Alla ricerca del Francolino di monte

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Alla Francolinodelricercadimonte

1 davide marchese

poesie dal Febbraio al Settembre 2022

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Non si sente rapace ma preferisce al volo del falco il fischio del merlo, il canto dell’usignolo o "l’ininterrotto cip-cip, d’orto in orto ( ove bazzico anch’io ) del passerotto".

Poeta, che dà voce al sentimento "... al silenzio mi adduco dando sostanza alla malinconia stessa che il guscio conserva del tuorlo..."

Prefazione

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"Ogni giorno io tento la scalata all'Olimpo dal mio quaderno ove immenso mi fingo come un gigante ignorante..."; questo è l'approccio di Davide Marchese, uomo schivo ed essenziale, al mondo della poesia. Poeta, alle volte magico, come quando svela d'intuito il Primo Volo: "accade quand'ecco ben altro oltre il nido a un palmo dal becco disteso ogni intreccio allo slaccio del filo".

Lui sa del vestito della festa quando la domenica: "sull'abito il segno del ferro da stiro... un pezzo di torta che cade nel piatto..." E, per sentirsi più vicino alle sue radici, scrive nel dialetto del nonno, quando raccontava dell'airone cenerino: "Sinerèn Curin-

Davide avverte forte il richiamo delle sue origini e di quel mon do contadino, dove vi era più fatica, ma anche più serenità nelle piccole cose: "L'odore del letame, non scalfisce in nessun modo il suo orgoglio di concime ch'è difficile trovare un contadino infelice ..."

Alcuni poeti sono tanto introspettivi e languidi quanto distratti al mondo della natura, non è il caso di Davide che preferisce andar per "boschi a cercare nel luogo dove si mischian le orme sia del cinghiale e del capriolo...” ed insegue affascinato il volo degli uccelli "... dov’è il fraseggio dei cinguettii e dei campanili intreccio di alti desii...i bei riflessi dei grigi aironi sorpresi a beccare lontano dai miei acquitrini ... giovane storno non l’ali t’invidio ma il cielo convivio in cuor tuo ..."

Non è una ricerca facile, quella del Francolino di Monte, perché è un uccello schivo che non ama esibirsi; talvolta s'intuisce la sua presenza soltanto per il fischio leggero o per il frullio delle ali.

O giochi di parole a dimostrazione della conoscenza lessicale del poeta:

da da bànda ‘n ariàn in culp ‘d na’ to ala am è smijà pì grèv ad tic i me’ pass ..."

Versi che ci raccontano di fiabe: "sei un gigante non ci entri per la testa... lascia sia io ad entrare in quel gelso non sarò Pollicino..."

Vi è poi, in questa raccolta di poesie, una parte giocosa come il racconto della gita in treno a Venezia insieme alla famiglia o il racconto del miao.

Ed ecco perché preferisce la pigrizia "...anelo la pace dei sensi la mollezza delle carni l’abbandono degli intenti detesto la guer ra ..."

Non dimentica, Davide, la questione dei migranti, riferendosi alla natura osservata, infatti: "Nessuno sceglie dove abitare le proprie radici ...". Se gli si chiede un commento al perché di questa vita, risponde

Vi sono versi che parlano di piccoli gesti quotidiani e di intimità coniugale "...domani è un bel giorno per stare tranquilli...chis sà, troveremo magari anche il tempo per fare all’amore, domani. E perché non adesso che stanno dormendo come angioletti. Lo vedi? … "

Ma vi è una parte dolorosa e non poteva essere altrimenti, pagine dove emerge tutta l'ansia e la preoccupazione a causa del conflitto così vicino a noi che sta devastando l'Ucraina: "Nel giro più breve d'un giorno la guerra ucraina ha cancellato il luogo comune ... e i vari tovarishch ( compagni di un tempo narrato dal bianco e dal nero ) ...che viver dovremo a fatica i giorni futuri lasciando ad ogni certezza una via d'uscita così disperando, sia condivisa... "

"...ha volo scarlatto del balzo del grillo l’acerbo mio passo nel tuo gheriglio sasso scagliato nel folto d’un tiglio smorzato nel mallo scordato scompiglio..."

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di non conoscere se il sambuco sappia dal seme se un dì sarà pianta oppure un cespuglio.

Per arrivare al giorno della partenza: "Tutti, un giorno come queste cicale lasceremo la camicia sul percorso pedonale all'uscita, come arresa al rimanere dell'estate. Un silenzio, un frastorno e chissà se una discesa ci sarà in quel dintorno o quella scala ambita che oltre l'olmo s'infinita"

Buona lettura dunque e, se volete un consiglio, non aprite mai questo libro così, distrattamente, ma fatelo solo quando sentite il bisogno di entrare in intimo colloquio con la parte migliore di sonovoi; così belli ed intrisi di significato i versi di Davide Marchese!

Giorgiog. appassionato dell'aria aperta e delle creature del mondo.

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Però il suo cuore trepida per "la premura che consuma l'urgenza del nido quando la tortora, intenta a seguire i dettami di Madre Natura, fa un volo che sembra un balzo a piè pari "

Ma Davide non vuole lasciare il lettore con la bocca amara e chiude con un canto allegro e campagnolo: "Quella campana chiamava i braccianti all’ora di pranzo ch’eran sì stanchi ma mai per il canto Evviva! Evviva! Frusciavan le spighe Evviva! ...Cogliam margherite Evviva! Evviva! Che ognun sia felice..."

“ Soltanto le armi chimiche possono distruggere la Natura. Più la poti una pianta, seppur con ascia o bomba e più si impegna a crescere.Giorgiog.”

