Completa la leggenda inserendo gli articoli mancanti La leggenda dell’abete e dell’uccellino Si avvicinava…..' inverno e faceva molto freddo. ….. uccellino, che aveva ….. ala spezzata, non sapeva dove trovare rifugio. << Forse ….. alberi di quella foresta mi ripareranno durante l'inverno con ….. loro foglie>> pensò ….. poverino. E a piccoli salti e brevi voli si portò faticosamente fino all'inizio del bosco. ….. primo albero che incontrò fu ….. betulla dal manto d'argento. <<Graziosa betulla>>, implorò l'uccellino <<vuoi lasciarmi vivere tra le tue fronde fino alla buona stagione?>>. <<Ne ho abbastanza di custodire ….. mie foglie. Vattene da un'altra parte!>> rispose ….. betulla. ….. uccellino saltò fino a …..maestoso castagno. <<Grande castagno,>> invocò <<permetti che io resti al riparo del tuo fogliame finché il tempo è cattivo?>>. <<Se ti lasciassi tra ….. mie fronde, tu beccheresti tutte le mie castagne. Vattene via di qua!>> esclamò ….. castagno. L'uccellino volò come meglio poté con la sua ala ferita, finché arrivò presso ….. bianco salice. <<Bel salice, mi ricevi sui tuoi rami durante ….. cattiva stagione?>> << No davvero! Io non alloggio mai degli sconosciuti!>> ….. povero piccolo non sapeva più a chi rivolgersi. Lo vide allora ….. abete e gli chiese: <<Dove vai, uccellino?>> <<Non lo so>>, rispose <<….. alberi non vogliono darmi rifugio e io non posso volare lontano con quest'ala spezzata>>. <<Vieni qui da me, poverino!>> lo invitò il grande abete. ….. notte il Vento venne a giocare nella foresta. Sferzò….. foglie col suo gelido soffio e ogni foglia toccata cadde a terra mulinando. <<Posso divertirmi con tutti ….. alberi?>> domandò a suo padre, ….. re dei venti. <<No>>, rispose ….. re. << Quelli che sono stati buoni con ….. piccoli uccelli possono conservare ….. loro foglie.>> Così … Vento del Nord dovette lasciare tranquillo ….. abete, che conservò ….. sue foglie tutto ….. inverno. E da allora è sempre avvenuto così. (Leggenda nordica)
Leggi e sottolinea gli articoli determinativi e indeterminativi in questa favola IL CERVO ALLA FONTE E IL LEONE Spinto dalla sete, un cervo se ne andò ad una fonte; bevve, e poi rimase ad osservare la sua immagine riflessa nell’acqua. Delle corna, di cui ammirava la grandezza e il ricco disegno, si sentiva tutto orgoglioso, ma delle gambe non era soddisfatto, perché gli parevano scarne e fragili. Mentre ancora stava riflettendo, ecco un leone che si mette ad inseguirlo. Il cervo si dà alla fuga e riesce per un bel pezzo a tenerlo a distanza, perché la forza dei cervi risiede nelle gambe, come quella dei leoni nel cuore. Finché il piano gli si stese dinanzi spoglio di alberi, egli trovò dunque scampo, ma quando giunse in un bosco, accadde che gli si impigliarono le corna nei rami, non poté più correre e fu preso. Allora, mentre stava per morire, disse a se stesso: “Me disgraziato! Quelle gambe che dovevano tradirmi mi offrivano la salvezza, e mi tocca invece morire proprio per colpa di quello in cui riponevo tutta la mia fiducia!”. Così molte volte, tra i pericoli, la salvezza ci viene da amici che parevano sospetti, mentre altri in cui avevamo piena fiducia ci tradiscono.
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