Sviluppi della Battaglia del Grano in Alto Adige - Classic

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DECENNALE DELLA MARCIA SU ROMA

Rolando Toma 1


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SVILUPPI DELLA BATTAGLIA DEL GRANO IN ALTO ADIGE DECENNALE DELLA MARCIA SU ROMA

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INDICE

Premessa

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Introduzione

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Caratteri oro-idrografici del territorio

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Clima

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Struttura geologica

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Caratteri economico-agrari

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La produzione agraria

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La Battaglia del Grano

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Il frumento nell’economia agraria

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Stato attuale della granicoltura Il problema zootecnico e la Battaglia del Grano Dopo un settennio

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01715 5


Premessa

La presente pubblicazione, del Prof. Rolando Toma, redatta con la collaborazione del personale tecnico della Cattedra di Agricoltura, vuol essere omaggio e modesto contributo alla II a Mostra Nazionale del Grano in Roma, la quale, più che segnare una tappa del progresso realizzalo nella coltura granaria italiana e di quelli che, in dipendenza dei successivi sviluppi della Battaglici del Grano, si sono conseguiti in ogni campo della produzione agraria, deve fondamentalmente tracciare — sul terreno della battaglia — le grandi linee strategiche per il conseguimento degli obbiettivi segnali, dal Duce. In Alto Adige, non meno intensa che nelle altre provincia è stala l’opera svolta dalla Commissione Provinciale Granaria e dalla Cattedra di Agricoltura per Vincremento produttivo di tutte le colture e per una più conveniente organizzazione tecnica ed economica delle aziende agricole. La pubblicazione del Prof. Toma ha pure il merito di illustrare -- in chiara ed efficace sintesi -- gli sviluppi della Battaglia del Grano in questa regione, ove le colture alimentari, in, genere, ed il frumento in ispecie, devono necessariamente restringersi entro limiti imposti dall’am­biente fisico, nel quale gli elementi essenziali della produzione si riscontrano quasi sempre disgiunti, più che congiunti. 6


Ecco perchè nel porre in rilievo i reali, tangibili e duraturi progressi che si sono potuti conseguire in questo primo settennio della Battaglia del Grano, la Commissione Provinciale Granaria ritiene di assolvere nel miglior modo il compito che le venne affidato. Contro le avversità persistenti della natura e le difficoltà economiche di ordine generale delle zone montane, non si è affievolito Ventusiasmo delle classi rurali. Questi meravigliosi montanari hanno offerto e offrono uno spettacolo magnifico di resistenza e di fede, che mai re accresce il merito ed esalta gli sforzi compiuti per il mantenimento delle posizioni conquistale, dà altresì sicuro a ffidamento per V immancabile ripresa verso posizioni sempre più avanzate. La parola incitatrice e animatrice del Duce, che la Battaglia volle, ha confortalo e sorretto gli sforzi dei rurali. L’azione futura non potrà che essere feconda di risultati per la meta decisiva indicala: la Vittoria del Grano.

Vittorio Dalla Bona Deputata al Parlamento 7


INTRODUZIONE DI ROLANDO TOMA

Il lavoro che presentiamo ai lettori, in occasione della II” Mostra Nazionale del Grano in Roma, riguarda particolarmente il contributo dato dalla provincia di Bolzano alla Battaglia del Grano, ancora breve nel tempo, ma già tanto ricca di preziosi ammaestramenti. Essenzialmente pratici sono gli scopi di questa pubblicazione: dalla conoscenza dei risul­tati fin qui conseguili con Tapplicazione oculata e costante dei moderni mezzi tecnici di produzione, tracciare un indirizzo preciso per gli ulteriori sviluppi dell’economia agraria locale. Al fine poi di integrare e completare Finterà trattazione, abbiamo ritenuto utile illustrare, in alcune note descrittive ed esplicative, l’ambiente fisico ed economico agrario della Provincia di Bolzano, onde prospettare una chiara e. precisa conoscenza della regione, la quale, giova ricordarlo, presenta caratteristiche colturali ed economiche affatto particolari. La presente pubblicazione quindi, coi suoi risultati sintetici e con le indicazioni integratrici, riassume tutto il cammino percorso — nei vari settori di attività agricola — in questo primo settennio di Battaglia del Grano, nel quale, malgrado le avversità persistenti della natura e le diffi­coltà proprie delle zone montane, è stata segnata una prima luminosa tappa nel progresso agrario mercè la tenacia e la fede con cui gli agricoltori hanno saputo combattere.

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CARATTERI ORO-IDROGRAFICI DEL TERRITORIO

II vasto territorio della Provincia di Bolzano è compreso nel compluvio montuoso dell’Adige, modellandosi tutto tra valli ristrette ed ampi schienali, di guisa che T 84 °/ 0 della sua estensione si distribuisce al disopra dei 1000 m. s. l. m. I limiti geografici di questa regione, con prevalente struttura montana, si identificano ad ovest, a nord e ad est, con la linea di crinale alpino che dal Giogo dello Stelvio, al passo di Resia, al Brennero, fino alla sella di Dobbiaco, separa le acque dell’Adige da quelle dei bacini dell’Inn e della Drava (bacino del Danubio). A sud, due lunghe catene di monti, convergendo dal gruppo dell’Ortles e dal Sella, verso la valle dell’Adige, separano i limitrofi bacini del Noce e dell’Avisio. Le attenuazioni orografiche più sensibili si riscontrano nel tratto Bolzano - Merano, ove la valle dell’Adige, di origine glaciale e fluviale, presenta condizioni climatiche ed ambientali submediterranee, che’ permettono l’esplicarsi di una attività agricola tra le più intensive di Europa. Questa importante valle, essendo ampiamente scavata, con pareti ripide, in modo particolare sulla fiancata sinistra, ed avendo un profilo spezzato dalle grandi conoidi della brughiera di Malles, del Gadria, e dei rivi Ziel e Tel, che sono causa di repentini risalti, offre differenti aspetti ecologici-agrari : dalla zona 10


di fondo valle tra Bolzano e Merano e Tel, che sono causa di repentini risalti, offre differenti aspetti ecologici-agrari : dalla zona di fondo valle tra Bolzano e Merano (250-325 m. s. m.) a quella tra Tel e Corzes (500-800 m. s. m.); ed infine da quella tra Lasa e Burgusio (9001300 m. s. m.) a quella sopra S. Valentino (oltre i 1450 m. s. m.). Le larghezze massime della valle si riscontrano tra Lana e Postai, tra Cermes e Maia Alta (4 km. circa) tra Prato e Spondigna (3 km. circa) e tra Nalles e Vilpiano (2.5 km. circa). I plessi montuosi più importanti si riscontrano nelle Valli Venoste, nelle Alpi Aurine, nelle Breonie, nel Gruppo Ortler-Ce vedale, nelle Dolomiti. Grazie ai numerosi fiumi e rivi che solcano l’intero territorio, alle variazioni climatiche che vi si riscontrano per effetto delle notevoli differenze di altitudine, alla struttura morfologica delle singole vallate e alla loro differente esposizione rispetto all’insolazione ed ai venti, alla diversa natura dei terreni, è possibile distinguere nella regione numerose zone agrarie, con caratteristiche idrogeologiche e climatiche affatto particolari.

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CLIMA

Il clima, pur essendo nel suo complesso di tipo continentale-alpino, offre tutta una gamma di gradazioni, in istretta dipendenza con la struttura orografica e idrografica del territorio, nel quale, come dianzi si è detto, notevolissime sono le differenze altimetriche: da un minimo di circa 230 m. s. m. alle più elevate cime che spesso superano i 3800 m. s. m. ( Gruppo dell’ Ortles 3899 m. s. m.) In generale è possibile distinguere due zone caratteristiche: una occidentale, che comprende la “Val Venosta ed il corso inferiore del PIsarcosino a Bressanone, dove le influenze del clima submediterraneo sono più sensibili; e l’altra orientale, comprendente la conca di Vipiteno, il corso superiore dell’Isarco e la Val Pusteria, ove le influenze del clima continentale sono più accentuate, con predominanza di venti settentrionali e con caratteri di passaggio al clima continentale transalpino. Il tratto vallivo da Bolzano a Merano, grazie al riparo naturale delle catene montuose, gode di ua ottimo clima, che risente la netta influenza di quello mediterraneo. Nella nostra regione, l’ambiente climatico è posto in evidenza dalle osservazioni registrate — nelle differenti vallate alpine — da numerose piccole stazioni pluviometriche e meteorologiche, e pubblicate nel bollettino 12


mensile dell’ufficio idrografico del magistrato alle acque. Basando il nostro esame sui dati pubblicati dal predetto ufficio, dobbiamo rilevare che la diversità delle condizioni climatiche che caratterizzano l’Alto Adige, dipende sia dalla differente struttura morfologica del territorio, solcato da lunghe vallate, fiumi, rivi e torrenti, sia dalle forti differenze altimetuiche, sia infine dalla struttura orografica delle catene montuose rispetto alla insolazione ed ai venti predominanti. La valle dell’Adige, da Laives a Merano, gode di un ottimo clima per il naturale riparo offerto dai monti che la delimitano; così a Merano (320 m. s. m.) la temperatura media del mese più freddo (gennaio) è di 0.4° C. ; quella del mese più caldo (luglio) 21” C., con temperature massime estive di 36”-37° C. Raramente, nel periodo invernale, si hanno abbassamenti di temperatura a —12° —13°, dovuti, in genere, all’azione dei venti del nord. Soltanto nell’inverno dell’annata 1928-29, si ebbero temperature che scesero a —18° C. Sui pianori montuosi e sulle fiancate vallive, fin oltre i 1000 m. s. m., per la forte insolazione, si hanno talvolta temperature invernali migliori di quanto comporti l’altitudine. La Val Venosta, nel suo lungo tratto trasversale, ha la fiancata a solatìo con un ottimo clima 13


invernale; la temperatura media di gennaio a Corzes, a m. 790 s. 1. m., è di —0.6° C.Ben diverse invece sono le temperature delle fiancate esposte a nord, aperte ai venti settentrionali, e dei tratti di fondo valle sottratti all’insolazione, come pure delle zone di alta montagna con rigidi inverni ed estati relativamente calde: (Brennero, Dobbiaco, Alta Valle Venosta, Valle Pusteria). Le temperature medie invernali delle zone tra i 1100 ed i 2000 m. s. ni., oscillano entro i limiti: —3.5” C. —7.7” C., e quelle estive, 9” C., 13” C. Le varie condizioni climatiche hanno una notevole influenza sull insediamento delle popolazioni montane; infatti la maggior parte dei centri rurali e dei masi (aziende agrarie) sono sparsi nei siti a solatìo, in modo particolare quelli più alti di montagna. Inoltre sulle pendici e nei tratti vallivi esposti a buona insolazione è data la preferenza al seminativo, mentre sui versanti esposti a nord e nei fondovalli soggetti all’ombra si estendono i prati permanenti ed il bosco. Anche per quanto riguarda le precipitazioni, l’Alto Adige può distinguersi in due sezioni: una occidentale, chiusa fra gli alti monti con pioggie assai scarse (Valle d’Adige, dell’ Isarco, Val Venosta con precipitazioni inferiori agli 800 mm.) l’altra orientale, con pioggie più abbondanti, di solito con precipitazioni superiori agli 800 mm. annui (zona delle Dolomiti, Dobbiaco, Colle Isarco). La quantità di pioggie va rapidamente aumentando verso le creste montane, dove supera i 1200 mm., e nelle più alte vette dove si raggiungono anche i 1500 mm. Nei riguardi della quantità e del regime delle pioggie, si devono rilevare le particolari caratteristiche della Val Venosta, che ha la minima quantità di precipitazioni annue di tutta la Provincia (543 mm. a Corzes). Ciò dipende dal fatto che la valle è riparata dai 14