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Prima Parte

Tempo cattivo

Temp gram

quel bastardo fa tuonare ma, piuttosto che mandare una goccia sulla lingua della tua terra asciutta ti fa morire di paura scagliando il fulmine daccanto il gelso da farti sbiancare come le more ai suoi rami

‘t fa mòri da la pàu campànda ‘a lòsna dausèn ‘n muròn da fèt amnì bianc cmè ‘l mori ai so ram

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cul bastard fa trunè ma, pitòst che mandè ‘na guta ‘n sla lèngua ‘dla to tèra scàja

Ti penso affidandomi al fiuto del cane che nel cuore abbaia in tua presenza

Anche è mancante il tuo profumo nella stanza ove permane la tua assenza

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Senso

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rivelano i fili d'acciaio gli aghi di plastica verdi, dellanelchedall'altorimossiabetefudelNatalemezzounaperticacomeamemoriacuccagnaarchiviatal'arrampicandueoperaidelcomunecolcestelloimprecandocontroilgranfreddoechissàchecos'altro

In piazza

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Prodigo figlio

Mamma mi aspetta tutte le volte che esco la sera quando apro la porta la mia buonanotte in sogno la scorta dove non soffre

i bei riflessi dei grigi aironi sorpresi a beccare lontano dai miei acquitrini

Sono

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Le mie peregrinazioni gli assordanti mormorii e le delegittimazioni che ad ogni snodare un groviglio di errori scorrono come nei rii

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tutta questa nebbia a farti sentir come all’interno di un opale senza dove che non sia luogo il cui muschio affiora, ma lontano dalle povere cortecce che ne sanno più del cielo

Rimarrà

e non ti serviranno le parole alla memoria che non riconoscesti nel presente (arrecante la continua nellaundell’inquietodissolvenzapermanerecamminosullasabbia)tantomenoilsilenziogelidoemalfidomentearimbombarticomechiindicacoldito

Ma ecco gli strali di quei sovrastanti dei che gli umani temono ansanti e sì che anche io ho timore per me ma già mi descrivo ai loro buffet

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Ogni giorno io tento la scalata all'Olimpo dal mio quaderno ove immenso mi fingo come un ignorante,gigantecapaced'essertenace

Da terra

a non darsi per vinto

Così non m'accorgo di quelle saette a cui vado incontro incurante di esse fin quando non vengo anch'io unladdovescagliatodiventofogliostrappato

il valico è un limite così tanto ardito che i miei inasprisce precipita un sasso ermo che in briciole finisce, ammonito ché manco al granito par che l'eterno sia garantito

Dal passo

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Le colline sono bianche mi ci percomebrizzolatispecchioicapelliilventofacoiramimeliscrollifortunahaimanicaldenellepalmeorizzontiunalinfacomenuovainmeverdeggiadigermogli

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Disgelo

Poi, che l'autunno cavalcioni al mio sciupio ricadrà con il fogliame (altalenante volar via da un subbuglio di emozioni) io saprei, fra le mie piume il torpore di un suo afflato qual riparo da ogni brina

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Viver nel cortile di una chiesa

Sì quieto intreccerei i rami del mio nido insieme a quei del fico cresciuto in quello spiazzo d'estate a dar respiro ai voli sovra le orme d'un padre o di quel Dio che non suona le campane

Mi accogli

con occhi di lago in me esondando come una ombra che il limite varca

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Un guardo rivolgi ov'io, sprofondando non ho più sostanza ma forma disgombra d'ogni distanza

Dal bosco

nebbia e schiamazzi di spiriti inberbi nell’aia dei gatti poi fino Nell’orto,digranaid’intonaciagl’internineri,persolaiedaltrisegreticuinonsapraiilcancelloaccantonalastasisìcheunfringuellovisostidairamilasciandoladdoveunsemedischiudeilbalzodauncuoredotatodipiume

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detesto la guerra che schiera i soldati

Sono un cronico pigro

e tace, laddove vacilla sulle corazze dei carrarmati, ai viali il brillo d’ogni stella

anelo la pace dei sensi la mollezza delle carni l’abbandono degli intenti

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dalla panchina il chiacchiericcio su Dio si confonde coi voli dei passerotti e i lor cinguettii

La domenica, in piazza

l'acqua non parla di guerra nel rimestio dalla fontana (perpetuo discorrere dell'accadere) eppur gli si chiede un motivo, anche ad essa come d'estate fan gli assetati

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al cielo rivolgono i rami dispogli imponenti castagni e i bimbi che fan catechismo si scaldano al sole ché l'ombra non chiedono ancora

Tu

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e ad ognuna dai un nome che non puoi dimenticare nemmeno fra gli scrosci d’un nefasto temporale

qualcuna di esse è una Eco ma tu non l’ascolti, che sai non parlarti dai monti ma dal buio inesploso del tuo segreto

hai così tante voci quante sono le espressioni che riesce alla luce confidare un diamante

Ipocrasia

Nel giro più breve d'un giorno la guerra ucraina ha cancellato il luogo comune d'un popolo retto soltanto da rozzi e dalle badanti di nome Irina

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e i vari tovarishch ( compagni di un tempo narrato dal bianco e dal nero ) li hanno lasciati in quei gulag rossi, dalla memoria di naftalina

Temo ( per questo il mio credo s'incrina ) che viver dovremo a fatica i giorni futuri lasciando ad ogni certezza una via d'uscita così disperando, sia condivisa

Spero (perché sono un piccolo uomo ) di non provar mai la paura che ascolto dai telegiornali, aspettando i miei figli tornare da scuola condendo gli spaghi, con la pummarola

Chissà, troveremo magari anche il tempo per fare all’amore, domani. E perché non adesso che stanno dormendo come angioletti. Lo vedi? Com’è che diventa perfetto, in effetti anche questo momento: profuma di menta ogni tuo bacio che sento, a luce spenta…

è un bel giorno per stare tranquilli; i nostri pupilli a scuola, io e te fino all’una a fare la spesa e mangiare il gelato alla viola che sai non mi piace però non mi stona il color suo vivace, se il mio è alla nocciola.

