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MEETING LEADERS
Per KBA il futuro digitale è sia sheet-fed che web-fed SPECIALE
Gli innovatori europei del printing tra offset e digitale
Italia Publishers - Anno XXIX - n° 07/2017 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LOM/MI
RUN OR BE OUTRUN Facing short runs and more demanding customers, staying both profitable and agile to stay ahead is the name of the label game. Digital label printing complements traditional technology in that way. But with so much territory to cover, what would be your matching technology?
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200 anni & avanti così
Grazie, per una storia di 200 anni di successi! Dal 1817, la fiducia che i nostri clienti di tutto il mondo ripongono in noi ci anima ad affiancare il settore grafico con idee nuove innovative affinché possa progredire. Con i nostri competenti collaboratori e collaboratori d‘affari fidati, da duecento anni creiamo soluzioni innovative per la stampa che fanno la storia e, talvolta, riescono anche a cambiarla. Adesso, però, è arrivato il momento di aggiungere un nuovo capitolo alla nostra storia. Aspettate, e vedrete!
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sommario 07
EDITORIALE
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STRATEGIE
La professione del futuro? Il tipografo!
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Nasce il nuovo “inkjet hub” per il tessile e l’industria, targato Mimaki & Bompan
NEWS
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Dal design al delivery, Kartox lancia la produzione di scatole“full digital”
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Tradizione nella nobilitazione e tecnologia digitale sono il segreto dell’esclusività
MEETING LEADERS
78 |
Per KBA il futuro digitale è sheet-fed e web-fed. E ha dalla sua 200 anni di storia
Allestimenti e POP: inizia dal tessuto la “seconda rivoluzione digitale”
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Oltre la tecnologia, Canon accompagna gli stampatori lungo la via dell’evoluzione
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Graficasette: rinnovare le tecnologie per stimolare la creatività
Novità, tecnologie e tendenze dai player del mercato digitale
Impika e l’inkjet, una storia di passione, coraggio e visioni
EVENTI 16 |
Il rebranding di KBA è un omaggio ai fondatori
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La nuova tecnologia di Landa affronta la sua vera prova
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Oltre l’inkjet c’è di più: a Labelexpo l’innovazione riparte dai materiali
WHAT’S INSIDE? 18 |
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Più online che “offline” gli innovatori europei del printing tra offset e digitale
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Metamerismo: l’ospite scomodo che cambia l’aspetto degli stampati
SUPPORTI 62 |
Mondi lancia un nuovo campionario per la gamma di carte BIO TOP 3
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TECNOLOGIE
Eccellenza e sostenibilità, valori fondanti e chiavi del futuro per le carte di Gmund
Nobilitazione digitale: la chiave del rilancio per i tipografi che guardano avanti
FOCUS
Tra foglio e bobina, la stampa digitale oggi fa sul serio
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H2O: l’ingrediente che cambierà la stampa inkjet su cartone ondulato
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L’engineering di Xerox e una grande idea per stampare e nobilitare da veri tipografi
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Consulenza e prototipazione digitale trasformano la tipografia in cartotecnica
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Duplo DuSense: arriva in Italia la nobilitazione digitale compatta e abbordabile
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Se la stampa digitale va veloce, chi la guiderà?
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La tecnologia Silicon MEMS per le esigenze del mercato della stampa industriale
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SPECIALE
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dmax è la nobilitazione digitale che sfida l’analogico
IDEE PER CRESCERE 120 |
Perfomance e qualità della vita dipendono (anche) da come gestiamo il tempo
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Disciplina e tanta forza di volontà: per cambiare servono entrambe!
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Il content marketing: cos’è, a cosa serve e come si fa
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inserzionisti Agfa B+B International Caldera Cefla Eurmoma Eurotech Fenix DG
pag. 123 pag. 73 pag. 131 pag. 135 pag. 77 pag. 29 pag. 93
Fotoba International Fujifilm GMG KIP Italia Kodak Koenig & Bauer Messe Frankfurt
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Italia Publishers – Anno XXIX – n° 07 2017 Registrazione: Tribunale di Milano n. 74 del 12/2/94 Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Direttore responsabile Silvia Guglielmi silvia@densitymedia.com
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editoriale di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
La professione del futuro? Il tipografo! La storia è fatta di corsi e di ricorsi. E quella del printing non fa eccezione: anch’essa ha vissuto e continua a vivere alti e bassi. E vede, ciclicamente, il reiterarsi di dinamiche più o meno viziose o virtuose. Anch’essa, inoltre, ha da sempre i suoi messaggeri di speranza e i suoi profeti di sventura. Ma per nostra collettiva fortuna – aiutata da un processo fisiologico di pulizia e da una fortuita ondata di innovazione tecnologica – è un grande sollievo constatare che il ventilato rimpiazzo della carta stampata con contenuti online, ebook, social media e diavolerie affini non c’è stato. E forse, alla fine dei conti, neppure un temporaneo sorpasso. Al contrario, dopo qualche anno di parziale disinvestimento dalla carta stampata, la maggior parte dei brand ha rottamato le fredde e ridondanti newsletter e ridimensionato l’importanza di schermi e device mobili, per tornare a parlare ai propri clienti con mezzi più tangibili, durevoli, multisensoriali, e per questo sempre efficaci. Ma forse è presto per stappare lo champagne, perché le crisi non vengono mai per caso. Siamo sicuri che la ripresa del comparto grafico mondiale significa che non dovremo più preoccuparci della “misurabilità” o del “tasso di conversione” di una campagna? Certamente non dovremo più farlo con le modalità becere che troppi sedicenti esperti di marketing hanno usato per interpretare il web. Ma è fuor di dubbio che gli imprenditori del printing di oggi e di domani non potranno più ignorare l’uso delle tecniche e degli strumenti più evoluti. Non sarà più concesso loro investire per emulazione e acquisire commesse in modo passivo. Difficilmente sopravviveranno se non investiranno nella formazione propria e dei propri collaboratori. Alla domanda se quella del tipografo potrà essere la professione di domani – anzitutto per mia figlia e per la sua generazione – oggi mi sentirei di rispondere affermativamente. A condizione di seppellire una volta per tutte, insieme a certe derive digitali, anche la diffusa ignoranza e certe pratiche dissennate che hanno depistato un settore potenzialmente florido. E voi, cosa farete da grandi?
news Pixartprinting non smette di crescere nel segmento etichette “Con 15mila lavorazioni al mese, il mercato del labeling, insieme a quello del packaging, rappresenta una fetta significativa del nostro fatturato” – afferma Paolo Roatta, AD di Pixartprinting. L’offerta dell’azienda italiana leader nella stampa online si è arricchita di nuovi materiali e carte speciali, tra cui i nastri adesivi stampati su PVC bianco, avana e trasparente, o ancora le etichette resinate personalizzabili, realizzate con tecnologia digitale o in serigrafia. I prodotti Pixartprinting sono stati ideati per rispondere alle esigenze del
cliente ed essere compatibili con il business del cliente finale. Nell’ambito dell’autoadesivo risulta molto apprezzato il materiale in bobina da 33, 16,5, 11 e 5,5 cm, che permette una maggiore versatilità. Sull’e-shop, tra le novità, sono messi in evidenza gli sticker adesivi, resistenti e semplici da applicare, stampati con tecnologia HP Indigo 10000. A cinque anni dall’inaugurazione del reparto per la stampa di etichette, Pixartprinting continua a crescere in questo importante segmento. www.pixartprinting.it
|| La vasta gamma di materiali e carte speciali di Pixartprinting dedicata al settore del labeling e del confezionamento
Breakfast Pro in chiave Facebook Se la colazione è il pasto più importante della giornata, perché non sfruttarla per accrescere le proprie competenze e fare network? Questo è lo spirito delle BreakfastPRO, incontri mattutini gratuiti mensili – da settembre a dicembre – rivolti ad imprenditori e aziende che vogliano migliorare la propria strategia digitale. I quattro appuntamenti, ospitati dal parco scientifico AmbienteParco di Brescia, sono organizzati dal team di Michela di Stefano di Studio 361°. Durante la colazione dell’11 ottobre Paolo Santi,
art director e web designer, ha offerto una panoramica sugli strumenti di marketing connessi a Facebook. Una piattaforma che conta 31 milioni di utenti attivi ogni mese, il 90% dei quali si collega tramite smartphone. Il tempo trascorso su Facebook in media è di 6 ore da PC o tablet e 2 ore da mobile. Un’azienda che voglia migliorare la visibilità e aumentare il tasso di conversione non può, dunque, trascurare il potere del marketing digitale e l’uso strategico del più grande social network del mondo. www.breakfastpro.eu
Durst rilancia con P10 Plus e con un nuovo software Analytics L’altoatesina Durst non smette di alzare l’asticella. Anzitutto sul fronte hardware, dove le nuove Rho P10 HS Plus definiscono un nuovo standard di produttività nella loro categoria. I benefit principali sono l’aumento di produttività fino al 40% e funzionalità di riduzione del consumo di inchiostro fino al 15%: due feature chiave, che hanno colpito nel segno gli operatori del display graphics più maturi e industrializzati. A Viscom Durst ha messo in azione una Rho P10 200 HS Plus, stampando costantemente a
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170 m2/h per le tre giornate. A supportare un hardware ad alte performance arriva il software proprietario Durst Analytics, capace di rilevare i dati di tutte le stampanti Durst installate in azienda e misurare l’efficienza di ogni singola lavorazione in termini di tempo e costo. Oltre a restituire il quadro di efficienza di ogni singola stampante, Analytics tiene sotto controllo i parametri vitali delle macchine, comunicando con l’opeartore e con il management e prevenendo eventuali anomalie. www.durst-group.com
|| Lo stand Durst a Viscom: in primo piano l’ultraproduttiva Rho P10 200 HS Plus
news Flexa facilita il lavoro degli operatori con il finishing intelligente L’identità di un’azienda si riflette nei suoi prodotti. Lo ha confermato Flexa a Viscom, presentando un ampio portfolio di soluzioni di finitura intelligenti pensate per gli operatori del grande formato. Come Rollsroller Roll-X che, grazie a un ampio piano di lavoro retroilluminato, azzera le criticità legate all’applicazione su pannello di pellicole adesive e biadesive, nonché all’accoppiamento di prespaziati con l’application tape. Roll-X si adatta alle diverse esigenze produttive, grazie ai tre formati 327x175, 400x175 e 470x175 cm e all’altezza regolabile elettricamente (85-107 mm). Altro prodotto innovativo è la laminatrice Easy Lite Lam&Sound che condivide con la “sorella” Easy Lite le specifiche tecniche
principali: luce di 160 cm, rullo superiore riscaldato fino a 50 °C, velocità max 5 m/min. Tratto distintivo è però lo speaker Bose per ascoltare la musica durante il lavoro. La versione esposta in fiera presentava inoltre una piccola miglioria. “È indubbio che con tecnologie a misura di operatore, si produca di più e meglio”, ha sottolineato Barbara Gallo, marketing manager di Flexa. “Abbiamo rialzato il piano di lavoro di Easy Lite Lam&Sound cosicché possa essere utilizzata assumendo una postura più naturale”. Sullo stand era inoltre esposto Vinyl Remover VR15 per sfridare rapidamente stampe intagliate di vario genere, fino a una larghezza massima di 170 cm. www.flexa.it
|| In alto, l’applicatrice piana Rollsroller Roll-X. Qui sopra,lo spellicolatore Vinyl Remover VR15
OKI investe sul colore tra foglio, wide format e label printing mercato – ci spiegano Marzio Gobbato, Regional VP di OKI Europe e Romano Zanon, GM Marketing per il Sud Europa – la strategia è colore a tutto campo, tanto nell’office quanto nell’industrial printing. Qui imprimeremo una grande forza con nuovi prodotti wide format nel 2018, nuove macchine a foglio e un focus crescente sull’etichetta, dove ci proponiamo di colmare il gap tra analogico e inkjet”. www.oki.it
Shutterfly affronta il Natale con le sue 45 HP Indigo 12000
Le presenze di rilievo a Labelexpo e Viscom 2017 sottolineano il focus di OKI sulle soluzioni di stampa professionale. E l’attivismo dimostrato quest’anno dal brand nipponico nelle arti grafiche depone a favore di una sua presenza tra i game changer del nostro settore. “Negli anni passati OKI è sempre stata sinonimo di qualità, soprattutto nel colore. Oggi riproponiamo questo concept in chiave moderna, adattandoci alle richieste del
Le festività natalizie 2017 sono la prova del fuoco per Shutterfly. L’azienda leader mondiale nella fornitura di servizi e prodotti fotografici come album, calendari, cartoline e piccoli regali personalizzabili, ha schierato tutto il suo parco macchine di HP Indigo 12000 Digital Press. Un installato che aumenta esponenzialmente. Alle 25 unità acquistate dall’azienda americana appena un anno fa in un singolo maxi ordine, che aveva già destato larga eco, Shutterfly
|| A sinistra Romano Zanon, General Manager Marketing e Marzio Gobbato, Regional VP South Region di OKI Europe.
|| Shutterfly realizza con HP Indigo 12000 una vasta gamma di prodotti personalizzati di alta qualità come album fotografici, calendari, cartoline e piccoli regali.
ha scelto di affiancare una seconda batteria di 20 unità. Questo dovrebbe garantire la capacità di soddisfare la straordinaria domanda natalizia. Sommando i due ordinativi si può affermare che è l’accordo più grande concluso fino ad oggi da HP per questa fortunata serie. L’eccezionale qualità di stampa, la produttività e soprattutto la possibilità di stampare in formato B2, rende HP Indigo 12000 l’alleata ideale di aziende come Shutterfly. www.shutterfly.com
news Share, Grow & Earn! Nasce la Fenix Community, ed è subito network Con lo slogan “Share, Grow & Earn!”, Fenix Digital Group ha presentato in anteprima a Viscom la Fenix Community. L’idea di dare vita a una community di piccole e medie imprese attive nel settore della stampa digitale è nata da una convinzione forte. “Il nostro mercato è tradizionalmente molto competitivo e l’unico modo per crescere oggi è fare rete” – ha spiegato Paola Mortara, AD di Fenix DG. Conoscersi, confrontarsi e stringere nuove partnership è un valore che è stato abbracciato con entusiasmo dalle cento aziende
che hanno già aderito al progetto. Fenix prosegue inoltre nell’offerta di tecnologie specialistiche per il tessile con Shima Seiki e la sua SIP-160F3S. La piattaforma tessile è stata impiegata a Viscom per la realizzazione in tempo reale di capi d’abbigliamento personalizzati. Gli inchiostri pigmentati tessili per la stampa diretta sul capo includono il bianco, per una resa migliore su tessuti neri e colorati. Inoltre, il piano di lavoro da 100x160 cm permette la stampa su capi di grandi dimensioni. www.fenixdigitalgroup.com
|| Shima Seiki SIP-160F3S in funzione sullo stand Fenix DG a Viscom
|| Sylwia e Miroslaw Dudek, titolari di Primera, accanto alla Mark Andy Digital One recentemente installata presso l’azienda polacca
La prima Mark Andy Digital One in Europa sbarca in Polonia Primera, azienda a conduzione familiare specializzata nella stampa di etichette adesive, ha recentemente installato una Mark Andy Digital One nella sua sede di Żory, nel sud della Polonia. Un investimento volto ad efficientare il workflow e gestire batch di etichette fino a 5.000 pezzi. I risultati non si sono fatti attendere. La “Madox” – questo il nickname dato alla macchina – ha incrementato la produttività dell’800%. Secondo Sylwia e Miroslaw Dudek, titolari dell’azienda, ciò ha
migliorato il servizio al cliente, garantendo consegne in 24 ore. A guidare la scelta di Primera verso una Digital One – la prima in Europa – è stata la formula “allin-one” con modulo di finishing flexo in linea. Ciò permette di ottenere etichette perfettamente stampate, laminate e finite in un unico passaggio. Digital One permette di stampare su ogni genere di supporto senza bisogno di pretrattamenti. Infine, l’eliminazione del costo per click riduce nettamente i costi di gestione. www.markandy.com
14 inchiostri Uvijet di Fujifilm ottengono la UL Greenguard Per un’azienda come Fujifilm, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, ottenere la certificazione UL Greenguard è stato un risultato significativo. Per ora sono 14 gli inchiostri UV della gamma Uvijet a essere stati insigniti di questo importante riconoscimento, ma anche gli altri sono in dirittura d’arrivo. La certificazione UL Greenguard è una delle più severe al mondo. Essa analizza l’emissione di circa 400 sostanze nocive come, per esempio, gli ftalati, il benzene, le ammine aromatiche e la formaldeide. La
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certificazione deve essere rinnovata ogni anno. “C’è una crescente domanda di prodotti ecologici che garantiscano ambienti di lavoro più sani – dice Mike Battersby, Marketing Manager di Fujifilm Global Graphic Systems – e le formulazioni Fujifilm sono mirate a preservare la salute, la sicurezza e l’ambiente”. La gamma di inchiostri Uvijet per il wide format, oltre ad essere “green”, è inodore e produce immagini brillanti e con un ampio gamut cromatico. www.fujifilm.com
|| Uvijet è il brand distintivo della vasta gamma di chimiche inkjet UV- curable di Fujifilm
news Tic Tac apre al business dell’etichetta con Epson SurePress
|| Giancarlo Miotto, titolare di Tic Tac, davanti alla Epson SurePress L-4033AW.
Specializzata nella fornitura online di stampa digitale wide format, la vicentina Tic Tac fa il suo ingresso nel mercato delle etichette grazie alla tecnologia Epson a base acqua. “Vendiamo solo tramite il nostro sito internet” – spiega Giancarlo Miotto, amministratore dell’azienda – perciò vogliamo che il cliente riceva il prodotto migliore”. Questo è l’obiettivo che ha guidato Tic Tac nella scelta di SurePress L-4033AW. All’altissima qualità di stampa, infatti, la narrow-web inkjet di casa Epson unisce un effetto ottico e
tattile simile a quello dell’offset e della flexo. Tra i plus, naturalmente, anche la possibilità di realizzare in modo rapido ed efficace piccoli lotti, anche solo di un centinaio di pezzi. “Il nostro obiettivo è consegnare in tutta Italia il prodotto finito entro 2448 ore” – ha affermato Miotto. Se a questo si aggiungono l’ecosostenibilità, la vasta gamma di supporti stampabili, la semplicità di utilizzo e i bassi costi di gestione del sistema Epson, si spiega l’amore a prima vista. www.tictac.it
Con Versafire CV e nuove funzioni Heidelberg goes digital! “Heidelberg goes digital!”. Con questo slogan, che non lascia spazio a interpretazioni, la storica azienda tedesca produttrice di macchinari per la stampa offset, potenzia la sua già rilevante presenza nel settore del digitale con i sistemi Versafire. La strategica collaborazione tra il colosso tedesco e Ricoh continua a dare i suoi frutti. Ad oggi, sul mercato delle arti grafiche, Heidelberg ha venduto più di 1.500 Versafire. Un risultato importante, se si pensa che solo a Drupa 2016 si festeggiava la millesima installazione. Compatta, versatile ed
economica, Versafire CV vanta tra le opzioni un’ampia gamma di colori speciali tra cui il bianco ad alta opacità, il neon yellow e il nuovo neon pink, che risplendono se illuminati con una sorgente luminosa UV. Parallelamente Heidelberg ha rilasciato la versione 2018 del digital front end Prinect, che introduce funzionalità più avanzate tra cui il nuovo Montage Editor, un sistema avanzato più veloce che integra funzionalità di preview e un’interfaccia utente migliorata, molto apprezzata dai clienti. www.heidelberg.com
|| Alcune applicazioni realizzate con i toner neon per Heidelberg Versafire CV
|| Il team di MCA Digital posa sullo stand a Viscom
Coraggio e responsabilità sociale, chiavi del successo di MCA Digital La chiave del successo di MCA Digital si può sintetizzare nella parola “osare”. A spiegarcelo è Cristina Del Guasta, socio fondatore del grande rivenditore specializzato in soluzioni digitali di piccolo e grande formato. La capacità di concretizzare con successo mille idee si riflette nei numeri: in due anni l’azienda padovana ha registrato una crescita di fatturato del 40%. “Questo dato ci ha sorpreso e galvanizzato – ha confessato Del Guasta – probabilmente siamo bravi”. La passione è diventata il tratto distintivo della
strategia MCA, che si propone di accompagnare i clienti nelle scelte tecnologiche più azzeccate, indirizzandoli alla scoperta di nuove applicazioni e mercati diversi. L’attenzione sul fronte della Responsabilità Sociale d’Impresa si riflette nell’attuazione del Bilancio di Sostenibilità, presentato ufficialmente al Viscom e disponibile sul sito web aziendale. L’obiettivo futuro è trasformare MCA Digital in una Benefit Corporation, massimizzando l’impegno profuso a favore della società e del pianeta. www.mcadigital.it
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meeting leaders Un viaggio tra Wurzburg e Radebeul per scoprire le origini di due piattaforme inkjet ci ha condotti in una full-immersion nella storia di Koenig & Bauer
Per KBA il futuro digitale è sheet-fed e web-fed. E ha dalla sua 200 anni di storia di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
C
on i suoi 200 anni di storia, Koenig & Bauer è il più vecchio costruttore di macchine da stampa al mondo. Non è facile delinearne il profilo e la complessità del business, che nei decenni si è ampliato attraverso lo sviluppo di competenze interne e una serie di acquisizioni strategiche, fino a comprendere la stampa di carte valori, la decorazione su contenitori in vetro, la litolatta a foglio, la più tradizionale stampa commerciale e naturalmente il consolidato business delle rotative offset. KBA fa delle differenti larghezze di bobina e della grande varietà di formati foglio uno dei suoi plus, così come della possibilità di gestire differenti materiali, dalla carta al cartone teso, fino al foil, all’in-mould e all’ondulato. In questa logica di diversificazione rientrano KBA Flexotecnica, il sito italiano dove vengono prodotte le flexo più innovative, così come KBA Iberica, specializzata
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nei sistemi di fustellatura. Al pari di ogni altro brand che voglia continuare a scrivere la storia del printing, da qualche anno anche KBA ha inserito la stampa digitale tra i temi da sviluppare. L’inkjet in particolare, cui il costruttore tedesco ha scelto di dedicare la medesima attenzione e verticalizzazione delle sue linee di prodotto esistenti. Direzionando le energie dei propri ingegneri più validi, ma anche acquisendo professionisti con grande esperienza da inserire nei due siti produttivi principali. La gigantesca sede storica di Wurzburg,dove nascono le leggendarie rotative. E il più recente sito di Radebeul, dove nascono le macchine a foglio. Li abbiamo visitati entrambi per cogliere e potervi raccontare il potenziale innovativo, tecnologico e umano. || In alto, a sx, lo storico sito produttivo di Koenig & Bauer a Wurzburg come si presentava nel 1901. A dx una foto recente dello stesso stabilimento.
meeting leaders
intervista a Mike Laubin Vice President Digital Solutions di Koenig & Bauer
“Stiamo sviluppando con attenzione VariJET per il folding carton: qui la penetrazione del digitale si è rivelata molto più lenta dell’atteso. L’offset è ancora la tecnologia di riferimento per qualità ed efficacia.”
La tua è una figura atipica in KBA. Qual è il tuo compito? Sono stato chiamato per connettere KBA con il mondo digitale e contribuire allo sviluppo di soluzioni inkjet degne del nostro marchio. Ci stiamo muovendo con molta cautela in questo nuovo mercato, ma credo fermamente che procedere step by step sia il modo migliore per un brand come Koenig & Bauer. Vengo da esperienze in Xerox, Indigo, HP Scitex e Fujifilm: marchi leader nel digitale, molto aggressivi nel portare il prodotto sul mercato. Con KBA stiamo seguendo un percorso differente. Avendo i tipografi tra i nostri interlocutori quotidiani non sentiamo l’esigenza di forzare troppo la mano con il digitale: sappiamo di poter offrire loro entrambe le tecnologie. È innegabile che l’attuale portafoglio offset di KBA soddisfa le loro necessità odierne. A quali mercati e applicazioni pensate? Il business della stampa digitale si è sviluppato in modo diverso da come qualcuno si aspettava. Ci sono mercati come quello delle etichette, in cui HP ha giocato e gioca un ruolo chiave, dove forse più della metà dei lavori è già digitale, non in volume ma in numero di commesse. Poi ci sono segmenti più critici, come il cartone teso, ancora quasi totalmente analogici. Per questo stiamo sviluppando con attenzione VariJET per il folding carton: qui la penetrazione del digitale si è rivelata molto più lenta dell’atteso. L’offset è ancora la tecnologia di
riferimento per qualità ed efficacia, e lo rimarrà a lungo. Quale l’impatto di VariJET sugli stampatori commerciali? Nel campo commerciale si allarga la forbice tra i piccoli tipografi specializzati e grandi player come Cimpress, Onlineprinter e altre monster companies che avranno i volumi per investire con più forza nel digitale. Nel packaging è differente: non è solo questione di drenare volumi. A guidare ci sono i grandi brand owner e sulla base delle loro necessità le cartotecniche si muovono per cercare di soddisfarle. C’è una sorta di triangolo tra brand, stampatori e costruttori. Nel commercial printing non ci sono brand a fare pressione, ma solo stampatori che servono clienti di ogni genere. Il digitale cambierà le dinamiche del packaging? Oggi il packaging è prevalentemente B2B, ma è fisiologico che si allarghi al B2C perché sempre
più operatori forniscono scatole in diversi formati, colori e con un certo livello di personalizzazione. Un modello dinamico, in cui il processo di trasformazione è la chiave. Per questo stiamo intensificando il dialogo con i brand owner e con tutta la supply chain, così da progettare e rilasciare non solo ottime macchine da stampa, ma soluzioni in grado di offrire risposte concrete. Cosa credi distingua KBA da altri costruttori? Essenzialmente costruiamo ogni singola macchina sulle esigenze del singolo cliente, spesso personalizzandola completamente. Acquisito l’ordine e l’acconto iniziamo a costruire e lo facciamo in modo sartoriale, così che la tecnologia sia al top dell’innovazione e permetta al cliente di avere successo. Di recente un cliente ha ordinato una macchina da 19 gruppi stampa e ha detto che sarebbe stata l’ultima. Ora ce ne ha ordinate altre due da 17 gruppi stampa ciascuna.
|| VariJET 106 è la piattaforma inkjet a foglio sviluppata da Koenig & Bauer con Xerox. La macchina è concepita con un’architettura modulare e scalabile.
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meeting leaders Quella di Koenig & Bauer è una storia lunga e avvincente, iniziata nell’agosto del 1817, con la sottoscrizione dell’atto costitutivo della società da parte di Friedrich Koenig e Andreas Bauer. La produzione inizia tra le mura del monastero di Kloster Oberzell, a pochi passi dall’attuale sede del gruppo, che a distanza di secoli è tornato alla sua destinazione d’uso originale. Ma alla fine del 1800 che gli spazi iniziano a farsi troppo stretti e anche la suddivisione della produzione su più siti remoti risulta poco razionale: da lì nasce l’idea di avviare la costruzione di un nuovo grande sito produttivo, che nei decenni si è ampliato fino alle dimensioni attuali. Il business subisce un primo rallentamento durante la prima guerra mondiale e un secondo, ancora più serio, al termine della seconda. La fabbrica è completamente distrutta dai bombardamenti, ma già nel 1946 inizia la ricostruzione basata sui disegni originali e sulle strutture sopravvissute. Un recupero miracoloso, sia sul fronte industriale che immobiliare, al punto che an-
|| Da sinistra, Friedrich Koenig e Andreas Bauer, fondatori di KBA
Sembra aprirsi una fase nuova per il digitale di KBA, a partire dal design di RotaJET... Crediamo si sia chiusa la fase in cui tutti i prodotti dovevano avere come identità visuale comune il grigio/blu di KBA. Il nuovo design è sorprendente, al punto che qualche cliente web offset ha chiesto di avere i nuovi LED sulla sua macchina. In ultima analisi, ci piace fare belle macchine, purché il DNA comune sia quello di KBA.
intervista
a Oliver Baar Director, Business Development & Marketing Digital Web Presses di Koenig & Bauer
“Ci mettiamo nei panni dei clienti ed evitiamo di formulare dogmi assoluti.”
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In quali aree vedete maggiori opportunità di sviluppo? È tutta una questione di processo. La stampa digitale vince dove c’è un processo. Le macchine offset di oggi sono estremamente efficienti, con cambi lavoro in pochi minuti e velocità di punta di migliaia di fogli/ora. È chiaro che una macchina digitale non può essere uguale in qualità, velocità e costo, se parliamo di costo del solo inchiostro su carta. Ma un prodotto stampato non è un foglio steso! Vanno tenuti in considerazione tutti i processi prima e dopo la stampa. Se fai un libro, stampi una pila di fogli, devi piegarli, raccoglierli, brossurarli. È giusto chiedersi come la stampa digitale può migliorare questo processo.
E la risposta è chiara: non devi incidere e montare lastre, utilizzare un CtP, svolgere offline tutti i processi di finishing. Degli ecosistemi digitali a spaventare è il costo... Nel digitale l’hardware e l’inchiostro hanno un costo, come anche un finishing dedicato. Eppure un TCO positivo è possibile. Non devi smaltire alluminio, hai meno spazio a terra e meno operatori e, tornando all’esempio del libro, puoi stampare in sequenza book by book. Non hai fogli stesi ma libri finiti che escono uno dopo l’altro dalla linea. Per non parlare degli scarti. Se fai un avviamento in offset arrivi a buttare 250 fogli. Altri 50 o 100 rischi di scartarli sulla piegatrice. Magari altri 150 sul sistema di raccolta. E un’altra ventina di libri solo per avviare la brossura. In digitale ho un solo scarto su tutta la linea. Abbiamo installato una RotaJET in Finlandia che stampa libri a 250 metri lineari, per alimentare due diverse linee di finishing per copertine flessibili o rigide. L’intera linea è gestita da 3 operatori. A parte il book publishing? Parliamo del business dei laminati decorativi: qui la sfida è creare
design nuovi e d’appeal, impossibili da gestire in rotocalco. Il primo vantaggio del digitale è poter miscelare diversi design. Ma ancora una volta il vantaggio è di processo: in rotocalco il tempo di avviamento minimo è di 2 ore e mezza, quello medio di 4 ore e mezza, fino a un intero turno. Anche con l’inkjet hai un makeready perché devi fare color matching e alcune prove, ma non è comparabile. Pur senza pensare a un rimpiazzo, basterebbe spostare tutte le basse tirature in digitale per fare pulizia ed efficientare la produzione rotocalco. RotaJET è una piattaforma aperta a più mercati? Quali? La stampa di libri ha abbracciato prima il digitale perché le esigenze erano più semplici: coperture di inchiostro più scarse, lavori a un colore, carte naturali. In altri settori raggiungere un buon TCO è più complesso ma possibile. Vediamo un potenziale nell’editoria scolastica a colori, nel segmento decorativo e nel packaging su ondulato. RotaJET è una piattaforma molto flessibile e ne abbiamo una versione commerciale e una industriale single side, disponibili in differenti larghezze.
meeting leaders Parliamo di cartone ondulato... Oggi la stampa dell’ondulato è possibile in tre modi: con il directto-board in flexo o in inkjet, in laminazione offset o in modalità preprint a bobina. Il preprint è il segmento in cui HP sta innovando con PageWide T1100s, una web press industriale che viene prodotta qui in KBA a Wurzburg, sfruttando la nostra esperienza nel trasporto carta. Ma è una macchina che trova spazio in una logica di processo con un ondulatore. Come KBA siamo forti nella laminazione offset sull’open flute: abbiamo una quota di mercato tra il 60 e il 70% e stiamo studiando un prodotto complementare a Rapida e RotaJET. Ma ci sono differenti settori in cui, convertendo l’offset su una inkjet a bobina, sarà possibile aprire nuovi mercati. I dati variabili sono un tema dibattuto e nel packaging non tutti ne hanno compresa l’efficacia... Probabilmente inserire dati variabili complessi in un processo di preprint o di laminazione offset potrebbe risultare poco governabile. Se guardo a un vero 1:1 marketing per il packaging – ovvero l’introduzione di print on-demand, micro tirature e personalizzazione del contenuto – il post-print è
senz’altro il contesto più favorevole. Il vero benefit è rendere più rapido ed efficiente il processo. La flexo sembra aver riacquistato appeal ed efficienza... Tutto ciò che è flexo oggi è di fatto molto efficiente, sebbene la prestampa sia ancora molto lenta e complessa. KBA sta reinvestendo nel mercato flexo con le sue linee CorruCUT e CorruFLEX, progettate e realizzate in Italia da Flexotecnica. Crediamo sia una tecnologia interessante anche in un’ottica di complementarietà con il preprint inkjet. Nell’high-speed inkjet i livelli qualitativi possono variare sensibilmente... L’inizio del progetto RotaJET risale al 2011-2012 e fin dall’inizio è stato gestito da KBA con gli stessi parametri dell’offset. Il fatto è che nell’offset ci sono tanti fattori che condizionano la qualità: rulli, acqua, inchiostro, temperatura, pressione. Nell’inkjet ci sono solo un inchiostro, una testa e un RIP. Se dico alla macchina di fare questo o quello, dovrebbe andare così. Il massimo problema è un ugello o una linea mancante. Se parliamo di colore e di qualità in assoluto, ogni mercato ha le sue esigenze e vanno
definite accuratamente sin dall’inizio: poi non si torna indietro. Abbiamo macchine installate in diversi mercati e sappiamo di dover essere onesti tra interlocutori maturi. Se un cliente ci mostra come target uno stampato con spot varnish, 7 colori e tinte Pantone estreme, probabilmente dovremo fare un passo indietro. Di contro RotaJET si sta rivelando sopra le aspettative per molti prospect: ad oggi oltre i due terzi delle commesse sono CMYK. Poi naturalmente è questione di volumi: se oggi hai una sola offset a foglio, difficilmente avrai i volumi per una RotaJET. Ma se hai già tre o quattro macchine a foglio in CMYK, non è escluso che RotaJET non possa essere la chiave. Chi sta dimostrando maggiore interesse per RotaJET? Essendo leader di mercato nelle macchine high-tech per quotidiani, abbiamo riscontrato da subito un grande interesse. Ma di contro gli editori non sono pronti a cambiare il loro business model. E di fatto non ha senso stampare in digitale un prodotto concepito per l’analogico. Dagli stampatori commerciali abbiamo ricevuto un grande interesse per il dato variabile, ma in Europa il focus è ancora sulla qualità dell’immagine e la personalizzazione non
è così diffusa come in USA e UK. Come gli operatori tradizionali percepiscono la combinata macchina/inchiostro? Non piace a nessuno. Ma è solo questione di comprenderne criticità e vantaggi: una testa da 1.200 dpi che lavora a velocità industriali ha bisogno di inchiostri con certe performance. La nostra è una logica win-win: supportiamo i clienti con il miglior prodotto e un buon pricing. A riprova di questo, non applichiamo logiche “a click” su una macchina inkjet così da offrire al cliente la massima flessibilità operativa. Qual è il messaggio per chi sta pensando allo switch analog-to-digital? Mike Laubin ed io abbiamo il digitale nelle ossa e talvolta ci definiamo dei missionari. Persone che nella storia tavolta sono state uccise! Per questo ci mettiamo nei panni dei clienti ed evitiamo di formulare dogmi assoluti. Se oggi hai 4 o 5 macchine offset e rimpiazzi le due più vecchie con nuovi modelli offset, non fai nulla di sbagliato. Se rimpiazzi la tua unica macchina offset con una RotaJET hai probabilmente un’opportunità, ma ti accolli un rischio. Tutto il ragionamento ruota attorno al TCO.
|| La inkjet web press KBA RotaJET VL nella nuova livrea 2017
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meeting leaders Analogico, digitale e finishing: VariJET 106 verso il folding carton “ibrido”
|| Per produrre le componenti alla base delle sue stampanti, Koenig & Bauer utilizza sofisticate tecnologie a controllo numerico, capaci di garantire livelli di precisione estremamente elevati
cora oggi alcune strutture della storica fabbrica – tutelate dai beni culturali – sono in uso, sebbene ristrutturate o ampliate. Per chi visita il sito di Wurzburg l’affascinante risultato è un’integrazione armoniosa tra più stili.
Wurzburg ieri, oggi e domani Lo sconfinato sito produttivo KBA di Wurzburg è un mix di archeologia industriale e innovazione assoluta. Come di prassi nel manufacturing tedesco in pura chiave Industry 4.0. Eppure in Koenig & Bauer tutto conserva un’atmosfera old fashioned. Tant’è che la nostra visita del sito inizia dalla leggendaria fonderia, inaspettatamente più attiva che mai. La fonderia di Wurzburg, completamente rimodernata tra il 2007 e il 2011 per garantire le migliori condizioni benessere e sicurezza, è ancora oggi il cuore della produzione di tutti i modelli di macchine del brand tedesco: qui sono realizzati gli stampi e i singoli pezzi di tutte le attrezzature prodotte in tutti i siti mondiali di KBA. Una gamma sconfinata, che include sia i modelli standard che quelli personalizzati. “Abbiamo i casting per tutte le macchine a foglio e i folder, per tutte le tipologie di componenti metalliche che usiamo, in varie configurazioni e formati – ci spiega Michael Bender, Direttore Marketing & Comunicazione di KBA – per molti modelli partiamo dagli stampi in legno e realizziamo le forme speciali richieste per alcuni modelli”. Le tipologie produttive cambiano sulla base delle esigenze, più standardizzate quelle delle sheet-fed costruite a Radebeul, più spesso personalizzate o uniche nel caso delle rotative prodotte a Wurzburg. In
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questo enorme spazio, dove il metallo è portato a 1.400 °C e dove i ritmi sono quelli lenti imposti dai cicli di raffreddamento, nascono i pezzi base che rendono speciale ogni singola macchina KBA, componenti grezzi che vengono inviati ai centri di lavorazione per essere rifiniti, verificati e preparati per l’assemblaggio o la spedizione verso i centri di produzione.
Un service center centralizzato per l’intera galassia KBA Nel modernissimo “tool shop” di Wurzburg convergono tutte le parti più grandi di tutte le tipologie di prodotto: dalle offset a foglio alle rotative, dalle flexo ai sistemi di fustellatura. Da questo reparto vengono spediti componenti ai siti produttivi di Radebeul in Germania, Flexotecnica in Italia e KBA Iberica in Spagna. Il reparto è dotato di macchinari
Forte della propria “diversity” progettuale e costruttiva, KBA sta sviluppando VariJET 106 nell’ottica di creare una piattaforma scalabile e non un engine stand-alone. Ma scalabile fino a che punto? La via sembra essere quella dell’ibridazione totale, in cui l’utilizzatore finale potrà avere accesso a un engine inkjet in linea con un numero indefinito di gruppi offset, moduli di pretrattamento e verniciatura oltre al sistema di fustellatura rotativo (RDC) prodotto da KBA Iberica. L’idea è che un’azienda cartotecnica possa in futuro iniziare il proprio percorso con KBA con un’unità offset a foglio KBA Rapida di tipo “future-ready”, su cui poter integrare successivamente VariJET e altri moduli. Salvaguardando così l’investimento ed efficientando il workflow. Allo stato attuale non è previsto un programma di retrofitting delle KBA Rapida 106 già sul mercato e, per le unità di futura concezione, l’utilizzatore dovrà scegliere anticipatamente se acquistare la predisposizione all’inkjet. L’unità VariJET potrà, eventualmente, essere rimossa senza pregiudicare la funzionalità del sistema offset.
meeting leaders l’esperienza maturata nelle rotative offset per quotidiani, garantendo requisiti di bassissima manutenzione sia a livello hardware che di engine di stampa.
Solida tradizione e nuove competenze: i team di sviluppo inkjet in Koenig & Bauer
|| Anne-Kathrin Gerlach, Product Marketing Manager di KBA Sheetfed Solutions, accanto a uno storico macchinario Planeta. La sua famiglia lavora in azienda da 60 anni e lei è entrata in KBA come ingegnere.
completamente automatizzati, tra cui due centri di fresatura “oversized” che lavorano pezzi fino a 7 tonnellate secondo programmi predefiniti, come quelli impiegati sulle rotative. Le lavorazioni possono durare da poche ore fino a intere giornate. Il design dei prodotti è il più possibile modulare, così che le macchine possano essere assemblate sulla base del numero di castelli di stampa, unità di coating e altri moduli richiesti dai clienti. Da qui tutto passa in assemblaggio, dove i moduli vengono completati su tavoli di granito, così da garantire l’assoluta planarità e precisione. La medesima perizia è applicata sia alle parti più grandi che alle più piccole. Per queste ultime vengono utilizzati centri di lavoro a controllo numerico di ultimissima generazione, suddivisi per classe di precisione. Sistemi di controllo e misurazione Carl Zeiss sono impiegati per la misurazione di ogni singolo pezzo in una modalità isolata dal suolo, così che nessuna vibrazione possa influenzare la misurazione. Successivamente è eseguita una fotocrometria, che viene automaticamente messa a confronto con il progetto originale per verificare che tutto sia posizionato perfettamente. Sia la lavorazione che la finitura e il successivo assemblaggio dei sub-componenti vengono eseguiti a Wurzburg, non solo per le web offset ma anche per le sheet-fed. All’interno del sito di Wurzburg è stata istituita una scuola, dove lavorano decine di apprendisti. Qui vengono insegnati tutti i mestieri necessari ai vari reparti di KBA, così da formare le nuove leve destinate ad entrare in azienda.
ampliando la collaborazione tra HP e KBA per la costruzione della web press PageWide T1100s. Un intero edificio è dedicato all’assemblaggio di queste unità da parte di tecnici KBA, cui si affiancano gli ingegneri di HP per l’engine di stampa inkjet. L’enorme area produttiva è già pronta per un ampliamento destinato a soddisfare la crescente domanda. Poco distante sorge l’edificio dedicato alla produzione di RotaJET, la web press di casa KBA. Qui vengono assemblate le linee complete, testate le unità di asciugatura e di pre-coating e predisposte le barre di stampa basate su tecnologia Fujfiilm Dimatix Samba, in configurazione singola o doppia per le esigenze di elevata produttività. Tra i principali plus di RotaJET c’è un controllo della bobina estremamente accurato, che garantisce un registro accuratissimo anche su applicazioni di qualità. In quest’area KBA sfrutta tutta
I processi di R&D, design, prototipazione, testing e miglioramento dei prodotti sono le fasi chiave per dare vita a nuove piattaforme solide, capaci di rispondere alle vere esigenze dei clienti finali e, non ultimo, di integrarsi con successo nei processi produttivi esistenti. Avere l’occasione di conoscere dall’interno le persone coinvolte nel product development ti fa cogliere lo spirito che ha permesso a Koenig & Bauer di non smettere di innovare per due secoli. E che le consente oggi di ambire a giocare un ruolo di prim’ordine nel futuro digitale del nostro mercato. Il team che a Radebeul lavora sullo sviluppo di VariJET, in stretto coordinamento con il business developer Maik Laubin, include alcuni degli ingegneri che hanno creato le sheet-fed di maggior successo nella storia di KBA. Ma anche giovani ingegneri specializzati in elettronica e software, che con la stessa passione e professionalità curano ogni singolo dettaglio dell’hardware e del processo, effettuano cicli intensivi di test su inchiostri e chimiche accessorie, teste di stampa, sistemi di asciugatura, unità di trasporto dei materiali, verifica e miglioramento dei parametri qualitativi. La stessa genuina passione e ricerca della perfezione, solo su scala più grande, si respira nel “digital building” di Wurzburg dove viene invece sviluppata RotaJET.
Dove nascono le “web press” di HP e le RotaJET di KBA Wurzburg è anche il sito dove è nata e si sta
|| Qui sopra da sx Christian Jank, Bernd Patzelt e Mike Laubin, tre figure chiave nella ricerca e sviluppo dei sistemi digitali presso il sito KBA Sheetfed Solutions di Radebeul. In alto il modulo RDC su una KBA Rapida 106.
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eventi KBA ha guardato al passato per trovare un nuovo nome e marchio per guidare nel futuro il gruppo. Che si è così ribattezzato Koenig & Bauer
Il rebranding di KBA è un omaggio ai fondatori di Jo Francis // jo.francis@markallengroup.com
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l produttore tedesco di macchine da stampa ha ufficialmente rivelato il nuovo nome e marchio durante un evento VIP la sera del 21 settembre, per celebrare il suo 200esimo anniversario. Di fronte a circa 650 clienti e interlocutori VIP, il presidente e chief executive Claus Bolza-Schünemann ha detto: “La stampa ha mosso la nostra azienda e i suoi collaboratori per 200 anni. È una mission eccitante trovare nuove soluzioni e applicazioni per i nostri clienti, così che possano avere successo. Vogliamo iniziare il nostro terzo secolo con un grande marchio. Era già solido, ma c’è sempre occasione per migliorare. Abbiamo 33 aziende controllate, ma il cliente dovrebbe vedere un solo marchio”. Ha poi sfoggiato un poster raffigurante la proliferazione dell’attuale brand KBA nelle sue varie entità locali. Il nuovo branding è basato sul carattere Rational e ha lo slogan “we’re on it”. La grande “&” commer-
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ciale servirà come logo abbreviato del gruppo. Una scultura della & commerciale sarà poi esposta fuori dal nuovo centro demo aziendale da 16 milioni di euro. L’azienda ha anche aggiornato il design delle sue macchine da stampa con un nuovo look, che verrà gradualmente lanciato nel corso dei prossimi 3 anni. Il programma della serata è stato stampato su una macchina da stampa vecchia di 100 anni, replica dell’originale macchinario del 1814 con movimento alternato, progettata da Friedrich Koenig e Andreas Bauer per il Times of London. La macchina era in funzione presso la location dell’evento, il Würzburg’s Vogel Convention Centre, utilizzata da apprendisti di Koenig & Bauer. Per l’occasione sono stati anche prodotti una banconota || In alto il CEO di Koenig & Bauer mostra le innumerevoli declinazioni del brand KBA, che ha raggiunto il traguardo di 33 aziende controllate in tutto il mondo
eventi
commemorativa e uno speciale set di libri sul tema People Machines Ideas, che include 13 poster illustrati. Basandosi sul libro, il marketing director Klaus Schmidt ha spiegato: “È un tributo stampato al passato, al presente e al futuro della stampa”.
I clienti del passato, e quelli del futuro Tra gli speaker l’esperto di branding Professor Krasten Kilian, il chief executive di Bertelsmann Printing Group, Axel Hentrei, il chief executive del gruppo di packaging danese Schur International, Hans Schur, e il chief executive dell’azienda di stampa di banconote Giesecke & Devrient, Ralf Wintergerst. Sia i clienti di Koenig & Bauer di vecchia data che i più recenti erano presenti all’evento. Giesecke & Devrient ha installato
la prima macchina da stampa a movimento circolare, progettata da Andreas Bauer nel 1851 nello stabilimento di Leipzig e ad oggi ancora operativa. Il cliente di Koenig & Bauer più recente è il produttore bavarese di packaging Hans Kolb Wellpappe, che ha ordinato la prima macchina da stampa a foglio digitale per il cartone ondulato CorruJet, che verrà installata l’anno prossimo.
L’impegno di Koenig & Bauer per una società migliore Il precedente presidente della Germania Horst Köhler ha tenuto uno stimolante discorso invocando la creazione di un sistema economico nuovo, più equo, per riflettere la crescita globale della popolazione, i confini planetari e gli sviluppi tecnologici. “Abbiamo bisogno di una vera cultura di cooperazione
e responsabilità reciproca”, ha detto. Ha poi elogiato Koenig & Bauer per la sua storia di innovazione e il suo ethos di azienda familiare. “La componente sociale è una caratteristica delle aziende a gestione familiare. Abbiamo bisogno del carattere e delle qualità di Koenig & Bauer più che mai”. Koenig & Bauer ha richiesto di fare donazioni a Medici Senza Frontiere (MSF) invece di portare regali per il suo bicentenario, e in poche ore sono stati raccolti più di 10.000 euro. Il gruppo raddoppierà qualsiasi totale sarà raggiunto alla fine di settembre. La causale per la donazione è “anniversary of KBA”.
Articolo pubblicato originariamente dalla rivista PrintWeek, www.printweek.com, e riprodotto per gentile concessione.
|| Contestualmente al nuovo brand, Koenig & Bauer ha introdotto una nuova livrea per tutti i suoi macchinari, che sarà introdotta progressivamente sull’intera gamma
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What’s inside
Capaci di produrre alti volumi e qualità eccellenti su formati carta offset, le “digital press” sono mature
Tra foglio e bobina, la stampa digitale oggi fa sul serio
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e fino a qualche anno fa per un tipografo acquistare una digital press significava derogare a premesse strutturali, qualitative e produttive, oggi la situazione è radicalmente cambiata. Non è infatti casuale che anche i brand dell’offset più blasonati abbiano ormai serenamente incluso nella propria offerta sistemi a toner e inkjet, laddove non addirittura sviluppato piattaforme proprietarie. Che siano a foglio o a bobina, le macchine da stampa digitale più evolute somigliano in modo impressionante alle sorelle “analogiche” per prestazioni, volumi prodotti e livelli di investimento. E come tali vengono inserite in flussi di lavoro e piani di investimento. Resta ovviamente una differenza sostanziale tra i sistemi a foglio e quelli a bobina. I primi, da sempre vocati all’alta qualità, hanno già da tempo sfondato la barriera del SRA3 e raggiunto progressivamente i traguardi del 35x50, del 50x70 e oggi del 70x100. I secondi, grazie al potenziamento della tecnologia Electroink di HP Indigo e alle nuove generazioni di teste di stampa inkjet, viaggiano a decine o centinaia di metri al minuto, con qualità paragonabili all’offset. In entrambi i casi la sfida dei costruttori è quella di concentrare in un unico prodotto qualità, affidabilità, ripetibilità e piena compatibilità con i supporti di carta più disparati. Se non avete visitato drupa e qualche recente show o open house, sfogliando le pagine che seguono converrete che l’obiettivo è più che mai a portata di mano.
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Scegliere, alimentare e gestire la carta... Scegliere un sistema di stampa sulla base delle esigenze di gestione dei supporti è un atto quasi scontato. Eppure uno dei più trascurati dagli stampatori digitali alle prime armi. Mentre il mondo dell’offset è popolato di mettifoglio, sbobinatori e percorsi carta comparabili, l’universo digitale rischia di rivelarsi una giungla se non si presta la dovuta attenzione. Ogni costruttore – giapponese, americano, tedesco o israeliano – ha infatti una propria “scuola di pensiero” in proposito. Chi si trova ad acquistare una stampante digitale dovrà quindi valutare con cura l’ingegnerizzazione proposta dai fornitori, a partire dai cassetti di alimentazione (se il sistema è a foglio), che possono prevedere o meno sistemi di condizionamento ed elementi soffianti: fondamentali per prevenire inceppamenti con carte molto leggere o molto pesanti. Altrettanto importante è la planarità del percorso carta, specie se si utilizzano grammature elevate. Per non parlare delle tecnologie di asciugatura (per l’inkjet) o fusione (per il toner), la cui temperatura può influenzare il comportamento della carta, causando imbarcamenti e arricciamenti. Specie per chi non ama scendere a compromessi, un’analisi e una demo approfondite sono d’obbligo.
what’s inside Il fascino della nobilitazione
Quando il DFE fa la differenza
Se in un ecosistema offset a fare la differenza sono macchine pluricolore, gruppi di spalmatura opzionali, moduli di cold foiling, die-cutting e asciugatura UV, i costruttori del digitale hanno aggiunto ai propri engine opzioni di stampa che vanno oltre la quadricromia. Se HP Indigo è stata l’apripista delle tinte speciali con i suoi engine a 7 colori, sono ormai molte le macchine a toner che possono stampare vernici trasparenti spot, bianco coprente, oro e una varietà di colori extra per aumentare il gamut o creare effetti speciali. Di recente introduzione, sia su HP Indigo che su macchine a toner, sono ad esempio i colori fluo, che oltre a vivacizzare la stampa consentono di creare effetti speciali e soluzioni di sicurezza quando illuminati con una sorgente luminosa UV. La nobilitazione è insomma il terreno di sfida del prossimo futuro.
Come ripetiamo spesso parlando di stampanti digitali per etichette, grandi formati, packaging e qualsiasi altra applicazione, anche nell’ambito del commercial printing la dotazione software può differenziare e talvolta rendere unica l’offerta di un produttore. All’onnipresente Fiery, che ha reso EFI l’interlocutore chiave per quasi ogni costruttore e stampatore digitale, possono affiancarsi una o più soluzioni alternative. Può trattarsi di ecosistemi software proprietari, come la suite Prisma di Canon o l’accoppiata PrintOS/SmartStream di casa HP. Oppure prodotti di terze parti, come i DFE Creo. La verità è che i server di stampa, spesso utilizzati al 10% delle loro reali potenzialità, racchiudono una quantità incredibile di funzioni in grado di migliorare la qualità e la produttività, estrapolare dati e ottimizzare i processi.