venti umidi del sud dalle larghe ed alte catene montane, mentre rimane soggetta all’azione dei ventiasciutti del nord. In tutto l’Alto Adige, il regime stagionale delle pioggie, è di tipo continentale alpino, con un massimo estivo e con un minimo invernale; in generale è più piovoso l’autunno della primavera. Da questo regime pluviometrico si desume che durante l’inverno le giornate sono spesso serene e tiepide e che durante l’estate ( luglio, agosto ) le giornate sono spesso piovose o con cielo coperto. Anche la caduta della neve, nell’ultimo quinquennio è stata relativamente scarsa, con un massimo nel 1928-29. La quantità che normalmente cade, cresce in proporzione all’altitudine. I temporali si manifestano con una certa frequenza durante l’anno; circa 16 in Bolzano e nella Val d’Adige, e 15 in Merano e Valli contermini. È questo un coefficiente molto importante da segnalare per le colture viticole e frutticole, poiché quasi sempre i temporali sono accompa gnati dalla grandine, che spesso cagiona danni non lievi. Le brinate si verificano con una certa frequenza: dannose all’agricoltura sono quelle tardive primaverili (aprile-maggio), e del mese di agosto, quest’ultime frequenti soltanto nelle zone più elevate. Per la loro origine, le brinate possono essere distinte in quelle determinate da abbassamenti parziali di temperatura, dovuti alla irradiazione notturna del terreno e della vegetazione, e in quelle determinate da abbassamenti generali della temperatura atmosferica, per l’azione sopratutto di correnti d’aria (venti freddi del nord). Per quanto è consuetudine degli agricoltori delle varie zone agrarie di praticare contro tale malanno le fumate, queste mentre riescono efficaci contro le brinate dovute ad 15


abbassamenti parziali di temperatura, non hanno efficacia per quelle cagionate da correnti d’aria fredda. Le zone più soggette, naturalmente, sono quelle di valle, sia della parte orientale che di quella occidentale della regione. I danni dovuti al freddo si manifestano maggiormente nelle zone esposte a levante, causa le rapide escursioni di temperatura tra la notte e il giorno, meno intensi nelle altre. II regime idrometrico dei corsi d’acqua che solcano la regione è di tipo glaciale alpino, con un massimo costante nel periodo estivo, ed è sopratutto in funzione delle nevi.

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silandro

zona temper. meridionale : -650 zona temper. settentrionale : 650-1200 zona montana : +1200

malles merano

bolzano

vipiteno

bressanone

brunico

le regioni climatiche dell’alto adige

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STRUTTURA GEOLOGICA CARATTERISTICHE DEI DIVERSI TERRENI AGRARI

La struttura geologica del territorio è varia e complessa: vi si possono distinguere quattro zone principali con caratteristiche litologiche particolari : I

Zona granilo schisiosa. Occupa il 73% e si estende verso il lato settentrionale ed occidentale della regione. Vi sono comprese le vallate: Sarentina, Aurina, Ultimo, Scnales, Martello, Solda.

II

Zona dolomitica. Occupa il lato sud-orientale, per una estensione del 12% circa. Ivi predominano le masse rocciose di dolomia del Trias. Si riscontrano estese zone di detrito di falda su cui si va disperdendo il bosco e il pascolo.

III

Zona calcareo-mesozoica. Occupa circa il 40% « del territorio ed è limitata all’orlo sud-ovest del bacino dell’Adige (fianco orien-

IV

tale della catena dei monti dell’Anaunia ). Zona porfirica. Occupa il centro della regione, attorno a Bolzano, su di una estensione del 12% circa dell’area totale, formante gli ampi ed ondulati pianori di S. Genesio, del Renòn, della Val d’Ega, carat­teristici per l’abbondante materiale di disfacimento che

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ivi si riscontra.


I terreni sono per la maggior parte alloctoni, più precisamente di trasporto diluviale e alluvionale. Nella vasta regione si riscontrano diversi tipi di terreno agrario : sabbiosi, calcarei, argillosi, torbosi, paludosi, sortumosi. I fenomeni di impaludamento dipendono dalla infiltrazione delle acque freatiche trasversali delle fiancate; tali casi si riscontrano frequentemente nelle bassure dei fondivalle, ove numerose sorgive contribuiscono ad aggravare il fenomeno; oppure dalle acque dei fiumi, il cui pelo libero è più alto dei terreni limitrofi. In quest’ultimo caso si palesano impaludamenti discontinui, a seconda del regime idrometrico dei rispettivi corsi d’acqua. Dato peraltro la prevalenza delle roccie scisto-cristalline, e in ispecie dei micascisti, il tipo predominante di terreno è quello sabbioso, di trasporto diluviale a alluviale, che occupa sopratutto i fondi vallivi e le conoidi. È un terreno leggero, costituito da sabbia silicea e micacea, di spessore limitato, povero di colloidi, quindi con debolissimo potere assorbente e scarsa capacità idrica. Giace — in genere — su un sottosuolo sabbioso - ghiaio - sassoso. Si tratta quindi di un terreno assai povero e diffettoso, ricco soltanto di elementi ferro-alluminio-magnesiaci e che per conseguenza richiede laute letamazioni e 19


irrigazioni. La rapidità dei fenomeni di ossidazione e il facile dilavamento delle sostanze solubili non consentono accumuli di riserve fertilizzanti. Se non lavorato — come è nel caso dei prati stabili — tende ad assumere una struttura compatta, costipandosi per effetto della deficenza di elementi colloidali, della calciocarenza e delle irrigazioni abbondanti. Il tipico terreno leggero, sabbioso e permeabile, si riscontra in tutta la Val Venosta. Per la particolare struttura sciolta, dovuta alla carenza di sostanze argillose e umose, è terreno che poco si presta alla coltura del frumento, mentre risulta ottimo per la segale e gli altri cereali minori. Naturalmente si riscontrano diversi sottotipi di terreno sabbioso, di vario impasto, a seconda del tenore in argilla. I terreni sabbiosi e ciottolosi delle conoidi, originatisi dai numerosi rivi e torrenti, e dalle pendici montane, prendono il nome di «Leitenböden» e sono particolarmente adatti alla coltura della vite. I terreni su sottosuolo impermeabile, argilloso, sono denominati: «Kampfböden»: sono questi di difficile lavorazione, poco o nulla adatti alle colture agrarie. I terreni a sottosuolo umido delle vallate, e segnatamente quelli della Venosta ( Lasa-Prato ), tendono a formare nelle primavere ad andamento siccitoso, croste superficiali costituite dai sedimenti minerali dell’acqua che evapora in abbondanza e rapidamente per l’azione dei venti caldi. Riassumendo: i fondi vallivi, talvolta larghi e pianeggianti, quasi sempre formatisi da antiche alluvioni e depositi glaciali, sono assai fertili. Col sussidio dell’irrigazione si prestano assai bene per le colture frutticole. È precisamente su terreno di tale natura che si esplica la frutticoltura intensiva nel tratto fra Bolzano e Merano (Valle dell’Adige). Lungo i fianchi delle principali vallate si riscontrano 20


frequentemente terreni derivanti dalle conoidi di deiezione, assai numerose in tutto il territorio, costituiti in prevalenza da micascisti e materiale alluviale. Si prestano assai bene alle colture agrarie. Nelle plaghe collinari sono estesi i terreni di origine morenica, in genere assai fertili; predominano nella zona di Bolzano e in quella di Caldaro Appiano. È su tali terreni, derivanti in gran parte dalla decomposizione del porfido, che si estende la viticoltura e si producono i rinomati vini tipici della regione. Infine: i terreni di montagna, derivanti in prevalenza dalla decomposizione di roccie granitiche e schistose, tendenzialmente acidi, sono particolarmente adatti alle colture proprie delle zone elevate, quali : la segale, la patata, l’avena, l’orzo, il grano saraceno.

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CARATTERI ECONOMICO-AGRARI

Il territorio della Provincia di Bolzano si estende su di una superficie di ettari 708.550, la di cui ripartizione tra le varie colture risulta dal prospetto alla pagina seguente. Si rileva dai precedenti dati come l’economia generale della regione sia eminentemente agricola, con prevalenza della pastorizia e della silvicoltura. I rapporti generali che intercorrono tra questi rami di produzione : agricoltura in senso stretto, pastorizia e silvicoltura, sono fondamentalmente definiti da una struttura fondiaria ben congegnata che si impernia su l’azienda di monte, centro di attività agricole, pastorali e forestali. Al bosco ed al pascolo, dal punto di vista della loro estensione, seguono per importanza i seminativi semplici, col 4.45%» e le colture legnose specializzate con n. 60 % dell’intero territorio. L’area improduttiva (terreni sterili, roccie nude delle elevate vette montuose, alvei fluviali, laghi, letti di fiumi, torrenti, pianure ricche di vegetazione, ecc.) risulta di ettari 93.400, cioè del 13.20% dell’area territoriale. La percentuale della superficie improduttiva in Provincia di Bolzano è al quanto maggiore di quella che si riscontra in media nelle regioni di montagna del Regno (10% circa del territorio). Questa particolare situazione è dovuta, in gran parte ai massicci montuosi, che raggiungono 22


seminativi prati,pascoli, alpi vigneti e frutteti boschi incolti produttivi sup. agr. e forestale improduttivi superfice territoriale

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31.046 271.136 11.558 578.313 23.197 615.150 93.400 708.550

ettari

5.15 44.06 1.87 45.25 3.07 4.45 38.26 1.60 39.29 3.20 13.20 100.-

% della superfice agraria e forestale

% della superfice a seminativi


le massime altezze. La struttura fondiaria che riscontrasi in Alto Adige fa di questa zona, eminentemente montana, la terra classica della piccola proprietà coltivatrice. Sono ivi eliminati il frazionamento patologico della proprietà o il suo concentramento quali notansi in altre regioni alpine, come ad esempio nel vicino Trentino. Nella zona montana predominano nettamente le proprietà con una estensione dai 2 ai 10 ettari, costituendo col loro complesso il 65 % dell’area lavorabile. Tali aziende sono condotte dal ceto numeroso dei piccoli e medi coltivatori-proprietari. La categoria della proprietà con una estensione dai 10 ai 50 ettari, è di pertinenza del ceto dei grandi contadini e, in minor misura, di elementi che vivono in gran parte con i proventi dell’agricoltura, quali gli albergatori, i liberi professionisti, ecc. Si riscontrano raramente le grandi proprietà con estensione superiore ai 50 ettari ; appartengono queste ai nobili , ai borghesi e ai capitalisti. Talvolta, in questa categoria, figurano anche enti religiosi e opere pie. È importante la misura della ripartizione della superficie produttiva tra persone fisiche e persone giuridiche : mentre la prima categoria possiede il 63%, l’altra il 37% del patrimonio terriero. A completare i precedenti rapidi cenni sulle dimensioni dell’impresa agraria tipica dell’Alto Adige, si può osservare che dal punto di vista del regime fondiario, si presenta una situazione del tutto privilegiata nei confronti delle altre regioni alpestri italiane, in quanto la sua economia agraria non ha subito i mali insanabili dell’eccessivo frazionamento della proprietà, come accaduto per altre località. Le cause precipue di questo stato di fatto devono ricercarsi nelle consuetudini, nei vari accorgimenti legislativi e, finalmente, nell’appli24


RIPARTIZIONE DEL TERRITORIO DELLA PROVINCIA DI BOLZANO FRA LE VARIE COLTURE

superfice territoriale ha 708.550 4,45 % 38,26 % 1,60 % 39,29 % 3,20 % 13,20 %

SEMINATIVI PRATI - PASCOLI - ALPI VIGNETI E FRUTTETI BOSCHI INCOLTI PRODUTTIVI IMPRODUTTIVI

LE COLTURE CEREALICOLE IN RAPPORTO AL COMPLESSO DEI SEMINATI

superfice territoriale ha 31.046 11,67 % 33,44 % 7,46 % 5,34 % 3,16 % 12,61 % 1,88 % 24,44 %