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Domani

Busso all'esercito russo un mio pensiero che nulla sa fare se non farsi male alle nocche e accorgersi, dopo, che era soltanto l'uscio del cine che, a notte da piccolo mi accoglieva mostrandomi il genio del bianco e del nero di Ėjzenštejn, e il vertiginoso poeta virtuoso e umano Tarkovskij

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Apprendo dal telegiornale che nevica a Kiev ed è una neve che mai ho veduto tanto ingombrante che un freddo subentra anche se cambio canale anche se indosso il maglione di lana che nonna mi diede alla morte del nonno

Con stupore

ingenuo, mi accorgo che ancora non è primavera anche se ormai, da noi solamente brina al mattino e certo a Messina qualcuno si tuffa da giorni nel mare

È gialla e azzurra ed io, mentre la guardo tremo con essa

Rimane appesa una stella filante al ramo d'un platano al parco

L'agita un'aria ancor fredda

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col languorino del tuo ronzio tenace e certo sai meglio di me, che il batrace egli non sputa anzi, gli piace…

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Strap(p)otere

Il troppo stroppia e certo in questi tempi di laingoiavoraceconflittoilrosposenzagioiamoscapiùmolestadiognipacedeisensiSputaquelvitto!PrimachezioSamsiridesti

Timidi, gemmano

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i primi neiaffidandosiramoscelliallavitavagitichediffondonoassordandoneirovellinonviè(nonvisia…)cosapiùgradita

Ora che tutto è ascrivibile a Putin, al bar è bandita la vodka, tutti conoscono il russo e danzano al suon d'una trojka

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Ora che Ivan non fa più paura poich'è più terribile il tempo in cui siam, Katiuscia non teme per l'agricoltura purché sostenibile al suo samovar

non ci voleva ora che aumenta pur la benzina e insieme ad essa anche il prezzo d'ogni maglietta dell'Ucraina

Questa guerra

Mi chiedo se ancora qualche bauscia pensa sia meglio affidarsi a uno zar ora che tutto volge in penuria al suono stordente del flauto di Pan

Perché questa guerra arriva col treno in un biglietto soltanto di andata sì sferragliando a un passo che tremo qui, proprio dov’è la mia fermata pur se dovevo... salire sul tram

Super partes

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Al pesco non interessano le umane incheradiciAffondaventure.lesueinlaterral’uomosoltantocalpestailludendo--sìcheunfrullio,fuggitofrairamifiore,siailsorrisod’undioaldolore

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Tarassaco dente di cane artiglio di sole zampata ruggente al chespontaneom’ècomeadesso,terrenosorgentedaunfossoiltuoricordorondineobalenosulgranoancoranonvedomasofranonmoltocarezzeremo

ch'è difficile trovare un contadino infelice

non scalfisce in nessun modo il suo orgoglio di concime

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L'odore del letame

persin se l’ostile loglio compare ad dell’orzoimbrogliarnelespighe

frasche introverse ci spingono fino al luogo silente dove si sente il sussurro del seme ma senza ascoltare

qui, quando accade succede il brillio del tempo soffermo come in quel punto preciso in cui fu negato all’eterno

sì meraviglia ti colga sorpresa come in coscienza di essere il centro d’un equilibrio che non si Godiamociaggiornaquesto

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non devi ascoltare il suono del vento che muove i rami nemmeno dar retta agli andirivieni degli altri animali

Silvani

Vieni con me muoviamoci piano facciamo silenzio il corvo si alza è questo il momento di entrare nel bosco

momento di cui null’altro sapremo facciamo mamuoviamocisilenziopianoocisveglieremoiltemposiostinailcorvoritornal’acquadiscorrepertuttoilcanalequellochedicenonloascoltare

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Giovane storno

non l’ali t’invidio ma il cielo convivio in cuor tuo dei toni celesti e delle pulsioni nel mio riverse quando m’involi e (con gioia di Ceice e Alcione ) attraversi

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e in cuore s’instaura ( ov'anima alberga ancor nella nebbia che tanto l’impaura ) nel sentimento corrusco brusco scalzandomiognich’estraneariservaall’ombraeall’oziosamalerba

Oh, primavera...

il tuo è un calco in cui il mio piede male si alloggia se alla sua sèggia inciampo, a ogni marzo in qualche colore che, nuovo, disvela un fior fuori l’uggia dell'ultimo inverno

Stanco

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e sento, per un momento nell’ossa aggallare il celeste librandomi fino alla volta coi passerotti nei lor svolazzii

appoggio lo sguardo sulla balsamica tuia come se fosse una rigonfia federa di cinguettii

Fuochi al mattino nei campi ove ieri potavano il gelso un lampo di sole dal becco del merlo caccia ammendal’invernol'estateleggeroilronzionettodell'ape

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Magis in dies

E mai che vi trovi qualcuno ma so, con certezza, che le ombre sia del cinghiale che del capriolo convivon con quelle dell'uomo.

Mi capita sempre più spesso di andarci per stare da solo come riflesso del compromesso col suolo, di scorgermi in volo. Così, chiudo gli occhi e mi sento polvere sulle mie scarpe terra di campo, alle montagne al vento ed alle farfalle.

Ritorno a cercare nel luogo dove si mischian le orme sia del cinghiale e del capriolo insieme a quelle dell'uomo.

