Lame d'autore - Fondazione Aldo e Edda Lorenzi

fondazione Aldo e Edda Lorenzi

Di Massimo Vallini, foto di Francesco Pachì

Il luogo dei

coltelli Aldo e Edda Lorenzi davanti alle vetrine storiche nella sede della Fondazione che porta il loro nome e che hanno costituito nel 2020.

ALDO LORENZI CON LA MOGLIE EDDA HANNO COSTITUITO UNA FONDAZIONE, NELLA CUI SEDE SONO STATI RIMONTATI ALCUNI DEGLI ARREDI ORIGINALI, CHE RICREANO L’ATMOSFERA DELLA STORICA BOTTEGA G. LORENZI DI VIA MONTENAPOLEONE. LA FONDAZIONE OSPITA UNA RACCOLTA FORMATA DA CIRCA 2000 UTENSILI TAGLIENTI E UNA RICCA BIBLIOTECA AD ESSI INERENTE, IN MODO CHE COSTITUISCANO UNA DOCUMENTAZIONE E UN’ATTRAZIONE PER GLI INTERESSATI DEL SETTORE, MA ANCHE PER TUTTI COLORO CHE SENTONO IL FASCINO PER GLI OGGETTI ARTIGIANALI REALIZZATI CON ARTE E PASSIONE. 18

«Non scriva troppo della coltelleria…», si raccomanda Aldo Lorenzi. Ma come si fa? Lui e “Quella bottega di via Montenapoleone” (ed. Hoepli) sono un monumento per chi ha vissuto la storia della coltelleria italiana. E vorrei dire non solo… Per chi ha visto cosa rappresenta per gli artigiani o anche i custom knifemaker essere considerati da quel signore alto e magro, di eleganza e classe impeccabili, sempre presente alle fiere e agli show che contano per osservare e studiare. Ma anche scegliere, comprare per poi rivendere. Da quando ha chiuso per l’ultima volta la porta del negozio di via Montenapoleone, nel 2014, ne ha aperta un’altra che forse è quanto ha sempre voluto fare e ha già fatto, insieme alla moglie Edda per i “suoi” coltelli. Quelli di riferimento, quelli importanti non li ha mai venduti. «Edda mi consigliava di non venderli e li ho usati per le vetrine, certo, ma soprattutto per verificare il mantenimento della qualità o l’evoluzione di questo o quel coltellinaio. Di cui ho conservato tutto, compresi i carteggi e i disegni».

“Benvenuti previo appuntamento”, si legge sul pieghevole che spiega la Fondazione. La sede è in via Correggio 19 a Milano (tel. +39.02.48199686, fondazionealdoeddalorenzi.it).

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L’ingresso della sede della Fondazione. Le vetrine in rovere sono quelli originali.

Oggi, dal luglio del 2020 quando ha costituito la Fondazione “Aldo e Edda Lorenzi” in uno stabile signorile di via Correggio, sempre a Milano, ha ricostruito uno scorcio di quella coltelleria con gli arredi originali e una collezione che è collezione solo di nome perché Aldo non si definisce collezionista, ma commerciante. Utensili taglienti e oggetti affini, databili dal periodo etrusco fino ai giorni nostri, corredati da una serie di pubblicazioni specialistiche, testimoni della ricerca che è stata necessaria per attestare ad alti livelli la conduzione dell’esercizio commerciale nel quale Aldo e Edda hanno espresso a lungo competenza e creatività. Circa 2.000 pezzi, catalogati e corredati di specifiche informazioni: epoca, provenienza, autore (quando conosciuto), funzione, materiale, lavorazione. A ulteriore corredo informativo più di 700 libri, un migliaio di riviste e 150 stampe, per lo più raffiguranti arrotini ambulanti. Un vero e proprio tesoro enciclopedico per gli appassionati.

TRAMANDARE CONOSCENZA Per i Lorenzi la bottega non era soltanto uno spazio di commercio, ma una ragione per tramandare, insegnare, custodire, trasferire agli altri il senso della bellezza e dell’utilità degli oggetti in vetrina. E la fondazione, riconosciuta con decreto della Regione Lombardia, si prefigge esclusivamente lo scopo di pub-

Alle pareti pezzi storici che farebbero la gioia dei collezionisti.

È stato recuperato uno dei sei “occhi” di comunicazione con la via Montenapoleone, e i banchi di vendita.

Al centro, tra le due vetrine di esposizione, il vano foderato in rame che conteneva la piccola porta del negozio.

blica utilità occupandosi della perpetua conservazione, nella sua integrità, della collezione esposta nella sua sede. È stata donata alla Lombardia e al mondo per passare idealmente un testimone.

Il custode di questo passaggio e curatore di questo museo vivo è Giorgio Garlati, nipote di Aldo e Edda. È lui che, studi all’Istituto europeo di design e lavori da creative director nel mondo della comunicazione, organizza le visite e cura amorevolmente la collezione. Sotto l’occhio vigile dello zio Aldo. Grazie a un attento recupero, oltre alle bacheche originali in rovere all’interno delle quali gli oggetti venivano esposti, sono stati rimontati in loco una vetrina esterna, uno dei sei “occhi” di comunicazione con la via, e i banchi di vendita sui quali, negli anni, si sono posate più di diciottomila tipologie di articoli, nonché il vano foderato in rame che conteneva la piccola porta di accesso a un ampio negozio capace di stupire chiunque vi accedesse. E di incantarlo con i suoi splendidi oggetti.

