Alex Pergher - Magazine 2011

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MAGAZINE 2011

ALEX PERGHER

INTERVIEW RITRATTO DI UN ARTISTA PORTRAIT EINES KÜNSTLERS TESTI E FOTO DI REPERTORIO TEXTE & FOTOS: REPERTOIRE I CALENDARI D‘ARTE DIE KUNSTKALENDER IMPRESSUM


La cosa che mi piace di me? L‘idealità, la passione, credere in quello che faccio... e poi essermi innamorato della vita.

Was mir an mir selbst gefällt? Mein Idealismus, meine Leidenschaft, mein Glaube an das, was ich tue... und meine Verliebtheit ins Leben.

Il mio principale difetto? ...Ma indubbiamente un po‘ di pignoleria... pretendo un po‘ troppo... e poi sono sempre in conflitto con il tempo che non basta mai.

Meine größte Schwäche? ...ich bin etwas pedantisch und verlange oft etwas zuviel… und die Zeit reicht für all meine Vorhaben nie aus.

Il momento più felice? È un momento e un‘emozione che si ripropone ogni qual volta realizzo un‘opera, rendendomi conto di aver fatto un buon lavoro. La persona che ammiro? ...in generale le persone concrete, quelle vere, (una persona che ha saputo trasmettermi una grande forza d‘animo). Un libro sull’isola deserta? Francamente non sono per romanzi o quant‘altro, e allora quasi certamente un libro d‘arte – l‘ultimo in ordine di tempo: „I Vorticisti“. L’occupazione preferita? ...certamente dipingere o disegnare, ma oggi anche nella mia veste di gallerista d‘arte e curatore di eventi espositivi. Il paese dove vorrei vivere? ... per certi aspetti, ma non nel periodo estivo, sull‘isola di Favignana e poi a Vienna, che conosco piuttosto bene. Il piatto preferito…? ... quando posso, scappo in Val di Chiana oppure a Cortona, magari a mangiare una buona........!? Non sopporto…? ...la falsità, l‘invidia e poi la gelosia. Per un giorno vorrei essere? ...Pablo Picasso!

Mein schönster Augenblick? Mein schönster Augenblick ist der Moment, in dem ich ein Werk fertig stelle und spüre, gute Arbeit geleistet zu haben. Ein Mensch, den ich bewundere? ...im Allgemeinen alle starken, authentischen Menschen… Menschen, die mir Kraft vermitteln. Mein Buch für die einsame Insel? Ich bin kein großer Freund von Romanen, also würde ich bestimmt ein Kunstbuch mitnehmen. Das letzte, das ich gelesen habe: „I Vorticisti“. Meine Lieblingsbeschäftigung? ...mit Sicherheit Malen oder Zeichnen, aber als Galerist organisiere ich auch gerne Ausstellungen. Ein Ort, an dem ich leben möchte? ... die Insel Favignana finde ich sehr anziehend, nur im Sommer möchte ich dort nicht leben. Und Wien wäre schön, die Stadt kenne ich auch recht gut. Mein Lieblingsessen? ... wann immer ich kann, fahre ich ins Val di Chiana oder in die Gegend von Arezzo oder nach Cortona und genieße die dortige Küche. Was ich nicht mag…? ...Lügen, Neid und Eifersucht. Ich wäre gerne einen Tag lang...? ...Pablo Picasso!

Nel mio frigo non manca? ...nel frigo non manca mai qualche buon ortaggio, un buon sugo fatto in casa, e diversi jogurt.

Was ich immer in meinem Kühlschrank habe? ...in meinem Kühlschrank habe ich stets etwas Obst und Gemüse, gute, hausgemachte Sauce und etwas Joghurt, am liebsten Fruchtjoghurt.

Se fossi un animale sarei? ... bè, forse un toro, ma poi a pensarci bene finirei per essere un elefante o un rinoceronte. In fondo sono anche gli animali che hanno ispirato tante opere della mia produzione.