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Pensoso

In-quieta pace

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lo spasimo antico fioco che invetra febbre e dispiega a far capolino il favillio che secreta nel suo farfallio

schiude lo spiro la vergine opaca di ali vestita tesa al raggiro in essa scolpito che al vivere ignara delverdemoscerinol'aiuta

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Allo sgroviglio del giorno

E, mentre s’aggrappa mi torna alla tasca intrufolandosi a riaddormentarsi abbracciato a Morfeo…

sono le foglie dell'olmo a illuminare il mattino del verde smeraldo che mi gira intorno come se fosse un gattino sornione che, bene sa fatto di balsa il topolino pieno di sonno che dalla mia lasca tasca, fra i rami casca correndo, nero, ai ripari fino alla lanca quieta di cielo dove si aggalla a scorgere, ancora bianca la scia di una stella volta al riverbero dentro l’aurora, d'una alborella appetitosa...

Ed ecco che il miao una zampa si bagna, ma l'ansia lo coglie, quando si accorge d’avercela asciutta. Allora, dal cielo lo irraggia l’ansa del fiume facendogli una linguaccia di sole, che al topo scappa istantanea una spontanea grassa risata e, senza voltarsi, spiccando un gran volo via dai rimpianti, con uno squittio gli fa: Marameo!

perciò ti raccolgo mera, conquistaladdovesoltantosiorarianaognicontrariaimieisensi

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Zagara

Nel mio orticciolo in fiore, straniera trista saresti

Seconda Parte

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Bòja vej, bòja fàuss!

Anmàc ier i piansivu ad tic cui fiulìn masà 'n guèra , ancoj as lamentu dej rincar 'd la bensìna a faren-na, l'oli e 'l gas

e, quand ai ciamu 'cmè chi stan i disu che acsè i possiu pi nèn 'nde ‘nàn , tic bej patàn al mar an vacansa e russ cmè i puvròn ‘ntànt, pèn ‘d gran ‘l è partì ‘n bastimènt ‘nsima ‘l Mar Nei, salà ‘cura ‘d pì del sal che al rès , cmè la man d’in Sgnur che nsun ‘l è pì bòn a lèsi

e, quando gli chiedono come stanno rispondono che così non possono più andare avanti , tutti nudi al mare in vacanza e rossi come peperoni

Intanto, pieno di grano è partito un bastimento sul Mar Nero, salato ancor più del sale che lo regge , come la mano di un Signore che nessuno è più capace di leggere

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Davvero grami, per la miseria!

Soltanto ieri piangevano per tutti quei bambini uccisi in guerra , oggi si lamentano dei rincari della benzina la farina, l’olio e il gas

è del tuo polso la spina nel fianco anche mio che in fiamma insidia nel morso di Dio

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Longino

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Fervido sole t’è la mia ombra perpetua adeifrescaquelsgombracompagnadituttochelainquietaèancorl’ariaeppurgiàmiragnidalvoltoilpalloresenelbussolottoguardialdomanitisentoabbaiareperlacampagnadaidentidicanes’estendeilsagratoladdovesiarrendeognidiverbiounsuondicampane

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Quel melo

è stato potato con l’ascia di guerra eppure, persino in questo Aprile esprime ogni suo virgulto, in candidi fiori (bruniti al sole, che forgia ha in cielo) il desio d’esser renetta entro l’autunno

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nel giro del vento le foglie appassite volan daccanto i frutti non colti ed io, se mi accorgo d’esser, soltanto è grazie a un regalo cui non appartengo

Non so dir se il sambuco sappia dal seme se un dì sarà pianta oppure un cespuglio , nemmeno se il volo del colombaccio sia conscio in un cielo ch’emigra venturo

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Vamp(an gl')iri dallotornatoscandaglio al guardo privato del pipistrello nel suo (banchettacoinvoltomantellounafierapregnad’unviveredirepentaglio)unosciacallochebramaannotta

fa lo stesso con mia figlia ma lei ne coglie il buono come un fior che si riceve con gioia di vigilia

Sul treno

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Però dal finestrino discorre la campagna nel mio sguardo un cimitero un rudere, un fossato, un cantiere

Il sole mi consegna un riflesso che mi acciglia lasciandomi interdetto come un bimbo capriccioso

l'attutito parlottio d'una allegra comitiva mi fa creder che la vita sia un percorso d'allegria

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Scalo a Milano

Son come Peppino che, insieme all'amico Totò alla Stazione Centrale, si aspetta l'umida nebbia. Ma il luogo comune ( beffardo con quei due partenopei ) sorride anche ai miei sentimenti paesani. E non dal grigiore son colto scendendo sul suolo ambrosiano, ma dal malumore di chi cerca un bagno ascoltand‘a mogliera spiegargli che… qui un euro è la spesa per far… la pipì!

via dalle grinfie del dissonante sollazzo sorridi ai miei passi dalle distanze che non fanno chiasso

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nel dedalo delle tue calli del tutto dell'ignoranteincurantituristaintentoafarselfie in Piazza San Marco

Serenissima

però dalle membra mi sembra la voce del drago dirmi: rammenta non sei che fra i tanti

Se allungo la mano mi par di toccarti

San Giorgio

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il soffiatore di vetro che dalla fornace raccoglie una goccia per farne un cavallo un fiore, uno specchio cui manca la voce però, dal riflesso suo, nel tuo cuore libra il fringuello che avevi costretto ai canti meschini ed or, se ti giri, lo miri ben oltre Murano assorto al richiamo degli inumani confini

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E’ un mago

cosa sono per te se manco comprendo i miei sentimenti foresti e ansimanti per tutt'i tuoi ponti Io, che chidelcontinuoignoranteaparlarticolmetrodichis'ostinaachiamarletuecalli:viuzzeEdaitavolinibarmalsopportobeveiltuo'Spritz'albarmanchiedendounBarberafrizzanteIosonounmeticciocontentosoltantoquand'èacasasuaeingondolaandreisolose...fossemiaEquandoalmattinocorrosulcigliochediconlagunapermeècosìuguale

