Insieme - Gennaio 2016

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GENNAIO 2016 N. 1 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

FRANE E ALLAGAMENTI

Cronaca di disastri annunciati

GIUBILEO DELLA MISERICORDIA L'apertura della Porta Santa in Diocesi



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dicembre 2015 insieme / villaitalianocera

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GENNAIO 2016 N. 1 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

FRANE E ALLAGAMENTI

Cronaca di disastri annunciati

20. Autismo: i tutor ABA GIUBILEO DELLA MISERICORDIA L'apertura della Porta Santa in Diocesi

In copertina uno degli allagamenti che ha colpito l’Agro negli ultimi anni. Per la foto ringraziamo il collega reporter Luigi Pepe

gennaio2016

34. La nuova rubrica teologica

Sommario

EDITORIALE 5 In nome di Dio di Silvio Longobardi

SCUOLA&UNIVERSITà 20 A scuola di ABA di Martina Nacchio

CRESCIAMO INSIEME 6 Adolescenza: un mare in piena di Donatella Salvati

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione 8

36. Il Vangelo commentato da una famiglia

Un film già visto di Silvio Longobardi

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Rischio idraulico e franoso di Salvatore D’Angelo

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Senza casa da due mesi di Antonietta Abete

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“Ho perso il mio raccolto” di Mariarosaria Petti

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Un Natale da sfollati di Filomena Sale

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Prevenzione e coinvolgimento della popolazione di Martina Nacchio

“Cosa ti ha ispirato a scrivere questa lettera?” di Mariarosaria Petti

23 LA BACHECA a cura della redazione VITA NELL'AGRO 26 Un dialogo basato sul rispetto di Salvatore D’Angelo VITA ECCLESIALE 30 È questa la porta del Signore

48 NEWS PARROCCHIE Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti 51 IN PARROCCHIA Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete RUBRICHE 60 Le suore francescane di sant’Antonio di p. Paolo Saturno 61 Le parole della crisi di Peppe Iannicelli CARISSIMI 62 Lo stupore di uno sguardo di mons. Giuseppe Giudice

32 Le Opere di Misericordia di Mariarosaria Petti 34 Le parole della fede di Silvio Longobardi 36 Il Pane della Domenica a cura della famiglia Gambardella

46. Don Enrico, i suoi ultimi giorni terreni


EDITORIALE di Silvio Longobardi

In nome di Dio

“C

he Dio benedica i ricordi di coloro che sono stati uccisi oggi. Solo Lui può portare conforto alle loro famiglie”. Lo ha detto il Presidente Obama, in diretta televisiva, qualche settimana fa commentando l’ennesima strage avvenuta negli Usa. Ve l’immaginate Sergio Mattarella o Matteo Renzi che, in un discorso pubblico, invitano alla preghiera o affidano a Dio le vittime di una tragedia? Entrambi fanno professione di fede ma la netta separazione tra la sfera politica e quella religiosa, impedisce loro qualunque riferimento a Dio. Negli Stati Uniti la laicità della politica, diversamente da quella predicata e praticata in Italia e in Europa, non chiude pregiudizialmente le porte all’esperienza religiosa né chiede ai credenti impegnati nella vita pubblica di mettere tra parentesi la fede, come se fosse un ostacolo al servizio che essi devono svolgere. In nome di una legittima autonomia, lo Stato moderno rinuncia all’esperienza religiosa come principio e fondamento del proprio agire. È una scelta condivisibile se viene praticata correttamente, se cioè si limita a distinguere la sfera religiosa da quella civile. In fondo, questa opzione trova le sue radici proprio nel Vangelo. Ma la concezione statuale che oggi prevale va ben oltre questa doverosa distinzione, acquista la forma di una rigida separazione e, non di rado, genera una politica che vede il cristianesimo non come un fondamentale alleato del bene comune ma come un nemico da tenere lontano. Lo Stato non può sposare una religione ma non può neppure

pretendere di ridurre la religione ad un affare privato, come se la fede fosse una veste che un uomo può indossare e togliere, a seconda delle circostanze. Tutti possono dunque professare le proprie convinzioni ideali e battersi perché abbiano un riconoscimento politico e giuridico. Ma questo non è concesso ai credenti. Esagerato? Nient’affatto. Una recente sentenza del Consiglio di Stato, che non concedeva la trascrizione dei matrimoni gay celebrati all’estero, è stata mal digerita da chi invece attendeva un’altra picconata a favore della lobby omo. Che fare in questo caso? È possibile contestare nel merito la sentenza ma è un terreno scivoloso. Più facile accusare i giudici di aver scritto una sentenza “di parte” perché, udite udite, sono cattolici dichiarati, uno di loro ha anche il coraggio di scriverlo sul suo profilo Twitter. Non importa i titoli che hanno acquisito o gli studi che hanno pubblicato. Il fatto di essere spudoratamente cattolici li espone alla gogna mediatica e permette di dire che la sentenza è stata inquinata dalle loro convinzioni religiose. Ipse dixit. L’autentica laicità è un bene da difendere perché concede a tutti diritto di cittadinanza, anzi è il fondamento del bene comune. Il laicismo, invece, limita la libertà di credere perché impone una struttura sociale in cui, per principio, non c’è posto per Dio. Non possiamo accettare questo riduzionismo perché la fede, per noi cattolici, non è una divisa da cerimonia ma una luce che illumina ogni ambito dell’umana esistenza. GENNAIO 2016 Insieme

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CRESCIAMO INSIEME Cambia look la nostra rubrica dedicata ai ragazzi che dà la parola agli adolescenti per scrutarne i sogni e le attese, le speranze e la fatica di diventare grandi. Se vuoi raccontarci la tua esperienza, manda una mail a insieme@diocesinocerasarno.it

Daniela Caputo

Musica, libri e Azione Cattolica sono il nutrimento di Daniela, 14 anni, che affronta la turbolenza dell’adolescenza con il sorriso contagioso della felicità

Adolescenza: un mare in piena

L’

adolescenza è un mare in piena. È una corrente forte che trasporta, sballottandoli, i sentimenti. È la scala da percorrere per diventare adulto. È quel sentimento che ti fa sentire fragile e forte come un leone allo stesso tempo. È quell’età in cui chiudendo la porta della camera tutti i tasselli tornano al loro posto, e ogni lacrima o sorriso si muove su una colonna sonora. È così per Daniela Caputo, quattordici anni ed originaria di Angri. Occhi di ghiaccio che riflettono il colore del cielo e capelli castani che le incorniciano il volto. Un sorriso luminoso testimone della sua solarità e della profondità tipica dei ragazzi della sua età. Le cuffiette sono sempre a portata di mano. Quasi come una bacchetta magica diventano per Daniela la cura di tutte le schegge che feriscono la sua giovane anima. «Non posso descrivere cos’è la musica per me. Posso dire ciò che trasmette: serenità e tranquillità». Ascolta di tutto, ma predilige il pop, quelle tracce che la leggono dentro e la fanno sentire compresa. A questa età spesso si preferisce far parlare la musica, affidandole emozioni e stati d’animo. Ogni suo pensiero triste viene infatti scacciato via grazie al melodioso suono di una canzone, contribuendo a renderla la persona solare che dice di essere.

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Frequenta il liceo classico e la lettura è il suo hobby preferito. Predilige i gialli e le storie d’avventura, non è fatta per i romanzi rosa. Legge perché crede che solo facendolo si possa arricchire il proprio lessico ed espandere i propri orizzonti. Pensa che ogni adolescente debba poter vivere storie parallele attraverso le pagine di un buon libro. Frequenta la parrocchia della SS. Annunziata di Angri, nell’Azione Cattolica scorge il suo punto di riferimento. «Da circa tre anni ho iniziato questo percorso. All’inizio ero un po’ scettica, non sapevo cosa mi aspettava», afferma Daniela ritornando per un attimo al suo primo incontro in Acr. Ma ben presto le perplessità sono state spazzate via, lasciando il posto all’entusiasmo del cammino iniziato e alla gioia dei nuovi incontri. La quattordicenne di Angri vive questa scelta con responsabilità, consapevole di sentirsi così più vicina al Signore. Preghiera e formazione si fondono in Ac, insegnandole il rispetto e l’amore per il prossimo, aiutandola a scavare nel profondo di sé, riscoprendo la sua individualità. Musica, libri e Azione Cattolica sono il nutrimento della giovane Daniela che affronta la turbolenza dell’adolescenza con il sorriso contagioso della felicità. Donatella Salvati


L'ANGOLO PSICOLOGICO di Carolina Rossi

Le ferite I giapponesi riparano con l’oro o l’argento gli oggetti in ceramica che si sono rotti. Quelle preziose cicatrici donano un nuovo e prezioso aspetto agli oggetti

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tavolta voglio veicolare ai genitori un messaggio differente: se possiamo applicarlo a noi stessi e alla nostra vita, perché non trasmetterlo anche ai nostri figli come filosofia di vita? Per farlo scelgo come metafora l’antica tecnica giapponese del Kintsugi. I giapponesi riparano con l’oro o l’argento gli oggetti in ceramica che si sono rotti. Quelle preziose cicatrici danno un nuovo e prezioso aspetto agli oggetti. Ogni pezzo riparato è unico ed irripetibile, grazie alla casualità con cui la ceramica si frantuma e alle irregolari decorazioni che si formano con il metallo.

ILMIO

LIBRO

BASTA GUARDARE IL CIELO di Philbrick Rodman Editore Rizzoli, collana Oltre 2008

Nella nostra vita quotidiana, le fragilità e le rotture assumano un’accezione negativa: di dolore, vergogna, senso di colpa, fallimento, angoscia, perdita, lutto. Per i giapponesi invece ogni storia, anche la più travagliata, è all’origine di una storia di bellezza e ogni cicatrice è mostrata con orgoglio. Molti gli insegnamenti che possiamo trarre da questa filosofia. Dinanzi alle piccole e grandi sofferenze, di fronte alle sconfitte, non bisogna abbattersi o sentirsi sconfitti. Quell’esperienza dolorosa, valorizzata nel modo giusto, diventa esperienza di vita e segno di una crescita preziosa.

M

ax è un ragazzo grande e grosso e, dicono tutti, un po’ scemo. Kevin ha una rara malattia che ha impedito al suo corpo di svilupparsi. Sono tutti e due soli, ma ciascuno è anche la cura che serve all’altro, perché se Max ha gambe forti, così forti da bastare per due, Kevin possiede immaginazione e intelligenza anche per Max. E insieme non sono più né Max né Kevin: insieme sono Freak The Mighty, una creatura capace di qualsiasi cosa. Anche la più impossibile: non farli sentire più né stupidi né malati, ma solo splendidamente vivi.

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

Foto Salvatore Alfano

DISSESTO IDROGEOLOGICO: una storia che si ripete da troppi anni

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Insieme GENNAIO 2016


UN FILM GIà VISTO È

una storia che si ripete da troppi anni. L’incuria dell’uomo da una parte e l’indifferenza delle istituzioni pubbliche dall’altra hanno alimentato pericolosamente il livello della stupidità. E tutto questo non solo ha provocato notevoli danni alla natura (con tutte le ripercussioni di cui parliamo in questo dossier) ma ha generato anche una sensibile crescita della rassegnazione sociale. È un indice che non viene preso in considerazione nelle varie indagini sociologiche ma offre una fotografia realistica del Paese. La gente è stanca e crede sempre meno che sia possibile un sostanziale cambiamento delle cose. Non ha fiducia nella politica e nelle istituzioni. E come si può averne se per avere una sentenza sulle responsabilità oggettive di un’altra tracimazione, avvenuta nel 2006, dobbiamo attendere otto lunghi anni? È vero, almeno in questo caso il verdetto

prevede un risarcimento ma, dal punto di vista della collettività, è un ulteriore danno perché si tratta pur sempre di soldi pubblici. I funzionari inetti non pagano e non perdono né il posto né la carriera. Dinanzi a questo scenario inquietante non c’è da stupirsi se il cittadino medio tende a chiudersi nel proprio particulare e difende a denti stretti il suo interesse. È percepita come una forma di legittima difesa. Un film già visto, a meno che non sia un grande capolavoro, diventa noioso. Vale la pena parlare ancora di fatti come questi? Sì, perché dietro i fatti della cronaca ci sono persone e famiglie, sogni e speranze, illusioni e paure. Abbiamo cercato di raccontare alcune storie. Una cronaca minore, per qualcuno, ma per chi crede in un Dio che si è fatto Bambino, ogni vicenda ha una sua importanza perché ogni uomo è storia sacra. Silvio Longobardi GENNAIO 2016 Insieme

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Frane e allagamenti hanno radici antiche. L’Agro è una terra sottoposta a processi di modellamento del suolo e delle superfici che ha subito azioni scellerate dell’uomo e paga lo scotto di interventi di manutenzione parziali. Opere non completate e l’assenza di un piano di protezione civile, che non si limiti alla chiusura delle scuole, completano un quadro già a tinte fosche

N

on è un problema di oggi, né di ieri. Il dissesto idrogeologico nell’Agro, e molto più in generale in Campania e in Italia, fonda le radici nel passato remoto e si caratterizza per due aspetti: imponente è stato l’impatto dell’uomo senza dimenticare che in alcuni casi si tratta di un fenomeno naturale. Due i rischi che si corrono: idraulico e franoso. Aspetti ben noti a quanti risiedono nella Valle del Sarno. «Il problema del dissesto è molto diffuso perché il nostro territorio è geologicamente giovane e dinamico – ha spiegato Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania –, insomma, una terra particolarmente suscettibile a rimodellamenti del suolo e soprattutto dei versanti. Abbiamo quindi una predisposizione naturale al dissesto, a cui sommiamo un’azione dissoluta dell’uomo, fatta di interventi illegittimi e legittimati, che ha oltremodo aumentato il rischio per le persone e i loro beni». Gli esempi sono molteplici. Gli ultimi, drammatici, per quanto riguarda le frane, si sono registrati a Sarno nel 1998 e a Nocera Inferiore nel 2005. Fortunatamente senza vittima i numerosi allagamenti che ogni anno si ripetono lungo tutto il bacino idrografico del fiume Sarno. Ma è storia di vecchi abusi e odierni maltrattamenti della madre terra. In un passaggio del Giornale enciclopedico napoletano, nel 1785 Giovanni Battista Scalfati, riferendosi al Monte Albino di Nocera Inferiore, scriveva: «Questo monte potrebbe essere di gran rendita, ma non se ne cava profitto, perché i cittadini poveri che vi vanno a legnare, oltre a tagliarne ogni anno i piccoli rampolli, ne abusano per isbarbicarne le ceppaie, in maniera che detto monte è reso in parte inutile, anzi col pericolo che la terra smossa dalle acque piovane, calando giù per lo piano, possa sotterrare e devastare la Città». Sensibilità ambientale pari a zero. Stessa cosa avvenne sul fronte alluvionale del Sarno. Anche lì c’è stata una secolare manomissione. In un’altra pubblicazione si racconta che fino al 1500 il Sarno non procurava danni alla

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Foto Salvatore Alfano

L'APPROFONDIMENTO

Rischio idraulico e franoso A colloquio con Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, per tracciare un bilancio delle cause del dissesto idrogeologico che affigge l’A gro e delle misure da mettere in campo


Nella foto la montagana di Sarno con gli evidenti segni della frana che colpì la città nel 1998. Da notare i canali per la mitigazione del rischio privi di manutenzione

comunità, scorreva placido nel suo letto. «Tutto è cambiato a partire dal 1600», ha ricordato Chiavazzo. Alla base di questo mutamento c’è la creazione di quella che ancora oggi si chiama “Traversa” di Scafati. Il conte di Celano, per alimentare i suoi mulini, realizzò delle barriere lungo il fiume determinando un innalzamento dell’acqua a monte. Tutto il territorio prima di Scafati cominciò ad allagarsi puntualmente, trasformando quell’area in terra paludosa dove si verificarono numerosi casi di malaria. Si generò un contenzioso lungo un secolo. Alla fine si decise di riordinare artificialmente e non di rimuovere la causa di quegli allagamenti. Furono creati i canali collaterali, oggi ulteriore causa di allagamenti e inquinamento. «Furono fatti interventi particolarmente onerosi per i costi e le energie da infondere, che hanno condotto ad un assetto artificiale richiedente una continua realizzazione di dragaggi – ha aggiunto l’esponente di Legambiente – il fiume aveva perso la originaria capacità di trasporto solido per cui i materiali si accumulavano sul fondo facendone diminuire la profondità e la capacità di contenere le acque di piena ». In questo scenario si inserisce l’attuale attività di prevenzione che, hanno spiegato dall’associazione ambientalista, non dovrebbe passare solamente attraverso opere materiali, ma dovrebbe mirare anche da una maggiore consapevolezza del rischio e del territorio.

di scaricare la loro intemperanza. Bisogna restituire lo spazio all’alveo, ma non può essere fatto in tutti i tratti. In alcuni punti è stato costruito a ridosso degli argini. Sono nate così le vasche. Un punto sul quale si sono scatenate le ire di tanti. Per Legambiente «del Grande Progetto Sarno la parte più condivisibile è quella che punta a gestire la questione della “Traversa” di Scafati, la cui rimozione, facendo salve le opere di manovra di valore storico-culturale, potrà determinare un più funzionale assetto idraulico-ambientale». Sulle vasche, invece, la posizione è molto più delicata. Chiavazzo ha aggiunto: «Sappiamo che nel Sarno scorrono ancora acque inquinate ma, quand’anche non sarà completato il loro disinquinamento, è ragionevole preferire che queste finiscano nelle delimitate aree delle vasche piuttosto che vadano ad inondare più estese aree inquinandole e determinando danni per superfici molto maggiori». Insomma, è necessario proseguire con il disinquinamento, ma occorre anche trovare una soluzione. Sul fronte opposto il Comitato No Vasche si batte contro la realizzazione di questa parte del Grande Progetto Sarno e per il disinquinamento. Posizioni condivise dal geologo Franco Ortolani, che ha evidenziato: «Un Grande Progetto Sarno, che si spaccia per tale, dovrebbe prevedere anche interventi di manutenzione continua e costante». La soluzione per il tecnico andrebbe cercata in maniera diversa.