L’importanza del finishing, proprietario o di terze parti Se a valle di una tipografia c’è spesso una legatoria, quasi sempre una macchina da stampa digitale condivide spazi e operatori con uno o più sistemi di finishing. La ragione è facile da comprendere: chi stampa just-in-time non può permettersi i tempi morti e le variabili fuori controllo delle lavorazioni conto terzi. Questa è la ragione principale per cui ad ogni digital press in commercio si abbina una moltitudine di sistemi di finitura dedicati o compatibili, talvolta integrabili in linea e più spesso da utilizzare “near line”. I sistemi in linea per il foglio si limitano spesso a moduli cucipiega, brossure “leggere” e tagli mono o trilaterali. Quelli per la bobina, dove le velocità lineari sono elevatissime, includono linee complete per il book-on-demand e il publishing. Nell’off-line, invece, la scelta di soluzioni è pressoché sconfinata.
Toner, Electroink o inkjet?
Pretrattamento, sì o no?
Come già detto in passato (l’ultima volta nello scorso numero) quella tra Electroink, toner e inkjet non è una forma di antagonismo ma una coesistenza fisiologica. Ed è il motivo per cui tutti i grandi produttori – da Canon a Ricoh, da HP a Konica Minolta, e via discorrendo – tendono a sviluppare in parallelo almeno due tecnologie per i propri sistemi di imaging e relative chimiche di colorante. Ciascuna tecnologia ha i propri indiscutibili plus e può sovrapporsi solo parzialmente a qualsiasi altra. L’inkjet, ultimo arrivato nel mondo production, ha dalla sua una versatilità e modularità straordinaria: non è casuale che le nuove digitali B1 (70x100) e le single-pass più veloci contengano imponenti barre di teste di stampa. Gli engine a toner in polvere e la stessa HP Indigo, di contro, vantano una qualità ormai riconosciuta e una stabilità rassicurante.
Se la possibilità di stampare su stock di materiali “standard” è un tema dibattuto in mercati ricchi come il packaging e le etichette, non può che trasformarsi in un argomento scottante in settori a più bassa marginalità come stampa commerciale e publishing. Per questo, leggendo tra le righe (e tra le specifiche tecniche) dei costruttori, non è inusuale imbattersi in sottolineature sulla compatibilità con carte offset. Se non addirittura in moduli di pretrattamento in linea, offerti di serie o come opzione. La verità è che neppure l’offset tradizionale stampa su tutto – non per niente ne esiste una versione UV – e anche nell’ambito digitale le chimiche d’inchiostro, i toner e i coloranti in genere hanno caratteristiche di adesione differenti. Non per questo migliori o peggiori. Per non sbagliare vale la pena di capire davvero cosa si vuole fare con la propria nuova stampante.
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What’s inside
Konica Minolta AccurioJet KM-1 Lanciata a Drupa nel 2016, AccurioJet KM-1 è una stampante a foglio che combina l’esperienza nell’inkjet di Konica Minolta e l’accuratezza delle componenti meccaniche Komori. La capacità di gestire il formato B2+ rende possibile un’ampia gamma di applicazioni, tra cui brochure, cartelline, materiali POP, locandine e sovraccoperte. La velocità massima è pari a 3.000 fogli/ora su carte fino a 0,6 mm di spessore in sola bianca; 1.500 fogli/ ora e fino a 0.45 mm di spessore in bianca e volta. La varietà di materiali supportati, che include le carte lavorate, riduce la necessità di pre e post-trattamenti. In assenza di una forma da stampa fisica, i lavori possono essere inviati in stampa tramite hotfolder e workflow preesistenti, anche web-based. Le teste di stampa inkjet proprietarie assicurano poi un’elevata definizione dell’immagine. KM-1 ha 4 canali colore (CMYK). Il sistema di curing UV-LED integrato garantisce stampati immediatamente asciutti e pronti per la finitura. L’utilizzo di inchiostri UV ad alta resistenza alla luce e all’abrasione previene, inoltre, il rischio di ondulazione del supporto, che talvolta caratterizza l’asciugatura degli inchiostri base acqua. Il sistema supporta infine una gestione evoluta dei dati variabili. www.konicaminolta.it
Xerox Brenva HD Xerox Brenva HD coniuga la flessibilità delle stampanti sheetfed a toner e i vantaggi della tecnologia inkjet. Primo tra tutti un basso costo di produzione, che amplia i campi d’impiego della macchina. Brenva HD si presta a un gran numero di applicazioni, dalla stampa transazionale ai libri, opuscoli, materiali di marketing e direct mailing. La macchina ha una produttività di 197 fogli A4/min (100 A3/min) e gestisce supporti fino a 220 g/m2 di spessore. Ognuno dei quattro moduli di alimentazione gestisce un massimo di 5.000 fogli, per una capacità totale di 20.000 fogli. L’impilatore con tecnologia Nested Stack può contenere fino a 5.700 fogli con singole pile di 2.850 fogli, scaricabili alternativamente senza interrompere la stampa. Il software FreeFlow Print Server mette a disposizione una serie di funzionalità che consentono di ottimizzare i costi, senza compromettere la qualità degli stampati. Tra queste la regolazione della dimensioni di goccia e la gestione dell’ink limit, in base al tipo di materiale utilizzato e dell’applicazione. La gestione del colore è funzionale all’oggetto ed è indipendente per testi, immagini ed elementi vettoriali. Gli spot color sono gestiti separatamente, così da non alterare le caratteristiche cromatiche dell’intero stampato. Oltre alla stampa in quadricromia, Brenva HD consente di produrre in modalità solo nero. www.xerox.it
AccurioJet KM-1 utilizza teste di stampa inkjet industriali Konica Minolta 1800IS con dimensione di goccia minima di 3,5 pl. Ciascuna barra (una per colore) dispone di 8 teste di stampa poste su due file sfalsate. Il risultato finale è uno stampato che si distingue per un’eccellente definizione nei dettagli e un’elevata risoluzione dell’immagine (1.200 dpi). Una perfetta messa a registro, sia lungo tiratura che nella stampa in bianca e volta, è garantito dal sofisticato sistema di allineamento dei fogli. Le teste inkjet Kyocera utilizzate su Brenva HD creano quattro diverse dimensioni di goccia e assicurano una risoluzione di 600 dpi. Il modulo di Imaging Integrato (IIM) regola le teste affinché siano sempre perpendicolari alla direzione della carta e corregge automaticamente eventuali errori di erogazione dell’inchiostro causati da ugelli difettosi, che vengono compensati da quelli circostanti. Lo spettrofotometro in linea (ILS) legge costantemente i marchi generati in fase di linearizzazione, mantenendo il colore uniforme lungo la tiratura, senza interventi manuali.
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Fujifilm Jet Press 720S
9 – 12. 1. 2018
Fujifilm Jet Press 720S è una robusta piattaforma inkjet a foglio in grado di produrre una qualità di stampa simile o superiore a quella offset, lavorando anche su più turni in modalità non presidiata. La risoluzione nativa della macchina è di 1.200 dpi, che consente di riprodurre testi leggibili fino al corpo 2. Jet Press 720S può gestire supporti fino al formato 530x750 mm, con grammature comprese tra 127 a 300 g/m2, a una velocità massima di 2.700 fogli/ora. Le applicazioni ideali sono quelle commerciali, con il plus dei dati variabili. Struttura macchina e gestione della carta sono di concezione offset, con mettifoglio e impilatore industriali, che garantiscono robustezza e assoluta precisione. Il sensore di controllo della qualità in (ILS) monitora ogni singolo foglio stampato, apportando correzioni in tempo reale ad eventuali imperfezioni. Le quattro barre di stampa (CMYK) sono composte da teste inkjet industriali SAMBA, proprietarie di Fujifilm. Le teste di stampa producono una dimensione di goccia minima di 2 pl con quattro livelli di greyscale. Gli inchiostri a base acqua VIVIDIA sono sviluppati appositamente per Jet Press 720S, così come il promotore di adesione RCP (Rapid Coagulation Primer), applicato con un cilindro anilox integrato. La combinazione tra queste due chimiche consente di stampare su un’ampia gamma di supporti. www.fujifilm.it
MAD ABOUT
Pur essendo progettata per la stampa monofacciale, Jet Press 720S consente di alimentare la carta per applicazioni in bianca e volta con estrema precisione, avvalendosi anche di un codice a barre sull’area del foglio non interessata alla lavorazione e di un sistema di lettura ultrarapido, che garantisce una perfetta corrispondenza del file della bianca con quello della volta. I fogli in uscita vengono asciugati da una combinazione tra resistenze riscaldanti e flussi d’aria, così che gli stampati siano già pronti per la finitura.
TEXTILES
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What’s inside
Landa S10P
Canon Océ VarioPrint i300
Landa S10P è un’innovativa macchina da stampa inkjet a foglio per alti volumi in formato B1. Grazie all’esclusiva chimica d’inchiostro a base acqua, S10P promette qualità e produttività assimilabili a quelli dell’offset, anche su tirature medio/ alte. Grazie al particolare belt di trasferimento, Landa assicura anche un sensibile abbattimento dei costi di stampa rispetto alle convenzionali tecnologie a getto d’inchiostro per applicazioni di stampa commerciale. La velocità dichiarata da Landa per S10P è pari a 13.000 fogli/ora, con una risoluzione nativa di 1.200 dpi. La macchina, concepita per lavorare su più turni in modalità non presidiata, è dotata di un sistema automatico per la gestione dei fogli, studiato per consentire il cambio del materiale senza interrompere la produzione. Un futuristico cockpit consente all’operatore di avere sotto controllo tutte le operazioni svolte, grazie anche a un apparato di videocamere di controllo e ispezione. Landa S10P può essere configurata con un numero massimo di 7 canali colore (CMYK, orange, violet, green) che garantiscono un gamut cromatico esteso. Le teste di stampa Fujifilm Dimatix Samba producono una goccia di 2 pl di dimensione e quattro livelli di greyscale, a garanzia di un’altissima qualità. La stampante utilizza gli esclusivi NanoInk, inchiostri a base acqua proprietari del brand israeliano. www.landanano.com
Canon Océ VarioPrint i300 è l’ammiraglia per la stampa a foglio del costruttore giapponese. La produttività è il biglietto da visita di questa piattaforma inkjet, la cui velocità massima dichiarata è di 294 ppm, con una risoluzione di 1.200 dpi. La stampante gestisce fogli fino al formato B3 e rappresenta un’interessante alternativa alle soluzioni a toner per lavorazioni a bassa coprenza di inchiostro, come la stampa transazionale. i300 può gestire un’ampia gamma di carte, con grammature tra i 60 e i 300 g/m2, tra cui carte offset non pretrattate. Fino a 12 i cassetti di alimentazione, per stampare su diversi tipi di supporti senza dover interrompere la produzione. Il percorso carta è studiato per abbattere la possibilità di inceppamenti, anche ad alte velocità. Due telecamere 3D rilevano qualsiasi tipo di alterazione dimensionale dei fogli, scartando automaticamente i supporti difettosi. Un conveyor belt aspirante assicura la perfetta planarità dei fogli durante la fase di stampa. I canali colore sono cinque: alla quadricromia si aggiunge una quinta stazione per gettare il promotore di adesione ColorGrip, che estende notevolmente la gamma di carte utilizzabili. Le teste di stampa industriali Kyocera sono dotate di tecnologia a goccia variabile che, oltre a garantire un’eccellente definizione dell’immagine, hanno un sistema automatico di compensazione per ovviare all’eventuale ostruzione di alcuni ugelli. www.canon.it
Landa impiega una tecnologia di stampa proprietaria, definita nanografia. L’immagine, creata colore per colore dalle barre di teste inkjet, viene composta su un conveyor belt riscaldato. Quest’ultimo la trasferisce sul supporto dopo aver eliminato l’acqua in eccesso. La stampa nanografica promette di ottimizzare il consumo di inchiostro, ottenendo un prodotto stampato ad alta definizione e di elevata fedeltà cromatica. La particolare architettura consente di stampare su carte molto sottili, senza preoccuparsi di eventuali alterazioni dovute all’umidità. Il sistema di asciugatura combina tre differenti tecnologie e risulta molto efficace anche a elevate velocità, impiegando solamente 2,5 secondi per ciascun supporto. I fogli passano sulla parte esterna di un cilindro, dotato di un sistema aspirante che fissa i supporti. Durante il percorso, i materiali vengono sottoposti a una combinazione di raggi infrarossi e getti di aria calda a una temperatura di circa 65° C. Il vapore generato dall’asciugatura viene rapidamente aspirato all’interno del cilindro, consentendo di ottenere fogli asciutti e privi di deformazioni.
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HP Indigo 12000
Xerox iGen 5
HP Indigo 12000 ha sostituito la fortunata 10000, riconfermandosi come la più performante delle soluzioni HP per la stampa digitale a foglio in formato B2. La velocità massima della macchina è di 4.600 fogli/ora solo in bianca in EPM (Enhanced Productivity Mode). Questa modalità di stampa a tre colori incrementa la produttività e migliora la redditività complessiva del sistema. La tecnologia di trasferimento dell’immagine One Shot, unita all’Electroink Primer opzionale, contribuisce ad estendere la gamma di carte e supporti speciali stampabili, oltre a garantire un registro impeccabile. Il sistema di controllo automatico della qualità permette di rilevare in tempo reale qualsiasi imperfezione, riducendo interventi manuali e scarti. La risoluzione standard è pari a 812 dpi a 8 bit, ma a partire da quest’anno è disponibile il nuovo sistema di imaging HDLA (High Definition Laser Array) che raddoppia la risoluzione e consente agli stampatori più esigenti di definire nuovi standard qualitativi per i propri clienti. Tra i punti di forza di HP Indigo va citato l’ecosistema software a disposizione degli utilizzatori, che include il digital front-end SmartStream Production Pro e l’esclusivo ambiente operativo PrintOS, basato su app per dispositivi mobili e per il web, pensate per automatizzare la produzione e semplificare la collaborazione tra i reparti aziendali. www.hp.com
iGen 5 è la più performante tra le macchine digitali a foglio con tecnologia a toner della gamma Xerox. La piattaforma è disponibile in tre versioni: iGen 5 150, 120 e 90, dove il numero è riferito al numero massimo di pagine formato A4/minuto. iGen 5 supporta un formato carta massimo di 364x660 mm, che la rende ideale per applicazioni speciali come brochure a tre ante, opuscoli pieghevoli, campagne di marketing con o senza dati variabili. La consolidata tecnologia a toner assicura una qualità dell’immagine eccellente, con una risoluzione reale di 2.400 dpi. L’architettura scalabile permette di configurare iGen 5 a seconda delle proprie esigenze. Alla quadricromia standard (CMYK) è poi possibile aggiungere un quinto colore. I toner opzionali consentono di estendere il gamut cromatico e migliorare la riproducibilità delle tinte piatte. È possibile aggiungere fino a sei moduli di alimentazione − dotati complessivamente di dodici vassoi − arrivando a una capacità massima di 30.000 fogli. Allo stesso modo è possibile integrare fino quattro impilatori, per una capacità massima di 12.000 fogli. Infine il software Xerox IntegratedPLUS, tramite il linguaggio JDF, rende compatibile con iGen5 un ampio range di dispositivi per la finitura, proprietari e non. Il risultato è una soluzione end-to-end che riduce l’intervento manuale e rende il workflow estremamente produttivo. www.xerox.it
HP Indigo 12000 può essere configurata fino a 7 colori con l’aggiunta di orange, violet e green. Sono inoltre disponibili quattro inchiostri speciali: white, pink fluorescent, light cyan, light magenta. Il bianco migliora la resa cromatica su supporti scuri o trasparenti, il ciano e magenta light sono studiati per la riproduzione di dettagli nella fotografia professionale. Infine, il rosa fluo è ideale per applicazioni d’effetto nel marketing e nella pubblicità: oltre a conferire allo stampato tinte accese e accattivanti, brillano se illuminati con una sorgente luminosa UV. I toner opzionali (verde, blu, arancione) permettono di coprire un’alta percentuale di colori PANTONE. La quinta stazione colore dispone, inoltre, dell’inchiostro Clear Dry Ink, ideale per creare nobilitazioni. La combinazione con il toner opaco (Matte Dry Ink) consente di ottenere risultati ottici simili all’offset, assicurando l’uniformità dell’effetto su mezzetinte, punti luce e ombreggiature. Grazie al software FreeFlow Core è possibile raggruppare i lavori che necessitano di determinate impostazioni colore e inviarli in stampa nello stesso batch.
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Kodak NexPress ZX
Ricoh Pro C9110
La serie Kodak NexPress ZX è studiata per gli stampatori alla ricerca di una soluzione digitale che assicuri, in termini di produttività e qualità, prestazioni paragonabili all’offset. Le due soluzioni ZX 3300 e ZX 3900 sono in grado di stampare, rispettivamente, fino a 100 e 120 pagine al minuto in formato A4. La configurazione standard prevede quattro cassetti di alimentazione con una capacità complessiva di 11.000 fogli. Le piattaforme NexPress sono in grado di gestire più di 800 tipi di supporti differenti. Oltre alla carta (lucida, opaca, magnetica, riciclata, per libri fotografici, offset) fino a 350 g/m2 di spessore, le macchine Kodak supportano materiali sintetici e plastici. La tecnologia di stampa a toner garantisce un’elevata qualità dell’immagine, con risoluzione fino a 600 dpi multi-bit. La quinta stazione colore, grazie all’impiego di chimiche speciali e colori spot, amplia il gamut cromatico. Tra i moduli opzionali figura il Long Sheet Feeder che consente di alimentare fogli lunghi fino a 1.000 mm. Il front end scalabile NexPress integra Adobe PDF Print Engine e gestisce file di stampa con dati variabili tre volte più velocemente rispetto alle versioni precedenti. System Software v16 offre una serie di funzionalità per il controllo della qualità dell’immagine e l’ottimizzazione dei costi. L’unità di finishing offline NexGlosser è utilizzabile per effettuare una lucidatura totale o parziale degli stampati. www.kodak.com
La serie di macchine a foglio Ricoh Pro C9100 rappresenta un investimento sicuro per gli stampatori che vogliono aprirsi agli alti volumi con un investimento contenuto. Il modello Pro C9110 è il più performante della serie, con una produttività di 130 pagine formato A4 al minuto in modalità colori o bianco e nero. Il sistema a toner sfrutta l’innovativa tecnologia laser VCSEL (Vertical Cavity Surface Emitting Laser), che assicura una risoluzione di 1.200x4.800 dpi. Tra i suoi pregi, la stampante annovera la possibilità di stampare su supporti fino a 400 g/m2 di spessore e fino a 700 mm di lunghezza. L’avanzata tecnologia a toner e il sistema con belt di trasferimento elastico semplificano la stampa su carte lavorate. La capacità di stampare su supporti differenti e di gestire un formato extra estendono la gamma di applicazioni possibili. Pro C9110 consente di realizzare materiali promozionali, buste, libri, brochure, biglietti da visita, piccoli imballaggi e direct mail. Le soluzioni C9100 sono integrabili con potenti server EFI Fiery esterni che semplificano la gestione di lavori complessi e delle operazioni di finishing, realizzabili tramite moduli standard e opzionali. All’interno della Media Library sono presenti oltre 200 profili tra i quali scegliere. L’operatore può inoltre associare specifiche impostazioni di stampa e profili ICC a seconda del supporto utilizzati. www.ricoh.it
La quinta stazione colore estende le possibilità applicative delle soluzioni NexPress grazie a una vasta gamma di chimiche speciali. Gli inchiostri rosso, verde e blu ampliano il gamut cromatico, mentre l’oro consente di ottenere effetti metallizzati. L’inchiostro bianco è utile come base per fondi colorati e trasparenti, mentre il light black HD accentua i contrasti e i chiaroscuri. L’inchiostro magnetico MICR è ideale per applicazioni nel settore della stampa transazionale, mentre l’inchiostro rosso fluorescente si presta alla stampa di sicurezza. Ricoh Pro C9110 assicura un percorso carta lineare e un registro del fronte/retro perfetto grazie alla combinazione di soluzioni avanzate. Il sistema di alimentazione a otto cassetti sfrutta meccanismi aspiranti che prevengono gli inceppamenti e la presa di fogli multipla. Un sistema di raffreddamento integrato impedisce il surriscaldamento del sistema. Infine, la modalità “on the fly” consente di sostituire il toner e altri consumabili senza interrompere la stampa. Pro C9110 è così in grado di gestire tanto le brevi quanto le tirature medio/alte.
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valiani.com / flatbed-plotter.com
HP Indigo 7900 HP Indigo 7900 è la più performante delle macchine a foglio della serie 7000, studiata per far fronte a volumi di produzione medio/alti su formato SRA3 con un’elevata qualità di stampa. Il modello 7900 raggiunge una velocità di 120 A4/minuto e arriva fino a 160 in modalità Enhanced Productivity Mode (EPM). La macchina utilizza la copnsolidata tecnologia di stampa elettrofotografica a toner liquido con inchiostri Electroink. Oltre alla quadricromia standard, HP Indigo 7900 può gestire fino a 6 (CMYKOV) o 7 colori (CMYKOVG), che consentono di ampliare il gamut cromatico e di riprodurre fino al 97% delle tinte Pantone. La modalità di trasferimento dell’immagine One Shot consente di stampare su un ampio range di materiali speciali, sempre con un registro perfetto. La capacità di stampare su materiali fino a 770 µ di spessore e 350 g/m2 di grammatura rende questa soluzione estremamente versatile. Come per le sorella maggiore 12000, anche la serie 7000 fa della dotazione software uno dei suoi cavalli di battaglia. Ad esempio il software SmartStream Mosaic, parte della suite SmartStream, permette di realizzare stampati con layout completamente variabilizzati. PrintOS, basato sul cloud, ottimizza invece la gestione del workflow dalla prestampa al finishing. Un plus che rende HP Indigo 7900 una soluzione end-to-end a tutti gli effetti. www.hp.com
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La modalità di stampa One Shot permette di depositare i diversi colori che compongono l’immagine sul belt, per poi trasferirli sul supporto in un unico passaggio. Questa funzionalità assicura un perfetto registro, riducendo il rischio di disallineamenti tipici dei processi di stampa sequenziali. La tecnologia One Shot permette poi di stampare più agevolmente materiali particolari come tele, supporti sintetici, lenticolari, supporti scuri e metallizzati, estendendo il range di applicazioni possibili, soprattutto nell’ambito del packaging.
Packaging
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What’s inside
Canon imagePRESS C8000VP/C10000VP Progettate per massimizzare i profitti e garantire qualità, le stampanti a toner imagePRESS C8000VP e C10000VP sono versatili e produttive, ideali per la stampa non presidiata. Le due digital press di Canon alimentano fogli fino al formato SRA3, con grammature comprese tra 60 e 350 g/m², producendo rispettivamente fino a 80 e 100 ppm A4 a 2.400 dpi di risoluzione. Entrambe sono dotate di doppio fusore, che consente lavorazioni ad alta velocità anche su carte pesanti. In corrispondenza di ciascun fusore è collocato un modulo che produce una lama d’aria. Questa separa correttamente dai rulli anche i supporti più sottili, prevenendo eventuali inceppamenti. Un accurato sistema di tenuta del registro garantisce, poi, stampe impeccabili dal primo all’ultimo foglio. Le operazioni di manutenzione sono semplici e rapide, con fermi macchina ridotti. Entrambe stampano in quadricromia e utilizzano l’innovativo toner CV (Consistently Vivid). L’elevata risoluzione è merito dell’unità laser R-VCSEL, mentre la fedeltà cromatica è garantita dalla combinazione tra uno spettrofotometro integrato e il sistema di calibrazione del colore Multi-Density Adjustment Technology. Infine, per governare il workflow, si possono scegliere i software proprietari PRISMAsync e CREO, oppure soluzioni EFI. www.canon.it
Xerox Versant 3100 Xerox Versant 3100 è un perfetto connubio di automazione e qualità, ideale per far fronte ai picchi produttivi dei grandi centri stampa. La produttività di 100 pagine A4 al minuto e il volume di stampa mensile di 250.000 fogli rendono questa stampante a foglio una delle più performanti della gamma. La risoluzione reale di 2.400 dpi e il RIP con rendering a 10 bit assicurano una qualità di stampa elevata. Versant 3100 può gestire carta da vassoi standard fino all’ampio formato 330x448 comn grammature fino al 350 g/m2, spingendosi fino al formato massimmo 330x660 mm. È possibile alimentare carte patinate e non, goffrate e colorate, poliestere, striscioni, buste e supporti misti. A fare la differenza è la presenza di avanzati strumenti che riducono l’intervento dell’operatore e incrementano l’uptime. Il sistema di scansione in linea Full Width Array consente una gestione automatizzata del colore, grazie a uno scanner RGB integrato. Il Production Accurate Registration (PAR) assicura un registro fronte/retro perfetto, servendosi di un sensore di lettura del bordo che corregge il posizionamento del foglio. La funzione di eliminazione automatica dei fogli evita gli inceppamenti e riduce gli sprechi. Infine, i moduli opzionali per l’alimentazione, l’impilamento e la finitura rendono Versant 3100 una soluzione versatile e adatta ai più diversi ambiti applicativi. www.xerox.it
Il toner Consistently Vivid (CV) è caratterizzato dall’utilizzo di pigmenti molto piccoli. Rispetto ai toner tradizionali, necessita di una temperatura più bassa per essere fissato sulla carta. Il toner CV permette di ottenere colori ad alta consistenza, con un effetto gloss favorito dalla maggiore rifrazione della luce su un maggior numero di pigmenti di piccole dimensioni. Inoltre, il toner Consistent Vivid consente ottimi risultati di stampa anche su superfici irregolari come le carte riciclate, oltre che su carte con strutture particolari. Versant 3100 dispone di un sistema di scansione in linea responsabile della regolazione, calibrazione e profilazione automatizzata delle immagini. Il sensore Full Width Array (FWA) gestisce l’allineamento e il trasferimento preciso del fronte/retro, correggendo eventuali difetti di uniformità e riducendo al minimo gli interventi manuali. L’insieme dei dispositivi FWA copre l’intera ampiezza del percorso carta e si integra con il dispositivo anti-arricciamento del motore di stampa per garantire una qualità complessiva costante.
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Konica Minolta AccurioPress C6100/C6085 AccurioPress C6100 e C6085 appartengono all’ultima generazione di stampanti a foglio con tecnologia a toner di Konica Minolta. I due modelli si caratterizzano per l’elevata velocità di stampa: 100 pagine A4 al minuto per C6100 e 85 pagine A4 al minuto per C6085. Le due soluzioni gestiscono carte fino a 400 g/m2 di spessore (anche in modalità bianca e volta), mantenendo un’alta produttività. Il meccanismo di decurling automatico e il sistema di fusione a bassa temperatura semplificano la gestione delle carte molto leggere e riducono il rischio di imbarcamento. Entrambe le macchine utilizzano toner polimerizzati Konica Minolta Simitri HD E e la tecnologia per l’elaborazione dell’immagine S.E.A.D. IV, che garantisce una risoluzione fino a 1.200 dpi a 8 bit. I dispositivi automatici per la linearizzazione, la profilazione e il registro del fronte/retro contribuiscono a rendere i due sistemi altamente performanti. C6100 e C6085 sono dotate di strumenti opzionali per la finitura in linea, proprietari o di terze parti. Il sistema ORUM (Operator Replaceable Unit Management) consente all’operatore di sostituire in autonomia i componenti malfunzionanti, per ridurre al minimo i fermi macchina e massimizzare l’uptime. www.konicaminolta.it
Ricoh Pro C7100 e C7100x Le stampanti a foglio Ricoh Pro C7100 nascono per rispondere all’esigenza di ridurre i tempi di consegna ed estendere la gamma di applicazioni. I modelli della serie stampano a una velocità massima di 90 pagine al minuto sia in modalità bianco e nero che a colori, su supporti fino a 300 g/m2 di spessore. La tecnologia VCSEL (Vertical Cavity Surface Emitting Laser) grazie all’azione simultanea di 40 raggi laser assicura una risoluzione di 1.200 x 4.800 dpi. La quinta stazione colore della C7100x, con toner bianco e trasparente, ne estende la versatilità applicativa. Alcuni accorgimenti contribuiscono a massimizzare l’uptime delle macchine. La modalità “on the fly” consente di cambiare il toner senza interrompere il flusso di lavoro; il sistema di raffreddamento a liquido mantiene inalterata la temperatura d’esercizio. Il sistema ORU (Operator Replaceable Unit) permette all’operatore di sostituire i meccanismi danneggiati o i consumabili, riducendo al minimo i fermi macchina. Grazie al modulo di alimentazione opzionale per il formato banner, le soluzioni C7100 sono in grado di stampare su supporti fino a una lunghezza massima di 700 mm. I modelli C7100 sono integrabili con dispositivi di finishing opzionali per la realizzazione di opuscoli, la fascicolatura, la foratura multipla, la rilegatura e la piegatura. www.ricoh.it
I toner polimerizzati Simitri HD E di Konica Minolta assicurano un’altissima definizione dell’immagine e sono particolarmente affidabili nella riproduzione delle mezzetinte e degli incarnati. Questi toner sono inoltre studiati per ottenere risultati brillanti su carte lucide e opache, con o senza pretrattamenti. I toner polimerizzati richiedono una temperatura di fusione più bassa, che riduce sensibilmente i consumi di energia e l’impatto ambientale, permettendo altresì di stampare su materiali sottili o termosensibili. Alla configurazione a quattro colori, le stampanti della serie Ricoh Pro C7100x affiancano una quinta stazione colore. L’aggiunta dei toner white e clear permette di riprodurre filigrane, effetti lucidi e metallizzati per applicazioni ad alto valore aggiunto. I toner possono essere utilizzati su supporti colorati o trasparenti, indipendentemente dallo spessore. La brillantezza dei colori e la varietà di effetti tattili e visivi possibili rendono queste soluzioni particolarmente indicate per i settori del packaging e del direct marketing.
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METEOR Unlimited Colors
Xerox Versant 180
METEOR Unlimited Colors è il risultato della collaborazione vincente tra MGI e Konica Minolta, che oggi controlla il 40% dell’azienda francese. La macchina combina l’unità di stampa a toner DP8700 con la stazione di foiling in linea iFOIL T. Con una velocità di 71 A4 al minuto, il sistema è in grado di gestire materiali differenti: carte (con o senza trattamenti) fino a 400 g/m2 di spessore, materiali sintetici come Teslin e Folex, buste da 100 a 400 µ con o senza finestra. Il sistema di alimentazione dispone di 5 cassetti, che supportano un formato carta massimo di 330x770 mm e hanno una capacità totale di 5.430 fogli. L’impilatore supporta un massimo di 6.000 fogli. La qualità dell’immagine è garantita dalla risoluzione di 3.600 dpi e dal sistema ASCA (Automated Skew and Centring Adjustement) che assicura un registro preciso del supporto di stampa. Il software proprietario METEOR Manager controlla tutte le operazioni, dalla stampa in quadricromia al passaggio nella stazione di foiling. Le nobilitazioni si prestano ad applicazioni ad alto valore aggiunto come packaging di lusso, materiali di marketing e pubblicazioni di pregio. Il sistema AHDP (Authentication Hologram Digital Printing) utilizza uno speciale film olografico che, combinato con la possibilità di stampare dato variabile, trova applicazione nel settore della stampa di sicurezza e dell’anticontraffazione. www.konicaminolta.eu – www.mgi-fr.com
Produttività, automazione, qualità e versatilità: sono questi i tratti distintivi di Xerox Versant 180, pensata per basse e medie tirature, ma in grado di gestire, all’occorrenza, volumi di produzione elevati. Il volume consigliato è di 80.000 pagine/mese, ma è possibile affrontare picchi di 750.000. La velocità massima è di 80 ppm su supporti fino a 220 g/m2. L’opzione Pacchetto Performance consente di incrementare la velocità del 25% su materiali pesanti, raggiungendo le 80 ppm anche su supporti fino a 350 g/m2. Il pack include uno spettrofotometro in linea, che gestisce in maniera automatizzata la calibrazione del colore, eliminando la necessità di intervento manuale. L’elevata qualità dell’immagine è garantita dalla combinazione di diversi fattori: il toner proprietario EA (Emulsion Aggregation), la risoluzione di 2.400 dpi a 10 bit, il fusore a cinghia compatto. La capacità standard di Xerox Versant 180 è di 1.900 fogli, estendibile a 9.900 fogli con il modulo di alimentazione opzionale OHCF. È inoltre disponibile un cassetto bypass per la gestione del formato banner fino a 660 mm di lunghezza. La capacità di gestire supporti diversi e la presenza di numerose opzioni per il finishing in linea rendono Xerox Versant 180 una soluzione versatile, in grado di rispondere alle esigenze di produzione di varie tipologie di stampatori. www.xerox.it
Il processo di nobilitazione tramite iFOIL T può avvenire in uno o due passaggi. Nel primo caso, il foil viene applicato su una stampa completa, in corrispondenza del toner nero. Quest’ultimo, surriscaldandosi più velocemente, attiva automaticamente il processo di adesione del foil allo stampato. Nel secondo caso, senza che siano applicati ulteriori costi per click, l’operatore può sovrastampare in quadricromia sul foil ottenuto nel primo passaggio, per conferire effetti metallizzati a tutti i colori. Il Pacchetto Performance opzionale di Versant 180 include la suite ACQS (Automated Color Quality Suite) e lo spettrofotometro in linea X-Rite. Quest’ultimo rileva le caratteristiche cromatiche degli stampati e le trasferisce al software di profilazione e calibrazione del colore. La stampante dispone inoltre di strumenti avanzati che gestiscono in maniera automatizzata l’allineamento e la correzione dell’immagine: il SIQA (Simple Image Quality Adjustment) e l’IRA (Integrated Registration Alignment).
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POP UP
RISO ComColor GD 9630
A BOARD
ROLL
UP
La stampante digitale a foglio RISO ComColor GD 9630 è attualmente la soluzione più produttiva del suo segmento. Il merito è della tecnologia single-pass a getto d’inchiostro FORCEJET che stampa a una velocità di 160 pagine A4 al minuto. La stampa dei colori avviene a una risoluzione di 300 dpi, mentre quella del nero raggiunge una risoluzione di 600 dpi. GD 9630 utilizza speciali chimiche a base olio, resistenti all’acqua e alla luce. L’asciugatura istantanea previene l’effetto arricciamento della carta, tipico della stampa con inchiostri dye-based, e rende questo modello altamente performante. I vassoi standard hanno una capacità di 2.500 fogli e supportano un formato carta di 340x550 mm, con spessore fino a 210 g/m2. L’intuitivo pannello operativo LCD touch screen consente una gestione estremamente personalizzata delle impostazioni di stampa. Oltre a pre-impostare le funzionalità preferite, è possibile visualizzare le anteprime di stampa, aggiungere bordi pagina e stampare gli stessi file prelevando la carta da vassoi differenti. La configurazione standard è integrabile con un alimentatore e un impilatore opzionali, cui si aggiungono un modulo per la realizzazione di buste e un dispositivo per rilegatura, pinzatura, piegatura, foratura, e fascicolazione. Il dfe ComColor Express FS2000C aggiunge all’engine Ricoh tutte le funzionalità della Command Workstation di EFI. www.risograph.it
E L TʼS
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FLAG SYSTEM
DISPLAY
M A IN D E
GD 9630 ha una configurazione in quadricromia (CMYK) più grigio. La nuova formulazione dell’inchiostro magenta migliora la qualità delle immagini a colori ed estende il gamut cromatico della stampante. Il quinto colore, ottenuto dalla combinazione dell’inchiostro grigio e nero, migliora la densità di quest’ultimo e assicura una riproduzione migliore dei colori. Nella stampa di fondi grigi, il quinto colore assicura maggiore uniformità e riduce le irregolarità, assicurando un allineamento dei colori più preciso.
WWW.EUROTECH-ITALIA.IT
Via Ciro Amedeo Moriconi n°6 60035 Jesi (AN) ITALY PAPER Tel. +39 0731 60195 Fax + 39 0731 605083
What’s inside
Konica Minolta AccurioPress C2070
Canon imagePRESS C750/C850
AccurioPress è il brand che caratterizza le stampanti da produzione di più recente introduzione di Konica Minolta. AccurioPress C2070 stampa a una velocità di 71 pagine A4 al minuto su differenti materiali. In modalità di stampa bianca e volta la macchina supporta carte fino a 350 g/m2. La capacità di alimentazione massima raggiunge i 7.500 fogli grazie ai cinque cassetti carta (opzionali). È inoltre possibile configurare la stampante con uno speciale cassetto per l’alimentazione della carta in formato banner, capace di accogliere fino a 1.000 fogli di lungezza fino a 750 mm. Il toner a polimeri Simitri HD E necessita di una temperatura di fusione più bassa rispetto ai toner tradizionali, consentendo una riduzione dei consumi di energia e risultati ottimali anche su materiali sottili e sensibili al calore. La tecnologia di elaborazione dell’immagine S.E.A.D. IV assicura una risoluzione di 1.200 dpi. Un fusore opzionale, posizionato al termine del percorso macchina, velocizza la produzione di buste, minimizzando la formazione di grinze. Un’ampia scelta di controller (CREO, EFI o Konica Minolta) consente integrare facilmente AccurioPress in qualsiasi flusso di lavoro aziendale, anche presso gli stampatori più esigenti. www.konicaminolta.it
Le stampanti a toner Canon imagePRESS C750 e C850 combinano una buona produttività a un’elevata qualità di stampa, pur con un ingombro contenuto. Le macchine raggiungono una velocità di stampa rispettivamente di 75 e 85 ppm, con risoluzione di 2.400 dpi. Gestiscono carta fino al formato SRA3, con una grammatura da 52 a 300 g/m² e offrono la possibilità di alimentare, con risultati ottimali, anche carte brossurate o con superfici irregolari. L’interessante opzione “long sheet” permette di stampare su fogli con una lunghezza massima di 767 mm, ampliando le possibilità applicative del sistema. La tecnologia proprietaria Compact Registration Technology (CRT) consente un perfetto posizionamento delle immagini sui fogli, che a loro volta vengono alimentati con precisione grazie a un nuovo sistema semi-automatico di registro dei supporti, che garantisce un’elevata ripetibilità delle lavorazioni. I toner sfruttano la tecnologia proprietaria Consisently Vivid (CV). Questi ultimi sono realizzati utilizzando particelle estremamente ridotte, che consentono di migliorare l’adesione anche su superfici irregolari e a velocità elevate, senza dover scendere a compromessi in termini di qualità dell’immagine. www.canon.it
AccurioPress C2070 prevede numerose opzioni di finishing in linea, che la rendono ideale per rispondere a una vasta gamma di esigenze produttive. Tra le tante possibilità previste da Konica Minolta ci sono rilegatura ad anelli, foratura multipla (GBC) a 2 e 4 fori, brossatura, pinzatura con taglio della graffetta. Le opzioni per la creazione di opuscoli prevedono rifilo frontale e trilaterale, cordonatura e dorso quadro. La capacità complessiva dello stacker di 13.500 fogli riduce l’intervento dell’operatore e contribuisce ad automatizzare il flusso di lavoro. Entrambe le stampanti offrono un’alta corrispondenza cromatica tra i file e il risultato di stampa. La nuova Multi-Density Adjustment Technology (Multi DAT) effettua in tempo reale una corretta calibrazione del colore per assicurare ripetibilità e certezza del risultato. Inoltre, il tool Auto Gradation Adjustment (AGA) abbatte notevolmente i tempi necessari per effettuare la corretta calibrazione rispetto alla media delle macchine di questa categoria, assicurando una correzione dei colori ottimale e garantendo la consistenza di immagini e testi.
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what’s inside
OKI Pro9541 e 9542dn
Océ ProStream 1000
Con la serie Pro9000, la giapponese OKI mette la propria tecnologia LED al servizio dei creativi e professionisti delle arti grafiche che necessitano di elevata qualità di stampa e nobilitazione, pur con volumi di stampa medio/bassi. La serie, accomunata da un corpo macchina compatto e da un design modulare, si compone di tre modelli base, ciascuno caratterizzato da differenti opzioni colore e configurabile con un numero variabile di vassoi carta. La produttività resta la medesima per tutti i modelli: 50 ppm in formato A4 e 28 ppm in formato A3. I modelli progettati per i professionisti del printing sono Pro9541dn e Pro 9542dn, entrambe equipaggiate con una quinta stazione colore. Il formato carta SRA3 (fino a 330x457 mm da vassoio standard, 328x456 da vassoio ad alta capacità) e la grammatura massima di 360 g/m2 in modalità monofacciale e 320 g/m2 in bianca e volta consentono di gestire un vasto range di carte e di realizzare innumerevoli applicazioni. Tra i plus la possibilità di alimentare anche il formato banner fino a 1.321 mm di lunghezza. Tutti i modelli della serie Pro9000 sono poi compatibile con il server EFI Fiery XF versione 5.0, che abilita funzionalità avanzate di color management e gestione dei colori spot. La tecnologia LED di OKI consente poi di ridurre i consumi e lo stress termico di carte e supporti. www.oki.it
Lanciata da Canon lo scorso febbraio, Océ ProStream 1000 è destinata a diventare il simbolo di una nuova generazione di macchine inkjet a bobina che coniugano prestazioni elevate e altissima qualità dell’immagine. Con una velocità massima di 80 m/min e una larghezza di stampa di 540 mm, ProStream 1000 è in grado di stampare fino a 35 milioni di A4 al mese. La macchina utilizza teste di stampa Kyocera da 1.200 dpi con dimensione di goccia minima di 2 pl. Gli inchiostri polimerizzati ad alta pigmentazione assicurano un gamut cromatico molto esteso e un’elevata coprenza. Il fluido di coating ColorGrip assicura poi un maggior controllo del comportamento della goccia e amplia il range di materiali stampabili. ProStream 1000 stampa su supporti di vario tipo, di spessore compreso tra i 60 e i 160 g/m2, tra cui carta patinata, carta offset, carta inkjet con o senza pretrattamenti. Uno speciale sistema di asciugatura fa sì che i supporti non entrino in contatto con i rulli riscaldati, riducendo lo stress termico a cui è sottoposta la carta. Una potente gestione del dato variabile rende questa soluzione ideale per applicazioni nel settore della stampa transazionale e del direct mailing, senza contare le campagne di marketing di alta qualità, le campagne multicanale, i cataloghi personalizzati, le brochure e i libri. www.canon.it
Ciò che rende Pro9541dn e Pro9542dn più appetibili agli occhi degli end user è la quinta stazione colore, che consente di aggiungere al CMYK un toner speciale. Attualmente l’offerta di OKI include il bianco ultracoprente, che consente di stampare immagini e tinte piatte in quadricomia (o anche il solo bianco) su supporti scuri o trasparenti. In alternativa (su Pro9541dn) c’è il toner trasparente lucido, che permette di creare effetti di nobilitazione spot di grande impatto. La stampa del quinto colore non ha alcun impatto sulla produttività della macchina. Per una gestione centralizzata ed efficiente del workflow, ProStream 1000 si affida alla suite Océ PRISMAProduction. L’architettura aperta del software consente di integrarlo in piattaforme già esistenti. La possibilità di raggruppare i lavori in base al formato massimizza l’uptime e consente di far fronte ad alti volumi. La capacità di processare un elevato numero di record e stampare dati variabili rendono questa soluzione particolarmente indicata per applicazioni destinate al settore dell’editoria e della stampa transazionale.
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What’s inside
HP PageWide Web Press T400 HD Produttività e versatilità applicativa sono le principali caratteristiche delle soluzioni a bobina HP Page Wide. L’utilizzo della tecnologia proprietaria HP Thermal Inkjet e degli inchiostri base acqua confermano l’intenzione di affiancare queste tecnologie ad HP Indigo, per farne un punto di riferimento nel settore delle arti grafiche. Le macchine della serie T400 condividono la luce di stampa (1.067 mm) ma si distinguono per la velocità: 183 m/min (T470 HD), 200 m/min (T480 HD) e 305 m/min (T490 HD). In configurazione standard supportano carte con spessore compreso tra 40 e 215 g/m2. Una serie di disposizioni opzionali (avvolgitore, riavvolgitore, unità di asciugatura) permettono di stampare su supporti fino a 350 g/ m2. Tutte le macchine sono compatibili con un’ampia gamma di materiali, incluse numerose carte certificate per l’inkjet. L’HP Priming Solution permette inoltre di stampare su carte patinate per offset. Ne consegue che il potenziale applicativo di queste tecnologie è vastissimo: poster, cataloghi, libri, riviste, direct mailing e perfino banner fino a 274 cm. Il portfolio della serie T400 è così ampio da poter soddisfare qualsiasi esigenza, tanto nella stampa commerciale quanto in quella transazionale. www8.hp.com
Xerox Trivor 2400 Nonostante la sua compattezza, Xerox Trivor 2400 si colloca tra le soluzioni a bobina più performanti attualmente sul mercato. La velocità massima di stampa a colori è 168 m/min (200 m/min in bianco e nero). La tecnologia di stampa a goccia variabile (con dimensione minima di 3 pl) e la risoluzione fino a 1.200 x 600 dpi garantiscono un’elevata qualità dell’immagine. I sistemi di controllo automatizzati contribuiscono a mantenere la corrispondenza cromatica e semplificano la manutenzione della macchina. Uno speciale meccanismo rileva, ad esempio, la presenza di ugelli ostruiti e ne compensa il funzionamento utilizzando i circostanti. In qualsiasi momento è inoltre possibile ridurre la velocità a 1 m/min per attivare il sistema di ispezione automatica degli stampati, senza mai interrompere il processo di stampa. L’introduzione delle nuove chimiche base acqua Xerox High Fusion estende le possibilità applicative di Trivor 2400, consentendo di stampare su un’ampia gamma di materiali, inclusi carta offset e carta patinata trattata per l’inkjet. La macchina utilizza il server Xerox IJ Print sviluppato in collaborazione con EFI. Quest’ultimo rispecchia perfettamente il concetto di soluzione “scalabile” che Trivor 2400 incarna. La capacità di processare grandi volumi di informazioni complesse (imposition, color management, dati variabili) consente di gestire con facilità ogni commessa. www.xerox.it
Per migliorare la qualità dell’immagine ottenibile con l’inkjet, HP ha introdotto High Definition Nozzle Architecture (HDNA). Ogni singola testa possiede 2.400 ugelli per pollice e utilizza la tecnologia a doppia dimensione di goccia. Questo consente di ottenere linee più nitide, sfumature più morbide e una maggior definizione degli incarnati e dei chiaroscuri. Il grande vantaggio di questa tecnologia è la sua scalabilità che consente di aggiornare le piattaforme HP già precedentemente installate nel repartodi produzione del cliente. Una delle principali criticità degli inchiostri base acqua riguarda l’adesione ad ogni tipo di materiale. Le chimiche Xerox High Fusion sono studiate per garantire risultati ottimali su un ampio range di supporti, inclusi carte offset e materiali non patinati. Queste formulazioni polivalenti consentono di ridurre i costi di gestione, eliminando la necessità di una stazione di pretrattamento. Ne deriva un minore impatto in termini di ingombro della stampante, che può così essere introdotta facilmente in ogni ambiente lavorativo.
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Screen Truepress Jet520 HD Truepress Jet 520 HD è la versione più recente della serie di stampanti inkjet a modulo continuo Truepress Jet520, lanciata da Screen Europe nel lontano 2006. Un decennio fortunato sia sul fronte delle installazioni (più di 350 in tutto il mondo) che su quello dei perfezionamenti tecnologici. Le teste da 1.200 dpi con dimensione di goccia minima di 2 pl assicurano una riproduzione accurata dei dettagli e delle mezzetinte. Un sistema di controllo delle teste permette di ridurre gli sprechi di energia ed inchiostro, mentre un dispositivo di scanning interno controlla e corregge l’uniformità del colore. I dispositivi di alimentazione e trasporto del materiale di stampa sono stati ottimizzati, per garantire un perfetto allineamento della bobina e un’elevata qualità dell’immagine. Jet520 HD stampa in quadricromia (CMYK) e utilizza chimiche a base acqua, attualmente disponibili in due formulazioni, Truepress MD (standard) e Truepress SC (speciali). Alla velocità di 120 m/min, la macchina stampa su diversi materiali di spessore compreso tra i 40 e i 250 g/m2: carta patinata e non, carta riciclata, carta pretrattata per inkjet. È poi possibile scegliere il metodo di asciugatura più idoneo a ciascun supporto di stampa. La macchina è inoltre dotata di un cilindro di raffreddamento che previene la dilatazione del materiale e assicura un perfetto registro del fronte/retro. www.screeneurope.com
Presentati a drupa 2016, gli inchiostri Truepress SC sono stati dimostrati per la prima volta agli Hunkeler Innovation Days 2017. Rispetto alle chimiche standard, gli inchiostri SC assicurano maggiore resistenza agli agenti chimici e atmosferici. Essi sono studiati per stampare su carte trattate per la stampa inkjet. La particolare formulazione di questi fluidi è concepita per impedire l’ostruzione degli ugelli, prevenendo difetti in stampa. La retinatura stocastica adottata su Jet520 HD controlla la corretta distribuzione dell’inchiostro e previene l’effetto moiré.
What’s inside
Ricoh Pro VC60000
HP Indigo 20000 e 50000
Affidabile e produttiva, la piattaforma inkjet a bobina Ricoh Pro VC60000 rende il passaggio dall’offset al digitale il meno traumatico possibile. Il sistema ha di recente ottenuto la certificazione BPIF ISO che certifica la qualità del colore. Grazie alla partnership con Pantone, Pro VC60000 assicura una perfetta corrispondenza cromatica e un’accurata riproduzione delle tinte piatte. La qualità dell’immagine è il risultato di una combinazione di elementi, a partire dalle teste di stampa con dimensione di goccia minima di 2 pl e risoluzione fino a 1.200 dpi, fino alle tecnologie avanzate di registro e gestione del colore. A una velocità massima di 150 m/min, Pro VC60000 stampa su ogni genere di carta inkjet con o senza trattamenti, carta riciclata e carte offset di grammature comprese tra i 40 e i 250 g/m2. Un’unità di pretrattamento opzionale consente di stampare su patinata lucida per l’offset. Un ulteriore strato di coating protegge i supporti da graffi e sfregamenti e previene l’usura dei documenti sensibili. All’unità di asciugatura standard è possibile affiancare un dispositivo opzionale, indicato per applicazioni su carte offset che richiedono un’elevata coprenza. Pro VC60000 è una soluzione flessibile, a partire dalla configurazione, che può essere in linea o angolare. È possibile integrare un’ampia gamma di moduli per il finishing, proprietari e non, a seconda delle proprie esigenze di produzione. www.ricoh.it
Se l’ambizione della stampa digitale è quella di raggiungere e superare le performance dell’offset, le soluzioni HP la incarnano appieno. Indigo 20000 e 50000 sono attualmente tra le macchine a bobina più performanti in termini di produttività e qualità. Le due “sorelle” stampano fino a 31 m/min (Indigo 20000) e 32 m/min (Indigo 50000) in quadricromia, mentre in modalità tre colori, la velocità massima è di 42 m/min. La tecnologia Electroink assicura una risoluzione reale fino a 812 dpi a 8 bit e una percepita fino a 2.438 dpi. Oltre alla quadricromia standard sono disponibili le configurazioni a sei (CMYK + arancione, viola e viola per packaging) e sette colori (6 colori più verde). L’utilizzo della tecnologia IndiChrome estende il gamut cromatico e consente di riprodurre fino al 97% delle tinte Pantone. Per quanto riguarda i materiali supportati, le due macchine gestiscono supporti differenti, con una significativa differenza di spessore: da 10 a 250 micron per Indigo 20000, da 70 a 400 micron per Indigo 50000. Del resto quest’ultima risulta il vero cavallo di battaglia di HP, grazie anche alla capacità di stampare un formato superiore al B1 in bianca e volta. Indigo 50000 è inoltre dotata di una stazione di pretrattamento in linea che consente di stampare su carte patinate e non, lucide e riciclate, rendendo possibili innumerevoli applicazioni. www8.hp.com
Per far fronte a elevati volumi di stampa, Pro VC60000 si serve di TotalFlow Print Server R600A. La suite è studiata per incrementare l’uptime, automatizzando le operazioni ripetitive e semplificando quelle più complesse. L’operatore può tenere sotto controllo le impostazioni di stampa, i costi e i consumi tramite i “pods”: icone intuitive visualizzabili su display. La possibilità di stampare dati variabili consente di personalizzare ogni genere di applicazione sia nella stampa transazionale che in quella commerciale. HP Indigo 50000 può stampare il formato 746x1.120 mm in bianca e volta con una qualità elevatissima. Questa peculiarità incrementa la versatilità applicativa della macchina, che è impiegabile per produrre cataloghi, calendari, libri fotografici e copertine, oltre a poster e banner. È inoltre possibile unire più lavori di formato inferiore, incrementando la produttività e riducendo i consumi. Con un volume di produzione medio mensile di 770 pagine al minuto, la macchina è in grado di gestire volumi fino a 24 milioni di pagine A4 al mese.