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a un qualsiasi lungo mare che ha vento medesimo al volo recluso sia d'un gabbiano oppur d'un piccione alla fame e all'uomo

Eppur le zanzare e il ristagno dei fossi che ho in cuore

Venezia, ma io

ho in comune con tanti tuoi rii E poi le bestemmie il viver che annaspa in un tozzo di pane e mai di domenica dentro una chiesa…

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San Michele

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Tu che sai, senza dubbio dov'è che perduran scevre a ogni peso le anime della laguna accogli il mio sguardo che senza epitaffio varca la cruna del tuo cimitero al pari d'un graffio lasciato dal soffio d'un vento costiero

è già ora di tornare. Proprio adesso che abbiamo imparato a trovare la strada di casa Sbagliandola insieme

Amore lo so che io non ti chiamo in questo modo, quasi mai ma qui , ancor lontani siam dai gesti quotidiani

Amore, domani

Giochiamo ai marinai per ancora un po' di tempo fra i canali senza guai fluenti dallo sguardo dei miei occhi, sino ai tuoi

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Bilancio finale

Ritorno in treno con l’euro in tasca che mil’ingressom’assicuraalbagnomiofiglio,peròdice: mi scappa…

ed io squattrinato faccio come, a Venezia chi dispera che il MOSE un po’ d’acqua contenga

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Preferisco stupirmi delle esplosioni che la gaggìa insieme al sambuco in questa cheeriservanostagionealcuorenonpergliscoppil'uomocondannaallafolliadelbrucoinbalia

d'una farfalla

Anna

Il Cinema sa che se mostra una palma immagini il sole e dove t’inciampi rimane per sempre di quel bel colore che solo il tuo sguardo disarma e commuove a renderlo scalzo senza scalpore

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Nessuno sceglie

dove abitare le proprie radici se il seme è portato dal vento così che il più bello dei gigli diventi a un ciglio di strada, un salice cresca, pur rigoglioso lontano dal corso d'un fiume, ed un pomodoro maturi al sole strisciando all'oscuro dell'uomo.

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Alleviano tutte le notti d'estate i biancospini fulgenti nei campi; in essi le stelle intreccian spaiate rotte celesti a terreni tormenti; scegline uno per farne giaciglio d'ogni tuo indugio al vanto quando gl'inverni li disfioreranno qual nascondigli al rimpianto.

verdi ancor sono le ghiotte ciliegie

Quieta, figliolo

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ardon d’un fuoco che in punta di piedi al guardo non credi eppur già ti chiede il cuore: non vedi?

il buon profumo del fieno mentre s’ingegna maggio del giugno che ancor non arriva ma già ha nel disegno d’un volo, la scia.

Tenace

solletica l’aria l’ortica, la rosa canina la spiga, ancor non brunita al sole d’agosto, e la mora forte al ramo del gelso scampato alle gelatebizzosed’aprile

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Per questo dal cielo, l’estate accolgo e non temo il suo respiro

in me è matrigna ed io sono solo un orfano in cerca d'un grembo di pace

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In questa utopia

credo ci sia un forte dissenso ed io non voglio star fra i contrasti un luogo comune vuol la poesia amica fraterna

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Tre mesi di guerra giornali che parlano solo di quello nel cielo una stella e di pioggia nemmeno una dis'impolveragocciailgranolaterrat'arrivafinoallagolaintantounpapposcorzoneras'invola

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(S)occorre sapere accettare la scaglia del lampo che fa forgiarpiùeel'olmostramazzarenelcampoilventocontrarioallajulibrissinapernullabonarioneltonfoelegridalagrandinecomeun'irafunestacontroleroseoquelchenerestasullalamierainmezzoallaretecuirugginetremaperdutalaquietesaperecheilsoleardeilgretoancordellelameilterrenol'aratroeilfiumenonsolobeidonipossiedemaancheossessionidafremerlevenel'uovodelbarboperl'uomoèvelenoementretiparlonull'altromichiedoseascoltolaquercialesueghiandementremisbirciadaunguardodistanteintantocammino

e dal fosso una rana manda al mio viso un barlume che schiara l'ombre al pensiero mio che mandandonerivolgoalcieloognisconfortoèquestochesiamounsoffio,unistantel'acheniosulpianochecoprefluttuantedistanzechenonsandiesseretalifinchésorgeilsoleS'unaltrodomani

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Non credo

che il giunco si arrenda al peso, pur greve flettendosi fino al cascar della nemmenoneve che esso pretenda di ergersi a strenuo fautor d’un divino deciduo volere quello che vedo non è un alfiere ma solo una fronda ch’esprime l’ingenuo suo genio adattivo in esso, io credo

Fiducia

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laddov’èdisilentecollafinavventurasullaterrapremuradelmimofral’erbaquindidecollamaunbalzomollasullimononl’assicuramalcautolatenteildeclino

La raganella si

s’incendiano di maggio l’ore danzandogocciolandoaognipassounacquarello

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Tulle di pastello

Dall’altare al ramo spezzato l’ostia una eco manda al fondale da Pietro ascoltato intento a pescare

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tuo è il profumo dei tigli nel pomeriggio che leva il respiro ma non nei fienili dov’è il fraseggio dei cinguettii e dei campanili

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intreccio di alti desii cui afferro un filo a librarmi fin dove altro vi sia oltre il cielo serale che sembra di sabato sempre nei tuoi dopo cena

Giugno

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Lucciole

Gialle puntine il buio stordenti estranee al confine dei mali latenti. Di esse ricordo il brillio verso il cielo leggero, e il notturno flusso sospeso. Mi vengono in mente coi compiti delle vacanze le prime carezze le verdi amaedeacerbeassonanzesaggiatemaimaturate;esseerancertounabellamagiaerapiùunbacioinfiammarnelascialaddoveilampionimostravancorrottestelleoffuscatedabelledinotte.Poi,ilsilenziounluogovarcatounpassoacerboassecondatocomeseilmiodesideriononfossealtrocheunrioasciugatolanotte.Epoil'intrecciarsid'unaltrosilenzioneldileguarsidiquelbuiodentrochealsoleconducediognimattinoetuttoriduces'esplodeinsorriso.