FRUMENTO segale orzo avena granturco patate altre colture prati artificiali

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cazione della legge organica sul Maso Chiuso, che fin dal 1900, con una serie di disposizioni rigide, disciplinò il diritto ereditiero. Cosicché è garantita la consistenza e la continuità del possesso terriero, bastevole ad una famiglia di coltivatori, evitando la suddivisione e lo spezzettamento del complesso aziendale-familiare, che trasmettesi integro ad un unico erede, o si trasferisce per compravendita, con speciali restrizioni atte a salvaguardarne l’unità vincolata. I riflessi economico-agrari, sociali, ed etici che 1 Istituto del Maso Chiuso ha determinato in Alto Adige, sono di tale portata da influire su tutto il complesso del regime fondiario della regione. Giova peraltro accennare che in talune vallate ove si è conservato il ceto rurale di tipo latino, tale istituzione non ha attecchito e predomina immutato il diritto ereditiero a frammentazione fondiaria ( Val Venosta-Val Gardena). Con l’applicazione della legislazione italiana, 1 Istituto del Maso Chiuso deve ritenersi giuridicamente sorpassato. Di fatto, però, ancora esiste fortemente radicato tra i ceti rurali che ne apprezzano tutta la potenza plasmatrice della compagine sociale ed economico-agraria oggi esistente. Per una chiara illustrazione della struttura fondiaria di questa regione, onde porre in giusto rilievo la fisionomia dell’azienda agraria, nelle sue caratteristiche economiche e nei suoi pregi di tecnica colturale, è d’uopo accennare che in provincia di Bolzano vige tuttora l’Istituto giuridico del Libro fondiario, specie di Catasto probatorio, che costituisce, attraverso ben congegnate registrazioni, la prova legale ed inoppugnabile del possesso e dei diritti ed oneri ad esso attinenti. La ripartizione e il godimento della proprietà dei beni silvo-pastorali è regolata e si effettua da parte dei singoli proprietari dei 26


«masi» siti a valle, cui sono legati speciali diritti di godimento del pascolo alpino o del bosco, in istretta correlazione con l’armonico evolversi dell attività aziendale nelle sue varie branche agrarie, zootecniche e silvane. Lo sfruttamento del suolo a scopo di pascolo si effettua su larghe estensioni, ed in special modo riguarda le 708 malghe o alpi esistenti nella regione, che, sotto l’aspetto della loro utilizzazione, si possono distinguere in malghe private (31%), consorziali (42%), comunali (27%). I boschi appartengono per il 50 % della loro superficie complessiva a privati, per il 42 % alle frazioni e comuni, per 1’ 8 % allo Stato ed Enti vari. La popolazione ha carattere prevalentemente agricolo. L’agglomeramento dei centri rurali chiusi predomina nei fondi vallivi, mentre sulle pendici a solatio prevalgono le dimore isolate : ( masi di monte). II limite superiore altimetrico delle abitazioni permanenti è, naturalmente, parallelo a quello delle coltivazioni dei cereali e strettamente legato alla morfologia della regione: dipendente, cioè, in buona parte, dalle condizioni geologiche. Nella zona porfirica, che si estende intorno a Bolzano con pianori ricoperti da buon terreno di disfacimento e fondi di valle alluvionali ricchi di acqua, si riscontrano abitazioni sparse qua e là. Nella regione schistosa e dolomitica, le abitazioni sono dislocate in zone più circoscritte, sul fondo delle valli, o sui fianchi soleggiati, o attorno alle conche alte e aperte. Di regola, le abitazioni più elevate raggiungono i 1800 metri sulle Alpi Yenoste e i 14001700 nella zona dolomitica. Il paese più alto è Roia, nel territorio di Resia, a 1968 m. s. m. Il « maso » più alto, con terreni ove si praticano colture cereali, è denominato «Finale», in Val Senales, situato a 1950 m. s.: 27


esso costituisce indubbiamente il limite altimetrico delle colture cerealicole, delle regioni alpine italiane. Abitazioni rurali permanenti, ma non accompagnate dalle colture cerealicole, raggiungono la massima altitudine in Val Senales (Maso Corto 2014 m. s. m.) In complesso, la zona abitata permanentemente, rappresenta un terzo della superficie totale dell’Alto Adige. La densità per Kmq. di superficie territoriale, risulta di 37 abitanti, mentre per quella riportata alla superficie agraria e forestale risulta di 38.5 abitanti per Kmq.

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VALORE DELLA PRODUZIONE LORDA DELL’AGRICOLTURA DELL’ALTO ADIGE

100 90 80 70 60

96

50 40 30

45 27

29

50 20

35

10 0

cereali

colture alimentari

selvicoltura

frutticoltura

viticoltura

industrie zootecniche

VALORE DELLA PRODUZIONE LORDA DELLE COLTURE CEREALICOLE 15

10

14 50

5 2 grano saraceno

2

2

granturco

avena

3 0 orzo

frumento

segale

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LA PRODUZIONE AGRARIA

La struttura geologica, le caratteristiche dei terreni agrari, la potente e movimentata orografia del territorio, le condizioni climateriche ed ambientali in genere, che imperano in questa regione, vi hanno determinato ordinamenti colturali vari. Infatti, dalle zone a colture altamente intensive fruttiviticole della Val d’Adige, favorite dalle buone condizioni termiche invernali dovute all’influenza del clima submediterraneo, si risale alle plaghe intensamente boschive, sino ai 2000-2300 m. s. 1. m. Entro questi limiti si estendono i seminativi della regione: dal frumento alla segale, all’orzo, al grano saraceno, al granoturco, alle patate ed alle altre colture alimentari, le quali si alternano discontinuamente sulle pendici montane, e spesso nelle anguste od ampie vallate alpine. Nella zona di alta montagna, sopra i 1700 m. s. 1. m., si entra nei dominio della flora alpina, con estese zone di prati e pascoli, ove si svolge l’economia prettamente pastorale. Ivi la funzione economica del seminativo diminuisce, causa il fattore limite altimetrico che ne riduce la produttività. La contrazione del seminativo, quindi, si accentua coll’altitudine, a favore del prato permanente. In queste zone si palesa la transizione dai sistemi a prevalente economia di consumo della 30


zona sottostante (zona intermedia fra i 700 e 1300 m. s. 1. m.) a quelli di puro scambio consentiti dall’industria zootecnica e del legname. La produzione terriera della provincia adunque, in rapporto alle condizioni dell’ambiente, riesce quanto mai varia e rappresenta il risultato di economie profondamente diverse. Alle ricche e pregiate produzioni della frutticoltura specializzata del fondo valle, ove vengono applicati tutti i mezzi tecnici di produzione, con forte impiego di lavoro ed elevatissimi investimenti di capitali, alla viticoltura specializzata delle plaghe collinari, fa stridente contrasto la economia montana, delle zone più elevate, basata necessariamente sull’all’allevamento del bestiame, sullo sfruttamento del bosco e sulle colture alimentari proprie dei seminativi di monte. Nella zona compresa tra gli 800 ed i 1800 m. s. 1. m., il seminativo riveste notevole importanza essendo necessario per il rifornimento dei cereali alle aziende che, generalmente, per la scarsa viabilità e per gli elevati costi dei trasporti, sono obbligate ad un sistema economico agrario di consumo. Quivi l’economia di scambio è costituita esclusivamente dall’allevamento del bestiame e dal legname ricavato dai boschi privati o consortili. 31


In complesso, la produzione lorda dell’ intiera provincia risulta cospicua. Per una quota non indifferente alimenta importanti correnti di esportazione verso l’estero o l’interno, e pertanto, anche nei confronti dell’economia nazionale, assume significato di vasta portata. Il grafico riprodotto da una visione sintetica del valore della produzione lorda vendibile la quale, per il complesso delle colture, ascende alla cospicua cifra di oltre 282 milioni di lire. Eccellono i prodotti degli allevamenti zootecnici che dovranno subire ulteriori incrementi a mezzo della esportazione verso le altre provinole italiane. Seguono i prodotti della viticoltura, della frutticoltura e delle foreste,valorizzati al massimo, specialmente i due primi, a mezzo di una perfezionata attrezzatura tecnico-commerciale di primo ordine. I cereali costituiscono oggetto della economia di consumo propria delle aziende di monte. Soltanto in alcune zone della Yal Pusteria, i cereali formano oggetto di scambio, ma in misura assai limitata. Nelle restanti zone la produzione cerealicola viene utilizzata direttamente dalle famiglie dei contadini per i propri bisogni alimentari. I rispettivi valori della produzione lorda dei diversi cereali, si rilevano agevolmente dal grafico riprodotto, da cui emergono, in ordine d’importanza, quelli della segale, del frumento, dell’orzo, dell’avena, del granoturco, del grano saraceno. A meglio chiarire ed illustrare gli sviluppi della Battaglia del Grano in Alto Adige, si è ritenuto utile premettere le considerazioni sopra esposte, onde completare il quadro generale dell’agricoltura di questa terra di confine. Quivi si riscontrano taluni caratteri che imperano su tutta la regione alpina italiana e influiscono sfavorevolmente sul 32


ritmo della produzione agricola. Sono palesi anche gli stridenti contrasti che si verificano tra l’andamento dei processi produttivi che presiedono allo evolversi dell’agricoltura del piano e del fondo valle, in contrapposto a quella delle vallate alpine propriamente dette: l’una in continuo perfezionamento perchè validamente confortata e sorretta da una tecnica produttiva razionale, e valorizzata da una perfetta organizzazione commerciale di scambio con i vari mercati. l’altra caratterizzata da una economia chiusa, basata sulla produzione di generi di consumo familiare e quindi necessariamente povera e vieppiù mortificata dai fattori naturali imperanti. Fattori naturali che spesso ostacolano i processi produttivi e l’applicazione dei mezzi tecnici moderni. Per uscire dal ristretto limite dell’economia chiusa, cioè per liberarsi dalle pratiche agricole empiriche, tradizionali, e beneficiare degli innegabili ritrovati della moderna tecnica agraria, all’azienda di monte, non resta che orientare le sue possibilità di produzione verso l’intensificazione degli allevamenti zootecnici, che dovranno, specie nelle ragioni montane dell’Alto Adige, dare incremento ad una sana economia di scambio. Malauguratamente la crisi fortemente risentita dal montanaro, perché colpisce la sua unica e non sostituibile fonte di guadagno, ha rallentato, indipendentemente dalla ammirevole volontà dei singoli, il cammino iniziato con entusiasmo sotto la guida dei tecnici. Si osserva che anche in Alto Adige si riscontrano taluni caratteri propri alle altre regioni alpine italiane, ma non tutti. Altri ve ne sono che conferiscono a questa regione un aspetto particolare e privilegiato. Non senza ragione si è ritenuto necessario illustrare precedentemente, quale è l’essenza dell’istituto ereditiero del Maso Chiuso del33


la vigente istituzione del catasto probatorio realizzato attraverso l’iscrizione dei beni nel libro fondiario, della suddivisione della proprietà silvo-pastorale e del loro godimento tra privati ed enti. Queste istituzioni, alimentate da tradizioni fortemente sentite ed apprezzate, Hanno un profondo significato ed una influenza netta sulla struttura fondiaria e sulle speciali qualità del ceto contadinesco. L’insieme di questi fattori, si può sintetizzare praticamente nella fisionomia assunta dall’azienda di monte, che non subisce il dissolvimento dovuto alla frammentazione tra coeredi, ma permane integra, bastevolmente vasta e completata dai suoi diritti allo sfruttamento del bosco e del pascolo, ingegnosamente commisurati alla sua capacità produttiva. Non sono quindi da lamentare in questa provincia i danni gravissimi della frammentazione fondiaria che, quasi sempre, conduce alla rovina le aziende di monte. Conseguenza prima di questo stato di fatto, è la formazione di un ceto rurale di piccoli e medi contadini proprietari, evoluto e rispettato, fortemente e gelosamente attaccato alle tradizioni della propria terra. Tale è l’ambiente fisico, economico-agrario e sociale, ove si è dovuto assolvere il non facile compito della propaganda e della persuasione tra le classi rurali, intese entrambe ad introdurre — con opportuno criterio di gradualità — i moderni mezzi tecnici di produzione, in istridente contrasto con 1’ empirismo imperante. Cioè a dire più difficile e più lento si è manifestato il progresso tecnico, ma con risultati sempre tangibili, tali cioè da fare assumere una più efficiente e perfetta organizzazione tecnica ed economica alle aziende agrarie. In altri termini, si sono dovute vincere, oltre alle difficoltà dell’ambiente fisico, che 34


sembravano sconsigliare l’adozione in montagna di quei mezzi tecnici di produzione che sì brillanti e pieni risultati avevano apportato in pianura, anche quelle imputabili alla diffidenza degli uomini, alle tradizioni, all’empirismo dei vecchi sistemi, frutto quasi sempre dell’ambiente fisico avverso, nonché della povertà della produzione terriera.