Le opere. A fronte di questa esigenza è stato avviato un doppio canale di attività: disinquinamento e risanamento idraulico. Il primo punto ha riguardato la realizzazione di impianti di depurazione e fognature. Opere completate solo in parte. Per il risanamento idraulico, invece, negli ultimi anni si è cominciato a parlare del Grande Progetto Sarno. Un’opera mastodontica – occorrono 200 milioni di euro per realizzarla – finanziata dall’Unione Europea per gestire le criticità strutturali. L’iniziativa regionale mira a creare margini per consentire ai fiumi

Intanto, secondo Legambiente un altro grave problema è l’assenza di un piano di protezione civile nei comuni. La Campania è fanalino di coda. «Si assiste ad una insostenibile irresponsabilità della classe dirigente – ha chiosato il responsabile scientifico –. È necessario mettere a regime la macchina della prevenzione, che non significa la semplice chiusura di scuole da parte dei sindaci, ma piuttosto aver informato ed addestrato i cittadini ai comportamenti da tenere in caso di allerta». Salvatore D’Angelo GENNAIO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Senza casa da due mesi

Massimo Civale mentre libera la sua casa dal fango

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na famiglia ordinaria. Massimo Civale e Giuseppina Granato hanno 4 figli: Salvatore fa l’avvocato a Milano; Ornella è madre di due figli e vive a Roma; Anna, laureata in Chimica vive a Nocera ed ha un bimbo piccolo. Poi c’è Filomena, l’ultima, iscritta al quarto anno di Medicina a Napoli. Una famiglia come tante altre che vive a Nocera Inferiore, in via Pascoli, a poche centinaia di metri dal punto in cui, lo scorso ottobre, è crollato un argine dall’Alveo Comune Nocerino. Le acque impetuose hanno invaso l’abitazione di famiglia, il fango ha travolto mobili, oggetti, arredi, quadri inghiottendo ogni cosa. Anche l’auto parcheggiata in giardino non è stata risparmiata. Li abbiamo incontrati dopo due mesi dal triste episodio, quando i riflettori sono ormai spenti o puntati altrove – fortunatamente abbiamo avuto un mese di dicembre clemente – per farci raccontare come stanno, dove vivono e a che punto è la ristrutturazione. È da poco calato il buio quando ci incontriamo, Massimo mi aspetta davanti alla Caffetteria Fierro, anche l’esercizio commerciale ha riportato dei danni durante l’esondazione. A pochi passi c’è lo studio del figlio Salvatore, dove la famiglia si è momentaneamente appoggiata perché la loro casa è tuttora inagibile. I primi giorni successivi all’al-

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L’abitazione della famiglia Civale in via Pascoli a Nocera InferiOre è stata invasa da fango ed acqua durante l’esondazione dell’Alveo Comune nocerino, lo scorso 30 ottobre. Sono passati due mesi da quella triste giornata e i tecnici della Regione Campania ancora non hanno effettuato il sopralluogo per la stima del danno lagamento li hanno trascorsi a casa della suocera, qualche settimana a Montoro nell’albergo di un amico, poi hanno scelto di appoggiarsi nello studio del figlio. «A luglio del 2016 si sposa», raccontano. Per quella data la famiglia dovrà cercare un’altra soluzione. Come hanno già fatto per Filomena che ha preso una stanza a Napoli per studiare e torna solo il fine settimana. Qui non c’è spazio sufficiente. Ripercorriamo quelle ore difficili. Massimo e Giuseppina erano a Milano per l’Expo, Filomena per non dormire da sola era a casa della sorella Anna. Piove tanto in quei giorni e 80 metri dell’argine del fiume cedono proprio dal lato di via Pascoli. La casa della famiglia Civale si riempie di fango e acqua. Massimo e Giuseppina ricevono una prima telefonata dalla cognata: «La vostra abitazione si sta allagando». All’inizio non ci credono. Non comprendono a pieno lo stato di allarme che in quelle ore coinvolge alcune zone di Nocera Inferiore. Poi arriva un video su WhastApp: la loro casa è invasa da fango e acqua. Immediata la corsa in stazione, l’attesa del treno, sei ore di viaggio che sembrano interminabili. La sera del 30 ottobre 2015, dopo un viaggio angoscioso, giungono a casa: la scena che si presenta ai loro occhi è


raccapricciante. Tentano di trattenere le lacrime, quelle stesse che Massimo con grande dignità controlla mentre ripercorriamo quei momenti. Sul posto amici e parenti tentano di drenare l’acqua. Sulla scrivania dello studio del figlio, Massimo fa un po’ di spazio tra computer e documenti per mostrarmi le foto. Decine di immagini immortalano le ferite dell’abitazione. Tutto è andato perso, ma il dolore più grande non è il danno economico, seppure ingente. Il fango ha inghiottito tutti i ricordi della loro storia familiare. Non vi sono più le foto del matrimonio, quelle del Battesimo dei figli, della Prima Eucaristia. I quaderni del primo giorno di scuola, libri, diplomi, certificati di laurea. Testi antichi a cui Massimo era particolarmente legato e una foto che lo ritraeva da giovane con i capelli ricci e lunghi mentre suonava il sassofono ad un concerto. «Può sembrare una sciocchezza, lo so, ma la perdita di quella foto mi addolora». «Stiamo già sistemando» racconta, anche se i lavori di ristrutturazione, a loro spese, è bene sottolinearlo, non possono partire: la famiglia aspetta l’arrivo dei tecnici della Regione Campania per la stima del danno. Relazione che si aggiungerà a quella dei tecnici del Comune di Nocera Inferiore e dei Vigili del Fuoco. Nell’attesa – ­ a nostro avviso incresciosa – hanno solo ripulito la casa dal fango e realizzato un muro di cinta. «Alcuni contadini che lo avevano fatto non hanno avuto i nostri danni». Perché la paura è che con il ritorno delle piogge gli argini possano rompersi in un altro punto. Perplessità, infatti, sollevano anche le misure prese. «L’argine è stato semplicemente rinforzato, altri tecnici invece

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Insieme Diocesi Nocera Inferiore-Sarno

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Filomena Sale, Sofia Russo, Francesca Oliva, Erasmo Capriglione, Livia Rossi, Angela Vitale, Gifetto Iannone, Chiara Panella, Michele Lanzetta, Caterina Criscuoli, Barbara Senatore, Rossella De Rosa, Antonella Malafronte, p. Paolo Saturno, Peppe Iannicelli, mons. Giuseppe Giudice

Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

Direttore Editoriale Silvio Longobardi

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Vicedirettore Antonietta Abete

suggerivano di costruire una stradina laterale al fiume, come si fa per una pista ciclabile. Il terreno posto sotto l’argine eviterebbe il ripetersi di episodi simili che si sono già verificati gli anni precedenti quando il fiume è esondato in altri punti», racconta Massimo. I danni all’abitazione sono notevoli, c’è da rifare l’impianto elettrico, idraulico, i bagni, imbiancare tutto da capo. I Civale non si perdono d’animo. Sono intenzionati ad avviare i lavori di ristrutturazione appena la burocrazia avrà fatto il suo corso. Non aspetteranno il risarcimento parziale del danno da parte della Regione, perché non è possibile conoscere né la sua entità né il tempo in cui sarà erogato. L’assenza di un piano di protezione civile. «Non è mancata la solidarietà – anche il sindaco Manlio Torquato è stato tra i primi a recarsi sul posto e a dare una mano – ma un soccorso coordinato sì. Ed è questa la denuncia che va fatta ad alta voce. Interventi sparpagliati, senza che la destra sapesse quello che faceva la sinistra. C’erano i ragazzi di diverse associazioni, animati da tanta buona volontà, ma il lavoro della Protezione Civile dovrebbe avere un taglio e uno stile diverso». Questo il rammarico più grande della famiglia, questo il monito di Legambiente e di altri esperti in materia di rischio idrogeologico: manca un piano di protezione civile nei comuni. Che non può limitarsi alla chiusura delle scuole. È triste dirlo, ma la tragedia di Sarno non ci ha insegnato nulla. O, almeno, non abbastanza. Antonietta Abete

Concessionario Priscus Società Cooperativa

Questo numero è stato chiuso in redazione martedì 22 dicembre 2015

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L'APPROFONDIMENTO I danni al terreno agricolo di Pasquale Scarpa

“Ho perso il mio raccolto”

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irca mezzo ettaro di terreno coltivato completamente distrutto. È questo il bilancio di Pasquale Scarpa, piccolo coltivatore diretto insieme alla moglie nella zona di via Durano a Nocera Inferiore, dopo le massicce piogge di fine ottobre. Era il 29 ottobre quando Pasquale si recava nel suo appezzamento per dare da mangiare alle galline. Lo scenario che gli si presenta davanti non si può fronteggiare: «L’acqua arrivava velocemente da tutte le direzioni. Era impossibile bloccarla». Ottobre e l’annosa questione. In Campania nel mese di ottobre si sono registrati rilevanti quantitativi di pioggia. In occasione del vortice africano dell’11 ottobre scorso sono caduti 180 millimetri di acqua nelle aree pianeggianti dell’alto salernitano. Evento che ha costretto le amministrazioni comunali, a più riprese, a tenere chiuse le scuole e a dichiarare lo stato di allerta meteo. Non si tratta però di un fenomeno isolato. Puntualmente le prime piogge abbondanti sommer-

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gono le città dell’Agro e i soliti quartieri a rischio restano in ginocchio. L’amarezza di Pasquale. «Attualmente mi sono affidato ad un architetto che si è occupato dei rilievi e ad un avvocato che segue anche altre persone che hanno subito gli stessi danni. Faremo causa alla Regione, ma mi hanno già avvertito. Non so se e quando otterrò un risarcimento» confessa. La moglie di Pasquale si dedica con cura al loro terreno, soprattutto per le vendite stagionali: «Coltiviamo principalmente finocchi e cipolle – spiega Scarpa – poi avevamo una modesta serra con dei pomodori, impiegati soprattutto per uso familiare». Dopo l’allagamento di fine ottobre Pasquale con la moglie e i figli si è dovuto rimboccare le maniche: «Abbiamo pulito e sistemato tutto da soli. Ho dovuto pagare per il servizio di un trattore e non solo». Il pericolo inquinamento. A rompere gli argini è stato l’Alveo Comune Nocerino, un canale artificiale tribu-

Pasquale Scarpa è un piccolo coltivatore diretto e lavora la terra insieme a sua moglie. Dopo le abbondanti piogge di fine ottobre ha perso il suo raccolto e ha dovuto farsi carico delle spese per la bonifica. «Non so se avrò mai un risarcimento per i danni» confessa il nocerino


La casa in campagna di Pasquale Scarpa danneggiata dagli allagamenti

tario del fiume Sarno, che raccoglie le acque dei torrenti Cavaiola e Solofrana. A causa degli scarichi abusivi e dell’inadeguata rete fognaria, i due affluenti insieme al Sarno risultano tra i più inquinati d’Europa. «Queste acque avvelenate si sono riversate nel mio terreno determinando un serio pericolo per la salubrità della produzione» spiega il coltivatore. Pasquale si è fatto carico anche di costose analisi cliniche per accertarsi che il suo terreno non sia stato contaminato: «Non potrei continuare a coltivare senza essere certo che la mia terra è pulita». «Molti hanno perso la casa e altri hanno rischiato la vita. Noi abbiamo soltanto perso il raccolto». Però la furia dell’acqua ha trascinato con sé anche una piccola casa che i coniugi Scarpa avevano in campagna. È gennaio, il clima è rigido ma il sole riscalda. Abbiamo già dimenticato gli episodi di due mesi fa? Ne riparleremo alle prossime piogge. Mariarosaria Petti

Chi è responsabile? Regione Campania e Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno sono stati condannati al risarcimento dei danni subiti dai cittadini dopo gli allagamenti del 2006. Una sentenza che arriva otto anni dopo gli eventi

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arrivata nel 2014 la sentenza che ha condannato la Regione Campania e il Consorzio di Bonifica Integrale Comprensorio Sarno a risarcire i cittadini per 100mila euro per i danni subiti dalla rottura degli argini dell’Alveo Comune Nocerino. I fatti però risalivano al 6 ottobre 2006. Dunque, sono serviti 8 anni al Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche per fare chiarezza sulle responsabilità: un maxi rimborso da pagare in solido ad otto persone, tra residenti della zona e titolari di aziende, per i danni a seguito degli allagamenti. I due enti hanno risposto per non aver eseguito i lavori di messa in sicurezza dell’argine destro del canale artificiale. Il suo letto dopo pochi minuti di pioggia si riempì fino ad arrivare a livelli preoccupanti e causando di lì a poco tragiche conseguenze. Una stangata pesante per Regione e Consorzio, anche se non ha prodotto risultati in termini progettuali, perché poco o nulla è stato fatto per evitare la rottura degli argini alle prime piogge abbondanti. M.P.

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L'APPROFONDIMENTO

Un’immagine dell’allagamento che il 10 novembre 2010 colpì la zona Starza di Nocera Inferiore a causa della rottura di un argine del torrente Solofrana

Un Natale da sfollati Nel 2010, 30 alluvionati della zona StaRza di Nocera Inferiore passarono il Natale in un residence del comune perché le loro abitazioni erano allagate. La testimonianza di Filomena Sale

I fatti

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on era la prima volta. Era successo tante volte in passato, troppe. Ma quella notte fu diverso. L’acqua che invase case, cantine e terreni era tanta, troppa. Acqua mista a fango che nel giro di poche ore inghiottì pezzi di vita, ricordi e quotidianità di venti famiglie. L’allagamento del 10 novembre 2010 mise totalmente in ginocchio i residenti della zona Starza di Nocera Inferiore. La rottura di un tratto di argine del torrente Solofrana causò distruzione e suscitò delusione ed amarezza. La questione legata alla messa in sicurezza del fiume Sarno e dei suoi affluenti resta ancora aperta, ancora in attesa di una soluzione definitiva. Lavori tampone hanno placato il rischio, ma c’è bisogno di interventi definitivi. Gli allagamenti, intanto, continuano a verificarsi un po’ ovunque. La parola alluvione continua, ormai, a rimbombare nei nostri territori.

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entare di trasformare un’esperienza negativa in qualcosa da cui trarre insegnamento. Sì, forse ci siamo riusciti. Forse davvero ognuno di noi dopo quell’esperienza vede il Natale con occhi diversi. Quelli della solidarietà e non del consumismo, della vicinanza e non dei regali, del ritrovarsi per il solo piacere di scambiarsi affetto e non per le “abbuffate”. Era il 2010, da ormai più di un mese io, la mia famiglia ed altri trenta alluvionati eravamo ospiti del comune in un residence di Nocera Inferiore. Un soggiorno forzato: le nostre case erano state inondate da acqua e fango. Mancavano pochi giorni al Natale e fioccavano gli inviti di parenti ed amici: “Sarete dei nostri?”, “Allora per Natale vi aspettiamo?”. Tante porte aperte per ognuno di noi. Eppure una sera, seduti in pigiama dinanzi a quel camino che ci aiutava a sognare di essere in una vera casa, tra una fetta di panettone ed una cioccolata calda, arrivò la decisione: a Natale si resta qui, la famiglia Starza – è così che ci autodefinivamo – resterà unita anche il 24 ed il 25 dicembre. E così fu. Un alto albero di Natale scampato all’alluvione perché custodito in soffitta colorava l’ampia stanza, un presepe realizzato per noi da Luigi Cascella – anche lui alluvionato e nostro “coinquilino” – si lasciava guardare incantando, noi ragazze eravamo impegnate (un po’ anche per distrarci) ad addobbare porte e finestre aiutate dai bambini, euforici e gioiosi. Non sarebbe servito scappare, rifugiarsi in altre case sognando la propria. Aveva più senso restare lì, uniti. Noi che da vicini di casa quasi sconosciuti eravamo passati ad essere amici, avevamo scelto di vivere il Natale dandoci forza a vicenda. A tavola sorrisi, risate e brindisi. E poi tutto quello che la tradizione vuole: pesce, insalata di rinforzo, struffoli. Piatti di “casa nostra” per una volta non cucinati dalle nostre mamme. Per i bambini tanti doni e la lettura della classica letterina. Perché la magia di un Natale vero, ai più piccoli, non va mai tolta. Filomena Sale


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Foto Salvatore Alfano

L'APPROFONDIMENTO

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e immagini violentissime della frana che nel 1998 colpì Sarno sono impresse anche nella mente di chi non ha vissuto quel dramma. Vite stravolte da un fiume di detriti; insieme al fango, trascinati via i beni più preziosi: affetti, case, ricordi. Un dolore da cui sarebbe dovuto nascere un grido: mai più frane, mai più disastri naturali. Eppure ancora oggi, a diciassette anni da quella tragedia, sono molte le criticità idrogeologiche che l’Agro nocerinosarnese vive. Pericoli dal punto di vista franoso e idraulico. E ne abbiamo prova ogni qual volta precipitazioni più abbondanti investono il nostro territorio, provocando allagamenti e straripamenti del fiume Sarno e dei suoi affluenti e pericoli di frane sui versanti montuosi. I diversi tipi di intervento. Certo, l’Agro non è rimasto nel totale immobilismo: sul versante del dissesto idrogeologico è stato messo in piedi il “Grande Progetto Fiume Sarno”, iniziativa finanziata dall’Unione Europea che mira a creare margini per consentire ai fiumi di scaricare la loro intemperanza. Per le frane invece occorrono interventi ad hoc, sulla base di singoli studi che ogni comune dovrebbe realizzare. «Effettuare studi mirati per i singoli comuni significa delineare un quadro preciso dei rischi che corre il proprio territorio, per pianificare poi gli interventi di prevenzione e mitigazione, tenendo conto delle priorità», spiega l’ingegnere Nicoletta Fa-

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Prevenzione e coinvolgimento della popolazione Frane e dissesto idrogeologico: soggetti coinvolti e il ruolo dei cittadini. A colloquio con l’ingegnere Nicoletta Fasanino


sta. Una volta classificate le aree, è necessario stilare dei progetti che portino alla reale prevenzione e mitigazione dei danni nel caso di dissesti. «Molto spesso pensiamo che le situazioni di stallo relative agli interventi idrogeologici siano dovute alla sola mancanza di fondi regionali, nazionali o europei. Non sempre è così». Si pensi all’iter burocratico innescato dalla progettazione di interventi di riparazione e mitigazione in seguito alla frana alle pendici del Monte Albino che il 4 marzo 2005 sconvolse la città di Nocera Inferiore, provocando la morte di tre persone e danni ad alcuni fabbricati alle pendici del versante. «In seguito agli interventi di emergenza realizzati dal comune di Nocera Inferiore e dal Genio civile di Salerno – sottolinea l’ingegnere Fasanino – furono predisposti fondi regionali per la sistemazione idrogeologica del versante, ma l’amministrazione comunale bocciò l’ipotesi di progetto “modello Sarno”, auspicando una soluzione che provocasse un minor impatto ambientale». A dieci anni dalla catastrofe, in seguito a passaggi di cariche, stanziamento di nuovi fondi e affidamento degli interventi all’ARCADIS (l’Agenzia Regionale per la difesa del suolo) nessun lavoro è stato avviato. Causa cavilli burocratici che hanno invalidato i bandi di gara nel 2012, poi nuovamente pubblicati nel 2013.