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Giovane inquieta

età a cui tendi ad altri la mano in punta di piedi anch’io ti ladro una ciliegia dal ramo

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m’invischio al tuo volo sospeso abituro del tempo ragnato sul grano maturo ed eccomi alato anch’io mementonell’abiurod’ingratoalpassodelbruco

Brintesia Circe

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Dispera capiti ad uopo una preda il ragno intento alla tela così come il gatto col topo oppur nella mela il morso del bruco ma il lupo che ha fame ha delcapacedell’uomopaurarapacefuocoserpentecuil’animatacequandolatente

Se ti fermi un istante ti sembra che il tempo non vada distante di una giornata indietro lasciandoti sordo al suo corso muovendosi maldimarandotiappenaassortocomenelventredellabalenaspiaggiataalportodelmondo

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80 Radichi altrove delchissàpurJulibrissinaseappartieniaungiardinoch'èilmioQui,sulbalconesemivedilungoilrespirocielocheaggirailnostroconfino

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Terza Parte

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Cenerino

Sinerèn

Correndo di fianco ad un rio un colpo di una tua ala mi è sembrato più pesante di tutti i miei passi ma adesso tu sei in alto e tanto più vicino al sole di me, che a guardarti mi sento più lontano di quando sono partito

Curinda da bànda ‘n ariàn in culp ‘d na’ to ala am è smijà pì grèv ad tic i me’ pass ma adess t’ej in aut e tant pì dausèn al su ad me, che a guardèti am sent pì luntàn da l’arìv ad quand son partì

l’occhio non vede eppure ne ascolta ancora il allechel’orecchio,fruscioseportaalcuorelamanoaccoglieilrespirodelnidointrecciatodistanzedirondini,chevolanpiùaltedime

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Quel che si tiene del grano

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Noce ha volo scarlatto del balzo del grillo l’acerbo mio passo nel tuo gheriglio sasso scagliato nel folto d’un tiglio smorzato nel mallo scordato scompiglio

Che poi, basterebbe

un po' di domenica come una volta la scarpa slacciata d'un bimbo che corre un velo di sposa, il volo del riso , sull'abito il segno del ferro da stiro un pezzo di torta che cade nel piatto l'uva che sola sa dar corpo al vino bimbi con zazzere tanto ammaestrate da render mansuete mamme apprensive , le voci dei nonni forti dagli orti e dalle montagne il cantare dei vivi.

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fa un volo che sembra un balzo a piè pari la tortora intenta a seguire i dettami di Madre Natura

E in questi momenti lontani vicini a un'idea nascitura

Quanta premura consuma l'urgenza del nido i cui rami scelti son nella calura dei pomeriggi di stasi assidui agli umani

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In vivo mummia

Rimane e dispare come un riflesso di sole il senso marcato di un gesto soluto nel gelso estirpato dal male, di uno sternuto

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S'accuccia nell'uomo la ninfa in quand'ormai,dandonellasommersaattenderchesiaviadalfrastuonoincertezzad'intender--sìpariallamiaEdovelascovoalsilenziomiadducosostanzaallamalinconiastessacheilguscioconservadeltuorlovuoto,logettanovia

La madre richiama i piccoli al nido nell'ultima brama d'un brivido infido

L'attimo dopo scompare la mano imperlata il grano mietuto il gatto che fa un'imboscata dentro un immane giaciglio pennuto

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come queste cicale lasceremo la camicia sul percorso pedonale all'uscita, come arresa al rimanere dell'estate.

Tutti, un giorno

Un silenzio, un frastorno e chissà se una discesa ci sarà in quel dintorno o quella scala ambita che oltre l'olmo s'infinita

rancia già i bordi al fogliame dei tigli l’autunno nel viale

Giovane, corri ché troppi consigli domandi all’estate

nemmeno i barbagli dei baci accordati alle dischiuse persiane

e non te ne accorgi ma nulla permane

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Così, ancora oggi che bombardano sul grano si chiamano soldati tutti questi folli da stolti chesull'attenti,comandatidallamanomangimeoffreaipolli

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dal ponticciolo la pianta sommersa in cui si trincea un pesciolino E in unam'immedesimoquell'ondeggiaresononelcinguettardallasiepedaccantoilriochescorrelivreaaccarezzando

Osservo

Ti cerco

nelle alate traiettorie composte a intrecciarmi a corrimani cui chestringendolim'aggrapposìforteognipassosifasassoalleportedell'abissoazzurroovemiassolvi

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L’amore dei biacchi

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è così simile al nostro se lungo i tuoi fianchi rifletton faville d’inchiostro in te posto d’un verso incorrotto le mie pupille

Aromantico

Da qui, se penso a Genova non mi sento sì lontano come quando da Arenzano vorrei già tornare a casa; son di certo più a mio agio e si vedono le stelle non di mare, mia cara perché quelle son le asterie Adesso, però sarà meglio rientrare: il treno è passato ed arrivan le zanzare ma nel frigo ho conservato una fragola per te da metter sul gelato con un chicco di caffè