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what’s inside
Kodak Prosper 6000
Xerox Rialto 900
Nell’ambito del production printing, la serie Kodak Prosper 6000 è in grado di soddisfare ogni genere di esigenza. Si tratta indubbiamente di soluzioni molto performanti, ideali per far fronte ad alti volumi di produzione. I modelli 6000C e 6000P sono considerati i cavalli di battaglia, in grado di stampare a una velocità massima di 300 m/min su materiali di ogni genere e spessore, incluse carte lucide, molto opache, e patinate senza legno. Prosper 6000C è studiata per direct mailing e applicazioni commerciali che richiedono l’utilizzo di materiali pesanti. Prosper 6000P è indicata per il settore dell’editoria (libri, giornali) che utilizza carte più leggere. Con una media di 4.364 A4 al minuto e un volume di 90 milioni di pagine al mese, le soluzioni Prosper 6000 si confermano tra le più produttive in circolazione. Il merito va all’utilizzo di Stream Inkjet Technology, attualmente utilizzata solo su macchine Kodak, che assicura una velocità di getto 3 volte superiore rispetto al DoD (drop-on-demand). All’esclusivo sistema di stampa si affianca l’uso di innovativi inchiostri proprietari con nanotecnologia, che garantiscono durevolezza e resistenza agli stampati. L’intuitivo front-end 700 Print Manager gestisce un’ampia varietà di formati (IPDS, PDF, PPML/GA, etc.) e stampa in dato variabile, completando la struttura end-to-end di queste piattaforme. www.kodak.com
Rialto 900 è la prima stampante roll-to-sheet di casa Xerox, pensata per coniugare la produttività di una stampante a bobina con la semplicità di gestione di una macchina a foglio. Il principale pregio di questa soluzione è l’ingombro ridotto, che consente di integrarla all’interno di qualsiasi ambiente di lavoro. Rialto 900 ha una velocità massima di 48 m/min, equivalente a una media di 160 A4 al minuto in modalità bianca e volta. Le teste Kyocera e la tecnologia iEngine drop-on-demand assicurano una risoluzione reale di 600 dpi a 2 bit e una percepita fino a 1.000 dpi. La macchina ha una luce di 220 mm e supporta bobine fino a 250 mm di larghezza. Il sistema di pulizia automatica delle teste e la tecnologia Clear Pixel, che previene l’ostruzione degli ugelli, consentono di tenere sotto controllo la qualità finale degli stampati. L’alta pigmentazione degli inchiostri base acqua dona consistenza cromatica e permette di stampare su un ampio range di materiali, di spessore compreso tra i 60 e i 160 g/m2. Rialto 900 dispone di un controller integrato, che trova immediata applicazione nella stampa transazionale, grazie alla capacità di processare grandi volumi di dati. La configurazione standard prevede uno stacker da 4.000 fogli, al quale è possibile aggiungere un secondo impilatore opzionale, che permette di ottenere fino all’8% di produttività in più. www.xerox.it
Stream Inkjet Technology si propone di perfezionare le potenzialità del continous inkjet, promettendo performance ancora più elevate. La modalità Stream prevede che l’inchiostro fluisca ininterrottamente e ad altissima pressione, prevenendo l’ostruzione degli ugelli. A differenza del DoD, che utilizza stimoli elettrici, è un impulso termico di durata variabile a determinare la formazione e il dimensionamento delle gocce. Un meccanismo di deviazione e ricircolo permette di recuperare le gocce superflue garantendo un consistente risparmio di inchiostro. La scelta di Xerox di introdurre la “formula concentrata” da bobina a foglio è segno che i tempi sono maturi per un cambiamento nell’ambito del production printing. Gli specialisti della stampa transazionale, da sempre affezionati al roll-to-roll che garantisce alti volumi di produzione, sono pronti a virare verso un settore in forte crescita come quello della stampa commerciale e delle arti grafiche. La presenza del modulo a foglio consente di ottenere stampati già finiti, che non richiedono ulteriori passaggi di finishing non in linea.
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tecnologie L’adozione di Jet Varnish 3D ha consentito a una piccola tipografia lombarda di superare la crisi, reinventare la propria offerta e guardare al futuro con fiducia
Nobilitazione digitale: la chiave del rilancio per i tipografi che guardano avanti
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|| A sx il reparto di Grafica Arlunese che ospita la macchina da stampa digitale MGI Meteor DP8700 e il sistema di nobilitazione inkjet MGI Jet Varnish 3D in formato B2
iversificare, innovare, aprirsi a nuove tecnologie, nuove soluzioni, nuovi segmenti e nicchie di mercato. Questa la strategia con cui Grafica Arlunese ha affrontato e superato gli effetti della crisi e i cambiamenti del mercato. Fondata da Paolo Cassani nel 1961 ad Arluno, alle porte di Milano, Grafica Arlunese è oggi alla terza generazione familiare. A Walter, Massimo e Maurizio, figli di Paolo, subentrati al padre nella guida dell’azienda nel 1984, si sono uniti anche i giovani e capaci Fabrizio e Chiara. Dall’iniziale attività di stampa tipografica i Cassani hanno percorso molta strada. Alla prima macchina offset, installata nel 1979, si è aggiunta all’inizio degli anni
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‘80 la produzione di moduli continui. Nel 1993 i Cassani colgono un incentivo agli investimenti produttivi e costruiscono lo stabilimento attuale, che copre 1.300 m2 e che consente all’azienda di incrementare volumi e clientela, fino a superare il traguardo di un milione di euro di fatturato. Oggi Arlunese conta una decina di dipendenti e offre un ampio ventaglio di prodotti, che comprende stampati commerciali e promozionali, modulistica, cartelline fustellate, libri, riviste e cataloghi, ma anche poster, calendari e blocchi. A questo si sono aggiunte di recente diverse soluzioni di packaging, materiali POP e persino shopper in piccole quantità. Di conseguenza sono state incrementate anche le tecnologie di stampa, che oggi comprendono due offset
tecnologie
intervista a Fabrizio Cassani Co-titolare di Grafica Arlunese
“Con l’arrivo di Jet Varnish abbiamo cominciato a proporre la nobilitazione per qualsiasi lavoro si prestasse e, con una certa sorpresa, abbiamo ricevuto risposte più che positive nella stragrande maggioranza dei casi”
Investire in un sistema digitale per la nobilitazione degli stampati è ancora inusuale per un’azienda delle vostre dimensioni. Come siete giunti a questa decisione? L’acquisto della Jet Varnish 3D è stato motivato principalmente dal desiderio di offrire ai nostri clienti un prodotto nuovo e originale, più attraente del tradizionale stampato pubblicitario o editoriale. Con un approccio che definirei pionieristico, ci siamo affacciati a un settore ancora non molto sfruttato, quello della nobilitazione. Il risultato è stato decisamente positivo: abbiamo migliorato gli stampati tradizionali, ma soprattutto ampliato la gamma di prodotti da offrire ai clienti, che li hanno accettati con entusiasmo, nonostante il costo superiore del prodotto finito. Come avete affrontato l’argomento con i clienti? Non abbiamo riscontrato particolari difficoltà in quanto si tratta di un plus ai nostri servizi. Abbiamo informato i clienti, inizialmente con un’Open House dimostrativa presso la nostra sede e poi proponendo vari campioni stampati in grado di attestare le potenzialità di questa tecnologia. Il vantaggio è che il cliente ha un unico referente, che
a foglio in formato 70x100 – una 4 colori ibrida utilizzabile con inchiostri UV una 5 colori – due sistemi di stampa digitale a colori e una stampante inkjet per proofing e prototipazione. E da aprile scorso il nuovissimo reparto digitale basato sulle tecnologie MGI Meteor DP 8700 XL e Jet Varnish 3D. Progettata specificamente per la nobilitazione degli stampati, anche con l’utilizzo di dati variabili, Jet Varnish 3D è un sistema di nobilitazione digitale inkjet UV-curable che applica agli stampati verniciature spot o a tavola piena con spessori variabili da 3 a 232 micron, producendo effetti tridimensionali e tattili di alto livello qualitativo. La precisione è assicurata dall’architettura inkjet single-pass di Konica Minolta e dal sistema di registro automatico supportato da due guide motorizzate laterali. Ampia la scelta dei supporti utilizzabili: superfici laminate lucide o opache, con o senza verniciatura ad acqua, carte, plastiche, PVC e molti altri, in spessore da 135 a 800 g/m2 e alta la produttività, che raggiunge i 4.200 fogli B2 all’ora.
potrà fornire il prodotto nobilitato. Abbiamo ottimizzato anche la preventivazione, che è integrata nel software della macchina e ci consente di dare risposte rapide al cliente, modificabili durante la lavorazione qualora nascessero ulteriori esigenze di personalizzazione dello stampato. Da rappresentante della terza generazione dei Cassani, come vedi il futuro dell’azienda? Pur con le dovute cautele, indispensabili in tempi non facili come questi per il settore grafico, vedo possibilità di sviluppo per la nostra azienda affiancando il know-how già in nostro possesso, tramandato di generazione in generazione, con le nuove tec-
nologie che il mercato propone. Abbiamo investito nella nuova Jet Varnish affiancandole anche la Meteor DP 8700 XL, in grado di produrre formati diversi ampliando ulteriormente l’offerta. La nostra clientela richiede prodotti differenziati sempre più complessi e personalizzati e Grafica Arlunese è in grado di offrire la massima qualità di sempre, ma soprattutto grande flessibilità. Quali i prossimi step? La risposta del mercato ad oggi è stata più che positiva. Per questo continueremo a percorrere questa strada e il prossimo passo sarà mettere a disposizione dei clienti un nuovo e-commerce, innovativo e al passo con i tempi!
|| Da sx Massimo, Fabrizio e Walter Cassani, titolari di Grafica Arlunese
Vernice, embossing e foil Proposta in esclusiva da Konica Minolta, che dal 2016 è l’azionista di riferimento di MGI, Jet Varnish 3D si sta affermando come il sistema di “digital enhancement” inkjet ideale anche per piccoli e medi tipografi. Alla completezza del sistema, che include le funzioni di verniciatura spot, vernice a rilievo per effetti di embossing e unità di foiling, si aggiungono infatti un livello di investimento ragionevole e costi di gestione molto vantaggiosi, che decrescono al crescere dei volumi. Konica Minolta Italia Via Stephenson, 73 20157 Milano (MI) Tel. +39 02 390111 info@konicaminolta.it www.konicaminolta.it
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strategie Da un’inedita joint-venture tra Mimaki e il suo storico partner italiano nasce Mimaki Bompan Textile, una potente newco che opererà a livello europeo
Nasce il nuovo “inkjet hub” per il tessile e l’industria, targato Mimaki & Bompan
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omplice la straordinaria differenziazione del nostro tessuto manifatturiero, già da qualche anno l’Italia è sotto i riflettori globali come una sorta di Eldorado per l’inkjet applicato alla decorazione industriale. Dal legno alla ceramica, dai pellami fino al vetro e alle materie plastiche, per includere naturalmente gli enormi volumi di packaging e altri materiali di confezionamento, le opportunità derivanti dai differenti comparti e materiali sembrano pressoché illimitate. A favorire l’adozione della tecnologia inkjet – neanche a dirlo – la crescente frammentazione delle commesse e la personalizzazione sempre più spinta a livello di immagini e pattern decorativi. Uno dei grandi settori industriali che per primo ha intuito le potenzialità della stampa digitale è quello tessile, con i distretti di Como,
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Varese e Bergamo in testa. Una community che già negli anni ‘90 ha abbracciato l’inkjet valorizzando la tecnologia già disponibile e formulando nuove piattaforme tecnologiche. Al punto di trasformarsi oggi nel terreno di investimenti milionari da parte dei brand tecnologici più attenti e lungimiranti. Una dinamica sorprendente per molti, forse più prevedibile per i pochi veri “founder” della nostra industria. In quest’ultima categoria possiamo annoverare Massimo Bompan, il caparbio imprenditore varesino che in tempi non sospetti ha creduto nelle potenzialità di uno sconosciuto costruttore giapponese: quella Mimaki con cui oggi ha suggellato un nuovo importante sodalizio. || In alto, a Tradate (VA) fervono i lavori per l’ampliamento della sede Bompan, che proseguiranno con la costruzione di una nuova ala dall’architettura avveniristica
strategie
intervista a Massimo Bompan Presidente di Bompan e di Mimaki Bompan Textile
“Nell’industria c’è meno emotività e siamo chiamati a dimostrare l’efficacia dei processi, garantire assistenza e fornitura del consumabile ai massimi livelli.”
C’è un gran fermento dentro e fuori le mura di Bompan... Stiamo vivendo una trasformazione storica e ampliando le aree destinate a uffici presso la nostra sede, ma parallelamente abbiamo acquisito un nuovo immobile per ospitare Mimaki Bompan Textile e ci apprestiamo a raddoppiare la sede Bompan su un terreno attiguo. Da gennaio abbiamo assunto sette nuove persone: solo l’inizio di un piano di reclutamento molto più ampio. Abbiamo aperto job position a tutto campo − tecnici, dimostratori, commerciali, addetti al customer service e all’amministrazione − che colmeremo nei prossimi mesi. Negli ultimi due anni Mimaki ha accresciuto gli investimenti in R&D e ha rilasciato una quantità incredibile di nuovi modelli. Quest’anno, ad esempio, sono arrivate le nuove print & cut UV, che stanno riscuotendo un successo incredibile. Un’attenzione particolare dobbiamo poi dedicarla al 3D, dove Mimaki con gli oltre 10 milioni di colori ha reso disponibile una tecnologia realmente rivoluzionaria. Questo ha scatenato l’interesse di molte grandi aziende, che vedono molteplici utilizzi per questa macchina. Per non parlare delle novità nel finishing, con la nuova laminatrice e il sistema di taglio flatbed. Siamo sempre cresciuti, questo è vero, ma ora dobbiamo porre le basi per un’azienda che tra pochi anni avrà dimensioni importanti.
E con Mimaki Bompan Textile anche un respiro internazionale? Mimaki ha fatto su Bompan un grande investimento: siamo il primo partner con cui è nata una joint venture. Questo ci ha convinti a dotare la nuova azienda di una sede e di personale dedicato, scorporando il tessile dalle attività di Bompan. A livello di competenze geografiche siamo responsabili dell’Italia e parte dell’Europa. Ma è un percorso step by step, che ci porterà a costruire un hub internazionale per il digital textile. Una bella soddisfazione, dato che Mimaki aveva già il 100% di La Meccanica... La Meccanica è stata scelta per la capacità di costruire macchine di produzione, a complemento delle competenze di Mimaki nell’inkjet. Ora abbiamo il compito di portare sul mercato l’intero range tessile, che include le roll-to-roll prodotte in giappone e le stampanti con tappeto adesivo prodotte in Italia. Tra tessile, 3D e stampa direct-to-object siete davvero proiettati nell’industria... Dieci anni fa auspicavo che avremmo avuto clienti nell’industria. E oggi facciamo demo con grandi brand alimentari, dell’ottica e dell’automotive. Sono interlocutori esigenti, che vogliono un fornitore organizzato e una gamma di servizi all’altezza. Nell’industria c’è meno emotivi-
tà e siamo chiamati a dimostrare l’efficacia dei processi, garantire assistenza e fornitura del consumabile ai massimi livelli. Quanto contano le persone per vincere queste sfide? Sono essenziali. Per questo acquisiamo risorse specializzate, in grado di dialogare con controparti internazionali. In Mimaki Bompan Textile, ad esempio, abbiamo tre nuovi tecnici provenienti dall’industria tessile. E l’azienda stessa è guidata dall’amministratore delegato Hirokazu Hayashi, che viene dall’R&D di Mimaki. E la grafica? Resta un focus? Presentarci al Viscom con oltre 40 macchine in funzione non è casuale. Vogliamo continuare ad essere tra le prime scelte dei nostri prospect e supportare i nostri rivenditori con i fatti. Quali potenzialità vedete in Italia ed Europa per il tessile? L’Italia è stata la culla del digital textile e del reshoring dei volumi dal Far East: già quando l’inkjet produceva 4 metri quadrati all’ora profetizzavo questo trend. L’Italia ha un grande potenziale residuo, sia nella sublimazione che nella stampa diretta, dove il pigmento sarà un fattore chiave, prima nell’home textile e poi nel fashion. Per questo Mimaki sta investendo in hardware e chimica destinati a cambiare la cartina geografica degli stampatori di tessuto.
Mimaki Bompan Textile: qualcosa di grande è “work in progress” Un’incursione in Bompan a fine ottobre ci ha regalato un’esclusiva anteprima del luminoso edificio di 2.000 metri quadrati – in larga parte adibiti a demo center e destinati a triplicare nei prossimi anni – che da poche settimane è la nuova casa di Mimaki Bompan Textile. La scelta strategica di conferirvi tutte le attività tessili ha portato la newco, che dista solo 1 chilometro dalla sede di Bompan, a operare a pieno ritmo. Mentre il
team commerciale, amministrativo e di customer service si è già insediato, nel centro demo sono in corso gli ultimi lavori di adeguamento degli impianti e installazione dei macchinari. A partire da novembre il centro potrà contare su due TX300-1800 (roll-to-roll e a tappeto), due TS500P-3200 e due linee complete Tiger-1800B, di cui una dedicata alla sublimazione. Le prime demo – neanche a dirlo – sono già in corso.
|| Massimo Bompan coordina personalmente il team di progettisti, light designer e tecnici che stanno dando vita al nuovo demo center di Mimaki Bompan Textile
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strategie Mimaki c’era, c’è e ci sarà nel futuro del digital textile Se i distretti tessili italiani sono il cuore pulsante del digital textile globale, non tutti sanno che Mimaki può essere considerato uno dei pionieri nella digitalizzazione dell’industria tessile. Con la leggendaria TX-1600, infatti, il costruttore giapponese ha definito quello che è stato per anni il benchmark qualitativo. Per poi ridefinire nuovamente i parametri con JV-5, forse l’engine più utilizzato tra i costruttori
OEM specializzati nel tessile. “Oggi possiamo offrire al mercato sistemi di fascia industriale come Tiger e ci prepariamo a guidare cambiamenti importanti, sia a livello tecnologico che chimico − afferma Massimo Bompan − per questo stiamo sviluppando collaborazioni a completamento del workflow e stiamo collaborando con il network di rivenditori Mimaki specializzati nel tessile”.
|| Massimo Bompan ci svela in anteprima alcuni dettagli del progetto che porterà al raddoppio della prestigiosa sede aziendale
Bompan: dopo 9 anni pronti a un raddoppio “in style”
Bompan srl Via L. Pasteur, 15 21049 Tradate - VA Tel. +39 0331 81971 Fax +39 0331 819799 informazioni@bompan.it www.bompan.it
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Se già 9 anni fa (il tempo vola!) l’inaugurazione della nuova sede di Bompan ha lasciato molti operatori con gli occhi sbarrati per le scelte architettoniche ardite e un centro dimostrativo degno di una piccola multinazionale, gli estimatori del genere non resteranno delusi. Fedele alla sua vocazione per la qualità,
il design e l’eco-sostenibilità, Bompan ha affidato la progettazione della sua nuova sede a un importante studio di architettura milanese. Mentre sono in corso i lavori di costruzione di una nuova ala dell’edificio esistente, sul terreno attiguo si pongono infatti le basi per un raddoppio dell’edificio in una
chiave ancora più high-tech. “Oltre ai servizi e alle competenze, anche gli spazi in cui un’azienda opera ne qualificano l’operato − spiega Massimo Bompan − per questo se vogliamo promuovere l’adozione di tecnologie capaci di fare la differenza, dobbiamo continuare ad alzare l’asticella dei nostri siti operativi”.
speciale Un viaggio attraverso l’Europa ci ha portati a dialogare con alcuni tra gli operatori che più hanno rimesso in discussione il proprio modello tecnologico e di business
Più online che “offline” gli innovatori europei del printing tra offset e digitale di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
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ffset o digitale? È forse la domanda più banale, eppure resta la più gettonata ogni volta che si parla del passato recente, del presente e del futuro delle arti grafiche. Una domanda che ha mosso le coscienze e i portafogli di migliaia di imprenditori, la cui risposta è ancora oggi tutt’altro che scontata. Una ventina d’anni fa molti sarebbero stati pronti a giurare che il digitale avrebbe ucciso l’offset. E al contrario la maggior parte degli “offsettari” – termine
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simpatico coniato dai “digitalari” per definire i tipografi – additavano la stampa digitale come un fuoco di paglia. A due decenni di distanza ciò che accade è una coesistenza pacifica. Ovviamente con un digitale che cresce a ritmi sostenuti e un analogico che è ben lungi dal fermarsi. Tra i fattori che più hanno rimesso l’offset in gioco annoveriamo senza dubbio l’automazione a bordo macchina, ma anche una prestampa tanto efficiente ed economica da aver ridotto al minimo i tempi di cambio lavoro. Al punto che gli stampatori online, autentici maestri
nell’efficientamento, sono anche diventati i più grandi consumatori di lastre offset. Risultato? Gli investimenti in macchine offset restano sostenuti.
Online o offline? Altro argomento caldo e di gran moda, cui trovare chiavi di lettura univoche non || In alto, le unità offset Komori di cui Pixartprinting è il principale utilizzatore europeo
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|| 1) I reparti di stampa di Onlineprinters racchiudono una delle più alte concentrazioni di Heidelberg Speedmaster in formato 70x100. 2) Unitedprint ha scelto di concentrare la propria produzione offset unicamente su tecnologia KBA in formato 100x140. 3) Presso Straub Druck+Medien, che per il digitale punta su Fujifilm Jetpress, convivono un modello di business tradizionale e un’innovativa “startup” dedicata alla stampa online. 4) L’italiana Skillpress, primo cliente italiano della nuova HP Indigo 12000 HD, punta sulle micro-tirature e sull’alta qualità.
è semplicissimo. O meglio, è forse semplicissimo – se non semplicistico – affermare che oggi è facile avviare un business online. Tuttavia per la maggior parte degli operatori lo sbarco sul web si traduce per lo più in un servizio aggiuntivo per una clientela già acquisita, o in trascurabile surplus di fatturato. Se vuoi ordini direttamente. Se preferisci compri online, magari con uno sconto e con il vantaggio di poter monitorare la tua commessa. Nella realtà dei fatti i grandi volumi di stampa online restano appannaggio di qualche manciata
di brand, a volte parte di multinazionali specializzate. Ma è stimolante vedere come anche nella fascia intermedia ci sia grande fermento, con operatori nazionali che tendono a ritagliarsi un proprio spazio in virtù della specializzazione in un segmento applicativo, o di particolari competenze in una specifica fascia di prodotto. Non è un segreto che il web sia anzitutto terreno di sfida per giganti, che si scontrano a suon di mega-strategie e mega-budget. Eppure i fatti dimostrano che anche aziende piccole ma virtuose possono af-
fermarsi come online printers regionali o di prossimità. Per regalarvi uno spaccato di questo variopinto panorama imprenditoriale, tecnologico e applicativo, nelle scorse settimane abbiamo girato l’Europa e incontrato alcuni degli operatori più rilevanti. Non importa che fossero multinazionali e PMI, di derivazione analogica o digitale. Abbiamo chiesto loro di condividere con i lettori di Italia Publishers un po’ della loro storia, delle loro visioni e dei loro orientamenti in fatto di nuovi investimenti. Godetevi il viaggio!
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speciale
intervista a Patrick Piecka Head of Public Relations di Onlineprinters GmbH
“Non è una lotta tra online e offline. Ma tra chi ha un modello di business e chi non ce l’ha. Anzitutto oggi dobbiamo essere tutti customer-centric, mettere il cliente davanti a tutto
In pochi mesi la vostra base installata è cresciuta ancora... Nell’ambito digitale abbiamo introdotto HP Indigo 12000, con 7 colori e nuove funzionalità a livello software, tutte improntate all’automazione. Una scelta di continuità per una tecnologia che giudichiamo molto stabile e che amiamo utilizzare. Parallelamente abbiamo installato una nuova Heidelberg Speedmaster 8 colori, l’ennesima, che si affianca alle unità gemelle su cui si basa la nostra capacità offset. Come suddividete le commesse tra i due reparti? Più bassa è la tiratura e più veloce è la consegna, più una commessa è papabile per il digitale. Ma vogliamo continuare ad essere flessibili e c’è un’area di tirature che possiamo produrre indistintamente in offset e in digitale. Eppure Onlineprinters resta saldamente ancorata all’offset. Nel digitale ci credete davvero? O ancora manca qualcosa? Vediamo due importanti trend:
Onlineprinters rafforza l’offset, ma apre al grande formato e al textile Nell’opulenta e deliziosa cittadina di Neustadt An Der Aisch la più grande industria locale è una tipografia e si chiama Onlineprinters. Figlia della storica azienda di stampa XXX, la società di stampa online dal nome emblematico vanta una delle più grandi basi installate di pluricolore Heidelberg Speedmaster di tutta la Germania e l’Europa. Quella con Heidelberg e con il formato 70x100 - squadra che vince non si cambia! - è un’affinità elettiva che ha reso Onlineprinters grande e potente. L’azienda, che nel proprio reparto di prestampa vanta (altro record!) il platesetter Agfa con più lastre incise al mondo, lavora su più turni per una produzione incessante di stampati commerciali, cataloghi, riviste, locandine e ogni altro
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genere di prodotto in volumi bassi, medi e alti. Al pari di altri big del comparto, già da qualche anno anche Onlineprinters ha avviato una progressiva apertura al digitale, adottando - lupus in fabula - una batteria di HP Indigo serie 7000, cui recentemente ha affiancato le nuove 12000 in formato 50x70. Più coraggiosa, nonostante l’azienda abbia le spalle abbastanza larghe per sostenere queste e altre sfide, è stata la decisione di aprire al wide format. In un nuovissimo building Onlineprinters ha installato le sue prime Durst Rho P10 200, Rho 500R e una Rhotex 312 per la produzione di stampe su tessuto in poliestere. Una Zund G3 consente all’intera unità produttiva di realizzare prodotti finiti su materiali rigidi e flessibili.
produzioni sempre più rapide e tirature sempre più basse. Sono due fattori che farebbero propendere facilmente per il digitale. Eppure ci sono commesse che, in molti casi, si possono produrre bene e in modo economico in offset. Non è forse un modo canonico di produrre, ma se abbiamo due giorni per consegnare una micro-tiratura prima valutiamo sempre se c’è spazio sull’offset. Se invece dobbiamo spedire oggi per oggi, quasi sempre il digitale è la risposta. Sul piano tecnologico, oggi la produttività oraria complessiva e la qualità di una HP Indigo si avvicinano molto all’offset. Non solo in termini di passaggi/ora, ma anche per numero di pagine e lavori completati. Il formato 50x70 sul digitale si sta rivelando un vantaggio reale? Si sta traducendo in una crescita rilevante delle tirature medie. Inoltre siamo arrivati a utilizzare per oltre il 70% le stesse carte che usiamo sulle Speedmaster. C’è un primer dentro la macchina e lo stiamo testando.
Un digitale sempre più industriale, quindi? Senza dubbio. Ciò che conta non è la velocità di punta, ma l’uptime delle attrezzature. La loro stabilità, anche sul piano qualitativo lungo la tiratura. La nuova serie 12000, in particolare, sta eccedendo ogni nostra aspettativa. Dopo soli 4 giorni di installazione eravamo già in piena produzione. Avete scelto una configurazione con inchiostri speciali e primer. Fin dove vi spingete? Ci piace l’idea di poter realizzare in digitale qualsiasi prodotto, anche plastica e altri materiali, tra cui il magnetico. Oggi con la 12000 abbiamo la possibilità di farlo su un formato più grande. Per il futuro vediamo nei colori aggiuntivi una grande opportunità. Per questo abbiamo già adottato light cyan e light magenta, oltre alla stazione di coating. L’unico ink speciale che utilizziamo davvero è l’Invisibile Red per produrre ticket con un sistema di anticontraffazione: a luce ambiente non
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|| 1) Un operatore effettua visivamente il controllo qualità di uno stampato. L’azienda ha installato lo scorso agosto una nuova Heidelberg Speedmaster XL 106-8-P 18K con pulpito di comando Prinect Press Center XL 2. Quest’ultimo permetterà di controllare la qualità delle stampe in modo totalmente automatico. 2 e 3) I reparti di stampa tradizionale (offset a foglio) e finitura di Onlineprinters, dominati da tecnologie Heidelbergg. 4) Ralf Schraud, Operations Manager Digital Printing di Onlineprinters, e Patrick Piecka posano di fronte alla HP Indigo 12000 installata recentemente. 5) Un’operatrice del reparto stampa digitale di grande formato lavora alla finitura di un banner.
si vede, ma se lo guardi sotto la luce UV diventa rosso. La stampa di sicurezza è un prodotto che vendete anche online? Sì, e i volumi crescono. Con l’Invisible Red, ad esempio, è possibile ottenere stili personalizzati e ticket numerati. Oppure utilizziamo una carta speciale con un layer rosso al centro. O una combinazione di entrambi i sistemi. L’investimento sul ticketing e sugli inviti, anche per eventi di prestigio, è in continuo aumento. E gli stessi effetti speciali vengono usati sempre più per campagne mailing promozionali: alcuni inseriscono nella busta la card e una piccola lampada UV. Torniamo all’offset. Come vedete il mercato in generale? In che modo continuate a macinare volumi e profitti? Per i tipografi il mercato e la base di clienti stanno cambiando profondamente, in una chiave di maggior specializzazione, per esempio nella cartotecnica o nella stampa online. Qualsiasi tipografo vorrebbe una Heidel-
berg, essenzialmente perché è bella. Ma se in passato acquistarla poteva rivelarsi un modo per crescere, oggi per una piccola tipografia significa avere un sistema che in sole due ore esaurisce tutti i lavori di un’intera giornata. Non pochi sono falliti per questo. Perché non avevano un business model. Vuoi dire che la stampa online è l’unico modello vincente? No, non è una lotta tra online e offline. Ma tra chi ha un modello di business e chi non ce l’ha. Anzitutto oggi dobbiamo essere tutti customer-centric, mettere il cliente davanti a tutto. Il cliente non bada a che macchina da stampa hai: vuole solo un prodotto di valore, in poco tempo e con una buona qualità. Molti stampatori tradizionali di successo stanno facendo esattamente questo: badano al cliente e utilizzano fornitori online come noi per realizzare prodotti standardizzati. E intanto si specializzano in produzioni a maggior valore aggiunto.
stampa brochure e riviste, quindi, non c’è storia? La sfida odierna di qualsiasi stampatore risponde alla domanda che tutti i businessmen si sono posti per 50 anni. Tutti tranne gli stampatori. La domanda è: posso realizzare il mio prodotto in modo più economico? Fino a dieci anni fa gestire i dati era complesso. Ed era difficile per un clienti accedere alla stampa, se non rivolgendosi a un tipografo. Ma oggi non è più così. In sintesi, tutto ciò che è scalabile oggi si può fare online.
Per una tipografia che
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Quindi i tipografi dovrebbero girarvi i loro volumi, oppure cambiare lavoro? Ci sono moltissimi stampatori offline di successo. Ma tutti hanno una specializzazione e un carnet di servizi aggiuntivi. Cose che un online printer non ti dà. Parlando di noi, sappiamo bene quali clienti vogliamo. Per esempio, se non sai cosa sono CMYK o RGB o come devi produrre un file, non sei il cliente per noi. Ma rappresenti un’opportunità per lo stampatore locale, che può aiutarti a progettare e realizzare il tuo lavoro.
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intervista a Francisco Martinez CEO di Straub Druck+Medien
“Se vuoi fare soldi col digitale non puoi limitarti a stampare in digitale, devi fare una digital factory. Anche se i formati carta iniziano ad assomigliarsi, sono i workflow ad essere completamente diversi.”
Cosa ci fa uno spagnolo alla guida di un’azienda tedesca? Questa azienda ha una storia lunga, che inizia oltre un secolo fa con la stampa di giornali. Solo negli ultimi decenni la proprietà ha investito in tecnologie offset che hanno portato l’azienda a specializzarsi nell’alta qualità. Tutto ha funzionato bene e l’azienda è cresciuta, arrivando nel 2000 a 100 collaboratori. L’anno successivo sono arrivato io, il 101esimo. L’azienda era in ginocchio: la classica situazione in cui hai tante macchine, tanti metri quadrati e tante persone. Ma un business stagnante e una difficoltà a cambiare pelle. Come hai fatto la differenza? A mia volta sono figlio di stampatori: mio padre aveva un’azienda di medie dimensioni in Spagna. La relazione tra le nostre famiglie mi ha portato a lavorare qui e a migliorare il mio tedesco. La vera sfida è iniziata però nel 2005, con la scomparsa del figlio del titolare in un incidente. Ero a un bivio: prendere le redini dell’impresa di famiglia o accettare l’offerta di gestire questa azienda? Da
lì siamo ripartiti, efficientando tutto il possibile. Fino alla crisi economica del 2009. Nel 2012 la situazione era tragica: avevamo 6 mesi di ossigeno. Lì ho capito che avremmo dovuto cambiare paradigma e giocarci il tutto per tutto: fare una seconda azienda con un modello di vendita prevalentemente online. I primi mesi abbiamo perso soldi, ma dal sesto mese abbiamo iniziato a guadagnare. Tutto ciò che siamo oggi è frutto degli ultimi 3-4 anni. Non sarebbe stato più logico ridefinire il business dell’azienda esistente? La vera criticità delle aziende sono le persone: se non ti seguono hai poche chance. Per questo oggi operiamo con due entità distinte, in due edifici separati e con due team completamente diversi, ma sotto lo stesso ombrello. Entrambe le aziende hanno le migliori tecnologie e i workflow più evoluti, ma una sopravvive e l’altra cresce in modo esponenziale. La prima ha il classico modello di vendita, negoziazione e gestione della commessa. La seconda, con il brand metaprint24, gestisce centinaia di commesse ogni giorno in modo automatico, con personale giovane e privo di retaggi. Quanto è difficile reperire le risorse umane che vi servono? In quest’area è davvero complesso. Qui molti tedeschi vanno a lavorare in Svizzera e gli stranieri che non hanno un diploma tedesco faticano a integrarsi. Abbiamo aperto 15 posizioni lavorative per supportare la crescita del business online, ma fatichiamo a trovarle. Parliamo di tecnologia... Qui tutto è digitale, dagli stampati commerciali al packaging. Proponiamo ad esempio differenti tipi di packaging, ordinabili in piccoli quantitativi e suscettibili di piccole modifiche. Grazie all’integrazione tra le due Jetpress e un cutter digitale Zund riusciamo a consegnare anche volumi piccoli e medi di packaging personalizzati, fino a 500 pezzi.
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Non avete pensato a sistemi di converting più produttivi? Il plotter da taglio flatbed è senz’altro meno automatizzato e produttivo di altri, ma è molto versatile e modulare. Tutti i nostri operatori hanno competenze di prestampa, controllo e modifica del file, stampa digitale e taglio: ogni singolo stampatore è in grado di lavorare in multitasking con Photoshop, InDesign, Illustrator, Jetpress e Zund. Avete anche l’offset e HP Indigo 12000: quali sono i plus e i posizionamenti di ogni singolo sistema? Abbiamo ridotto l’installato offset, ma è un processo ancora indispensabile per gestire alcune lavorazioni di alto volume e alta qualità dei nostri clienti direzionali, tra cui brand del lusso e dell’automotive. Il vantaggio di Jetpress, oltre alla qualità eccezionoale, è la sua straordinaria semplicità e affidabilità lungo le tirature: mentre lei stampa l’operatore può fare altro. Anche in termini di processo è molto simile all’analogico e, salvo errori dell’operatore, umidità della carta e asciugatura sono comparabili all’offset. C’è un dryer esterno, ma non lo usiamo quasi mai. Indigo 12000, con i suoi 7 colori, esprime il meglio su lavorazioni che richiedono colori speciali e Pantone. Sebbene, con un sistema proprietario di simulazione superiamo l’80% dei colori Pantone anche su Jetpress. Come integrate i tre processi di stampa con il Finishing? Se vuoi fare soldi col digitale non puoi limitarti a stampare in digitale, devi fare una digital factory. Anche se i formati carta iniziano ad assomigliarsi, sono i workflow ad essere diversi. Ne deriva che cordonatura, taglio, fustellatura e ogni altro processo richiedono gestioni separate. Per questo operiamo una rigida separazione tra stampa e finitura, e ancora tra i diversi reparti di finishing. Apparentemente è più costoso, ma è quando pensi di risparmiare che inizi a perdere soldi.
speciale E-commerce e tradizione coesistono da Straub Druck+Medien Entrando in Straub Druck+Medien, già dall’ingresso principale hai subito l’impressione di trovarti in una tipografia di quelle “che contano”: accoglienza old-fashioned, odore di inchiostro, rumore di macchinari in sottofondo e uno show room pieno di cataloghi stampati su carte di pregio con orologi e automobili di lusso. Ma è solo l’inizio di un viaggio che dal passato ti conduce verso un presente sorprendente e un futuro ancora tutto da
scrivere. Merito dell’istrionico CEO Francisco Martinez, che ha trasformato una prestigiosa azienda di stampa in crisi in una sorta di operoso laboratorio. Un luogo in cui digitale e analogico convivono. Ma soprattutto dove un business “convenzionale” e una nuova azienda interamente online combattono ogni giorno – complici due differenti team e due diversi modelli organizzativi – un’inconsapevole guerra. Il cui esito è prevedibile. Entrare negli
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spazi della divisione online, separata dalla sede storica solo da un cortile, produce l’effetto di un uragano. Una tempesta di centinaia di commesse gestite in tempi ridottissimi da una manciata di operatori su con Fujfilm Jetpress 720 e un modernissimo reparto di finishing. Qui prendono forma gli stampati di Metaonline24 – il brand di stampa online del gruppo – e i ritmi sono quelli di un rilancio e di una crescita su cui pochi avrebbero scommesso.
|| 1) Fujifilm Jetpress è la macchina da stampa inkjet in formato B1 scelta per le lavorazioni di altissima qualità, di cui Straub Druck+Medien possiede due unità e di cui è diventato un autentico “ambassador brand” a livello europeo. 2) HP Indigo 12000 è la B1 apprezzata dallo stampatore tedesco per la sua grande versatilità. 3) Horizon SmartStacker è l’innovativa unità di finishing multifunzionale scelta per automatizzare la produzione di innumerevoli stampati commerciali in uscita sia dalle macchine digitali che dal reparto di stampa offset. 4) Una Zund S3 con carico e scarico automatizzato è utilizzata per la fustellatura e la cordonatura di astucci, materiali sagomati ed espositori da banco in basse tirature, commercializzati sotto il brand my-box24.de
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speciale
intervista
a Fabian Frenzel Director Innovation & Marketing di Unitedprint
“Non è più questione di quale dei due sistemi può fare meglio un lavoro. Non è neppure questione di quantità, ma di varietà: è un campo di domanda completamente diverso.”
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Come nasce Unitedprint? La prima tipografia è nata circa 25 anni a Meissen, a pochi chilometri da qui. Era la classica azienda padronale. L’attuale proprietà ha acquistato l’azienda dopo la riunificazione. La battuta d’arresto, ma anche il momento di svolta per l’azienda, è stata l’alluvione del 2002. Un evento devastante per l’azienda, che tuttavia ci ha dato l’occasione di evolvere il modello e la strategia di business. L’apertura del nuovo sito produttivo di Radebeul è stata un’ottima ragione per diventare più efficienti e concentrarci sul business online. Oggi siamo circa 700 persone e presidiamo 26 paesi in tutto il mondo, compresi USA e Canada. Quando inizia l’attenzione al web? Siamo partiti con il primo website circa 12 anni fa e per circa 6 anni abbiamo concentrato tutte le attenzioni sui brand print24 per la clientela b2b e easyprint per il consumer. Qui a Radebeul abbiamo la sede centrale, il customer service e produciamo tutti i materiali in carta e tessuto – poster, flyer, cataloghi, cartoline e t-shirt – mentre a Norimberga abbiamo una divisone dedicata al grande formato, che impiega una cinquantina di addetti.
un business che gestiamo ancora parzialmente offline perché spesso il cliente necessita di un minimo di consulenza. Parliamo del digitale a foglio. Come si sta evolvendo comparato all’offset? Sebbene la nostra azienda resti saldamente ancorata all’offset, stiamo investendo con fiducia sul digitale e negli ultimi mesi abbiamo installato le nuove HP Indigo 12000, che si sommano alle sette HP Indigo 7600 già presenti. Abbiamo appena inaugurato una nuova area produttiva dedicata al digitale in formato 50x70 e contiamo di muoverci ulteriormente in questa direzione. Il primo obiettivo è gestire efficacemente i tempi di consegna, che diventano sempre più brevi.
Cosa vi rende diversi? La nostra resta un’azienda family-owned con un’ottima redditività. Non abbiamo fondi di investimento che guidano le nostre scelte e scelgono il nostro management. Siamo tra i pochissimi operatori di una certa dimensione a non essere parte di un gruppo.
Eppure l’offset si è resa sempre più efficiente, e voi qui a Radebeul dovreste saperlo bene... Avere un costruttore come KBA alla porta accanto è senz’altro un vantaggio. È un’osmosi che ci ha portati a investire nelle migliori tecnologie offset e a raggiungere livelli di efficienza estremi. L’idea di investire nel digitale nasce dalla domanda. Non è più questione di quale dei due sistemi può fare meglio un lavoro. Non è neppure questione di quantità, ma di varietà: è un campo di domanda completamente diverso. Se ci limitiamo a minori tempi di avviamento, cambio lavoro, ad una prestampa più efficace, con l’offset siamo arrivati al punto di avere margini di miglioramento minimi. Oggi abbiamo bisogno di gestire ordini che non possono essere fatti in offset.
Quanto pesa sul business ciò che non è offset? Il sito di Norimberga è nato per dare spazio al large format. È un’area in forte crescita e garantisce elevate marginalità, ma non ha ancora un grande impatto sul fatturato. Con quel tipo di prodotto serviamo per lo più clienti diretti, con un valore medio del singolo ordine molto elevato. È
Come nasce questa esigenza? Chi sono gli interlocutori? Dialoghiamo con i designer e con i brand owner, cercando di capire quali nuove esigenze di personalizzazione e nobilitazione potremmo soddisfare. Non appena il digitale rende disponibili nuove feature, noi le promuoviamo e le rendiamo disponibili online.
Due limiti storici all’adozione del digitale sono il costo del singolo foglio e la differente qualità percepita... Capita ancora oggi che i clienti ci chiamino perché non sono soddisfatti della resa delle foto. Può capitare ed è appunto un problema di percezione. Non ci saremmo mossi nel digitale se non fossimo tranquilli sui livelli qualitativi. Per tre anni i clienti non hanno capito che per un prezzo più basso e una quantità più bassa si deve stampare in digitale: nella loro mente era radicato il pensiero che l’offset fosse meglio a prescindere. Ora cominciano a comprenderne i vantaggi. D’altra parte tutti i grandi brand tecnologici, compresi i costruttori offset, stanno andando in questa direzione. In che modo il digitale genera un vero vantaggio? Il vantaggio va ricercato sulla supply chain nel suo complesso. L’introduzione del formato 50x70 su HP Indigo, per esempio, è stato un fattore abilitante. È una feature che ci consente di sfruttare al meglio il workflow preesistente, dal magazzino carta alla gestione dei semilavorati. C’è semplicemente un punto in cui si fa switch dall’offset al digitale e viceversa, il cui punto di break-even si alza sempre più a favore del digitale. Improvvisamente qualcosa è successo nei costi di produzione del digitale, rendendo remunerative produzioni che fino a 2 o 3 anni fa non lo sarebbero state. Cosa pensate dei nuovi progetti digitali dei grandi costruttori? Siamo coscienti che la tecnologia sta cambiando a tutti i livelli. Dovremo solo capire quali saranno tecnologie giuste per le aziende giuste: non è questione di quale sia la migliore in assoluto. KBA e Heidelberg, ad esempio, stanno sviluppando macchine completamente diverse da HP. Siamo ansiosi di capire come si evolveranno queste piattaforme nei prossimi due o tre anni, ma nel frattempo puntiamo su tecnologie consolidate come HP Indigo.
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Ali Bazooband Direttore Innovation e Marketing Unitedprint “Continueremo a essere un’azienda ibrida, abbracciando sia il digitale che l’offset. Rafforzeremo però gli investimenti nel parco macchine digitale, specie dal momento che il tempo di consegna diventa sempre più un fattore cruciale nel mercato della stampa online” || 1) La grande sede aziendale di Unitedprint a Radebeul, vicino a Dresda. 2) La formazione è uno dei fattori chiave per Uniteprint, al punto che il team di promotori e addetti al customer service partecipa regolarmente a sessioni tecniche di aggiornamento tenute dai responsabili dei vari reparti di produzione. 3) Il customer service è uno dei fiori all’occhiello di Unitedprint ed è gestito dalla sede centrale da consulenti specializzati in 17 differenti lingue. 4) Nei propri reparti di stampa offset Unitedprint utilizza esclusivamente macchine KBA Rapida di grande formato.
Unitedprint è l’offset+digitale che fa network con i tipografi locali Presente in 26 Paesi del mondo (Italia compresa) con i suoi differenti brand commerciali, Unitedprint si distingue dai competitor anzitutto per un modello di business innovativo. Parallelamente alla propria offerta diretta al cliente finale, la società tedesca è attiva con il suo programma Unitedprint Shop Services (USS): un articolato programma di affiliazione che consente anche a piccoli stampatori e operatori della comunicazione di offrire i propri servizi e prodotti online. Uno dei due livelli di membership più interessanti è quello previsto
per le piccole tipografie, che possono avvalersi di un’infrastruttura online consolidata per mettere online i propri prodotti, decidendo di volta in volta quali realizzare internamente e quali rivendere con un margine di ricarico. Il secondo è il programma dedicato ai “rivenditori”, che possono mettere a disposizione dei proprio clienti il vasto portafoglio di prodotti Unitedprint, a proprio marchio e senza costi di avviamento. Ad oggi i partner sono circa 500 e le richieste attive sono migliaia. La possibilità di gestire un’enorme mole di commesse in
diversi formati e su differenti materiali deriva dalla straordinaria capacità produttiva dell’azienda e dall’operatività di un team di 700 persone, che lavorano 24 ore al giorno 7 giorni su 7, su turni da 12 ore che alternano due giorni di lavoro e due di riposo. Un potente software proprietario, sviluppato internamente da un team di 47 specialisti dell’IT, gestisce l’avanzamento delle commesse e la gestione di imposition complesse, che consentono una gestione dinamica dei lavori sul grande formato carta delle KBA installate in azienda.
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|| 1) Il reparto di stampa e finitura digitale con, sullo sfondo, la batteria di stampanti HP Indigo (2x HP Indigo 12000, 3x HP Indigo 10000 e 1x HP Indigo 7900). 2) Una delle due nuove HP Indigo 12000 installate in azienda. 3) Panoramica delle lavorazioni di pregio offerte da Press Up. In alto, biglietti da visita nobilitati con tecnica letter press, in basso opuscoli cuciti con punto singer. 4) Il sistema digitale di verniciatura spot Scodix Ultra Pro utilizzato da Press Up per nobilitare gli stampati.
Press Up: tecnologie all’avanguardia e customer care personalizzata A Nepi, provincia di Viterbo, si trova una delle realtà più vivaci nel panorama italiano dell’online printing. Press Up, nata dalla mente ispirata di Vincenzo Cirimele, è una tipografia online, specializzata in prodotti per la stampa commerciale e di grande formato. L’idea di aprire un portale online che fornisse servizi di stampa differenziati comincia a farsi strada nella mente di Cirimele nel 2008. Alla fine dei primi anni Duemila, il web passa da una dimensione per “addetti ai lavori” a strumento di comunicazione di massa. Il successo di piattaforme di e-commerce come Amazon e Alibaba accresce la fiducia degli utenti nei confronti dell’esperienza d’acquisto online. Dopo due anni di ricerca nel settore, nel novembre 2010, viene
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lanciata la prima release del software Press Up. È l’inizio di un percorso di progressivo allargamento della base macchine e dei servizi di assistenza, che ha trasformato l’azienda nella realtà strutturata che è oggi, un punto di riferimento nel mercato italiano, sia a livello locale che nazionale.
Investire in tecnologie e personalizzazione Alla base del successo di Press Up, c’è il desiderio di garantire piena soddisfazione al cliente che sceglie di affidarsi a un partner di stampa online. Un traguardo reso possibile, in primis, da una politica incentrata sul rin-
novamento costante dell’impianto tecnologico e finalizzata al raggiungimento dei più alti standard qualitativi. Per questo, tutti gli investimenti effettuati dall’azienda sono ricaduti su tecnologie di marchi leader (HP, Heidelberg, Komori, Horizon, ESKO, Scodix etc.). In particolare, parlando del reparto di stampa digitale, Press Up ha scelto di affidare l’intera produzione a foglio alle tecnologie HP Indigo, arrivando a possederne oggi un totale di sei, cinque in formato 50x70 e una in formato 35x50 (v. foto 1). Ma all’interno di un parco macchine così esteso, trova spazio anche un pezzo squisitamente vintage: una macchina tipografica impiegata per valorizzare biglietti da visita, copertine, inviti etc., mediante la tecnica del letterpress. Altra
speciale componente fondamentale, in un’ottica di qualità e completezza dell’offerta, è la gamma di supporti resa disponibile agli utenti. Il catalogo Press Up include centinaia di carte, tra cui, oltre alle “standard”, spiccano le numerose alternative di alta gamma (Fedrigoni, Burgo, Sappi). Ai requisiti qualitativi si affiancano quelli ambientali: tutti i prodotti Press Up sono certificati FSC e PEFC.
Rispondere a esigenze variegate I primi utenti a usufruire dei servizi di Press Up sono le piccole tipografie. Queste ultime, grazie alla presenza sul territorio e all’impareggiabile competenza tecnica, sono in grado di spiegare il prodotto e offrire una consulen-
intervista a Vincenzo Cirimele CEO di Press Up
“La decrescita dei volumi e la necessità di offrire preventivi immediati mi hanno spinto a creare un servizio come Press Up. Il nostro servizio nasce dalla volontà di rispondere ai nuovi bisogni degli stampatori in un’epoca digitale.”
za personalizzata a ciascun cliente. Per contro, spesso, ritengono antieconomico implementare soluzioni produttive di fascia alta e preferiscono affidare il servizio di stampa a un web to print già predisposto per la gestione di alti volumi. Al tempo stesso, Press Up intercetta le esigenze dell’enorme segmento di mercato composto dalle agenzie creative e dai liberi professionisti: grafici, designer, architetti, illustratori alla ricerca di un servizio che possa guidarli passo dopo passo nell’elaborazione di prodotti “tailor made”, su misura, che rispondano alle loro specifiche esigenze.
Un’azienda customer centric I clienti di Press Up possono usufruire
Quali motivi ti hanno spinto a investire nel W2P? Nel 2008, quando mi sono avvicinato al mondo della carta stampata, molti mercati erano già migrati su Internet. Gli utenti hanno cominciato a percepire come sicuri i servizi offerti dalla rete e il web è diventato parte della nostra quotidianità. Nello stesso momento, il settore del printing stava attraversando un cambiamento profondo. Il ridimensionamento delle commesse e la necessità di offrire preventivi immediati mi hanno spinto a creare un servizio come Press Up. Il nostro servizio nasce dalla volontà di rispondere ai nuovi bisogni degli stampatori in un’epoca digitale.
dell’assistenza tecnica disponibile tramite telefono, email o skype. La customer care è, infatti, uno strumento utile per raccogliere feedback sull’operatività dell’azienda ad approntare continui miglioramenti nell’ottica di una maggiore fruibilità della piattaforma. Un aspetto che non può essere trascutato è, inoltre, il miglioramento della portabilità del sito, che permette agli utenti di accedere ai servizi tramite smartphone. All’introduzione di macchinari sempre più moderni Press Up ha affiancato l’implementazione costante del proprio software proprietario e un team interno dedicato all’IT. Quest’ultimo ha la responsabilità di facilitare l’integrazione dei dispositivi e l’automazione dei processi, per ridurre i costi senza intaccare la produttività.
4.0 all’interno di Press Up? L’azienda ha sempre puntato sull’automazione dei processi, in una logica di limitazione degli errori e riduzione dei tempi d’attesa. Per questo crediamo nell’assoluta centralità della divisione IT, che si occupa di implementare continuamente la gestione dei grandi volumi. Tornando alla partnership con HP, cosa significa per te essere membro del board di Dscoop? Dscoop funziona da acceleratore delle competenze nel settore delle arti grafiche. Incontrare tipografi provenienti da altri Paesi europei facilita il confronto e lo scambio di esperienze. Il board è anche
un’occasione per fare networking e creare partnership. Come vedi Press Up nell’immediato futuro? C’è il desiderio di servire una customer base sempre più ampia, focalizzandoci sul mercato italiano in cui siamo stati in grado di distinguerci, affermandoci come una realtà consolidata. Vogliamo che Press Up cresca in maniera organica, e per questo continueremo a investire in R&D. Al tempo stesso, cercheremo di migliorare la fruizione dei contenuti, implementando la portabilità del sito web per agevolare la ricerca dei nostri prodotti anche da smartphone.