Was für ein Tier wäre ich? ... vielleicht ein Stier, aber wenn ich’s mir gut überlege, wäre ich wahrscheinlich ein Elefant oder ein Nashorn, schließlich haben diese Tiere über lange Zeit meine Arbeit beeinflusst.

Mi sono sentito orgoglioso quando…? ...ogni qual volta, chi mi vuole bene, veramente bene, mi guarda negli occhi e capisco che sta bene con me...

Ich war besonders stolz, als…? ...jedes Mal, wenn ich einer Person, die mich wirklich mag, in die Augen sehe und erkenne, dass sie sich in meiner Gegenwart wohl fühlt...

Il mio motto? Il mio motto è la mia „missione“... perchè noi artisti rispondiamo ad una missione... è un percorso di vita e di lavoro...

Mein Motto? Mein Motto ist meine Mission… ich habe eine Mission, einen Lebens- und Arbeitsweg… anders könnte ich gar nicht leben.

Il capriccio che non mi sono mai tolto? ...è che forse non riusirò mai a togliermi... mà... può essere banale... un bel giro con sotto un bel „motore“ con qualche „cavallo“... no, sto scherzando, forse mi piacerebbe suonare con una grande band.

Mein Laster? ...vielleicht, das mag banal klingen, eine Rundfahrt mit reichlich PS unter der Haube… aber nein, das war nur Spaß – ich glaube, ich würde gerne einmal mit einer bekannten Band spielen.

Il giocattolo che ho amato di più? ...avevo 12 o 13 anni... un modellino dell‘Alfa Romeo, 6C 1750 Gran Sport del 1929.

Mein Lieblingsspielzeug? ...ich war damals 12 oder 13 Jahre alt... ein richtig schönes Modellauto, ein Alfa Romeo, 6C 1750 Gran Sport, Baujahr 1929.

Il mio poeta preferito? Il mio poeta preferito: Ungaretti!

Meine Lieblingsdichter? Mein Lieblingsdichter? Ungaretti!

I miei pittori preferiti? ... qui potrei nominarne tantissimi, grandi maestri ... che „scuola“ la loro!... ne ricordo solo alcuni: Picasso, Modigliani e poi Pollock, Warhol, Nitsch... e tra i contemporanei, i più gettonati... si fa per dire... Cattelan, Hirst e anche Koons... (sono anche dei gran furbi)!

Meine Lieblingsmaler? ... eine ganze Reihe großer Meister... um nur ein paar zu nennen: Picasso, Modigliani, Warhol, Nitsch... unter den zeitgenössischen Künstlern Jackson Pollock... dann noch einige Standardnamen... Maurizio Cattelan, David Hirst, vielleicht auch Jeff Koons... (alles gerissene Kerle)!

Il dono di natura che vorrei avere? ...ah ma qui... sono già stato più che premiato!!!

Eine natürliche Gabe, die ich mir wünschen würde? Ich glaube, in dieser Hinsicht wurde ich bereits ausreichend belohnt!


1994 Atelier 01 1995 Atelier 02 1996 Japan1997 Elephant 1998 Ă„gypten/Egitto 1999 Circus 2000 Woman 2001 Portrait 2002 Herzensangelegenheiten/Questioni di cuore 2003 Die Kugel als Symbol/ La sfera come simbolo 2004 Taurus 2005 Labyrinth 2006 Unterbrochene Dialoge/ Dialoghi interrotti 2007 Magische Schachbretter/Scacchiere magiche 2008 94-08 2009 India 2010 Rhinozeros



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Il tema del calendario del 2002 è il cuore, anzi, questioni di cuore. Il cuore - dunque - un‘alternativa possibile, ma senza pretesa di apparire come unica o assoluta. Il cuore o cuor leggero, incarna anche un‘anima ludica, spericolata ed irrefrenabile di una gioia di vivere che rasenta il rischio, sempre affascinante, della distruzione e dell‘autodistruzione. In un calendario a tema come questo sono rappresentati alcuni esempi di attività pittorica che si svolgono e si articolano sul campo del quadro senza drammi, con agganci innegabili tra loro, ma con una precisa caratterizzazione indipendente. L‘aspetto più esclusivo stà nell‘impostazione aprioristica del problema tematico; il cuore come archetipo, dato di fatto, anatomia, suggestione, identità - simbolo, forma, vita, amore, che nello sciogliersi romantico della sua linea immediatamente riconoscibile, costituisce un fattore determinante che può ascriversi sotto la ricetta dell‘ambiguità.