sanino, esperta di dissesto idrogeologico. Interventi da effettuare su scala di versante, ovvero attraverso una concertazione intercomunale. Un lavoro frutto dell’opera di referenti comunali per il dissesto idrogeologico, esperti, protezione civile, che assicuri il raggiungimento del risultato più sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. Comuni virtuosi e altri poco diligenti. Purtroppo non tutti i comuni dell’Agro nocerino sarnese si impegnano per il raggiungimento di questo importante obiettivo. A titolo di esempio, ricordiamo che non tutti gli enti comunali interessati partecipano al nuovo Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Campania Centrale. Il piano serve ad individuare e perimetrazione le aree a rischio idrogeologico e a mettere in campo le relative misure di salvaguardia. «La maggior parte dei comuni dell’Agro nocerino sarnese ha riperimetrato il proprio territorio, permettendo di modificare le perimetrazione effettuate su scala provinciale dalle autorità di bacino, a seguito degli eventi di Sarno del ’98. Tra i comuni virtuosi Nocera Inferiore e San Marzano, non ha risposto all’appello Pagani a cui è stato assegnato un profilo base, provocando incoerenze nella pericolosità delle aree intercomunali». L’impatto ambientale. Una conoscenza del rischio non ba-

La sensibilizzazione della popolazione. E mentre la burocrazia fa il suo corso, la gente della Valle del Sarno continua a convivere con i disagi, le strade allagate, il fango che scende dalle montagne alle zone urbane e la paura che le precipitazioni domani mattina possano essere troppo abbondanti. Timori che non si accompagnano ad una cognizione oggettiva della problematica. Manca un tassello fondamentale della progettazione per la prevenzione dei rischi: la sensibilizzazione della popolazione. Essere consapevoli di quello a cui si va incontro se non si corre ai ripari in tempo, avere voce in capitolo nelle proposte di intervento e cura delle opere realizzate perché se ne capisce l’utilità, essere preparati all’eventualità di un’evacuazione in caso di pericolo, sono fattori essenziali in una situazione di allarme. «Un esempio virtuoso di trasparenza della progettualità è Safeland, un progetto finanziato dalla Commissione europea nel 2009 che ha visto coinvolta la città di Nocera Inferiore in un processo partecipativo per la strutturazione del progetto di mitigazione dei rischi idrogeologici del versante Monte Albino. Una volta informati i cittadini provenienti da background differenti, sono giunti ad una situazione di compromesso richiedendo interventi strutturali, di ingegneria naturalistica e delocalizzazione». Solo conoscendo la natura e preservandola, ci sarà di nuovo amica. Martina Nacchio GENNAIO 2016 Insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

Francesco, il figlio del presidente dell’associazione “Autismo fuori dal silenzio”

A scuola di ABA

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mmagini suo figlio come un computer con un cervello dalle elevatissime capacità, ma senza programmi per poterle gestire». Un bambino autistico ogni giorno vive in un mondo che non è adeguato alle sue esigenze, in cui non riesce a relazionarsi, che produce rumori fastidiosi e comunica con lui in una lingua sconosciuta. Disagio che si amplifica negli ambienti estranei alla propria casa, come a scuola, dove i bambini affetti da autismo sono affidati di frequente ad insegnanti che non hanno le competenze idonee per gestire la loro patologia. A meno che non ci sia qualcuno ad affiancarli, che si impegni a decifrare i codici di quel linguaggio particolare fatto di versi, scatti, sguardi intensi, poche parole, sorrisi. Cosa significa ABA. È quello che accade ogni giorno ai bambini che seguono un percorso di analisi del comportamento applicata, l’ABA, un approccio scientifico che prevede un programma da seguire diverse ore al giorno, comprese quelle scolastiche in cui gli insegnanti di sostegno sono affiancati da esperti dell’analisi del comportamento. L’ABA è un percorso riabilitativo creato ad hoc, seguendo una programmazione stilata da un consulente e messa in pratica da un tutor, che accompagna il bambino negli anni con continuità, aiutandolo nella gestione

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dei comportamenti socialmente utili e a costruire quel binario comunicativo che fatica a rintracciare. L’esperienza di Immacolata e Angela. A catapultarmi in questo mondo complicato e affascinante sono Immacolata e Angela, due giovani dottoresse, membri dell’associazione “Autismo fuori dal silenzio”, costituita da genitori di bambini autistici che combattono ogni giorno perché i loro figli abbiano la miglior vita possibile. «È fondamentale che il percorso seguito a casa continui anche a scuola. Spesso gli insegnanti di sostegno non sanno come gestire il bambino autistico forzandolo a stare seduto o al contrario lasciandogli piena libertà. È importante invece che ci siano tempi strutturati di apprendimento e altri liberi di gioco». E i risultati sono evidenti. Non disturbare la lezione, riuscire a comunicare volontà e bisogni per un bambino autistico sono conquiste, che da adulto saranno per lui di vitale importanza. Eppure non mancano le ostilità. Sono tanti i dirigenti scolastici ostinati nella visione tradizionale del “sostegno” e gli insegnanti ancorati a vecchi metodi educativi. Bisognerebbe invece aprire le porte, mettere in moto quei programmi che i bambini autistici necessitano di acquisire per costruirsi una vita migliore. Martina Nacchio

Immacolata, tutor ABA, insieme a Francesco

I tutor ABA sono di fondamentale importanza per la riabilitazione dei bambini autistici, anche nelle scuole. L’associazione “Autismo fuori dal silenzio” ci spiega il perché

Info Associazione ONLUS Autismo Fuori dal Silenzio via S. Rocco 8, 84016 Pagani (Sa) info@autismofuoridalsilenzio.it


Da sinistra: la rappresentante dei genitori, mons. Giuseppe Giudice e madre Ofelia Marzocca

“Cosa ti ha ispirato a scrivere questa lettera?” Mons. Giuseppe Giudice ha presentato la Lettera di Natale 2015 presso la Scuola paritaria delle Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue a Pagani, consegnando ai bambini in dono il suo racconto

Mons. Giuseppe Giudice consegna la Lettera di Natale 2015 ai bambini

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osa fare quando mancano le parole? Ai genitori, ai nonni, agli insegnanti, agli educatori che ogni giorno si confrontano con le tante domande dei loro bambini, che consiglio dare? Per il racconto del Natale, ci ha pensato mons. Giuseppe Giudice regalando ai “grandi” parole semplici da condividere con i “piccoli”. Con la Lettera di Natale 2015, scrive così il Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno: «Dove trovare le parole giuste se non nel vocabolario di Dio?». Un dono del Vescovo giunto in tutte le scuole elementari del territorio grazie al Servizio di Pastorale Scolastica e presentato lo scorso 17 dicembre presso la Scuola paritaria delle Suore Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue. Accolti calorosamente da madre Ofelia Marzocca, superiora della Congregazione e da suor Anna Paganelli, direttrice della scuola, mons. Giudice ha ascoltato anche la testimonianza di una mamma. «Grazie per questa lettera Eccellenza! A noi genitori spesso mancano le parole e allora ci rifugiamo nei gesti d’amore» ha spiegato la rappresentante dei genitori. «Cosa ti ha ispirato a scrivere questa lettera?» chiede curiosa una bambina. «Volevo ripercorrere il racconto del Natale con parole semplici. È facile scrivere cose incomprensibili, è più difficile esprimersi in modo semplice» ha risposto il prelato. In un continuo interagire con la platea degli studenti – dai piccolissimi della scuola materna ai ragazzi della quinta elementare – mons. Giudice ha chiesto ai presenti di cancellare tre parole dal proprio linguaggio comune: nemico, guerra, odio. Al termine dell’incontro, i bambini hanno ricevuto la Lettera di Natale dalle mani del Vescovo Giuseppe, facendo al Pastore i migliori auguri per le feste natalizie. Mariarosaria Petti GENNAIO 2016 Insieme

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NEWSDALLESCUOLE a cura di Martina Nacchio

Gli alunni del Liceo “Mons. B. Mangino” con lo scrittore Roberto Ritondale

Liceo Classico “G.B. Vico” Nocera Inferiore

In memoria di Lucia

U Liceo Scientifico “Mons. B. Mangino” Pagani

Sotto un cielo di carta

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li studenti del Liceo scientifico “Mons. B. Mangino” di Pagani hanno incontrato il 12 dicembre lo scrittore paganese Roberto Ritondale per la presentazione del suo libro “Sotto un cielo di carta”. Un momento di cultura e orgoglio per un figlio della nostra terra, a cui i liceali hanno posto domande sul suo romanzo che – in stile Orwell – affronta i nuovi mali di un millennio digitale, in cui tutti siamo prigionieri di internet, le nuove generazioni in particolare. Infatti, la storia è la distopia di un mondo in cui il regime abolisce la carta, per imporre l’uso di un tablet governativo affinché tutto sia tracciabile. Un libro tutto da leggere e sfogliare, di cui è vietata la versione in e-book!

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na vita spesa per la scuola e per il bene dei suoi alunni. Il ricordo di Lucia D’Arienzo continua a generare semi di bene al Liceo Classico “G.B. Vico” di Nocera Inferiore, dove la docente ha insegnato latino e greco per quarant’anni. Il gruppo “Amici di Lucia” ha promosso anche quest’anno il “Concerto per Lucia”, giunto alla quinta edizione e accompagnato dal concorso letterario intitolato all’insegnante. Lo scorso 12 dicembre, presso il salone del-

L’ispettore tecnico del MIUR, Francesco Fasolino, premia una delle vincitrice del concorso letterario

la Biblioteca del Liceo nocerino, si è svolta la premiazione degli alunni che hanno vinto la gara, con l’introduzione della dirigente scolastica Teresa Di Caprio e gli interventi di Francesco Fasolino, ispettore del MIUR e di Giovanni Mauri, presidente dell’associazione Rotaract di Nocera Inferiore-Sarno. Medaglia di bronzo per Aura De Nicola; argento per Rachele Tortora e primo posto invece per Maria Federica Cicalese. M.P.

FOTONOTIZIA

Il 14 dicembre scorso gli alunni della Scuola Secondaria di I grado “Genovesi-Alpi” insieme agli studenti del IV Circolo didattico di Nocera Inferiore hanno animato una serata natalizia al Teatro Diana di Nocera Inferiore, emozionando la platea con le loro performance.


LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

“Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio”. (Salmo 89) Mons. Benedetto Abate (arciprete della cattedrale) compie 88 anni, il 5 gennaio; don Antonio GuarraMons. cino (Gesù Risorto e Benedetto Abate Madonna di Fatima, Pagani) festeggia 59 anni, il 18 gennaio; don Ciro Galisi (Santa Maria delle Grazie, Angri) spegne 51 candeline, il 22 genPadre Damiano naio; padre DamiaAntonino no Antonino (SS.mo Corpo di Cristo, Nocera Inferiore) compie 53 anni, il 29 gennaio. Auguri di vero cuore!

Buon compleanno ai referenti Francesco Silvestri (Santa Maria di Costantinopoli, Angri) spenge 75 candeline, il 7 gennaio; Domenico Attianese (San Bartolomeo Apostolo, Corbara) festeggia 42 anni, il 21 gennaio. A voi che sta a cuore la nostra rivista e la sua diffusione come strumento di evangelizzazione, auguri dalla redazione di Insieme. Franco Silvestri

UN AUGURIO SPECIALE:

Auguri ad Antonio Anzelmo e Anna Manfredonia che venerdì 18 dicembre hanno festeggiato il cinquantacinquesimo anniversario di matrimonio. Ai due sposini gli auguri di Anna Consiglia, Monica, Maria, Raffaele, Francesco e la piccola Suamy. Congratulazioni alla dottoressa Carmen Ferrigno che giovedì 10 dicembre ha conseguito la laurea magistrale in consulenza professionale e finanziaria. Auguri da tutta la sua famiglia.

Auguri di Natale alla stampa Il 21 dicembre si è tenuto il tradizionale scambio di auguri tra monsignor Giuseppe Giudice e la stampa locale. Tre i doni simbolici fatti ai giornalisti. Il Vescovo ha consegnato la sua lettera di Natale, un dvd sul Giubileo in diocesi, realizzato dall’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali e dallo studio fotografico Angrisani, e della pasta artigianale prodotta dal Mulino pastificio di Gragnano nato nell’ambito del Progetto Policoro.

Diocesi in festa Il 27 gennaio, mons. Giovanni Iaquinandi, vicario generale della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, compie 78 anni. Animo mite e cuore saggio, il Signore ricolmi di bene la sua vita nell’umile servizio alla nostra Chiesa locale. Auguri!

Nella foto il Vescovo consegna il dono a Salvatore Campitiello, presidente dell’Assostampa Valle del Sarno.

Insieme anche al bar in queste caffetterie Insieme + caffé ad 1 euro Dolci tentazioni

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Via F. Turati, 520 Poggiomarino (Na)

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

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ttacchi kamikaze, scene atroci che arrivano dal Medio Oriente, gli attacchi terroristici di Parigi, del Libano e della Nigeria. Episodi che fanno interrogare tutti quanti su quale direzione la società sta prendendo. A dire la sua, in maniera anche forte, è Magdi Cristiano Allam. Giornalista, con una parentesi da europarlamentare, scrittore e opinionista di origine egiziana e di religione musulmana, convertitosi al cattolicesimo, Allam vive sotto scorta proprio per essersi messo alla sequela di Cristo. Nell’ultimo periodo si sono intensificati gli incontri con le persone, in particolare con i giovani. Ha fatto visita anche al liceo “Rescigno” di Roccapiemonte, dove ha incontrato gli studenti su invito della dirigente Cinzia Lucia Guida e del professore Franco Casale. Arrivato di buon mattino, accompagnato dai suoi “angeli custodi” delle forze dell’ordine, per il giornali-

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Un dialogo basato sul rispetto Magdi Cristiano Allam parla di terrorismo, valori e fede nel tempo del radicalismo stragista. Il giornalista, sotto scorta per essersi convertito al cristianesimo, porta nelle scuole la sua esperienza di persona impegnata in prima linea per difendere i diritti di tutti


sta «parlare ai giovani oggi rappresenta il compito più difficile e più importante. Riuscire ad accreditare in loro la certezza di chi sono sul piano dei valori, delle leggi, della fede e riuscire a renderli protagonisti quali rigeneratori di vita e costruttori di un futuro migliore, oggi dovrebbe essere l’investimento principale dello Stato».

cristiana, al di là dell’essere credenti o praticanti. Sulla base di questa certezza, dobbiamo evidenziare a chi sceglie di condividere questo spazio fisico, che noi dobbiamo affermare come spazio di spiritualità, cultura e valori, che ci sono delle regole da condividere e rispettare. Non siamo terra di nessuno e non siamo terra di conquista.

Evitare una perdita identitaria che si scontra con un laicismo imperante?

In pratica cosa si dovrebbe fare secondo lei?

Contro un laicismo e un relativismo che ci porta a mettere in soffitta la ragione, i parametri critici e valutativi. La conseguenza è che oggi ci si guarda intorno senza la certezza della verità, non ci sono testimoni che incarnano quella coerenza che c’è tra ciò che si dice, tra quello in cui si crede e quello che si fa. Questo disorienta e i giovani diventano facili esche per le derive che possono presentarsi. La nostra missione è riscattare queste certezze.

Con coloro che sgozzano, decapitano, massacrano, si fanno esplodere, non ci può essere dialogo. Al tempo stesso dobbiamo bonificare il nostro fronte interno per scardinare quei luoghi fisici e virtuali dove, attraverso il lavaggio di cervello, si trasformano le persone in aspiranti terroristi islamici, anche in versione suicida. Dobbiamo assicurare che su tutto il territorio nazionale quei valori che sostanziano la nostra comune umanità, quali sacralità della vita, pari dignità tra uomo e donna, la libertà di scelta, siano effettivamente tali e presenti anche all’interno delle moschee, dei siti islamici. Non possiamo consentire che nel nostro spazio fisico e spirituale ci sia chi predica esattamente l’opposto e giustifica l’uccisione di ebrei, cristiani, apostati, dei miscredenti, infedeli, adulteri o omosessuali. Questo finirebbe per minare dall’interno la nostra società. Oggi siamo chiamati a reagire con la nostra testimonianza con maggiore vigore.

Questo smarrimento è però presente in tutto il vecchio continente.

L’Unione Europea vive e si identifica solo nella moneta. Così come è un’Unione estremamente invasiva per quello che concerne l’ambito della legislazione. Leggi che si concepiscono nel contesto del relativismo valoriale, che hanno scardinato non solo l’economia reale, ma anche la nostra società: orientamento all’ideologia di genere che fa venire meno la certezza della centralità della famiglia naturale nella costruzione sociale. Il venir meno della certezza della famiglia naturale causa una decrescita della natalità. Una società che non cresce sul piano demografico, muore anche sul piano della civiltà. Lei ha sempre criticato questi aseptti. Ma la sua battaglia principale la combatte contro la deriva terroristica. Non ci può essere dialogo?

Ci sono tanti musulmani con cui si può dialogare e convivere. Le persone vanno tutte rispettate, però non dobbiamo esentarci dall’usare la ragione per entrare nel contenuto delle religioni e salvaguardare la nostra società che si basa sulla cultura

Il disagio sociale può essere terreno fertile per ideologie sovversive?