Press Up ha recentemente rinnovato la sua batteria di macchine HP Indigo. Cosa ha determinato questa scelta? Le soluzioni HP Indigo sono tecnologie consolidate, che offrono la possibilità di integrazione con il nostro software proprietario e con tecnologie di terze parti. Inoltre gli ElectroInk di HP garantiscono un gamut cromatico molto ampio, consentono di stampare il bianco e ci danno la possibilità di gestire efficacemente le tinte Pantone. Estendendo infinitamente le possibilità applicative. A proposito di integrazione, che ruolo occupa l’industria
|| Grazie all’elevata qualità e al formato 50x70, HP Indigo 12000 è la piattaforma su cui Press Up sta concentrato i nuovi investimenti in tecnologia digitale.
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speciale e seguire. Per esempio le tirature medie, che continuano a decrescere, aprono nuove opportunità e ci trovano in una posizione di forza. La nostra organizzazione ci consente di offrire piccoli e piccolissimi volumi a prezzi molto aggressivi, del tutto insostenibili per altri operatori.
intervista a Paolo Roatta Managing Director di Pixartprinting e Alessio Piazzetta Plant Manager di Pixartprinting
“Poter toccare e scegliere le tecnologie, a volte in anteprima, è un privilegio di cui siamo coscienti...”
Più offset o più digitale? I volumi stanno crescendo sia nell’una che nell’altra filiera, con tipologie di prodotti che variano in base alle opportunità commerciali e al pressing che generiamo noi. Nell’ultimo anno abbiamo riscontrato un’esplosione nel campo delle riviste di media e bassa tiratura oltre ad una crescita significativa dei pieghevoli e dei flyer, che comunque produciamo con entrambe le tecnologie. Siete voi a spingere l’uno o l’altro processo? Indubbiamente, ma ci sono tendenze che possiamo solo osservare
Da nativi digitali a pionieri del web e outsider dell’offset: tutti i primati di Pixartprinting Pixartprinting è più di un brand della stampa online. Almeno alle nostre latitudini. Per quasi due decenni la società veneziana, oggi parte del gruppo Cimpress, ha legato la propria fama a quella del suo geniale e invidiato fondatore Matteo Rigamonti. Al punto che per anni e anni non è esistita conversazione tra tipografi su modelli di business, prezzi e competizione che non vedesse Pixartprinting protagonista. Pur cresciuta esponenzialmente in base installata, fatturati e numero di addetti, la Pixartprinting di oggi rappresenta ancora un unicum nel panorama. Le attuali dimensioni non le ha infatti raggiunte partendo dallo zoccolo duro di una grande azienda offset, ma scalando un
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modello di servizio 100% digitale, nato sulle ceneri della fotolito e cresciuto tra grande formato a bobina, stampa e taglio di materiali rigidi e una batteria di HP Indigo. Installate – s’intende – quando i tipografi erano i più convinti detrattori del digitale. Al punto che l’ingresso in azienda della prima Komori ha fatto notizia tra gli addetti ai lavori: agli occhi di molti “l’irriducibile del digitale” aveva ceduto all’analogico. Ma non è andata esattamente così. Oggi l’azienda, nella cui orbita è recentemente entrata la capacità di fuoco di Alcione, non ha rinunciato al suo dna digitale, ma al contempo governa la più grande base installata europea di offset Komori. E il futuro è tutto da disegnare.
Quanto è importante per voi fare massa critica? La possibilità di governare grossi volumi ci pone in una posizione di privilegio e ci permette di trasferire del valore al cliente finale. Parlando ad esempio di Komori, di cui deteniamo il parco macchine più grande d’Europa, abbiamo uno sfruttamento dell’installato unico al mondo. E lo stesso vale per HP Indigo: qualunque sia il criterio di valutazione, abbiamo sempre performance sopra la media. Che poi si traducono in migliori condizioni di fornitura. Una tale capacità contrattuale ci consente di offrire prodotti di qualità a prezzi molto interessanti. Più si immette capacità produttiva, più crescono le
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commesse? È un rapporto 1:1? Sostanzialmente sì, ma non è così semplice: la capacità produttiva che mettiamo a terra è sempre dimensionata sui volumi che prevediamo di acquisire. Quasi sempre le nostre previsioni risultano allineate alla mole di commesse, ma qualche volta andiamo oltre e dobbiamo accelerare sugli investimenti. Per questo ogni 3 anni circa rinnoviamo completamente il parco macchine. Come bilanciate volumi e prezzi tra offset e digitale? Di base sono le curve di costo e qualità a farci propendere per l’una o l’altra tecnologia. Dove c’è sovrapposizione il confine si sposta in base ad altri parametri, che includono l’automazione del finishing. Al crescere della tiratura, tuttavia, l’abbassamento del costo delle lastre e degli inchiostri cambia talvolta le soglie di convenienza a favore dell’offset. In termini di offerta come argomentate questa convivenza? Il cliente non ordina digitale o
speciale offset: siamo noi a definire ciò che è più conveniente. I criteri guida sono la tipologia di prodotto e naturalmente la tiratura, unite a quelle dinamiche di costo e razionalizzazione insite nella filiera, cui si sommano tempi di consegna più o meno stretti. Il nostro obiettivo è trasformare fogli di carta in clienti soddisfatti. Un ruolo chiave lo gioca la nostra infrastruttura software proprietaria, che incrocia un’enorme quantità di dati e criteri per garantire sempre la fattibilità del lavoro e la sostenibilità del prezzo. Per esempio se ho tempi di consegna ridotti e ho un picco di lavoro o una manutenzione programmata su una delle due linee, il meccanismo si adatta in modo intelligente. È un po’ come il pricing di una compagnia aerea low-cost, con la differenza che per noi il prezzo di una commessa già acquisita non può variare. Alcuni online printers di derivazione offset erano inizialmente scettici sul digitale. E viceversa. Come e perché cambiano gli orientamenti?
Certamente le accresciute velocità, l’allargamento dei formati carta e la possibilità di utilizzare col digitale stock di carta e linee di finishing comuni all’offset, hanno riavvicinato le posizioni. Al pari la tecnologia offset, con cambi lastra più rapidi, cambi lavoro in 6-7 minuti e l’asciugatura UV che ci consente di avere segnature asciutte e pronte per la finitura, si sta rivelando un grande abilitatore. Tuttavia l’offset ha un limite strutturale e crediamo che la sua convergenza verso il digitale abbia quasi raggiunto un limite oggettivo. Non significa che l’offset sparirà. Ma dovendo scommettere su chi vincerà questa partita, se qualcuno ne vincerà una, non possiamo ignorare gli enormi spazi che il digitale si sta prendendo. Cosa ne pensate dei megaprogetti inkjet dei grandi brand dell’offset e del digitale? Investiamo budget rilevanti in modo ciclico, quindi osserviamo con grande attenzione ciò che fanno i costruttori. Sul fronte dell’inkjet, a partire da Komori, vediamo alleanze e piattaforme
interessanti, alcune di esse già stabili e funzionanti. Poi ci sono i prodotti potenzialmente disruptive, come è stata Indigo ai suoi tempi e come è oggi Landa. Quali sono i vostri criteri di osservazione? Vediamo che tutti i brand sono focalizzati sul raggiungimento di certe prestazioni, di una certa qualità e di un certo uptime. Come osservatori, noi privilegiamo una valutazione complessiva, che include la possibilità di integrare funzionalità e lavorazioni aggiuntive, come la nobilitazione. A livello di investimenti, il nostro atteggiamento è di grande apertura all’innovazione, ma in parallelo continuiamo a investire in tecnologie solide e con ulteriori margini di crescita, come appunto HP Indigo. Tra Pixartprinting e i costruttori di tecnologia c’è sempre stato un rapporto speciale. Cosa lo ha reso tale? Poter toccare e scegliere le tecnologie, a volte in anteprima, è un privilegio di cui siamo coscienti.
Delle oltre 100 macchine che abbiamo in casa, ad esempio, ce ne sono pochissime che non abbiano subito modifiche e miglioramenti, che poi sono state estese agli altri utenti. Alcune addirittura sono state costruite su misura per noi. Negli ultimi 23 anni non abbiamo mai perso il nostro dna, che era e resta quello di un’azienda che vuole cambiare lo status quo. Contrariamente a molti stampatori, molti dei vostri investimenti si basano sui numeri... È tutta questione di numeri: siamo qui per fare business. Per questo, ad esempio, prima di firmare un collaudo cronometriamo i tempi di avviamento di ogni singola macchina. È un concetto che stressiamo molto e ci piace dialogare con i costruttori con queste basi. Gli interlocutori illuminati capiscono che non si tratta di assecondare un nostro capriccio, ma di un’opportunità per pensare il loro prodotto con logiche diverse e migliori. È un’interazione che, alla fine, porta ad un risultato win-win.
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|| 1) L’attuale sede di Pixartprinting a Quarto D’Altino (VE) è ospitata in un enorme edificio che raggruppa l’intera base installata dell’azienda, fatta eccezione per i reparti di stampa offset esternalizzati presso Alcione. 2) Pixartprinting detiene oggi il più grande parco macchine europeo di macchine offset 70x100 Komori, incluse le nuovissime unità dotate di polimerizzazione LED H-UV.
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intervista a Maurizio Battiston Co-Fondatore di Skillpress
“Nonostante la disintermediazione imperante, alla centralità del web come modello di vendita vogliamo continuare a unire competenza e calore umano.”
Da dove viene Skillpress? Prima della trasformazione digitale eravamo una classica piccola tipografia, ma già dagli anni ‘90 ci siamo specializzati nella prestampa e nella gestione dei dati variabili. Anche dopo aver aperto all’offset, abbiamo continuato a puntare e investire sul digitale. La Skillpress di oggi è un’azienda nuova, costruita azzerando i retaggi di modelli produttivi superati. Disegnandola abbiamo messo il cliente al centro. Quando avete pensato di sbarcare online? Di fronte alle richieste di preventivo più disparate, nel 2005 abbiamo abilitato il cliente a farsi il preventivo online: non un vero online shop, ma molto evoluto. La piattaforma di oggi è completamente diversa ed è concepita non solo come strumento di vendita, ma di comunicazione con il cliente: tant’è che anche i clienti offline usano Skillpress.it per monitorare le proprie commesse. Siamo alla quarta generazione di questo sistema, che sviluppiamo in larga misura in casa. Quali sono i plus? Il gestionale aziendale è tutto all’interno del sito e il cliente ha visibilità completa sulla sua commessa, riducendo chiamate e attività di customer service. Possiamo poi gestire metadati ed estrapolare qualsiasi dato statistico: l’automazione è totale e va dalla prestampa al finishing, dove
stiamo implementando nuove attrezzature JDF-compliant. Cosa vi rende diversi? Quello della stampa non è mai stato un settore innovativo. Sia la stampa offset che quella digitale sono diffuse e anche noi ci siamo sempre concentrati sul foglio di carta stampato. Pensando a un progetto di espansione online – quello che abbiamo condiviso con HP – abbiamo pensato di voler essere leader nella qualità della stampa e nel servizio. Una qualità che inizia quando arriva il dato e arriva alla spedizione. A riprova di questo abbiamo reingegnerizzato il controllo automatico del file, così che sia certificato. E la qualità di stampa? HP Indigo è la tecnologia su cui abbiamo costruito il nostro successo. Il formato 50x70 e la produttività della 10000 consente al digitale di aggredire una certa fascia dell’offset. Oggi HP ha creduto nuovamente in
noi, permettendoci di accedere in anteprima alla tecnologia HDLA, che accresce la risoluzione a livelli incredibili. Forse per altri è un vezzo, ma per noi è una mission. Ed è la ragione che spinge tipografie blasonate a stampare da noi: sanno che curiamo il loro lavoro. Che anziché ridurre ampliamo la scelta di grammature, tipologie di carta e formati personalizzati. Oggi fate “copia zero” e “0-550”. E domani? Abbiamo coniato due concept che sono diventati un marchio distintivo. Ovvio che possiamo andare oltre. Lo facciamo già e lo faremo. La chiave del nostro successo è la capacità di governare in modo efficiente processi che per altri sono complessi, offrendo al cliente la libertà di progettare. E nonostante la disintermediazione imperante, alla centralità del web come modello di vendita vogliamo continuare a unire competenza e calore umano.
|| Marco e Maurizio Battiston posano accanto alla nuova HP Indigo 12000 HD
Da 0 a 100 copie: la ricetta di Skillpress per farsi largo tra i giganti In un segmento in cui la competizione si gioca ormai a suon di prove muscolari e investimenti milionari, per i piccoli e medi operatori della stampa online vivere all’ombra dei grandi e spartisene le briciole sembra un destino ormai segnato. Salvo non costruirsi un posizionamento unico e identificare un terreno e un passo che renda difficile essere seguiti. Succede pochi chilometri a est di Venezia, dove i fratelli Battison - tipografi appassionati e competenti - hanno deciso di trasformare la loro New Print in un brand di stampa online fuori dai soliti schemi. L’idea è stata quella di valorizzare
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le competenze presenti in azienda e la capacità di offrire a creativi e buyer risposte puntuali a esigenze complesse, inclusa quell’attività prototipale che molti tipografi blasonati additano (a buona ragione) come un’enorme perdita di tempo e di soldi. La sfida principale di Skillpress – un nome evocativo – è stata quella di spostare il dialogo col cliente dalla sala riunioni al sito web, senza derogare in alcun modo da un livello di consulenza, qualità e personalizzazione totali. Se Maurizio e Marco Battiston hanno scelto HP Indigo come unica piattaforma di stampa su cui basare la propria azienda,
sono i paradigmi su cui hanno costruito la loro piattaforma online a fare la differenza. Unitamente a un team grafico/creativo competente e ad un workflow di prestampa e finishing capace di realizzare efficacemente la cosiddetta “copia zero”: un prototipo gratuito in tutto e per tutto uguale alla lavorazione finale, che per Skillpress si traduce quasi sempre in una commessa vinta. Ma la specialità della casa, vista la ridotta potenza di fuoco, restano le tirature fino a 100 copie di stampati complessi e di altissima qualità. Da pochi giorni l’azienda di Portogruaro è infatti il primo cliente italiano di HDLA.
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|| 1) La sala stampa di Skillpress è presidiata da un team di operatori esperti nel printing e impegnati al raggiungimento della massima qualità. 2, 3 e 4) La nuovissima HP Indigo 12000 HD di Skillpress, la prima installata in Italia, consente all’azienda veneta di realizzare stampati di qualità estrema su differenti stock di carta in formato B2. 5) Il reparto di finishing è equipaggiato con sistemi Horizon e consente una produzione precisa e automatizzata di ogni tipo di stampato, inclusi cataloghi brossurati di altissimo spessore.
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strategie La startup innovativa, nata da una costola del gruppo catalano Font Packaging, pone la tecnologia di taglio digitale Elitron al cuore del proprio workflow
Dal design al delivery, Kartox lancia la produzione di scatole“full digital”
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e a buona ragione gli scatolifici sono considerati una delle community più chiuse e conservatrici del nostro variopinto universo, è pur vero che ogni regola ha le sue eccezioni. Favorita da passaggi generazionali di successo e da una genuina passione per il cartone che si tramanda da tre generazioni, dal 1954 la famiglia Font converte cartone ondulato a pochi chilometri da Barcellona. Un business da sempre improntato all’innovazione, che ha fatto crescere l’azienda sia in dimensioni - circa 32.000 metri quadrati di spazi produttivi - che in cultura d’impresa: da sempre Font investe nelle tecnologie di progettazione e produzione più moderne e applica la lean production. È in questo mood di esperienza, positività e dinamismo che, dall’intuito della giovane Martina Font, nasce l’idea di differenziare il core business introducendo un modello di servizio innovativo. L’idea è
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semplice: in un mondo sempre più veloce e governato dalla mass customization, anche il packaging deve farsi “smart”. Preceduta da un primo tentativo - troppo prematuro - nel 2014 nasce così Kartox. La newco ha come missione quella di realizzare scatole in cartone personalizzate in tutto e per tutto, dalla forma alle dimensioni, con il valore aggiunto di una consulenza e una progettazione ad-hoc sviluppata da un team di esperti. Alla sfida del business si è presto affiancata la sfida tecnologica, che Kartox ha saputo vincere grazie a un mix di soluzioni software proprietarie e di terze parti, ma soprattutto grazie all’adozione di una linea di taglio digitale Kombo TAV. Il sistema Elitron, grazie alla sua straordinaria velocità e alla completa automazione del workflow, ha saputo trasformarsi nel cuore pulsante di Kartox. || In alto a sx il giovane team di Kartox. A dx gli interni dello shop aziendale.
strategie
intervista
a Martina Font Olivé Director di Font Packaging Group e co-Founder di Kartox
“La nostra forza è l’esperienza. Mio nonno converte cartone dal ‘51. Chi approccia il packaging senza esperienza ottiene risultati fallimentari”
Come nasce l’idea di Kartox? Nasce dall’entusiasmo congiunto mio, di mio fratello e della mia famiglia. Siamo un grande team e parliamo molto. Siamo partiti con l’idea di diversificare il nostro business consolidato. Da sempre siamo interessati ad investire in nuove aziende e nuovi concept nel campo del cartone. Così, dialogando con clienti e partner, abbiamo intuito che c’era un gap nel mercato: la produzione di scatole personalizzate, in pochi pezzi, online e just-in-time. Mio padre era convinto ci fosse una ragione perché nessuno aveva ancora sviluppato questa offerta, ma alla fine nel 2009 siamo partiti con il brand NT Pack. Come si è evoluto il progetto? Non ha funzionato! Nel 2009 la gente non era pronta a comprare scatole sul web. Ma questo non ha cambiato la nostra convinzione sulla potenzialità dell’idea. Semplicemente, abbiamo inziato troppo presto. Chiusa la parentesi di NT Pack, abbiamo aggiornato il modello e nel 2014 abbiamo lanciato Kartox, che sta funzionando bene e crescendo. Cosa c’è di unico in Kartox? Kartox è la soluzione per avere una sola scatola in piccolissime quantità in pochi giorni, con misure personalizzate, progettazione dedicata e la consulenza di un esperto. È qualcosa che non esisteva in Spagna e nemmeno in Europa. Puoi trovare scatole
standard, ma non una personalizzazione così spinta. Come avete fatto convivere Kartox con lo scatolificio? Chiaramente non potevamo produrre efficacemente cinque o dieci scatole con i nostri case maker. Fatte le debite valutazioni abbiamo capito che il progetto Kartox doveva essere completamente separato: è servizio puro che si contrappone a produttività spinta. Da lì abbiamo iniziato a investigare sui processi e le tecnologie più appropriati. Come siete arrivati a Elitron? Prima della Kombo TAV avevamo un altro cutter digitale, ma era troppo lento. Ci serviva una macchina veloce e in grado di lavorare 24 ore al giorno, capace di alimentare e scaricare il cartone da pallet a pallet, che non si fermasse mai. Per avere successo nel cartone devi fare tanto volume in poco tempo: le marginalità sono contenute e ci vuole la massima automazione. A livello software abbiamo integrato il nostro ERP proprietario con Esko e con il software di Elitron, con il risultato di un workflow completamente automatizzato. Eppure non siete gli unici ad avere software e cutter digitali... La nostra forza è l’esperienza. Mio nonno converte cartone dal ‘51. Chi approccia il packaging senza esperienza ottiene
|| La linea di taglio digitale Kombo TAV installata presso Kartox è utilizzata a ciclo continuo per la produzione di pack-on-demand.
risultati fallimentari. Quali sono le vere sfide? Se fai scatole, devi fare scatole che funzionino. Il problema di fare una scatola è progettarla, verificare la qualità del cartone, produrla e consegnarla. Devi tenere conto di una quantità enorme di variabili, comprese la tipologia e il peso del prodotto da confezionare. Se devi spedire delle pillole hai problemi diversi rispetto a una lampada. Chi sono i vostri clienti? Per il 60% sono b2b e per il 40% consumatori finali. Ci sono i grandi brand che devono spedire campionature nel mondo e ci chiedono 5 scatole, o piccole e medie aziende che ordinano 50 o 100 pezzi. Alcuni operano nell’e-commerce. Altri le comprano per usi domestici. È proprio a fronte di questa varietà di utenza che due mesi fa abbiamo traslocato dalla sede di Font Packaging ad un nuovo shop esterno. Qui possiamo incontrare i clienti e offrire loro consulenza e buoni consigli. Quali i prossimi sviluppi? Ad oggi produciamo scatole neutre, ma dal 2018 pensiamo di introdurre tecnologia di stampa digitale e presto contiamo di affiancare una nuova Kombo TAV. L’obiettivo principale è infatti ampliare il business, sia in Spagna che all’estero, a partire dal Sud America.
Elitron Viale 1° Maggio 42 63813 Monte Urano (FM) www.elitron.com elitron@elitron.com T: +39 0734 842221
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eventi Ai Production Printing Business Days 2017, Canon ha mostrato il portfolio completo delle sue soluzioni e le applicazioni che queste permettono di realizzare
Canon: la forza della tecnologia digitale al servizio dei professionisti del printing di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
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er alcuni anni abbiamo assistito a un crescente clima di sfiducia nei confronti del potere comunicativo del prodotto stampato. In parallelo si sviluppava un progressivo entusiasmo verso le opportunità offerte dagli strumenti di comunicazione digitale. Il web e i social media promettono viralità e un posizionamento semplice, che trascende tutte le regole del marketing tradizionale. E non mentono. Ma quando e con quale intensità questi “contenuti virali” si trasformano in un’azione concreta? E se tutto ciò non ba-
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stasse a istigare un reale “coinvolgimento” nel consumatore? Partendo dalle esperienze di singole aziende, diversi casi di studio portano a concludere che, in un mondo dominato dalle tecnologie digitali, la stampa continua a ricoprire un ruolo fondamentale. Anzi, dimostrano come il maggior tasso di conversione si ottiene con una sapiente combinazione tra stampa e media di ultima generazione. In particolar modo, questo è valido laddove i prodotti stampati sono personalizzati, sia dal punto di vista estetico che contenutistico, grazie a un impiego avanzato delle funzionalità offerte dalle tecnologie di stampa digitale.
Celebrate the power of Print Un appuntamento ormai consolidato, i Canon Production Printing Business Days, nascono dal desiderio dell’azienda nipponica di celebrare il “potere della stampa” in compagnia di partner, clienti e prospect. L’evento si è svolto dal 19 al 21 settembre all’interno del Canon Customer Experience Center. Lo || In alto, a sinistra la web-fed Océ Prostream 1000, protagonista dei Production Printing Business Days, a destra una panoramica dell’evento di Poing
eventi
intervista
a Jeppe Frandsen Executive Vice President Industrial & Production Solutions di Canon Europe
“Formiamo professionisti che parlino la stessa lingua della nostra clientela.”
Qual è la strategia adottata da Canon nell’ambito dell’industrial printing? Abbiamo aspettative altissime per ciò che riguarda l’industrial printing. La possibilità di stampare su materiali diversi dalla carta ha aperto incredibili opportunità di business. Con Océ Colorado 1640 e con la sua sorella maggiore da 3,2 m, in arrivo il prossimo anno, stiamo esplorando, per esempio, il mondo del soft-signage. Canon possiede un fornito portfolio di tecnologie per la stampa 3D, che rientrano a pieno titolo nell’ambito dell’industrial printing. Le potenzialità di Océ Prostream 1000 si riveleranno particolarmente utili nell’ambito del packaging. Quest’ultimo richiede, infatti, una sempre maggiore capacità di processare un’immensa quantità di dati ad elevati ritmi produttivi. In che modo Canon investe nel rafforzamento delle competenze? Al momento, in Europa, è in corso un programma di formazione Canon in cui sono coinvolti
spazio di 4.000 m2, annesso alla storica sede Canon Océ di Poing (Germania), ha accolto per l’occasione l’intero portfolio di tecnologie Canon per la stampa digitale, oltre a numerosi corner applicativi, un teatro per conferenze e un’ampia area di networking.
Lasciarsi ispirare dalla forza degli elementi
centinaia di dipendenti. Si tratta di professionisti che provengono dal settore delle arti grafiche, ma anche da quello della stampa transazionale. L’idea di fondo è quella di creare, nel giro di due o tre anni, un team di esperti in grado di parlare la stessa lingua della nostra clientela. Al momento siamo dislocati in diverse nazioni del mercato EMEA. È importante mantenere un team centrale che “mostri la via” e, contemporaneamente, avere risorse che lavorino sul campo, dialogando costantemente con clienti e prospect. Tornando al packaging, per esempio, siamo sempre alla ricerca di professionisti esperti nel settore. Investiamo risorse ingenti nella formazione del nostro team: si tratta di una cifra in costante crescita. Quali sono i segreti del successo di Canon? Credo che uno dei segreti sia la capacità di intercettare in anticipo le esigenze del mondo intorno a noi. Abbiamo intuito che il mercato si stava progressivamente spostando verso la stampa inkjet.
produzione, delle alte velocità che offrono l’occasione di immergersi nel mare della comunicazione massiva personalizzata. Alla terra corrisponde l’area dei sistemi a toner e la loro affidabilità nel creare una comunicazione d’impatto. Il fuoco è il simbolo del grande formato e alle scoppiettanti opportunità di crescita tanto nella comunicazione
Quest’ultima offre una serie di vantaggi: è ecologica, più economica e in alcuni casi assicura una qualità dell’immagine superiore a quella del toner. Siamo stati tra i primi − già negli anni novanta − a intuire questo enorme potenziale, con la tecnologia thermal inkjet. Canon ha perciò deciso di fare un investimento massiccio nelle chimiche. Esplorando territori nuovi, siamo giunti alla formulazione di un prodotto unico come gli inchiostri Canon UV gel. L’obiettivo è continuare a sviluppare tecnologie sempre più innovative. In questo senso, un’attenzione particolare sarà dedicata allo sviluppo di teste di stampa più evolute, senza trascurare lo sviluppo di sistemi di software sempre più avanzati che facilitino l’integrazione tra le piattaforme. Un’altra componente imprescindibile del successo di Canon è il valore che attribuiamo alla nostra catena di distribuzione. Crediamo nella capacità dei nostri retailer di descrivere le nostre tecnologie al cliente finale con la stessa accuratezza che abbiamo dedicato a progettarle.
indoor che in quella outdoor. L’aria è stata scelta, infine, come simbolo della famiglia di soluzioni software di Canon. Queste ultime potenziando le capacità di dialogo tra tutti i dispositivi coinvolti nel processo di stampa, catapultano l’industria del printing in una dimensione 4.0, facendo “spiccare il volo” a ogni ambiente lavorativo.
L’evento si è aperto con un keynote in compagnia di Patrick Collister, creative lead per Google. Collister ha dimostrato la riuscita integrazione tra printing e media digitali, attraverso una serie di esempi. Al termine di questo speech motivazionale, i visitatori hanno potuto vedere in funzione tutte le tecnologie, disposte in quattro aree tematiche. A ciascuna è stato associato uno dei quattro elementi (acqua, terra, fuoco, aria) che Canon ha scelto come concept dell’evento. All’acqua corrisponde l’area degli elevati volumi di || Patrick Collister illusta il caso Uber, digital brand che ha deciso di investire nel prodotto stampato con il suo nuovo magazine aziendale Momentum.
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eventi
intervista a Mark Lawn Director of Graphics & Communications Group di Canon Europe
“Il nostro compito è instaurare un clima di fiducia con i rivenditori e con i clienti.”
In che modo Canon sta affrontando la competizione nell’ambito del wide-format? È necessario instaurare un clima di fiducia con i propri rivenditori, prima ancora che con i clienti. Il nostro compito è creare una rete di persone che credono nelle potenzialità delle nostre tecnologie e riescono a comunicarlo in maniera efficace agli stampatori. Questi ultimi non sono alla ricerca di un singolo prodotto, ma di un portfolio di tecnologie che possano soddisfare le loro esigenze. Nel lungo periodo, la tecnologia UVgel, per esempio, è destinata a far parte di una famiglia di soluzioni. In alcuni ambiti applicativi il latex è considerato lo standard. Qual è la strategia di Canon per promuovere la tecnologia UVgel? Vogliamo che i nostri clienti comprendano che la tecnologia UVgel non solo è in grado di sostituire il latex, ma anche di offrire una combinazione unica di performance e possibilità applicative. Nel mercato della stampa digitale di grande
Canon, partner a 360° L’evento di Poing ha rappresentato per Canon l’occasione per rilanciare il suo ruolo di partner trasversale degli imprenditori del printing, in grado di fornire una gamma di tecnologie a tutto tondo e adeguarsi a qualsiasi esigenza di produzione. Nell’ambito
formato le marginalità si stanno assottigliando. Perciò sappiamo che passo dopo passo, città dopo città, nazione dopo nazione riusciremo a diffondere il nostro entusiamo nei confronti di una tecnologia più veloce, economica e con ampie possibilità di sviluppo. Non abbiamo dubbi: Canon riuscirà a imporsi in ambiti applicativi come la comunicazione visiva outdoor e indoor, nonché in quello dell’home decoration. Quanto è importante il ruolo dei vostri rivenditori distribuiti sui territori EMEA? Oserei dire che svolgono un ruolo fondamentale. Canon è costantemente alla ricerca di professionisti determinati, in grado di coinvolgere un numero sempre più vasto di clienti. Vogliamo che i nostri rivenditori si facciano “giudice e giuria” di se stessi, riuscendo ad affinare la propria credibilità e affidabilità. La nuova sfida della stampa digitale si affronta nel campo dell’automazione dei processi e della stampa su substrati rigidi, come il
degli alti volumi, le proposte più innovative sono stati due sistemi inkjet: Océ VarioPrint i300 e Océ ProStream 1000. La prima è una macchina da stampa a foglio ad elevate prestazioni, che combina la produttività dell’inkjet, la versatilità della stampa a foglio e la capacità di gestire un’ampia gamma di supporti. La nuova macchina da stampa a bobina Océ ProStream 1000 abbina la ca-
cartone ondulato. Qual è la strategia Canon per restare al passo con i tempi? Per quel che riguarda la stampa su materiali rigidi, quest’anno a FESPA abbiamo presentato High Vacuum Flow, per Océ Arizona 6100. Il nuovo sistema di aspirazione opzionale è studiato per migliorare la gestione di supporti rigidi complessi, come cartone ondulato, truciolato, MDF, compensato, pur mantenendo alte velocità. Sul fronte dell’automazione, invece, stiamo lavorando a stretto contatto con partner terzi per il perfezionamento di sistemi robotizzati di carico e scarico del materiale che dialoghino con i nostri sistemi, incrementando produttività e autonomia. Credete che ci sia spazio per ulteriori investimenti in tecnologie di grande successo come Océ Arizona? Crediamo che si tratti di una tecnologia che ha ancora molto da dare. Al tempo stesso, abbiamo lo sguardo rivolto alle evoluzioni del mercato e, in futuro, intendiamo investire in tecnologie disruptive.
pacità di gestione dei dati variabili a una qualità dell’immagine molto vicina a quella della stampa offset. Uno speciale sistema di coating (denominato ColorGrip) consente di pretrattare e rendere stampabili anche materiali normalmente non adatti alla stampa a getto d’inchiostro, eliminando la necessità di stazioni di pretrattamento esterne. Aumenta, dunque, la capacità degli stampatori di produrre applicazioni d’impatto dal contenuto personalizzato, nell’ambito di campagne di marketing di alto volume, ma con un alto tasso di personalizzazione.
La qualità è uno standard A sistemi di stampa inkjet sempre più evoluti, Canon affianca le sue soluzioni a toner, che da sempre sono sinonimo di alta qualità. Nel corso dell’evento, è stato possibile vedere al lavoro imagePRESS C850 e C750, piatta|| Uno scorcio dell’area dell’evento dedicata alle tecnologie per la stampa grande formato con, in basso a sinistra, Canon Océ Colorado 1640
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eventi forme destinate ai piccoli e medi volumi di stampa, in grado di gestire grammature differenti e, soprattutto, di stampare formati extralunghi, consentono di produrre in modo economico banner, brochure multianta e altri progetti speciali. La top di gamma imagePRESS C10000VP consente di alimentare carte anche di grammature molto basse. A ciò si aggiungono una risoluzione fino a 2.400 dpi e e un registro estremamente accurato, che assicurano una riproduzione dettagli di qualità fotografica. Tra le soluzioni a foglio per la stampa in bianco e nero, impossibile non menzionare Océ VarioPrint 6000 TITAN. A una velocità nettamente superiore rispetto alle versioni precedenti, questa macchina assicura dettagli definiti anche su carte molto leggere. Ai Production Printing Business Days, l’abbiamo vista all’opera nella realizzazione di applicazioni dove la leggibilità è un requisito fondamentale.
Un wide-format scoppiettante Per completare la propria offerta, Canon ha inoltre esposto una delle più recenti soluzioni introdotte nell’ambito della stampa
di grande formato. Dopo il debutto a FESPA 2017, Océ Colorado 1640 ha riscosso un immediato successo nel mercato EMEA. Questa stampante roll-to-roll sembra destinata a diventare un “must have” per tutti i professionisti delle arti grafiche grazie, soprattutto, agli inchiostri UVgel. Queste chimiche innovative combinano i vantaggi dell’UV-curable con le caratteristiche di eco-sostenibilità degli inchiostri base acqua. Colorado 1640 espande le possibilità applicative della comunicazione tanto nell’indoor (vetrofanie, pannelli retroilluminati, calpestabili) quanto nell’outdoor (affissioni, banner).
Software di decollo In un mercato della stampa di produzione sempre più professionale e automatizzato, la job submission e la gestione del workflow diventano fattori chiave. Lo stampatore che desideri proiettare la propria attività in una dimensione “digitale” deve dotarsi di strumenti che riducano al minimo l’intervento manuale. Per questo, al centro del Customer Experience Center, Canon ha dedicato un’in-
tera isola alla suite Océ PRISMAproduction. PRISMA nasce con l’intenzione di offrire una piattaforma software completa, aperta all’integrazione di software di terze parti, in grado di gestire un flusso di lavoro dall’approvazione di un ordine alla consegna. PRISMAdirect semplifica ad esempio lo sviluppo di modelli produttivi correlati al web-to-print, mettendo a disposizione dell’utente degli strumenti di proofing che permettono di visualizzare e modificare le commesse, prima della conferma definitiva. In via opzionale, PRISMA mette a disposizione un sistema per stimare il consumo di inchiostro su macchine inkjet, per una preventivazione completa dei costi. Nella fase di stampa vera e propria, la suite fa sì che tutti gli strumenti (prestampa, color management, imposition) dialoghino tra di loro per eseguire correttamente la commessa e per massimizzare la produttività del workflow. Grazie all’utilizzo di metadati e allo scambio bidirezionale di informazioni tra i diversi device, il software governa tutto l’hardware implicato, a partire dai sistemi di finitura. Gli strumenti di job tracking e delivery sono fondamentali per innalzare il livello di customer satisfaction.
|| Alcuni dei sample della campagna “Elemental” prodotti con le tecnologie Canon durante l’evento
Elemental: il digital printing al servizio della brand-awareness La competizione tra brand oggi è sempre più serrata e i consumatori, prima di prendere una decisione d’acquisto, si aspettano di essere coinvolti in modo articolato e creativo. Per ispirare gli stampatori e mostrare loro come sfruttare le possibilità del digital printing, Canon ha creato Elemental, una campagna di comunicazione multicanale virtuale che simula il lancio dell’omonimo brand di cosmesi. Le immagini − realizzate dal fotografo Clive Booth − riprendono il
concept dei quattro elementi (acqua, terra, fuoco, aria) che Canon ha utilizzato per raccontare le proprie tecnologie. Le stesse che i visitatori presenti a Poing hanno visto all’opera in tempo reale. Con Elemental, Canon ha dimostrato come le sue soluzioni siano in grado di dare vita a tutti gli stage di una campagna di comunicazione.I sistemi di stampa single-pass a bobina sono stai impiegati nella produzione di alti volumi di materiali stampati di alto volume con un elevato tasso
di personalizzazione (es. direct mailing). Le stampanti a foglio consentono di realizzare applicazioni fuori formato, tipico della comunicazione outdoor (banner, poster). Nell’ambito del grande formato, i nuovi sistemi di registrazione dell’immagine assicurano una riproduzione accurata dei dettagli e un’elevata qualità dell’immagine. Queste caratteristiche si prestano alla stampa di applicazioni destinati all’allestimento dei punti vendita: vetrofanie, floor graphics, packaging.
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pubbliredazionale Non è una tonalità, è un atteggiamento”. L’originalità nelle sfumature di colore del nuovo campionario BIO TOP 3 di Mondi, non si guarda ma si vive
Mondi lancia un nuovo campionario per la gamma di carte BIO TOP 3
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un nuovo campionario di un’originalità sorprendente è ora disponibile in Europa per la gamma BIO TOP 3 di Mondi, concepito tenendo conto delle esigenze delle industrie creative. Presente sul mercato da ben 28 anni e già noto al pubblico, il marchio BIO TOP 3 gode da tempo di una vasta fama di carta premium non patinata di colore bianco naturale, con un eccellente profilo ambientale. Il nuovo campionario, dal leitmotiv “Naturalmente” (by Nature), mette in risalto la qualità e la versatilità della gamma
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BIO TOP 3 evidenziandone al tempo stesso il suo fascino puro e genuino. “Non è una tonalità, è un atteggiamento”, recita il motto di BIO TOP 3, e c’è da dire che di carattere ne ha da vendere! Il campionario stampato in offset offre degli splendidi esempi di stampe a colori e di rilievo a secco in una sezione intitolata “Naturalmente ispirato”. Un’altra sezione cucita alla copertina del campionario e denominata “Naturalmente versatile” spiega in modo chiaro la versatilità delle applicazioni e i vantaggi di BIO TOP 3 in ambiti quali la comunicazione aziendale, la stampa di libri, il packaging e altri ancora. Jutta Wacht, Art Di-
rector dell’agenzia creativa austriaca Say Say Say, Inc. che ha progettato il campionario, ha così spiegato la dicotomia alla base dell’idea: “Ci siamo ispirati alla versatilità di BIO TOP 3 e alla sua tonalità naturale per dare vita a un campionario multidimensionale formato da una parte pratica, che mette in mostra la versatilità delle applicazioni in modo visivamente tangibile, e una parte emotiva, costituita da un volume illustrativo staccabile contenente i paesaggi più affascinanti della terra con le loro sublimi sfumature di colore che rendono omaggio alla tonalità naturale di BIO TOP 3”.
“La Mondi siamo noi”: un’azienda in touch every day Nel 2016 Mondi ha registrato entrate per 6,7 miliardi di euro. E’ un’impresa completamente integrata in tutta la catena di produzione degli imballaggi e della carta, dalla gestione delle foreste e la produzione di cellulosa, carta e compositi in plastica, allo sviluppo di soluzioni efficaci e innovative per
gli imballaggi di merci industriali e di beni di consumo. Lo sviluppo sostenibile è la chiave del suo business. Mondi promuove il senso di responsabilità verso l’ambiente, sia all’interno dell’azienda che fuori, creando materiali altamente sostenibili. Con oltre 100 prodotti utilizzabili per oltre 100.000
In sintonia con le esigenze dei designer e degli stampatori eco-consapevoli I designer professionisti, gli stampatori e gli editori alla ricerca di un aspetto genuino, naturale e sostenibile per i propri progetti troveranno ciò di cui hanno bisogno nella gamma BIO TOP 3. Mondi propone BIO TOP 3 “next” in formato folio e in bobine per i professionisti della stampa digitale, offset e della prestampa; BIO TOP 3 “high-speed inkjet” in bobine per applicazioni a getto d’inchiostro ad alta velocità in quadricromia con un trattamento superficiale speciale per inchiostro dye e pigmentato; BIO TOP 3 “extra” per tutte le esigenze di stampa degli uffici sostenibili; e le buste assortite BIO TOP 3. Il campionario è stato stampato in Austria da Holzhausen Druck GmbH. Hannes Fauland Jr., del servizio clienti di Holzhausen, è rimasto colpito dalla stampabilità della carta e dai risultati: “Il campionario della gamma BIO TOP 3 si è rivelato di una bellezza eccezionale. Abbiamo stampato in offset e devo dire che la carta è davvero straordinaria. Avevo lasciato una copia del campionario in una sala riunioni e un mio cliente abituale, dopo averlo sfogliato, ha deciso immediatamente di utilizzarlo per il suo prossimo libro”. Anche Luděk Lorenc, direttore tecnico della tipografia ceca PB tisk, è convinto dell’alta qualità di questo prodotto: “Abbiamo utilizzato BIO TOP
soluzioni su misura offre più di quanto non ci si aspetta. Marchi leader di tutto il mondo si affidano alle sue innovazioni in materia di tecnologie e di prodotti in tutta una serie di settori come quelli dell’agricoltura, alimenti e bevande, grafica e fotografia, industria automobilistica, industria edile,
prodotti per la casa e per l’igiene personale, prodotti per la cura degli animali domestici, prodotti sanitari e farmaceutici, sostanze chimiche e merci pericolose, spedizioni e trasporto, stampa da ufficio e professionale, trasformazione di carte e imballaggi, vendita al dettaglio ed e-commerce.
3 “next” per stampare il libro Kmeny poiché questa carta soddisfaceva in pieno le esigenze dell’editore. Rappresentava la scelta ideale per questo lavoro per via della sua tonalità naturale, dell’alto spessore e dell’alta scorrevolezza nella pressa. Sulla base della nostra buona esperienza con questa carta, abbiamo deciso di inserire BIO TOP 3 “next” nel nostro campionario di materiali per la stampa”.
Sostenibile. Ogni giorno. Oltre al suo peculiare colore bianco naturale e al suo alto spessore, BIO TOP 3 vanta un profilo ambientale ineccepibile destinato a fare breccia in chi cerca una comunicazione credibile e genuina. È sbiancata in totale assenza di cloro (TCF - Totally Chlorine Free) e realizzata senza sbiancanti ottici (OBA Optical Brightening Agents) al fine di conservare il suo colore bianco naturale e il piacevole effetto non patinato al tatto. La carta è prodotta esclusivamente nella cartiera Neusiedler di Mondi in Austria, dotata di certificazione ISO 14001, con materie prime certificate FSC. BIO TOP 3 fa parte della gamma Green Range di Mondi, è dotata dell’Ecolabel UE e di quello austriaco, ed è disponibile con un’opzione CO2 neutral. E’ una carta premium non patinata di colore bianco naturale, d’ispirazione naturale e che trasmette un atteggiamento naturale e sostenibile a tutto il materiale stampato per cui viene utilizzata.
Mondi Paper Sales Italia Via G. Fara, 35 20124 Milano (MI) Tel. +39 02 34538201 Fax +39 02 33103884 italy.ufp@mondigroup.com www.mondigroup.com
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strategie Specializzata nella finitura di pregio degli stampati, la veronese Faservice amplia la sua apertura al digitale e investe nella seconda Fujifilm Jet Press.
Tradizione nella nobilitazione e tecnologia digitale sono il segreto dell’esclusività di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
C
osa fa la differenza tra uno stampato aderente ai migliori standard e uno destinato a lasciare il segno? Il primo ha un ciclo di vita breve, che si esaurisce quando il prodotto ha assolto la sua funzione informativa. Il secondo ha una storia molto più lunga, legata spesso alle sensazioni, ai ricordi, alle aspettative che suscita in noi ogni volta che lo abbiamo tra le mani. A questo interrogativo Faservice, azienda attiva nella provincia veronese, cerca di rispondere con competenza e
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professionalità da oltre 50 anni. Specializzata nella nobilitazione di stampati e packaging di pregio, Faservice ha aperto alla stampa digitale nel 2013, acquistando la sua prima Fujifilm Jet Press 720. Un investimento che ha segnato un decisivo cambio d’immagine per l’azienda. Da un carnet di “servizi a catalogo”, per lo più a beneficio di prestigiose tipografie, si è passati a una visione progettuale più complessa. Faservice è oggi in grado di accompagnare il cliente dalla fase di elaborazione dell’idea fino a quella di realizzazione del prodotto, con un modello “chiavi in mano”.
A giugno di quest’anno è arrivata la seconda Jet Press 720S. Per festeggiare questo traguardo e convididere questo nuovo modello di business che le tecnologie digitali hanno incoraggiato, Faservice ha aperto le porte dell’azienda e e dei propri reparti di produzione a vecchi clienti e nuovi prospect. || In alto, il sample kit realizzato in occasione dell’evento “In viaggio con Faservice” e, a destra, il suo contenuto. Oltre ad alcuni esempi di stampa e nobilitazione, due mazzi di carte riportano un completo glossario del mondo delle arti grafiche.
strategie
intervista a Lisa Farinati AD di Faservice
“Con l’introduzione della prima Jet Press 720, Faservice ha subito una vera e propria metamorfosi aziendale.”
Nel 2013 siete stati i primi in Italia a credere in Jet Press. In che modo si è evoluto il vostro modello di business? Prima del 2013, lavoravamo prevalentemente con un cliente che copriva l’80% del fatturato aziendale. Con l’introduzione della prima Jet Press 720, nel 2013, Faservice ha subito una vera e propria metamorfosi. Dopo esserci dedicati per anni al “service”, oggi abbiamo ampliato l’offerta, instaurando un dialogo più articolato con i nostri clienti. Lo stampatore, che prima si rivolgeva a Faservice con l’obiettivo di esternalizzare una parte delle commesse, oggi trova in noi un interlocutore affidabile nella progettazione di stampati dal valore unico. Il nostro storico cliente continua ad incidere sul fatturato annuo, ma si sono aggiunti vecchi e nuovi prospect attratti dalle potenzialità applicative di Jet Press 720S. Quali argomenti hanno convinto la vostra clientela storica a esternalizzare presso di voi i loro volumi di stampa? I nostri clienti hanno capito che non volevamo competere, ma offrire loro la possibilità di delegare una parte delle commesse, mantenendo standard qualitativi
altissimi. Esternalizzando una parte dei propri volumi, i nostri clienti sono sicuri di ottenere risultati eccellenti, di qualità non inferiore all’offset, senza dover necessariamente acquistare una macchina digitale. Un investimento oneroso e, in alcuni casi, sovradimensionato rispetto alle dimensioni di una piccola azienda di stampa. A ciò si aggiunge la possibilità di nobilitare, che è il nostro core business storico e assicura ulteriore personalizzazione agli stampati. Quanto il digitale vi ha permesso di intercettare nuovi clienti? I nuovi prospect sono principalmente agenzie di comunicazione, grafici, designer alla ricerca di una soluzione che restituisca definizione alle immagini fotografiche. I principali settori di applicazione sono proprio quello del fashion e dell’arredamento, che richiedono un’elevata accuratezza dei dettagli. Un altro vantaggio offerto dal digitale è la ripetibilità nel tempo, che permette di ottenere stampe sempre uguali in cui l’uniformità cromatica o la stabilità della carta non sono influenzate da fattori ambientali fuori controllo.
A giugno avete installato la vostra seconda Jet Press 720S. Con che ritmi stanno crescendo le commesse? E quanto pesano sul fatturato? Al momento, l’incidenza della stampa digitale sul fatturato ha superato il 30%, senza contare le commesse che prevedono l’aggiunta di nobilitazioni. I ritmi produttivi sono in crescita costante. La seconda macchina, attualmente in fase di avviamento, sarà destinata alla cartotecnica, aprendo le porte a nuove possibilità applicative, per esempio, nell’ambito del packaging. Come giudicate le soluzioni digitali di finishing e nobilitazione attualmente sul mercato? Quello del finishing e della nobilitazione digitale è un mondo che teniamo costantemente monitorato. Un investimento in tal senso è ancora prematuro per noi, dal momento che la nostra clientela è ancora legata ai metodi di nobilitazione tradizionale. Del resto, le tecnologie digitali non sono ancora in grado di assicurare la stessa varietà di effetti. Non escludiamo, tuttavia, di introdurre soluzioni di questo tipo in futuro.
Partnership d’eccellenza Ad accoglierli nella sede di Faservice, giovedì 26 ottobre, gli ospiti hanno trovato un kit di benvenuto, pensato come un oggetto da collezione. Una valigetta di cartone, in puro stile expat, stampata con tecnologia Fujifilm su carta Fedrigoni. Un manifesto della strategia di Faservice, che per ottenere il massimo della qualità, si affida solo a partner d’eccellenza. Paolo Zerbi, amministratore delegato di Fujifilm e Enrico Moscardo, promoter Fedrigoni per le filiali di Verona e Bologna, sono intervenuti per illustrare i vantaggi dati dalla combinazione di tecnologie e supporti ad alto valore aggiunto. In apertura dell’evento, Luca Chiavegato, specialista di digital printing, ha smontato i pregiudizi che, fino a qualche anno fa, aleggiavano intorno alla stampa digitale. Chiavegato ha spiegato come l’avvento di una tecnologia innovativa come Fujifilm Jet Press
|| Lisa Farinati spiega i tratti di unicità della stampante digitale Jet Press 720S ai visitatori intervenuti all’evento “In viaggio con Faservice”
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strategie
|| A sinistra, la Jet Press 720S dedicata alla stampa commerciale. A destra, l’interno della stampante con le quattro barre single pass di teste SAMBA in posizione arretrata.
Prestazioni da offset e qualità fotografica per Fujifilm Jet Press 720S Flessibilità e alta produttività sono i punti di forza di Jet Press 720S, la stampante inkjet B2 di Fujifilm, progettata per il settore della stampa commerciale. Uno dei vantaggi operativi è il formato 50x70, con alimentazione sul lato da 70 cm come sulle macchine offset. Ciò consente ai tipografi di integrare la stampante all’interno dei propri reparti senza adottare
ulteriori accorgimenti nella gestione dei bancali. Il mettifoglio è dotato di un sistema che assegna a ciascun foglio un codice a barre durante la stampa del primo lato. Al successivo ingresso in macchina, per la stampa del secondo lato, un sensore legge il codice a barre assegnato per garantire una perfetta corrispondenza tra fronte e retro. La qualità di stampa è assicurata dalle quattro
abbia risolto molte criticità del passato, riducendo il gap tra offset e digitale. Il sistema di pretrattamento in linea, per esempio, abilita la stampa su supporti differenti, riducendo l’impatto delle variabili termiche e ambientali sulla carta. Gli inchiostri a base acqua, oltre ad essere ecologici, assicurano prestazioni migliori in combinazione con diversi tipi di finitura. La giornata è proseguita con un tour all’interno del reparto di stampa e nobilitazione di Faservice. In compagna dei titolari, gli ospiti hanno potuto conoscere dall’interno un’azienda che ha fatto di un servizio quasi sartoriale il proprio marchio di fabbrica.
barre, ciascuna contenente 17 teste Dimatix SAMBA, con risoluzione nativa di 1.200 dpi. La tecnologia VersaDrop assicura fino a quattro livelli di greyscale. La dimensione di goccia minima di 2 pl garantisce un’elevata definizione dei dettagli (testi fino a 2 pt). Gli inchiosti base acqua proprietari VIVIDIA garantiscono un’asciugatura rapida che incrementa l’uptime della
il desiderio di differenziare ulteriormente i servizi. Faservice decide di orientarsi verso la stampa digitale. Nel 2013 viene acquistata la prima Fujifilm Jet Press 720, subito aggiornata al modello S nel 2014. La macchina, che gestisce supporti fino a 350-400 g/m2, viene
macchina. Il primer RCP (Rapid Coagulation Primer) abilita la stampa su un’ampia gamma di supporti, incluse carte offset. La produttività di Jet Press 720S è di 2.700 fogli l’ora. Il sensore in linea ILS, infine, verifica ogni foglio e permette di intervenire rapidamente, per esempio nella correzione automatica di eventuali errori provocati dall’occlusione di alcuni ugelli.
destinata alla stampa commerciale. Nasce un modello di business più creativo, attento a interpretare le richieste dei clienti, suggerire alternative. Faservice non è più un mero esecutore di ordini, ma un interlocutore attivo per i propri clienti. A giugno 2017 arriva una
Cinquant’anni d’esperienza L’azienda di Renzo Farinati nasce nel 1966 come fotolito a S. Martino Buon Albergo (VR), e nel 1996 cambia nome in Faservice. A metà dei primi anni Duemila, Farinati decide di rivoluzionare il core business della sua attività, dedicandosi alle finiture di pregio. Dopo anni di perfezionamento nella nobilitazione, nasce
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|| Alcune stampe di prova realizzate con Fujifilm Jet Press 720S e l’interfaccia grafica per controllare la macchina
strategie seconda Jet Press 720S, destinata al settore della cartotecnica. Il vacuum potenziato consente di alimentare supporti fino a 600 g/m2, rendendo possibili lavorazioni su materiali complessi come il cartone teso. Oggi Renzo gestisce l’azienda insieme ai due figli: Lisa Farinati, direttore amministrativo e Massimo Farinati, direttore di produzione. La customer base di Faservice si compone di due categorie principali. Da un lato le tipografie tradizionali, che preferiscono affidare i propri volumi di produzione a una realtà strutturata, dotata di tecnologie industriali e di un adeguato backup. Dall’altro agenzie creative alla ricerca di un’estrema personalizzazione del prodotto, che spesso non possiedono i mezzi e le competenze necessarie per seguire l’elaborazione di un progetto di stampa.