Das Thema des Kalenders 2002 ist das Herz, oder genauer gesagt Herzensangelegenheiten. Mit dem Herzen zu entscheiden kann eine der möglichen Alternativen sein, ohne den Anspruch erheben zu wollen die einzigrichtige zu sein. Den Entscheidungen des Herzens zu folgen bedeutet sich mutig und hemmungslos auf das Leben einzulassen, Risiken einzugehen, die neben dem spielerischen Aspekt auch zu Zerstörung oder Selbstzerstörung führen können. Im Kalender diesen Inhalts wird ein künstlerisches Programm inszeniert, das sich ohne Dramatik auf der Bildfläche abwickelt und artikuliert. Zwischen den einzelnen Themen besteht sehr wohl ein Zusammenhang, trotzdem wahrt jedes seinen ganz spezifischen Charakter. Die Besonderheit der Kompositionen liegt darin, dass der apriorische Anspruch des Themas in der vordergründigen Behandlung des Bildgegenstandes Herz verdeutlicht wird: das Herz als Archetyp, als Tatsache, Anatomie, Suggestion, Identität, Symbol, Form, Liebe. Indem es der Künstler versteht, die Herzform unmittelbar erkennbar zu machen, deren Ränder aber gleichzeitig aufzulösen, wird die Ambiguität des Themas sichtbar.


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„La capacità di inventare e di tradurre in immagini o segni evocativi il proprio pensiero è la pecularietà essenziale dell’arte autentica che si determina – in un momento successivo all’intuizione intellettiva – attraverso uno stilema che identifica il personaggio-artista come tale. Alex Pergher è immerso in una realtà visiva costituita da glifi, simboli e bagliori cromatici improvvisi in una collocazione precisa, suggerita da una spazialità di pensiero che in lui agisce profondamente. Nell’impeto espressivo matura la straordinaria capacità di ambientare elementi figurativi in una sospensione dimensionale metafisica che stabilisce un ordine nel disordine contemporaneo della ragione. E su quest’ultimo punto si gioca la sfida progettuale di un artista versatile e caleidoscopico come quel mondo tutto suo che ha fortemente voluto creare. Nei temi cosmologici, nei labirinti atemporali dell’inconscio così come nella serie dedicata agli “homage”, Pergher utilizza un suo personalissimo codice semiologico che richiede attenzione ed analisi in virtù di una non casualità compositiva finalizzata alla rappresentazione del puro pensiero dipinto. Una sintassi di linguaggio che attinge alla numerologia cabalistica, ai simbolismi arcaici ed ai segni trigonometrici, perché vasti sono i campi di coscienza ch’egli sorvola. Nell’epopea del toro – il taurus mitologico simbolo di forza e fecondità – riduce la figura animale ad un contorno zoomorfo essenziale ma potente anche se privo di connotazione anatomica. al centro del capo, un occhio evoca l’ascendenza divina dell’animale sovente abbinato a figure di santi o eroi assoluti quali Ercole e Teseo o Zeus. Non a caso, nei culti protocristiani, il sacrificio del taurus veniva comparato allegoricamente alla passione di Gesù che offre il martirio per la redenzione umana. E proprio il toro costituisce il pretesto – in un’ampia produzione tematica – per l’indagine semiologica sia sacra (nei riferimenti sopra citati) che profana, dove l’animale da soggetto di culto diviene oggetto della barbarica tauromachia di picassiana memoria. Come dire la vita e la sua negazione, la tesi della forza generativa e l’antitesi della sua distruzione. Alex Pergher, nel suo ricercato eclettismo, non è dunque confinabile in alcuna tendenza o maniera modaiola della controversa estetica contemporanea. Egli concepisce un traguardo non come punto di arrivo ma come limite da superare entro il consentito. Un ragionamento che giustifica in parte i complessi dialoghi con l’arte attraverso modalità eterogenee volte ad evidenziare non solo i contenuti ma anche, perché no, gli spettacolosi effetti visivi di luce e spazio. Una risposta concertata da un pensiero positivo e propositivo che contribuisce a colmare i vuoti del non-senso e del forzato stupore suscitato dalla provocazione pseudo-artistica dell’ultima ora. Vi è dunque la scelta ponderata di contenere realtà del mondo e verità fuori del mondo in una dimensione unitaria – diremmo un brodo di coltura comune – che è assenza di separazione concettuale in un unico verso, un universo appunto, con una frequenza coscienziale che immediatamente intercettiamo e riconosciamo quale proiezione del nostro Sé autentico. E forse questa è la migliore intuizione di questo artista: la capacità di coniugare significante e significato, misteri della natura con modelli archetipici, ragioni dell’intelletto ed umanissimi sentimenti di meraviglia anteriore. “


