Democrazia senza anteprima

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Augusto Schianchi

Maura Franchi

Democrazia Senza


Coordinamento redazionale Leandro del Giudice Grafica Anna Bartoli Redazione Giovanni Cascavilla ISBN 978-88-8103-849-7 Š 2016 Edizioni Diabasis Diaroads srl - vicolo del Vescovado, 12 - 43121 Parma Italia tel. 00 39 0521 207547 - info@diabasis.it - www.diabasis.it


Indice

Presentazione

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1. Nativi democratici 1. Una percezione di crescente difficoltà 2. Che cosa è la democrazia? 3. Perché non tutti i diritti hanno uguale peso nelle democrazie 4. Si può misurare la democrazia? 5. La democrazia è in grado di favorire losviluppo economico? 6. Ripensare la democrazia

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2. Democrazia senza lavoro 1. Oltre la distruzione creatrice 2. L’erosione del lavoro qualificato 3. Come cambiano le nostre capacità 4. I riflessi sull’occupazione 5. Le conseguenze sociali dell’innovazione 6.Una nuova era del tempo libero? 7. Una divaricazione delle opportunità 8. Una società di robot 9. Nuovi problemi di regolazione 10. Conclusioni

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3. Democrazia senza uguaglianza 1. La crescita delle disuguaglianze 2. Di cosa parliamo quando parliamo di disuguaglianze 3. La crescente diseguaglianza delle opportunità 4. Quali dinamiche guidano l’accumulo e la distribuzione del capitale? 5. La pericolosa differenziazione all’alto della piramide sociale 6. Quale è la diseguaglianza desiderabile? 7. Quale grado di diseguaglianza è accettabile? 8. Un’uguaglianza almeno sufficiente 9. Verso una società della partecipazione? 10. Le difficili strade della democrazia economica 11. Conclusioni

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4. Democrazia senza fiducia 1. La crisi della fiducia 101 2. Rappresentanti e rappresentati 104 3. Tra deliberazione e decisione 106 4. La crisi di rappresentanza e la democrazia del pubblico 109 5. Un diffuso senso di insicurezza 111 6. Il potere (dimenticato) della reputazione 113 7. Il valore imprescindibile della fiducia 114 8. Le nuove forme di capitale sociale della sharing economy 116 9. Conclusioni 119 5. Democrazia senza sovranità 1. Una nuova narrazione del mondo 122 2. La globalizzazione: un processo 124 3. Globalizzazione e distribuzione dellaricchezza 128 4. Globalizzazione e finanziarizzazione 131 5. La sovranità spodestata 133 6. Verso la fine dello Stato? 136 7. Una globalizzazione sensata 138 8. Unagovernance globale? 140 9. Conclusioni 142 6. Democrazia senza politica 1. Un meccanismo inceppato 145 2. Il paradosso della democrazia 147 3. La società commerciale: alle radici del pensiero politico 150 4. Il primato del mercato sulla politica 156 5. Amazon: i nuovi diritti dell’accesso 159 6. Un discorso pubblico globale 161 7. Meritocrazia e politica: un ossimoro? 163 8. Le basi di consenso delle democrazie illiberali 166 9. Le regole prima della politica: l’ordoliberalismo tedesco 169 10. La crisi della politica 173 11. Conclusioni 176 Conclusioni

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Bibliografia

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Presentazione Avere cura della Repubblica per costruire il futuro Sergio Mattarella