35


LA BATTAGLIA DEL GRANO RIFLESSI SULL’INCREMENTO DELLA PRODUZIONE

L’agricoltura italiana nell’ultimo cinquantennio era rimasta pressoché stazionaria nelle forme di sfruttamento e nei suoi ordinamenti colturali ed economici. La Battaglia del Grano, ingaggiata con mirabile intuito dal Capo del Governo, mentre costituisce il punto di partenza di una nuova politica agraria provvida ed organica, in contrapposto a quella slegata e insufficiente dei passati Governi, traccia le direttive per l’immancabile progresso agrario del nostro Paese. Come in tutte le altre regioni d’Italia, anche in Alto Adige, una nuova epoca per il rinnovamento di tutta l’economia agraria si inizia indiscutibilmente con l’avvento del Fascismo. Fin dal 1925 dunque la geniale iniziativa del Governo Nazionale assunse nel nome e nelle direttive un carattere di combattività in pieno contrasto col tradizionale empirismo fino allora imperante nella nostra agricoltura. Nell’Alto Adige, pur rivestendo la coltura granaria un posto assai modesto tra le molteplici attività economico-agrarie, tuttavia si diede sviluppo al programma di massima, impostandolo alle particolari caratteristiche dei vari ambienti. Fu necessario anzitutto stabilire i limiti fisici ed economici entro cui doveva svolgersi Fazione per Fincremento produttivo delle colture alimentari in genere, e del 36


frumento in ispecie. Inoltre, essendo mancata una precedente sperimentazione pratica in ordine all’adattamento delle varie razze alle differenti zone, all’impiego di macchine ed attrezzi meglio adatti per i terreni di montagna, alle concimazioni chimiche più appropriate, e sopratutto non essendovi elementi di fatto dai quali trarne ammaestramento, il programma di attività dovette necessariamente contenere una parte sperimentale ed una dimostrativa e di propaganda. La prima ebbe per scopo precipuo lo studio delle varie razze di frumento nelle zone cerealicole tipiche, onde individuare quelle meglio adatte all’ambiente. Fin dai primi anni della Battaglia del Grano, l’interessamento della Commissione Provinciale Granaria alla risoluzione dell’importante problema si è precipuamente concretato in numerose prove territoriali di adattamento, attraverso le quali si sono potute eliminare le razze di frumento di scarso valore agrario. Dopo questa prima fase sperimentale, seguita col più vivo interessamento dal personale tecnico della Cattedra Ambulante di Agricoltura, si sono potuti individuare gli ibridi, le varietà selezionate ed impure locali, sotto ogni rapporto appropriati alle particolari caratteristiche delle singole zone. 37


Le osservazioni ed i rilievi colturali che si sono potuti compiere, e le notevoli variazioni riscontrate zona per zona, nelle annate favorevoli ed in quelle sfavorevoli, ammonirono sulla opportunità di contenere alcune razze precoci entro limiti assai ristretti, non essendo esse dotate di notevole resistenza ai freddi. Le prove medesime non tardarono a rivelare che nei terreni sciolti, poco fertili, i grani precoci non esplicano la loro attività potenziale, specialmente nelle annate con scarsa nevosità, a decorso invernale assai rigido. Così ad esempio il Mentana dimostrò poca resistenza ai freddi, come pure analogo comportamento dimostrarono : l’Ardito, il Villa Glori, il Damiano. Queste razze, al contrario, mostrarono di possedere buone virtù di adattamento alle zone di fondo valle e intermedie, nonché notevole resistenza alle ruggini, tanto frequenti nei terreni vallivi. Le prove effettuate con frumenti precoci (Ardito - Mentana) in terreni acidi, non dettero — com’era da prevedere — risultati soddisfacenti. Numerose altre prove comparative con razze elette ed impure locali permisero di individuare quelle ad elevata produttività, resistenti all’allettamento e alle ruggini. Preziosi ammaestramenti —- adunque — si sono potuti desumere da una organica e completa sperimentazione pratica locale sulle razze di frumento, così che le posizioni preminenti conquistate nell’ordinaria coltura da alcune di esse rappresentano il risultato di un paziente e tenace lavoro. Nel capitolo seguente verranno indicate le aree di diffusione delle singole razze e il loro specifico comportamento nei riguardi della produttività e resistenza alle malattie. Queste prove di adattamento però non si limitarono esclusivamente al frumento, ma si estesero altresì alia segale, la quale, come abbiamo dianzi accennato, occupa il primo posto tra le colture 38


Campo di orientamento

Campo di confronto con razze elette

39


cereali e può, ben a ragione, esser chiamata il grano della montagna. Vennero poste in-comparazione le vecchie varietà con le più recenti selezionate, importate direttamente dai nostri istituti di genetica, dalla Germania e dalla Svezia. L’introduzione di varietà esotiche si rese indispensabile, essendo la segale una pianta originaria dei paesi nordici. Anche questa sperimentazioue ha dato risultati soddisfacenti ed ha permesso di orientare gli agricoltori verso la scelta di varietà meglio adatte ai vari ambienti ecologici. Così pure le prove territoriali di adattamento vennero istituite anche con frumenti marzuoli, tenendo conto appunto della notevole superficie ad essi destinata, in tutte le plaghe più elevate, soggette a lunghi e rigidi inverni, dove non è possibile nè consigliabile la semina di frumenti autunnali. Va ricordato altresì che tra le numerose varietà di segale messe in prova, molte o non si acclimatarono, oppure vennero in seguito abbandonate perchè non rispondenti alle nostre esigenze colturali e commerciali. Merita infine di essere segnalata la sperimentazione relativa al proficuo impiego delle concimazioni chimiche, al fine di trarne deduzioni pratiche precise sull’adozione dei concimi in correlazione alla natura dei terreni e alla loro reazione. Agevolati in questo compito dalle nostre conoscenze sui terreni della nostra regione, potemmo espletare un lavoro veramente utile ai fini della più intensa e appropriata fertilizzazione del suolo, traendone conclusioni generiche sia per la concimazione diretta al grano, ed ai cereali in genere, che per quella indiretta. Analoga considerazione può farsi per quanto concerne l’azione di propaganda svolta con l’impianto di campi dimostrativi, a mezzo di conferenze e sopraluoghi. 40


I campi dimostrativi ebbero lo scopo di porre in evidenza i risultati conseguibili nella produzione con l’applicazione integrale, oculata e diligente, dei sistemi razionali di coltura. In ogni campo dell’attività agricola, vasta e profonda fu l’opera svolta per imprimere un novello ordinamento alle aziende, tanto nei riguardi degli avvicendamenti colturali, quanto nei riguardi dell’allevamento del bestiame, delle consistenze foraggere, dei prati artificiali, delie macchine impiegate, dei lavori eseguiti, e in genere della adozione di moderni mezzi tecnici di produzione. Questo salutare risveglio, determinato dalla Battaglia del Grano, ha infine notevolmente contribuito a combattere l’empirismo e sopratutto la diffidenza dei ceti rurali, e ad avviare, in tal modo, la nostra granicoltura verso forme più evolute.

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IL FRUMENTO NELL’ECONOMIA AGRARIA

Limitandoci ad una rapida rassegna delle condizioni in cui svolgevasi, in un prossimo passato, la granicoltura nell’Alto Adige, non tralasceremo di considerare i sistemi e metodi che la caratterizzavano nel quadro economico delle singole aziende. Nei rapporti della coltivazione giova subito ricordare il limitato sviluppo della granicoltura, che copriva appena il 9.9 % dei seminativi (Ha. 31046). La produzione frumentaria ammontava perciò, nelle annate di normale raccolto, a q.li 35.000 circa. Le colture predominanti nei seminativi erano rappresentate, in ordine di importanza, dalla segale, dal frumento, dalla patata, dall’orzo, dall’avena e dal granoturco. Il consumo annuale di frumento, — oltre alla segale, alla palata e all’orzo — si aggirava in media sui 90.000 q.li. L’Alto Adige, quindi produceva appena un terzo del suo fabbisogno di grano, importando dalle vecchie provincie il quantitativo necessario per sopperire a tale deficienza. Attualmente le zone più importanti per la coltura del frumento sono rappresentate dalla Val Pusteria, dalla media e alta Val d’Isarco (fino a Vipiteno) dall’Altipano di Castelrotto e da alcune valli contermini dell’ Isarco e dell’Adige. Meno importante è invece la riparata ed asciutta Val Venosta, ove il frumento è ridotto 42


ad una percentuale minima della superficie investita a cereali, ed occupa i terreni non adatti alla frutticoltura e non irrigabili. Risalendo però anche di pochi decenni la storia dell’agricoltura locale, troviamo una conferma eloquente delle vicende subite dalla cerealicoltura confrontando i dati catastali riguardanti i terreni coltivati a cereali ai tempi nostri ed alla fine del secolo scorso. La superficie cerealicola, relativamente estesa nei confronti delle altre colture, ha subito cioè nel corso degli anni sensibili variazioni che si sono vieppiù accentuate in questi ultimi lustri. Mentre infatti nel passato la segale, che accompagnò la popolazione nella marcia verso il Sud, predominava incontrastata soltanto nelle medie e basse vallate, lasciando all’orzo e all’avena il dominio nelle valli alpine, col succedersi degli anni questi due ultimi cereali, che da soli fornivano la farina alle popolazioni montane, restrinsero gradatamente la loro superficie a vantaggio della segale, la quale, un po’ alla volta, raggiunse gli estremi limiti dei seminativi accanto all’orzo e all’avena. La coltura della segale conquistò in tal modo un primato, adattandosi sia ai terreni fertili che a quelli meno ricchi delle zone più elevate. Al graduale accrescimento delle aree coltivate corrispose anche un progressivo aumento della 43


produzione. Ma, successivamente, un nuovo fattore intervenne ad arrestare la marcia trionfale della segale: le nuove razze elette di grano, ben adattandosi anche a differenti altitudini, raggiunsero ben presto le posizioni conquistate dall’antico cereale, ed in parte — ove fu possibile — lo sostituirono. Ebbe in tal modo inizio una nuova fase, e questa volta a tutto svantaggio della segale, la di cui area di coltivazione dovette necessariamente restringersi, sebbene in proporzione modesta, causa l’inesorabile avanzata del cereale principe. Mentre si compiva questa sostituzione tra cereali, un altro fenomeno influiva a ridurre sensibilmente l’area occupata dai seminativi di monte: le accresciute esigenze deli’ industria zootecnica determinavano una lenta ma progressiva sostituzione del seminativo col prato stabile, sicché anche la superficie destinata a cereali subiva le conseguenze di tale riduzione, pur limitandosi essa alle zone più elevate. Devesi anche ricordare che la diffusione del frumento in montagna presupponeva anche un maggior reddito nei confronti di quello conseguibile dalla segale. Poiché non sempre era possibile ottenere produzioni medie unitarie maggiori, o pressoché eguali a quelle della segale, causa la mancata applicazione dei perfezionati mezzi tecnici di produzione, la introduzione di alcuni nuovi metodi contribuì ad avviare la coltura granaria ad un primo sensibile miglioramento. Ed invero deve riconoscersi che i primi notevoli progressi nella tecnica agricola, nelle terre dell’Alto Adige coincidono con l’inizio della Battaglia del Grano, la quale, a ragione, deve considerarsi quale iniziativa assolutamente nuova e geniale, la sola che abbia determinato la rinascita agraria e reso possibile il formarsi di una nuova coscienza rurale. 44