Bisogna fare attenzione a non creare un automatismo tra l’adesione al terrorismo e il disagio sociale. Nel mondo ci sono tante sacche di povertà, ingiustizia o degrado, ma non c’è terrorismo. Il terrorismo c’è solo laddove ci sono burattinai che investono in quest’arma. Chiari, insomma, i concetti espressi da Allam. La forza e la reazione passa attraverso la tutela della propria identità. Se si abdica, si rischia di abdicare alla propria libertà futura. Salvatore D’Angelo GENNAIO 2016 Insieme

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Attesa infinita

Gli atavici ritardi dei treni sono stati raccontati in un libro scritto da Gerardo Adinolfi e Stefano Taglione. Un problema tutto italiano, che raggiunge il culmine sulla tratta storica Napoli-Salerno

San Valentino Torio Messa in sicurezza degli edifici scolastici

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nterventi di stabilità sugli edifici scolastici a San Valentino Torio. Il Ministero dell’Istruzione ha finanziato a fondo perduto due interventi all’amministrazione guidata dal sindaco Michele Strianese. La verifica della stabilità avverrà tramite prove meccaniche in loco e in laboratorio. Le prove saranno effettuate sugli edifici del plesso di via Sottosanti e a Casatori. «Se le prove daranno risultati negativi – ha detto il primo cittadino – gli edifici saranno inseriti in un elenco preferenziale che ci consentirà di attingere a finanziamenti per la messa in sicurezza».

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n capitolo intero dedicato ai disagi della linea ferroviaria Napoli-Salerno. Ci scusiamo per il disagio è il libro inchiesta di Gerardo Adinolfi e Stefano Taglione che racconta i malanni del trasporto su ferro in Italia. Tutti sono rimasti, almeno una volta, bloccati in stazione a causa di un convoglio in ritardo o addirittura soppresso. I due giovani giornalisti, Adinolfi a Repubblica Firenze e Taglione collaboratore de Il Tirreno, mostrano come tutto questo non rappresenti un’eccezione, ma la norma. Da sud verso il nord, nel libro si raccontano dieci fermate: Ragusa, Catanzaro, Matera, Napoli, Roma, Urbino, Firenze, Bologna, Milano e Torino. Una parte speciale se la sono meritata i disagi che per oltre un anno hanno creato grosse conseguenze ai pendolari che utilizzavano e utilizzano, nonostante le forti penalizzazioni, la cosiddetta linea storica Napoli-Salerno. In maniera analitica, ascoltando più voci e riportando i vari punti di vista, gli autori spiegano «l’assurdo che è spesso di casa in Campania». Da nocerino doc, Adinolfi ha raccontato il caso villa d’Elboeuf, a Portici, alla base della rivoluzione in negativo del trasporto ferroviario costiero. Ma c’è anche spazio per fare un punto sulla Circumvesuviana e sull’EAV. Insomma, la mobilità pubblica campana ne esce con le ossa rotte. Infine, gli autori fanno un punto sui biglietti: se il servizio cala loro aumentano. In principio c’era Unico, che permetteva di utilizzare qualsiasi mezzo anche di aziende diverse in tutto il territorio, oggi c’è il Tic e i biglietti delle singole aziende. «Dai 250 tipi di biglietti Unico – denunciano – si è passati a 2.500 tipi di tagliandi». Insomma, un caos che nessuno finora, come si evince dal libro, ha provato a risolvere. Sa. D’An.


Nocera in una foto

C’ La lapide nel centro di Castellabate

Un sacerdote leale, sincero e gentile Dal 17 dicembre a Castellabate c’è una strada in memoria di monsignor Pompeo La Barca

è anche il volto di san Prisco, ritratto nella Gloria del paradiso affrescata nel cupolone della Cattedrale di Nocera Inferiore, tra gli scatti realizzati per “Nocera Città della fotografia”, curata dagli architetti Basilio De Martino e Sara Di Martino. Ad esporre questa foto Antonio e Giuseppe Angrisani che hanno preso parte all’esposizione, insieme ad altri fotografi nocerini, voluta dal sindaco Manlio Torquato. Tante le opere esposte nel cortile di Palazzo di Città, scorci e angoli di Nocera: particolari di palazzi, piazza Diaz, la storia industriale e quella militare. Cartoline e non solo per raccontare la Nocera di ieri e di oggi, guardando al domani. Donatella Salvati

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amministrazione comunale di Castellabate ha intitolato al suo illustre figlio, storico parroco di Roccapiemonte, monsignor Pompeo La Barca, un vicoletto del suo centro storico, inserito tra i borghi più belli d’Italia. Un breve tratto di strada che passa sotto l’abitazione natale del sacerdote, scomparso il 18 novembre 2010. Alla cerimonia di intitolazione, voluta dall’amministrazione guidata dal sindaco Costabile Spinelli, erano presenti i familiari di monsignor La Barca e una delegazione della comunità rocchese rappresentata dall’attuale parroco, padre Giuseppe Ferraioli, dall’assessore comunale Luisa Trezza e dal consigliere Mauro Ciancio. Ha portato il suo ricordo anche il vescovo emerito di Nocera Inferiore-Sarno, monsignor Gioacchino Illiano, molto legato al compianto presbitero, tanto che lo volle suo vicario episcopale per il clero. A benedire la lapide marmorea e a presiedere la celebrazione in suffragio di don Pompeo è stato il vescovo di Vallo della Lucania, monsignor Ciro Miniero. Sa. D’An.

La foto di Antonio e Giuseppe Angrisani esposta al Comune

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VITA NELL'AGRO Foto di repertorio

Raccontando Scampia

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a vita del giornalista da strada non è delle più semplici. La ricerca della verità da raccontare al mondo presenta sempre il conto, mettendoti davanti a realtà che non vorresti esistessero. È la vita di Ernesto, il protagonista del libro NapoliNord, di Vincenzo Rea, presentato lo scorso 29 novembre all’associazione Punto Lab, di Nocera Inferiore. Un libro dal profumo autobiografico che parte proprio dai fatti e dalle esperienze vissute dall’autore. «Ho avuto l’opportunità di restare sul quartiere di Scampia per molti anni – sottolinea Rea – e questo mi ha dato la possibilità di parlare con la gente, di vivere la loro quotidianità». La stesura del libro parte proprio

dalla voglia di Rea di raccontare una Scampia diversa, un quartiere che vuole riscattarsi, dove il boss non è l’eroe o il personaggio da imitare, ma quello da affrontare e mandare via. «Ho preso spunto dai fatti reali che leggevo sui giornali e dalle mie chiacchierate con la gente, volevo scrivere un messaggio di speranza per tutti i giovani della mia terra, perché non è detto che se nasci e cresci a Napoli devi avere un’etichetta che ti accompagna per tutta la vita». Le cose negli ultimi anni a Scampia sono cambiate, forse anche grazie ai romanzi che la hanno raccontata e che hanno finalmente acceso i riflettori su questo quartiere dimenticato dalla giustizia. Sofia Russo

Presentato a Nocera Inferiore il libro NapoliNord di Vincenzo Rea. Un testo d’inchiesta dal profumo autobiografico

Lettere dal fronte Il nocerino Antonio Morati ha esposto il frutto di anni di ricerca a Lecco

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a passione per la ricerca e il collezionismo fa conquistare un altro successo ad Arturo Morati, nocerino di nascita trasferitosi da venticinque anni a Barzanò, in provincia di Lecco. Alcuni anni fa scoprì negli archivi comunali che un componente della famosa spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi era nato a Barzanò organizzando per la scoperta un grande evento. Oggi la sua passione è alla base di un’altra mostra sulla cor-

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rispondenza natalizia inviata dal fronte della Prima guerra mondiale. Gran parte del materiale esposto all’Antico granaio di Monticelli proviene proprio dalla collezione di Morati: «La passione per la storia mi è stata trasmessa da mio nonno, combattente nella Prima guerra mondiale. Tra mercatini ed Ebay – ha raccontato –, ho creato la mia collezione sul Natale, di cui il materiale della mostra è solo una piccola costola».

Il professor Antonio Morati


VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Foto Salvatore Alfano

Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. Risuonano in questa cattedrale le parole di GesÚ: Io sono la porta delle pecore!

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VITA ECCLESIALE

Aprendo le porte sante in tanti luoghi del mondo, quasi Roma si dilata ai quattro angoli della terra e si realizza il mistero della Chiesa ridisegnata dal Concilio Vaticano II (…). Chiaro il messaggio di Papa Francesco. Egli vuole una Porta santa in ogni cuore umano. Da spalancare e varcare per sanare le ferite dell’odio tra i singoli e tra i popoli, per andare oltre l’individualismo, le inimicizie, le guerre, le esclusioni, la povertà, gli “scarti” di intere categorie di persone, le solitudini, gli abbandoni. Persino per fermare il terrorismo che strumentalizza il nome di Dio, insidiando con diabolica arroganza l’inizio del percorso giubilare. (dall’omelia del vescovo Giudice) Il Vescovo apre la Porta Santa

È questa la porta del Signore

Foto Salvatore Alfano (2)

Lo scorso 13 dicembre, tremila persone hanno partecipato all’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia

Mons. Domenico Cinque, delegato diocesano per il Giubileo

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n migliaia hanno partecipato, lo scorso 13 dicembre, all’apertura della Porta Santa della Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. Il suono del corno dal terrazzo del Palazzo vescovile e l’applauso scrosciante dei presenti nel cortile del Vescovado hanno decretato l’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia in Diocesi. Il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ha spalancato e poi attraversato la Porta Santa insieme al vescovo emerito, monsignor Gioacchino Illiano. Dietro di loro, il vicario generale, monsignor Giovanni Iaquinandi e uno stuolo di sacerdoti, religiosi, religiose e pellegrini. Una celebrazione sobria e solenne nello stesso tempo, partita dalla chiesa di San Giuseppe. Presenti anche i sindaci delle due Nocera, di Pagani, di San Valentino e di San Marzano. Impeccabile il dispositivo di sicurezza, coordinato dal commissariato di polizia di-

Un momento della statio nella chiesa di San Giuseppe

Foto Dina Coppola

Una Porta santa in ogni cuore


Siamo ancora pellegrini, bisognosi di misericordia e di indulgenza. (…) Pellegrini verso la Porta di san Prisco, icona del Cristo, che ci rimanda per un giubileo autentico e incisivo, verso altre porte, altri usci, che sempre dobbiamo varcare: la porta di casa e della famiglia; la porta dell’ufficio, della bottega, del lavoro; la porta dell’ospedale e della clinica; la porta della parrocchia e dell’associazione; la porta del cortile, del vicinato, del pianerottolo; la porta del cuore (…) ripetendo, magari sottovoce, la parola che l’Abate di Cluny aveva fatto scrivere sulla porta dell’abbazia: Porta pandet sed cor magis!

Sì, la porta è larga, ma il cuore lo deve essere sempre di più. E perché ciò avvenga è necessario aprire la porta dello stanzino interiore, la coscienza, dove ci ritroviamo soli con Dio e decidiamo della nostra vita e del nostro futuro. (dall’omelia del vescovo Giudice)

Foto Salvatore Alfano (3)

Apriamo la porta dello stanzino interiore

La processione attraversa il rione Montevescovado

retto dalla dottoressa Giuseppina Sessa, presente nella Cattedrale insieme al comandante del reparto territoriale dei carabinieri e del comandante della compagnia della guardia di finanza. Ha funzionato bene la viabilità gestita dalla polizia locale guidata da Giuseppe Contaldi. All’esterno della Cattedrale, una squadra dei vigili del fuoco, le ambulanze e il personale della Misericordia di Nocera Inferiore, i volontari del Club Universo. «Abbiamo vissuto un grande e importante momento di Chiesa – ha detto il delegato per il Giubileo, monsignor Domenico Cinque -, ringrazio tutti coloro hanno contribuito affinché andasse tutto per il verso giusto. Ricordiamo che il Giubileo continua e saremo pronti ad accogliere quanti vorranno viverlo nella nostra Cattedrale». Sa. D’An.

Un momento della celebrazione in Cattedrale

Cosa dobbiamo fare? (…) consapevoli dei nostri peccati e desiderosi di cambiare vita, chiediamo al Battista: che cosa dobbiamo fare? In questo Anno Santo straordinario della misericordia, che cosa dobbiamo fare? E Giovanni, rimandandoci nello spazio del quotidiano, ci consegna semplici regole per accedere al dono del perdono: chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto. Non esigete nulla di più… accontentatevi (cf. Lc 3,10-18). Dare e condividere ed essere contenti, ecco le opere della misericordia… (dall’omelia del vescovo Giudice)

Le autorità presenti all'apertura della Porta Santa

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LE OPERE DI MISERICORDIA a cura dI Mariarosaria Petti L’inizio del Giubileo della misericordia è alle porte, come possiamo vivere al meglio questo Anno Santo? Riscopriamo le Opere di misericordia, lasciamo che la santità di alcune figure esemplari illuminino il nostro agire, valorizziamo tempi e spazi della preghiera personale e comunitaria per rivestirci di misericordia

“Alloggiare i pellegrini” L a sua porta era sempre aperta, non mancava di procurare acqua, cibo e vestiti a chi vi bussava. Pagava debiti, assisteva gli ammalati, seppelliva i morti. Le Opere di Misericordia erano la grammatica della sua vita. Un esempio di santità che arriva da lontano: siamo nel 1207 quando il re d’Ungheria Andrea II e la contessa Gertrude danno alla luce la piccola Elisabetta, nell’odierna Bratislava. Passerà alla storia con il nome di “principessa santa”. Il suo status non intaccherà minimamente il desiderio di servire Dio aiutando i poveri. Il matrimonio. Secondo i costumi del tempo, fu promessa in sposa già all’età di quattro anni, in un disegno strategico deciso dal padre. Il marito scelto per lei è Ludovico, figlio ed erede del sovrano di Turingia. Per ricevere un’educazione adeguata al futuro rango, la bambina lascia la sua casa per trasferirsi nella corte dei suoceri, tra la città di Marburgo e Wartburg. Elisabetta si sposa a 14 anni, a 15 nasce il primo figlio, Ermanno. Seguono due bambine: Sofia nel 1224 e Gertrude nel 1227. Nonostante il matrimonio fosse frutto di un accordo politico, i due giovani si amarono profondamente. Ludovico ammirava la fede di Elisabetta, dopo una delle tante opere della moglie, le disse: «Cara Elisabetta, è Cristo che hai lavato, cibato e di cui ti sei presa cura». La festa per le nozze fu sobria e le spese per il banchetto furono devolute ai poveri. Alle critiche riferite di nascosto, il giovane sovrano rispondeva: «Fin quando non mi vende il castello, ne sono contento!». In questa cornice, si narra l’episodio del pane trasformato in rose. Mentre Elisabetta camminava con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, in-

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contrò il marito che le chiese cosa stesse portando. Aprendo il grembiule comparvero magnifiche e fresche rose. Un simbolo di carità presente in molte raffigurazioni della santa. La morte di Ludovico. Nel 1227, il marito si associa alla crociata dell’imperatore Federico II. Una partenza dolorosa, alla quale Elisabetta risponderà così: «Non ti tratterrò. Ho dato tutta me stessa a Dio ed ora devo dare anche te». Ludovico si ammalò e morì durante il viaggio. Seguirono tempi difficili: il cognato la definì una pia donna inadatta a governare ed usurpò il governo della Turingia. La donna peregrinò da villaggio in villaggio, fin quando gli unici parenti fedeli l’aiutarono a riabilitare il suo nome. Nel 1228 le fu corrisposto un reddito adeguato ed Elisabetta si ritirò nel castello di famiglia a Marburgo. Morirà a 24 anni, nell’ospedale da lei costruito. Solo quattro anni basteranno per essere innalzata agli onori degli altari. Il suo direttore spirituale, frate Corrado, racconta così a Papa Gregorio IX la coraggiosa scelta della santa: «Il venerdì santo del 1228, poste le mani sull’altare nella cappella della sua città Eisenach, dove aveva accolto i Frati Minori, alla presenza di alcuni frati e familiari, Elisabetta rinunziò alla propria volontà e a tutte le vanità del mondo. Ella voleva rinunziare anche a tutti i possedimenti, ma io la dissuasi per amore dei poveri. Poco dopo costruì un ospedale, raccolse malati e invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili e i più derelitti. Avendola io rimproverata su queste cose, Elisabetta rispose che dai poveri riceveva una speciale grazia ed umiltà». Mariarosaria Petti

La “principessa santa”, Elisabetta d’Ungheria, è stata un esempio di vita donata per il prossimo. La porta del suo castello era sempre aperta, la giovane donna non si stancherà mai di aiutare poveri, ammalati e derelitti


Celebrare la misericordia: Si è dischiuso l’Anno Santo durante il quale parrocchie, associazioni, movimenti potranno vivere il Giubileo della Misericordia con il pellegrinaggio che dal Battistero paleocristiano della Chiesa di Santa Maria Maggiore condurrà ciascuno a varcare la soglia della cattedrale di San Prisco

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Santa Elisabetta d'Ungheria in un'opera di Gherardo Starnina della fine del 1300

Foto Dina Coppola

on l’apertura della Porta Santa della cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore, lo scorso 13 dicembre, ha preso avvio il Giubileo della Misericordia nella nostra diocesi. Uno dei segni peculiari dell’Anno Santo è il pellegrinaggio, icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. Il Vescovo Giuseppe Giudice ha deciso di dare un’impostazione precisa all’evento straordinario indetto da Papa Francesco: «Non è il Giubileo del 2000 dei grandi eventi» ha spiegato il prelato. Ogni parrocchia, gruppo, associazione o movimento potrà vivere il pellegrinaggio diocesano partendo dal Battistero paleocristiano della chiesa di Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore per poi varcare la soglia della Porta Santa della cattedrale, attraverso un itinerario meditato sulle Opere di Misericordia. Don Antonio Adinolfi, responsabile dell’Area Annuncio, ha così chiarito: «Siamo chiamati a riscoprire il punto di partenza del nostro cammino di cristiani, facendo memoria del battesimo. Non poteva esserci luogo migliore del Battistero per cominciare il pellegrinaggio». Dunque, si è dischiuso l’Anno della Misericordia in cui sarà possibile organizzare il proprio pellegrinaggio diocesano: è necessario scrivere una mail all’indirizzo giubileomisericordia@diocesinocerasarno.it per prenotare presso l’Ufficio diocesano del Giubileo il “viaggio spirituale”. I pellegrini saranno accompagnati dai volontari diocesani del Giubileo.

