risveglio, accompagnata da ululati sguaiati.

Eppure non esiste nulla di più semplice, naturale, democratico del silenzio. Il silenzio non c’è bisogno di acquistarlo al supermercato. Non teme le insidie dello spread. Ma è anche la cosa più fragile del mondo. Basta il cadere di una piuma sull’acqua per romperlo, figuratevi quando a romperlo è il martello pneumatico sull’asfalto. Alcuni rumori sono necessari. La stragrande maggioranza sono conseguenza di scostumatezza ed intrusione nell’altrui libertà. È ora di finirla con questa dilagante maleducazione! Ben vengano le aree “cell free”, siano benedette le carrozze silenziose, viva le aree insonorizzate in campeggi e stabilimenti balneari. I produttori di rumori inutili e dannosi sono come i fumatori in luogo pubblico. Ditegli di smettere poiché avvelenano anche voi!