L’importanza delle nobilitazioni Le nuove tecnologie digitali si sono affiancate a quello che era un business già consolidato: le finiture di pregio. Il vantaggio delle nobilitazioni è offrire all’utente un’esperienza visiva e “tattile” superiore quando maneggia uno stampato. Tra i servizi offerti da Faservice annoveriamo: plastificazione dry (olografica, antigraffio, soft touch), verniciatura UV litografica, stampa serigrafica (alti spessori, vernice ruvida, profumata, perlata), rilievo a secco, stampa a caldo. L’azienda vanta inoltre l’invenzione della macchina per la verniciatura trilaterale dei libri. La possibilità di mixare e sovrapporre effetti differenti rappresenta il vero valore aggiunto offerto da un reparto così articolato.
|| La macchina da stampa serigrafica Sakurai Maestro, con forno UV in linea, è uno dei cavalli di battaglia dell’operatività quotidiana di Faservice
Un rapporto “one to one” Faservice ama definire il proprio approccio alla clientela “one to one”. Esso consiste nel discutere a monte l’idea del cliente per essere certi di interpretarla in maniera corretta, prima ancora di avviare le operazioni di stampa. È prevista la possibilità di realizzare mock up e prove di stampa utilizzando supporti e finiture differenti. Ciò consente al cliente di valutare l’opzione migliore, ma anche scoprire possibilità che non aveva considerato. L’intero ciclo produttivo viene controllato in ogni suo dettaglio e il cliente può contare su una consulenza personalizzata anche in fase di post-vendita. L’utente che sceglie Faservice
lo fa consapevole di affidarsi a un servizio che, oltre a utilizzare tecnologie di ultima generazione e supporti di qualità, investe il proprio tempo nel costruire un rapporto privilegiato con il singolo. Per garantire la massima efficienza, Faservice ha cercato di centralizzare il più possibile i propri servizi. All’interno del reparto stampa sono presenti, infatti, anche una taglierina a ghigliottina e una macchina per la produzione di cliché. Queste consentono di rispondere prontamente a richieste particolari o improvvise, evitando di attendere i tempi di consegna che l’esternalizzazione di alcuni servizi richiederebbe. Aggiornamento costante e dialogo con il cliente rendono Faservice un partner affidabile, alla costante ricerca di nuovi traguardi da superare.
|| Una panoramica del reparto stampa digitale di Faservice.
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tecnologie Dalla ricerca e sviluppo congiunta di Engico e Sensient nasce il primo sistema di stampa inkjet 100% waterbased per la cartotecnica
H2O: l’ingrediente che cambierà la stampa inkjet su cartone ondulato
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uovi design, nuove caratteristiche funzionali e quantitativi sempre più bassi: questi gli imperativi categorici in tutte le aree del packaging. La necessità di influenzare i comportamenti d’acquisto dei consumatori e la mass customization incoraggiano una progettazione e produzione di imballaggi sempre più “campaign-based”, in cui sono brand owner e retailer a guidare l’innovazione. Aumentano di conseguenza le pressioni sulla supply chain, dove cresce l’importanza dell’ascolto costante e reciproco tra tutti i protagonisti. Inclusi i designer, che sono chiamati a utilizzare tutti gli strumenti resi disponibili dalle tecnologie. In quest’ottica assumono un’importanza vitale le fasi di prototipazione e testing del prodotto, che precedono la produzione finale. Oggi il packaging abbina sempre più una funzione comunicativa ed emozionale alla sua tradizionale
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funzione protettiva e di tracking: sempre più gli imballaggi, anche quelli secondari o terziari, sono chiamati a promuovere il prodotto o il brand, e sono realizzati in differenti versioni, varianti cromatiche e linguistiche. Gli studi realizzati da organizzazioni come InfoTrends e Smithers Pira, presentati durante fiere e seminari di settore, indicano come le commesse di packaging siano sempre più frammentate. E quanto i brand-owner siano disposti a investire budget più elevati pur di ottenere approvvigionamenti scaglionati in piccoli lotti, differenti varianti del proprio packaging e l’inserimento di dati variabili. Ma anche – inaspettatamente – per avere un prodotto realizzato con materiali e tecniche eco-sostenibili. || In alto, Engico Aqua 250 configurata con tavola di uscita fissa impegnata nella produzione di sample su cartone ondulato avana non pretrattato
tecnologie L’efficacia nel retail è il driver dell’inkjet A livello globale il segmento del packaging più rilevante resta quello alimentare, seguito da healthcare, beverage e industria. Un business in cui il cartone ondulato gioca un ruolo predominante, con fatturati di svariate decine di miliardi di euro solo in Europa, Medio Oriente e Africa, in lenta ma costante crescita. Una crescita che – sempre stando alle ricerche di mercato – vedrà un’autentica impennata dell’ondulato stampato in inkjet, con volumi quasi triplicati nei prossimi 4-5 anni. Tra i principali driver di questa rivoluzione ci sono le nuove dinamiche dell’ecommerce – il fenomeno Amazon in testa – e le crescenti esigenze dei retailer, che chiedono packaging e materiali POP sempre più appealing, prodotti just-in-time, intelligenti e capaci di influenzare e guidare il consumatore nei suoi acquisti.
Oltre il compromesso dell’UV-curable Parlando di stampa del packaging, un tema chiave è quello delle chimiche di inchiostro e del loro impatto sul prodotto finito. Molte delle stampanti inkjet sinora introdotte nel segmento cartotecnico sono derivate da modelli già in uso nella grafica, di cui mutuano la struttura base, il sistema di trasporto del materiale e – appunto – un engine di stampa basato su inchiostri UV-curable, capaci di aderire a molteplici materiali e per questo considerati un buon compromesso anche sul cartone. Forte di una relazione pluridecennale con i più grandi gruppi internazionali dell’ondulato, cartotecniche, scatolifici e produttori di materiali POP – inclusi gli esigenti operatori del Nord America – Engico ha raccolto centinaia feedback che l’hanno indotta a perseguire una via differente per formulare la propria offerta digitale. “Se i converter ci hanno chiesto l’acqua, abbiamo capito di dover essere meno passivi – spiega Daniele Mazzola, R&D & Sales Engineer di Engico – Vedere altri costruttori lavorare sul waterbased senza i risultati sperati ci ha spaventati, ma abbiamo accettato la sfida. Non avremmo mai pensato che il cartone fosse ostico nei confronti di un colorante inkjet waterbased”. Una criticità che Engico ha inizialmente affrontato tramite la stesura di un primer, che si è rivelato efficace sul fronte dell’adesione e della qualità, ma sul lungo termine ha mostrato i suoi limiti. “Nelle prime fasi del progetto Aqua abbiamo parlato con
|| La versatilità di carico e scarico di Aqua 250, anche se configurata con mettifoglio e impilatore, consente di produrre prove di stampa e singoli prototipi “on the fly”, pronti da tagliare e presentare al brand-owner
alcuni grandi gruppi dell’ondulato e colto una certa apprensione: il primer rischia di avere un impatto negativo sulle teste di stampa e di innescare ulteriori variabili a livello di costi, manutenzione e perdita di flessibilità. Questo ci ha stimolati a proseguire nello sviluppo di una chimica primerless, in grado di soddisfare appieno l’applicazione” continua Mazzola.
Flexo, offset + inkjet: un binomio possibile? Teorizzata dai sostenitori del digitale e osteggiata dai più tradizionalisti, la coesistenza tra la flexo e l’offset tradizionale e la stampa digitale è oggi una via segnata. Ma deve tenere conto delle oggettive differenze di mentalità di due mondi che, specie nel segmento dell’ondulato, iniziano a malapena a conoscersi. I motivi per cui un professionista dell’ondulato oggi non sostituirebbe tout-court la propria linea flexo sono innumerevoli e vedono al primo posto la scarsa preparazione e predisposizione informatica di questi operatori, la diversa cultura dei processi di prestampa, gestione del workflow, avviamento e stampa delle commesse. Ma anche l’assenza, sulla maggior parte delle stampanti inkjet, di feature considerate essenziali, come trasporti aspirati e unità di asciugatura efficaci.
Scanning o single-pass? Quasi tutti i settori industriali dove immagine e decorazione giocano un ruolo chiave – dall’etichetta al tessile, dalla ceramica al legno – stanno manifestando un interesse crescente e livelli di adozione più o meno spinti per la tecnologia inkjet, che in alcuni casi è arrivata a rimpiazzare intere linee analogiche grazie a configurazioni single-pass su scala industriale. Soluzioni iper-produttive, ma giovani ed estremamente costose, che scatenano tra gli operatori immancabili dibattiti sul rapporto tra investimento iniziale, costi operativi, qualità attesa ed effettiva capacità di gestire carichi di lavoro piccoli, medi e grandi. Anche il cartone ondulato – ne abbiamo avuto prova durante i recenti CCE e Interpack – non è indifferente a queste tematiche, ma con i necessari distinguo. “Oggi se non parli di single-pass sei retrogrado, ma pochi finora si sono sbilanciati o mossi concretamente in quella direzione. – afferma Mazzola – Alcuni costruttori hanno fatto un primo passo, questo è vero, ma gli operatori ci dicono che il single-pass avrà senso quando potrà gestire in modo efficace ed economico i volumi di stampa necessari ad alimentare un case maker, non i 500 o i 1.000 pezzi. Inoltre, introdurre una linea inkjet single-pass
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|| Tutti i parametri operativi del sistema sono accessibili tramite comodi pannelli touch a bordo macchina
in molte delle aziende del nostro settore non sarebbe solo un cambio di tecnologia, ma una rivoluzione generazionale che ne imporrebbe la ristrutturazione”. Maturata questa convinzione, Engico ha scelto di iniziare il proprio sviluppo su una piattaforma di stampa inkjet scanning e di farla crescere in qualità, produttività e flessibilità. Una delle sfide da affrontare è poi la varietà dei formati delle unità flexo installate presso gli scatolifici, che vanno dai 2.800 ai 3.200 mm, fino ai 4.100 mm e oltre per la produzione di scatole americane, imballaggi secondari, espositori e scatole per spedizioni, compresi i molteplici formati necessari ai nuovi retailer che operano nell’e-commerce. Con i suoi 2.500 mm di larghezza utile per una lunghezza virtualmente infinita, Aqua 250 si è così trasformata in una piattaforma digitale valida sia per le realtà medio/piccole che per i gruppi più grandi – quelli equipaggiati con ondulatori – che possono così introdurre un sistema di prototipazione rapido digitale efficace. In entrambi casi il target primario è quello degli operatori più innovativi, con una grande attenzione per la qualità, che puntano sul servizio e sul network.
impossibile – spiega Edri Baggi, Business Development Manager di Sensient Imaging Technologies – A fare la differenza è una chimica sotto brevetto caratterizzata da un’ottima bagnabilità anche su superfici con bassa tensione superficiale, come carta e cartone. Mettere a punto una simile chimica, garantendo al tempo stesso un’ottima stampabilità e gettabilità con teste inkjet non è stato semplice, ma è una sfida che abbiamo accettato e vinto”. Parlando di sfide, i professionisti del packaging conoscono l’attitudine
del cartone a deformarsi, generando ondulazioni e inarcamenti se sottoposto ad elevate fonti di calore. Per ovviare a questa criticità la formulazione dei nuovi Aqua Inks prevede un cross linking a bassa temperatura. “Se non fosse stato per Engico non avremmo mai fatto ricerca in questo settore e su questo materiale, che ci ha consentito di mettere a frutto esperienze maturate con altre chimiche che già ci erano note” svela Edri Baggi. Rispetto alla prima versione, i nuovi Aqua Inks garantiscono poi marcati miglioramenti in termini di concentrazione di pigmento, affidabilità, comportamento al livello degli ugelli, latenza e tempo di asciugatura, rendendo l’intero sistema estremamente affidabile. “Stampando su carte kraft ad alto contenuto di fibra riciclata, per loro natura molto assorbenti, avevamo una resa cromatica scarsa – spiega Mazzola – mentre oggi con gli Aqua Inks 2.0 abbiamo risultati eccellenti”. Gli Aqua Inks sono inchiostri a base acqua senza classificazione di rischio che aderiscono già alle Nestlé Guidance Notes On Packaging Inks. Ma Engico sta già lavorando attivamente per aderire ai più diffusi standard di certificazione. La partnership industriale con Sensient garantisce inoltre a Engico e ai suoi clienti la possibilità di avviare progetti specifici in settori regolamentati. Sia la ricerca e sviluppo che la produzione degli Aqua Inks sono effettuate interamente nelle sedi produttive Sensient Imaging Technologies di Morges (Svizzera) e St Louis (Missouri, USA).
Engico inks 2.0: il base acqua primerless progettato per il corrugated La formulazione dei nuovi Aqua Inks, prodotti dalla multinazionale Sensient e messi a punto in collaborazione con Engico, è uno dei capisaldi dell’innovazione di Aqua 250. “È tanto semplice da apparire
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|| Aqua 250 è concepita per essere installata e utilizzata in reparti cartotecnici e scatolifici, la cui atmosfera è spesso ricca di polveri. Per questo l’engine di stampa è racchiuso in una camera isolata e condizionata
tecnologie Stampe brillanti e un gamut più ampio per ridurre l’uso dei colori spot Uno dei più grandi traguardi raggiunti con la nuova versione di Aqua 250 e i nuovi Aqua Inks è la straordinaria coprenza, brillantezza, alta resistenza all’abrasione, nessuna esigenza di sovrastampa e rapida asciugatura dell’immagine sul cartone patinato, un supporto che notoriamente crea problemi di galleggiamento dell’inchiostro. L’ulteriore plus è che tinte piatte, immagini fotografiche e testi si presentano lucidi sul patinato lucido e opachi sul patinato opaco, allineando così il risultato a quello della flexo e dell’offset, senza utilizzare vernici UV dall’odore sgradevole. Rivolgendosi all’esigente pubblico del packaging Engico e Sensient hanno posto grande attenzione al gamut cromatico degli Aqua Inks, che già con la semplice quadricromia risulta straordinariamente esteso anche nelle aree critiche degli arancioni, dei marroni e dei verdi acidi. “Anche su tinte istituzionali considerate critiche, finora non abbiamo avuto necessità di colori aggiuntivi e abbiamo fondi pieni consistenti” spiega Mazzola. Tali risultati sono resi possibili dalla ricerca e sviluppo di Engico e dei suoi partner nell’ambito dello studio del colore, nella costruzione di una corretta dimensione di goccia e nella realizzazione di profili ICC ad-hoc. In caso di cromie estreme o fuori gamut, grazie alla stretta collaborazione con Sensient è inoltre possibile realizzare colori spot personalizzati.
Cartone stampato e già asciutto, pronto per il converting Una delle problematiche comuni alle tecnologie inkjet a base acqua è l’asciugatura, specie a fronte di elevate produttività orarie. Non è infatti casuale la presenza, nella quasi totalità delle macchine da stampa waterbased, di forni e gruppi di asciugatura in linea di elevata potenza. Anche in questo caso Engico si è posta un obiettivo ambizioso: ottenere il cartone asciutto e l’immagine fissata in modo irreversibile già in uscita dalla stampante. Senza però applicare grandi quantità di calore, che possono compromettere la planarità e la stabilità dimensionale del materiale. Il design di Aqua 250, unito all’esclusiva chimica degli Aqua Inks garantisce eccellente solidità del colore e assenza di sfregamento sul foglio, sia durante il trasporto che in fase di stacking. Questo si traduce nella possibilità di inviare immediatamente i fogli stampati a una fustellatrice piana o ad plotter da taglio
|| In alto, il sistema di asciugatura si attiva esclusivamente sull’effettiva larghezza del foglio di cartone stampato. Qui sopra, gli inchiostri waterbased Aqua Inks sono contenuti in pratiche “bag-in-box” collassabili da 5 litri, sostituibili dall’operatore senza interrompere la stampa
e cordonatura digitale. “Grazie all’elasticità degli Aqua Inks, i risultati in cordonatura e piega sono straordinari, anche su scatole ed espositori con grafiche e fondini a copertura piena” spiega Mazzola.
Verso la smart factory integrata, ecologica e automatizzata Forte di un’esperienza pluridecennale nella progettazione di linee industriali per la stampa e il converting del cartone, Engico ha progettato Aqua 250 come un sistema intelli-
gente e pronto per l’integrazione in qualsiasi flusso produttivo. Anzitutto la stampante è integrata con i più diffusi software di stampa e workflow management – anzitutto Caldera e Onyx – è dotata di profilatore e spettrofotometro ed è pienamente compatibile con motori di gestione colore indipendenti, come GMG Color Server, in uso presso le aziende cartotecniche più esigenti. La versatilità è massima: Aqua 250 ha un tempo di setup di circa 30 secondi, che la rende ideale sia per il proofing che per la produzione. Al mettifoglio ad alta pila si affianca infatti un sistema di introduzione manuale, che in assenza di primer consente all’operatore di alimentare
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tecnologie singoli fogli di cartone in qualsiasi momento, ottenendo in pochi istanti un campione in tutto e per tutto comparabile alla produzione definitiva. Anche i consumi energetici sono stati ridotti al minimo: a fronte di una potenza nominale installata di 60 kW/h, il gruppo di asciugatura utilizza solo l’energia strettamente necessaria allo specifico file e alla dimensione del cartone alimentato. Questo significa che per una commessa composta da fogli di dimensioni medio/piccole è possibile non andare mai oltre i 15 kW/h di assorbimento medio. Stessa filosofia per l’aspirazione del trasporto carta, brevettato e compartimentato in modo dinamico: una volta impostate le dimensioni e lo spessore del foglio, la macchina effettua un controllo e avvia il setup, ottimizzando l’efficienza e l’assorbimento energetico della pompa. La perfetta tenuta del registro e uno stacking impeccabile sono garantiti dai sistemi di allineamento meccanici e dall’impilatore automatico con pinza e squadra, che consente di inviare una pila di fogli stampati con Aqua 250 a qualsiasi autoplatina. Un sistema di slitting regolabile integrato consente poi di sfruttare l’ampio formato carta, ottenendo
per esempio fogli 1600 x 1200 mm in uscita partendo da un formato 2400 x 1600 mm. L’esperienza di Engico nell’integrazione consente poi, su richiesta del cliente, di implementare una gestione completamente automatizzata delle materie prime, dei semilavorati e degli scarti a monte e a valle della stampante. Unitamente alla gestione completamente automatica del magazzino con metodo FIFO, Engico fornisce anche tutto l’hardware necessario per la creazione e la lettura dei barcode.
Un modello economico sostenibile Se la stampa digitale è vissuta da molti operatori della flexo e dell’offset come una variabile difficilmente controllabile – non ultimo sul piano dei costi – Engico ha profuso ogni sforzo per renderla prevedibile e redditizia. A partire dall’approvvigionamento degli Aqua Inks, che sono forniti in Eco-Bags autocollassanti da 5 kg con innesto rapido, che alimentano i capienti serbatoi da 5 litri per colore. Questo circuito di ink supply ga-
rantisce ad Aqua una grande autonomia nei cicli di produzione ininterrotta 24/7, ed è ulteriormente assistito da un sistema di segnalazione automatico che si attiva quando l’inchiostro scende sotto gli 1,5 litri. Il costo di produzione medio si attesta sugli 0,4 €/m2 con immagini ad altissima risoluzione e copertura piena full-colour su folding carton, che scendono a pochi €cent per semplici scritte e loghi. Un risultato reso possibile dall’elevata pigmentazione degli Aqua Inks e dall’ottimizzazione dell’ink limit. Anche i costi di gestione sono ridotti al minimo, grazie alla robustezza costruttiva e al sistema di capping automatico, il cui unico consumabile è acqua pura. Un sistema integrato di teleassistenza e segnalazione remota con sim GSM, unita ad un impianto UPS per lo spegnimento in caso di anomalie elettriche, consente il monitoraggio dell’attrezzatura e la programmazione di eventuali manutenzioni preventive, riducendo i rischi di fermo macchina. Questo approccio progettuale e costruttivo lascia piena libertà agli utilizzatori di Aqua 250, al di fuori del biennio di garanzia, di sottoscrivere oppure no un contratto di manutenzione.
|| Il team di sviluppo di Engico dedicato al progetto Aqua 250, coordinato da Daniele Mazzola, è composto da giovani tecnici esperti in hardware, elettronica e software
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tecnologie L’italiana MC System ha messo a punto un sistema per abilitare normali engine a toner CMYK alla stampa di bianco, vernice, oro, argento, tinte spot e molto altro
L’engineering di Xerox e una grande idea per stampare e nobilitare da veri tipografi
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bituati ad associare l’innovazione nel nostro settore a una manciata di multinazionali o a qualche newco israeliana strafinanziata, riesce difficile pensare che tra le meravigliose colline dell’Umbria, tra borghi medievali e foreste, si stiano scrivendo pagine di tecnologia destinate a lasciare un
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segno nel business di migliaia di piccoli stampatori. Quella di MC System è una storia semplice, eppure straordinaria. Una storia di ricerca e sviluppo, prototipazione eseguita con metodi empirici e infine dell’incoronazione di un successo avvenuta nientemeno che a drupa 2016 sullo stand dell’onnipotente Xerox. La magia di Bianco Digitale – questo il brand scelto dai soci di MC System – nasce dall’intuizione
che il toner potesse andare oltre le sue applicazioni di mainstream. Non su una macchina da mezzo milione di euro, ma su un engine accessibile e già disponibile commercialmente. Edoardo Fronduti e Enzo Lepri sono i due imprenditori che hanno condiviso non solo le quote di maggioranza di una società di rivendita di tecnologia, ma una visione per il manufacturing. E i tre figli – Paolo, Gaetana e
Lorenzo – che come i loro padri amano la stampa, oggi pongono ogni sforzo per aggiungere valore a questo straordinario settore.
Un brevetto con dietro una grande idea L’intuizione di MC System è inizialmente quella di associare una tecnologia di toner bianco preesistente ad un engine di
tecnologie
intervista a Enzo Lepri Co-titolare di MC System
“Invitiamo i piccoli tipografi a uscire dalla logica dei volumi a tutti i costi. A riappropriarsi della loro professione e a smarcarsi dal confronto impossibile con gli stampatori online.”
Quale scintilla ha fatto accendere Bianco Digitale? Oltre che da 30 anni di attività e da un’attenta osservazione del nostro mercato, tutto nasce dalla relazione con un produttore di toner bianco. Una multinazionale, che ha chiamato cinquantina di aziende in tutto il mondo a testare il prodotto per trovare nuove applicazioni. Una sfida complessa per un’azienda come la nostra, che tuttavia ci ha stimolati ad aprire un confronto serrato con tipografi, serigrafi e operatori della comunicazione. Cosa ne è emerso? Che la potenzialità era enorme, ma noi non eravamo in grado di costruire una macchina da zero. Sono state la profonda conoscenza del prodotto Xerox, una tradizione di assistenza tecnica e le competenze ingegneristiche ed elettroniche di Lorenzo Lepri farci svoltare. Abbiamo identificato in 7800 e poi in C60 le piattaforme ideali su cui fare sviluppo e avviato un processo di reverse engineering. Un po’ come prendere una macchina che va a metano e farla andare a benzina.
|| Qui sopra, Paolo Fronduti, Marketing Manager di MC System mostra l’interfaccia del software DEV Studio studiato appositamente per Bianco Digitale. Nella pagina accanto, a sx Lorenzo Lepri, Enzo Lepri e Paolo Fronduti di MC System, a dx, il kit di toner “Special” installato su Xerox Colour C60.
stampa laser entry level. Dai primi tentativi e dal successivo perfezionamento nasce un brevetto, che riguarda un meccanismo di aggancio e sgancio rapido costruito modificando fisicamente la stampante. Questo prevede nuova componentitstica e la modifica di quella esistente, così che l’operatività sia semplice e ultrarapida. Ne nasce un modulo “plug & play” che consente di sostituire i toner CMYK con quelli speciali
a macchina accesa, senza riavviamenti e cicli di pulizia. A latere MC System progetta e costruisce tool aggiuntivi, come lo Smart Table che supporta l’operatore nella sostituzione e alloggia ordinatamente i moduli extra. Così una stampante CMYK da poche decine di migliaia di euro si trasforma in un potente sistema di stampa e nobilitazione da 8, 12 e più colori capace di decorare con bianchi e altri toner copren-
Detto così sembra facile… Non lo è affatto, specie se sei piccolo e sviluppi tutto con risorse interne. Eppure, avvalendoci anche di fornitori del territorio per prototipazione e carpenteria, siamo riusciti a lanciare la prima generazione di macchina e toner funzionanti a drupa 2016: quella è stata la svolta. A un anno e mezzo di distanza a che punto siete? Il processo ottimizzazione su C60 è ancora in corso: più cresce il business, più facciamo crescere il prodotto. A ottobre, per esempio, abbiamo introdotto un cassetto bypass con soffiatore per separare i fogli sulle grammature più elevate: un’esigenza reale quando si lavora con carte gommate e grammature fino a 450 g/m2. Sempre per questo tipo di supporti abbiamo poi ingegnerizzato un fusore alternativo dotato di decurling, che l’operatore può sostituire in autonomia in pochi secondi. Non sono rivoluzioni, ma piccole innovazioni che fanno un’enorme differenza nell’operatività dei professionisti della stampa. Quella tra MC System e Xerox è una vera simbiosi... Lavoriamo con Xerox da tre decenni, facciamo assistenza e conosciamo i plus della tecnologia e le problematiche dei clienti. Che, puntualmente, stiamo risolvendo una per una. Quella di Xerox è stata una scelta ovvia, dettata anche da un posizionamento prezzo/ prestazioni vincente sia sulla serie 7800 che su C60, entrambe nate come motori CMYK. Diciamo che ti anche carte scure e supporti speciali. Ovviamente stampabili 4 per volta, tanti quanti sono gli slot presenti in macchina.
Mille combinazioni possibili In poco più di un anno dal lancio MC System ha rilasciato ben quattro diverse combinazioni di toner, che si aggiungono alla
su una macchina già eccellente abbiamo migliorato tutto ciò che poteva renderla più flessibile. Andiamo per gradi: come è avvenuta l’evoluzione della vostra offerta? Siamo partiti con il transfer e la prima evoluzione significativa è stata l’introduzione del bianco come base per la tricromia. Da lì è nata l’idea di sviluppare una modifica, su cui pende un brevetto, che consente di intercambiare il blocco stampa, sostituendo la slitta dei fotoricettori e i dispenser del toner. Stabilizzato il bianco abbiamo iniziato a lavorare sulle tinte speciali, introducendo oro, argento, bianco fluo e trasparente. A meno di un anno dal lancio commerciale abbiamo già quattro soluzioni diverse, che verranno implementate con altre nuove. Qual è il valore aggiunto per lo stampatore? Invitiamo i piccoli tipografi a uscire dalla logica dei volumi a tutti i costi. A riappropriarsi della loro professione e a smarcarsi dal confronto impossibile con gli stampatori online. Sia la serie 7800 che C60, che in futuro Versant, aprono gli scenari di stampa e nobilitazione a una grande platea di stampatori, con investimenti più bassi. Inoltre abbiamo badato alla salvaguardia dell’investimento: un sistema come questo è scalabile e cresce con te: se cambiano le tue esigenze puoi sempre adattare il motore di stampa a una nuova lavorazione, ampliando ai colori speciali o tornando al CMYK. quadricromia standard. Il kit “Special”, dedicato alla nobilitazione, include bianco, oro, argento e clear, mentre il kit “Metallic” abbina l’argento (neutro) con cyan, magenta e giallo, così da poter stampare qualsiasi tinta metallizzata. Stesso discorso per il “Gold”, che appunto abbina l’oro alla tricromia. Più inusuale il kit “Fluo”, dove a un normale nero è abbinata una tricromia fluorescente. La possibilità di alimentare supporti
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|| 1) MC System ha sviluppato un’esclusiva slitta estraibile con gli alloggiamenti dei 4 toner CMYK o delle tinte speciali, in base alle preferenze del cliente. L’estrazione e lo sgancio della slitta, non prevista nelle versioni standard di C60, richiede pochi secondi. 2) Smart Table è un mobile su ruote disegnato ad-hoc da MC System e progettato per facilitare il lavoro dell’operatore nella fase di sostituzione dei colori, oltre che per alloggiare le slitte aggiuntive (fino a tre). 3 e 4) Il ripristino della maschera frontale degli alloggiamenti toner e degli stessi serbatoi è l’ultimo passaggio prima di ripartire con la produzione. Tutte le operazioni vengono eseguite a stampante accesa.
fino a 450 g/m2 e supporti accoppiati consente di estendere l’uso della tecnologia ad applicazioni serigrafiche e packaging.
Lo stato dell’arte e le nuove prospettive
MC System srl Via Dei Carrai, 13 06019 Umbertide - PG Tel. +39 075 9412998 Fax +39 075 9417867 info@mcsystemweb.com www.mcsystemweb.com
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MC System ha rilasciato la terza generazione di toner bianco, ottimizzandolo progressivamente per una fusione a temperature sempre più basse. Nel primo trimestre del 2018 l’azienda si prepara poi ad estendere le possibilità applicative alla più produttiva Versant 80, a partire dal bianco ad alta coprenza. Questo è ormai disponibile su tutti i modelli nella sola versione fluorescente, che offre il meglio per le applicazioni standard di packaging e decorazione, ma garantisce a tutti gli utilizzatori il plus della fluorescenza come applicazione di sicurezza. Ma un engine Xerox approntato da MC System può anche trasformarsi nell’ideale sistema di nobilitazione abbinato alle stampanti di altri vendor: grazie alla bassa temperatura di fusione, questo può sovrastampare fogli stampati con
altre macchine senza rischio di rifusione del toner. Tra le novità previste per il Q1 2018 anche i toner fosforescenti e quelli Pantone, che porteranno il numero di kit speciali a quota 7 o 8.
Verso il wide format Sebbene per la stampa a foglio MC System abbia scelto di associare la propria innovazione al brand Xerox, non mancano gli sviluppi sul fronte del wide format. La partnership con KIP consentirà a breve di poter introdurre sulle iperproduttive stampanti a toner di grande formato i kit per la stampa di bianco fluorescente, colori fluo e altri effetti speciali. Questa volta le applicazioni potenziali sono quelle dell’interior design e della comunicazione visiva evoluta, spingendosi alla realizzazione di stampe con olografia ed effetti 3D, enfatizzati dalle diverse lunghezze d’onda dei colori utilizzati. Altrettanto straordinaria è la possibilità di stampare il bianco su bobine di supporti neri o scuri, ad altissime velocità e con investimenti molto più bassi rispetto all’inkjet UV-
curable. Sul fronte dei supporti e della veicolazione della tecnologia su canali a valore aggiunto, MC System ha recentemente siglato una partnership commerciale con Polyedra, che potrà commercializzare l’intera gamma di soluzioni Bianco Digitale.
La sfida del software Quella di realizzare con facilità e senza risorse umane iperqualificate anche i progetti più complessi è la sfida di ogni stampatore. Per questo MC System ha abbinato alla sua piattaforma un software di stampa dedicato, sviluppato dalla software house italiana DEV Studio. Una soluzione intuitiva ed economica, compatibile con PC e Mac e installabile sulla workstation del cliente. A questa soluzione si affiancherà presto una versione di EFI Fiery dedicata alle piattaforme di casa MC System. Per chi già possiede un Fiery “standard” abbinato al motore Xerox prescelto (sia embedded che esterno) sarà possibile effettuare un upgrade software che abiliterà tutte le funzionalità di Bianco Digitale.
strategie Prima in Italia ad acquistare una Durst Rhotex 5 metri, ABS Group punta sull’innovazione tecnologica e inventa un nuovo modo di concepire l’allestimento
Allestimenti e POP: inizia dal tessuto la “seconda rivoluzione digitale”
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’eccellenza è uno stato mentale, che si sostanzia in una spinta costante verso l’innovazione e il perfezionamento. Una filosofia che la trevigiana ABS Group ha fatto decisamente propria, aggiudicandosi a pieno titolo il primato italiano nell’ambito del soft signage. L’azienda, infatti, è la prima in Italia ad aver installato una Durst 5 metri per stampa sublimatica, in una logica di ottimizzazione dei processi e ampliamento dell’offerta. Il successo di ABS Group si fonda su due elementi chiave: tecnologie sempre aggiornate e un knowhow specialistico, acquisito in ben venticinque anni d’esperienza. Dal 2007, Giorgio Grando e Francesca Posocco insieme agli altri soci lavorano con il proprio team per studiare nuovi modi di impiegare il tessuto nell’ambito della comunicazione visiva e dell’allestimento. La preferenza accordata loro da importanti brand della moda e i numerosi premi ricevuti − l’ultimo ai DIVA 2017 − conferma l’impegno profuso dall’azienda nell’investire in progetti che sfidano l’ordinario.
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|| L’attuale sede di ABS Group, a Vittorio Veneto (TV), che ospita oggi sia i reparti produttivi dell’azienda che gli uffici dell’agenzia creativa Kora Comunicazione in attesa del trasferimento nel nuovo polo produttivo previsto per il prossimo anno.
strategie ABS Group ha deciso di intraprendere la via dell’eccellenza. Qual è il vostro tratto di unicità? Giorgio Grando: Un primo elemento che ci caratterizza è la capacità di intercettare le evoluzioni del mercato in anticipo sui tempi. È ciò che è successo con il tessuto, che oggi rappresenta la principale innovazione nell’ambito della comunicazione visiva di grande formato. Un secondo tratto distintivo è sicuramente l’unicità della nostra proposta: il sistema costruttivo ABS Group combina tessuti e strutture in alluminio, offrendo un prodotto unico nel suo genere. Infine, ci distinguiamo per la scelta di operare in assoluta autonomia. Poter controllare l’intero processo di produzione ci permette di garantire qualità del prodotto e del servizio costanti.
intervista
a Giorgio Grando Direzione commerciale ABS Group e Francesca Posocco Direzione marketing ABS Group e titolare di Kora Comunicazione
Brand owner e creativi italiani sembrano aver colto solo in parte le potenzialità offerte dal tessuto: è più un limite economico o culturale? Francesca Posocco: Il panorama italiano tende a sottovalutare le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica. Spesso i prospect sono restii all’idea di abbandonare le vecchie abitudini per lanciarsi
in un investimento di cui non conoscono l’efficacia. Il nostro obiettivo è far comprendere loro che adottare le nostre soluzioni progettuali può risultare, a fronte di una spesa iniziale leggermente più elevata, un investimento remunerativo sul lungo periodo. In che misura vi trovate a dover educare i vostri interlocutori? F.P.: Non cerchiamo mai di sostituirci ai clienti, ma proviamo a ragionare con loro sul messaggio che i brand vogliono trasmettere, proponendo loro le nostre soluzioni. Kora Comunicazione punta sul coinvolgere gli utenti sin dalla fase di progettazione. Siamo convinti che il team creativo e quello tecnico debbano collaborare sin dall’inizio. Ci piace essere attivamente coinvolti nella fase di brainstorming, anche perché è difficile intervenire su un progetto già avviato. Una volta raccolto l’interesse del brand, lavoriamo fianco a fianco con architetti, designer e grafici per definire insieme i dettagli della commessa. Quali difficoltà incontrate nel confronto con loro? G.G.: Si tratta di un’utenza abituata a lavorare con un certo tipo di materiali e progetti. Spesso gli allestitori si trovano
positivamente colpiti all’arrivo dei nostri sistemi costruttivi nei punti vendita o negli spazi espositivi, stupiti dai vantaggi che le nostre soluzioni comportano in termini di versatilità. Quanto l’ecosostenibilità è un valore percepito o richiesto? G.G.: In Italia si fa ancora fatica a ragionare in una logica ecofriendly. Alcuni brand iniziano ad essere più sensibili all’argomento, anche in virtù delle più rigide normative europee in materia. Per noi quello della sostenibilità ambientale è uno dei punti chiave dell’offerta. Innanzitutto perché il tessuto è riutilizzabile e durevole. In secondo luogo perché tutte le componenti dei sistemi ABS Group sono riciclabili o smaltibili come rifiuto comune e hanno, perciò, un costo di smaltimento molto basso. Quali i pregi e le criticità più comuni delle lavorazioni in tessuto? F.P.: Oltre ai vantaggi legati all’impatto visivo e tattile delle lavorazioni in tessuto, questi materiali garantiscono un considerevole risparmio in termini di tempo di allestimento. I nostri sistemi possono essere smontati e rimontati in pochi minuti a differenza di un banner in PVC.
Oltre venticinque anni di esperienza Siamo nel 2007 e ancora nessuno pensa al soft signage come nuova frontiera della comunicazione visiva. Giorgio Grando − un passato come tecnico per Scitex e HP − e sua moglie Francesca Posocco, professionista della comunicazione, decidono, insieme agli altri soci, di approcciare un settore ancora inesplorato. Acquistano così la storica ABS, specializzata nella stampa di bandiere e stendardi, con sede ad Olmo di Martellago (VE). L’azienda comincia sperimentando con lavorazioni semplici, come gli appendimenti a tasca, per poi evolvere verso la realizzazione di strutture più complesse, basate su profili in alluminio. “Volevamo superare le problematiche strutturali che un materiale elastico come il tessuto presenta” spiega Giorgio. Una missione difficile che, tutta-
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strategie via, permette ad ABS Group di proporre al mercato quell’elemento di novità di cui si sentiva la mancanza. Nel corso degli anni l’azienda ha consolidato le proprie competenze nell’architettura tessile, perfezionandosi sui fronti della stampa, sartoria, carpenteria, elettrotecnica ed illuminotecnica.
L’importanza del know-how Muovendosi in un territorio nuovo e avendo la propensione alla sperimentazione, ABS Group ha scelto di investire nel consolidamento del know-how interno. Negli anni ciascun reparto produttivo ha raggiunto livelli di competenza elevatissimi, senza mai smettere di mettersi in discussione. Un connubio di professionalità che dialogano quotidianamente per dare ad ogni progetto una propria coerenza e unicità. L’anima
Durst Rhotex 500 è la 5 metri industriale, per stampa a sublimazione diretta, che porta il soft signage verso nuovi orizzonti
Leonardo Posocco Direzione produzione ABS Group “I risultati raggiunti nell’architettura tessile sono frutto di un know-how consolidato negli anni in tutti i reparti produttivi.”
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Sin dalla sua presentazione a FESPA 2016, la stampante a sublimazione per il soft signage Durst Rhotex 500 ha promesso di rivoluzionare la comunicazione visiva su tessuto. La larghezza di stampa di 5 metri rende possibile personalizzare superfici di grandissime dimensioni senza giunture, facilitando l’allestimento di punti vendita, mostre, fiere, eventi pubblici. È inoltre possibile sfruttare le grandi dimensioni per stampare lo stesso file in più esemplari, incrementando l’uptime e riducendo i tempi di consegna di ciascuna commessa. Il sistema di stampa utilizza la tecnologia inkjet
Durst Quadro Array con goccia variabile, che assicura una qualità fotografica e una risoluzione massima di 400x600 dpi. Rhotex 500 raggiunge una velocità massima di 310 m2/h, che consente di gestire elevati volumi di stampa. La stampante utilizza chimiche proprietarie a base acqua. Ecologici, inodori e privi di VOC, questi inchiostri si prestano perfettamente sia ad applicazioni indoor che outdoor. Oltre alla quadricromia standard, sono disponibili quattro colori opzionali (light cyan, light magenta, grey, o un colore di processo aggiuntivo) che assicurano un gamut cromatico molto esteso.
strategie
Monti Antonio: calandre per sublimazione studiate per durare per sempre Settant’anni di esperienza e più di 15.000 macchine installate in 75 Paesi del mondo: Antonio Monti è un brand che non ha bisogno di troppe presentazioni. Specializzata in macchine per la termostampa, il finissaggio e la laminazione, l’azienda ha fondato il proprio successo sull’esclusività. Le soluzioni sono progettate per essere estremamente durevoli. Una caratteristica garantita anche dai servizi di manutenzione, ricambistica ed estensione di garanzia ad esse associati. Queste motivazioni hanno spinto ABS group ad affiancare alla nuova Rhotex 500 una nuova calandra Monti Antonio. Il cilindro, con diametro di 1.000 mm
e larghezza di 5.400 mm, è dotato di sei resistenze per lato che riscaldano l’olio contenuto al suo interno. Questo è conservato in una condizione di pressione ed aria che, associata a un sistema di ricircolo costante, ne impedisce la sedimentazione. La temperatura è impostabile tramite touch screen ed è regolata da una scheda elettronica. Un sistema d’allarme garantisce un limite massimo consentito di 230°. Il sistema di controllo e riscaldamento brevettato ha un duplice obiettivo: assicurare una perfetta penetrazione degli inchiostri e garantire uniformità cromatica, sia nella stampa diretta che in quella transfer.
creativa dell’azienda è invece incarnata da Kora Comunicazione. L’agenzia, guidata da Francesca Posocco, nasce dall’esigenza di far conoscere a clienti e prospect l’innovazione tecnologica proposta da ABS Group e le opportunità ad essa connesse. Brand e professionisti del retail spesso non sono a conoscenza dei vantaggi offerti dal tessuto che, oltre a essere inodore e facilmente smaltibile, assicura un impatto visivo e tattile eccezionale. Al reparto prestampa è anche demandata la creazione e applicazione dei profili ICC, indispensabili per assicurare accuratezza cromatica agli stampati, e il calcolo delle abbondanze necessarie per l’inserimento dei tessuti nei frame di supporto. Eseguendo il taglio rigorosamente a mano, le impiegate del reparto sartoria conferiscono a ogni lavoro un tocco artigianale. Ultimi, non per importanza, i settori di carpenteria ed elettrotecnica. A loro è affidata l’elaborazione di sistemi di supporto e illuminazione sempre più articolati, come i lightbox dinamici, in cui l’accensione dei LED per la retroilluminazione è programmabile.
L’importanza delle tecnologie e dei supporti Investire in un asset tecnologico all’avanguardia è da sempre uno dei punti di forza di ABS group. Dopo anni di utilizzo di tecnologie tessili in formato 3,2 m (Mimaki JV5 e ATP Color), nel 2017 l’azienda decide di imboccare la strada del grandissimo formato. L’installazione della Durst Rhotex 500 nasce dalla necessità di soddisfare le istanze di una clientela che, metabolizzati i plus del tessuto, inizia ad alzare l’asticella. “Il formato 5 m è il più indicato per rispondere alle richieste
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strategie ABSolutely, un nuovo modo di concepire la comunicazione è possibile Dal desiderio di aggiungere valore esperienziale ai progetti allestitivi nasce ABSolutely, un sistema che rivoluziona il concetto di arredo degli spazi. La peculiarità di ABSolutely consiste nel combinare tessuti, profili in alluminio e retroilluminazione dinamica. Una 1
soluzione che si è dimostrata vincente in tutti i sensi, aggiudicandosi il primo premio ai DIVA 2017 con il lightbox dinamico realizzato per la boutique parigina di Moncler (fig. 1). La flessibilità del tessuto permette, inoltre, di adattarlo a strutture curve o ellittiche, come nel
caso dei led wall realizzati per la mostra di Aldo Coppola alla Triennale di Milano (fig. 2). L’assenza di giunture permette di realizzare pareti lisce come nello showroom Gridirion (fig. 3). Una combinazione articolata di tutte queste possibilità è quella offerta dalla Trendvision
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di allestimento correlate a stand fieristici, show room e installazioni museali” spiega Grando. Un ulteriore plus garantito da un formato così ampio è la possibilità di effettuare nesting più efficaci, massimizzando l’output. Alla nuova stampante, ABS Group ha affiancato una nuova calandra Monti anch’essa in formato 5 metri. L’utilizzo di questo sistema è stato preferito a quello di un riattivatore a tappeto, nell’ottica di tenere aperte le porte alla stampa transfer. La scelta di dotarsi di tecnologie all’avanguardia è anche dettata dalle caratteristiche tecniche in continua evoluzione dei tessuti. “Il poliestere possiede una propria elasticità strutturale” spiega Leonardo Posocco, direttore di produ-
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Experience Box (fig. 4). L’intero ambiente è stato realizzato con profili in alluminio, integrati con un impianto audio, pannelli fonoassorbenti e un sistema di lightbox dinamici. Questi ultimi sono dotati di sensori in grado di rilevare i movimenti circostanti e attivarsi di conseguenza.
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zione di ABS Group. “Quello che per alcuni è un limite, per noi rappresenta il vero pregio del tessuto,” prosegue “perché garantisce un risultato visivo e tattile unico”. A fare la differenza è la conoscenza dei materiali che si utilizzano, un’abilità che si acquisisce solo con l’esperienza.
Liberi di allestire La forza di ABS Group consiste nel saper vedere un’opportunità, dove altri vedono un limite. Alla costante ricerca di un dialogo con i clienti, l’azienda vuole far comprendere come l’innovazione tecnologica permetta, oggi, di
aggiungere una componente esperienziale ai progetti: un ingrediente indispensabile per produrre una comunicazione d’effetto. La linea di prodotti ABSolutely (vedi box in alto) segue esattamente questa logica. La sapiente combinazione di tessuti, profili in alluminio, lightbox e sistemi di fonoassorbenza e diffusione del suono consente di rivoluzionare completamente la percezione di uno spazio. Inoltre, la strutturale “leggerezza” di questi sistemi li rende naturalmente più flessibili. “In pochi minuti è possibile modificare la disposizione delle pareti e dei retroilluminati” conclude Grando “facendo sì che il consumatore percepisca una sensazione di novità, ogni volta che fa il suo ingresso in negozio.”
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Seguici su:
tecnologie Con le sue offset 50x70 la lombarda Arnografica si è specializzata nella produzione di packaging e ha inserito un cutter digitale Valiani per progetti e prototipi
Consulenza e prototipazione digitale trasformano la tipografia in cartotecnica
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rnografica di Cardano al Campo, non lontano da Varese, è un’azienda familiare tipica del variegato intreccio del tessuto produttivo italiano. Fondata negli anni ‘70 dai padri degli attuali titolari Mario Cagnoni e Maurizio Vanetti, l’azienda comprende oggi anche la sorella di Cagnoni e i due figli di Vanetti, oltre a trenta dipendenti. Storica fornitrice di stampa commerciale in formato 50x70, Arnografica ha ampliato negli anni l’attività, specializzandosi in prodotti di cartotecnica per i quali offre un full service, dalla progettazione al prototipo, fino al prodotto finito, che comprende anche un accurato supporto di consulenza tecnica e commerciale. Non è mai cambiato però il formato di stampa, per una precisa scelta di Cagnoni e Vanetti, che intendono così sfruttare al meglio le potenzialità di un mercato di nicchia che esige alta qualità in volumi medi e medio/pic-
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coli. Stesso formato 50x70 quindi per le tre macchine offset a 4 colori, una delle quali completa di unità di spalmatura, cui si aggiungerà a breve una quarta 6 colori con tecnologia UV LED per lavori su supporti in plastica, anche trasparenti, e altre applicazioni speciali. Il reparto cartotecnico si avvale di quattro fustellatrici e due piega-incolla, oltre che di un sistema digitale di taglio e fustellatura Valiani Mat Pro cmc - iXV gestito da software CAD, utilizzato per la progettazione e la realizzazione dei prototipi. A completare il servizio alla clientela un gestionale proprietario, che permette di risalire con facilità, attraverso un codice, ad ogni prodotto già realizzato e al vasto magazzino fustelle. || In alto, a sx i reparti di fustellatura, piega, incollatura e assemblaggio dei packaging di Arnografica. A dx il reparto di progettazione, prestampa e prototipazione, in cui è installato il sistema di fustellatura e cordonatura digitale Valiani
tecnologie
intervista a Maurizio Vanetti CEO di Arnografica
Stampare esclusivamente in piccolo formato è una scelta insolita. Quali sono le ragioni? Si tratta di una precisa scelta di posizionamento all’interno di una nicchia di mercato, grazie alla quale abbiamo potuto affrontare meglio questi anni di crisi. Il formato 50x70 ci permette di essere versatili e veloci a costi contenuti, quindi concorrenziali rispetto ad altre aziende più grandi della nostra. L’avviamento delle macchine da stampa di piccolo formato è rapido e poco costoso; possiamo cambiare lavoro con facilità e non abbiamo bisogno di programmazione a lungo termine: una flessibilità che i nostri clienti apprezzano molto. Chi sono i vostri clienti? Serviamo clienti in tutto il mondo: Europa, Turchia, Nord Africa, Canada, Stati Uniti e
perfino Australia. Buona parte dei 3,5 milioni di Euro che fatturiamo annualmente derivano dalla realizzazione di packaging per calze da donna, i cui poli produttivi principali al mondo si trovano in Italia, nel distretto del mantovano, e in Turchia. Un altro segmento rilevante è costituito dalla produzione di linee complete di cartellini per alcuni importanti gruppi commerciali internazionali di abbigliamento. Ultimamente abbiamo iniziato a produrre anche linee di packaging per cosmetici e profumi per la casa. Noi offriamo a tutti un servizio di qualità, garantito anche dalle certificazioni ISO 9001, BS OHSAS 18001 e FSC COC, che comprende la garanzia del rispetto delle leggi sulle confezioni, diverse in ogni nazione. Come si inserisce il sistema Valiani Mat Pro nel vostro
flusso di produzione? La cartotecnica oggi è un settore in crescita: il packaging è un elemento imprescindibile per la vendita dei prodotti sullo scaffale e la qualità dei prototipi è importantissima. Dopo aver consigliato il cliente sulla fustella più adatta prepariamo con il Mat Pro un mock-up bianco che accoppiamo con una stampa eseguita su plotter digitale a colori per fornire un prototipo perfettamente identico al risultato finale, che può essere usato sia come campione sia per i test di caduta che verificano l’aderenza della capacità di protezione dell’imballo agli standard fissati dal cliente. Oltre a questo, Mat Pro ci permette di realizzare anche piccole tirature di prova per nuove linee packaging da testare, che i clienti possono utilizzare anche per le presentazioni durante fiere ed eventi promozionali.
Fustellatura e cordonatura just-in-time per prototipi e test: così si chiude il cerchio del full-service Precisione e versatilità sono le principali caratteristiche del sistema digitale di taglio e cordonatura in piano Valiani Mat Pro cmc - iXV. Arnografica lo utilizza per la produzione di prototipi e piccole tirature di prova di prodotti cartotecnici. Il sistema infatti è in grado di tagliare e cordonare supporti di ogni tipo, tra cui cartone teso, ondulati, PVC, Vinile, Forex e policarbonati di
spessore fino a 5 mm, che vengono assicurati al piano aspirato da uno speciale sistema di bloccaggio dei materiali per la massima sicurezza del risultato. Un’ampia gamma di utensili rapidamente intercambiabili – come lame fisse e oscillanti con profondità di taglio regolabile, cordonatori, zigrinatori, penne di scrittura e altri – permettono di eseguire tutti i lavori con facilità
e precisione. Il modello monotesta scelto da Arnografica è completato da una telecamera ad alta risoluzione che consente la lettura dei marchi di registrazione e la centratura esatta del tracciato di taglio sugli stampati. || In basso la Mat Pro cmc-iX in uso presso Arnografica per la progettazione e prototipazione di astucci e materiali stampati
Valiani srl Via Delle Regioni 305/7/9 50052 Certaldo (FI) www.valiani.com info@valiani.com T: +39 0571 666598 F: +39 0571 663454
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eventi Dopo un inizio turbolento, l’instancabile innovatore del printing si avvicina al debutto commerciale. E si aspetta di lasciare un’eredità che cambierà il mondo
La nuova tecnologia di Landa affronta la sua vera prova di Jo Francis // jo.francis@markallengroup.com
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on ci sono molti capi d’azienda che sceglierebbero di presentarsi davanti ai propri clienti a parlare per più di un’ora del loro background famigliare e degli anni della formazione. D’altro canto non ci sono molti capi come Benny Landa. La sua storia personale è straordinaria. I suoi genitori sono scappati all’olocausto e lui ha trascorso la sua prima infanzia in un campo per rifugiati. In un discorso sentito di fronte a un centinaio tra clienti e potenziali clienti provenienti da tutto il mondo, ha spiegato il
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suo sionismo appassionato e la raison d’être, lo “scopo ultimo” che lo guida e che è instillato nel team Landa. “La ragione principale per cui sto facendo tutto questo è realizzare qualcosa di grande, cambiare il mondo” ha detto. “Credo veramente che ognuno nella nostra azienda sia motivato a fare qualcosa di profondo con la propria vita”. Secondo una breve dichiarazione sulla sua ultima iniziativa nel mondo della stampa, mentre Landa stava esplorando la nanotecnologia per realizzare la sua visione di creare energia termica dal nulla (un lavoro in corso, ma lui crede che funzionerà) si è imbattuto nei nanopigmenti
e ne ha riconosciuto i vantaggi potenzialmente enormi per la stampa. “Non ho avuto scelta, sono dovuto tornare alla stampa” dice.