Nell’Alto Adige, come del resto in moltissime altre regioni italiane, il sistema di sfruttamento del suolo era basato quasi esclusivamente sul tradizionale empirismo, che ostacolava qualsiasi forma di progresso nell’economia agricola. Segnatamente la cerealicoltura risentì le più gravi conseguenze di questo stato di fatto. Deficienti lavorazioni, scarsa fertilizzazione del suolo a base di solo letame, impiego di varietà impure, semina a spaglio, deficiente impiego di macchine e attrezzi perfezionati, rotazioni agrarie irrazionali, con successioni estenuanti di cereali eec., caratterizzavano la granicoltura locale, che, per altro, offriva scarsissimo reddito. Non sarà quindi superfluo considerare singolarmente i sistemi con cui veniva praticata la cerealicoltura nei periodi antecedenti alla Battaglia del Grano, onde porre in maggior rilievo i notevoli progressi che dall’avvento del Fascismo ad oggi si sono potuti realizzare in questo settore dell’economia montana. Giova anzitutto tener presente che il posto occupato dal frumento tra le colture dei seminativi, ed in modo particolare tra quelle cerealicole, era di scarsissima importanza. Un simile ordinamento colturale doveva essenzialmente imputarsi a cause di ordine economico-ambientali. Come abbiamo avuto modo di accennare dianzi, l’area di vegetazione del frumento coincideva con le zone di fondo valle ed intermedie di montagna; zone cioè in cui il seminativo andava gradualmente restringendosi a favore di altre colture, ed in modo speciale di quelle frutticole. Oltre questi limiti la coltura del frumento doveva necessariamente limitarsi ai terreni più fertili ed esposti a buona insolazione, scomparendo del tutto al disopra del limite altimetrico rappresentato dai 1200 m. s. m. Raramente si spingeva oltre tale limite, ed in ogni caso nei terreni di medio impasto 45


e sulle fiancate esposte a Sud. La segale invece, adattandosi sufficientemente ad altitudini più elevate ed a terreni poveri ed a reazione acida, spingeva la sua area di coltivazione oltre i 1600 m. s. 1. m., raggiungendo talvolta i 1900 metri. Ben a ragione questo cereale era ed è tuttora considerato il grano di montagna, anche perchè la sua farina si presta ottimamente alla confezione di pane serbevolissimo (talvolta si conserva fino e 6-7 mesi), ed ha proprietà nutritive relativamente buone. Vedremo in seguito come la segale, malgrado le alterne vicende dell’economia montana, abbia conservato ancora oggi un posto preminente tra tutti i seminativi. Ma quel che giova ricordare, nei riguardi della granicoltura, è il sistema tradizionale con cui essa veniva esercitata in pressoché tutte le zone di coltivazione: dalle più intensive della media Valle Isarco e della Rienza, a quelle ove il cereale rappresentava superiìci assai modeste. L’avvicendamento più diffuso in queste zone era costituito dal ristoppio talvolta ripetuto per 3-4 anni consecutivi, preceduto dall’avena o più raramente dalla patata, e seguito dal grano saraceno in coltura intercalare. In altre zone, l’avvicendamento più diffuso era rappresentato da una sarchiata (patata), seguita da frumento e dalla segale, quest’ultima coltivata per tre anni consecutivi e chiuso col grano saraceno in coltura intercalare. Infine: in altre località il grano . seguiva generalmente a due colture: patata o avena. La patata peraltro nell’ordinamento dei seminativi occupava una superficie ridotta, e in molti casi inferiore a quella del frumento; perciò era sostituita dall’avena come coltura da precedere il grano; l’avena, pur essendo una coltura depauperante, lasciava un terreno relativamente buono per il grano, e comunque in condizioni migliori di quello lasciato dalla segale e dall’orzo. 46


In sostanza quindi deve rilevarsi che le colture dei seminativi non erano distribuite con criteri di una razionale successione, ma a seconda delle esigenze di consumo proprie delle aziende. Non bisogna pertanto credere che queste forme di ordinamento colturale sieno del tutto scomparse nella nostra regione, chè, anzi, esse costituiscono tutt’ ora per molte plaghe il tradizionale avvicendamento, quasi sempre però imposto dalla prevalente economia di consumo delle aziende montane. Le colture miglioratrici adunque: sarchiate e prati di leguminose foraggere, erano scarsamente rappresentate ; i pochi prati da vicenda di trifoglio, e sopratutto di medica, occupavano il terreno di solito per parecchi anni consecutivi, ad essi seguiva quasi sempre la patata. In queste condizioni, la coltivazione del frumento in regolari avvicendamenti era addirittura misconosciuta, perciò erroneamente si riteneva che la produzione media unitaria allora raggiunta, e che aggiravasi intorno agli otto quintali per ettaro, difficilmente potesse superarsi. Ma, non soltanto nelle rotazioni discontinue ed irrazionali si limitavano i difetti della granicoltura ed in genere della cerealicoltura; molteplici e complesse altre cause si apponevano al miglioramento agrario, quali : la deficiente preparazione e sistemazione del terreno, la mancanza di concimazioni chimiche, la insufficiente adozione degli strumenti moderni di lavorazione del suolo, ed in genere la mancata adozione di qualsiasi perfezionato mezzo tecnico di produzione. La preparazione del terreno destinato alle semine si effettuava quasi sempre con aratri di legno, col solo vomere di ferro, e con un solo lavoro di erpicatura eseguito con erpice di legno, poco adatto per un conveniente amminutamento in superficie.Il terreno, inoltre, risentiva le conseguenze di una insufficiente 47


concimazione, costituita di solito dal letame di stalla, in molti casi anche immaturo. Nessuna traccia di concimazione chimica diretta si riscontrava anche nelle aziende che si ritenevano le più evolute. La semina a spaglio, o nei solchi aperti dall’aratro chiodo, era pressoché generalizzata in tutte le plaghe granicole; un leggero lavoro di erpicatura, copriva il seme, generalmente di qualità impura locale. Le cure colturali consecutive poi in nessun caso venivano praticate. È chiaro quindi che in tali condizioni la coltura del frumento era addirittura aleatoria, quasi sempre praticata più per l’impellente bisogno di ottenere in luogo il prezioso cereale, che per conseguire un reddito vero e proprio. E qui torna utile ricordare che non soltanto il frumento subiva il limite imposto da questo diffettoso ordinamento tecnico-colturale, ma anche tutte le altre colture: segale, orzo, avena, patate, granturco, grano saraceno ecc. In altri termini la capacità produttiva delle aziende non corrispondeva alle accresciute esigenze economico-sociali delle singole zone agrarie, mantenendosi pressoché in condizioni statiche. Non deve quindi meravigliare se anche nell’Alto Adige l’economia agraria doveva subire una profonda trasformazione, necessaria a renderla adeguata agli sviluppi del progresso.

48


49


STATO ATTUALE DELLA GRANICOLTURA

Dando uno sguardo generale alla ripartizione del territorio della provincia tra le varie colture, si osserva come su una superficie agraria e forestale di ettari 615.150, i seminativi figurano per ettari 31.046, ripartiti così come indicato nella pagina seguente. Prevalenza quindi della segale, del prato artificiale e delle patate sul frumento, il quale rappresenta l’ 11.7 % di tutta la superficie investita a seminativi. Nella tavola sono chiaramente indicate le superfiei e le percentuali delle altre colture, nei confronti del complesso dei seminativi. Può apparire all’esame di queste cifre che il frumento abbia un’importanza secondaria: così si riteneva in passato, allorché, per varie ragioni di carattere sopratutto tecnico, il rendimento medio unitario era scarsissimo, e la coltura stessa, non avendo alcun posto negli avvicendamenti, era conseguentemente trascurata tra quelle alimentari. Ma il perfezionamento nei metodi e sistemi di coltivazione, realizzato con gli sviluppi della Battaglia del Grano, ha potentemente influito a far mutare opinione su questo prezioso cereale, che, pur occupando un’area limitata nel quadro distributivo delle colture erbacee, tuttavia ha pressoché raddoppiata la resa media unitaria, in questo primo settennio, assumendo in tal 50


frumento segale orzo avena granturco patate altre colture prato artificiale

51

3.625 10.380 2.317 1.658 980 3.914 585 7.587

ettari

11.67 33.44 7.46 5.34 3.16 12.61 1.88 24.44

% della superfice a seminativi


modo un posto importante quale fattore di ordine di rotazione, nell’economia delle colture stesse. È agevole inoltre osservare nella tabella in cui sono rappresentate le superfici occupate dalle differenti colture nel settennio 19251931, come il frumento abbia progressivamente, sebbene in misura modesta, conquistato una maggiore area di coltivazione, passando da ettari 3100 nel 1925, ad ettari 3625 nel 1931, e mentre l’orzo e l’avena sono rimasti, nel medesimo periodo, pressoché stazionari nelle singole aree di coltivazione, la segale invece ha perduto gradatamente terreno, subendo una contrazione, per quanto lieve altrettanto progressiva nelle differenti annate, passando da ettari 11.100 nel 1925 ad ettari 10.380 nel 1931. Tale fatto deve ricercarsi esclusivamente nella introduzione delle sementi elette e in genere nell’applicazione di metodi moderni di coltura, i quali hanno permesso la graduale sostituzione della segale col frumento, anche in zone dove sembrava addirittura impossibile coltivarlo, In altri termini, la nuova tecnica agricola è stata capace di compiere questo progresso, con notevole beneficio delle stesse popolazioni montane, le quali, al posto di un cereale inferiore, hanno potuto sostituirvene uno più ricco, ottenendone altresì un maggiore beneficio economico. Per quanto riguarda la distribuzione dei cereali nelle varie zone agrarie della provincia, giova tener presente che la maggior parte della superficie destinata a tali colture è compresa tra la Valle Pusteria e la media e alta Valle Isarco; scarsamente rappresentati invece nelle altre zone della provincia: così nella Val Venosta come nella Val d’Adige. Tale distribuzione è determinata, oltre che dalle particolari caratteristiche ecologiche dei vari ambienti, anche da ragioni di carattere economico. 52


superfici investite a segala, orzo, avena e frumento, nelle diverse annate della battaglia del grano

superfice ettari 11,000 segale 10,000 9,000 8,000 7,000 6,000 5,000 4,000

frumento

3,000 orzo 2,000

avena

1,000 0 1925-26

1928-29

1929-30

1930-31

1931-32

anno 53


Maggiore importanza assume, nei riflessi del presente lavoro, la conoscenza della intensità di coltivazione del frumento nelle zone tipiche cerealicole. Nell’annessa cartina sono chiaramente illustrate le differenti densità della coltura granaria nelle varie circoscrizioni comunali, con l’indicazione del rapporto tra la superficie agraria e forestale dei comuni medesimi e quella occupata dal frumento. Appare evidente che in generale questo rapporto si mantiene assai basso, raggiungendo un massimo del 7.70% della superficie agraria e forestale, nel Comune di Naz-Sciaves, mentre in altre località raggiunge l’l%, con pochissimi comuni ove supera l’1 e il 2 %■ in 11 comuni la coltivazione del grano non è affatto rappresentata. Ciò deve imputarsi, in linea generale, alla elevata altimetria delle rispettive zone. Limitatamente al grano, si può constatare con legittima soddisfa­ zione che i miglioramenti conseguiti in tutto il complesso della tecnica colturale: lavorazioni, concimazioni, rotazioni ecc., hanno portato un notevolissimo contributo alla soluzione del problema granario, specialmente in rapporto alla resa unitaria. Dall’ esame del grafico riprodotto, relativo alle produzioni medie unitarie del frumento nelle varie annate, si constata agevolmente che l’ascensione produttiva, dal 1926 al 1932, è pressocchè raddoppiata. Difatti: mentre nel periodo precedente la Battaglia del Grano, la resa media unitaria si manteneva intorno ai quintali 9, nel 1932 tale produzione segna quintali 15.5. Analoghe conclusioni si desumono dal grafico che riproduce le produzioni complessive nello stesso periodo e per le medesime annate considerate. Da una produzione di quintali 27.590 nel 1923, si sale a quintali 27.800 nel 1926 e, rispettivamente, a quintali 56.187 nel 54


1551 399 120 125 454 265 329 382 3625

Val d’ega, val gardena e alte valli contigue

sarentino e contigui comuni di montagna

ultimo, alta venosta e alta passiria

media valle isarco

media e bassa val venosta e val passiria

bassa valle isarco

val d’adige da vadena a lagundo

provincia di bolzano

ha

superficie investita a frumento

pusteria e alta valle isarco

zone agrarie

55

15.5

17.9

15.7

13.9

13.6

12.3

13.5

14.3

15.5

unitaria qi.

