Leonardo Sciascia - La scomparsa di Majorana

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E' facile immaginare come tutto si sia esaurito in poche battute, durante uno dei quotidiani rapporti che il capo della polizia portava al capo del governo. Mussolini avrà domandato del caso Majorana, del punto cui erano arrivate le indagini. E Bocchini avrà risposto che si era ormai a un punto morto: nel doppio senso della polizia ormai rassegnata all'impossibilità di risolvere il caso e della convinzione sua e della polizia che il professor Majorana fosse morto. Avrà anche detto che alle normali indagini seguite alla denuncia della scomparsa, altre se ne erano aggiunte, più accurate, per raccomandazione di Giovanni Gentile: e da parte della polizia politica, di cui il duce ben conosceva ed apprezzava la sottigliezza e lo scrupolo. Se Mussolini non si contentò, se ordinò che si cercasse ancora, se davvero disse voglio che si trovi, Bocchini anche questa velleità gliela avrà messa in conto della pazzia da cui, con crescente apprensione, lo vedeva ormai preso. NOTE: (1) Sul mancato saluto romano di Fermi, sulla sua stretta di mano al re di Svezia, ci furono allora acri commenti sui giornali italiani. E' difficile immaginare, a chi non è vissuto sotto il fascismo, i guai che potevano nascere per chi distrattamente stringesse la mano in luogo di fare il saluto romano. Ecco, ancora nella commedia Raffaele, quale angoscioso e insolubile problema poteva diventare l'abolizione della stretta di mano: - Scusatemi, federale, se il re viene al mio paese, come pare debba venire, e mi porge la mano, io che cosa devo fare? - Se vi porge la mano?... Certo, è un caso da studiarsi... Se vi porge la mano... Venite un po' qui! Supponiamo che io sia il re. - E io che cosa sono? Lo domando per sapermi regolare. - Voi siete voi stesso: il segretario politico... Come vi chiamate? - Gorgoni. - Il segretario politico Gorgoni!... Salutatemi!... Dico, salutatemi! - Saluto al re! - No, no, no, no!... Voi dovete dire: saluto al duce! - Ma voi siete il re. - Ma questo, a voi, non v'interessa! Dovete dire: saluto al duce! - Bene, dirò così. - Rimanete col braccio levato!... Io vi porgo la mano... Ma no, no, no!... Guardate: cambiamo! Io sono voi. Io sono il segretario politico Gorgoni osservatemi attentamente! - e voi siete il re... No: siete troppo alto! Andate a sedere! Venite voi, Scarmacca. Voi siete il re... No: io sono il re, e voi siete il segretario politico Gorgoni. - Perch‚ devo essere Gorgoni? Io vorrei essere io stesso... davanti al re! - E va bene. Siete voi stesso. Levate il braccio. Io vi porgo la mano, così... Voi levate ancora più su il braccio! - E se il re, Dio ce ne scampi, crederà che io non voglia stringergli la mano per superbia, e si riterrà offeso? - Sua Maestà il Re Imperatore non penserà mai... Insomma queste sono inezie... casi che non succedono mai... Andate a sedere!... Ma chi è che suscita questioni tanto stupide?

Iii. Sono nato a Catania il 5 agosto 1906. Ho seguito gli studi classici conseguendo la licenza liceale nel 1923; ho poi atteso regolarmente agli studi di ingegneria in Roma fino alla soglia dell'ultimo anno. Nel 1928, desiderando occuparmi di scienza pura, ho chiesto e ottenuto il passaggio alla Facoltà di Fisica e nel 1929 mi sono laureato in Fisica Teorica sotto la direzione di S' E' Enrico Fermi svolgendo la tesi: "La teoria quantistica dei nuclei radioattivi" e ottenendo i pieni voti e la lode. Negli anni successivi ho frequentato liberamente l'Istituto di Fisica di Roma seguendo il movimento scientifico e attendendo a ricerche teoriche di varia indole. Ininterrottamente mi sono giovato della guida sapiente e animatrice di S' E' il prof' Enrico Fermi. Queste notizie sulla carriera didattica Ettore Majorana le scrisse nel maggio del 1932: evidentemente ad uso burocratico e molto probabilmente in accompagnamento alla domanda di una sovvenzione, al Consiglio Nazionale delle Ricerche, per quel viaggio in Germania e in Danimarca che Fermi lo aveva convinto a fare. E vi si nota, affatto negativa secondo burocrazia, la nonchalance con cui accenna alle proprie ricerche (di varia indole: e altri le avrebbe invece minuziosamente elencate) e il liberamente che un po' contraddice l'affermazione di essersi ininterrottamente giovato della guida sapiente e animatrice di Fermi. Si sente in queste poche righe come una costrizione, una forzatura: il dover rispondere alle premure e sollecitazioni degli amici, il dover fare quel che gli altri facevano o quel che gli altri da lui si aspettavano, e insomma il dover adattarsi di un uomo inadatto. In verità, l'Istituto di Fisica Majorana l'aveva davvero frequentato liberamente; n‚ Fermi era stato sua guida. Amaldi racconta: "Nell'autunno 1927 e all'inizio dell'inverno 1927-28 Emilio Segrè, nel


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