Vieni, ceniamo sul balcone proprio ora, alla stazione sta fermandosi il treno che torna dal mare e lo vedremo solcare la pianura alessandrina fra il gelso e il girasole che ci fanno compagnia

Siedi, che ti servo la frittura di alborelle che ho pescato nel Ghisone, non saran del Carlo Alberto però...senti che sapore

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Amore

sei mano che aiuta anche nella fatica di coglier da terra un chicco d’anguria con solo due dita

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Dall’alburno

Verdi, come quando sull’asfalto si palesa il ramarro in un istante d’un afoso chécompaionopomeriggioleghiandeilcarrodell’autunnononèpoicosìdistantesetrovagiàcampeggiofrairamidellefarnie

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e sì, che riarsi li liberi a un dove ( giacché li divampi con gioia incolore… ) in te anch’io m’estinguo fra falsi miraggi, velati fraseggi , inganni celati a riflessi di felci che stilla per stilla ogni mio sudore nell’ore, divaghi alle more dei gelsi

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Sole

all’alba bisticci con due colombacci in mezzo alle balle di paglia dove distendi, sciolti i legacci i tuoi canovacci pregni di pulci, riflessi e suadenti randagi, l’aie invadenti come vigliacci d’aria sorpresi, mentre li abbracci

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Pesco spiccano i frutti che al sole dimostri ancor non maturi eppure ai miei occhi assorti ai tuoi rami già paion d’accogliermicapaciingrembo

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Armonicamente

mai invadente le orme

altrodi(intraprendentedell'uomoaltremire)s'intrecciaalmuggirdeivitelli,alvolorondiniperlacampagnaquestobelsuonoche,setiaccompagnaalleviaognituosoffrireevagasiccomeunabigliamentredivagairidescentealsuolosenz’arruvidirecosì,ingenuamentenonsaipiùchediresenon: che meraviglia…

del più bel colore

Però questi fiori di campo, seccano eppure rimangono al sole protesi , come se il cielo per essi non fosse che l'unico luogo ove attendes'unCosìall'orizzonteaffacciarsianchel'uomoovunquesitrovipalmoditerracheiltemposuosiconsumiqualrefolo,altroveportandoilricordo

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Il primo volo quand'eccoaccade ben altro oltre il nido a un palmo dal becco ognidistesointreccio allo slaccio del filo

10 1

animi pallidi ai primi timori d'un rigido inverno segnali ancestrali dei gesti assennati quando avvicinano l'uomo al suo inverso

10 2

Tagliano gli alberi

10 3

Come un rifugio

ronza una vespa attorno una ghianda d'un rovere intento a offrirmi un po' d’ombra che accolgo, sdraiando alle nuvole il guardo intanto che il vento ne increspa la forma

Vero al parco

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Il sole fa un giro che ogni immaginodisegnaombrellonealterrenouncerchiobambinipermanoequelcavallinofuggirsenealtrove come un destriero

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Il mio elemento

una folata di vento

Ed essa sparisce al guardo e ritorna come sorgiva di luce ,davenendo,ingannatachissàunaltromomentodiliberaetàafarcompimentodaccantoalvilucchioedallacicoriaselvatica,offrendosolaeillusoria

è nella lepre scampata all'inverno ancora più grande nel campo di stoppie ( dal sole riarso e sì tanto in alto da rendere storpie l'idee di pensarlo astro precario )

tendere al non apparire ( traendo consiglio dal far della biscia che striscia in quel dito di acqua nel fosso )

È già qualche cosa

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riuscendo così a svanire senz'altro bisbiglio che evapori angoscia com'è che fa il vino il tino impregnando di rosso

ad entrare in quel gelso non sarò Pollicino ma piccolo è certo scoverò quei stivali se là li han calati quei ceffi che credon le fiabe inventate

Sei un gigante

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come riflessi sul vetro che in fede possiedo insieme a speranze incantate le stesse che vedo qui dove s’invera ogni distanza, in una lega

non ci entri per la testa figuriamoci le spalle ora sdraiati per terra trattenendo il respiro o fingiti celandotiquerciailvisolasciasiaio

il pallore del marmo nel vuoto discalzo che non si dispera al volo intantoloAlaccecatadellaaffannatofalenadilucegarbodispensosguardoconducechealsuolosinegasenonnell'afflatod'unvuotocheinscenailfiloacuisiricuce

Seduce

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mi riparo dal freddo anche se ho caldo anche se non c’è uno straccio d’inverno qui, dov’è scarno l’osso del tempo e quello d’avanzo è uno scranno d’intento

Striscio un malvezzo che non mi appartiene quasi d’esserconvintocontento

Affetto da cardio miopia

, m’appoggio allo strenuo d’ortica nel fosso prestandomi al greve scontar del mio passo

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Il volo

del falco è un assolo un calco, un stridìo atto soltanto al suo sostentamento ma io preferisco il fischio del merlo , il candido odell’usignolocanticol’ininterrotto cip-cip, d’orto in orto ( ove bazzico anch’io ) del passerotto

si sente abbracciare

L’argano

lo immagino diafano al guardo mio intento a intuirlo nel cielo celeste o stellato e motorizzato a passione con forza a pedale nel cuor (congruocheundall’alasprigionatachevesteventoorientalespolverailpianosulqualel’inconscioaunbiplanosenzaaviatore)agganciatosifasollevaregiungendofindove

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l’invito a danzare

chiamava i braccianti all’ora di pranzo ch’eran sì stanchi ma mai per il canto

Amore ritorna la guerra è alla fine l’ombra sua scorda ché il giorno sorride

Evviva! Evviva! Cogliam NonCheEvviva!margheriteEvviva!ognunsiafelicemanchianessunounpezzettodipaneilsuonod’unliuto