56.289

6.864

5.714

3.707

7.574

1.547

1.631

5.745

24.047

complessiva qi.

pruduzione mediap

11.7

17.7

13.6

10.-

15.-

3.6

8.6

16.9

10.9

siminativia

0.5

1.3

0.9

0.4

1.1

0.09

0.2

0.7

0.6

graria e forestale

0.5

1.3

0.9

0.4

1.07

0.07

0.3

0.7

0.6

territoriale

ercento delle colture frumentarie in rapporto alla superfice

1 : 2.86

1 : 0.39

1 : 2.47

1 : 7.24

1 : 1.90

1 : 16.8

1 : 6.50

1 : 2.41

1 : 1.86

rapporto tra le superfici investite a frumento e a segala


1932. È ben vero che dal confronto delle superfici investite a frumento risulta come queste sieno progressivamente aumentate, nelle diverse annate, ma emerge altresì evidente — dal confronto di questi dati — che l’aumentata resa unitaria e complessiva debba attribuirsi in larghissima parte alla intensificazione colturale, la quale da sola ha perm esso un così notevole sbalzo nella produzione.

nuovi orientamenti della granicoltura Il processo di rinnovamento della granicoltura segnò un notevole impulso in quest’ultimo periodo della Battaglia del Grano, in relazione, naturalmente, al nuovo ordinamento produttivo determinatosi parallelamente all’applicazione dei mezzi progrediti di coltura. Il balzo in avanti compiuto dagli agricoltori dell’Alto Adige, è stato dunque rilevante, specie ove si considerino le difficoltà non lievi, di vario ordine, che si opponevano all’incremento granario. Anzitutto giova subito premettere che in quasi tutte le zone tipicamente cerealicole, non pochi sono oggi gli esempi di ben riusciti ordinamenti colturali, dovuti alla intelligente applicazione dei moderni metodi tecnico-agrari, che hanno consentito, in un breve volger di anni, di sostituire alla coltura discontinua quella continua avvicendata, sulla base di una più larga produzione foraggera, e con sarchiate da rinnovo e cereali. Attualmente l’ordinamento aziendale è assai vario. 56


0.00 % 00.1 - 0.25 % 0.26 - 0.50 %

superfici coltivate a frumento

PS

S

1.01 - 1.99 % 2.00 - 5.00 % 5.01 - 8.00 %

PT

PB

A DISTRIBUZIONE DELLE COLTURE FRUMENTARIE IN ALTO ADIGE

57


Dettaglio mappa Merano-Bolzano

Dettaglio mappa Bressanone

58


le produzioni medie unitarie del frumento in provincia di bolzano

quintali

16

15

14

13

12

11

10

9

0 1923

1926

1927

1928

1929

1930

1931

1932

anno

59


Vi sono infatti aziende agrarie dove il prato artificiale viene abbastanza estesamente coltivato per l’allevamento del bestiame da reddito. In queste aziende i cereali occupano anche una superficie relativamente maggiore e l’avvicendamento colturale è rappresentato dalla tipica rotazione quadriennale: sarchiata, frumento, trifoglio e frumento, oppure al posto del frumento nel 4° anno è sostituita la segale. In altre aziende, in via di trasformazione e di progresso, ai tipi di avvicendamenti colturali praticati in passato, si vanno gradualmente sostituendo tipi più perfetti in cui le colture cerealicole sono precedute o seguite dal prato artificiale di leguminose foraggere, o da sarchiate da rinnovo. Con le rotazioni agrarie più appropriate si è raggiunto lo scopo di mantenere il terreno al più alto grado di fertilità e di sanità, ottenendo dalle varie colture il massimo rendimento. Invero, avvicendato il frumento ad una coltura da rinnovo e soppresso quindi il ristoppio, si è realizzato un primo notevole progresso nella granicoltura. Ma non soltanto la rotazione agraria dobbiamo ricordare come fattore importante di incremento produttivo: altre moderne pratiche si sono introdotte ed affermate nelle nostre aziende. I terreni di solito venivano lavorati troppo superficialmente, con aratri ancora primitivi, talvolta addirittura trascurata era la pratica dell’erpicatura e la sistemazione in superficie. La Commissione Provinciale Granaria convinta della importanza che assumono i buoni lavori preparatori al terreno e quelli complementari, ha ritenuto utile, fin dal primo anno della Battaglia del Grano, istituire concorsi a premio tra piccoli coltivatori di frumento per l’acquisto di macchine agricole. Invero sarebbe stato vano sperare in un miglioramento della tecnica colturale e sopratutto 60


LA PRODUZIONE COMPLESSIVA DEL FRUMENTO IN PROVINCIA DI BOLZANO

quintali

60.000

50.000

40.000

30.000

20.000

0 1923

1926

1927

1928

1929

1930

1931

1932

anno

61


in un aumento della produzione, senza il necessario ausilio di macchine ed attrezzi atti per l’esecuzione di accurati lavori preparatori e consecutivi. La marcia ascensionale nella dotazione di macchine agricole la si può rilevare dalle cifre indicate nel grafico riprodotto. Dall’esame di esse risulta che 58 seminatrici vennero acquistate, nel settennio della Battaglia del Grano, con i contributi dello Stato, nella misura del 30 % circa sul costo effettivo, oltre a 54 svecciatoi, 37 aratri, 18 erpici. Bisogna osservare che l’uso di tali macchine era pressoché misconosciuto in tutte le zone cerealicole della provincia, ad eccezione degli aratri e degli erpici, i quali, pur essendo largamente impiegati nella pratica agricola, non corrispondevano certo ai requisiti di cui sono dotati quelli moderni. A tale proposito non sarà superfluo ricordare che l’introduzione della semina a macchina, si rese quanto mai difficile, dovendo superare non soltanto l’apatia e diffidenza che accompagnano quasi sempre qualunque innovazione nelle campagne, ma addirittura l’avversione degli agricoltori all’impiego di tale mezzo tecnico. Fu possibile, attraverso questi concorsi a premi, istituire posti di selezione meccanica delle sementi, affidando gli svecciatoi acquistali direttamente dallo Stato, ad enti cooperativi o a privati delle zone più intensamente granicole, come pure diffondere la semina a righe nelle medie e piccole aziende dove prima si effettuava a spaglio, impiegando ingenti quantitativi di seme, che talvolta superavano i tre quintali per ogni ettaro di superficie! Infine, con l’assistenza premurosa della Cattedra, gli agricoltori ben presto apprezzarono la bontà delle accurate lavorazioni, della semina a righe, dei lavori colturali consecutivi al frumento: zappature, sarchiature, scerbature, 62


LA DIFFUSIONE DELLE MACCHINE AGRICOLE

MACCHINE DISTRIBUITE

60

50

40

30

20

10

0 1925

1926

1927

1928

1929

1930

1931

anno

63


ecc., dimostrandosi sempre più propensi per l’impiego di macchine ed attrezzi moderni. Nei riguardi della concimazione il progresso realizzato nelle singole aziende è stato veramente notevole, come risulta dall’ annesso diagramma, da cui è facile desumere l’incremento dei fertilizzanti nei vari periodi della Battaglia del Grano. Nei capitoli precedenti si è accennato in qual modo venivano praticate, nella grande generalità dei casi, le concimazioni alle colture cerealicole in genere ed al frumento in ispecie. L’unico concime veramente diffuso in tutte le plaghe era il letame, di cui, tra l’altro, si lamentava la scarsa generale disponibilità. E qualora si consideri che oltre alla poca disponibilità di questo prezioso fertilizzante, difettavano pure i buoni metodi di preparazione e conservazione, per la insufficiente dotazione di concimaie in pressoché tutte le aziende, segnatamente in quelle montane, non è chi non veda come anche la concimazione fornita con sostanza organica, palesava notevoli deficienze nella fertilizzazione dei terreni. In questo campo l’azione risolutiva del Governo Nazionale per l’obbligatorietà della costruzione di concimaie, specialmente per alcune provincie dell’Italia Settentrionale e Meridionale, ha determinato benefici di vasta portata nell’economia delle concimazioni. Si può affermare, senza tema di esagerare, che l’uso dei concimi chimici nelle zone di montagna, all’inizio della Battaglia del Grano, era addirittura misconosciuto, nè sembrava incontrar troppo il favore degli agricoltori. L’opera dimostrativa pratica compiuta dagli organi di propaganda, con l’ausilio degli istituti sperimentali, ha permesso l’introduzione e la graduale diffusione delle concimazioni chimiche più appropriate e più convenienti, determinando un profondo mutamento di indirizzo 64


il consumo dei concimi nelle diverse annate in provincia di bolzano

quintali

60.000

50.000

40.000

30.000

20.000

10.000

0 1922

1928

1929

1930

1931

anno 65


Seminatrice in azione

66


Erpicatura del terreno

67


nella tecnica delle coltivazioni. Giova a questo punto ricordare le numerose prove istituite con i vari fertilizzanti chimici in tutte le zone ove più urgente si palesava la necessità della propaganda, col precipuo intento di diffondere e generalizzare l’uso della concimazione diretta ed indiretta al grano ed agli altri cereali minori: segale, orzo, granoturco, avena. Dopo un settennio di sperimentazione oculata e diligente, si sono potute trarre le seguenti conclusioni generiche: a.

In tutti i terreni dell’Alto Adige, originatisi dal disfacimento delle roccie schistose e porfiriche, o di altri affini, i concimi fosfatici esplicano un’azione utilissima, a dosi variabili dai 6 ai 10 quintali per ettaro.

b.

I concimi azotati si rendono altresì utili e convenienti in tutti i terreni, sia se somministrati avanti la semina (azotati di medio effetto), sia in copertura, (azotati di pronto effetto) a primavera, in più riprese ed in proporzioni variabili a seconda della struttura fisica del terreno e della sua fertilità.

c.

In quasi tutti i terreni, l’impiego di fertilizzanti potassici, insieme con i concimi fosfo-azotati, si è dimostrato utile ed economicamente conveniente.

d.

La concimazione calcarea esplica dappertutto un’azione utilissima, per le particolari caratteristiche dei terreni di questa regione, generalmente poveri di calcio ed a reazione acida.