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über den Wolken…

Non è un viaggiare fra le nuvole, ma è forse volare come sanno fare gli angeli nell’universo dell’anima o “della materia invisibile”, quella che per la scienza fisica è una scoperta “impenetrabile”: la nostra mente, dichiara Hannah Arendt, quindi l’area della nostra conoscenza sperimentale, è in grado di accedere solamente al trenta per cento del mondo fisico. I telescopi inviati nelle galassie ci permettono di conoscere grazie alla velocità della luce e ai raggi infrarossi, l’espansione la trasformazione e l’involuzione, dal Big Beng originario fino ad un lontanissimo “domani”. Parte dell’impenetrabile “materia invisibile” è accanto a noi, in noi e fuori di noi, colorata e significata da un’antropologia umana e animale che la cultura e la storia, dalla vita alla morte, in maniera amorevole o cruenta, hanno stampato in un inconscio collettivo che permea e condensa il senso. In tale modo dalle nostre emozioni, esperienze, pensieri… i dialoghi interiori si sono riflessi attraverso il genio creativo degli artisti e dei poeti... in forme simboliche leggibili e non… l’immaginario, la rappresentazione, il suono, il testo… il quadro. Che fa Alex Pergher sopra le nuvole? Perché invita a porci dal suo punto di vista, per entrare in un sistema di riferimento simmetrico e capovolto? Forse vuole farci guardare attraverso le nuvole come da un caleidoscopio: i suoi quadri rimandano a quei vetrini che si compongono in strutture inaspettate, caos apparente e ordine casuale, alchimia di un giocattolo sempre uguale e sempre diverso. Paesaggi vibranti e spazi allusivi, forme molecolari, eserciti, transumanze, erosioni, derive, scorci di una terra che sta cambiando con grandi sofferenze, ora che il vento di Thanatos interseca, meglio che in epoche passate, i suoi vortici fra natura e cultura. “Guardiamo, ascoltiamo con più compassione quanto sta accadendo sulla terra, alziamoci sopra le nuvole per essere più prossimi alla verità e potremo meglio vedere anche in noi stessi, perché saremo consapevoli. Ritroviamo le nostre emozioni, le sensazioni… il cuore…” Questo è il messaggio di “sopra le nuvole” di Alex Pergher. Riposizioniamo il nostro punto di vista nello spazio invisibile dell’inconscio per spiare nell’anima e nel cuore di Alex, non ce ne voglia. Scorgiamo i luoghi di fuga e di desiderio, i conflitti emotivi fra legami di libertà, poesia e razionalitá. Questo è uno stare sopra le nuvole per guardare lontano, legato al filo delle sue montagne come un aquilone. Celestina Avanzini