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

Insieme apre il 2016 con una nuova rubrica. La fede si esprime attraverso le parole. Alcune sono cadute in disuso, altre sono coperte di polvere, altre sono ormai incomprensibili. La rubrica si propone di rileggere il patrimonio della fede attraverso alcune parole essenziali

Il miracolo La fede non ha bisogno di miracoli. È vero. Eppure la Chiesa per proclamare Beato un discepolo di Gesù chiede e attende un miracolo, un segno straordinario che viene da Cielo

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ggi non si parla spesso dei miracoli nella catechesi e nella predicazione, anzi questa parola è pronunciata con eccessiva cautela. Ovviamente nessun credente rifiuta i miracoli, né tanto meno afferma che non sono possibili, sarebbe una palese mancanza di fede nei confronti dell’onnipotenza di Dio che può intervenire come e quando vuole. Emerge però la tendenza a presentarli come interventi assolutamente eccezionali. Capisco e condivido la ratio presente in questa teologia, si vuole preservare il popolo di Dio da facili illusioni, evitando così che la fede venga legata ad eventi sensazionali. Non vogliamo un popolo credulone ma dobbiamo tener conto che esiste

anche un rischio opposto che nasce da una certa allergia al soprannaturale. Il rischio di cadere nel deismo, cioè una concezione che relega Dio in un angolo della storia e pone l’accento quasi esclusivamente sull’azione dell’uomo. È vero, Dio non interviene con frequenza per modificare il corso naturale degli eventi, ordinariamente agisce attraverso cause seconde. E tuttavia, non dobbiamo relegare Dio in un angolo lontano dalla storia, come un oscuro e indifferente orologiaio. Una tale immagine rischia di far dimenticare che Dio non è solo il Creatore ma anche il Redentore, Colui che interviene per raddrizzare il cammino dell’umanità. Dio non si

Gesù Cristo “porta a compimento l’opera di salvezza […] con tutta la sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la gloriosa resurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità” (Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica Dei Verbum, 4)

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Gesù accompagna le sue parole con numerosi “miracoli, prodigi e segni” (At 2,22), i quali manifestano che in lui il Regno è presente. Attestano che Gesù è il Messia annunziato. (Catechismo della Chiesa Cattolica, 547)

diverte a cambiare le cose ma s’impegna a provvedere perché all’uomo non manchi l’essenziale. Non possiamo prevedere i suoi interventi straordinari né tantomeno possiamo pretenderli. Ma possiamo chiederli con umiltà e accoglierli con fede. I miracoli sono una provocazione per la nostra cultura, malata di razionalismo, che nega a priori la possibilità stessa del soprannaturale. Chi dice di rifiutare la fede in base alla ragione imbroglia se stesso e confonde gli altri. La ragione non alza barriere pregiudiziali ma è come una finestra sempre aperta per far entrare la luce. I miracoli accompagnano anche il nostro tempo e sono oggi certificati da quella stessa scienza che, a sentire alcuni dotti di ieri e di oggi, avrebbe dovuto stilare l’atto di morte della fede. Non sono i miracoli a generare la fede. Profezie e miracoli, scriveva Blaise Pascal, “non sono tali da potersi dire assolutamente convincenti”. C’è abbastanza luce per chi vuole credere e non sarà mai abbastanza per chi rifiuta di credere. Gesù aveva già compiuto tanti prodigi e miracoli quando “farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo” (Mt 16,1). Chiedevano un segno ancora più eclatante e tale da eliminare ogni perplessità. Gesù non rispose neppure a questa richiesta. Nella storia sono avvenuti tanti miracoli da azzerare ogni dubbio. Eppure… La fede non ha bisogno di miracoli. È vero. Eppure la Chiesa per proclamare Beato un discepolo di Gesù chiede e attende un miracolo, un segno straordinario che viene da Cielo, un prodigio avvenuto dopo la morte. Potrebbe bastare l’accurata indagine storica sulla vita e le opere, confermata dalle testimonianze. Se tutto si gioca nell’ordinario non po-

trebbe bastare il rigoroso accertamento della santità della vita? Invece no. Da secoli la Chiesa si ostina a chiedere un miracolo, anzi due, il primo è necessario per la beatificazione, il secondo è indispensabile per la canonizzazione. Dunque, i miracoli non sono affatto marginali, come qualcuno spesso lascia intendere. Dio non si diverte a fare miracoli, è vero. Ed è vero anche che la fede non è fondata sui miracoli. E tuttavia, in ogni stagione della storia i miracoli non mancano, segno di attenzione e di tenerezza. Non sono forse miracoli anche le apparizioni? Certo! Sono interventi soprannaturali, segni chiari che Dio non si accontenta di guardare la storia dall’alto ma l’accompagna con una premura che spesso e volentieri si traduce in eventi che immettono la presenza divina nel corso ordinario delle cose. Perché mai nostro Signore ha compiuto tanti prodigi? Perché la vicenda terrena di Gesù è infarcita di miracoli? Lo rivela Lui stesso nell’episodio del paralitico: “perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua” (Mc 2, 10-11). “Perché sappiate che il Figlio dell’uomo …”. Quel miracolo serve dunque ad annunciare la presenza divina, vuole essere una provocazione per la diffidenza con cui molti guardano il suo operato. Nella stessa linea, anche la preghiera che Gesù fa dinanzi alla tomba di Lazzaro: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato” (Gv 11, 41-42). I miracoli, dunque, accompagnano la predicazione di Gesù, appartengono alla Rivelazione, sono elementi costitutivi dell’annuncio (Catechismo della Chiesa Cattolica, 515). GENNAIO 2016 Insieme

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ILPANEDELLADOMENICA commenti a cura della famiglia Gambardella

Sussidio liturgico dal Battesimo del Signore alla V domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Padre mio Padre mio, io mi abbandono a te, fa di me ciò che ti piace. Qualunque cosa tu faccia di me Ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto. La tua volontà si compia in me, in tutte le tue creature. Non desidero altro, mio Dio.

Affido l’anima mia alle tue mani Te la dono mio Dio, con tutto l’amore del mio cuore perché ti amo, ed è un bisogno del mio amore di donarmi di pormi nelle tue mani senza riserve con infinita fiducia perché Tu sei mio Padre. Charles de Foucauld

10 Battesimo GENNAIO del Signore 2016 (Anno C) Questo mese proponiamo alcune opere di Andrèa del Sarto. Pittore fiorentino nato nel 1486 e morto nel 1530. Uno dei massimi protagonisti del Rinascimento fiorentino. La sua arte fu influenzata da Piero di Cosimo, presso la sua bottega aveva svolto apprendistato, e soprattutto da Raffaello, Leonardo e dal fiammingo Dürer. Autoritratto di Andrea del Sarto, 1528 circa

Le letture: “Il cielo si aprì” Prima lettura: Is 40,1-5.9-11 Salmo: Sal 103 Seconda lettura: Tt 2,11-14;3,4-7 Vangelo: Lc 3,15-16.21-22 Il Vangelo: In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». (Cfr Lc 3, 15-16) Colore liturgico: BIANCO

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Varcare la soglia della speranza

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uca ci presenta Gesù che attraversa la valle del fiume Giordano come un peccatore tra i peccatori. Come il popolo d’Israele supera il Giordano dopo essere uscito dalla schiavitù d’Egitto per ricevere in dono la Terra Promessa, così anche noi siamo invitati a lasciarci alle spalle le nostre schiavitù, i segni di non amore di cui è lastricato il nostro passato e rispolverare la veste battesimale imparando a chiedere perdono sui luoghi di lavoro, con i nostri vicini di casa e, soprattutto, in famiglia per poter accedere alla Terra Promessa varcando le soglie della speranza che Gesù è venuto a donarci.


17 II domenica GENNAIO del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

24 III domenica GENNAIO del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

Le letture: “Fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù”

Le letture: “Oggi si è compiuta questa Scrittura”

Prima lettura: Is 62,1-5 Salmo: Sal 95 Seconda lettura: 1Cor 12,4-11 Vangelo: Gv 2,1-11

Prima lettura: Ne 8,2-4.5-6.8-10 Salmo: Sal 18 Seconda lettura: 1Cor 12,12-30 Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21

Il Vangelo: In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». (Cfr Gv 2, 1-4)

Il Vangelo: In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. (Cfr Lc 4, 14-16)

Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

La potenza della preghiera d’intercessione

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a preghiera più potente resta sempre quella rivolta a Dio a favore del prossimo. Quanti hanno avuto la fortuna di ascoltare le testimonianze di ammalati che sono stati guariti pur avendo pregato per le necessità di altre persone. Lourdes, Fatima ma anche le nostre case sono luoghi da cui, nel segreto del nostro cuore, si innalzano preghiere di intercessione per i nostri figli, parenti e semplici conoscenti che si affidano fiduciosi alle nostre preghiere. La preghiera per gli altri costringe il Signore ad agire perché Egli è fedele alla sua promessa: «Qualunque cosa chiederete nel mio nome la farò» (Cfr Gv 14, 13).

Madonna col Bambino e san Giovannino di Andrea del Sarto, 1515 circa

Madonna delle Arpie di Andrea del Sarto, 1517

Niente “fumo” ai nostri giovani

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opo il passaggio nel deserto, Gesù torna in Galilea e inizia la sua missione annunciando il Vangelo. Non parte dalla Giudea e da Gerusalemme, centro del potere politico-religioso bensì da una regione che non gode di una buona fama, abitata da gente povera e abbandonata. Le periferie del mondo, le periferie delle nostre città sono piene di giovani che attendono qualcuno che mostri il volto del Padre in parole e opere. Persone che non “vendano fumo” ma si sforzino di essere coerenti con la propria fede, perché i giovani sono esigenti e amano sfidarci per capire fino a che punto siamo capaci di lasciarci coinvolgere dalle loro attese e dai loro sogni per “costruire” insieme una città migliore. GENNAIO 2016 Insieme

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IL PANE DELLA DOMENICA

31 IV domenica GENNAIO del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

7 V domenica FEBBRAIO del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

Le letture: “Nessun profeta è bene accetto nella sua patria”

Le letture: “Lasciarono tutto e lo seguirono”

Prima lettura: Ger 1,4-5.17-19 Salmo: Sal 70 Seconda lettura: 1Cor 12,31-13,13 Vangelo: Lc 4,21-30

Prima lettura: Is 6,1-2.3-8 Salmo: Sal 137 Seconda lettura: 1Cor 15,1-11 Vangelo: Lc 5,1-11

Il Vangelo: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria». (Cfr Lc 4, 22-24)

Il Vangelo: Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. (Cfr Lc 5, 4-6)

Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: VERDE

Dimettersi dal ruolo di profeta?

Pala di Gambassi di Andrea del Sarto, 1528 circa

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on è la prima volta che Gesù si reca a pregare nella sinagoga di Nazaret. Ma è la prima volta che si esprime in questo modo. Dichiara adempiuto il brano messianico di Isaia e annuncia l’arrivo del Messia e delle sue opere di liberazione. I nazaretani non accolgono il lieto annuncio e nemmeno l’uomo che lo formula privandosi della gioia di una vita vissuta in pienezza. Anche nelle nostre famiSan Giovannino di Andrea del Sarto, 1523 circa glie possiamo non essere profeti bene accetti dai nostri figli che preferiscono i consigli degli amici. Noi non possiamo fare molto di più ma non possiamo voltare le spalle. La nostra missione non ce lo permette.

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Gesù si fida anche di me

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esù è proprio impazzito! Lui che è il figlio di Giuseppe, un semplice falegname, vuole insegnare a dei pescatori come fare il proprio mestiere? Eppure, ha avuto ragione nel chiedere di riprendere il largo per pescare nuovamente. Ma il culmine lo raggiunge quando sostituisce gli uomini ai pesci. “Pescare uomini”? Cosa vuole dirci? A tante persone manca l’aria della dignità, di una vita piena di senso perché non hanno Dio nel cuore. Quante persone pensano di essere vive e invece sono spiritualmente morte in un mare di solitudine. Ed è in questo mare che il Signore ci promette di pescare. Non da soli, però, altrimenti faticheremmo invano, ma con Lui che non si stanca di avere fiducia in noi per edificare la Sua Chiesa.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI In dialogo Il 21 gennaio, alle 19.00, il Vescovo parteciperà alla Veglia ecumenica che si terrà nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. Giubileo Il 23 gennaio i giornalisti si ritroveranno in Cattedrale per un momento di formazione e poi vivere insieme il Giubileo della Misericordia. L’appuntamento è per le ore 9.00 nella congrega adiacente la Cattedrale di San Prisco.

Insieme alle comunità Domenica 24 gennaio, alle 18.00, il Vescovo presiederà la Celebrazione Eucaristica nella parrocchia Santa Teresa di Gesù Bambino a Battipaglia. Il 30, alle 19.00, sarà nella comunità di Sant’Alfonso a Sarno.

ESERCIZI SPIRITUALI Torna l’appuntamento con gli esercizi spirituali per e con i laici. Gli incontri guidati dal Vescovo sono in programma dal 25 al 29 gennaio nella Cattedrale a Nocera Inferiore.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Affidare l’orologio della propria vita nelle mani di un figlio, in un pomeriggio di giochi: quando lo si riprende è di nuovo luminoso e segna tutti i secondi. (Fabrizio Caramagna)

A tutti, un buon 2016 La redazione di Insieme

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NEWS ECCLESIALI

Case della carità

Il Vescovo insieme alle autorità intervenute per l'inaugurazione di "Casa: cuore di famiglie"

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n sogno che diventa segno», così monsignor Giuseppe Giudice ha salutato la consegna dei dodici mini alloggi di Lavorate, realizzati per andare incontro a coloro che restano temporaneamente senza casa. È stato avviato il progetto “Casa: cuore di famiglie” promosso dalla Caritas diocesana in collaborazione con la Cooperativa L’Onda e finanziato con fondi 8xmille. A tenere a battesimo il progetto il Vescovo, che ha spiegato: «Sono case, abitazioni dove per un po’ di tempo le famiglie potranno essere accolte per poi trovare un luogo dove stare definitivamente». Emozionato don Alessandro Cirillo, il direttore della Caritas diocesana ha parlato di «percorso lungo, che finalmente arriva a compimento grazie alla collaborazione di tutti». «Il progetto – ha continuato don Cirillo – nasce dalla consapevolezza che oggi le famiglie possono trovarsi all’improvviso senza casa, noi li aiuteremo ad affrontare questa emergenza». Presenti al taglio del nastro il sindaco di Sarno e presidente della Provincia di Salerno, Giuseppe Canfora, i sindaci Salvatore Bottone e Michele Strianese, don Andrea La Regina, vice direttore di Caritas italiana: «Ci vuole una comunità

che viva la carità non come elemosina, ma come assistenza. Qui accade questo. “Casa: cuore di famiglie” nasce con l’emergenza, ma cresce aiutando le persone a guardare al futuro». I dodici mini alloggi possono accogliere fino a quattro persone ciascuno. Ogni unità è attrezzata di un angolo cottura allestito con stoviglie e posate, di un bagno e di una o due camere da letto fornite di biancheria. Le casette sono state chiamate con il nome di un santo della carità: san Vincenzo de’ paoli, san Francesco d’A ssisi, santa Luisa de Marillac, santa Elisabetta d’Ungheria, san Ludovico da Casoria, san Camillo, santa Chiara, la prossima santa Teresa di Calcutta, i beati Tommaso e Alfonso Maria Fusco, il servo di Dio don Tonino Bello. L’ingresso nei mini alloggi avverrà a seguito di colloqui finalizzati alla conoscenza e alla valutazione degli ospiti da parte dell’equipe educativa del progetto. I soggetti beneficiari della struttura sono: piccoli nuclei familiari che vivono una condizione di indigenza temporanea dovuta all’assenza di una casa; nuclei presentati alla Caritas diocesana dai parroci della Diocesi; persone presentate dai servizi socio-assistenziali alla persona dei Comuni ricadenti sul territorio diocesano. Salvatore D’Angelo

In preghiera Carabinieri e Guardia di Finanza insieme per il precetto natalizio. I militari si sono ritrovati in preghiera nella Cattedrale di San Prisco. A presiedere la celebrazione eucaristica il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice.

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A Lavorate di Sarno dodici mini alloggi per chi resta temporaneamente senza un’abitazione. Un progetto realizzato grazie ai fondi 8xmille


Sei tappe verso la GMG

Foto Salvatore Alfano

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i siamo! Cinque tappe ci separano dalla GMG, la sesta è Cracovia. Tappe che vedono avvicinarsi la meta e diminuire i chilometri che ci separano dalla Polonia, dall’incontro con la Chiesa universale e con papa Francesco. Sei tappe, quindi, per non arrivare impreparati e non da improvvisare, perché la GMG non è una scampagnata alla buona, ma un cammino, anzi un pellegrinaggio che i giovani compiono nell’Anno Santo della Misericordia. La prima tappa sarà il 13 gennaio alle 20.00, nella parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore, per tutti i responsabili giovani di parrocchie, gruppi, movimenti e associazioni. Un incontro per scambiarci informazioni e decidere insieme il cammino di questi mesi. La volontà è di fare tutto in perfetta armonia e comunione, di non sentirci semplici collaboratori, ma di cominciare il cammino come una famiglia, la famiglia giovane della diocesi Nocera Inferiore-Sarno.

Festa di famiglia Insieme al vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, e al vescovo emerito, monsignor Gioacchino Illiano, i sacerdoti e i laici che collaborano con gli uffici di Curia si sono ritrovati il 18 dicembre per l’ormai tradizionale scambio di auguri. Un momento di preghiera ha preceduto l’agape fraterna. Una giornata di festa che ha fatto sentire tutti più famiglia.

Una pizza di solidarietà per i giovani profughi I giovani del gruppo di preghiera S. Pio da Pietrelcina “Frate Illuminato Pazienza” con i coetanei profughi ospitati dall’associazione La Tenda

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na serata all’insegna della solidarietà per i profughi senza famiglia. Si è svolta venerdì 30 ottobre scorso la pizza di beneficienza promossa dai giovani del gruppo di preghiera S. Pio da Pietrelcina “Frate Illuminato Pazienza” a favore dei coetanei ospitati dall’associazione La Tenda di Saragnano di Baronissi. I promotori – accolti dall’assistente spirituale padre Michele Saraciu, cappuccino e superiore del Convento di Sant’Andrea di Nocera Inferiore – si sono fatti carico delle spese per la realizzazione dell’agape fraterna. «Alla fine il clima di fraternità era così forte e palpabile da far sembrare che i ragazzi si conoscessero da sempre» spiega Maria Giuseppa Gargano, membro del gruppo adulti di preghiera. Tradizioni, religioni e lingue a confronto in un momento di condivisione che ha coinvolto tutti.