Pensando alla democrazia abbiamo spesso l’impressione di trovarci di fronte ad un meccanismo inceppato. Da qui il titolo Democrazia senza che condensa il filo su cui si dipana la nostra analisi. Lavoro, uguaglianza, fiducia, sovranità, politica: parole chiave della democrazia sembrano avere perso significato e consistenza. Se la democrazia comporta in via costitutiva una distanza fisiologica tra principi ideali e realtà quotidiana, tuttavia questa distanza da anni è così accentuata da configurare una vera e propria rottura di continuità rispetto alle premesse. Questo libro cerca di andare alla sostanza della crisi attuale, una crisi che si manifesta con riconosciuta evidenza, ma sulle cui cause non vi è altrettanta convergenza di opinioni. Non intendiamo semplicemente discutere i problemi odierni della democrazia, ma piuttosto ragionare sulle premesse necessarie, anche se non sufficienti, senza le quali la stessa idea di democrazia perde il suo senso. Vogliamo mettere in luce che una democrazia, per funzionare in modo accettabile, deve rispettare alcune condizioni senza le quali smarrisce la propria ragione d’essere e rischia di naufragare verso terre incognite, forse persino verso derive autoritarie, in cui talune garanzie formali come le votazioni possono essere preservate, ma in cui sostanzialmente il meccanismo non funziona e la politica stessa perde senso. Cosa si deve intendere per democrazia? Non intendiamo – né saremmo in grado farlo – ricostruire un’elaborazione ricca di contributi importanti, di linee interpretative profonde e che segnala, peraltro, una varietà di accenti. Possiamo considerare la democrazia una procedura per assumere le decisioni che riguardano la cosa pubblica garantendo metodi di confronto trasparente e un sistema di controlli dei poteri. Una procedura


che si basa su una dimensione quantitativa, il principio di maggioranza, ma che rimanda anche ad una dimensione qualitativa: un’idea di società che mette al centro l’individuo, i suoi fondamentali diritti di libertà di pensiero e di azione e assume un orientamento di crescita inclusiva e pari opportunità di partenza per tutti. Cercheremo di argomentare perché alcune premesse su cui la democrazia si fonda stanno evaporando, a partire dal venire meno di una sovranità nazionale assoluta. Numerosi segni di un cambiamento irreversibile sono di fronte a noi. Molti entrano nella nostra vita di ogni giorno cambiandola: pensiamo alle implicazioni del progresso tecnologico in atto, ai flussi globali di informazioni e di uomini, ai processi di mobilità destinati a cambiare il nostro scenario quotidiano. Il 3% della popolazione mondiale – 200 milioni di persone – risiede e lavora in un paese diverso da quello in cui è nata. Una cifra destinata a crescere, se come appare dal Rapporto Gallup World Poll, il 40% degli adulti che vivono nei paesi del quintile più povero del mondo vorrebbe trasferirsi altrove. E’ impensabile quindi arginare un processo di mobilità che, peraltro, non è privo di vantaggi per i paesi ospitanti in cui i tassi di invecchiamento sono crescenti. Osserviamo sgomenti i drammatici episodi di terrorismo che minacciano i nostri ordinamenti democratici nel loro valore primario: consentire che la vita di tutti si svolga nella routine quotidiana delle scelte che ognuno ritiene migliori per sé. Una prova ulteriore che in un mondo interconnesso le frontiere non possono arginare minacce esterne e che la sovranità di ogni paese è poca cosa senza un sistema di accordi internazionali in grado di rispondere ad attacchi come quelli terroristici: attacchi così vicini da scompaginare la nostra vita normale e tuttavia così lontani dalla nostra cultura da renderne difficile qualunque spiegazione. Il terrorismo mette in questione la democrazia a partire dallo scambio tra libertà e sicurezza che inevitabilmente diventa l’esigenza primaria e imprescindibile. La paura è nemica della democrazia, perché sollecita sentimenti difensivi, spinge alla semplificazione e sposta in secondo piano l’attenzione alle libertà personali. La democrazia non può rinunciare al tentativo di difendere un’idea della società basata sul pluralismo di valori, su regole di convivenza e