Una nuova sfida Così, avendo reinventato la stampa una volta con il lancio della macchina da stampa digitale Indigo E-Print nel 1993, ora si è posto davanti una nuova sfida con l’impresa Landa Digital Printing. Come ha spiegato all’evento VIP per i clienti, il suo prossimo obiettivo è di rendere Israele l’esponente mondiale del-
eventi
la tecnologia di stampa, contendendosi la corona con i concorrenti tedeschi da tempo consolidati. All’età di 71 anni, la sua visione ed ambizione rimangono inalterate. Con la prima macchina da stampa Nanographic, una B1 simplex modello S10, oggi installata presso un cliente, Landa ha confuso alcuni dei suoi più convinti detrattori. E mentre la qualità di stampa è molto migliorata da Drupa, rimangono alcuni difetti perché il sistema Active Quality Management (AQM) è ancora work in progress. “Supponevamo avrebbe dovuto essere il primo sistema ad essere scritto ed è finito per essere l’ultimo” ammette Landa, spiegando che la sfida per i partner AVT ed EFI riguarda principalmente la velocità e la grande quantità di dati da elaborare. “Sì, abbiamo problemi di ugelli mancanti e di registro, ma quando chiuderemo il cerchio li risolveremo”. Anche se il primo beta site Graphica Bezalel è piuttosto tranquillo sulla qualità, per altri clienti, incluso il beta site europeo Edelmann, un sistema AQM totalmente funzionante è assolutamente essenziale. Un aspetto interessante, di come Landa gestisce le teste Fujifilm Dimatix nelle sue macchine da stampa, è che ci sono minuscoli punti anche sullo sfondo delle aree non stampate. Resta da vedere se ciò impedirà l’utilizzo di questa tecnologia in alcuni ambiti applicativi. Facile, per un tecnico esperto, obiettare che finché Landa non troverà un modo di avere un “vero” bianco di sfondo, il potenziale della Nanography sarà limitato.
Verso il mercato Cinque macchine da stampa (tre S10s e due S10P perfectors) sono state costruite e sono in corso di collaudo prima di essere spedite
ai clienti. Altri elementi del lancio includono l’importante aspetto di servizio e supporto. Qui Landa sta combinando sistemi di realtà virtuale e realtà aumentata con l’effettiva disponibilità di tecnici specializzati, cui si aggiunge la partnership con un fornitore di servizi logistici che promette di consegnare parti di ricambio in tre ore. “Successivamente all’installazione un nostro tecnico presidierà il sito per tutto il tempo necessario” dice Kobi Ulmer, responsabile delle field operations. “Quindi, per i successivi due anni manterremo il più alto rapporto tra tecnici e installazioni, con una capillare presenza di tecnici sul campo”. Relativamente a come i clienti finanzieranno macchine da stampa con un prezzo di partenza di circa 3 milioni di euro, e un valore residuo non ancora chiaro, Landa ha fatto squadra con lo specialista di finanziamenti e leasing olandese DLL. “Quello finanziario è un tema importante. Ci assicureremo che i clienti possano ottenere dei finanziamenti sia da aziende, come DLL, sia da altre realtà finanziarie locali, come fanno per gli altri investimenti” dice Yishai Amir, CEO di Landa. Con i clienti beta, che esprimono unanimemente fiducia, e le prime consegne previste per la seconda metà del 2018, una macchina dovrebbe essere installata, proprio verso metà del prossimo anno, presso un cliente nel Regno Unito non ancora noto. Dopo tante promesse e tanto rumore, siamo finalmente arrivati alla prova dei fatti.
La reazione dei clienti Eyal Harpak – co-proprietario di Graphica Bezalel (Israele), attuale beta customer – dice: “L’abbiamo utilizzata con diversi materiali ed è andata bene, questo è un grande vantaggio.
|| Alcuni momenti dell’evento VIP organizzato da Landa lo scorso settembre in Israele. Durante le sessioni dimostrative decine di end-user da tutto il mondo hanno potuto toccare con mano i risultati raggiunti dalla nanografia di casa Landa, e confrontarsi con ingegneri e beta customer.
Alcune commesse sono già state consegnate ai clienti e tutti i campioni che stiamo mostrando vanno bene (in termini di qualità, ndr). Forse non perfetti, ma non siamo preoccupati: questa è la prima macchina al mondo. Ci sono molti altri vantaggi per i clienti”. John Hans – chief executive di Imagine in USA, futuro cliente beta – dice: “Finiremo per riconfigurare uno dei nostri più efficienti flussi di lavoro grazie a ciò che la macchina può offrire, potrebbe essere una vera rivoluzione per la nostra azienda. I tempi di lavorazione saranno significativamente ridotti e potremmo arrivare risparmiare due giorni in tutto il processo. Due dei nostri clienti ci hanno già proposto di essere ‘clienti beta del cliente beta’”. Richard Šváb – head of technology and construction di Model Packaging, azineda con 16 siti produttivi nella Repubblica Ceca, Germania Svizzera, Croazia e Polonia – dice: “La qualità di stampa non è ancora a un livello adeguato per le nostre esigenze, non ancora. Ma se parliamo di potenziale, è enorme. Anche la tecnologia Metallography ha molto potenziale per noi, abbiamo clienti che vorrebbero il foil sul loro packaging ma hanno dei metal detector nelle loro linee di produzione. Questa sarebbe una soluzione.”
Articolo pubblicato originariamente dalla rivista PrintWeek, www.printweek.com, e riprodotto per gentile concessione.
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strategie Canon introduce una strategia che mette al centro il cliente, le sue sfide, i suoi interlocutori esistenti e futuri. E promuove un percorso comune di apprendimento
Oltre la tecnologia, Canon accompagna gli stampatori lungo la via dell’evoluzione
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he i livelli qualitativi, la produttività e i costi del digitale stiano convergendo con quelli dell’offset non è più solo un auspicio. Il dubbio se la tecnologia funzioni o meno non è più tra gli argomenti. Grazie a piattaforme sheetfed futuribili come Voyager – presentata a Drupa 2016 come prototipo e disponibile dal 2018 − ma anche e soprattutto a sistemi già disponibili come Océ ProStream 10000 e VarioPrint i300, Canon ha scelto di giocare la partita ai massimi livelli. Ma quella tecnologica, appunto, è solo una delle due facce di una medaglia più complessa da decifrare. Specie per chi la stampa non deve solo produrla, ma venderla e generare valore e profitto. Una sfida e un dubbio che attanaglia gli imprenditori del printing, che si preparano ai loro prossimi investimenti. E ad abbracciare non solo un macchinario, ma una visione del futuro. Tra i grandi “founder” della stampa digitale
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di produzione, Canon si è interrogata a fondo sull’efficacia dei propri modelli di vendita e di value proposition, nell’ottica di rendere fruibile il potenziale della tecnologia all’intera community di clienti. Arrivando infine a elaborare un nuovo approccio, che mette il cliente al centro e va oltre l’attrezzatura. “Mi piace la metafora per cui non c’è più un confronto vis a vis col cliente, ma spalla a spalla, sul suo mercato e suoi nuovi mercati che si prepara ad approcciare” spiega Walter Bano di Canon Italia. Una sfida impegnativa, che ha comportato Canon a ridefinire le proprie priorità e avviare un processo di riorganizzazione del proprio team. A sostegno dell’intera supply chain della comunicazione. || In alto, a sx Océ ProStream 10000 è la nuova single-pass inkjet per alti volumi di qualità offset. A dx un’infografica di Canon spiega come la comunicazione stampata può contribuire efficacemente a stimolare il cliente in un processo di vendita
strategie ci basta più fornire tecnologie super-performanti, ma lavoriamo per fare in modo che queste possano supportare il business di oggi e sviluppare quello di domani. Per questo abbiamo attivato un processo di aggregazione di esperienze, comunicazione e condivisione costante, facilitato da una dimensione multinazionale.
intervista
a Walter Bano Director Industrial Printing e Teresa Esposito Marketing Director Business Group di Canon Italia
“Non ci basta più fornire tecnologie super-performanti, ma lavoriamo per fare in modo che queste possano supportare il business di oggi e sviluppare quello di domani...”
Foglio, bobina, wide format, software: qual è il filo conduttore? Canon continua a investire e spaziare in più ambiti. Se da un lato evolviamo l’offerta, sia con miglioramenti incrementali delle tecnologie esistenti che ampliando a nuovi segmenti, dall’altro ci interroghiamo su come rendere questo enorme potenziale fruibile per noi e per i nostri clienti. Per questo, oltre a sviluppare la tecnologia abbiamo rivisto la nostra organizzazione e l’approccio al mercato secondo il concept “evolve”, con l’idea di supportare l’evoluzione dei nostri clienti. Che non a caso chiamiamo “partner”. Con lo slogan “Unleash the power of print”, introdotto a drupa 2016, incoraggiamo gli imprenditori a liberare il potere della stampa e ampliare il loro business. Come si traduce in pratica? Anzitutto nello sviluppo di un processo di analisi, apprendimento, comprensione dei trend futuri e sviluppo congiunto delle opportunità di mercato. Non
Inkjet single-pass vs offset a foglio. Chi vince, chi perde? Nell’eterno dualismo analogico/digitale, la possibilità che le nuove tecnologie hi-speed inkjet erodano volumi nella fascia di stampati di alta qualità è uno dei temi più dibattuti e finora considerato ai limiti dell’accademico. Un dilemma cui Canon offre un’interpretazione inequivocabile. “Sta già accadendo. Volevamo essere pionieri anche in questo segmento e infatti stiamo effettuando le prime installazioni pilota di Océ ProStream 10000 – spiega Walter Bano – alcune applicazioni che prima venivano gestite in offset a fo-
Quindi diffondete best practice perché siano di ispirazione ad altri? Non è solo questo. Oltre che affascinanti, le idee devono essere applicabili. Il che richiede attenzione, investimenti e attività specifiche presso i singoli partner. Abbiamo creato strumenti che ci aiutano a mappare il potenziale applicativo di un’azienda e stabilire il gap tra la sua potenzialità e la capacità di erogazione. Solo così possiamo attivare un percorso formativo, che quasi sempre include l’intervento dei nostri specialisti applicativi e un supporto continuativo one-to-one. Ciò che facciamo va oltre la tecnologia e tocca la dimensione evolutiva. Quanto è complesso sotto il profilo delle risorse umane? E’ un tema molto delicato e la sfida più grande è stata far convivere altissima specializzazione con polivalenza e trasversalità di approccio. Oggi possiamo dire di non avere più venditori specializzati nella singola tecnologia, ma veri e propri “orchestrator” in grado di gestire il cliente a tutto tondo, coadiuvati poi dagli specialisti che possono fare una consulenza più
glio stanno già migrando verso il single-pass a bobina. Anche in Italia”. Se finora l’erosione è stata limitata, insomma, il cambio di passo imposto da tecnologie come ProStream potrebbe imprimere un’inattesa accelerazione all’evoluzione digitale di applicazioni finora non realizzabili per ragioni qualitative. Tra i driver che potranno favorire questo processo di trasformazione, il più rilevante è senz’altro la crescente domanda di bassi volumi e di personalizzazione. Per questo Canon non solo sviluppa singoli prodotti, ma è impegnata nella costruzione di un ecosistema end-to-end che include hardware, software, servizi e formazione. Se l’analogico non sparirà, il digitale ha messo a segno un nuovo grande colpo.
specialistica. A volte i clienti hanno bisogni nascosti e priorità che vanno fatte emergere. In passato la figura del product manager era essenziale, ma sembra essersi svuotata... Oggi in Canon li chiamiamo Product Business Developer. Sono circa la metà dell’intera squadra e giocano ancora un ruolo chiave su certi clienti e applicazioni: un patrimonio che abbiamo accumulato in anni e anni, che ci consente di far innamorare e supportare il cliente nel suo sviluppo. A questa figura affianchiamo gli Application Specialist: veri esperti di mercato, che conoscono non solo le applicazioni, ma anche le dinamiche che guidano le scelte di brand-owner, creativi e influenzatori. Cosa proponete ai clienti? Ciò che stiamo facendo è cercare di renderli meno reattivi e più proattivi nella proposizione di valore. E’ un altro paradigma che va modificato. Troppi stampatori cercando di competere in un mercato in cui la domanda si è livellata su prezzo e servizio. Mentre oggi è importante fidelizzare il cliente, alzando il valore e differenziando l’offerta. Incoraggiamo i clienti a essere diversi, diventare pionieri e innovatori, creare valore per i buyer di stampa. Benché originale e appealing, non è l’applicazione che conta, ma come questa può creare vantaggio in un’ottica di triplo win: per Canon, per il nostro cliente e per il cliente del nostro cliente.
Canon Italia SpA Strada Padana Superiore 2/B 20063 Cernusco S.N. – MI www.canon.it
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strategie La storica tipografia, con quarant’anni di esperienza alle spalle, ha deciso di riconvertire il proprio business con la complicità di Kodak Nexpress ZX 3300
Graficasette: rinnovare le tecnologie per stimolare la creatività di Caterina Pucci// caterina@densitymedia.com
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raclito scriveva “panta rei”, tutto scorre, per ricordarci che la realtà è un eterno divenire di possibilità, che si rinnovano e si trasformano continuamente. Una massima che si applica perfettamente al settore delle arti grafiche che, negli ultimi anni, ha dovuto imparare una lezione importantissima: chi si ferma è perduto. Graficasette, storico centro stampa attivo nella provincia di Brescia, ha fatto propria questa filosofia. Remo Cattina, socio fondatore dell’azienda, ci ha raccontato i cambiamenti operati per trasformare quello che era un business consolidato nell’ambito dell’offset in
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una realtà creativa completamente nuova e al passo con i tempi.
Da piccola tipografia a impresa strutturata Alla fine degli anni Settanta la stampa offset iniziava ad affermarsi come tecnologia innovativa per la stampa a colori. A Bagnolo Mella (BS), alcuni amici decidono di imbarcarsi in un piccolo ma ambizioso progetto, rilevando la tipografia a conduzione familiare di un conoscente. Nel 1977 nasce così Graficasette, il cui nome si ispira al numero iniziale di soci
fondatori. “Il nostro primo acquisto fu una piccola macchina offset monocolore” racconta Remo Cattina “in seguito decidemmo di introdurre anche una macchina a colori”. Erano gli anni d’oro dell’offset. Il bacino d’utenza è quello ereditato dall’azienda precedente, ma con gli anni le commesse aumentano e il fatturato cresce. Quello che era nato come un piccolo centro stampa, messo in piedi da un gruppo di giovani appassionati, assume sempre più le dimensioni di un’impresa strutturata. I margini || In alto, a sinistra, un dettaglio della Kodak Nexpress 3300 installata da Graficasette, a destra, due particolari del sample book Risonanze Digitali
strategie Quanto è stata importante l’innovazione tecnologica all’interno della vostra azienda? Direi fondamentale. Dopo anni di esperienza abbiamo capito che avere il coraggio di imboccare nuove strade e differenziare sono requisiti indispensabili per non lasciarsi soffocare da un mercato già saturo. Per fare la differenza è necessario dotarsi dei giusti asset tecnologici.
intervista a Remo Cattina AD di Graficasette srl.
“Avere il coraggio di imboccare nuove strade e differenziare sono requisiti indispensabili.”
Com’è nato il sodalizio con Kodak e l’acquisto della NexPress? Il primo contatto con Kodak è precedente all’acquisto di NexPress ZX 3300 e risale alla conversione alle lastre Sonora process free per la stampa UV. Quando, alla fine del 2016, abbiamo deciso di orientarci verso la stampa digitale, abbiamo valutato con attenzione tutte le opportunità del mercato. Ma l’offerta Kodak non ha lasciato spazio ai dubbi: NexPress ZX3300 era esattamente ciò che stavamo cercando. I fattori chiave sono stati l’ampia gamma di nobilitazioni disponibili e la qualità fotografica dell’immagine. Perché queste caratteristiche hanno rappresentato un plus? Siamo riusciti ad intercettare una fetta di interlocutori con cui prima era difficile
d’investimento spingono l’azienda ad acquisire nuove soluzioni per la stampa a foglio: due macchine da stampa a 4 e una a 5 colori. “Volevamo essere ultracompetitivi” spiega Cattina e “all’epoca investire nell’offset ci sembrava l’unica direzione possibile”.
Uscire dalla crisi con un cambio di rotta Nel 2007 l’azienda festeggia i 30 anni di attività, toccando il picco massimo di fatturato nella sua storia. Tuttavia, l’entusiasmo è destinato a durare poco. Il 2007 coincide infatti con il manifestarsi della crisi finanziaria e della recessione, che avrebbero condizionato tutto il successivo decennio. Un anno terribile anche per la stampa tradizionale, che si trova costretta a fare i conti con la concorrenza sempre più forte del
comunicare. Settori come la cosmesi e l’healthcare sono, per certi versi, ancora legati emotivamente al mondo della stampa offset. Ci siamo presentati dai potenziali clienti con alcune campionature realizzate con NexPress ZX3300. L’entusiasmo con cui hanno accolto le nostre proposte ci ha ripagato dell’investimento fatto. Qual è l’importanza delle nobilitazioni? La nostra NexPress dispone di quasi tutte le nobilitazioni disponibili a eccezione dell’inchiostro oro e del MICR, destinato alla stampa di sicurezza, un mercato in cui attualmente non siamo presenti. La presenza di colori speciali ci consente di estendere il gamut cromatico e la versatilità applicativa. Grazie all’effetto
tridimensionale, per esempio, si sono aperte nuove opportunità nell’ambito del packaging, che richiede applicazioni ad alto impatto visivo e tattile. Abbiamo affiancato alla macchina l’unità fuori linea Nexglosser che permette di effettuare la verniciatura con riserva, selezionando le parti dello stampato sulle quali si vuole ottenere l’effetto lucido. Parliamo di formati carta: da sempre una nota dolente del digitale... Non per NexPress, con cui possiamo produrre il 35x50 al vivo. Grazie al modulo opzionale Long Sheet Feeder, che alimenta fogli lunghi fino a 1 metro, abbiamo cominciato a realizzare applicazioni destinate a POS e allestimento di stand fieristici.
|| La ricerca di Graficasette si estende anche a materiali nuovi. Qui un esempio di stampa su carta telata.
digitale, che cominciava ad affermarsi già negli anni Novanta. In un clima di generale pessimismo, Graficasette si trova di fronte a un bivio. Da un lato, allinearsi alla strategia della concorrenza, che aveva trovato nella “corsa al ribasso” dei prezzi l’unica forma di sopravvivenza; dall’ altro, rivedere da capo gli obiettivi aziendali per intercettare le nuove esigenze del mercato.
Investire nella creatività L’azienda sceglie di fare il salto nel vuoto, operando una profonda trasformazione del proprio modello di business. “Innanzitutto, ci rendemmo conto che l’azienda era sovrastrutturata rispetto alle nostre necessità” ammette Cattina. Due delle tre macchine offset vengono dismesse, mentre Graficasette comincia ad allargare i propri orizzonti al mondo dei nuovi
mezzi di comunicazione. Nasce così Sevenmedialab: una rete di professionisti specializzati in grafica, web design, video making, social media e strategie di marketing. “Uscendo dai confini della tipografia tradizionale, Graficasette ha cominciato a proporsi alle aziende che desiderano affiancare alla realizzazione del prodotto stampato una strategia di comunicazione multicanale” prosegue Cattina.
La svolta digitale e l’arrivo di Nexpress Nel 2013 Graficasette e Sevenmedialab hanno dato vita a una Rete d’Impresa che attualmente si avvale di 14 dipendenti nel reparto tipografia e 10 collaboratori nel team creativo. Graficasette e Sevenmedialab collaborano allo sviluppo di progetti a 360 gradi, dal brainstor-
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strategie
|| Qui sopra, esempi di packaging realizzati per brand del lusso. A destra, Mauro Marenda e Remo Cattina, due dei soci titolari di Graficasette
ming alla stampa, fino al posizionamento finale del prodotto. Per far fronte alle richieste di una clientela sempre più esigente, alla fine del 2016 l’azienda ha deciso di investire nelle tecnologie di stampa digitale. “Abbiamo cominciato con due piattaforme entry level, ma a un certo punto abbiamo sentito l’esigenza di una soluzione più performante” spiega Cattina. A gennaio 2017 Graficasette ha installato l’ultima serie di Kodak NexPress ZX 3300 e i risultati non si sono fatti attendere. “Nel giro di pochi mesi abbiamo assistito a un aumento delle commesse inaspettato” continua Cattina, spiegando come la macchina abbia facilitato il dialogo con una fetta di mercato prima inavvicinabile. “Con NexPress ZX 3300 abbiamo introdotto la possibilità di realizzare packaging. Abbiamo presentato alcuni dei sample stampati con la nuova macchina al Cosmoprof di Bologna” prosegue “intercettando nuovi prospect nell’ambito del beauty and healthcare, storicamente abituato a stampare con tecnologie tradizionali”. Il team creativo di Sevenmedialab ha beneficiato delle innumerevoli possibilità applicative offerte dalla nuova tecnologia. Web designer e grafici utilizzano quotidianamente NexPress per la realizzazione di rendering e prove di stampa, che costituiscono parte integrante del lavoro sui progetti e permettono di offrire al cliente un ampio spettro di opportunità.
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Graficasette oggi
Nexpress ZX3300
Oggi Graficasette ha intrapreso la strada dell’eccellenza, scegliendo di dedicarsi a piccoli e medi volumi di stampa, destinati a una clientela selezionata. Graficasette lavora principalmente con clienti b2b, agenzie creative, brand del lusso e, in minima parte, per terze parti. L’introduzione di NexPress ZX 3300 ha rappresentato un momento fondamentale per la costruzione della brand reputation dell’azienda. Le peculiarità della macchina sono: elevata qualità dell’immagine, possibilità di stampare fuori formato e un’ampia scelta di nobilitazioni possibili. Questo ha permesso a Graficasette di presentarsi sul mercato come un interlocutore attento a soddisfare le esigenze di ogni cliente, ma anche capace di accompagnarlo passo per passo nella scelta della strategia di marketing più adatta al suo modello di business. “Nei primi sei mesi con la NexPress abbiamo raggiunto un milione di stampe, superando il fatturato stimato per l’intero 2017” conclude Cattina “le prospettive sono di raggiungere il milione e mezzo entro la fine dell’anno. Siamo determinati a sfruttare le possibilità offerte da NexPress. Siamo certi che rappresenterà una fonte di ricavi indispensabile a raggiungere i livelli precrisi e uno strumento chiave per la crescita dell’azienda, in un mondo in cui solo l’innovazione continua permette di restare veramente competitivi.”
La quinta stazione colore è il punto di forza di Nexpress ZX 3300, che ha convinto Graficasette a inserirla nel proprio ambiente lavorativo. Questa macchina a foglio mette a disposizione diverse nobilitazioni: oro, bianco opaco, nero HD, inchiostro tridimensionale, inchiostro trasparente, MICR e rosso fluo per stampare effetti anticontraffazione. Un’ampia gamma di colori spot estende ulteriormente il gamut cromatico e si presta alla realizzazione di numerose applicazioni. ZX 3300 stampa a una velocità di 3.000 fogli/ora in formato A3 e ha una risoluzione di 600 dpi. Nexpress stampa, inoltre, il formato 35x50 a una velocità di 2.700/ora. La configurazione standard include quattro cassetti di alimentazione con una capacità totale di 11.000 fogli e un impilatore con una capacità complessiva di 5.000 fogli. La piattaforma Kodak gestisce più di 800 supporti differenti: carta lucida, opaca, magnetica, riciclata, offset, ma anche materiali plastici e sintetici fino a 350 g/m2. Il modulo opzionale Long Sheet Feeder rende possibile la stampa in formato banner fino a 1.000 mm. L’assistenza Kodak prevede un training per l’operatore, che può gestire in maniera semplificata il flusso di lavoro e sostituire in autonomia alcuni consumabili, riducendo i fermi macchina e incrementando l’uptime.
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tecnologie Se la verniciatura spot e a rilievo è nella lista dei desideri di tutti i piccoli e medi stampatori, Duplo introduce un sistema pensato appositamente per loro
Duplo DuSense: arriva in Italia la nobilitazione digitale compatta e abbordabile
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a nobilitazione è l’unico fattore che oggi può restiture senso e profitto alla stampa. Questo è l’assunto da cui Marine Kerivel-Brown e Laszlo Kellner, rispettivamente international marketing manager e regional sales manager di Duplo International, sono partiti per presentare in anteprima a Italia Publishers il nuovo sistema digitale di verniciatura UV spot nel centro dimostrativo italiano di Neopost. È infatti la multinazionale francese, specializzata nelle soluzioni per la gestione della corrispondenza e la comunicazione digitale che, attraverso la sua divisione Neopost Graphics, distribuisce il brand Duplo in Italia. Pensato per le aziende medio-piccole che intendono proporre alla clientela un prodotto esteticamente e qualitativamente superiore rispetto allo stampato tradizionale, DuSense applica con un solo passaggio uno strato di vernice lucida o opaca sulle aree predefinite dei
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fogli, conferendo al prodotto finale un forte impatto visivo e tattile. Il sistema lavora con tre teste inkjet industriali utilizzate per la sola verniciatura a risoluzione di 600x600 dpi in formato B3, adatto a formati carta “extra-long” per realizzare stampati commerciali a più ante. La produttività massima è di 1.000 fogli/ora con verniciatura di spessore 40 micron. La precisione del registro è garantita da due telecamere CCD che, leggendo i crocini inseriti e confrontandone la posizione con quella fornita da un file XML appositamente creato, corregge automaticamente le variazioni dimensionali del foglio, gli spostamenti e le distorsioni. Nel corso della dimostrazione è risultata evidente la grande facilità d’uso del sistema, che non richiede alcun tipo di competenza specifica dell’ope|| In alto, Laszlo Kellner e Marine Kerivel-Brown e di Duplo International (a sinistra), i test effettuati presso il centro demo Neopost Graphics a poche ore dall’installazione di DuSense (a destra)
tecnologie
intervista a Laszlo Kellner Regional Sales Manager Duplo International, Germania, Italia, Russia
“La nobilitazione conferisce un valore nuovo agli stampati e offre opportunità commerciali e di guadagno”
ratore. L’interfaccia grafica, basata su Windows, è efficiente e intuitiva. Il processo di produzione inizia dopo 35 secondi di attesa dall’accensione, senza scarti. Il software dell’unità di controllo gestisce il processo sulla base di un file Tiff o PDF che indica le aree di applicazione della vernice e un file XML per i crocini di registro, creati partendo da un lavoro stampato in offset o in digitale. Dopo l’attivazione del comando di start l’intervento dell’operatore non è più necessario. L’essiccazione è istantanea, il risultato di estrema precisione anche nei dettagli più fini. Lo spessore della verniciatura varia da 20 a 80 micron, ma può essere ulteriormente aumentato inserendo più volte il foglio. Anche la manutenzione è ridotta al minimo, grazie al sistema di ricircolo del fluido, e non sono neppure necessarie particolari operazioni di pulizia dopo brevi periodi di inattività della macchina. Le prime “uscite” ufficiali del sistema DuSense DDC-810 hanno avuto luogo a dscoop, Viscom e Ipex.
Oggi si parla sempre più spesso di nobilitazione digitale. Come si posiziona il sistema Duplo in questo nuovo trend? Abbiamo la netta sensazione che rappresenti una soluzione che il mercato stava aspettando. DuSense, adatto anche a tirature brevi, è indirizzato alle aziende medie e piccole che producono stampati commerciali offset o digitali di fascia alta, per clienti che danno particolare importanza all’immagine. Con la nobilitazione il prodotto è più valido esteticamente, capace di distinguersi e quindi efficace dal punto di vista del marketing. DuSense si colloca in una fascia di prezzo abbordabile, che rende l’investimento facilmente ammortizzabile anche per stampatori commerciali di medie e piccole dimensioni. La nobilitazione a costi contenuti conferisce nuovo senso alla stampa e offre maggiori opportunità commerciali e di guadagno. I numeri lo
confermano: abbiamo installato dieci sistemi in Europa in soli tre mesi e otto negli Stati Uniti in nove mesi. Quale sarà l’approccio commerciale? Saremo flessibili e offriremo ai clienti la possibilità di scegliere, secondo le proprie esigenze, tra diverse soluzioni all-inclusive, che comprendono il noleggio dell’hardware, i consumi di vernice per un anno e la manutenzione hardware e software. L’alto livello tecnologico del sistema di alimentazione e di tutte le componenti, unito alla qualità dei prodotti chimici, di cui siamo assolutamente certi, ci permettono poi di offrire ai clienti un plus che altri costruttori non danno: una garanzia totale di ben cinque anni, anche sulle teste inkjet. Qual è la politica sui prodotti di consumo? DuSense utilizza vernici dedi-
cate, di produzione giapponese, confezionate in cartucce da 3 litri, con una shelf-life di 18 mesi. Ci teniamo a sottolineare l’alta resa del prodotto: da alcuni test abbiamo potuto verificare che un litro di vernice è sufficiente a trattare 22.000 fogli con il 5% di copertura con spessore 20 micron. La distribuzione è curata dal nostro magazzino in Inghilterra, in coordinamento con Neopost Italia. Sono già disponibili le versioni di DuSense per l’offset, per HP Indigo e per i sistemi Xerox a toner. Le versioni compatibili con Ricoh e con molti altri sistemi seguiranno a breve. Attualmente è comunque possibile nobilitare stampe in uscita da sistemi per cui la vernice non è ancora disponibile, applicandola dopo la plastificazione. La tecnologia è nuovissima e siamo ancora in fase di test e miglioramenti. Le liste definitive dei sistemi compatibili e dei supporti utilizzabili saranno disponibili tra pochi mesi. || Il processo di nobilitazione di DuSense è semplice e veloce, facilitato anche dall’intuitiva interfaccia software creata da Duplo, che consente all’operatore di caricare e ottimizzare i tracciati di verniciatura, posizionare i marchi di registro e selezionare gli spessori di vernice
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tecnologie Insieme a uno dei brand che sin dagli albori “pilotano” le stampanti digitali, analizziamo le sfide tecniche lanciate dalle nuove e potenti piattaforme inkjet
Se la stampa digitale va veloce, chi la guiderà? di Mike Robinson
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’industria della stampa è andata incontro ad un forte cambiamento negli ultimi 10 anni. Abbiamo osservato una maggior richiesta di tirature ridotte, un passaggio verso i flussi di lavoro automatizzati, l’avanzamento della stampa con dati variabili e un cambiamento radicale, forse il più significativo, nel modo di raggiungere i propri clienti da parte degli operatori del marketing. Il passaggio alla tecnologia digitale sta avendo luogo in molti segmenti del mercato, non solo quello della stampa commerciale. Sta avvenendo nel packaging e nella produzione di etichette, nel cartone ondulato e nel tessile, nella decorazione ceramica e in altri setto-
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ri. Per comprendere questo processo e quale effetto avrà sui metodi di stampa tradizionali dobbiamo esaminare non solo i cambiamenti nella tecnologia, ma anche le richieste dei clienti degli stampatori. EFI ha il vantaggio di essere direttamente coinvolta nella transizione dall’analogico al digitale da oltre 25 anni. Abbiamo cominciato con Fiery color server per le stampanti di produzione Canon nel 1991 e abbiamo fornito software front-end a quasi tutti i più grandi produttori di stampanti di produzione nell’industria da quel momento in poi. Abbiamo investito nel sof|| In alto, EFI Nozomi C18000 è una delle single-pass inkjet più produttive nell’ambito della stampa del cartone ondulato
Mike Robinson è Senior Product Line Manager presso EFI e può vantare oltre 26 anni di esperienza in azienda. In questo lungo periodo Mike è stato coinvolto in tutti gli aspetti dello sviluppo di Fiery, potendo così maturare un punto di vista privilegiato sulla trasformazione dell’industria del printing dall’analogico al digitale. Nel suo ruolo attuale, Mike ha il compito di assicurarsi che le soluzioni Fiery sviluppati per i mercati serviti dall’inkjet soddisfino le esigenze specifiche dei clienti di questi settori. Prima di iniziare la sua carriera in EFI, Mike ha lavorato nel mercato della pubblicità e ha conseguito una laurea in Storia presso il Pomona College.
tecnologie tware di produttività per il flusso di lavoro nel 2000 e abbiamo cominciato il percorso nell’hardware digitale con tecnologia inkjet nel 2005. Per rispondere alle esigenze dei nostri clienti e dei loro clienti abbiamo reingegnerizzato, reindirizzato e ridefinito la nostra tecnologia. Per questo siamo nella posizione perfetta per delineare i cambiamenti che si sono susseguiti negli anni e dov’è diretta l’industria.
Sviluppi nella tecnologia digitale Le macchine da stampa digitale continuano ad accrescere le proprie performance in termini di velocità di produzione. Ad oggi riescono a gestire formati carta più grandi come il B1 e B2. La qualità è ora quasi indistinguibile rispetto alla stampa offset. In alcuni casi, in particolare con la tecnologia inkjet, è addirittura migliore. E la stampa con dati variabili è maturata, adattandosi meglio ad un workflow digitale end-to-end. Il software è diventato sofisticato al punto che un file può entrare nel flusso di lavoro attraverso un portale online ed arrivare alla produzione senza interventi. La tecnologia per il flusso di lavoro ha ottimizzato l’impiego degli operatori, eliminato errori, ridotto gli sprechi e automatizzato le funzionalità del front-end quali preventivazione e pianificazione delle commesse. Le macchine da stampa digitale non sono più considerate stampanti per documenti. Di conseguenza un’ampia gamma di progetti stampati viene prodotta utilizzando macchine da stampa di produzione, come quelle di Xerox, Konica, Minolta, Canon e Ricoh, tra gli altri. Queste offrono una qualità eccezionale ad altissime velocità. Le macchine da stampa inkjet di grande formato hanno fatto altrettanti progressi e sono ora in grado di produrre file enormi con la stessa velocità. È molto recente l’annuncio di Konica Minolta Europe di due nuovi EFI Fiery digital front end progettati per gestire la linea di macchine da stampa digitali AccurioPress e assicurare l’alta qualità di produzione Accurio. I nuovi DFE si integrano nei flussi di lavoro esistenti per la stampa digitale e offset attraverso l’implementazione del JDF, che si collega direttamente con preventivazione, pianificazione, contabilità e altri processi gestiti dalle soluzioni MIS e web-to-print di EFI.
Stampa con dati variabili Molti clienti EFI hanno colto la domanda di stampa con dati variabili. Come accade per tutti i nuovi trend, gli utilizzatori della prima
|| Fiery NX è il digital front-end più diffuso tra quelli normalmente abbinati alle macchine da stampa digitale a toner
si sono subito lanciati in questo business. Ma quello che abbiamo osservato è che il successo con i dati variabili richiede un certo sforzo. L’intera azienda deve essere coinvolta. Questo è dovuto al fatto che i lavori con dati variabili possono richiedere l’invio di un poster con la promozione di uno specifico prodotto presso un punto vendita, e uno differente in un altro negozio, per esempio. Ciò determina la necessità di avere esperienza nella gestione di database, il giusto software per gestire la produzione e l’abilità logistica per consegnare l’oggetto giusto nella location giusta. È necessario comprendere la natura di una campagna con dati variabili. SendOutCards. com è un’azienda il cui business si basa sulla personalizzazione. Infatti, dice un portavoce dell’azienda, “abbiamo registrato una crescita non appena abbiamo dato ai nostri clienti il controllo di fare ciò che volevano con i loro biglietti di auguri”. In meno di 60 secondi i visitatori del sito possono scegliere un biglietto personalizzato, aggiungere una foto, scrivere un messaggio e premere invio. L’automatizzazione consente loro di inviare decine di migliaia di biglietti ogni giorno e li ha resi la più grande azienda di mailing first-class del mondo. Chiaramente la velocità è cruciale per un’azienda come questa, ed è per questo
che continuiamo a sviluppare la tecnologia Fiery. Secondo Jeremy Diamond, Research & Development manager di SendOutCards, “il server Fiery processa i nostri lavori complessi con dati variabili in media 10 volte più velocemente di altri DFE, aumentando l’efficienza di produzione e risparmiando tempo e costo di manodopera”. Il colore sta diventando importante quanto la velocità. Non solo perché attira l’attenzione. Ma il passaggio ai dati variabili lo rende più complicato. I colori devono essere uniformi e vivaci su tutte le varianti di ciascuna cartolina, poster o altro materiale stampato. Per risolvere il problema della resa del colore non è sufficiente capire le caratteristiche specifiche della macchina da stampa che si usa per stampare. Gli ingegneri EFI valutano attentamente il comportamento di ogni macchina. Poi implementano software Fiery avanzato per sfruttare le piene capacità di ciascuna macchina da stampa e rendere la qualità dell’output ancora migliore. Osserviamo la tecnologia di retinatura, la velocità del motore, il gamut e altre caratteristiche specifiche della macchina. Poi forniamo la possibilità di creare e ottimizzare profili personalizzati per aggiungere colori speciali su una vasta gamma di materiali. Il risultato finale è un colore eccezionale.
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tecnologie
|| Fiery XB è il digital front-end sviluppato da EFI per le macchine da stampa inkjet ad altissime prestazioni, come quelle di Landa, Xerox e Canon, o la stessa EFI Nozomi
Le richieste del digitale Con la tendenza verso tirature brevi e tempi di produzione più rapidi, le aziende di stampa digitale hanno bisogno di sistemi che sfruttino al meglio ogni minuto e ogni fase. Abbiamo sviluppato la tecnologia Fiery HyperRIP per raddoppiare la velocità di lavorazione su più tipologie di lavori. La velocità di processing più elevate offerte da Fiery consentono di aumentare di 10 volte il volume di produzione rispetto al precedente server di stampa Fiery, pilotando i motori di stampa a 2,400 ppm e oltre. Fiery HyperRIP divide le pagine di un singolo lavoro per processarle simultaneamente usando diversi core del processore, interpreti e motori di rendering. Il risultato è un aumento nelle velocità di rasterizzazione fino al 55%, riducendo picchi di dati verso i motori di stampa ed evitando la perdita di tempo di produzione. La maggiore velocità del server è necessaria per spostare i dati verso gli engine di stampa più celermente, così che non rallentino. Questo mantiene i motori di stampa in continua attività, consentendo una maggiore efficienza di produzione. Che aumenta le capacità di produrre più lavori e generare maggiori profitti. Ecco cosa viene incluso nell’engineering dei digital front end (DFEs) Fiery quando vengono progettati per specifiche macchine da stampa. Ci sono quattro elementi che spingono il loro sviluppo. Il primo è la performance: la velocità con la quale i file devono essere processati per inviare i dati alla stampante. Avere la macchina più veloce è infruttuoso quando ci vogliono ore per rasterizzare un file. E quando ciascuna copia di un lavoro con dati variabili è diversa,
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il DFE deve essere in grado di inviare i dati alla stampante per mantenerla operativa alla velocità richiesta. Il secondo è il colore: la capacità di usare al meglio le potenzialità della stampante, e oltre. Il terzo è la produttività: la capacità di fornire strumenti che aumentino l’efficienza per gli operatori e per la prestampa, rendendo il loro lavoro più facile. L’ultimo è l’integrazione. È necessaria una perfetta integrazione con software MIS/ERP per assicurare accuratezza, fornire feedback e ridurre le interazioni.
I trend di mercato contano Non dimentichiamoci che i lavori che prima venivano gestiti con macchine da stampa offset si stanno spostando verso il digitale. I più grandi produttori di macchine offset stanno mettendo in mostra le loro varianti digitali alle fiere mondiali per catturare parte di questi lavori. La Landa Nanographic Printing Press, per esempio, è gestita da tecnologia Fiery. Questa macchina da stampa può effettuare una scansione dei fogli mentre passano attraverso la macchina per identificare potenziali malfunzionamenti e correggerli istantaneamente. Questa sì che è una tecnologia avanzata. Diamo un’occhiata al packaging. Oggi l’imballo è uno strumento di marketing, non solo una bella scatola su uno scaffale. Un QR code su una confezione o su un espositore porta il cliente a un sito web di marketing, dove vengono registrati i dati e offerti degli sconti. E quando i codici a barre sono letti alla cassa, il responsabile marketing sa quale promozione o quale immagine sulla scatola ha attirato l’attenzione
del consumatore. Un feedback come questo è estremamente importante nella rete multidimensionale dei media di oggi. I brand hanno bisogno di quante più informazioni possibili sul consumatore. Come risultato, le scatole personalizzate sono un trend in crescita. Gli operatori del marketing stanno imparando che più è personalizzata l’interazione con il consumatore, migliore è la sua esperienza d’acquisto. Ed è qui che i dati variabili entrano in gioco. L’industria del packaging è anche soggetta a regolamenti governativi. Alcuni prodotti richiedono più lingue, istruzioni per l’uso e avvertenze. Queste informazioni devono essere leggibili. Secondo Walit Bruragetgul, proprietario di LB Label & Packaging Co. “Il server Fiery ci ha aiutati ad ottenere più commesse e aderire alle normative grazie alla sua funzione HD Text. Questa ci consente di stampare scritte piccole ben leggibili sugli imballaggi”. Quindi le innovazioni dei server devono andare oltre la velocità e la cromia per ottimizzare le potenzialità della stampante. La tecnologia ha reso possibile raggiungere i consumatori con una nuova serie di strumenti elettronici. Tuttavia la stampa è ancora un elemento importante delle campagne di marketing. Dal packaging personalizzato al direct mailing ai punti vendita, i brand hanno l’obiettivo di raggiungere il consumatore in ogni punto del suo percorso di acquisto. Il software EFI DirectSmile fornisce agli stampatori i mezzi per offrire ai loro clienti una tecnologia di marketing cross-media. Il tasso di evoluzione della tecnologia e del mercato può rendere difficile per i clienti imparare nuove tecniche e adattarvi il loro business. EFI offre una piattaforma online di risorse free learning per aiutare i clienti a cogliere appieno tutti i
tecnologie vantaggi del software Fiery. Programmi ufficiali di certificazione forniscono agli utenti un modo comodo e conveniente per acquisire velocemente nuove competenze e credenziali. Denny Schwindel, proprietario di Schwindel Graphics, ha investito nella Fiery Professional Certification. Una delle più grandi sfide cui è andato incontro è stato stabilire i giusti profili di colore per poter usare gli stessi supporti che utilizza per le lavorazioni offset. “Sono uno stampatore da 54 anni”, dice, “e ho sempre pensato che ci dovesse essere un modo. È stato semplicissimo una volta svolto il programma per la certificazione”. Schwindel aggiunge: “Il Fiery Professional Certification Program è il miglior investimento fatto in via mia, e ho speso tanti soldi per cose che sono risultate inutili. Questo investimento ha fatto una differenza enorme per la nostra azienda; lo consiglierei caldamente a chiunque possieda un DFE Fiery”.
I trend offrono opportunità L’industria del packaging continua ad espandersi perché i prodotti avranno sempre bisogno di confezioni. Inoltre, il packaging si presta particolarmente alla stampa con dati variabili. Lo stesso vale per le applicazioni per i punti vendita. E anche gli stampatori online specializzati stanno sbocciando. Situato a Grenoble, in Francia, Photoweb è specializzato in prodotti fotografici personalizzati online. Bruno Marrou, direttore di produzione dell’azienda, spiega che la velocità è fondamentale per il successo del business. Grazie ai siti di e-commerce, i consumatori si aspettando che i prodotti vengano consegnati da un giorno per l’altro. “Ci siamo accorti velocemente
|| Alcune applicazioni realizzate da Photoweb e commercializzate grazie alle funzionalità e-commerce di Fiery
che il Fiery DFE era tagliato su misura per le nostre esigenze. Il tempo di lavorazione per certe commesse è due volte più rapido, e talvolta anche cinque volte più veloce! La nostra necessità di stampa di alta qualità può essere soddisfatta solamente grazie agli strumenti contenuti nel software Fiery. Il flusso di lavoro Fiery ha consentito a Photoweb di diversificare i suoi macchinari, ampliando la nostra offerta, che è essenziale per il successo in un’industria ipercompetitiva”, dice.
La stampa offset tradizionale è destinata a durare. Ci sarà sempre domanda per tirature lunghe. Crediamo che la stampa digitale vivrà fianco a fianco con quella analogica per molto tempo. Lo vediamo oggi tra i nostri clienti.
Grandi aziende di stampa a foglio e a bobina integrano la loro offerta con stampanti inkjet di grande formato e stampanti digitali per documenti. Così riescono ad essere un interlocutore unico per i loro clienti, cui forniscono tirature brevi, lunghe, etichette, materiali per il punto vendita e pubblicità per esterni. EFI Fiery è il motore di processing più potente nell’industria. Per questo i maggiori produttori di macchine da stampa vengono da noi per le loro necessità di DFE. La sua versatilità gli consente di gestire macchinari avanzati in tutti i mercati che serviamo: commercial, applicazioni wide e superwide, packaging, labeling e cartone ondulato, così come il tessile. Tuttavia EFI va oltre strumenti e software, aiutando i suoi clienti ad identificare nuovi mercati e a prepararsi per affrontare le esigenze del mercato e quelle dei loro clienti.
|| Cona dimensione aziendale ormai industriale, Photoweb ospita presso la propria sede le più evolute tecnologie digitali, integrate in un workflow pilotato da EFI Fiery
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focus | Steinemann _ dmax
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dmax è la nobilitazione digitale che sfida l’analogico
carta d'identità
L’elvetica Steinemann ha messo a punto un potente sistema di verniciatura, embossing e foiling per commercial e packaging basato su tecnologia inkjet
PRODUTTORE Steinemann Technology AG
NOME dmax 76 e dmax 106
FORMATI CARTA ALIMENTABILI min 290x310 mm (dmax 76) max 1.080x780 mm (dmax 106)
TIPOLOGIE DI MATERIALI ALIMENTABILI Carta, cartone, plastica e supporti laminati
CARATTERISTICHE DELLA PILA Altezza massima 1.080 mm, peso max 1.600 kg (dmax 106)
GRAMMATURE/SPESSORI GESTIBILI Da 100 a 600 g/m2 - da 0.08 a 0.8 mm
PRODUTTIVITÀ Fino a 10.000 fogli/ora (7.000 in formato B1) su dmax 106
APPLICAZIONI PRINCIPALI Verniciatura spot, foiling, effetto braille e nobilitazione variabilizzata di stampati commerciali e packaging
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Lo è stato all’ultima drupa e lo è diventato in modo insistente negli ultimi mesi. La nobilitazione digitale dello stampato si è trasformato in una specie di tormentone in occasione di fiere, open house, seminari, convegni e semplici conversazioni tra stampatori. L’assunto comune è che la “semplice” stampa è ormai una commodity, cui va conferito valore aggiunto perché continui a generare redditività. Un’affermazione un po’ forte, cui tuttavia non si può che prestare attenzione e magari affiancare un’interpretazione più positiva. Se non è utopico continuare a guadagnare bene sui servizi di stampa “normali”, è pur vero che si può guadagnare molto di più incrementando il valore dello stampato con dati variabili, tinte spot, effetti speciali e chi più ne ha più ne metta. “Nobilitazione” o “enhancement” è il termine comunemente usato per identificare verniciature luce e opache, a tavola piena o con riserva, effetti tattili, lamine metalliche, effetti olografici e la miriade di altre possibilità tecniche più o meno note. Tra i player - una manciata a dire il vero - che hanno scelto l’inkjet per sfidare serigrafia, hot stamping e altri metodi di nobilitazioni tradizionali, c’è la svizzera Steinemann. Con la sua nuova (e imponente) dmax.
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intervista a Ludwig Allgoewer Head of Print Enhancement Steinemann Technology AG
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Finora siete rimasti ai margini della corsa alla nobilitazione digitale... Steinemann è un’azienda concentrata sull’engineering e sulla produzione di macchine di altissima gamma. Un posizionamento che abbiamo mantenuto con dmax, che in effetti si rivolge ad una fascia di utilizzatori che cercano performance estreme, qualità elevatissima e costi di produzione industriali. In che modo dmax supera l’arte nota? Non ci rivolgiamo tanto a un mondo digitale che cerca effetti differenzianti, ma a un pubblico di stampatori maturi, che gestisce già volumi di stampa
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e nobilitazione con tecnologie analogiche industriali. Per questo abbiamo scelto di creare una macchina senza compromessi. Quali sono i settori applicativi su cui puntate? Oggi i segmenti che più esprimono volumi ed esigenze industriali sono l’editoria di libri e il packaging di fascia alta, a partire dai tabacchi, profumi e cosmetici. Inoltre vediamo un enorme potenziale nelle lavorazioni di nobilitazione all’interno delle aziende di stampa online più strutturate. Non è casuale che la prima dmax sia stata installata presso Druckhaus Mainfranken, parte di un grande network di stampa online.
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Nella nobilitazione inkjet uno dei temi più dibattuti è il costo di produzione... Focalizzare l’attenzione sul costo del consumabile al grammo o al centimetro quadrato è un esercizio comune ma fuorviante: sono valori che in sé dicono poco. La vera sfida è calcolare il ROI di una lavorazione nel suo complesso. E sia nella verniciatura spot che nel foiling non è difficile dimostrare il vantaggio del digitale rispetto alla serigrafia e alla nobilitazione tradizionale. Basti pensare ai costi e ai tempi di fermo macchina correlati a setup, avviamento e cambio lavoro. Senza contare gli scarti, che crescono a dismisura nelle lavorazioni multiple.
Un sistema di nobilitazione digitale per esigenze hi-end Se le foto possono ingannare, una prima occhiata dal vivo a dmax ne fa immediatamente intuire la vocazione industriale. Le dimensioni sono quelle di una macchina da stampa offset e la tipologia di mettifoglio, impilatore e trasporto carta utilizzati sono comparabili in tutto e per tutto agli standard in uso nelle arti grafiche e nella cartotecnica.
Gli stessi formati carta disponibili sono stati definiti sulla base delle esigenze degli stampatori, con una dimensione massima che arriva al 760x1.060 mm su dmax 106. Parlando di produttività i parametri variano al variare di alcune variabili. Al pari di ogni altro sistema inkjet, la produttività varia in funzione della lavorazione richiesta e del|| Alcuni campioni di stampe nobilitate con dmax e dfoil. A sinistra, l’array di teste inkjet industriali impiegate su dmax
lo spessore di vernice depositata sul foglio. Ad esempio a fronte di una velocità di punta di 10.000 fogli/ora o 100 metri/min dmax garantisce comunque produttività fino a 4.500 fogli/ora per una verniciatura fino a 10 g/m2 e di 3.000 fogli ora per un foiling
l’azienda Fondata nel 1917 come costruttore di macchinari tessili, Steinemann Technology è oggi parte del gruppo Stürm, è basata a St Gallen in Svizzera e conta 140 collaboratori. Steinemann è specializzata nella produzione di sistemi di sabbiatura per l’industria del
legno e macchinari di verniciatura ad alte prestazioni per l’industria grafica, tra cui la nuova piattaforma dmax. Tra i fattori distintivi di del costruttore ci sono un valido team di R&D, un’altissima qualità costruttiva e l’utilizzo di componenti di prim’ordine.
con deposito di vernice UV di 8 g/m2. Performance maggiori sono possibili montando una seconda barra di teste, che crea ridondanza e aumenta la capacità di getto. È chiaro dunque che le prestazioni vanno calcolate sulla specifica applicazione.