Unitamente agli altri accorgimenti tecnici — dei quali si è fatta parola — la concimazione 68


Zappettatura del frumento in montagna

69


chimica ha segnato una vera e propria rivoluzione nel campo della fertilizzazione del suolo, spingendo la produzione unitaria del frumento a 25, 30, 35 ed anche più quintali per ettaro. Si può anzi asserire, a questo punto, che la nuova e razionale granicoltura coincide con la introduzione dei fertilizzanti chimici. Dall’esame del grafico dimostrativo riprodotto e riguardante, beninteso, il consumo totale dei concimi chimici nelle diverse ‘annate agrarie, è facile rilevare come l’incremento delle concimazioni ebbe a palesarsi notevole nei vari periodi compresi tra il 1922 ed il 1931, ad eccezione dei concimi fosfatici che subirono una sensibile contrazione nelle due ultime annate. Difatti la cifra più alta di consumo è quella del 1929 che segna un massimo di 67.616 quintali, contro 46.434 del 1931 e 40.000 del 1922. Tale contrazione si manifesta e si accentua durante il periodo di crisi economica generale che ha determinato il delicato e difficile periodo di transizione, facendo conseguentemente risentire alle classi produttrici un certo disagio, e quindi qualche momento di arresto alla fase ascensionale dell’impiego dei concimi. Comunque, dal Presame comparativo delle cifre che segnano il consumo del periodo antecedente la Battaglia del Grano e quelle del 1931, si desume agevolmente l’incremento globale delle concimazioni, che da quintali 56.100 nel 1922 raggiungono i quintali 65.351 nel 1931.

70


Sarchiatrice meccanica in azione

71


Un bel campo di Inallettabile 96

72


Il campo che ha prodotto 46 q.li per ettaro (600 m.s.m.)

73


DIFFUSIONE DELLE RAZZE ELETTE Ma un altro decisivo fattore intervenne a far progredire la coltura del frumento pressoché trascurata in passato ; la rinascita della granicoltura è stata resa più facile e spedita, grazie non solo all’impiego delle concimazioni chimiche, ma anche e soprattutto alla introduzione e al buon collocamento delle razze elette, la di cui portata pratica non può sfuggire ad alcuno, specie qualora si considerino i pregi intrinseci di queste razze, le quali hanno portato la produzione ad un livello vera­mente insperato. Possiamo oggi constatare col più vivo compiacimento che l’attiva, costante propaganda espletata dalla Cattedra di Agricoltura, a favore della coltivazione delle razze elette, ha trovato in questi ultimi anni della Battaglia del Grano, numerosi seguaci, i quali hanno riconosciuta la opportunità di sostituire alle comuni varietà locali, quelle elette, nelle zone, beninteso, dove le prove di adattamento ne dimostrarono il proficuo impiego. Le osservazioni cd i rilievi che si sono potuti fare in ordine all’adattamento delle più recenti razze elette, forniteci dagli Istituti Sperimentali di Genetica, hanno permesso di individuare i grani capaci di esplicare la loro alta produttività potenziale nei vari ambienti ecologici di questa regione. Convinti, altresì, del non dubbio vantaggio che potevano trarre gli agricoltori con la diffusione nelle rispettive aziende di questi strumenti più perfezionati della produzione, non abbiano esitato, come dianzi abbiamo riferito, ad eliminare gradualmente alcune varietà impure che palesavano caratteri evidenti di inferiorità nei confronti delle razze elette. Non sarà superfluo, a tale riguardo, dare qualche succinta notizia sui risultati ottenuti nelle più importanti zone tipiche cerealicole 74


dai campi di orientamento, con razze elette dello Strampelli, del Todaro, nonché di origine estera, importate dalla Germania, dall’Austria e dalla Svezia. Nelle annate della Battaglia del Grano, lo studio sull’addattamento delle razze, venne condotto nelle seguenti località :

1926-27

Scena, Bressanone, Vadena

N° delle prove 3

1927-28

Nalles, Scena, Silandro, Malles, Vadena, Millan

N° delle prove 6

1928-29

Scena, Millan, Vadena, Novacella

N° delle prove 4

1929-30

Labers, Verano, Vadena, Bressanone

N° delle prove 4

1930-31

Labers, Verano, Vadena, Novacella

N° delle prove 4

1931-32

Vadena, Labers, Fiè, Novacella

N° delle prove 4

Queste prove territoriali di adattamento, dunque, si sono ripetute quasi sempre nelle medesime località al fine di osservare il comportamento delle singole razze nelle annate favorevoli ed in quelle con decorso sfavorevole. Eliminate dalla coltura quelle di scarso valore agrario, le razze che dimostrarono ottime virtù di adattamento al nostro ambiente e che si sono più o meno largamente diffuse nelle varie zone cerealicole, possono così descriversi: 75


VARIETÀ IBRIDI STRAMPELLI FRUMENTO ARDITO

Il frumento Ardito, per la notevole sua precocità di maturazione, resistenza alle ruggini e alle altre malattie ed avversità, utilizzando al più alto grado la fertilità dei terreni senza allettarsi, si è diffuso nelle zone favorite da un inverno relativamente mite, fino ai 600 800 m. s. m. Difatti la sua area di coltivazione è compresa attualmente nella Val d’Adige, nella conca di Bressanone e nei dintorni di Merano. In queste zone si sono ottenute produzioni medie unitarie che in alcune annate hanno superato i 32 quintali. Il limitato accestimento di questa razza ammonisce sulla opportunità di seminare molto fitto, impiegando non meno di 150 - 180 chilogrammi di seme per ettaro, nella semina a righe.

76


77


Varrone

Per quanto la sua area di coltivazione risulti attualmente modesta, questa razza merita di essere diffusa in tutti i terreni dove l’Ardito trova buone condizioni di adattamento. Anche il Varrone ha dimostrato discreta resistenza all’alidore, facile adattabilità in terreni di media fertilità, nonché buona resistenza all’allettamento. È coltivato nelle aziende della Val d’Adige, ad una altimetria di 230 m. s. m.

78


79


Virgilio

Questa razza, mediamente precoce, abbastanza resistente alla ruggine e all’allettamento, si è adattata bene anche ad elevate altimetrie, spingendo la sua area di coltivazione sino ai 900 - 1000 m. s. m. Trova altresì proficuo collocamento anche nelle zone di valle ed intermedie, per la resistenza alle avversità meteoriche ed alle malattie. Tende a conquistare annualmente nuovi terreni per le sue buone caratteristiche congiunte ad una elevata produttività. Nelle annate normali ha raggiunto una produzione media unitaria di ql. 30.

80


81


Rismondo

Questa razza, introdotta nella nostra regione soltanto da un quadriennio, si è dimostrata adatta in genere per tutte le zone intermedie di montagna, affermandosi per la notevole resistenza ai freddi, alle malattie e ali’allettamento, così da farne prevedere una più larga diffusione. Sebbene attualmente occupi limitate superfici nell’alta Valle Isarco e nella Pustcria, località queste ove si è resa assai difficoltosa la introduzione delle più accreditate razze elette di frumento, causa la rigidità del clima, tuttavia il Rismondo potrà vantaggiosamente diffondersi fin oltre i 1000 m.s.m. La precocità di maturazione, l’elevata produttività e l’adattamento alle zone più fredde, giustificano pienamente il largo favore che ha incontrato presso gli agricoltori. Il Rismondo, avendo un basso coefficiente di accestimento deve seminarsi molto fitto.

82


83


VARIETÀ SELEZIONATE DEL TODARO Inallettabile 96

Tra le varietà selezionate del Todaro, che maggiormente si sono diffuse e che hanno dimostrato di possedere ottime virtù di adattamento al nostro ambiente, ricorderemo, in prima linea: L’Inallettabile 96, un semiaristato, di taglia bassa, di media maturazione, particolarmente indicato per i terreni delle zone intermedie, ma si adatta egregiamente anche oltre i 1000 m. s. m. Nei siti più elevati però, pur conservando integri gli altri caratteri, raccorcia di molto il culmo. Questa razza, per la elevata produttività, la notevole resistenza all’allettamento e ai freddi invernali, ha conquistato un’ampia zona di coltivazione, pressoché in tutte le plaghe cerealicole della provincia, e ha incontrato le simpatie generali degli agricoltori. La sua forte attitudine ad accestire e la maturazione anticipata di qualche giorno — nei confronti degli altri grani tardivi coltivati in questa regione — lasciano prevedere una ulteriore diffusione di questa razza. In alcune annate l’Inallettabile 96 ha dato produzioni unitarie massime di 39 quintali per ettaro, e produzioni medie di ql. 25.

84


85


Marzuolo Fam. 87

Questa razza ha potuto conquistare in pochi anni una discreta area di coltivazione, nei confronti di quella destinata alle semine primaverili, grazie alle particolari caratteristiche di facile adattamento alle zone ove più si hanno a temere i danni del freddo, e alla elevata produttività. In propizie condizioni di fertilità ha dato rendimenti medi unitari di 22 - 25 quintali, di poco cioè inferiori a quelli delle migliori varietà a semina autunnale. Lo sviluppo rigoglioso e la buoua resistenza alle ruggini, lo rendono particolarmente raccomandabile per tutte le zone ove si coltivano frumenti marzuoli. Nelle annate 1931 e 1932, questa razza venne coltivata in prove sperimentali ad un’altitudine di 1500 m. s. 1. m., con soddisfacenti risultati.

86


87


VARIETÀ ELETTE ESTERE Mauerner Dickkopf

Accanto ai frumenti di razze elette dello Strampelli e del Todaro, nell’ultimo quinquennio, in seguito ai buoni risultati ottenuti in varie zone dalle prime prove colturali, si sono affermate e gradualmente diffuse alcune varietà di frumenti esteri, importati direttamente dalla Germania. Tra queste meritano di esser ricordate: Mauerner Dickkopf, varietà autunnale, fortemente aristata con spiga grossa, serrata, molto fertile, a culmo alto e resistente, con elevato coefficiente di accestimento. Questa razza può gareggiare degnamente con il Todaro 96, di cui ha le medesime caratteristiche fenologiche. Occupa un’area di coltivazione presso a poco uguale a quella del 96, ed è attualmente diffuso tanto nell’alta Valle Isarco, che in Pusteria ein Venosta. Nell’ultimo biennio la produzione media unitaria ha raggiunto i 25 quintali, con punte massime di 32 quintali.

88


89


JANEski

Frumento marzuolo, di selezione germanica, mutico, con spiga allungata a colorazione chiara, culmo alto e abbastanza resistente. Questa varietà ha buona resistenza alla ruggine e all’allettamento ed è abbastanza produttiva. Nelle zone ove si coltivano i marzuoli, ha raggiunto produzioni medie unitarie di ql. 22 - 26.

90


91


VARIETÀ IMPURE Frumento Fleres

Grano marzuolo, mutico, con spiga corta di color rossastro, con rudimenti apicali di reste, di taglia media, abbastanza resistente all’allettamento. Le sue buone caratteristiche ne hanno consentito la diffusione nelle zone molto elevate: generalmente viene coltivato sino ai 1500 m. s. m. Ha raggiunto produzioni medie unitarie di quintali 20 - 24 ed è particolarmente ricercato nella valle di Fleres, da cui trae origine il nome.

92


93


Frumento di Villabassa

Varietà autunnale, con spiga stretta e lunga, di color chiaro, con ariste lunghe e divaricate, culmo alto e relativamente sottile, perciò poco resistente all’allettamento e alle avversità. La sua area di coltivazione è limitata nell’alta Pusteria, nella circoscrizione del Comune di Villabassa. Nelle annate normali ha dato produzioni medie di quintali 24 per ettaro.

94


95


Frumento di Scena

Varietà autunnale, con spiga mutiea, chiara, di media taglia, a maturazione tardiva, per cui la sua area di diffusione va contraendosi annualmente. La sua zona di coltivazione è circoscritta al comune di Scena, da cui ha preso il nome. Dà discrete produzioni, che raggiungono spesso i 22 quintali per ettaro ed ha il pregio di resistere abbastanza bene ai climi freddi.