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Nelle immagini, alcuni momenti delle attività e appuntamenti che ci hanno visto protagonisti nel corso del 2015

Educare: rendere l’uomo

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he cos’è l’educazione? Qual è il ruolo dell’educatore? C’è un metodo educativo? Una sintesi straordinaria dell’azione educativa l’ha formulata Antonio Rosmini, quando scrisse che educare vuol dire “rendere l’uomo autore del proprio bene”. La radice del sistema educativo di don Bosco è l’amore, che nell’educatore diventa ragione e amorevolezza e nell’educando confidenza e spontanea collaborazione. Non vi è nessuno che abbia a portata di mano - pronti per l’uso - indirizzi pedagogici e suggestioni psicologiche adatte ad ogni circostanza. Educare è un’arte, che si acquisisce con l’esperienza, la pazienza e l’umiltà. E l’esperienza la si acquisisce sperimentando, augurandosi di sbagliare il meno possibile, anche se l’errore deve essere messo sempre in conto! Quanti genitori sussurrano e sospirano che al compito dell’educazione e al ruolo di educatori non sono mai stati preparati e formati. Si vive spesso di buon senso, di memoria storica, di esperienze pregresse, di imitazione ed emulazione delle esperienze migliori attuate dai propri genitori.

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A partire da questa straordinaria sintesi dell’a zione educativa di Rosmini, l’a ssociazione propone un percorso formativo per trasmettere il carisma dell’educatore. Un programma dettagliato per vivere insieme l’A nno Santo della Misericordia Ma - si dice e giustamente - i tempi sono cambiati; la cultura non è più quella di una volta. È cambiata la società in modo repentino, imprevedibile e con essa l’istituzione familiare, che della società è la cellula prima e vitale. E poi - si dice, e sempre giustamente - la famiglia, ormai, si trova pressoché quotidianamente a dover opporre resistenza alle suggestioni che provengono da altri ambiti istituzionali e sociali: la scuola, il tempo libero, le amicizie, i messaggi radio-televisivi e dei mass-media in genere.

Educatore è colui che - a titoli differenti - si assume la responsabilità dell’azione educativa, senza sottovalutare mai che ogni educando va sempre considerato come persona: cioè come soggetto originale e irrepetibile. Proprio per aiutare gli educatori ad essere sempre capaci di fronteggiare le esigenze dei ragazzi che sono in continuo mutamento, l’Anspi ha pensato – dopo aver incontrato e sentito i vari responsabili degli oratori – di proporre il seguente percorso.


autore del proprio bene GLI APPUNTAMENTI I primi due appuntamenti si svolgeranno alle ore 20.00 presso la parrocchia San Giovanni Battista a Nocera Inferiore. L’8 gennaio parleremo de “La comunità educante”. Il 15 gennaio invece affronteremo il tema “La spiritualità dell’animatore”. Nel corso della seconda serata saranno rese note le date e i luoghi degli altri appuntamenti in programma che avranno come tema la progettazione dell’oratorio; i linguaggi di animazione in oratorio; affettività e sessualità; ragazzi e dipendenze da droghe e alcool; laboratorio e idee per attività manuali; oratorio e catechesi; la prossimità dell’educatore. Per un anno ricco di gioia e di misericordia da vivere insieme.

Per rimanere in contatto Potete trovare tutte le attività e notizie dell’associazione sulla pagina facebook Anspi Nocera Sarno e ogni mese su questa rivista.

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Diamo i numeri! Alcuni momenti della piacevole serata

Una tombolata organizzata lo scorso 17 dicembre, nel refettorio del Monastero della Purità, per la gioia di stare insieme e passare qualche ora spensierata

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numeri, a volte, più delle parole, hanno un’anima, comunicano sentimenti, modi di pensare. Può sembrare incredibile, ma capita di aspettarli con entusiasmo. È quello che è accaduto lo scorso 17 dicembre, nel refettorio del Monastero della Purità, durante la tombolata organizzata dai fratelli e sorelle della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Il modo simpatico di estrarre i numeri dalla tombola, la speranza di sentire chiamare il proprio… quanto caos, che bel caos! In ogni incontro con i nostri ammalati colpisce la spensieratezza e la felicità che si legge sui loro volti, occhi felici di trascorrere qualche ora in allegria. Il gioco. Dopo il momento di accoglienza, comincia la preparazione al gioco: quello che più conta è divertirsi. Man mano gli occhi cadono sulle cartelle dei propri vicini, l’ansia e la speranza cominciano a prendere il sopravvento; i primi ambo, le prime urla di gioia, i primi regalini. «Non mi piace la tombola, ma avevo tanta voglia di vedervi e sono venuto. Ora sono felice!», dice Pasquale che preferisce stare al centro della stanza per godersi lo spettacolo. Tra applausi per ogni vincita continuiamo la serata. Canti, balli e tanti dolci natalizi tra una giocata e l’altra. La preghiera finale. La serata sta per finire e non può mancare la preghiera di ringraziamento al Signore. Lo scambio di auguri, un piccolo pensierino per ognuno e la visita guidata al presepe prima di raggiungere le macchine. È già qualcuno dice “Quando ci vediamo un’altra volta?”. È un vero dono far parte della grande famiglia della P.U.A.C.S. Francesca Oliva


Foto Salvatore Alfano

Venti anni di Progetto Policoro L’udienza con il Papa in Vaticano. Francesco ha parlato di dignità lavorativo e si è scagliato contro i raccomandati

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l lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti», così papa Francesco all’udienza concessa in occasione dei venti anni del Progetto Policoro, il 14 dicembre scorso. Parole semplici quelle del Santo Padre rivolte ai giovani animatori di comunità, alle loro famiglie, alle rappresentanze diocesane e agli esponenti delle filiere presenti nell’aula Paolo VI del Vaticano. Appuntamento nel cuore della notte, zaini in spalle e speranza nel cuore. Così si è preparata la diocesi, che ha accolto l’invito dell’animatore di comunità del terzo anno Antonio Francese, accompagnando lui e Donatella Salvati, pronta per ricevere il suo primo mandato in Progetto Policoro. L’aula delle udienze vaticane era gremita di gente. Occhi ed orecchi sull’attenti per l’arrivo del Papa. Ad accogliere i pellegrini un momento di introduzione in cui si è testimoniato concretamente in che modo agisca il progetto, presentando i frutti del faticoso lavoro. Papa Francesco aveva definito questa realtà «un segno concreto di speranza per i giovani che vogliono mettersi in gioco, e creare possibilità lavorative per sé e per gli altri». Francesco parla, e la sua voce si inserisce tra la folla, desiderosa di ascoltare. Torna spesso sul tema della dignità. Senza una dignità lavorativa, dice, i giovani non crederanno di avere dignità nella vita. Spinge loro ad inventarsi un lavoro, e a crederci sempre, ritornando spesso alla scuola del Vangelo. Così, dopo essere stato tra la gente si ritira, lasciando aleggiare nell’aria la speranza e la gioia testimoniata del Signore. Donatella Salvati

Il Vescovo ha in braccio uno dei bimbi della Tin

La gioia dei bimbi

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amme, non preoccupatevi del pianto dei bambini: è la musica della vita». Con queste parole mons. Giuseppe Giudice ha aperto la Celebrazione eucaristica organizzata, lo scorso 19 dicembre, dalla Terapia Intensiva Neonatale dell’Umberto I, nella cappella dell’ospedale di Nocera Inferiore. L’appuntamento si ripete ormai da nove anni e riunisce intorno all’altare le famiglie entrate in relazione con il reparto, i familiari che dopo mesi di attesa hanno portato a casa i loro piccoli e quelli dei bambini che non ce l’hanno fatta e vivono già nella gloria di Dio. A concelebrare insieme al Vescovo, padre Raffaele Bufano, cappellano ospedaliero.

Insieme, intorno all’altare I ministranti della Diocesi, lo scorso 19 dicembre, si sono ritrovati nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore per riflettere sul senso del loro servizio e ringraziare Dio durante la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Giudice. A concelebrare insieme al Vescovo, don Andrea Annunziata, responsabile diocesano dei ministranti. Un momento della celebrazione con i ministranti

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DON ENRICO SMALDONE Il prete che amava i bambini

di Antonietta Abete

«Morire non è forse una grazia?» «D

a qualche mese don Enrico non si sente bene»: con questa breve nota riportata nei diari inizia la pagina più dolorosa della storia della Città dei Ragazzi. Il 1966 volge al termine, tanti i progetti realizzati da quel lontano 1949, anno in cui il sogno di costruire una struttura deputata all’accoglienza dei bambini, vittime del degrado e della povertà generati dal secondo conflitto mondiale, si impossessa del cuore del giovanissimo sacerdote. Don Enrico è stanco, ha dolori alle gambe, non ha più la forza di tirare calci al pallone insieme ai suoi fanciulli. Da Natale è afflitto anche da una fastidiosa stomatite. «Pensiamo si tratti di esaurimento, dei postumi di un raffreddore». Chi scrive conosce l’intraprendenza del sacerdote, lo ha visto indossare una tuta arancione e un cappellino per affiancare gli operai nella costruzione del primo edificio della Città, correre in lungo e in largo per reperire fondi per la sua opera. È a questo esaurimento fisico che si tenta di ricollegare il malessere di don Enrico che da una settimana non ha più la forza di celebrare neppure la Messa, l’incontro con Dio

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fatto carne a cui non ha mai rinunciato. Per anni si è alzato prestissimo per andare a celebrare dalle Suore Battistine, fino a quando la Città non ebbe la sua cappella e la Messa diventò il primo impegno mattutino dei ragazzi. Si respira tensione e preoccupazione. Il sacerdote parla sempre di morte. «Che gioia sarà il morire», dice. I genitori sono morti giovani, la sorella Elisabetta è mancata il 12 luglio del 1941, il giorno prima della sua ordinazione sacerdotale. Potrà finalmente riabbracciarli. Pagine toccanti. Le pagine del diario sono toccanti e dettagliate. «Ha trascorso la giornata sdraiato su di un lettino dell’infermeria in compagnia di Tonino, un ragazzo malato. Verso sera, la febbre sale a 38,5 e si mette a letto. Passa una brutta nottata. Non ha potuto chiudere occhio. La febbre lo ha continuamente tormentato. Al mattino, oltre ai medicinali prescritti dal medico, prende un’aranciata. La giornata trascorre altrettanto agitata. Non riposa un istante». Viene visitato e il medico prescrive

Il 29 gennaio del 1967, a soli 52 anni, don Enrico Smaldone restituisce l’anima a Dio, colpito da una leucemia fulminante. Una città intera piange la morte prematura dell’apostolo dei ragazzi di strada


I funerali di don Enrico Smaldone

esami del sangue e delle urine. «La notte è terribile, la sete è forte, non riesce a chiudere occhio. Vorrebbe tanto riposare, ma non può. Si prelevano sangue e urine. A mezzogiorno ha mangiato un brodino. Ore 18.00: triste notizia, glicemia e azotemia sono altissime. L’esame delle urine allarmante». Ancora: «Mi attacco al telefono, chiamo Peppino a Roma, mi assicura che verrà subito». È Agnese Adinolfi a scrivere, la giovane che ha condiviso con don Enrico la sfida della Città fin dalla sua gestazione, e Peppino è il medico Giuseppe Adinolfi, suo fratello. «Viene qualche medico del luogo, tentenna nella diagnosi e sulla terapia. Come angeli al capezzale di don Enrico, attendiamo il responso dei medici. L’ammalato è calmo, non si lamenta mai. Non riesce a riposare». Giuseppe Adinolfi arriva a notte inoltrata. La discordanza tra glicemia ed esame delle urine genera perplessità. Si decide di ripetere gli esami. Le cure sono intense e, per un momento, si accende la lampada della speranza: le analisi precedenti erano sbaglia-

te, confuse con quelle di un altro ammalato. La notte passa tranquilla, ma la febbre è sempre alta. Si fanno altre indagini mentre insorgono fastidiosi disturbi gastrici. Viene chiamato il dottor Fortunato, importante medico napoletano. Per lui si tratta di un’epatite, prescrive la cura ed augura al sacerdote una rapida guarigione. Ma qualcosa non convince Giuseppe Adinolfi che fa fare un ulteriore prelievo del sangue. La diagnosi di epatite riporta un po’ di calma nella Città. Don Enrico passa una notte tranquilla, la febbre è diminuita, la quantità di urine è notevole e Giuseppe riparte per Roma. È sabato 28 gennaio del 1967. Alle 10.00 del mattino, Armando Oliviero va a Scafati a ritirare il referto delle ultime analisi. Lo scenario di colpo cambia, una diagnosi terribile spazza via ogni briciolo di speranza: il sacerdote è affetto da leucemia fulminante. «Ci sembra di impazzire dal dolore». Poche parole fotografano lo sgomento che cala sulla Città. Agnese si fa coraggio e nel pomeriggio comunica a don Enrico il peggioramento delle sue condizioni di salute, senza fare nessun cenno alla malattia che lo ha colpito. Cosa avrà pensato il sacerdote? Quante preoccupazioni lo avranno assalito per il futuro dei suoi ragazzi? Egli rimane in silenzio e conserva tutto nel suo cuore, come la Vergine Maria. Chiede solo di far venire un sacerdote per i sacramenti.

Quella giornata sembra interminabile. È sera quando arriva don Pierino Selvino che cerca di rincuorare l’amico. «Non preoccuparti ­– gli dice – la Madonna ti farà la grazia!». La risposta di don Enrico è una perla spirituale: «Morire non è forse una grazia?». Nessuno chiude occhio. «Alle 2 di notte mastro Umberto viene a chiamarci, eravamo già pronti». Armando va a chiamare don Pierino, don Enrico si confessa, è lucido, partecipa alla preghiera. Poi l’ultimo gesto: i ragazzi si inginocchiano accanto al suo letto e il sacerdote li benedice. Fiumi di lacrime scavano i volti. Segue una calma apparente, don Enrico riposa tranquillo per un quarto d’ora, poi la morte tanto attesa e desiderata lo accoglie tra le sue braccia. La notizia fa il giro della città, un silenzio impressionante avvolge Angri. Si odono solo i rintocchi delle campane della sua Santa Caterina che si sovrappongono al lamento della sirena delle Manifatture Cotoniere Meridionali che saluta, per l’ultima volta, il sacerdote che gli operai hanno sostenuto fin dalla prima ora, rinunciando una volta al mese alla mensa aziendale a favore della Città. I funerali presieduti da mons. Alfredo Vozzi, Amministratore Apostolico di Nocera dei Pagani, sono celebrati alle 4 del pomeriggio del 29 gennaio 1967. Don Enrico ha appena 52 anni. Sulla bara portata a spalla dai suoi ragazzi e dai suoi “esploratori”, una pioggia di petali e lacrime. GENNAIO 2016 Insieme

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

San Bartolomeo Apostolo Corbara

Un momento della rassegna dei cor

Il presepe della misericordia

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n Natale che si riveste di misericordia: il presepe realizzato sull’altare si raccorda infatti al Giubileo. L’opera si compone di un unico elemento. Costruito con materiali poveri, i mattoni sono stati creati tutti a mano, al centro è stato costruito un grande portale a simboleggiare la porta della misericordia. Essa assicura protezione e dona salvezza. Gesù ha detto: “Io sono la porta” (Gv 10, 7). Vi è una sola porta che apre alla vita di comunione con Dio e questa porta è Gesù, via unica di salvezza. “È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti” (Sal 118,20). La Porta Santa ricorda la responsabilità che ha il credente nel varcarne la soglia. Il presepe della misericordia, come è stato intitolato, ha richiesto due settimane di lavoro a cui si sono unite le mani laboriose della nostra comunità. Chi entra non può far a meno di porsi in raccoglimento di fronte al presepe. Erasmo Capriglione

Regina Pacis Angri Il presepe della misericordia realizzato sull’altare della parrocchia

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S. Maria Maddalena in Armillis S. Egidio del M. Albino

La “periferia” in cammino

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na parrocchia in “periferia” quella di Santa Maria Maddalena in Armillis che rispecchia fedelmente la Chiesa di Roma nell’intramontabile desiderio di camminare mano nella mano con il Signore. Ne è stata una dimostrazione il tempo d’Avvento. Infatti, sia per la conclusione dell’Anno liturgico che per la Santa notte di Bethleem, mons. Giudice ha presieduto le solenni celebrazioni eucaristiche. Inoltre, nella messa vespertina della solennità di Cristo Re dell’Universo, animata dalla corale Millennium, ricorreva anche il puntuale impegno mensile di preghiera dell’associazione Figli in Cielo. La gioia di percorrere il cammino tutti insieme è sfociata, poi, nella partecipazione alle celebrazioni eucaristiche del triduo di festa in onore del Santo patrono della cittadina di Sant’Egidio, san Nicola di Bari, delle comunità parrocchiali limitrofe. A cominciare da Corbara, con il suo pastore, don Vincenzo Buono, seguita da San Lorenzo, con don Salvatore Fiore, e Orta Loreto, con don Gerardo Coppola. Domenica 6 dicembre è stata la volta di don Carmine Vitolo, durante l’eucarestia delle 11.00, mentre quella delle 18.00 ha chiuso i festeggiamenti con il gran carisma di p. Paolo Saturno. Variegato, infine, il programma civile della V edizione della rassegna dei cori “Cantate inni al Signore, cantate inni”, cui hanno partecipato diverse parrocchie della diocesi. È seguita l’accensione in piazza Ferrajoli dell’albero di Natale e la III edizione della rievocazione storica dell’incendio dell’Abbazia. Il tutto curato con l’instancabile collaborazione della locale Proloco. Livia Rossi


Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

Giuseppe Stanzione e Rosa Nasto con mons. Vincenzo Leopoldo per i loro 70 anni di matrimonio

Legalità, un cammino possibile

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omenica 22 novembre la nostra comunità ha ospitato l’associazione Magnifica gente do Sud, che ha messo in scena la rappresentazione teatrale “Volti diversi, lo stesso destino”, tratto dall’omonima pubblicazione di Alfonso Ferraioli, presidente dell’associazione. Domenica 29 novembre abbiamo ascoltato don Aniello Manganiello, in una catechesi dal titolo “Il Bene è contagioso”. Due serate, due momenti forti inseriti in un più ampio programma – grazie all’adesione del parroco, don Gerardo Coppola – che ci mette, come comunità, in cammino verso la Marcia per la legalità, che si svolgerà il prossimo 19 marzo nei comuni di Mercato San Severino e di Siano. La marcia raccoglie adesioni attraverso incontri formativi e ricreativi sia nelle scuole che nelle parrocchie e ha come obiettivo il risveglio delle coscienze attraverso la memoria. Simbolica è infatti la scelta della data, festa di San Giuseppe, ma anche giorno in cui nel 1994 fu assassinato nella sua parrocchia a Casal di Principe il sacerdote don Giuseppe Diana, per mano della camorra. Angela Vitale

San Giovanni Battista Angri

I “primi” 70 anni di matrimonio

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l matrimonio si fonda ancora sui valori di una volta? Nell’interrogarci, c’è chi ne festeggia la ricorrenza. Ben 70 anni vissuti insieme in tutta serenità e in discreta salute. L’evento non è certamente passato inosservato per la comunità parrocchiale che, su invito della famiglia Stanzione, ha festeggiato il 24 ottobre il settantesimo anniversario di matrimonio. Mons. Vincenzo Leopoldo, si è recato a casa dei coniugi dove ha presieduto la liturgia della Parola e il rito del rinnovo delle promesse coniugali con l’immancabile scambio degli anelli. Il parroco si è complimentato con Giuseppe Stanzione, 93 anni, e Rosa Nasto, 90 anni, per l’invidiabile forma fisica e per la testimonianza d’amore che ha segnato la loro unione per così tanti anni. I coniugi, accompagnati dai figli Carmine, Giovanna, Luigi, Maria e Lucia e dai nipoti, hanno donato al parroco i confetti a ricordo di un traguardo davvero straordinario. La memoria ci porta ai tragici momenti del 1945 quando da poco si erano spenti, almeno in Campania, i fuochi dell’immane follia, la guerra, e si tentava di risalire la china con la ricostruzione. Proprio allora due giovani – pur in tanta incertezza – pronunciavano il loro “sì”, solido come la roccia.