Steinemann Technology AG Schoretshuebstrasse 24 P.O. Box 461 9015 St. Gallen Switzerland T: +41 71 3135151 www.steinemann.com
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supporti Una visita in cartiera ci ha permesso di capire perché, a buona ragione, le carte Gmund sono il benchmark di eccellenza per creativi e stampatori di tutto il mondo
Eccellenza e sostenibilità, valori fondanti e chiavi del futuro per le carte di Gmund di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
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88 anni sono un traguardo importante per qualsiasi azienda manifatturiera, specie in un business come quello della fabbricazione di carta, che negli ultimi decenni ha subito profondi traumi e trasformazioni. Basta guardare il mutato panorama italiano – terra di cartiere col blasone – per capire come globalizzazione, accresciute istanze ambientali e ingresso di nuovi player abbiano assestato duri colpi a un’industria nobile e remunerativa. Eppure la bavarese Gmund, pur con dimensioni microscopiche rispetto ai megabrand nord-europei, sudamericani e sudafricani, ha attraversato indenne quasi due secoli di storia. Ha saputo costruire per sé e per i propri prodotti un posizionamento unico. E si attesta oggi come il baluardo dell’eccellenza cartaria in assoluto. Visitare la cartiera in una giornata di fine estate ci ha tuttavia permesso comprendere meglio le ragioni
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di un simile miracolo industriale, che vanno oltre il classico paradigma per cui il prodotto tedesco è solido, affidabile e ultimamente “fa anche figo”. Una lunga chiacchierata con Florian Kohler, titolare di Gmund e discendente di quel Ludwig Kohler che nel 1904 acquistò l’azienda, è stata illuminante per comprendere una particolare visione dell’azienda e del suo ruolo innovatore. Per Kohler e per Gmund al centro ci sono le persone. E c’è la natura. Entrambe intese come elemento ispiratore di nuovi prodotti, patrimonio da difendere ed elementi fondanti perché il business continui a produrre ricchezza, oggi e nel futuro. Forse è per questo che i brand più prestigiosi vedono in una carta Gmund qualcosa che va ben oltre il design, la raffinatezza, il rispetto dell’ambiente e le materie prime d’eccezione. || In alto, uno scorcio dei magazzini Gmund (a sx) e il concept store aziendale (a dx)
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Una cartiera fuori dal tempo e dagli schemi Adagiata in una bucolica vallata quasi alla foce del fiume Mangfall, Gmund impiega circa 130 dipendenti, metà in produzione e l’altra metà tra uffici, marketing, vendite e attività accessorie. Entrando in azienda ciò che colpisce sono gli spazi intimi, la vicinanza del bosco e del fiume, l’utilizzo di tecniche e strumenti antichi e di materie prime selezionate. Tutte, naturalmente, certificate FSC. Visitare la cartiera e dialogare con Florian Kohler e i suoi collaboratori ti fa capire quanto per Gmund sia importante essere localizzata qui e mantenervi caparbiamente design, produzione e magazzini. Al punto che la recente espansione, completata da poco più di un anno, ha visto la costruzione di un nuovo edificio di 1.600 m2 a strapiombo sul fiume, il cui design è stato curato in ogni dettaglio perché fosse compatibile con lo spazio disponibile e l’ambiente circostante. Tutto in Gmund parla di valorizzazione del passato e di adattamento alle migliori pratiche produttive e tecnologiche.
Il colore come elemento chiave Uno dei tratti distintivi dell’offerta Gmund è l’esclusiva gamma di colori. Ciascuno con una propria ricetta, incluso il nero che – qui lo dicono a chiare lettere – non è “nero e basta”. Questo garantisce ai clienti Gmund che, ordine dopo ordine, il colore sia lo stesso per 10 anni: un plus fondamentale, specie per chi produce packaging. Pur attenta alle tradizioni, Gmund impiega un produzione un sistema computerizzato di miscelazione dei coloranti – tutti rigorosamente naturali e di origine vegetale – che garantisce ricette precise e stabili.
Tra macinatori a pietra e hollander beaters Gli estimatori dell’archeologia industriale non restano delusi da una visita in Gmund, sebbene la cartiera sia tutt’altro che un museo. Se le macine con ruote in roccia basaltica – impiegate per secoli nella macerazione degli scarti da riu-
tilizzare per successive produzioni dello stesso colore – sono state rimpiazzate con macchinari di moderna concezione, i battitori hollander vengono tuttora impiegati nella preparazione di alcuni prodotti. In particolare le carte di colore scuro, che richiedono una particolare consistenza e regolarità della fibra. Ugualmente vintage i numerosi cilindri marcatori per la costruzione delle filigrane, in larga misura personalizzate per i singoli brand.
“The old” and “the new”, le due leggendarie macchine continue La “vecchia” risale nientemeno che al 1889, il che la rende la più antica macchina continua ancora in uso nel mondo, mentre la “nuova” è datata 1979. La prima ha una luce di 1,56 metri ed è più lenta, ma viene continuamente aggiornata e manutenuta per produrre le leggendarie carte Gmund di colore più scuro: le più complesse e al tempo stesso pregiate. È su questa linea che il fratello del nonno di Florian Kohler, l’attuale titolare, è morto in un tragico incidente durante un’ispezione sulla qualità del
|| In alto,gli antichi sistemi a pietra per macinare gli scarti di produzione. Qui sopra, la macchina continua fuzionante più vecchia al mondo, a tutt’oggi in uso presso Gmund (a sinistra) e la nuova linea installata nel 1979.
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prodotto. La “nuova” macchina continua, con i suoi 2,2 metri di luce e un pulper dedicato, dalla fine degli anni ‘70 affianca la linea storica e viene utilizzata per produrre le carte di colore più chiaro. L’intera linea, anch’essa continuamente ammodernata, è gestita da tre operatori e da un avanzato sistema elettronico, oltre a essere dotata di un sistema di cambio bobina automatico in uscita. La produzione è articolata su tre turni, 24 ore al giorno, e le due macchine sono usate alternativamente ogni due settimane: mentre una è operativa, l’altra viene sottoposta a manutenzione. Tutti i meccanici, gli elettricisti e gli idraulici incaricati della manutenzione degli impianti sono dipendenti Gmund, così da garantire sempre il massimo uptime. Sebbene l’autonomia idrica della cartiera sia garantita da una sorgente a pochi passi dall’edificio, fedele alla sua politica di responsabilità sociale Gmund impiega un avanzato sistema di depurazione delle acque, che viene così riutilizzata ben sette volte, senza mai essere scartata. Il che si traduce in un risparmio di acqua del 70% rispetto a soli 20 anni fa. Lo stesso dicasi per tutta la carta di scarto proveniente dalle linee di produzione, che viene macerata e riutilizzata per successive produzioni.
Magazzino: il cuore di Gmund Se Gmund fa della disponibilità di prodotto a stock uno dei suoi plus, questa strategia si riflette sul dimensionamento dei suoi magazzini. Nonostante le dimensioni compatte della cartiera, questi occupano ben tre piani dell’ala più moderna, collegati in verticale tramite montacarichi. Ciascuna area del magazzino è suddivisa per tipologia di prodotto: dalle scorte di carte custom per clienti speciali, tra cui editori di libri e brand owner del packaging, ai prodotti Gmund sempre disponibili a magazzino. Le bobine da circa 300 kg, disposte orizzontalmente, sono poi suddivise per colore, grammatura e finitura superficiale. Solo successivamente alla carta vengono applicati eventuali embossing e calandrature specifiche.
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Un converting sartoriale per realizzare oltre 100.000 diversi prodotti Comune a tutte le carte in uscita da Gmund, il converting in singoli fogli è un processo delicato e logisticamente complesso. Se in passato larga parte del materiale era tagliato manualmente o con sistemi arcaici, oggi il centro di taglio è dotato di macchine con diversi livelli di automazione. Le più moderne, completamente automatizzate, sono anche dotate di sistemi di rilevazione ed eventuale auto-spegnimento in caso di imperfezioni. Altra fase delicata è la calandratura, che conferisce alla carta la struttura ottica e tattile desiderata: emblematici i nuovi e apprezzatissimi effetti “wood” e “leather”. Impressionante è il magazzino dedicato ai cilindri di calandratura, che ospita sia quelli “standard” legati ai prodotti Gmund che quelli personalizzati per i singoli clienti. È dalla combinazione tra colori, grammature e struttura superficiali che il portfolio prodotti Gmund arriva a contare oltre 100.000 carte.
Controllo di qualità visivo e spedizione in tutto il mondo Una volta tagliati, i batch di carta da spedire sono ispezionati foglio per foglio su appositi banchi di controllo da un team di collaboratori esperti. Dopo questa delicata (e costosa) fase la carta è pronta per essere confezionata, in singoli pacchi o in bancali interi, con l’etichetta del cliente finale o con i brand Gmund e Lakepaper. Quest’ultimo dedicato al segmento della comunicazione. Gmund esporta oltre il 75% delle sue carte in tutto il mondo, ma sono Corea del Sud, Italia e Francia i tre mercati esteri che assorbono i volumi più rilevanti. Durante la nostra visita non abbiamo potuto ignorare la grande quantità di bancali con destinazione “San Lazzaro di Savena”, dove ha sede il distributore italiano di Gmund, Augusto Berni. “Nonostante abbiano le loro cartiere, i paesi
Non il solito museo, ma una vera scuola di carta! Il piccolo e affascinante museo aziendale di Gmund, che anno dopo anno vede un aumento delle presenze, non solo racconta come la carta veniva realizzata nel passato, ma permette di farlo. A gestire lo spazio e guidare i tour è la stessa famiglia che per generazioni ha prodotto carta in azienda. “Molte persone vengono qui da New York, da Singapore o dal Giappone, prenotando in anticipo la loro visita – racconta Sabine Huber, PR Manager di Gmund – e a ciascuno viene chiesto di portare qui ispirazioni e trend che possono venire dalla natura. Anche su questi input vengono sviluppate le nuove collezioni”. Nel museo sono anche sfogliabili stampati di grandi brand che hanno commissionato a Gmund un particolare colore e il vantaggio che ne hanno tratto. A chi sceglie di vivere l’esperienza produttiva, dopo una settimana vengono inviati i fogli di carta prodotti e le foto della giornata.
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intervista a Florian Kohler Owner e Managing Director di Büttenpapierfabrik Gmund
“Forse l’80% del successo è legato al nostro team, il 10% alle nostre macchine e un altro 10% al luogo dove siamo.”
Come si resta appassionati di carta per tre generazioni? Per scherzare dico sempre che noi Kohler siamo gli ultimi arrivati in cartiera ma in verità, già da prima di Gmund, la mia famiglia lavora nella produzione cartaria da generazioni. Abbiamo la carta nel sangue. Tornando a mio nonno, che ha acquisito l’azienda nel 1904, possiamo dire che ha inventato la carta colorata, almeno in Germania. È questa tradizione che ci ha spinto mio padre e oggi motiva il sottoscritto a realizzare non certo il maggior volume, ma la carta più bella e di più alta qualità al mondo. Ovvio tutto questo è frutto anche del know-how che mio padre ha portato in azienda acquisendo un’altra cartiera e tante altre competenze: il suo obiettivo era quello di diventare il produttore di fine paper più specialistico in Germania, in Europa e nel mondo. Per questo ancora oggi in cartiera utilizziamo macchine e tecniche che molti considerano antiquate. Non è un vezzo ma l’unico modo per applicare design e pattern che sarebbero impossibili da realizzare altrimenti. Quali sono i valori di oggi? Siamo motivati ad essere il miglior produttore, sviluppatore e designer di carte e materiali cartacei ecosostenibili mai esistito. L’uso di materiali non ecosostenibili sta aumentando ovunque:
asiatici, compreso il Giappone, adorano la carta e soprattutto la carta Gmund – spiega Sabine Huber, PR Manager di Gmund – probabilmente spinti dal nostro design e dalla storica qualità tedesca del nostro prodotto”.
Sample e Collection Book per guidare le scelte creative Altro fiore all’occhiello di Gmund è la campionatura. Di ciascuna carta esiste una specifica campionatura in fogli singoli, arricchita da progetti stampati e Collection Book con cui stampatori e creativi possono valutare la resa delle differenti tecniche di stampa e nobilitazione sulla carta prescelta. A questo scopo è stato allestito un reparto con personale apposito, che ogni giorno confeziona con
basti pensare all’uso della plastica per etichette, packaging e altro. Ed è un vero disastro ambientale. Con le nostre carte cerchiamo di convincere i clienti ad utilizzare il miglior materiale, non solo parlando di ambiente ma di vantaggi tangibili. Vogliamo chiamarlo amore per il nostro pianeta? Non ci piace il green washing. Nonostante ciò che afferma, spesso la gente tende a comportarsi in modo incoerente. Alcuni supporti dicono di non utilizzare il legno, ma alle fine non sono altro che un film plastico con polvere di pietra. Che può causare effetti drammatici sull’ambiente. Noi ci battiamo per creare carte non solo riciclabili ma, ancor più importante, che se non vengono riciclate siano biodegradabili. Quanto contano le persone in questa visione? Il segreto di ogni storia di successo aziendale è legata alle persone. E in questo Gmund non è diversa da Apple. Qui non tutto è perfetto: anche noi commettiamo errori. Ma ci battiamo per avere il miglior team possibile e per tenere le persone migliori con noi il più a lungo possibile. Ci sono famiglie che lavorano con Gmund da generazioni, in diversi ruoli. La tradizione e pensare Siamo orgogliosi della nostra storia, ma non è
cura decine di sample pack da inviare a clienti e partner per test e pre-produzioni. Tra i prodotti specialistici anche le carte dedicate all’etichettatura in settori top come il vino e i profumi. “C’è un trend per le carte ispirate alla natura in questo momento – continua Sabine Huber – e per questo abbiamo creato strutture superficiali che simulano in tutto e per tutto il legno o la pelle. Noi non produciamo per il mainstream, ma spesso serviamo brand di mainstream che usano le nostre carte per promuovere la loro gamma di lusso. Sapendo che in molti casi i designer non sono in condizioni di spingere l’uso delle nostre carte, creiamo strumenti per raccontare ai brand il valore del prodotto. Alcune decisioni vengono prese su basi emozionali, ma più spesso riusciamo a dimostrare le caratteristiche tecniche superiori del nostro prodotto”.
la benzina per il futuro. È il nostro team a darci forza, oltre al fatto di essere un’azienda famigliare, che non è in vendita. E naturalmente il fatto di produrre la miglior carta al mondo, sebbene non economica quanto qualcuno vorrebbe. Un simile prodotto non sarebbe possibile fuori da qui? Forse l’80% del successo è legato al nostro team, il 10% alle nostre macchine e un altro 10% al luogo dove siamo. Qui abbiamo infrastrutture che non sono seconde a nessuno e siamo in un posto meraviglioso. Se vivi in un posto bello è più facile creare prodotti belli e ispirati. Il termine just-in-time è sempre più diffuso... È una parola fashion cui Gmund risponde con i fatti: in rapporto al nostro fatturato abbiamo il più grande magazzino di carta al mondo. Noi stocchiamo circa sei mesi di produzione e, specie sui volumi, siamo velocissimi. Non ci sono miracoli: se un cliente ha un’urgenza, guardiamo il planning e abbiamo spazi di gestione. Cosa che alcune grandi cartiere, per ottime ragioni, non riescono a fare. Ci piace se un cliente chiama dicendo che ha un problema e dirgli che possiamo aiutarlo. Siamo più costosi, è vero, ma non quanto alcuni pensano e come alcuni competitor cercano di enfatizzare.
Il factory store di Gmund è una tipografia di lusso in cartiera Ciliegina sulla torta di un’azienda da sogno, lo shop allestito da Gmund all’ingresso del proprio edificio storico è un luogo elegante ed esperienziale, aperto al pubblico e ai designer. Oltre alla valenza espositiva e commerciale – che vede protagoniste collezioni di manufatti in carta – tra i valori aggiunti dello store di Gmund c’è un team creativo dedicato e un centro di stampa e converting in autentico “Gutenberg style”. Uno spazio produttivo che ha saputo trasformarsi in un centro servizi per l’intero territorio. Ristoratori e albergatori d’alta gamma, ma anche cittadini della regione, convergono qui per vedere progettati e realizzati i loro stampati di pregio.
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tecnologie Se gli stampatori si preparano a investire in nuove macchine digitali, la tecnologia inkjet Si-MEMS si rivela sempre più un ingrediente chiave di molte attrezzature
La tecnologia Silicon MEMS per le esigenze del mercato della stampa industriale di Timothy N. Rosario
OTTIMIZZARE VELOCITÀ, COPERTURA E PRODUTTIVITÀ
SVILUPPARE SOLUZIONI ECONOMICHE PER SODDISFARE I REQUISTI DI DIFFERENTI APPLICAZIONI E SEGMENTI DI MERCATO RIDURRE GLI OSTACOLI CHE LIMITANO AFFIDABILITÀ E RIPETIBILITÀ DEL PROCESSO
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UJIFILM Dimatix ha sviluppato la tecnologia Silicon MEMS, che sta diventando un importante strumento di progettazione e sviluppo in tutto il settore della stampa. In questo articolo identificheremo le esigenze chiave, comuni ai principali attori del settore (costruttori di macchinari, OEM e fornitori di componenti). Faremo poi una panoramica di come i produttori di stampanti e inchiostri nonché i progettisti di teste di stampa stiano lavorando insieme per soddisfare queste esigenze. Infine, esploreremo il ruolo fondamentale della tecnologia Si-MEMS nel migliorare le tecnologie esistenti e rendere possibili nuove tipologie di teste che stampatori, produttori e fornitori di componenti in tutto il settore potranno usare per offrire soluzioni che soddisfino le istanze
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AFFRONTARE GRANDI TIRATURE IN CONTESTI INDUSTRIALI
ESPANDERSI IN NUOVI MERCATI E SERVIRE PIÙ EFFICACEMENTE GLI ATTUALI
più urgenti del mercato della stampa.
Le cinque esigenze principali nell’industria della stampa FUJIFILM Dimatix è all’avanguardia dell’innovazione nell’industria della stampa da oltre 30 anni. Svolgiamo una ricerca continua con i clienti e con altri partner industriali per tenerci al passo con le loro esigenze di prodotto e di servizio, nonché comprendere i plus e i minus delle soluzioni attuali. Sulla base degli ultimi risultati di queste indagini, abbiamo individuato quelle che riteniamo essere le prime cinque sfide dell’industria della stampa (vedi figura). || In alto, le cinque esigenze chiave nel mondo della stampa
Timothy N. Rosario ha conseguito una laurea in ingegneria elettrica e ha trascorso 15 anni come design e test engineer in diversi settori dell’industria. Oggi è un tecnologo nel campo delle tecnologie a getto d’inchiostro e opera come collegamento tra i clienti e lo sviluppo di prodotto, con l’obiettivo di offrire soluzioni al mercato. In tempi recenti ha contribuito a portare Samba, una tecnologia di teste di stampa chiave per FUJIFILM, verso il mercato OEM. Una tecnologia che si posiziona oggi come lo stato dell’arte e sfida la concorrenza. Tim è basato presso FUJIFILM Dimatix a Lebanon, New Hampshire, e lavora a stretto contatto con vari gruppi FUJIFILM e clienti in tutto il mondo.
tecnologie Leader di mercato che sviluppano tecnologie e soluzioni I produttori di stampanti, di inchiostri e di componenti – tra cui FUJIFILM Dimatix – stanno lavorando di concerto per fornire prodotti e soluzioni tecnologiche efficaci per queste esigenze del mercato. I produttori di inchiostri sviluppano inchiostri ibridi con velocità più elevate, metodi di asciugatura più rapidi e migliore interazione con i supporti. Ampliando lo spazio di progettazione, le forme degli ugelli Si-MEMS semplificano il getto di questi inchiostri ibridi. Essi sono infatti in grado di gettare una gamma più ampia di inchiostri con un elevato controllo sulla qualità, così da aumentare ripetibilità e vendibilità dei volumi prodotti. Allo stesso tempo, i produttori di stampanti stanno sviluppando tecnologie di stampa che impiegano barre di stampa (print-bar) che utilizzano teste Si-MEMS e inchiostri ottimizzati per affrontare lunghe tirature, massimizzando velocità, copertura e produttività complessiva. Questi sono solo due esempi delle collaborazioni innovative che stanno interessando tutto il settore della stampa inkjet. Come spiegheremo nel resto di questo articolo, i vantaggi rivoluzionari della tecnologia di stampa inkjet Si-MEMS sono spesso alla base delle soluzioni capaci di rispondere in modo realmente efficace alle esigenze più critiche del mercato.
Ottimizzare velocità, copertura e produttività I processi di microlavorazione del silicio, messi a punto da FUJIFILM Dimatix per la fabbricazione della famiglia di teste inkjet Samba, consentono l’integrazione di una serie di funzionalità critiche in uno spazio molto ridotto. Questa tecnologia espandibile, che potremmo definire come una “testa inkjet con la tecnologia di un chip”, combina la densità potenziale e il costo del thermal inkjet (TIJ) con l’elevata produttività del continuous inkjet (CIJ), garantendo la flessibilità operativa tipica della tecnologia piezo (PIJ). Per gli stampatori che cercano elevata risoluzione dell’immagine, alta velocità di stampa, ridotte imperfezioni e maggiore produttività, le funzionalità più importanti che essa offre sono: • un array bidimensionale di ugelli inciso nel silicio, con un’elevata risoluzione nativa di 1200 NPI e un getto estremamente rettilineo • una rete compatta di canali inchiostro
Differenza di temperatura all’interno di una testa SAMBA 24 Volt 47kHz 3 pulse 100 percent DC (~12 gsm)
2.0
1.0
La testa di stampa inizia a gettare al 100% Differenza di temperatura (in °C)
Stato di stabilità
0.0
-1.0 0
20
40
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80
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Tempo trascorso in secondi
(Frequenza di campionamento: 0,5s)
|| Le teste di stampa Samba garantiscono un’elevata stabilità termica e un livello di calore molto basso durante tutto il processo di stampa, anche nelle lunghe tirature
che permette un ricircolo continuo al livello degli ugelli, garantendo affidabilità ed elevate frequenze di getto della goccia • una camera di pompaggio ad alte prestazioni, con un attuatore in film PZT (Piombo Zirconato Titanato) atomizzato su questa membrana sottile di silicio, che offre elevata uniformità e una vasta gamma di possibili dimensioni di goccia, nonché la funzionalità greyscale • un rivestimento durevole inchiostrorepellente per un’elevata affidabilità e facilità di manutenzione.
Ridurre gli ostacoli che limitano affidabilità e ripetibilità del processo Mentre le richieste specifiche variano notevolmente, la maggior parte delle applicazioni di stampa industriali richiede elevate prestazioni della testa di stampa nel tempo, così da ottenere controllo della qualità, elevata produttività e facilità d’uso. FUJIFILM Dimatix ha condotto, tra gli altri, test di stabilità e studi specifici sulle variazioni della temperatura delle piastre ugelli durante il getto. I risultati mostrano che le teste Si-MEMS offrono condizioni di getto regolari – con coperture elevate e senza problemi di stabilità al variare delle condizioni di stampa e di processo – per numerose applicazioni industriali. Il test di stabilità è un processo in cui i tecnici osservano la stampa con diverse percentuali di ugelli attivi, da 0% a 100%. Speciali pattern sollecitano la testa di stampa in una condizione simile a quella dell’applicazione prevista. Questi pattern
permettono anche di osservare il comportamento della testa di stampa in termini di rettilineità e potenza dei getti, nonché di getti del tutto assenti. Inoltre, i tecnici osservano la produttività in funzione di elevati volumi di lavoro. Test ripetuti e rigorosi hanno evidenziato come le teste di stampa Si-MEMS mantengano un comportamento inalterato durante tutto il processo di stampa, a prescindere dalla percentuale di ugelli attivi. Studi sulla temperatura della testa di stampa durante il getto hanno confermato un’eccellente stabilità, dimostrando che il calore proveniente dall’elettronica ha effetti trascurabili sulla testa. Il grafico, in alto nella pagina, illustra come le teste Samba garantiscano stabilità termica e un livello di calore molto basso durante tutto il processo di stampa. Questo è un requisito fondamentale della testa di stampa per sviluppare lunghe tirature in ambienti industriali. I dati del grafico mostrano che quando le teste di stampa Samba sono portate alla massima produttività, come richiesto da applicazioni intensive quali la stampa tessile e il packaging, la temperatura sale di appena 4/10 di grado prima di raggiungere uno stato di stabilità termica dopo 30 secondi di getto. La testa di stampa mantiene poi questa stabilità termica per tutta la durata della lavorazione.
La struttura monolitica di silicio offre qualità dell’immagine e lunga durata Una delle caratteristiche strutturali più importanti del design MEMS è il modo in cui elimina il materiale PZT (Piombo Zirconato
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tecnologie
|| La particolare forma romboidale della testa di stampa FUJIFILM Dimatix Samba
Titanato) dal percorso dei fluidi gettabili, spesso aggressivi, superando la sorgente di interferenze meccaniche inerente i design a parete condivisa. La tecnologia MEMS incorpora il PZT in un sottile strato barriera in cima al canale dell’inchiostro, per formare la camera di pompaggio. In questo modo, l’intero micro array viene fabbricato come una singola struttura monolitica. Ciò si traduce in un struttura altamente efficiente, con un’elevata frequenza di risonanza, e senza contatto tra il materiale gettato e il PZT. La tecnologia Si-MEMS consente un’alta velocità di getto, migliorando così le possibilità di messa a punto delle forme d’onda di VersaDrop. La camera di pompaggio ad alte prestazioni, con attuatore in film PZT atomizzato, offre un eccellente controllo dell’uniformità e della precisione del volume della goccia, nonché della sua velocità. Applicando impulsi multipli in continuo all’attuatore PZT, VersaDrop regola la dimensione della singola goccia. Il design del sistema di espulsione della goccia MEMS migliora ulteriormente la possibilità di sintonizzare VersaDrop, così che possa gestire una gamma ancora più ampia di dimensioni di goccia, velocità e viscosità del fluido. La combinazione di tecnologia Si-MEMS, PZT atomizzato e VersaDrop garantisce un sistema di getto veloce, ad alta precisione e di alta qualità. E teste di stampa con funzionamento a basso voltaggio e di durata maggiore.
Sviluppare metodi efficaci per soddisfare diverse applicazioni e requisiti di mercato Il processo microelettromeccanico (MEMS), utilizzato per fabbricare e funzionalizzare il
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canale di inchiostro a base di silicio di Samba in prossimità dell’ugello, è basato sulla litografia per la produzione dei semiconduttori. La precisione della lavorazione MEMS è estremamente elevata, al punto da prevenire variazioni nelle proprietà del percorso del fluido nei singoli ugelli e nelle camere di pompaggio. Allo stesso modo contribuisce a deviazioni estremamente ridotte della direzione del getto. Il controllo fotolitografico delle funzioni MEMS supporta poi una vasta gamma di tipologie di teste, dalle piccole cartucce agli array di grandi dimensioni.
La struttura in silicio è compatibile con una più ampia gamma di inchiostri Al contrario delle teste di stampa inkjet industriali “tradizionali”, la tecnologia MEMS
non prevede la sovrapposizione di differenti strati di diversi materiali, tenuti insieme con un sottile film di adesivo epossidico. La struttura monolitica in silicio della tecnologia Si-MEMS è inerte, il che riduce al minimo i problemi di compatibilità dell’inchiostro e rende queste teste di stampa chimicamente compatibili con un’ampia gamma di inchiostri (base acqua, solvente, UV) e fluidi funzionali (conduttivi, coating e vernici). La particolare geometria della piastra degli ugelli Si-MEMS consente poi di costruire grandi barre di teste disposte in una singola fila, evitando così la necessità di aree di stitching e riducendo le esigenze di ottimizzazione correlate. La ridotta necessità di adesivi nella costruzione al silicio riduce la possibilità di guasti correlati all’adesione. Si-MEMS, inoltre, facilita lo sviluppo di particolari estremamente piccoli sia per i bordi che per la forma degli ugelli. Queste forme speciali possono aiutare a controllare il rilascio dell’inchiostro (tenuta in sospensione e distacco della goccia), che è fondamentale per creare gocce ben formate e rendere la stampa affidabile. Grazie alle maggiori opzioni di design, le forme degli ugelli SiMEMS hanno anche reso più affidabile il getto di numerosi inchiostri ibridi (base acqua+UV) che si stanno affacciando al mercato negli ultimi anni. Questi inchiostri si distinguono dalle formulazioni esistenti per velocità più elevate, metodi di asciugatura più rapidi e migliore interazione con i supporti. Utilizzando forme di ugello tradizionali, invece, gli inchiostri ibridi si sono rivelati difficili da gettare. La tabella nella pagina seguente illustra il vantaggio di un ugello a forma di imbuto comparato ad un ugello con geometria standard, vale a dire la riduzione di getti deviati
Rettilinearità del getto di una testa SAMBA 1.200 dpi (21 μm), misurata a una distanza di 1 mm
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Rettilinearità 0 del getto (mrad)
-2 -4 -6 0
256
512
768
1024
1280
Numero di ugelli
1536
1792
2048
tecnologie
Printhead
Prima generazione piastre ugelli in silicio Seconda generazione con ugelli a imbuto Ultima generazione, con rivestimento inchiostro-repellente applicato agli ugelli a imbuto
Tipo di inchiostro a 25°C (cP/Dynes cm-1)
Bagnatura della piastra ugelli
Getti divergenti o storti sulla stampa
24/22
23/31
19/24
25/35
24/22
23/31
19/24
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24/22
23/31
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durante i test ad una determinata gamma di frequenze con un dato prodotto. Questa funzionalità è particolarmente utile per allargare le possibilità applicative di inchiostri a bassa tensione superficiale che, aumentando l’ampiezza della formulazione, possono soddisfare determinati requisiti applicativi. Gli ugelli a forma di imbuto hanno permesso di gettare il 100% del prodotto con buona affidabilità per tutti gli inchiostri in tabella in un ciclo di test intensivi fino a 40 kHz (la frequenza massima valutata). Questo non è stato possibile con la geometria standard per nessuno degli inchiostri in tabella. La tabella illustra come l’aggiunta di un rivestimento non umettante (NWC) su una piastra di ugelli a forma di imbuto, ottenuta attraverso un processo di deposizione molecolare, aumenta ulteriormente l’affidabilità di una vasta gamma di inchiostri. L’accumulo di inchiostro sulla piastra ugelli, o “wetting”, è noto per causare problemi di qualità dell’immagine e di affidabilità nelle lunghe tirature.
integrata. Ciò consente alle barre di stampa di adattarsi alle dimensioni delle macchine da stampa standard, impiegate in differenti settori per diverse applicazioni. Dalle segnature multi-pagina dell’offset alle applicazioni normalmente prodotte con sistemi analogici. La capacità di costruire barre di larghezza considerevole con una sola linea di teste
consente poi la costruzione di motori di stampa più compatti, così da ridurre al minimo gli spazi e migliorare la precisione del registro. Il successo di certe applicazioni single-pass, come la stampa di tessuti e il cartone ondulato, richiede barre di stampa di grandi dimensioni. Per queste applicazioni la densità di ugelli fino a 1200 NPI (ugelli per pollice) resa possibile dalla tecnologia SiMEMS, in combinazione con le funzionalità greyscale, dà vita a modelli di costruzione dell’immagine ad altissima risoluzione. Allo stesso tempo questa ridondanza elimina le imperfezioni visibili, come le righe prodotte da ugelli ostruiti o gravemente deviati. Il risultato è una maggiore qualità di stampa e una ridotta frequenza di manutenzione e sostituzione delle teste.
Eccellenza costruttiva per un grande mix di prodotti Quale leader mondiale nella produzione e nella progettazione di teste di stampa, FUJIFILM Dimatix può sfruttare al massimo i vantaggi della tecnologia MEMS nella stampa industriale. Le straordinarie presta-
I prodotti Si-MEMS ampliano le opzioni di configurazione La costruzione MEMS offre la possibilità di modificare il design della testa di stampa, che può essere integrata in diverse configurazioni: dalle cartucce per i sistemi da laboratorio alle barre di grandi dimensioni impiegate nei sistemi di produzione. Il processo avanzato di microlavorazione del silicio consente un livello di miniaturizzazione, che integra molteplici funzionalità in uno spazio molto ridotto. Queste teste di stampa sono altamente scalabili e possono prevedere numerosi moduli di stampa singoli allineati in un’unica barra di stampa
|| Le barre Mini 4300 basate su FUJIFILM Dimatix Samba impiegate nella stampa narrow-web di etichette
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tecnologie || A destra la barra di stampa Mini 4300 con singola testa FUJIFILM Dimatix Samba. In basso il modello 42000 Printbar System, che contiene dieci teste e può stampare fino a 420 mm di larghezza a 1.200 dpi, con velocità fino a 90 metri lineari/minuto.
zioni del nostro cristallo piezoelettrico e la sua integrazione con il processo MEMS hanno già prodotto numerosi passi avanti nella stampa inkjet di produzione. Poiché abbiamo un nostro stabilimento di costruzione MEMS, siamo in grado di sviluppare competenze, processi e tecniche per ottimizzare le prestazioni di getto e rilasciare nuovi prodotti con cadenza regolare. FUJIFILM Dimatix produce ogni anno centinaia di migliaia di teste di stampa, con la più ampia offerta nel settore. Questa include 75 varietà di teste di stampa suddivise in cinque famiglie di prodotti. Poiché l’azienda incrementa l’utilizzo di Si-MEMS nello sviluppo dei prodotti, per affrontare esigenze di mercato nuove ed esistenti, l’offerta di queste soluzioni crescerà. FUJIFILM Dimatix produce una moltitudine di teste di stampa ogni mese, caratterizzate da diverse confi-
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gurazioni in grado di soddisfare le esigenze specifiche delle applicazioni dei nostri clienti. Un numero crescente di questi prodotti utilizza la tecnologia Si-MEMS. Le teste di stampa prevedono varianti in termini di dimensione nativa della goccia, tecnologia della piastra ugelli, ricircolo, tecnologia di imaging (greyscale o binaria), compatibilità con gli inchiostri e struttura costruttiva.
Aumentare le tirature negli ambienti industriali Tutte le teste FUJIFILM Dimatix dispongono della tecnologia RediJet, che implica diverse innovazioni volte ad aumentare la produttività. Tra le più rilevanti ci sono il ricircolo continuo dell’inchiostro al livello dell’ugello, lo speciale design e il rivestimen-
to della piastra ugelli, ma anche forme d’onda disegnate su misura per fluidi specifici. RediJet consente alle teste di essere caricate in modo rapido e semplice, il che si traduce in un tempo di avvio stampa più rapido e sprechi di inchiostro ridotti al minimo. Le teste di stampa con RediJet possono inoltre gettare fluidi ad alta pigmentazione e a rapida asciugatura in modo più veloce e affidabile rispetto alle teste senza ricircolo. I test condotti da FUJIFILM Dimatix dimostrano che nelle teste di stampa senza ricircolo RediJet la massa della goccia può variare fino al 25% in un periodo di tre mesi, con inchiostri ad alta pigmentazione. Il ricircolo RediJet riduce le variazioni di massa entro il 2% nello stesso periodo. Con gli inchiostri ad asciugatura rapida le teste senza ricircolo hanno mostrato un 98% di ugelli fuori uso in un periodo di tre ore, mentre con RediJet la percentuale di ugelli disabilitati in oltre 64 ore di test è dello 0%. RediJet consente periodi di funzionamento più lunghi tra una manutenzione e l’altra, riducendo potenzialmente la necessità di sostituire teste, migliorando l’uptime della macchina e il ROI. La tecnologia Si-MEMS migliora ulteriormente le già soddisfacenti funzionalità di ricircolo di RediJet. La miniaturizzazione e la natura inerte della struttura monolitica di getto si traducono in un numero maggiore di ugelli in uno spazio più piccolo, oltre a migliaia di passaggi d’inchiostro che agevolano il flusso interno e il ricircolo dell’inchiostro. Ciò può rendere più facile per gli stampatori raggiungere le prestazioni richieste da una particolare applicazione, in particolare per coloro che utilizzano inchiostri a base acqua. In sostanza, la combinazione di Si-MEMS e RediJet consente a FUJIFILM Dimatix di produrre e fornire teste di stampa economicamente sostenibili con un insieme di funzionalità estremamente ricco.
Collaborare è la chiave Soluzioni efficaci per i problemi più impellenti dell’industria richiedono naturalmente un lavoro di squadra. Da parte sua, FUJIFILM Dimatix continuerà a identificare i principali segmenti di mercato e a studiarne le esigenze e i requisiti. E ad utilizzare le proprie capacità di ricerca, la tecnologia e il miglior supporto tecnico per fornire soluzioni solide. Incoraggiamo i clienti, gli sviluppatori di inchiostri, gli OEM e i fornitori di stampanti a contattarci all’indirizzo fdmxmarketing@fujifilm.com in qualsiasi momento con domande e idee per approfondire questo processo.
tecnologie La tecnologia Si-MEMS di Samba è già realtà, dall’offset all’etichetta* Non tutti i costruttori si curano di rendere visibile la tecnologia di teste di stampa utilizzata nelle proprie attrezzature. Molti stampatori, dal canto loro, non prestano troppa attenzione a un “dettaglio tecnico” che – lo abbiamo capito leggendo le pagine precedenti – può fare una grande differenza. Tra i vari brand dell’inkjet, Fujifilm Dimatix con la sua testa Samba occupa una posizione di rilevo nelle scelte dei costruttori di attrezzature. A dimostrare la versatilità applicativa
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della tecnologia Si-MEMS ci sono i differenti ambiti di utilizzo di Samba, che oggi spaziano dalla stampa a foglio di carta e folding carton alle applicazioni a bobina per etichette autoadesive e tessuto, con l’impiego di chimiche d’inchiostro sia a base acqua che UV-curable. A testimoniarne le prestazioni ci sono la straordinaria qualità di stampa e le elevate produttività raggiunte da macchine come Labelfire di Gallus, Tau 330 RSC di Durst e la nuova promettente S10 di Landa.
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|| 1) KBA RotaJet è la serie di rotative digitali presentate dal costruttore tedesco per applicazioni di alto volume e di alta qualità, come la stampa di libri e la decorazione industriale. 2 e 3) Sorelle nell’enginering ma diverse per alimentazione e applicazione finale: Heidelberg Primefire 106 è dedicata alla stampa a foglio “full digital” di packaging su cartoncino teso, mentre Gallus LabelFire 340 è progettata per la stampa di etichette in bobina con l’integrazione di gruppi flexo e
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serigrafici. 4) Landa S10 è la piattaforma di stampa a foglio più innovativa e discussa degli ultimi anni. Basata sull’esclusiva nanografia, a regime promette di produrre fino a 6.500 fogli/ ora in formato B1 con qualità paragonabili all’offset. 5) Durst Tau 330 RSC è la nuova narrow-web per etichette introdotta a Labelexpo dal costruttore italiano. L’engineering Durst, unito ai 1.200 dpi e alle prestazioni delle teste Samba, produce una qualità di stampa elevatissima a 78 m/min.
* a cura della Redazione
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eventi Cartiere e produttori di autoadesivi si sfidano sul terreno della specializzazione applicativa, della compatibilità con l’inkjet e dell’ecosostenibilità
Oltre l’inkjet c’è di più: a Labelexpo l’innovazione riparte dai materiali di Alessandra Gaeta
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on esiste prodotto al mondo che non abbia etichetta. In questa semplice considerazione è racchiusa la chiave del successo di Labelexpo 2017, la fiera più importante a livello internazionale per l’industria del labeling. Mai come quest’anno la manifestazione è stata imponente: nove padiglioni, 679 espositori (di cui 198 alla prima esperienza) e 37.724 visitatori provenienti da tutto il mondo (il 5,6% in più rispetto all’edizione precedente).
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Un’affluenza record per conoscere e toccare con mano tutte le novità in fatto di macchine, tecnologie e materiali. Ed è proprio a questi ultimi che abbiamo rivolto la nostra attenzione. Film, carte e autoadesivi pensati sia per il mainstream che per applicazioni altamente specialistiche. Il comparto wines & spirits, per esempio, è in forte crescita e richiede materiali sempre più innovativi, capaci non solo di rispondere alle esigenze tecniche del settore enologico, ma anche di distinguersi sullo scaffale. Ideare etichette più creative,
personalizzandole con particolari effetti visivi e tattili, si è rivelato un fattore abilitante per la stampa digitale. Una tendenza che si ampiamente respirata e toccata con mano tra gli stand della fiera, dove abbiamo visto nuovi film ad alta trasparenza ed eleganti carte tramate, goffrate e metallizzate. Infine, il tema della sostenibilità. Molti i materiali “green”: certificati, linerless o particolarmente sottili per ridurre l’impatto ambientale. Un impegno, quello verso l’ecosostenibilità, cui nessuno degli espositori ha voluto esimersi.
eventi
intervista a Stefano Pistoni Business Development Manager Wine & Spirits EMEIA di UPM Raflatac
“Mai come quest’anno abbiamo investito nei nostri prodotti per il digitale”
Le tecnologie digitali per la stampa di etichette sono sempre più diffuse. Quanto e in che modo questo sta avendo un impatto sulla vostra offerta di prodotti? In UPM Raflatac seguiamo con grande attenzione le trasformazioni che stanno interessando la stampa di etichette. La nostra ricerca e sviluppo è da sempre impegnata nel creare supporti ideali per l’impiego con tutte le tecnologie disponibili sul mercato. Mai come quest’anno, però, abbiamo investito per incrementare le performance dei nostri prodotti per il digitale. Ai nostri clienti che scelgono di innovare, affidandosi a stampanti di ultima generazione, vogliamo offrire la certezza che con i nostri materiali potranno lavorare da subito, senza avere sorprese. La stampa digitale sta dando
a nuovi player la possibilità di affacciarsi nel mercato delle etichette. Che tipo di dialogo avete con loro? E in che modo UPM diffonde competenze tecnologiche e applicative sull’autoadesivo? Come in ogni ambito industriale, anche in quello delle etichette le competenze giocano un ruolo chiave. Oggi gli etichettifici storici hanno un vasto know-how, che però contempla solo marginalmente il digitale. Chi invece si propone in questo mercato per la prima volta, proprio grazie alle semplificazioni portate dal digitale, si trova davanti a un universo nuovo, in cui c’è molto da imparare oltre alla stampa. In UPM Raflatac ci muoviamo in diverse direzioni, per favore la crescita delle competenze di tutti gli operatori di questo mercato. Clienti e non. Accompagniamo i clienti nelle loro scelte, non solo
proponendo i nostri prodotti, ma anche fornendo tutte le indicazioni necessarie per ottenere con essi risultati ottimali. Inoltre siamo sponsor della Label Academy sin dalla sua fondazione. Parliamo di ecosostenibilità… In UPM Raflatac lavoriamo affinché tutto quello che può essere sostenibile lo sia. Senza eccezioni. Sia i nostri stabilimenti che i nostri prodotti sono studiati per avere un ridotto impatto ambientale. Abbiamo avviato un importante programma di riciclo, chiamato RafCycle per il recupero e valorizzazione degli scarti lungo tutta la filiera. Gli scarti degli etichettifici (matrice sfrido) vanno a termovalorizzazione in cartiera, mentre le glassine di supporto degli utilizzatori vengono recuperati e trasformati in nuova carta UPM, il tutto riducendo i costi e l’impatto ambientale.
|| Il nuovo campionario UPM Raflatac “The breathtaking beauty of nature”. Presentato in anteprima a Labelexpo, raccoglie l’ampia selezione di frontali che l’azienda finlandese propone per l’etichettatura di bevande alcoliche.
UPM Raflatac e Magic Add danno vita all’etichettatura intelligente UPM Raflatac, leader mondiale dell’autoadesivo, e Magic Add, azienda specializzata in applicazioni tecnologiche nel campo della logistica e dell’autenticazione dei prodotti, hanno unito le loro professionalità per creare una nuova etichetta intelligente. RafMore associa le caratteristiche delle etichette autoadesive e dei codici unici leggibili su macchina per offrire possibilità completamente nuove nel campo della verifica e della tracciabilità, dell’analisi di marketing e del coinvolgimento
dei clienti.RafMore è una soluzione intelligente che consente di associare ad ogni prodotto etichettato un’identità digitale unica. I codici unici incorporati nel design delle etichette vengono memorizzati in un database sul cloud e includono i dati relativi a tutte le fasi del prodotto, dalla creazione al consumo. I brand possono ricorrere a questa identità digitale unica per aggiungere valore in svariati modi. Dal punto di vista della valorizzazione del marchio, RafMore può essere utilizzato
per incrementare il coinvolgimento dei clienti, fornendo nuovi strumenti per raccontare la storia del marchio. Ad esempio, il codice incorporato in un’etichetta può essere associato a contenuti digitali che variano in base alla fase di acquisto e utilizzo del cliente. RafMore consente inoltre ai marchi di creare nuovi servizi di assistenza, di tracciare i prodotti e gestire gli inventari in maniera precisa, di verificare l’autenticità e prevenire i tentativi di contraffazione.
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eventi Tullis Russell apre la sua R&D alle etichette autoadesive “Qui a Labelexpo, non stiamo lanciando un nuovo prodotto, ma promuoviamo l’intero settore Labelstock” – dice John Emans, product development manager di Tulliss Russell. Nonostante i 200 anni di storia alle spalle, il comparto delle etichette autoadesive è nuovo per l’azienda scozzese, da sempre specializzata in materiali destinati alla sicurezza. Il ramo Labelstock è nato, infatti, appena due anni fa, ma ha già ottenuto risultati eccellenti: “Il primo anno abbiamo guadagnato circa tre milioni di sterline” – racconta Emans – “e quest’anno probabilmente raggiungeremo i 5-6 milioni”. La gamma di materiali autoadesivi sviluppai da Tullis Russell si rivolge a settori come food & beverage, cura del corpo, logistica, industria farmaceutica,
elettronica e molti altri settori. Include quindi soluzioni standard ma anche prodotti speciali, compatibili con le più disparate tecnologie di stampa, sia tradizionale che digitale. La principale ragione del successo dell’azienda va ricercata nelle persone che ci lavorano: non “semplici” dipendenti, ma tutti proprietari. “Noi di Tullis Russell ci sentiamo diversi rispetto agli altri – continua il manager – tutti sono motivati e credono fortemente in quello che fanno. Perché se l’azienda cresce, tutti noi cresciamo con lei”. Un entusiasmo che si riflette nel rapporto con i clienti: “È importante per noi creare rapporti duraturi e di fiducia, e ci riusciamo sempre, perché essendo una piccola realtà abbiamo il tempo di dedicarci al cliente con più energia rispetto ai colossi del settore”.
|| John Emans, Product Development Manager di Tulliss Russell
Ritrama investe sulle digital labels e sulle soluzioni “Core Linerless” Digitale e linerless. Questi i due settori su cui Ritrama ha focalizzato l’attenzione a Labelexpo. L’azienda italiana, entrata a pieno titolo nel novero dei leader globali dell’autoadesivo, è da sempre attenta ai cambiamenti. “La stampa inkjet UV è un trend che si sta affermando” – spiega Alessandro Benassati, Group Sales Director dell’azienda di Caponago – per questo abbiamo creduto fosse arrivato il momento per offrire
una linea pensata e ingegnerizzata specificamente per la stampa digitale”. La linea in questione si chiama UV-JET e si compone, per ora, di una carta e tre film. A questa si affianca la gamma Direct Thermal Linerless e Core Linerless. “Quest’ultimo prodotto è un materiale autoadesivo costituito da un polipropilene molto sottile con liner in PET siliconato” – spiega il manager di Ritrama. “Il materiale è
|| Alessandro Benassati, Group Sales Director di Ritrama
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inizialmente stampato come un qualsiasi supporto dotato di liner e, solo successivamente, grazie a una macchina particolare di nostra concezione e brevetto, viene trasformato in linerless. In pratica il liner viene applicato sulla stampa, proteggendola, e alla fine si avrà un prodotto monostrato” – conclude Benassati. Una volta creata la bobina è necessaria l’integrazione di una dispensatrice a tamburo
particolare sviluppata da ILTI. Si tratta di un’unità stand-alone, che tuttavia è possibile integrare nella linea di produzione del cliente finale. L’innovazione di Ritrama in questo campo si chiama Core Linerless e si propone di creare un vantaggio tangibile sia per i converter, con un sostanziale azzeramento degli sfridi, che per gli end-user. www.ritrama.com www.corelinerless.com
eventi L’eco-sostenibilità degli adesivi Lecta inizia da Alto Garda Power Quest’anno, tra gli stand di Labelexpo, si è respirata un’aria particolarmente “green”. Come le altre aziende, anche Lecta, leader nella produzione di carte e prodotti autoadesivi, ha il suo fiore all’occhiello nella sostenibilità. Questo orgoglio si chiama Alto Garda Power, e in che cosa consiste lo spiega Gianluca Vigo, responsabile carte speciali Italia: “Grazie al moderno impianto di cogenerazione, la nostra cartiera di Riva del Garda è in grado di soddisfare non solo il fabbisogno di energia dello stabilimento, ma anche di riscaldare l’intera città. La centrale Alto Garda Power utilizza l’energia termica dei vapori in esubero, prodotti dallo stabilimento, per dare calore alle case dei cittadini con il teleriscaldamento” – spiega Vigo – perciò, da scarto, il vapore
diventa risorsa”. Ma l’attenzione di Lecta si ritrova anche nella sua vasta gamma di prodotti. Tutte le materie prime utilizzate sono certificate FSC, PEFC e Paper Profile. Ad esempio Metalvac A HG, la più recente della linea di carte metallizzate sottovuoto 100% riciclabile, pensata per il settore wines & spirits. “La lucentezza straordinaria di questa carta la rende unica sullo scaffale – spiega Vigo – la particolare finitura lucida si ottiene rendendo il più liscio possibile il materiale prima di metallizzarlo, così che, a fine lavorazione, risulterà di una brillantezza estrema, senza utilizzare film plastici”. La gamma di adesivi Lecta è ben descritta nel sito web aziendale, da cui sono scaricabili i datasheet dettagliati di ogni materiale. www.lecta.com
Arconvert è eccellenza... e tanta voglia di community Un ambiente sofisticato ed elegante, con luci soffuse e arredi bianchi: così Arconvert ha accolto i tremila visitatori del suo stand. L’azienda del Gruppo Fedrigoni ha poi scelto Labelexpo per lanciare un interessante progetto. “Black Label Creative Club è un’iniziativa di progress marketing – spiega Chiara Tomasi, manager di Arconvert – che ha lo scopo di creare una community di insider del labeling. Quindi designer, stampatori, etichettifici, utenti finali, brand owner e magazine di settore. Il club metterà in collegamento tutti i migliori talenti creativi operanti nel settore, offrendo loro l’opportunità di crescere
insieme come un vero e proprio team e diventare un punto di riferimento nell’eccellenza delle etichette di lusso”. Inutile dire che Arconvert ha tutte le carte in regola per affrontare questa sfida con successo! Belli e preziosi i materiali greaseproof, barrierati e waterproof, sono tutti appositamente studiati per conferire valore al prodotto finale, senza mai mettere in secondo piano la funzionalità. Come la neonata Ipanema, una carta goffrata molto raffinata con un’eccellente resistenza all’immersione in acqua/ghiaccio, in grado di rispondere perfettamente alle esigenze del settore enologico. www.arconvert.com
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meeting leaders Vent’anni di ricerca e sviluppo in ambito inkjet, approccio industriale, collaborazioni eccellenti e sguardo dritto al futuro: questa è oggi Xerox Impika
Impika e l’inkjet, una storia di passione, coraggio e visioni di Gabriele Lo Surdo // gabriele@densitymedia.com
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el 1988 Marc Lassus, lungimirante imprenditore d’oltralpe, fonda Gemplus per produrre carte prepagate destinate al mondo della telefonia. Nello stesso anno un giovane ingegnere entra nell’azienda per dirigere il “dipartimento attrezzature di produzione”. Il suo nome è Paul Morgavi e a breve si imbatterà in qualcosa che cambierà la sua vita. Morgavi viene infatti messo a capo di un progetto mirato a sviluppare soluzioni di stampa per la decorazione delle card plastiche. Da subito le tecnologie a getto d’inchiostro, sebbene all’epoca fossero assai poco conosciute, sembrano essere le più interessanti.
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Passione e coraggio Nei successivi 15 anni Morgavi e il suo team esplorano a fondo le potenzalità offerte dalla tecnologia inkjet, acquisendo un vasto bagaglio di competenze e, nel 1996, arrivano a sviluppare la prima stampante digitale industriale per card plastiche al mondo. Così – quando in Gemplus vengono meno le condizioni per continuare la ricerca in questo ambito – 11 membri del gruppo, tra cui lo stesso Morgavi, lasciano l’azienda e danno vita a Impika. È il 2003 e il mondo industriale è ancora assai scettico rispetto alla tecnologie di stampa digitale. Morgavi e i suoi però non hanno dubbi: l’inkjet è il futuro.
Iniziano così a lavorare duramente in diverse direzioni. Cercano di individuare i settori industriali in cui essere maggiormente incisivi, partecipano a numerosi eventi internazionali per farsi conoscere e presentare le loro soluzioni, sviluppano macchine test da usare per scopi dimostrativi. Solo un anno dopo, due importanti investitori decidono di sostenere il progetto Impika. L’azienda raggiunge così la stabilità economica necessaria per af|| Prima dell’acquisizione da parte di Xerox, Impika ha realizzato diversi progetti in ambito industriale (nelle foto in alto alcuni esempi). Questo l’ha portata a confrontarsi con mercati molto esigenti e acquisire un ampio bagaglio di competenze, che oggi le permettono di realizzare soluzioni inkjet ad alta veloctà per il mondo delle arti grafiche.
meeting leaders
intervista
a Paul Morgavi Chief Technology Officer Ink Jet e Novel Printing di Xerox General Manager dello Xerox Inkjet Innovation Centre e di Impika
“Amiamo la tecnologia ma progettiamo le nostre soluzioni sulla base delle applicazioni dei clienti e delle esigenze del mercato.”