sopra le nuvole

Con questa serie di opere dal titolo “... Sopra le nuvole” Alex Pergher mi suggerisce subito una domanda: ma cosa c’è sopra le nuvole? Chi ha volato alto lo sa, ci sono paesaggi fantastici e cieli tersi, effetti di luce e colori sempre diversi, meravigliosi deserti, abissali silenzi... E’ la nostra immaginazione a dar loro significato, a percepirli al di là del visibile, oltre le apparenze, è quello che abbiamo dentro che si rivela. Sopra le nuvole si liberano stupori, emozioni e sensazioni... forse sopra c’è il dentro? E sotto le nuvole? C’è il quotidiano che ci sta intorno, l’immaginazione prigioniera delle necessità, vere o presunte, che riempiono i nostri gesti. Ponendoci in atteggiamento contemplativo di fronte a questa serie di quadri di grande formato, fatti di colore-pittura, si rivelano ai nostri occhi mondi di colore-luce che possono esistere solo dentro di noi, “... sopra le nuvole”. Credo che una riflessione sull’opera del pittore Alex Pergher non possa prescindere da alcune semplici considerazioni. Il pittore lo sa come nessun altro: non esistono colori ma solo relazioni tra i colori, ogni colore vive (o muore) del rapporto che instaura con quello che gli sta accanto. Chi osserva la pittura deve saperlo. E non esiste un oggetto estetico (opera) senza una relazione empatica con un soggetto che lo contempla. Potremmo affermare che non esiste il mondo, ma solo la nostra relazione percettiva con il mondo. Ma anche, come ci insegna Goethe, non possiamo prescindere dalla consapevolezza che il colore è un fenomeno fisico in diretta relazione con la nostra anima. << Il colore occupa un posto assai elevato nella serie delle manifestazioni naturali originarie... Non ci stupiremo quindi di apprendere che esso esercita un’azione, in particolare sul senso della vista... e, per suo tramite, sull’animo nelle sue più generali manifestazioni elementari, senza riferimento alla costituzione o alla forma materiale, sulla cui superficie noi lo vediamo... Si tratta di un’azione in parte armonica, in parte caratteristica, spesso anche non armonica, sempre tuttavia decisa e significativa, che si riallaccia direttamente al momento morale.>> e, ancora : << Agli uomini il colore dona, in genere, grande diletto. L’occhio ne ha bisogno come ha bisogno della luce. >> (Johann Wolfgang von Goethe, La teoria dei colori, 1808). Alex Pergher lavora per cicli tematici, ha bisogno di sperimentare l’intuizione, di esplorarla e svilupparla, mettendo in gioco, nelle singole composizioni come nell’insieme del ciclo tematico, le potenzialmente infinite possibilità espressive dei colori e delle loro relazioni. Attraverso le sue opere fatte di tracce di gesti che sapientemente giocano con il caso, imprimendosi nei colori, ci invita a seguirlo nella sua esperienza, traduzione informale di intense situazioni psichiche. Mette a nostra disposizione queste esperienze, affinché anche noi, seguendo le sue tracce, possiamo stabilire relazioni libere ed emotivamente pregnanti con noi stessi, con il nostro sopra-dentro, con la nostra percezione emotiva del mondo. Ci offre l’opportunità di sperimentare stati d’animo più che oggetti e fenomeni della visione, introspezione e sensibilità individuale più che razionalità analitica, compenetrazione tra sensazioni e natura, sinestesie. Partendo dall’iperrealismo Pergher è approdato all’astrazione. Nella più tenace tradizione di quella modernità che ha le sue radici nel romanticismo e poi nell’espressionismo di matrice tedesca, da Nolde a Kandinskij a Klee, Pergher sembra suggerirci ancora infinite rivisitazioni dell’astrazione lirica. Sperimenta un’arte naturale, ecologista che ha la sua matrice nel substrato culturale nordico di impronta panteista. Il lavoro di Pergher percorre strade aperte dalle sperimentazioni delle avanguardie storiche testimoniandone la vitalità, la capacità di aprire sempre nuovi orizzonti percettivi. Sogni, concetti e progetti, vuole dirci, non possono che nascere “... Sopra le nuvole”. Alessandra Menegotto


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Impressum MAGAZIN 2011 Grafik/Grafica:

Alex Pergher - Mühlbach/Rio di Pusteria (BZ) Philipp Falk - Vahrn/Varna (BZ) - www.designverbindet.it Fotos/Fotografia:

