Formaggi storici siciliani

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presso il Ministero delle Attività produttive e la Camera di commercio di Messina: al momento in cui si scrive si sta procedendo alla marchiatura delle prime forme. Un’altra iniziativa in corso concerne la realizzazione, attraverso l’utilizzo dei fondi di “Agenda 2000”, di un caseificio e di un magazzino consortile. Inoltre, il Consorzio sta lavorando per la valorizzazione qualitativa e commerciale del formaggio Maiorchino attraverso un programma formativo-informativo rivolto a tutti i consorziati ed un’attenta attività di ricerca dei mercati di sbocco, sostenuta da un’azione di promozione del prodotto sia nel mercato interno che in quello di esportazione. In futuro, il Consorzio prevede di organizzare la commercializzazione dei prodotti dei consorziati anche attraverso la gestione di punti vendita collettivi.

I.4.1. L’areale di produzione e la tradizionale preparazione del Maiorchino La produzione del Maiorchino ha le sue origini a Novara di Sicilia, e si è successivamente diffusa nelle aree limitrofe: Fondachelli Fantina, Basicò, Tripi, Mazzarà S. Andrea, Montalbano Elicona e Santa Lucia del Mela. Secondo la tradizionale tecnica di preparazione, il latte ovino appena munto, mescolato con il latte di capre (il 30%), viene versato nella caldaia25 - chiamata codà, codara o quadara - filtrandolo attraverso un telo o un setaccio. Al latte viene aggiunto il caglio in pasta di agnello o di capretto. Dopo la coagulazione e l’indurimento della cagliata, il coagulo viene rotto con l’ausilio di un bastone, “brocca”, fino ad ottenere granuli molto piccoli delle dimensioni paragonabili ai semi di miglio. Segue la fase di cottura, condotta agitando continuamente i granuli di cagliata. Successivamente la caldaia si toglie dal fuoco, si appoggia a terra in posizione obliqua ed il suo contenuto si fa riposare per facilitare la sedimentazione della massa caseosa sul fondo. Questa massa viene raccolta, in genere, con l’ausilio di un telo e viene riposta in una fascera di legno chiamata “garbua” 26, che viene poggiata su un piano di legno “mastrello”. 25

Recipiente di rame stagnato di forma tronco-conica.

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La garbua può essere rappresentata da un cerchio di legno rigido, ricavato da un setaccio per la farina o, più spesso, da una striscia di corteccia di albero.

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