Gifetto Iannone

La catechesi di don Aniello Manganiello

FOTONOTIZIA Lo scorso 8 dicembre la parrocchia Sant’Antonio di Orta Loreto ha benedetto una grotta nel centro parrocchiale per omaggiare la Madonna di Lourdes GENNAIO 2016 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE Sant’Alfonso Maria de Liguori Pagani

Sostenere la vita nascente

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osa fare se si diventa genitori in età adolescenziale? Un dono grande che richiede impegno e responsabilità e in alcuni casi necessita di sostegno e guida. Con questo obiettivo è nata l’iniziativa tenutasi nella basilica di S. Alfonso a Pagani, a cura della Caritas diocesana in collaborazione con l’A ssociazione Progetto Famiglia Onlus, nell’ambito del progetto “Legàmi. Percorsi di prossimità per le famiglie e di coesione sociale delle comunità”. Un programma che si avvale di figure professionali, come psicologi, assistenti sociali e dottori, al fine di offrire un servizio qualificato e gratuito di accompagnamento educativo e di consulenza alla famiglia e alla maternità. Colloqui individuali, percorsi di mediazione familiare, aiuto per l’accoglienza della vita nascente e molte altre sono le proposte di questo progetto che la basilica di S. Alfonso ha deciso di ospitare. Ogni famiglia ha il diritto di essere felice e non di soccombere nella solitudine dell’inesperienza, perché “non è bene che le famiglie siano sole” (Papa Francesco). Chiara Panella La locandina dell’iniziativa

Regina Pacis Angri

Don Antonio Cuomo con la comunità parrocchiale che ha rinnovato l’adesione all’Azione Cattolica

Ecco il nostro “sì” all’A.C.

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n sì che risuona in una chiesa gremita quello dell’A zione Cattolica della comunità Regina Pacis, che ogni anno si rinnova sull’esempio di Maria. Un 8 dicembre differente, ma uguale a quello degli anni passati. Palloncini gialli e blu e promesse associative che fanno vibrare l’aria. Soci di tutte le età, accomunati dall’appartenenza alla grande famiglia dell’A C. Una celebrazione eucaristica in linea con il profilo nazionale, ma personalizzata dallo spirito ardente di ogni associato. È bello stare insieme – ripete spesso l’associazione – e mai come quest’anno l’invito è stato accolto. Sono stati i membri di due famiglie al completo a rispondere alla chiamata, testimoniando la volontà di camminare insieme, mano nella mano. Anche quest’anno ci mettiamo in marcia, guidati dal nostro parroco, don Antonio Cuomo, e dalla nostra presidente Lina D’Ambrosio, confidando nel Signore per realizzare grandi cose. Donatella Salvati

FOTONOTIZIA

Una rappresentanza della comunità parrocchiale Regina Pacis visita la Terapia Infantile Neonatale dell’Umberto I di Nocera Inferiore a cui ha donato un elettrocardiografo, frutto dei piccoli sacrifici della comunità

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN TEODORO - SARNO Alcuni membri della comunità parrocchiale in pellegrinaggio a Roma

Tanti gli eventi e le iniziative che hanno caratterizzato il Natale della misericordia della parrocchia “teodorina”, sotto la sapiente guida di don Antonio Agovino

Nel solco della misericordia

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nei piccoli gesti che si manifesta l’amore di Dio, nelle azioni di carità che il suo amore irradia salvezza, donando pace e serenità. Da innocente neonato si è manifestato all’umanità intera. Aveva tutti i presupposti per farsi conoscere nella sua “immensa magnificenza”. È l’Onnipotente, l’Eterno, l’Infinito. Eppure si è rivelato nei panni di un bambino, come ogni bambino, come ognuno di noi. Proprio in questo è la sua “misericordia”, la sua grandezza di Padre misericordioso. Un bambinoPadre nello stesso momento: un bambino che nella sua piccolezza palesa il limite insito nella natura umana; un Padre che facendosi uomo ci ha liberato dalla schiavitù del peccato, offrendo se stesso per guadagnarci la vita eterna. Quanta misericordia in un Dio sempre pronto ad ascoltarci, ad amarci, a spalancarci le porte del Suo cuore! E quanta piccolezza, la nostra, che spesso non lo riconosciamo nel pros-

simo. Proprio la misericordia - Papa Francesco ha aperto il Giubileo straordinario della Misericordia lo scorso 8 dicembre a Roma - è stato il filo che ha accompagnato la parrocchia San Teodoro Martire di Sarno, sotto la ferrea e lucida guida spirituale del suo parroco don Antonio Agovino, a festeggiare il Santo Natale. «Dio, nella sua grande misericordia, ama, perdona e ci fa Suoi figli - spiega don Antonio -. Ci ascolta, ci percepisce, ci parla, non giudica e ci indica la strada della salvezza eterna. Sta a noi umili peccatori non abusare della sua misericordia, ma riconoscere il peccato, rifiutarlo, allontanarlo, riprometterci di non cadere più e vivere seguendo i suoi insegnamenti». Le iniziative. Numerosi gli eventi curati e guidati da don Antonio Agovino che hanno caratterizzato il Natale della misericordia della parrocchia “teodorina”: dalla pesca di beneficenza alla cena di fraternità, dai giove-

dì di Avvento al pellegrinaggio a Città del Vaticano per l’udienza di Papa Bergoglio e per attraversare la Porta Santa. Senza dimenticare tutte le Liturgie celebrate con lo sguardo e il cuore rivolti all’Altissimo, che “venuto sulla terra, si è fatto come noi per farci come Lui”. «Gesù è nel povero, negli ammalati, in quanti sono in difficoltà, in chi vive situazioni di disagio - sottolinea don Antonio -. È anche in chi è vicino a noi, in chi ci chiede aiuto: dobbiamo imparare a riconoscerlo, ad offrire il nostro soccorso, a porgere la mano. Non dobbiamo voltare le spalle al prossimo, così come non dobbiamo ascoltare la Santa Messa come abitudine, ma partecipare alla Liturgia per imparare ad essere ed a comportarci come cristiani migliori. Cristiani figli di un Dio misericordioso, che ci ha tanto amati fino a donare la sua vita per noi». Michele Lanzetta GENNAIO 2016 Insieme

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PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE - CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO Il segno realizzato i piedi dell’altare, arricchito durante le domeniche di Avvento

Il viaggio

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vvento, tempo di attesa, di conversione, accoglienza e gioia. Come spiegare e far vivere questo tempo di grazia ai bambini e ai ragazzi dell’ACR? Questo l’interrogativo che come educatori ci siamo posti lo scorso mese di novembre, mentre programmavano il Tempo di Avvento e di Natale. L’entusiasmo della fase iniziale di formazione, vissuta ad ottobre, ci ha aiutato e abbiamo pensato di farci accompagnare, anche in questo periodo, dall’attenzione annuale di A.C. e dalla metafora del viaggio. Il viaggio sì, lo stesso che ha vissuto Maria per arrivare da Elisabetta, e quello di Giuseppe e Maria fino a Betlemme.
Ed eccoci arrivati alla I domenica di Avvento con la nostra valigia piena di buoni propositi, ricca di esperienze ed entusiasmo. Proprio la valigia ha fatto da sfondo al segno deposto ai piedi dell’altare, insieme alle candele d’Avvento. Un segno si è arricchito domenica dopo domenica e ci ha aiutato a prepararci alla venuta di Gesù, aprendo il nostro cuore all’accoglienza e soprattutto alla gioia, spronati anche dalla lettera “Le parole del Natale” del nostro Vescovo Giuseppe. L’interesse e la curiosità dei ragazzi ha spinto anche noi educatori a scoprire e a vivere il mistero del Natale e la voglia di stare insieme. Così abbiamo organizzato tombolate di beneficenza, momenti di preghiera e un recital natali-

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Don Alfonso Giordano distribuisce ai bambini la Lettera di Natale del vescovo Giuseppe

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zio. Le prove dello spettacolo ci hanno aiutato a fare gruppo e a conoscerci meglio. Don Alfonso e don Stefano. All’inizio ci siamo sentiti un po’ persi senza la presenza del nostro parroco e assistente don Gaetano, assente per motivi di salute, poi la Provvidenza ci ha donato due sacerdoti “angeli”, don Alfonso di Angri e don Stefano della Costa d’Avorio, che con il loro sorriso ci hanno contagiato e accompagnato in questo viaggio. Abbiamo imparato che è la gioia l’atteggiamento che contraddistingue i cristiani, è la gioia che accompagna ogni nostra azione e, seppur stanchi e afflitti per qualche difficoltà, dobbiamo essere lieti perché siamo certi che Gesù cammina al nostro fianco e percorre con noi le strade di questo nostro tempo. Le orme. Abbiamo pensato anche ad un modo diverso per portare Gesù Bambino ai piedi dell’altare, durante la Messa della Notte Santa. Un anonimo brasiliano scrive che “sulla sabbia ci sono le orme del Signore e dell’uomo, ma in alcuni tratti, quelli più difficili della vita, ci sono solo quelle di Dio perché è proprio in quei momenti che ci ha sostenuto e preso in braccio”. Abbiamo rappresentato, lungo la navata centrale della nostra chiesa, solo le nostre orme: mancano quelle di Dio Bambino. Lui crede ancora negli esseri umani e si lascia prendere in braccio per cambiare con il suo amore ciascuno di noi. Gli Educatori e il Gruppo Liturgico

La metafora del viaggio ed una valigia hanno accompagnato i bambini a prepararsi al Natale. Tanti i momenti di preghiera e gioiosa condivisione


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO Un momento della serata

Pace e sviluppo integrale della persona Si è svolto, lo scorso primo dicembre, il secondo appuntamento de “Il tavolo sociale”, promosso dal Consiglio pastorale parrocchiale. Ad animare il dibattito Carmela Tortora e don Alessandro Cirillo

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roseguono gli incontri promossi dal Consiglio Pastorale parrocchiale dal titolo “Il tavolo del sociale”. Dopo quello sull’Enciclica Laudato si', lunedì, primo dicembre, si è tenuto, presso la Biblioteca comunale, un’illustrazione-dibattito sulle conclusioni del Convegno Nazionale Ecclesiale di Firenze “In Gesù Cristo il nuovo Umanesimo” attraverso una specifica pista di riflessione: “Chiesa - Mondo, cantiere aperto per la pace e la promozione integrale della persona umana”. Sono intervenuti, con due stimolanti relazioni, Carmela Tortora, Presidente diocesana di Azione Cattolica, e don Alessandro Cirillo, direttore della Caritas diocesana. Carmela Tortora ha illustrato le proposte del Convegno di Firenze, sintetizzate nelle “5 vie”: Uscire, Annunciare, Abitare, Educare, Trasfigurare. Don Alessandro Cirillo ha offerto una panoramica sull’impegno e sulle iniziative della Caritas diocesana per rispondere ai tanti, troppi bisogni delle tante, troppe povertà che la crisi economica, le immigrazioni e il degrado sociale hanno messo davanti ai nostri occhi e alle nostre coscienze. Il sacerdote ha sollecitato un più ampio coinvolgimento del volontariato cattolico nell’azione di carità promossa dalla Diocesi e il dibattito ha messo in luce la necessità di un’azione comune con le associazioni di volontariato della società civile.

Chi vive nella storia, non muore mai L’Azione Cattolica parrocchiale ha ricordato Rosa Velardo nel 60° anniversario della sua scomparsa

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hi vive nella storia, non muore mai, si allontana solo fisicamente”: è questo lo slogan che hanno usato i soci di Azione Cattolica durante la commemorazione del 60° anniversario dalla scomparsa di Rosa Velardo, testimone di santità. Rosa, non solo fondatrice dell’Azione Cattolica a Poggiomarino, ma esempio concreto per l’intero Paese, ha saputo coniugare, nel suo tempo così difficile, Vangelo e vita, azione e contemplazione. Si è sforzata, con la sua umile vita di essere testimone di Dio, sapendo accoglierlo e immolarsi per Lui. Così, in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, l’Azione Cattolica ha voluto ricordarla realizzando un video che vedeva protagonista ogni socio, perché Rosa è negli occhi di ognuno. A seguire, un breve dibattito e testimonianze da parte degli ospiti, tra cui la docente Carmela Filosa, sua “scolaretta”. Presente in sala anche la nipote di Rosa.

Ciao Luigi

Il cordoglio della comunità parrocchiale Il 3 novembre è venuto a mancare Luigi Spiga, figlio di Poggiomarino al lavoro al Nord. Il 23enne è deceduto in seguito ad un incidente stradale. Padre Aldo D’Andria ha condiviso con la famiglia i momenti di maggiore dolore. Dall’intera parrocchia giungono solidarietà, affetto ai genitori di Luigi, da sempre vicini alle attività della comunità di Sant’Antonio di Padova.

Il giovane Luigi Spiga

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO

Dal centro verso le periferie

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l Movimento Giovanile Costruire è una comunità di giovani a vocazione missionaria che si ispira al carisma di sant’Eugenio de Mazenod. Il gruppo propone il suo ideale a tutti, specialmente ai giovani. Per questo motivo, il principale obiettivo è diventare persone autentiche, buoni cristiani ed aspirare alla santità a cui tutti siamo chiamati. Il cammino nel M.G.C. si propone anche di far comprendere a quanti ne fanno parte quali sono i talenti che ognuno possiede, co-

me sfruttarli al meglio e, soprattutto, indirizzare i ragazzi a ricercare il proprio posto nella Chiesa ed essere missionari là dove vi è più bisogno. Nausicaa, una ragazza del gruppo, racconta: «L’esperienza più bella che porto nel cuore è la missione giovanile che si è tenuta nel 2013 a Cava de’ Tirreni. La ricordo con affetto poiché per la prima volta mi sono messa in gioco. Sono riuscita a superare le mie barriere personali per andare veramente dal centro verso le periferie». Caterina Criscuoli

I ragazzi del Movimento Giovanile Costruire

Il carisma missionario del Movimento Giovanile Costruire

Christmas village Dal 12 al 14 dicembre, in occasione della festa di S. Lucia e S. Agnello, si è svolta la VI edizione del Christmas village

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ul sagrato parrocchiale, tra luci e addobbi natalizi, sono stati allestiti oltre 25 stands che hanno dato vita ad un bellissimo mercatino. La grande affluenza di cittadini che dopo aver

partecipato alle celebrazioni eucaristiche hanno avuto la possibilità di ristorarsi scegliendo tra varie prelibatezze come pizze fritte, panini, zeppole, crepes, cioccolata calda e tante altre leccornie. Passeggiando hanno potuto anche acquistare qualche regalo al mercatino dell’antiquariato, del ricamo, del decoupage, dei gioielli fatti a mano… Le tre serate sono state allietate da un musical natalizio e dalla presenza di Babbo Natale che ha raccolto le letterine di tanti bambini che lo aspettano con entusiasmo. È stato davvero un bel momento di festa vissuto con gioia ed armonia. Barbara Senatore

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Azione e formazione Il gruppo giovani di Azione Cattolica ha intrapreso un cammino di attenzione al prossimo e promozione del bene comune, perché azione e formazione sono due facce della stessa medaglia

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ormazione e azione, due facce della stessa medaglia, due aspetti su cui i giovani del gruppo di Azione Cattolica hanno deciso di puntare ed impegnarsi in questo nuovo anno. La formazione è fertilizzante necessario per la crescita di un buon cristiano, ad essa va aggiunta l’azione, l’esempio. È da poco trascorso l'8 dicembre, Solennità dedicata alla Vergine Immacolata, giorno in cui tutti i membri di Azione Cattolica confermano e rinnovano la propria adesione. In particolare, il gruppo giovani oltre a rinnovare il proprio “sì” ha intrapreso un cammino di impegni e progetti per la promozione del bene comune, impegnandosi ad essere concretamene attenti al prossimo e ad adoperarsi per i disagiati. Formazione e azioni camminano così di pari passo. Il primo progetto che li ha visti protagonisti è stata la riqualificazione della piazzetta situata in via Uscioli. I giovani, saldi nella fede, sono riusciti nel loro intento e la fine dei lavori è stata salutata da una bella inaugurazione con la presenza del sindaco e del parroco don Roberto.

I giovani all’opera per la riqualificazione della piazzetta di via Uscioli

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A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI I giovani calciatori insieme al mister Francesco Nacchia e a don Andrea Annunziata

La nostra squadra di calcio

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inalmente anche noi abbiamo la squadra di calcio. Tutto è nato dalla buona volontà del mister Francesco Nacchia. Un giorno si è presentato al parroco offrendo la sua disponibilità a dedicare un paio di ore a settimana alla comunità e dopo solo quindici giorni faceva il suo primo allenamento! Un caro ringraziamento va a don Enzo Di Nardi, parroco della comunità Santa Maria del Carmine in Pagani, che ha messo a disposizione della nostra squadra il loro campetto di calcetto. Si arricchisce, in questo modo, di un altro tassello prezioso il già nutrito pacchetto di attività del nostro oratorio Anspi.