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Quella campana

Evvia! Evviva! Frusciavan le spighe Evviva! Evviva! E nei fossi le ortiche

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• 03/02/2022 - In piazza

• 21/03/2022 - L'odore del letame

• 12/04/2022 - Fervido sole

• 14/04/2022 - Quel melo

• 17/03/2022 - Super partes

• 19/02/2022 - Viver nel cortile di una chiesa

• 11/03/2022 - Strap(p)otere

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• 03/03/2022 - Ipocrasia

• 23/03/2022 - Silvani

• 01/03/2022 - Tu

• 27/02/2022 - La domenica, in piazza

• 09/02/2022 - Rimarrà

• 17/02/2022 - Disgelo

• 08/04/2022 - Zagara

• 07/03/2022 - Con stupore

• 25/02/2022 - Sono un cronico pigro

Indice dei testi

• 09/03/2022 - Rimane

• 13/03/2022 - Timidi, gemmano

• 15/03/2022 - Questa guerra

• 13/02/2022 - Da terra

• 27/03/2022 - Oh, primavera...

• 10/04/2022 - Longino

• 29/03/2022 - Stanco

• 02/04/2022 - Pensoso

• 23/02/2022 - Dal bosco

• 06/04/2022 - Allo sgroviglio del giorno

• 04/04/2022 - In-quieta pace

• 05/02/2022 - Prodigo figlio

• 15/02/2022 - Dal passo

• 25/03/2022 - Giovane storno

• 07/02/2022 - Sono

• 21/02/2022 - Mi accogli

• 19/03/2022 - Tarassaco

• 31/03/2022 - Magis in dies

• 05/03/2022 - Domani

• 01/02/2022 - Senso

• 08/05/2022 - Bilancio finale ( La gita a Venezia IX/IX )

• 05/07/2022 - Che poi, basterebbe

• 11/07/2022 - Tutti, un giorno

• 24/04/2022 - Scalo a Milano ( La gita a Venezia II/IX )

• 28/05/2022 - Tre mesi di guerra

• 28/04/2022 - San Giorgio ( La gita a Venezia IV/IX )

• 16/06/2022 - Lucciole

• 02/05/2022 - Venezia, ma io ( La gita a Venezia VI / IX )

• 06/05/2022 - Amore, domani ( La gita a Venezia VIII / IX )

• 06/06/2022 - La raganella

• 27/06/2022 - Radichi altrove

• 16/05/2022 - Quieta, figliolo

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• 30/04/2022 - E’ un mago ( La gita a Venezia V/IX )

• 22/04/2022 - Sul treno ( La gita a Venezia I/IX )

• 20/05/2022 - In questa utopia

• 29/06/2022 - Ah, come vorrei

• 01/07/2022 - Quel che si tiene del grano

• 07/07/2022 - Quanta premura

• 04/05/2022 - San Michele ( La gita a Venezia VII/IX )

• 09/06/2022 - Tulle di pastello

• 23/06/2022 - Dispera

• 18/04/2022 - Vamp(an gl’)iri

• 09/07/2022 - In vivo mummia

• 12/05/2022 - Anna

• 21/06/2022 - Brintesia Circe

• 18/05/2022 - Tenace

• 16/04/2022 - Non so

• 30/05/2022 - (S)occorre

• 14/05/2022 - Nessuno sceglie

• 25/06/2022 - Se ti fermi un istante

• 03/07/2022 - Noce

• 14/06/2022 - Giugno

• 10/05/2022 - Preferisco stupirmi

• 12/06/2022 - Dall’altare

• 26/04/2022 - Serenissima ( La gita a Venezia III/IX )

• 19/06/2022 - Giovane inquieta

• 20/04/2022 - Vamp(an gl')iri -- Versione finale

• 03/06/2022 - Fiducia

. 06/08/2022 - Bòja vej, bòja fàuss! ( Dialettale I/III )

• 23/07/2022 - Aromantico ( II/III )

• 15/07/2022 - Così, ancora oggi

• 27/07/2022 - Dall'alburno

• 17/07/2022 - Osservo

• 31/07/2022 - Pesco

• 13/07/2022 - Giovane, corri

• 14/08/2022 - Tagliano gli alberi

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• 18/08/2022 - Vero al parco

• 21/07/2022 - L’amore dei biacchi ( I/III )

• 04/08/2022 - Però questi fiori

• 02/08/2022 - Armonicamente

• 24/08/2022 - Sei un gigante

• 29/07/2022 - Sole

• 26/08/2022 - Seduce

• 25/07/2022 - Amore ( 3/III )

• 10/08/2022 - Sinerèn ( dialettale III/III )

• 20/08/2022 - Il mio elemento

• 30/08/2022 - Il Volo

• 28/08/2022 - Affetto da cardio miopia

• 19/07/2022 - Ti cerco

• 01/09/2022 - L'argano

• 04/09/2022 - Quella campana

• 16/08/2022 - Come un rifugio

• 08/08/2022 - Temp gram ( Dialettale II/III )

• 22/08/2022 - È già qualche cosa

• 12/08/2022 - Il primo volo

Davide Marchese è nato ad Asti nel 1976. Vive a Borgoratto Alessandrino, scrive da sempre ma per scelta ha atteso il compimento dei quaranta per condividere le sue poesiole rendendole note al pubblico. I primi passi in ambito letterario appartengono al sito Il mio libro dove pubblica anche sotto pseudonimi vari; negli ultimi anni frequenta assiduamente la piattaforma Typee. Ha pubblicato “Grand Motel” con la casa editrice Senso Inverso.

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Giorgiog: grazie, per avermi donato il tuo meraviglioso e curioso sguardo sul mondo!

di copertina gentilmente concessa da LANCINI MAURIZIO

sito internet: www.scatturando.it

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