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FASCINO SENZA TEMPO Ammetto di essere rimasto incantato ancora una volta anche io, dopo anni che non mettevo più piede nel negozio, la prima volta da giovane giornalista all’inizio degli anni Novanta, ai tempi della nascita e dello sviluppo della coltelleria custom in Italia. Cui Aldo Lorenzi ha contribuito molto: «Mio padre, Giovanni Lorenzi, proveniva Negli spazi della Fondazione dalla Val Rendena, in Trentino. è disponibile un locale adibito a biblioteca, luogo di studio D’estate curavano i campi e le nel quale visitatori e specialisti bestie e d’inverno facevano gli possono consultare il materiale arrotini. È sceso a Milano con i bibliografico. fratelli e, dopo due esperienze con loro, ha scelto una strada che secondo lui prometteva bene: ha avuto lungimiranza». Un arrotino professionale e tenace, questo era, agli inizi della sua attività, Giovanni, il fondatore nel 1929 della Coltelleria G. Lorenzi, allora piccolissima, al numero 9 della nota via Montenapoleone a Milano, condotta poi dai figli Aldo e Franco, che vi si espressero ognuno a seconda della propria indole. «Mio padre ha avuto anche un grande merito: mi ha sempre detto di puntare al meglio, da commerciante, di puntare sulle cose più belle. Mia moglie Edda, poi, mi ha insegnato il gusto del bello. Nel negozio di arrotino cominciai a inserire articoli di coltelleria e da toilette belli e artistici. Nel 1959 decisi di partire per Parigi, in moto con lei, per andare a visitare l’ufficio di Eloi Pernet che era un artigiano straordinario per forbici e temperini». La foto del viaggio e del Guzzi Galletto è incorniciata e appesa alla parete. È cominciato tutto da lì. «All’inizio io non ero ricco, ma i miei clienti sì, man mano che la via acquistava pregio. E li ho capiti: volevano oggetti che li rappresentassero e che fossero belli, non soltanto utili. Io glieli procuravo e allo scopo avevo costituito una schiera di fornitori di altissimo livello, capaci di tradurre ogni desiderio in realtà, sempre nell’ambito delle peculiarità del negozio e facevo frequenti viaggi per visitare artigiani o coltellinai, nei loro laboratori. Anche negli Stati Uniti, per esempio, i cui artigiani hanno contribuito, sin dagli anni Settanta, al revival dei coltelli custom Due fantastici chiudibili degli statunitensi Frank Centofante e Heinrich Henry Frank che fanno parte della collezione della Fondazione Aldo e Edda Lorenzi.

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Due temperini a lame pieghevoli per fare la punta alle penne d’oca, entrambi del XIX secolo, quello con guancette in tartaruga proveniente da Dover (Inghilterra). Necessaire da viaggio inglese del XVIII secolo in acciaio, argento, ottone, avorio e pelle.

in tutto il mondo. Poi è arrivato il tempo dei knife shows e li ho sempre frequentati tutti. In Italia conosco molto bene la tradizione di Maniago, Premana, Scarperia, Campobasso, Frosolone e Pattada. Quanto ai coltelli custom ho assistito alla nascita della Corporazione e ho avuto sempre ottimi rapporti con i diversi artigiani».

SESSANT’ANNI DI VITA E LAVORO Nel corso di oltre sessant’anni, Aldo e la moglie Edda Chiodini hanno collezionato e custodito gli esemplari che meglio rappresentassero la loro professione, svolta con dedizione fino alla chiusura dell’attività.

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La passione per il proprio lavoro, l’aspirazione a realizzarlo al meglio, il perseguimento costante della qualità e l’amore per il bello hanno distinto, con la collaborazione di 13 dipendenti e l’apporto di Mauro Lorenzi, figlio del fratello Franco. La selezione degli oggetti più recenti è stata resa possibile grazie allo stretto, prezioso rapporto con quegli artigiani - molti europei, alcuni americani e giapponesi - da Aldo e Edda periodicamente visitati nei loro laboratori, capaci di produrre pezzi unici, vere e proprie opere durevoli nel tempo che hanno permesso alla storica bottega di essere conosciuta e apprezzata a livello internazionale. Impossibile descrivere la bellezza degli oggetti conservati.

Corredi per la tavola del 1700 francesi, inglesi e tedeschi, forbici e temperini, articoli da toilette francesi del XIX secolo e coltelli

Dall’alto a sinistra in senso orario: coltello da tavola in acciaio, ottone e avorio (Inghilterra XVII secolo), coltello e forchetta da tavola in acciaio, ottone, rame e porcellana policroma (Germania XVII secolo), forchetta da tavola in acciaio, argento, ebano e osso (Germania XVII secolo), jumeaux da tavola della bottega Cardeilhac in acciaio damasco, argento, oro e madreperla (Francia XIX secolo).

Forbice da ricamo del XIX secolo. Dall’alto a sinistra in senso orario: in acciaio, vermeil e madreperla detta Palais Royale (Francia), traforata e cesellata di Scipione Santangelo (Campobasso, Italia), a balestrina della bottega di Louis Eloi Pernet in acciaio e argento (Biesles, Francia), ornata e cesellata di Noget (Francia).

custom soprattutto statunitensi. Gli oggetti raccolti dimostrano come, partendo da un lavoro artigianale semplice, antico e umile come quello dell’arrotino, sia possibile evolversi fino a ottenere risultati di eccellenza.

«In quest’epoca così diversa da quella che ha conosciuto mio padre, nell’epoca del consumo, si possono fabbricare, comprare e custodire cose con la volontà che esse vivano quanto e più di noi». È l’attuale ambizione di Lorenzi, che ha fatto in modo di creare o ricreare tutte le premesse. Negli spazi della Fondazione è disponibile anche un locale adibito a biblioteca, luogo di studio nel quale visitatori e specialisti possono consultare il ricco (e pressoché unico) materiale bibliografico.

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