«Oggi devo fermarmi a casa tua» Il tema dell’anno ha guidato la comunità anche nella realizzazione del presepe

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L’oratorio ANSPI aggiunge un altro tassello alle sue numerose attività

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ll’inizio dell’anno pastorale, fu scelto il tema che avrebbe accompagnato la comunità parrocchiale per l’intero anno: «Oggi devo fermarmi a casa tua!» (Lc 19,5). È il passo del Vangelo in cui Gesù si invita a casa di Zaccheo. Nel progettare il presepe abbiamo cercato di ispirarci a questa frase. Se Gesù si autoinvita a casa mia, quest’anno il presepe deve rappresentare la mia casa, casa dove Gesù è accolto. Nella semplicità di un piccolo presepe peruviano e di un semplice albero di Natale, in questa casa Gesù c’è. Ognuno dei personaggi stilizzati ha uno specchio al posto del volto: ciascuno di noi è Zaccheo, tutti possiamo identificarci in uno dei personaggi che rappresentano la famiglia cristiana che accoglie il Signore.

Il gruppo Caritas parrocchiale mentre prepara i doni natalizi per le famiglie che la comunità segue. Un ringraziamento speciale agli operatori dell’INPS di Nocera Inferiore che hanno donato una notevole quantità di alimenti

Altre cinque catechiste hanno ricevuto, lo scorso 8 dicembre, il mandato a svolgere il delicato compito di aiutare i bambini nell’incontro col Signore


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola Alcune immagini dello spettacolo

Una preghiera per il Natale

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n cast molto nutrito di attori (oltre 30!) ha dato vita allo spettacolo “Preghiera ‘e ‘na mamma” (‘O miracolo ‘e Natale), una “pièce” teatrale che tra lacrime e riso ha lasciato un messaggio di pregnante significato: esiste, ancora purtroppo, il male della droga che manda allo sbando famiglie intere, nel nostro caso, la famiglia Esposito, che vive la sua sofferta quotidianità con onore e dignità. Ma la profonda fede di donna Vicenza, vedova e madre di quattro figli, e la calorosa condivisione di gioie e dolori da parte dei vicini di casa conducono la sfortunata famiglia a ritrovare la serenità con l’approssimarsi del Natale. La Compagnia Teatrale “I Gio-Io-Si” di S. Sisto II e S. Giovanni Battista di Cicalesi ha voluto offrire il suo contributo alla Pastorale Giovanile diocesana che, grazie a don Giuseppe Pironti, ha organizzato la Rassegna Teatrale “Check-in Si va in scena”, finalizzata alla raccolta di fondi per i giovani della Diocesi che desiderano partecipare alla GMG a Cracovia.

regia di “Preghiera ‘e ‘na mamma”, scritta da Michele Raiola e Alfonso Fezza. Romolo Pisciotta ha ideato e realizzato la scenografia con l’ausilio di Ernesto Battaglia. Alfonso Calandra, della “Corale Sistina”, ha offerto il suo valido contributo di musica e canto. Gli attori, tanti, si sono esibiti con una maestria inusitata per interpreti dilettanti. E non finisce qui! Nel prossimo numero leggerete di altri due importanti eventi parrocchiali: “Un Natale di carità” e la recita natalizia dei bimbi del catechismo. La Redazione

Grande successo di pubblico per la commedia “Preghiera ‘e ‘na mamma” messa in scena, lo scorso 20 dicembre, dalla compagnia teatrale “I Gio-Io-Si” di S. Sisto II e S. Giovanni Battista di Cicalesi, nell’ambito della rassegna teatrale “Check-in Si va in scena”

La rappresentazione si è svolta domenica 20 dicembre, presso l’Auditorium Teatro S. Alfonso in Pagani. I registi, Michele Maiorino e Renato Rescigno hanno curato con incessante trasporto la GENNAIO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI Il vescovo Giuseppe distribuisce la Lettera di Natale ai bambini della parrocchia

“Preparate la via al Signore” È nel deserto che il nostro cuore incontra Dio: il vescovo Giuseppe ha fatto visita alla comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine lo scorso 6 dicembre

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l giorno 6 dicembre, la comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine ha accolto il vescovo mons. Giuseppe Giudice, in occasione della celebrazione eucaristica domenicale. Anche quest’anno il nostro Vescovo si è fatto presente tra i fedeli della parrocchia per comunicare la parola di Dio in veste del tutto particolare, poiché eravamo vicini al Natale. Nella seconda domenica di Avvento, che ha come protagonista la figura di Giovanni Battista, il vescovo Giudice ha presentato il deserto, luogo in cui il Battista incontrò la Parola di Dio, come il luogo di Dio, il posto in cui Dio può parlare al nostro cuore, libero da ogni affanno. Un luogo angusto diremmo, arido, senza vegetazione, eppure è lì che noi ci spingiamo oltre, è lì che conosciamo i nostri limiti e cerchiamo di superarli, abbandonandoci a Dio, come ha fatto Giovanni, e proprio come fece lo stesso Gesù. Anche nei presepi è presente il deserto che altro non è, nel nostro quotidiano, tutto ciò che manca e che ci mette a dura prova: l’affetto, l’amore in famiglia, i soldi, le malattie, il lavoro. L’invito di Giovanni è “Raddrizzate i suoi sentieri” perché Dio possa rivelarsi a noi così come fece con il popolo di Israele, diventando pastore del suo gregge. Il vescovo Giudice, riprendendo le parole del Battista, ha invitato i fedeli a “preparare la via del Signore” e dunque alla conversione; a confrontarsi con le debo-

lezze di ogni giorno, con la mancanza di fede, con la superbia, la lussuria, e con le promesse non mantenute. Bisogna amare il Padre sempre e più di prima, anche nel deserto, soprattutto lì dove tutto è più difficile, dove tutto vacilla ed è più faticoso resistere alle tentazioni. Ha concluso, infine, il suo pensiero guardando a chi nel quotidiano si perde, per poi ritrovare la speranza. Parlando ai più piccoli, ha richiamato tutti all’impegno quotidiano, perché possano essere essi la guida dei grandi. Il dono della comunità. Conclusa la celebrazione, il parroco don Enzo Di Nardi, dopo aver ringraziato mons. Giudice per la sua parola e per la sua presenza, ha consegnato al vescovo un regalo speciale: angioletti realizzati con la pasta, con in mano una pergamena con il versetto simbolo della domenica di Avvento. Il dono era accompagnato da bustine di paglia colorata, la stessa che i bambini della parrocchia ricevono la domenica per ornare la culla del Bambino Gesù. Il vescovo invece ha donato ai bambini la Lettera illustrata del Natale, affinché il mistero del Natale possa essere raccontato con grandezza anche ai più piccoli, usando semplici parole e divertenti stikers. È con gli auguri di un fiducioso cammino verso il Natale che la comunità ha salutato il Vescovo, tra sorrisi e preghiere. Rosella De Rosa


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

La copertina del caledario

Briciole di gioia e amore Grande attesa per il calendario “Buon giorno di gioia… un pensiero d’amore per te” di don Antonio Mancuso. Un successo replicato per la terza volta

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l buongiorno si vede dal mattino” ricorda un antico proverbio che sottolinea l’importanza di iniziare bene la giornata. Ad accendere una luce tra gli affanni e le corse frenetiche c’è una piccola “chicca” di saggezza per ogni giorno, proposta da don Antonio Mancuso nel calendario 2016. Formato tascabile, è ciò che serve per dare il giusto tono ad ogni giornata del nuovo anno. Dopo il libro “Buongiorno di gioia… parole belle per un nuovo giorno” del 2013 e il calendario “Buongiorno di gioia… una parola di fiducia per ogni giorno” edito nel 2014, don Antonio Mancuso, parroco in Angri, propone il suo nuovo lavoro: il calendario “Buongiorno di gioia… un pensiero d’amore per te”. Un cuore attento. Ogni singolo pensiero è frutto di un interesse autentico del sacerdote verso l’uomo. Il suo

“sentire” silenzioso e sensibile rende don Antonio attento ai bisogni e alle necessità del cuore di chi lo circonda. Con poche e semplici parole, stimola all’azione, propone uno stile di vita autentico e generoso, radicato in Cristo. Tutti coloro che da anni seguono don Antonio Mancuso hanno atteso con impazienza l’uscita del calendario, ansiosi di assaporare parole che aiutano a mettersi in discussione e invitano alla riflessione. Brevi sollecitazioni che arrivano nel momento giusto, parole che danno conforto, scuotono ed incoraggiano ad affrontare la vita con gioia. A don Antonio il grazie della comunità parrocchiale, e non solo, perché ricorda a tutti che la gioia è un dono prezioso, indispensabile per quanti desiderano vivere alla sequela di Gesù. Antonella Malafronte GENNAIO 2016 Insieme

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

L’azione riformatrice di Madre Chiara Luciano

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el corso del Novecento la trasformazione di status giuridico da contemplativo in attivo si verificò per molti Istituti religiosi. La vita consacrata femminile si ritrovò in profonda crisi vocazionale. In molti casi, per evitare il collasso, si pensò di ricorrere all’accennata trasformazione. Per le Suore Francescane di s. Antonio fu madre Chiara Luciano a prendere l’iniziativa, tra l’altro riuscitissima. Gli anni compresi tra il 1921 e il 1949 sono contrassegnati dalla sua straordinaria figura. Cenni biografici. Era nata a Napoli il 4 dicembre 1869; a 14 anni era entrata tra le Solitarie Alcantarine; nel 1890 aveva indossato l’abito francescano; due anni dopo emise i primi voti religiosi e nel 1903, all’età di 34 anni, fu eletta superiora. Resasi conto che la comunità formata da appena 11 religiose era destinata ad estinguersi anche in ragione del fatto che era di sola approvazione diocesana, “aderendo alle disposizioni del S. P. Leone XIII - recita il verbale del gennaio 1921 - riformava la Comunità da Suore Alcantarine in Suore Terziarie Francescane di S. Antonio ai Monti in Napoli, unendo così alla vita contemplativa di dette Suore, la vita attiva. In poco tempo la Comunità - continua lo scritto - aumentò: questa nostra Casa Generalizia si arricchì di nuove opere, aprendosi altre case”. E ancora: “Per ben 15 anni la Vene-

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rata Madre ha trasfuso nel cuore delle sue figlie un apostolato fecondo di carità e di santità, facendolo rifiorire in opere di pubblica utilità con l’educazione della gioventù e con opere assistenziali”. Il 3 gennaio 1937 fu approvato il primo Consiglio Generale che restò in carica fino al 15 ottobre 1946. L’attività svolta da madre Chiara è sostanzialmente racchiusa nei ventisei verbali redatti in maniera elegante da suor Letizia Manganelli, che fungeva da segretaria. Il 17 ottobre 1946, presieduto da S. Em. il Cardinale di Napoli, Alessio Ascalesi, si celebrò il nuovo Capitolo Generale che riconfermò nella suprema carica madre Chiara. Fino al giorno della morte avvenuta tre anni dopo, il 31 marzo 1949, madre Luciano rimase amata e amabile Superiora Generale delle Suore Francescane di Sant’Antonio ai Monti. L’ultimo atto ufficiale - dodicesimo in ordine cronologico - presieduto e firmato da madre Chiara fu la comunicazione, in data 12 marzo 1949, del riconoscimento della personalità giuridica dell’Istituto. Il ritorno in Cielo. La primavera era entrata appena da dieci giorni, quando all’una di quell’ultimo giorno di marzo la Superiora Generale, madre Chiara Luciano, chiuse la sua feconda e santa giornata terrena.

Eletta alla guida dell’Istituto nel 1903, a soli 34 anni, madre Chiara Luciano, la prima Superiora Generale delle suore Francescane di S. Antonio, unì la vita attiva a quella contemplativa


PAROLE DELLA CRISI di Peppe Iannicelli

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orrei augurare a tutti un anno di umiltà. È un modo di vivere che esalta l’umanità e può rendere tutti e ciascuno felici. Tale parola deriva dal latino ed indica l’esser veri, genuini, naturali. Quanta ipocrisia autoreferenziale affligge il nostro mondo e la nostra civiltà. Papa Francesco è il Papa dell’umiltà, quello che si serve i pasti in mensa da solo, che invita i pastori del popolo di Dio ad aver addosso la puzza delle pecore, che esorta a non dimenticare gli anziani ed i malati. Agli uomini ed alle donne umili bastano pochi gesti e poche parole per illuminare la vita di tutti noi. Ed anche il più umile degli oggetti può diventare il fulcro di una nuova umanità. Ho pensato a Papa Francesco ed alle mie nonne Maria e Teresa che ormai sono in Cielo rileggendo questa breve “Storia del grembiule della nonna” di Maurizio Magistri. Mi sembra un modo eccellente per cominciare l’anno insieme ed assumere il proponimento di esser più umili e non trascurare i nostri anziani.

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l primo scopo del grembiule delle nonna era di proteggere i vestiti sotto, ma, inoltre: serviva da guanto per ritirare la padella bruciante dal forno; era meraviglioso per asciugare le lacrime dei bambini ed, in certe occasioni, per pulire le faccine sporche; dal pollaio, il grembiule serviva a trasportare le uova e, talvolta, i pulcini; quando i visitatori arrivavano, il grembiule serviva a proteggere i bambini timidi; quando faceva freddo, la nonna se ne imbacuccava le braccia. Questo buon vecchio grembiule faceva da soffietto, agitato sopra il fuoco a legna; […] a fine stagione, esso era utilizzato per raccogliere le mele cadute dell’albero; quando dei visitatori arrivavano in

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: umiltà.

L’umiltà di quel grembiule Cosa augurare per il nuovo anno? Ho pensato a Papa Francesco e alle mie nonne, rileggendo “Storia del grembiule della nonna”, un buon modo per riappropriarsi dell’umiltà e dell’amore per gli anziani

I suoi mille usi modo improvviso era sorprendente vedere la rapidità con cui questo vecchio grembiule poteva dar giù la polvere. All’ora di servire i pasti la nonna andava sulla scala ad agitare il suo grembiule e gli uomini nei campi sapevano all’istante che dovevano andare a tavola; la nonna l’utilizzava anche per posare la torta di mele appena uscita dal forno sul davanzale a raffreddare; ai nostri giorni sua nipote la mette là per scongelarla. Occorreranno un bel po’ d’anni prima che qualche invenzione o qualche oggetto possa rimpiazzare questo vecchio buon grembiule». (Maurizio Magistri, Storia del grembiule della nonna)

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CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice

Lo stupore di uno sguardo Carissimi, a voi che vegliate nella notte facendo la guardia al gregge è indirizzato il mio messaggio. In quella notte straordinaria, un Angelo del Signore si è presentato e la gloria del Signore vi ha avvolti di luce. Che abito straordinario ha imbastito il Signore per voi: avvolti di luce, cioè abbracciati, fasciati, circondati dalla luce, voi abituati a vivere nella notte. E in quel pozzo di luce siete stati presi da un grande timore, che l’angelo con le sue parole ha cercato di allontanare: non temete… perché la luce prende il corpo di un bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia. Natale, carissimi, è tutto qui. E voi siete stati i primi destinatari di un annuncio capace di sconvolgere e cambiare il mondo. Per noi che siamo cresciuti alla scuola di Sant’Alfonso, il Natale è intimamente legato alle vostre figure. Non c’è Natale senza pastori e voi siete i pastori del Natale, presenti in tutti i presepi. Sì, Natale è tutto qui, in un batuffolo di carne che racchiude Dio e ogni uomo. E voi ne siete i testimoni privilegiati. Cosa avete pensato? Come avete accolto l’annuncio? Ditelo a noi, carissimi pastori, impegnati in tante analisi, alla ricerca di mezzi, tecniche, modi nuovi per dire e dare l’annuncio. Ma il vero Natale è tutto qui, nella libertà di Dio di scegliere i tempi, i luoghi, le persone. È tutto qui il Natale ed è visibile nello stupore dei vostri occhi, stropicciati nella notte accanto ai falò. Ed è solo dopo l’annuncio a voi, cari pastori, che la moltitudine dell’esercito celeste intona il Gloria a Dio e la Pace sulla terra, primo e stupendo concerto natalizio. E, discutendo l’un l’altro, voi decidete di andare fino a Betlemme per vedere l’avvenimento fatto conoscere dal Signore. È bello il vostro mettervi d’accordo, consultandovi l’un l’altro per andare, per vedere, per non rimanere nel gruppo del “sentito dire”. Vi siete fidati dell’annuncio e, andando, avete trovato il Bambino con Maria e Giuseppe. Lo avete visto e avete incominciato a raccontare di Lui suscitando stupore per le cose dette. Mentre voi annunciavate, Maria custodiva e meditava nel cuore. Ancora oggi, mentre la Chiesa parla di Gesù nello stupore, Maria, da parte sua, continua a conservare tutto nel cuore e medita per aiutare ognuno ad arrivare a Betlemme. Ed è il suo silenzio che dà spessore e fondamento alle nostre parole. Dopo la visita al Bambino, siete ritornati indietro, alle vostre greggi, alle vostre case, alla vostra vita. Come pastori missionari che tornano glorificando e lodando Dio, ci insegnate a tornare da ogni presepe rivestiti di luce, per portare a tutti la ricchezza dell’ascolto e della visione che si fa augurio natalizio. † Giuseppe, Vescovo

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«La luce prende il corpo di un bambino avvolto in fasce: il Natale è tutto qui. Ed è visibile nello stupore dei vostri occhi, stropicciati nella notte accanto ai falò»: il vescovo Giuseppe scrive ai pastori

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge (cfr. Lc. 2,8-20)


Un’informazione che non giudica. La Misericordia ai tempi di internet, radio e tv Giubileo della comunicazione 23 gennaio 2016 - ore 9.00 Cattedrale San Prisco - Nocera Inferiore (SA) Introduce Antonio Corbisiero Editore

Interviene Ottavio Lucarelli

Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania

Relaziona Antonio Preziosi

giornalista e scrittore

Saluti

Mons. Giuseppe Giudice

Vescovo della Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno

Salvatore Campitiello

Presidente Assostampa Valle del Sarno

Mimmo Falco

Presidente Movimento Unitario Giornalisti Campania

Modera Salvatore D’Angelo

Direttore Ufficio diocesano Comunicazioni Sociali

Ufficio Comunicazioni Sociali


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9 Partecipazione alla grande estrazione finale

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