STUDIO SAINI - Carate Brianza (MI) Franco Coccagna - Brixen/Bressanone (BZ) Focus digitales Fotodesign - Brixen/Bressanone (BZ) Rudi Faccin von Steidl - Mailand/Milano Egon Daporta - Mühlbach/Rio di Pusteria (BZ) Luciano Della Pietra - Brixen/Bressanone (BZ) Manuel Ferrigato - Brixen/Bressanone (BZ) Sergio De Carli - Trient/Trento Giuseppe Zoppi - Udine

Alex Pergher ist in Brixen geboren (1955). Als Kunstmaler, Graphiker, Keramiker und Galerist, lebt und arbeitet er in Mühlbach. Seit 1975 stellt er in Einzel- und Kollektivausstellungen in Italien und im Ausland aus. Im Jahre 1999 gründet er die Galerie Milly, Kunstagentur für zeitgenössische Kunst. Von Anfang an bevorzugt Pergher die hyperrealistische Technik, um später den Umgang mit besonderen Mischtechniken zu experimentieren, die man in all jenen Arbeiten erkennen kann, die dem Zyklus „Scripta et Structura“, Kugelformen und Labyrinthe angehören. Arbeiten in öffentlichen Institutionen und Privatsammlungen in Italien, Österreich und Deutschland. Alex Pergher è nato a Bressanone (1955). Pittore, grafico, ceramista e gallerista d’arte, vive e lavora a Rio di Pusteria (BZ). Espone in mostre personali e collettive in Italia e all’estero dal 1975. Nel 1999 fonda Galerie Milly, agenzia e galleria d’arte contemporanea. Fin dai primi anni di attività predilige la corrente iperrealista per passare più tardi alla sperimentazione materica; ricordiamo le opere realizzate per i cicli tematici “Scripta et Structura”, sfere e labirinti. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia, Austria e Germania. Alex Pergher was born in Bressanone (1955). Painter, graphic designer, ceramist and art gallerist, he lives and works at Rio di Pusteria (near Bolzano). He has exhibited his artworks in solo and group shows in Italy and abroad since 1975. In 1999, he founded the Galerie Milly, a contemporary art gallery and agency. At the beginning of his artistic path, Alex Pergher embraced the hyperrealist style, later turning to material experimentation. Most notable are his works created for the thematic cycles „Scripta et Structura“, spheres and labyrinths. His artworks are in public and private collections in Italy, Austria and Germany. Folgende Kritiker haben über ihn geschrieben Contributi critici e recensioni Ferruccio Battolini, Giuseppe Billi, Edith Schlocker, Luca Masiello, Giancarlo Mariani, Enzo Santese, Egon Tscholl, Fiorenzo Degasperi, Dario Massimo, Lara Toffoli, Vonmetz Schiano, Hans Tauber, Paolo Levi, Albano Rossi, Giacomo Ferrera, Irene Klammer, Helmut Sprenger-Schwarzenbach, Tiziana Campagnoli, S. N. Amersdorfer, Gottfried Masoner, Fausto Ruggera, Luigi Scaggiante, Elena Cavallarin, Giuseppe Zoppi, Donato Conenna, Tiziana Giurissevich, Gabriella Machne, Giancarlo Bonomo, Alessandra Menegotto, Celestina Avanzini, Irene Dejaco.

Alle Rechte sind vorbehalten. Ohne ausdrückliche Genehmigung des Verlages ist es nicht gestattet, diese Zeitschrift oder Teile daraus auf photo-mechanischem Weg (Photokopie, Xerokopie) oder auf digitalen Trägermedien zu vervielfältigen. Besonderer Dank gebührt all jenen, die zur Verwirklichung dieser Zeitschrift beigetragen haben Tutti i diritti sono riservati; senza l’esplicita autorizzazione dell’editore o di chi detiene i diritti d’autore, non è consentita la riproduzione totale o parziale dei contenuti di questa pubblicazione a mezzo fotocopie, xerocopie, supporti mediali analogici, digitali o altro. Si ringrazia tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del giornale


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