Impika è oggi leader tra i costruttori di tecnologie high-speed inkjet. Quali caratteristiche del vostro approccio sono state chiave per il raggiungimento di questo traguardo? Amiamo la tecnologia, ma progettiamo le nostre soluzioni sulla base delle applicazioni dei clienti e delle esigenze del mercato. Non lavoriamo mai a soluzioni standard, sperando che poi si rivelino efficaci. I clienti sono il nostro interlocutore più importante. Ci piace avere con loro una relazione “intima”, comprendere esattamente di cosa hanno bisogno e attivarci per fornire loro una risposta tecnologica in linea con le loro aspettative. È questo uno dei motivi per cui, fin da quando eravamo una piccola realtà, grandi aziende hanno scelto di portare avanti i loro progetti con noi. E ancora oggi manteniamo intatto questo approccio. Ad esempio, siamo consapevoli dell’importanza di integrare correttamente le nostre stampanti all’interno di processi produttivi complessi. Per questo siamo disponibili ad adattarle affinché dialoghino nel migliore dei modi con piattaforme hardware e software di terze parti. Proporre soluzioni innovative può però comportare delle difficoltà nel dialogo con il mercato. Spesso i clienti tendono a non voler abbandonare metodi e
frontare progetti di una certa rilevanza. Nel 2004 Rossignol incarica Impika di realizzare una linea di stampa per sci in grado di gestire una parte significativa della sua produzione complessiva. Nel 2006 Kodak, impressionata dalle performance dei sistemi Impika, decide di commissionarle lo sviluppo dei sistemi high-speed roll-to-roll della serie VL. Dal 2008 l’azienda può contare su un nuovo investitore, che le permette di aprire un dialogo con La Poste, principale società francese di servizi postali, e con alcuni dei suoi più importanti fornitori. Nel 2010 Xerox firma un accordo per distribuire le stampanti Impika nel territorio europeo. La partnership si rivela un successo. Così, nel 2013, Jeff Jacobson – allora President of Graphic Communications Operations
processi che conoscono bene. Come avete affrontato questo tipo di resistenza? Aver lavorato per una multinazionale molto conosciuta, dando vita a progetti di successo, è stato sicuramente d’aiuto. Ma abbiamo anche dovuto dedicare molto tempo ed energie a evangelizzare i nostri interlocutori. Le possibilità offerte dall’inkjet erano, e in parte sono ancora, sconosciute al mercato. Talvolta, per aiutare clienti particolarmente scettici a comprendere cosa potevamo fare per loro, è stato indispensabile sviluppare per loro soluzioni pilota che dessero risultati tangibili. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi abbiamo avuto successo e i clienti ci hanno affidato progetti più importanti. Nei primi anni di attività, abbiamo anche partecipato a numerose conferenze internazionali, per condividere ciò che eravamo in grado di fare nella nostra azienda
e quali risultati avevamo già raggiunto. Dimostrandoci affidabili siamo riusciti a guadagnarci la fiducia del mercato e ad ampliare i nostri orizzonti. Sappiamo che c’è un po’ di Impika anche nel progetto KBA VariJET 106. Cosa puoi dirci di questa soluzione? VariJET 106 è destinata a un’utenza estremamente esigente. Per questo, insieme a KBA, abbiamo definito specifiche molto spinte: formato carta B1, risoluzione di 1.440 dpi, produttività di oltre 4.000 fogli/ora, sette canali colore etc. Per raggiungere un simile obiettivo, abbiamo creato un team dedicato, stiamo sviluppando inchiostri ad-hoc e stiamo lavorando con componenti tra i più performanti disponibili sul mercato. È una sfida in perfetto stile Impika, che abbiamo accolto con entusiasmo e non vediamo l’ora di vincere.
|| Paul Morgavi posa di fronte alla stampante digitale web-fed Xerox Trivor 2400
e oggi CEO di Xerox – porta a compimento l’aquisizione di Impika. Negli anni seguenti la storica sede di Aubagne assume la denominazione di Impika Inkjet Innovation Centre. Essa viene inoltre ampliata di tre volte, fino a raggiungere una superficie di quasi 9.000 m², e il numero dei dipendenti passa da 49 a 230. Oggi, a quasi 5 anni dall’acquisizione, l’integrazione tra Xerox e Impika è perfettamente compiuta. La multinazionale statunitense può finalmente rispondere alle esigenze del mercato con un ricco portfolio di soluzioni inkjet ad alta velocità. Intanto ad Aubagne la straordinara squadra di Paul Morgavi, animata dalla consueta e genuina passione che da oltre vent’anni non conosce crisi, lavora con entusiasmo al digitale che verrà.
Visione e innovazione Parlando di tecnologia con il management Impika si ha la netta sensazione che il presente non basti. Sembra quasi che quanto fatto fino ad oggi dall’azienda non sia altro che un prendere la rincorsa. Non si fa in tempo a comprendere le innovazioni introdotte con un certo dispositivo proprietario che già si passa a parlare di una possibile versione successiva, che porterà ulteriori vantaggi in questo o quel contesto. Impika non è dunque solamente un’azienda del “buon fare” bensì una realtà che, grazie a un capitale umano d’eccezione, è in grado di esprimere quella vitalità tipica dei grandi innovatori.
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|| 1) Lo show room parte dello Xerox Impika Inkjet Innovation Center di Aubagne con due stampanti Trivor 2400 (in primo piano e sullo sfondo), equipaggiate con diverse famiglie di inchiostri, e una Rialto 900 (sulla destra). Quest’ultima si è aggiudicata nel 2016 l’EDP Award nella categoria “Miglior stampante roll-to-cut-sheet A4+”. 2) Alcune teste di stampa, pre-assemblate, pronte per essere montate in barre single-pass. 3) La manutenzione delle teste di stampa di Trivor 2400 è affidata a un sistema brevettato e completamente automatico. Le barre di stampa (in alto) si sollevano dalla loro posizione di esercizio e i moduli per pulizia e capping delle teste (in basso) avanzano dal fondo della macchina fino a posizionarsi sotto di esse. In questo modo le barre di stampa compiono esclusivamente un movimento verticale evitando difetti dovuti al loro eventuale disallineamento. 4) Un tecnico lavora alla costruzione di una Trivor 2400.
Massimo Dentone Inkjet Sales & Marketing Manager di Xerox “Oggi Xerox e Impika sono un’unica entità che racchiude in sé il meglio dell’una e dell’altra: grande concretezza, conoscenza delle tecnologie e del mercato, passione e innata propensione ad innovare”
Dal 1988 a oggi, in prima linea nella ricerca e nell’innovazione 1988 Paul Morgavi inizia a sviluppare tecnologie industriali di stampa digitale per il produttore di smart card Gemplus (oggi Gemalto), ricoprendo il ruolo di direttore nel “dipartimento attrezzature di produzione” 1996 Le soluzioni per la decorazione di card plastiche realizzate dal team di Morgavi escono dalla fase di sperimentazione e diventano operative a pieno regime, raggiungendo una
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produttività di 6.000 card/ora, decorate fronte/retro 2000 Gemplus viene acquisita da Texas Pacific Group 2001 La nuova proprietà riorganizza la struttura interna di Gemplus, adottando una differente politica per gli investimenti in R&D 2003 Un gruppo di 11 ingegneri, capitanati da Paul Morgavi, abbandona Gemplus e fonda Impika con l’obiettivo di proseguire la ricerca e lo sviluppo di soluzioni di stampa inkjet per applicazioni industriali
2004 Impika lancia la sua prima stampante per la decorazione di card plastiche: IPP (Impika Printing Press) 2005 Impika presenta Printing Bar 300-Series, la sua prima barra di stampa single-pass destinata alla sovrastampa di etichette e packaging 2007 Impika presenta a Labelexpo iPress 600, soluzione web-fed da 75 m/min per stampa transazionale e di etichette 2008 Impika presenta a Drupa iPrint 150, soluzione web-fed da 150 m/min
2010 Impika lancia le stampanti iPrint 250 (254 m/min) e iPress 2400 (1.200 dpi) 2012 Impika lancia la stampante iPrint Extreme (375 m/min) e il concept roll-tocut-sheet Genesis. 2013 Xerox completa l’acquisizione di Impika 2014 All’interno della storica sede Impika di Aubagne, nasce l’Impika Inkjet Innovation Centre, uno showroom di quasi 9.000 m² 2015 Xerox Impika lancia la stampante roll-tocut-sheet Rialto 900
2016 KBA e Xerox Impika annunciano la collaborazione per lo sviluppo della stampante B1 ad altissima produttività VariJET 106 2016 Xerox Impika presenta a Drupa la soluzione di stampa a foglio Brenva HD (600 dpi, 197 ppm) 2017 Xerox Impika lancia la stampante Trivor 2400 High Fusion Inkjet Press che, grazie alla nuova famiglia di inchiostri High Fusion, permetterà di stampare su carte patinate destinate all’offset, senza bisogno di pre-trattamento
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La nostra promessa è quella di consentire a tutti gli stampatori di riprodurre sempre risultati prevedibili con un’elevata fedeltà del colore e alta qualità, sia che si tratti di stampa imballaggio che di stampa commerciale.
Poiché stiamo mantenendo questa promessa da più di 30 anni, le aziende di tutto il mondo si affidano sempre più al software realizzato da GMG. We know color.
idee per crescere Se il tempo è una risorsa scarsa, la sua allocazione e una definizione precisa di urgenze e priorità diventano la chiave sia per i singoli che per le organizzazioni
Perfomance e qualità della vita dipendono (anche) da come gestiamo il tempo di Davide Medri // davidemedri.businessconsultant@gmail.com
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iamo continuamente alle prese con risorse scarse. Liquidità, collaboratori qualificati, finanziamenti. Ma la risorsa più scarsa, che oltretutto non può essere acquistata sul mercato e non è accumulabile, è senza dubbio il tempo. Che diventa un fattore cruciale per le performance e i risultati personali e aziendali. Credo sia importante fare una precisazione: il detto “il tempo è denaro” andrebbe integrato con la frase “il tempo è salute”. Sia perché lavorare sotto stress è dannoso per il nostro organismo, sia perché è importante riservare tempo libero per la nostra vita privata e affettiva. In questo articolo cercherò quindi di fornire alcuni
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strumenti e suggerimenti pratici per migliorare e ottimizzare l’utilizzo di questa variabile così critica. Anzitutto è necessario effettuare una fondamentale distinzione tra i due concetti di gestione del tempo: efficienza ed efficacia. Tradizionalmente siamo abituati a pensare principalmente all’efficienza. Il bravo gestore del suo tempo è da sempre colui che riesce a sfruttare al meglio ogni momento della sua giornata lavorativa, a svolgere velocemente i compiti, ad evitare gli sprechi, ad arginare i cosiddetti rubatempo. Si tratta sicuramente di una visione corretta, che implica sia una predisposizione naturale, sia l’applicazione di una serie di tecniche specifiche – verbali e comportamentali – che una disciplina talvolta ferrea.
Davide Medri è attualmente Senior Associate Partner di Artax Consulting, con un percorso professionale misto tra marketing, vendite e formazione, sia all’interno di aziende multinazionali che nella libera professione. Tra le esperienze, dieci anni trascorsi nel mondo delle Arti Grafiche e del Digital Printing in HP Indigo e Xerox. Le sue competenze di Davide coprono due ambiti chiave: quello commerciale (vendite, negoziazione, account management, sales management) e quello della comunicazione interpersonale “allargata” (stili di comunicazione interpersonale, public speaking, coaching, gestione riunioni). In parallelo una passione per la fotografia. praticata e insegnata.
Tra importanza e urgenza Diamoci un’ulteriore distinzione terminologica. Definiamo “importanti” le attività in funzione del loro legame con il raggiungimento dei nostri obiettivi. Tanto più un’attività è legata ai nostri obiettivi, tanto più sarà importante. Definiamo invece “urgenti” le attività semplicemente quando hanno teoricamente una scadenza stringente. Se io dico, o qualcun altro dice che una cosa “va fatta subito”, “il prima possibile”, “entro domattina”, diviene automaticamente urgente. Si noti che mentre l’importanza di un’attività è fissa nel tempo (la redazione di un piano marketing è sempre importante per un direttore marketing), la sua urgenza può variare nel tempo, cioè diventa progressivamente più urgente tanto più si avvicina alla sua scadenza (ad esempio la redazione del report di fine mese). Una volta operata questa classificazione, andiamo ad inserire le nostre attività quotidiane all’interno di uno strumento molto utile e di semplice utilizzo, che ci viene in aiuto proprio per migliorare l’efficacia nella gestione del tempo: la matrice importanza/urgenza (fig. 1). Ma spieghiamola brevemente. Risulta evidente che le attività del primo quadrante, importanti e urgenti (ad es. la risoluzione di un problema del nostro primo cliente), saranno le prime che andranno eseguite. E che le attività poco importanti e poco urgenti saranno sicuramente rimandate ad un momento successivo (ad es. riordinare l’archivio, a meno che io non sia un archivista).
NON IMPORTANTE
Tuttavia, per un imprenditore e per i suoi manager o quadri intermedi, che devono gestire collaboratori, la vera partita non si gioca tanto sul “fare le cose rapidamente e senza sprecare tempo”, ma prima di tutto sul “fare le cose giuste”. Quindi essere prima di tutto efficaci. Di questo ci occuperemo.
IMPORTANTE
idee per crescere URGENTE
NON URGENTE
FALLO SUBITO
PIANIFICA QUANDO FARLO
urgente e importante
non urgente e importante
DELEGA AD ALTRI
FALLO DOPO
urgente e non importante
non urgente e non importante
|| La matrice di Eisenhower: un utile strumento per migliorare la gestione del proprio tempo, classificando le attività da svolgere in base a importanza e urgenza
La vera partita si gioca quindi tra il secondo e il terzo quadrante. Cosa succede nella realtà quotidiana? La maggior parte delle persone agisce in modo scorretto, eseguendo compiti apparentemente urgenti via via che si presentano durante la giornata. Per più motivi. 1. Pensiamo di sbrigarci 2. Ci sentiamo efficienti 3. Tendiamo a rimandare gli impegni gravosi 4. Facciamo fatica a dire di no Ed ecco la nostra mattinata tipica. Siamo partiti pieni di buoni propositi e ci ritroviamo alle 11 che non abbiamo fatto nulla di quanto ci eravamo prefissati, vittime delle urgenze che si sono affollate e avvicendate di prima mattina (e fin dalla sera prima) sulla nostra scrivania. Aprendo la posta elettronica e leggendo tutto,
guardando messaggi non appena arriva una notifica, rispondendo e dando retta a tutte le telefonate, dando ascolto a chi si presenta nel nostro ufficio. Certo, ci sentiamo molto produttivi, ma ci ritroviamo poi a fine giornata con alcune cose importanti da fare, o dopo le normali ore lavorative, o rimandate al giorno dopo. In questo modo tuttavia la giornata si riempie di tante attività non programmate, così come una stanza in cui entra il gas senza che si sia eretto alcun fuoco di sbarramento. E noi, invece che essere i piloti del nostro tempo ne diventiamo i passeggeri.
La sfida è gestire il tempo Dobbiamo prima di tutto chiederci con onestà: voglio controllare il mio tempo, e fissare degli
Procastinare? Ecco tre metodi per smettere Chi più, chi meno, tutti abbiamo la tendenza a rimandare lavori sgradevoli e impegnativi. Tre efficaci metodi per evitare di rimandare: • Iniziare la giornata con l’attività incriminata senza distrazioni di posta, messaggi, telefono, etc. • Dichiarare ad altri che lo farete: impegnarci nei confronti di terzi rende più vincolante l’esecuzione. • Coinvolgere altri nell’esecuzione: “ci troviamo domani alle 10 per fare x…”
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idee per crescere chiaro, assicurandosi che la risorsa sia messa nelle condizioni di svolgere il compito assegnato. Sia per le competenze che deve possedere, sia per le informazioni che deve avere a disposizione. E adeguatamente motivata a svolgerlo. Per concludere, elenco qui di seguito una breve serie di indicazioni cruciali per una corretta gestione del proprio tempo lavorativo.
appuntamenti con me stesso nella giornata per svolgere le cose importanti? O devo aspettare che gli altri mi concedano del tempo libero per farle? Va sicuramente detto che non siamo nati per programmare, ma per agire. E dobbiamo quindi fare uno sforzo supplementare per ritagliare spazi adeguati nella nostra giornata per le attività importanti, che non hanno carattere di urgenza. Senza rifugiarci nel classico “prima o poi devo fare questa cosa”. Sta quindi a noi la determinazione di mettere in agenda attività che non necessariamente devono essere svolte subito, ma sono cruciali per il buon andamento della nostra società o della nostra funzione. Per un manager la principale area chiave, importante ma non urgente, è la corretta gestione dei collaboratori. È necessario inserirli, formarli, dirigerli, motivarli e analizzare con loro le aree di miglioramento. Perché la funzione prioritaria di un manager deve essere quella di massimizzare le performance delle sue risorse. Se ci troviamo a ricoprire posizioni manageriali, che implicano prendere delle decisioni, dirigere e monitorare delle persone, saremo noi a indicare quali sono per loro le attività importanti, fissando i loro obiettivi. A questo proposito mi piace citare un famoso dialogo tratto dal romanzo “Alice nel paese
Il “no” assertivo Ecco alcuni metodi per non eseguire immediatamente un compito richiesto. • Assegnare una data di esecuzione “può andare bene se lo faccio entro…?” • Porre di fronte a un dilemma “per fare x devo smettere di fare y” • Delegare “il referente per questa attività è…”
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delle meraviglie” di Lewis Carrol. Alice: “Volevo chiederle che direzione prendere” Stregatto: “Dipende da dove vuoi andare…” Alice. “Non lo so esattamente…” Stregatto: “Allora la direzione non ha alcuna importanza…” Se i vostri collaboratori non sanno con precisione “dove andare” la perdita di tempo causata da errori, inefficienze, rifacimenti potrà essere devastante. È bene ricordare alcune regole per una buona determinazione degli obiettivi. Per essere costruito correttamente un obiettivo deve essere: 1. Ben descritto in ogni suo aspetto qualitativo 2. Misurabile quantitativamente. Altrimenti non ne potremo verificare il raggiungimento 3. Raggiungibile. Altrimenti potrebbe avere un effetto demotivante 4. Coerente con la mansione svolta, e con gli altri obiettivi assegnati alla persona 5. Determinato temporalmente con una scadenza precisa E il processo di delega deve essere altrettanto
• Proteggete il vostro tempo! Una buona gestione implica necessariamente un certo livello di impopolarità. Il concetto da tenere in mente è “sì, ma non adesso”. • Prevedete l’imprevisto. Un’agenda totalmente piena di impegni, che non tenga conto degli imprevisti che statisticamente si presentano ogni giorno, porta necessariamente a una condizione di stress. • Mantenete la lucidità. Fate delle interruzioni. Sovraccaricare la mente porta ad aumentare la probabilità di errori e rifacimenti. • Non lavorate in multitasking. Il cervello non è costruito per farlo. Cercare di svolgere due o più compiti contemporaneamente porta ad errori ed inefficienze. • Allocate i lavori più impegnativi nei momenti di maggiore produttività personale. Ognuno di noi ha una sua “curva di rendimento”, che va rispettata. Nei limiti del possibile si devono allocare le attività più impegnative quando sappiamo di essere maggiormente lucidi ed efficienti Un’ultima raccomandazione, che non possiamo assolutamente trascurare. La motivazione gioca un ruolo fondamentale nel mettere in atto tutti i processi descritti. Cambiare le nostre abitudini consolidate costa fatica. Siamo chiamati a produrre risultati, non a gestire bene il nostro tempo. Si tratta quindi di una scelta totalmente nostra. Per produrre risultati migliori, per migliorare la qualità della nostra vita.
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speciale Il metamerismo è un fenomeno che può causare deviazioni impreviste del colore percepito da ciò che ci aspettiamo. Esaminiamone le cause
Metamerismo: l’ospite scomodo che cambia l’aspetto degli stampati di Marco Olivotto // marco@marcoolivotto.com
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l metamerismo è un fenomeno interessante e sfuggente, che talvolta si manifesta in maniera inaspettata. Le sue cause sono intimamente legate al meccanismo della nostra visione. In particolare, al fatto che l’occhio umano riesce a percepire come uguali sorgenti di luce che sono in realtà profondamente diverse tra loro. Quando illuminanti diversi interagiscono con un campione, questo rifletterà o trasmetterà una diversa distribuzione di lunghezze d’onda, a seconda che si tratti di un campione opaco o trasparente. Il DeltaE di cui abbiamo scritto nel numero scorso ci aiuta a valutare la differenza del colore percepito sotto due illuminanti diversi.
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S’impara dagli errori Alcuni anni fa lavorai alla riedizione di un atlante fotografico. Il mio compito era allineare l’aspetto di un gran numero d’immagini a quello che avevano nella prima edizione, risalente a parecchi anni prima. A questo scopo osservavo il volume di riferimento sotto un illuminante standard D50 e cercavo di avvicinarmi il più possibile a ciò che vedevo per mezzo di un monitor opportunamente calibrato e profilato. Il mio illuminante decise di bruciarsi una sera in cui ero in ritardo con il lavoro: per questo realizzai una ventina d’immagini utilizzando la luce ambien-
Dopo la formazione classica, la laurea in fisica e vent’anni di produzione musicale, nel 2007 Marco Olivotto scopre le opere di Dan Margulis, padre della correzione del colore in Photoshop, e diventa suo allievo. Da sempre dedito all’insegnamento in diversi ambiti presso strutture private e pubbliche, dal 2011 dedica i propri sforzi alla diffusione delle tecniche della correzione del colore in Photoshop. Da allora organizza campus, workshop, attività formative on-demand in ambito fotografico e grafico, è speaker di FESPA, collabora con realtà didattiche di livello nazionale ed è autore di ben 25 videocorsi e seminari sulla correzione del colore. Dal 2015 è collaboratore fisso di Italia Publishers.
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te del mio studio. Il mattino dopo rivalutai le versioni prodotte la sera prima con la luce del giorno che filtrava dalle finestre: erano del tutto incompatibili cromaticamente con i riferimenti stampati. Avevo forse lavorato quando ero troppo stanco? Il motivo era un altro: il metamerismo era passato a trovarmi e aveva lasciato il suo inconfondibile segno.
Un ospite scomodo Il metamerismo è un fenomeno percettivo. Quando osserviamo un oggetto, come la stampa descritta sopra, riceviamo uno stimolo di colore che il nostro sistema visivo converte in una sensazione: il colore che vediamo è un fenomeno psicologico. La ragione per cui al mattino avevo notato una discrepanza era che avevo prodotto le versioni utilizzando come illuminante i due tubi fluorescenti che davano luce alla mia stanza. La luce che producevano appariva bianca, come quella solare; ma l’aspetto di una sorgente luminosa non dice quasi nulla delle sue caratteristiche. In particolare, il fatto che due illuminanti abbiano un aspetto simile non implica che la luce emessa interagirà allo stesso modo con la materia. Affinché il colore psicologico si manifesti sono necessari tre elementi: uno stimolo di colore, un illuminante e un osservatore. In presenza di un dato stimolo di colore, possiamo sempre scegliere un illuminante diverso; oppure cambiare osservatore. Il metamerismo si manifesta essenzialmente in due modi: nel primo un campione di colore cambia di aspetto quando si cambia illuminante; nel secondo, mantenendo fisso l’illuminante, un campione appare diverso a due osservatori distinti. Un esempio eclatante del primo caso è visibile nella fotografia di figura 1, tratta dal sito Web di VeriVide, un noto fornitore britannico di servizi e prodotti nel campo del colore. Nella cabina di osservazione di sinistra due pezze di tessuto appaiono identiche; in quella
di destra rivelano tutta la loro diversità. L’unica differenza tra le due cabine è la natura dell’illuminante. In pratica, in un negozio dotato dell’illuminante di sinistra, un cliente avrebbe potuto acquistare in buona fede due capi d’abbigliamento ritenendoli uguali, per scoprire poi che uno appare verde e l’altro marrone.
La misura del metamerismo In passato è stato utilizzato un parametro denominato indice di resa cromatica (in inglese Color Rendering Index, CRI) come misura del metamerismo. Il CRI stabilisce quanto la radiazione emessa da un illuminante, caratterizzato da una certa temperatura di colore (CCT temperatura di colore correlata), sia simile a quella emessa da un corpo nero alla stessa temperatura di colore. Per il calcolo si utilizza una procedura individuata da CIE (Commission Internationale de l’Éclairage): un certo numero di piastrine colorate viene esaminato sotto l’illuminante di riferimento e sotto quello in esame. Una corrispondenza cromatica perfetta definisce un CRI del 100%. Oggi il CRI è considerato obsoleto: si utiliz-
zano due indici distinti, che rendono conto rispettivamente del metamerismo causato dalla sostituzione dell’illuminante (SMI1) e del metamerismo causato dalla sostituzione dell’osservatore (SMI2). L’indice SMI1 si basa sul calcolo delle differenze tra due colori, il DeltaE che abbiamo esaminato e discusso nell’articolo pubblicato sul numero 06/17. Il risultato dipende dalla formula che si sceglie, perché esistono diverse definizioni possibili del DeltaE. L’indice SMI2 è più difficile da calcolare, perché si basa sulla differenza percepita da due osservatori diversi. Il metodo proposto si basa sulla differenza tra un osservatore reale e un osservatore di riferimento, noto come osservatore standard CIE. Per comprendere come la natura di un illuminante possa influenzare la percezione di un colore, dobbiamo innanzitutto parlare della sua distribuzione spettrale di potenza
La misteriosa SPD La distribuzione spettrale di potenza (SPD, Spectral Power Distribution) esprime l’andamento di una grandezza fotometrica o radiometrica in funzione della lunghezza d’onda: potrebbe trattarsi dell’energia, del flusso o dell’intensità radiante – il termine si utilizza per qualsiasi grandezza. La SPD descrive anche quello che di solito definiamo lo spettro di un illuminante. La figura 2 riporta la SPD per quattro diversi illuminanti standard CIE. Come sappiamo, la visione umana è limitata alle lunghezze d’onda comprese tra circa 400 e 700 nm. Sull’asse orizzontale del grafico viene riportata la lunghezza d’onda, e le linee verticali a puntini indicano i limiti dello spettro visibile. La curva a campana (linea verde tratteggiata) rappresenta la funzione di luminosità fotopica, ovvero la curva di sensibilità dell’occhio umano in condizioni d’illuminazione normali. Le quattro curve continue colorate rappresentano
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speciale contesto dell’illuminazione fluorescente. Il suo andamento spettrale è caratterizzato da picchi molto stretti che svettano su un fondo più omogeneo. Se confrontiamo la CCT dell’illuminante D65 con quella dell’illuminante F1, concludiamo che lo scopo di emulare la luce diurna è raggiunto molto bene da quest’ultimo: meno di 75 K separano i due valori. Allo stesso tempo, la SPD dei due illuminanti non potrebbe essere più diversa. Tuttavia noi vediamo queste due luci come sostanzialmente equivalenti dal punto di vista del colore della loro emissione. I dati spettrali di qualsiasi sorgente luminosa, non solo standard, possono essere convertiti in valori tristimolo, normalmente espressi nelle coordinate colorimetriche standard CIE 1931 XYZ. Tali valori prendono il nome di punto di bianco. In sostanza, questi tre valori ci dicono quale aspetto cromatico avrà la luce prodotta dalla sorgente per il nostro sistema visivo. Il calcolo del punto di bianco elimina però molte informazioni relative al profilo spettrale dell’illuminante: conoscerlo, quindi, non è sufficiente per conoscere le caratteristiche dettagliate dello spettro che lo ha generato.
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La misura della riflettanza
la SPD degli illuminanti standard CIE denominati A, D50, D65, F1. L’andamento delle linee rivela la composizione spettrale della luce. L’illuminante A rappresenta la luce prodotta da un filamento incandescente e ha una CCT di 2.856 K. Comprendiamo bene perché una luce di questo genere venga percepita come “calda”: il peso delle lunghezze d’onda cresce quasi linearmente all’interno dello spettro visibile: le componenti tra il violetto e il blu sono quasi assenti, mentre quelle tra il giallo e il rosso hanno un ruolo molto più rilevante. Gli illuminanti D50 e D65 appartengono al gruppo “D” che rappresenta la luce diurna. La CCT dell’illuminante D50 è di 5.003 K, mentre quella dell’illuminante D65 è di 6.504 K. Nel primo, che simula la cosiddetta “luce dell’orizzonte”, le componenti fredde sono inferiori a quelle calde: la luce ha un tono caldo
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ben percepibile, pur non apparendo giallastra come quella prodotta da un filamento incandescente. Nel secondo, che simula la luce diurna media, accade il contrario: le componenti comprese tra il violetto e il verde, fino a 550 nm circa, hanno un’intensità superiore di quelle relative del “fratello” D50; da 550 nm a 700 nm, invece, hanno un’intensità inferiore. L’utilizzo dell’illuminante D65 è raccomandato dalla CIE in tutti i calcoli colorimetrici, a meno di necessità particolari. Il settore grafico fa eccezione, perché prevede l’utilizzo dell’illuminante D50, come prescritto dalla norma ISO 13655:2017 (Graphic technology – Spectral measurement and colorimetric computation for graphic arts images). L’illuminante F1 fa parte del gruppo “F” che rappresenta diversi tipi di lampade fluorescenti. La sua CCT è di 6.430 K e il suo scopo è quello di emulare la luce diurna nel
Quando utilizziamo uno spettrofotometro per misurare il colore di un oggetto opaco, la luce emessa dallo strumento interagisce con l’oggetto e viene misurata la componente che questo riflette. Se l’oggetto ci appare rosso, ad esempio, significa che la sua superficie assorbe buona parte della luce “bianca” che lo illumina, e riflette solo la porzione del rosso. La percentuale di luce riflessa in funzione della lunghezza d’onda prende il nome di riflettanza. La figura 3 mostra tre possibili curve di riflettanza generate da oggetti di colori diversi (rosso, verde, blu), con i dati limitati al solo spettro della luce visibile. Se la curva di riflettanza è essenzialmente piatta e vicina al 100%, l’oggetto riflette tutta la luce che lo colpisce e appare bianco; se invece è piatta attorno allo 0%, l’oggetto assorbe tutta la luce che lo colpisce e appare nero (linee tratteggiate, in alto e in basso). Nel caso di oggetti trasparenti, il processo è simile, salvo che la luce viene trasmessa e non riflessa. La quantità misurata prende in questo caso il nome di trasmittanza, perché si misurano le componenti della luce trasmesse selettivamente dal campione. La curva di riflettanza viene spesso chiamata “impronta digitale” del colore esaminato, perché ne definisce con precisione la reazione a tutte le lunghezze d’onda dello spettro visibile. Il risultato di una misura di riflettanza dipenderà naturalmente dalla SPD dell’illuminante utilizzato: una differente distribuzione spettrale implica che la luce interagisca
speciale in maniera diversa con l’oggetto misurato, fornendo quindi curve di riflettanza diverse. La figura 4 illustra un possibile esempio: la curva in rosso rappresenta la riflettanza di un certo campione sotto un illuminante con determinate caratteristiche spettrali; quella in arancione, la riflettanza dello stesso campione sotto un illuminante diverso. Le curve sono palesemente differenti, e questo significa che il campione cambierà aspetto a seconda dell’illuminante che lo colpisce. Di solito si considerano metamerici dei campioni le cui curve di riflettanza sotto illuminanti diversi s’intersecano tra loro più di tre volte. La figura 5 schematizza il fenomeno nella maniera più semplice possibile. Il colore a priori sconosciuto di due tazze viene misurato; ciascuna tazza rivela la propria curva di riflettanza. Le due curve sono simili, ma non identiche. È possibile che le due tazze abbiano lo stesso aspetto sotto l’illuminante D65, ma diverso sotto l’illuminante A, a causa della differenza nella distribuzione spettrale di potenza dei due illuminanti. La tazza che varia meno il proprio aspetto al variare dell’illuminante è meno soggetta a metamerismo dell’altra.
Effetti del metamerismo In generale il metamerismo è un fenomeno indesiderato. La sua entità dipende dalle caratteristiche del campione in esame: ad esempio,
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due inchiostri possono esibire gradi diversi di metamerismo, e quello con il grado più basso sarà preferibile, perché fornirà una stampa il cui aspetto muterà meno al variare dell’illuminante. In altri casi, però, il metamerismo viene sfruttato in senso positivo. In campo tessile, inoltre, alcuni tessuti mostrano una forma di metamerismo geometrico: appaiono diversi quando cambia l’angolo di osservazione, la distanza, o semplicemente l’angolo con il quale vengono illuminati. Questa caratteristica genera tessuti che mostrano effetti di colori cangianti spesso imprevedibili, e in certi contesti questa caratteristica può risultare molto apprezzabile. Un caso di metamerismo estremo è rappresentato da certe vernici che
risultano trasparenti alla luce visibile, ma appaiono fluorescenti quando interagiscono con la luce ultravioletta. Una maglietta che riportasse una scritta fatta con questa vernice non mostrerebbe nulla alla luce del sole, ma la scritta diverrebbe visibilissima in discoteca sotto una lampada di Wood: un metamerismo così estremo da arrivare alla distinzione tra invisibile e visibile, invece che soltanto a quella dell’aspetto di un colore. Non esiste, peraltro, una cura per ridurre gli effetti del fenomeno: la prescrizione di attenersi a un illuminante standard è del tutto sensata, ma naturalmente non risolve il problema: un oggetto esce del tutto dal controllo di chi lo fabbrica o confeziona nel momento in cui arriva nelle mani di un consumatore.
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idee per crescere Apprezzate anche voi le persone disciplinate ? Siete disciplinati oppure no ? Ma cosa significa e a cosa serve la disciplina? Come, dove e perché esercitarla?
Disciplina e tanta forza di volontà: per cambiare servono entrambe! di Gianluca Ferrauto // ferrautogianluca@gmail.com
L
a disciplina può avere molti significati, da quella militare alla disciplina della Chiesa, dalla materia di studio al diritto (cioè il complesso delle norme volte ad assicurare il buon funzionamento di uno stato o di una comunità). È dunque molte cose, o meglio assume differenti significati. Ma parrebbe un concetto appartenente al passato, a modalità educative vittoriane, a iconografie di poeti che si legavano alla sedia per costringersi allo studio: “volli, fortissimamente volli”. Nelle varie esperienze professionali incon-
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triamo spesso persone disciplinate? “Sfruttiamo” questa dote per definire e poi raggiungere obiettivi ambiziosi, piuttosto che per organizzare strutture aziendali confuse, o ancora per impostare progetti complessi dando importanti responsabilità e deleghe sempre più ampie ? Siamo disciplinati per essere un buon esempio sia agli occhi dei collaboratori che a quelli dei capi, così come ai colleghi? Così facendo la disciplina non pesa e non costringe, ma porta concreti vantaggi e reali benefici nel lavoro quotidiano, come nella gestione delle aziende. Anche nello sport la disciplina è decisiva e spesso
Gianluca Ferrauto, dal ’76 all’84 giocatore di pallavolo semiprofessionista (ha giocato 8 anni in serie A), ha poi ricoperto ruoli dirigenziali in importanti compagnie italiane ed estere. È stato direttore generale in Condé Nast e amministratore delegato di Finservice (gruppo Cerved), per ricordare solamente qualche esperienza. Ha deciso di mettere a frutto come consulente la sua conoscenza di ogni sfumatura delle delicate dinamiche relazionali nel mondo sportivo e professionale. Ha attitudine al pensiero strategico, al lavoro di gruppo, alla gestione e al rafforzamento del talento. Come specialista delle relazioni, agisce accompagnando le persone in azienda in un percorso di sviluppo e acquisizione di autoconsapevolezza.
idee per crescere
vincente. Conducendo una vita regolare, rispettando diete alimentari e accettando regole comportamentali rigorose, si raggiungono obiettivi eccellenti. Purtroppo, molti talenti si perdono per strada, si lasciano andare e non accettano le rinunzie alle quali devono sottostare per costruirsi un futuro di grandi soddisfazioni. Ritengo lo sport un’ottima palestra di vita, perché le rinunzie possono essere ampiamente compensate dalle soddisfazioni, dai riconoscimenti e dai premi (non necessariamente in denaro) che si ricevono.
Come nel lavoro o nello sport, anche nella vita privata la disciplina è importante Facendo ciò che devo con la dovuta attenzione, mantenendo fede agli impegni presi con me stesso e con gli altri, possiamo raggiungere davvero ottimi risultati. Nonostante questa mia convinzione, io personalmente non riesco a seguire costantemente una dieta e nemmeno a smettere di fumare. Potrebbe essere mancanza di disciplina? Ma in definitiva perché siamo o non siamo disciplinati? Una prima risposta potrebbe essere questa: abbiamo o non abbiamo una forte motivazione. Le
differenti esperienze, da quella professionale, a quella sportiva o personale dimostrano che la disciplina ha successo laddove abbiamo forti motivazioni. Con conseguenti riconoscimenti. Pur tuttavia non riusciamo sempre e facciamo fatica (forse non tutti) ad essere disciplinati. Ci sembra un’imposizione, una limitazione e dunque un obbligo al quale dire di no appena possibile. Se fossimo in aula mi piacerebbe giungere insieme alle conclusioni. Viceversa, dovendo scrivere e non potendo ascoltare i pareri e le esperienze dei singoli, mi vedo costretto ad anticipare una serie di ipotesi. Così che ognuno possa trovare quella che meglio lo rappresenta o gli si addice.
In sostanza, quanto devo e quanto voglio essere disciplinato? A cosa può essere utile oggi la Disciplina? Per l’apprendimento? Per lo studio? Per la cura della propria salute e forma fisica? Per il raggiungimento dei propri obiettivi? Per l’educazione dei figli? Cos’altro? Una forte motivazione stimola la nostra volontà: se so che posso farmi male, mi imporrò la regola del non farlo. Allo stesso modo, se so che posso vincere farò di tutto per ottenere questo
risultato. E così via, augurandoci di entrare in un circolo virtuoso di rispetto delle regole, di attenzioni e di disciplina. Eppure non basta: molti fumatori continuano a fumare, le persone sovrappeso continuano a mangiare, i ritardatari sono sempre in ritardo e gli indisciplinati vivono più o meno serenamente la loro vita.
È dunque il pieno rispetto delle regole la disciplina? Se sì, di quali regole? I codici comportamentali delle cosche malavitose hanno regole ferree alle quali tutti si attengono, a rischio di punizioni durissime. Eppure quel genere di rispetto del regolamento non ci piace e certamente non lo usiamo come modello positivo. La disciplina militare, a volte, ci sembra esagerata, sebbene gli ufficiali ne siano profondamente permeati e convinti. La disciplina della chiesa per i porporati non è discutibile e persino le discipline scolastiche sono state duramente contestate proprio in questi anni. Ma allora qual è la disciplina giusta? Esiste? È molto difficile dare risposte che possano soddisfare i tanti pareri differenti tra loro. Probabilmente è impossibile, ma su una cosa potremmo trovare un
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idee per crescere rara e quanto mai eccelsa. Per comunicare in maniera efficace e per motivare le nostre idee o le persone non serve disciplina, ma la disciplina agevolerà l’acquisizione delle tecniche migliori che, unitamente al nostro talento, produrranno ottimi risultati, creando nuove e positive relazioni. Mi piacerebbe condividere questa frase di Gandhi: La più alta forma di libertà porta con sé la più grande misura di disciplina e umiltà. La libertà che viene dalla disciplina e dall’umiltà non può essere negata, la licenza sfrenata è un segno di volgarità sia verso se stessi che verso il prossimo.
punto d’incontro. E cioè che la disciplina è un comportamento. Se la disciplina è un comportamento, è ragionevole dire che dipende dalle nostre convinzioni e dai nostri valori e troveremo conforto in questa definizione, leggendo la mappa dei livelli logici di R. Dilts.
Le convinzioni condizionano i comportamenti Siamo quindi condizionati dai nostri valori, ma è difficile non rispettare un valore, quasi impossibile. Valori come la famiglia, l’amore, l’onestà, piuttosto che il valore assoluto della vita sono irrinunciabili. Per questo facciamo e faremo molta fatica ad accettare pienamente persone con valori differenti. Forse non ba-
Obiettivo SMART n. 7: modifica i tuoi comportamenti Imponiamoci di modificare almeno 3 comportamenti quotidiani, dando loro una votazione con una scala da 1 a 10 (10 è il massimo) che esprima la difficoltà nell’operare questi cambiamenti (1 nessuna fatica, 10 moltissima fatica). Dopo una settimana, poi quindici giorni e infine un mese, confrontiamo i voti e chiediamo ad amici, colleghi, compagni se siamo davvero migliorati e di darci un voto da 1 a 10.
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steranno la flessibilità relazionale e mentale, ma proprio nel valore del rispetto potremmo trovare la soluzione ed un comportamento adeguato, indipendentemente da chi sarà il nostro interlocutore, concorrente o avversario. Nella gestione del nostro tempo cerchiamo o sforziamoci di farlo, di trovare il momento adatto per capire, per approfondire e per chiedere piuttosto che per asserire. Molte risposte ai tanti perché sono nascoste, profondamente custodite dentro di noi. Serve comunicare correttamente, fare le domande giuste e ascoltare le risposte fino alla fine, senza interpretare e senza giungere a conclusioni affrettate. Ascoltare attivamente per comprendere i diversi pareri non sarà un atto di sudditanza o di debolezza, ma un grande e positivo esempio di umiltà, dote sempre più
La comunicazione è imprescindibile e indipendente sia dai fattori esterni che da quelli interni. Non possiamo non comunicare. Comunichiamo sempre, quindi meglio prenderne atto e cercare di comunicare bene. La comunicazione è a due vie: ciò che dico avrà una risposta, ciò che faccio prevederà una reazione. Possiamo prepararci e allenarci, ma ogni colloquio è una storia a sé, ogni incontro può riservare inaspettate novità perché noi, esseri umani, siamo tutti diversi. E tutti abbiamo le nostre idee, i nostri convincimenti e le nostre abilità. Se qualcosa non riesce diciamo che era difficile, se non riusciamo a raggiungere il risultato diamo la colpa agli altri: al tempo o chissà cosa. Mentre dovremmo umilmente riflettere su come abbiamo agito, sul nostro livello di preparazione e su quali strumenti avevamo a disposizione. Le cose non sono difficili o facili: semplicemente sappiamo o non sappiamo farle. Peraltro il tempo che normalmente impieghiamo per fare una cosa bene o male è lo stesso, ma il risultato è molto diverso.
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idee per crescere Creare contenuti di qualità per una strategia di comunicazione vincente è un imperativo categorico. Perchè il cliente vuole “qualcosa di più”
Content marketing: cos’è, a cosa serve e come si fa di Alessandra Gaeta
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iciamoci la verità. Il mercato oggi è saturo di tecnologie, tutte apparentemente molto simili tra loro. Sebbene i criteri di scelta sbandierati come imprescindibili siano elevata qualità e perfetta aderenza alle proprie esigenze produttive, troppo spesso nelle trattative l’argomento determinante diventa quello più facile da comprendere. Il prezzo! Al contempo, la reputazione della marca, di per se stessa, non è più fondamentale come una volta nel determinare la decisione finale d’acquisto. Insomma, non è facile per un’azienda rendersi unica e indispensabile.
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Ma c’è una cosa che ancora vale, e molto. La fiducia. Chi è capace di interagire costruttivamente con i propri clienti, di instaurare un rapporto di stima, ha la meglio su tutti. Chiamiamola fidelizzazione. E come si fidelizza oggi il proprio target? Tanti i modi possibili ma, specialmente in contesti B2B, uno dei più efficaci è senz’altro il marketing basato sulla produzione e distribuzione di contenuti. “Ah, ecco... ci risiamo con il content marketing” – qualcuno potrebbe pensare. In effetti non parliamo di un argomento inedito. La famosa frase “content is king” è stata pronunciata la prima volta oltre vent’anni fa da Bill Gates. Eppure, nonostante sia trascorso
molto tempo, l’evoluzione di questo approccio al marketing ha visto il suo picco proprio nell’ultimo decennio. Ovviamente ha subìto delle notevoli trasformazioni, dovute alle innovazioni digitali e al moltiplicarsi dei canali di comunicazione. Ma, oggi come allora, il contenuto resta sovrano nelle strategie di marketing più evolute e lungimiranti. Raccontare chi siamo, cosa facciamo, come e perché è fondamentale per creare un legame con il nostro target di utenza potenziale. Per aumentare i nuovi contatti e, in ultima analisi, generare fatturato e redditività. Questo è il content marketing! Può sembrare un gioco da ragazzi, ma non lo è. Si deve infatti
idee per crescere
60%
oei contenuti d realizzati dalle marche
non è rilevante per i consumatori
|| Il content marketing è uno strumento di comunicazione essenziale per i brand. Dalla ricerca Meaningful Brands 2017 di Havas Media emerge però che il 60% di questi contenuti non è significativo perché non qualitativo.
avere un’idea molto chiara di come fare appello all’intelletto dei propri interlocutori. Altrimenti è tempo e denaro sprecato. Ecco il motivo della nostra scelta di dedicare un ciclo di articoli – tre per la precisione – a questa strategia di comunicazione e alle opportunità che ne possono scaturire. In questo primo articolo introdurremo la storia del content marketing e commenteremo i dati emersi da uno studio di Havas Media Group, una delle più grandi agenzie di comunicazione al mondo, che ha esaminato i fattori chiave che rendono un brand “significativo” nel mercato in cui opera. E nella percezione dei potenziali utilizzatori dei suoi prodotti. Nel prossimo numero, invece, andremo più sul pratico: con l’aiuto di esperti proveremo a delineare le caratteristiche che non possono mancare in una strategia di content marketing vincente. Infine, nel terzo appuntamento, cercheremo di capire la reale efficacia dei contenuti come strumenti di business, riportando alcuni case study di aziende che ne hanno fatto ampio uso nelle loro strategie di marketing.
di content marketing. Una strategia basata sulla creazione di contenuti di valore per far conoscere il proprio brand, o per fidelizzare il proprio target. Quanto i contenuti prodotti e divulgati da un’azienda possono stimolare il consumatore nella sua decisione di acquisto? Questo è il grande quesito. E i numeri parlano chiaro. Se nel mondo quasi due terzi dei brand potrebbe scomparire da un giorno all’altro lasciando totalmente indifferente il consumatore, meno del 27% di questi ha un impatto positivo sulla vita delle persone. L’84% dei consumatori, d’altra parte, si aspetta contenuti di valore per essere maggiormente coinvolto e – udite udite – più della metà dei contenuti creati dalle aziende (per la precisione il 60%) non è significativo per gli utilizzatori finali.
Guido Surci Chief Strategy and Innovation Officer, Havas Media Group Italia “Più che domandarsi se si sta investendo tanto o poco nel content marketing, sarebbe importante chiedersi se si sta spendendo bene o male” “Meaningful Brands ha analizzato le diverse categorie di contenuto che ogni marca produce per il proprio target: formazione e informazione, supporto e soluzioni, educational e intrattenimento – spiega Guido Surci, Chief Strategy and Innovation Officer di Havas Media Group Italia – se da un lato il content marketing sta diventando sempre di più uno strumento di comunicazione essenziale per le imprese, dalle risposte degli intervistati ci siamo resi conto che il consumatore è profondamente insoddisfatto perché i contenuti non lo informano adeguatamente, non lo aiutano a semplificare la vita, né a migliorarla. In altre parole, le aziende hanno ancora molta strada da fare in merito alla produzione di contenuti”. E non parliamo di PMI, ma di autentici leader globali. Una bella doccia fredda per
Senza qualità non c’è contenuto che tenga Se domani il 74% dei brand tra i più conosciuti al mondo dovesse improvvisamente scomparire dal mercato, ai consumatori non cambierebbe la vita. Questo è ciò che è emerso da Meaningful Brands 2017, lo studio realizzato annualmente da Havas Media Group per misurare il legame tra marche e consumatori. La ricerca, che ha coinvolto 1.500 brand leader a livello mondiale e 375mila persone di 33 Paesi, ha esaminato il senso e l’efficacia di una strategia
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idee per crescere
VALORE SIGNIFICATIVO PER LE PERSONE
=
RITORNI DI BUSINESS + Quota di mercato + Marketing KPIs + Valore economico
molti di questi colossi! “Sono molto pochi i brand (meno del 30% in Italia) che riescono a costruire quel mix tra prodotto, contenuti e valori tale da renderli unici e indispensabili per il consumatore – continua Surci – prendiamo per esempio il difficile mercato dell’utility. Se dovesse sparire una marca di questo settore, il suo rimpiazzo sarebbe facile. Ciò significa che non è riuscita a influenzare il comportamento quotidiano delle persone”. “Diverso è il caso IKEA, che nell’elenco delle aziende più significative del nostro studio si trova al nono posto a livello globale e al terzo in Italia – sottolinea Surci – se IKEA non ci fosse più, lascerebbe un vuoto nella vita delle persone. Ovviamente potrò sempre acquistare un mobiletto per il bagno da un altro produttore, ma sentirei la mancanza di quel
brand. Ciò significa che IKEA riesce meglio di altri a diventare meaningful. Ed è proprio in questo che le strategie di content marketing si possono dimostrare molto efficaci”. Un contenuto di qualità, quindi, deve essere utile e fruibile. E portare un miglioramento tale nella vita delle persone da non poter essere intercambiabile con un altro. O come dice Surci: “Un contenuto è di qualità quando è capace di generare risultati tangibili nell’interazione con il consumatore. Perché poi, è inutile girarci intorno, il suo obiettivo è innescare delle logiche di business”. E questo vale per qualsiasi azienda, non importa che sia B2C o B2B. “Il content marketing è una strategia di comunicazione fondamentale sia per il B2C che il B2B – spiega il manager di Havas Media Group – ma è chiaro che ci sono delle diffe-
renze sostanziali. Il B2B si rivolge al mondo professionale. Quindi, se da una parte i contenuti sono molto più apprezzati rispetto al B2C, questi devono però rispondere a bisogni ancora più pratici. Devono cioè formare, spiegare, approfondire e aggiornare. Per questo motivo anche il tono deve essere più tecnico e formale”. Dal report B2B Content Marketing 2017, realizzato dal CMI (Content Marketing Institute) risulta che l’89% delle aziende B2B ha adottato una strategia di content marketing, mentre l’11% ha deciso di rinviarla. Tra le aziende che l’hanno realizzata per oltre un anno, il 42% ha avuto un riscontro positivo, il 48% non ha constatato cambiamenti rilevanti e il 9%, invece, ha riportato un impatto negativo. Relativamente ai fattori di insuccesso è però importante segnalare che il 57% ammette di non aver dedicato molto tempo allo sviluppo di contenuti. Eppure, rispetto all’anno precedente, il 70% delle aziende ne ha prodotti molti di più. Ma quanto si investe sul content marketing? Dal report di CMI risulta che le aziende impegnano in quest’area circa il 29% del budget totale dedicato alla comunicazione aziendale. Poco o tanto? “C’è chi spende tanto e chi poco – chiarisce Surci – ma sarebbe importante chiedersi se si sta spendendo bene o male. La produzione di contenuti, sia in ambito B2C che B2B, deve essere affidata a professionisti, altrimenti c’è il rischio che possa addirittura penalizzare un brand”.
La nascita del content marketing Per capire appieno il significato del content marketing è necessario fare un salto indietro di ben 122 anni: il fenomeno nasce infatti nel 1895 in America. Più precisamente a Grand Detour, Illinois. Qui John Deere, fondatore della Deere & Company, azienda specializzata in macchine agricole, un giorno decide di dare alle stampe la rivista “The Furrow” (Il Solco). A differenza di altre pubblicazioni di settore, il cui scopo è vendere merce, The Furrow elargisce consigli e dà istruzioni agli agricoltori su come lavorare meglio e ottenere raccolti più abbondanti. Che cosa accade? La rivista in breve tempo diventa il più importante magazine dedicato al mercato agricolo a livello mondiale, con la conseguenza
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che, al momento di dover acquistare una macchina o un prodotto, i lettori si rivolgono alla Deere & Company senza pensarci due volte. In altre parole, John Deere ha utilizzato il content marketing come strategia aziendale. The Furrow, infatti, non vende nulla, ma crea contenuti di valore. Articoli altamente qualificati, utili, che sottolineano un bisogno e propongono una soluzione. Che poi è insita nel prodotto. Geniale se si pensa che era il 1895! Piccola ma significativa parentesi: The Furrow esiste ancora ed è pubblicata in ben 14 lingue. La storia di John Deere insegna, in definitiva, che quando i contenuti sono di qualità resistono al passare del tempo e creano un legame indissolubile tra brand e target.
|| Una prima pagina di fine ‘800 del magazine The Furrow di John Deere, pubblicato ancora oggi e considerato l’antesignano dei più moderni house organ
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