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su garanzie di libertà per ognuno. Il nostro discorso affronta la crisi della democrazia partendo dalla premessa del suo carattere di opzione culturale. Ci sentiamo cittadini di una modernità che ha separato terra e cielo, che ha sancito modalità di convivenza civile fondate sulla libertà di praticare entrambe le dimensioni senza conflitti distruttivi. Fatichiamo ad abbandonare gli orizzonti rassicuranti che avevano segnato la stagione ricca del welfare. Guardiamo talvolta al passato con un senso di malcelata nostalgia, misurando la distanza rispetto a ciò che avevamo sperato. Abbiamo perso fiducia e resistiamo ad assumere la sfida di una faticosa competizione per un futuro fondato sulle capacità e sulla responsabilità individuale. Non a caso il riferimento ai valori, così diffuso nel discorso pubblico, suona per lo più così vuoto. Cosa resta del senso della democrazia in tempi che mettono in questione una gran parte dei presupposti su cui si è fondata, a cominciare da un’idea di sovranità nazionale, dalla tendenza all’inclusione sociale, dall’opportunità di un lavoro, da un sufficiente grado di fiducia nelle istituzioni? E cosa resta della politica, di una politica in cui la democrazia possa trovare ancoraggio e sostegno? Ci proponiamo di ragionare sulle cause di questa crisi profonda della democrazia, andando oltre le diffuse considerazioni, pure importanti, sulla crisi della rappresentanza, l’autoreferenzialità della politica o la corruzione. È al cambiamento del mondo che intendiamo rivolgere lo sguardo. Di questo cambiamento siamo tutti più o meno consapevoli, sia la larga maggioranza di persone che allargano le braccia alzando lo sguardo al cielo in fiduciosa attesa; sia l’attiva minoranza che cerca di governare il cambiamento nell’ottica del “cambiare tutto, se vogliamo che tutto rimanga come prima”. Nel mezzo sta chi cerca di capire cosa accade, con la consapevolezza che questo cambiamento è troppo grande per essere governabile da una singola nazione e che quindi lo si può affrontare accompagnandolo e impegnandosi a mantenere, nei limiti del possibile, il controllo della direzione di marcia, attenuando l’impatto dei momenti di crisi e sfruttando le eventuali opportunità. Questo libro è rivolto a quest’ultima categoria di persone, a coloro che vogliono capire guardando oltre incrostazioni culturali e interessi individuali. Nella consapevolezza che non vi è da parte di chi scrive

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alcuna pretesa di completezza ed esaustività, né tanto meno quella di possedere una soluzione miracolistica, piuttosto la presunzione di contribuire ad uno stimolo forte per un’ulteriore riflessione da parte del lettore. Due osservazioni conclusive. La prima riguarda l’esposizione del lavoro che è risultata meno semplice di quanto avevamo sperato. A nostra parziale giustificazione possiamo affermare che ognuna delle tematiche affrontate rinvia ad una densa mole di riflessioni. La seconda riguarda la scelta dell’approccio. Proprio nell’intento di andare alla sostanza dei problemi della democrazia, senza fermarci alla denuncia dei mali che l’affliggono, questo libro è organizzato attorno a parole chiave: lavoro, uguaglianza, fiducia, sovranità, politica con l’intento di esplicitare i nessi e le implicazioni di ogni questione sul quadro d’insieme. Soprattutto, nella sterminata mole di letteratura sull’argomento abbiamo privilegiato i contributi recenti, con la convinzione che la democrazia non possa essere imbalsamata in un valore assoluto, ma debba necessariamente essere contestualizzata nell’ambiente in cui prende forma. Un ringraziamento infine a coloro con cui abbiamo condiviso in questi mesi il confronto sulle tematiche oggetto di questo lavoro. Ringraziamo in particolare Fiorenzo Baratelli, Francesco Daveri, Stefano Zamagni per i commenti e soprattutto per le osservazioni critiche. Mai come in questo caso è doveroso ricordare che la responsabilità delle analisi proposte e delle conclusioni è solo nostra. Un ringraziamento a Grazia Delmonte per l’attenta lettura.



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