96


97


Frumento della Venosta

Varietà aristata autunnale, con spiga stretta e relativamente corta, culmo di media taglia, abbastanza resistente all’allettamento. Attualmente è assai diffusa in tutta la Val Venosta dai 500 ai 1300 m. s. m., ed ha una larga zona di adattamento nella Valle di Ultimo, particolarmente nei terreni con maggiore contenuto di argilla, ove si spinge sino ai 1600 m. s. m. In annate normali ha dato produzioni medie unitarie di quintali 18-20.

98


99


VARIETÀ DI SEGALE Schlägler

L’importanza che riveste la coltivazione della segale in montagna, ci induce ad illustrare brevemente le razze più diffuse nella nostra provincia. Ed invero non potevamo disinteressarci di questo cereale che, oltre a costituire tuttora la base dell’alimentazione delle popolazioni rurali, ha peraltro stretti rapporti col frumento nel quadro degli avvicendamenti agrari. Numerose prove territoriali di adattamento vennero quindi istituite nella località ove la segale trova condizioni favorevoli al suo sviluppo, con razze pregiate fornite direttamente dalle stazioni estere di selezione delle sementi, nonché dall’Istituto di Genetica di Rieti, e da enti agrari locali. Tra le varie razze introdotte, quelle che più estesamente sono coltivate e che meritano una maggiore diffusione sono : Varietà abbastanza resistente alle avversità, con adattamento alle zone intermedie della Pusteria, dell’alta Valle Isarco e della Venosta. Sebbene maturi tardivamente, dà produzioni medie elevate, che raggiungono, nelle annate normali i 18-20 quintali per ettaro.

100


101


Otterbacher

Varietà indicata per i terreni discretamente fertili, abbastanza resistente all’allettamento, sebbene abbia il culmo di taglia molto elevata. È altresì resistente alle avversità in genere, e alle ruggini in ispecie. Matura con anticipo rispetto alla precedente, e dà produzioni elevate anche nelle annate meno favorevoli. Questa varietà tende sempre più a diffondersi per le sue buone caratteristiche.

102


103


Petkuser

Varietà molto indicata, per i terreni della Val Venosta e della Val d’Adige, mentre ha dimostrato poco adattamento nella Val Pusteria e nella Valle Isarco. Ha maturazione piuttosto tardiva ed è soggetta —nelle annate di infestione — agli attacchi delle ruggini. È molto produttiva nel primo anno di coltivazione; riprodotta - però - nelle annate successive diminuisce sensibilmente la produttività, ragione per cui è consigliabile e utile impiegare seme originario. Altre varietà elette si sono già introdotte nelle nostre zone di montagna, quali: la Melker e YEdelhof, ma la loro area di coltivazione è per ora limitata in alcune zone della Val Pusteria, dove palesano una elevata produttività congiunta a notevole resistenza all’allettamento. Notiamo in proposito che le prove di adattamento continuano a ripetersi con altre varietà di recente introduzione, al fine di ricercare anche per la segale razze che possano sempre più e meglio adattarsi al nostro ambiente.

104


105


Dalla descrizione sommaria che precede, si rileva come le sementi elette abbiano conquistato sempre maggiori superfici a detrimento di quelle impure locali, e come altresì le produzioni medie unitarie elevate conseguite diano il più sicuro affidamento per l’ulteriore impulso nell’adozione di questi strumenti perfezionati dalla produzione. Basti pensare al rapido tramonto di molte varietà di scarso valore agrario, per convincersi del progresso notevolissimo conseguito in un breve volger di anni, nel campo della granicoltura. Per quanto riguarda l’Alto Adige, è facile documentare, con cifre statistiche, la diffusione delle razze elette di frumento verificatasi nel settennio 1925 - 1932. Nel grafico riprodotto, si osserva come nel 1925 l’impiego delle razze impure locali raggiungeva il 76% del quantitativo globale di sementi impiegate, e come nel 1932 tale percentuale siasi ridotta al 45%. Tra le razze elette attualmente diffuse, la percentuale più elevata è raggiunta dall’Inallettabile 96; seguono in ordine alla rispettiva area di coltivazione: il Mauerner Dickkopf, le altre varietà elette, considerate nel loro insieme, l’Ardito, il marzuolo Janescki, il Varrone. I risultati fin qui conseguiti ed il favore incontrato nelle rispettive zone cerealicole dalle razze elette ci autorizzano a ritenere ormai prossima la completa sostituzione delle vecchie varietà locali. Ed invero le razze elette debbono considerarsi le armi più proficue della Battaglia del Grano, che impiegate con discernimento nei vari ambienti ecologici permetteranno di spingere le posizioni raggiunte verso mete ancora più alte.

106


107


la diffusione delle razze elette di frumento: confrontro tra annate

1925 - 26 76 %

10 % 1%

ardito

108

3%

todaro 96m

5%

5%

altre varietà elette

auerner dickkopf

janeski

varietà impure locali


1931 - 32

45 %

20 % 10 %

1%

10 % 5%

2%

ardito

todaro 96m

varrone

altre varietà elette

auerner dickkopf

janeski

varietà impure locali

109


LA BATTAGLIA DEL GRANO E IL PROBLEMA ZOOTECNICO

Nell’agricoltura locale particolare importanza assume l’industria zootecnica, che da sola contribuisce per oltre un terzo al valore della produzione lorda complessiva. Va ricordato che la produzione foraggera rappresenta una parte cospicua nell’ ordinamento aziendale : i prati e i pascoli raggiungono una estensione del 38.26 % della superficie territoriale della provincia, come rilevasi dalla precedente tavola a colori che riguarda la ripartizione del territorio tra le varie colture. Compresa l’importanza dei prati e dei pascoli nei riguardi dell’industria zootecnica, essendo noti i vantaggi che dall’ incremento della produzione foraggera possono derivare alle colture cerealicole in genere e al frumento in ispecie, si ebbe come principale obbiettivo l’aumento delle consistenze foraggere, a cui era connesso il problema della Battaglia del Grano in una provincia a carattere prevalentemente montano come la nostra. L’azione felicemente iniziata e mirante all’incremento numerico e qualitativo del nostro patrimonio zootecnico, si inseriva logicamente nella più complessa attività per l’aumento della produzione agraria, subordinata quest’ ultima, allo sviluppo dell’ allevamento del bestiame. Non senza aver prima provveduto ad accrescere le disponibilità foraggere, era possibile 110


ed utile conseguire un organico e duraturo assetto nell’ordinamento economico-agrario delle aziende. Il miglioramento dei prati e dei pascoli, l’introduzione soprattutto del prato artificiale avvicendato, o fuori rotazione, la migliore utilizzazione dei foraggi con la moderna pratica dell’insilamento, tutto ciò costituì la base più sicura per i successivi miglioramenti da introdursi onde raggiungere più sollecitamente le mete auspicate. Alla proficua azione della Commissione Provinciale Granaria e della Cattedra Ambulante di Agricoltura, corrispose una mirabile attività da parte degli agricoltori, i quali collaborarono intensamente con le nostre istituzioni. Con l’aiuto finanziario del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, fu possibile distribuire, nell’ultimo quinquennio, semenzine di leguminose foraggere, specialmente di erba medica e trifoglio, destinandole in zone dove l’introduzione del prato artificiale avrebbe apportato sicuri vantaggi economici. I risultati soddisfacenti conseguiti con le prove territoriali di adattamento di queste preziose foraggere, hanno incontrata l’incondizionata fiducia degli agricoltori, i quali, incoraggiati dai primi successi, non hanno esitato ad assegnare negli avvicendamenti colturali un più largo posto al prato artificiale. 111


I grossi calibri dell’agricoltura

112


Batteria di Silos per foraggi

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Parallelamente all’attività svolta per l’incremento della produzione foraggera, si è intensificata quella a favore della concimazione chimica, col precipuo intento di aumentare la produzione e di migliorarla qualitativamente. Non meno intensa fu la propaganda svolta per l’adozione di sistemi razionali di coltura : erpicature, spietramenti, ecc. A questo punto giova rilevare che coi contributi elargiti dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, è stato possibile diffondere i silos da foraggio, in modo particolare nelle zone montane, ove durante i periodi della fienagione le avversità meteoriche compromettono la buona qualità del fieno. Si sono potuti in tal modo costruire, nell’ultimo triennio, 20 silos tipo cremasco, distribuiti in maggior numero nella Pusteria e nella Valle Isarco. Il grafico riprodotto indica chiaramente il progressivo sviluppo di queste costruzioni, la di cui capacità complessiva sale da m 363, nel 1928, a m 3 1502 nel 1931. I lusinghieri risultati conseguiti fino ad oggi, ci inducono a ritenere che ben presto quelli che abbiamo altre volte definito i grossi calibri dell’agricoltura, andranno sempre più diffondendosi in tutte le zone ove l’allevamento del bestiame costituisce il cardine fondamentale dell’ economia agricola. L’aumento delle consistenze foraggere ha in modo particolare favorito il miglioramento delle razze. Anche in questo campo si è potuta svolgere un’azione efficace, con l’ausilio dello Stato e degli enti agrari locali. Al fine di sorreggere gli sforzi degli allevatori, si è promossa la costituzione di numerose Società per l’allevamento del bestiame bovino da latte, con la istituzione dei libri genealogici ed il controllo funzionale dei soggetti iscritti. 114


Gli esempi razionali di allevamento non tardarono a diffondersi, e per quanto lenta e spesso difficile sia stata la penetrazione delle buone norme zootecniche tra gli allevatori, tuttavia è d’uopo rilevare i risultati veramente proficui che si sono potuti conseguire e tali da meritare la più attenta considerazione per gli ulteriori sviluppi di questa importante branca di attività. I primi nuclei di allevamento in purezza, sorti nelle zone della razza bruno alpina, i nuovi metodi di alimentazione introdotti, ed in genere tutta una appropriata attrezzatura tecnica, permetteranno, senza dubbio, di valorizzare al massimo grado la produzione foraggera e di avviare il problema zootecnico verso la sua definitiva soluzione. I vantaggi conseguibili dalla risoluzione di questo importante problema avranno benefici riflessi su tutta la produzione agraria.

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DIFFUSIONE DEI SILOS DA FORAGGIO NELLA PROVINCIA DI BOLZANO

1928

Metri cubi 63

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1929

Metri cubi 1065


1930

Metri cubi 1376

1931

Metri cubi 1502

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dopo un settennio

Da quanto abbiamo succintamente esposto nei capitoli precedenti, dall’ esame delle cifre che segnano gli sviluppi della Battaglia del Grano nella Provincia di Bolzano, è agevole rilevare il cammino percorso nei vari settori di attività agricola. Per valutare l’opera a tutt’oggi svolta, si debbono tener presenti le difficoltà non lievi che si sono dovute superare per l’applicazione di una tecnica evoluta. Condizioni ambientali ingrate per la maggior parte del territorio, come abbiamo ricordato, per il predominio di terreni montuosi e poveri su quelli vallivi o fertili, differenti caratteristiche da zona a zona, sì da rendere assolutamente necessario uno studio preliminare dei particolari problemi ad esse connessi, prima di procedere a qualsiasi mutamento di indirizzo, differenti aspetti economico-sociali derivanti da secolari tradizioni di carattere agrario; condizioni tutte che, nel loro insieme, rendono quanto mai aspro e faticoso il cammino, e non sempre danno la esatta comprensione dei progressi che si vanno compiendo. Tenute presenti tutte queste difficoltà, bisogna riconoscere che il bilancio consuntivo di questo primo settennio si chiude nettamente favorevole per la cerealicoltura locale. Tuttavia, se dobbiamo considerare le direttive avvenire per 118


la conquista di posizioni sempre più avanzate, non possiamo che richiamarci al presupposto fondamentale della Battaglia del Grano, concretato nel binomio: bestiame - grano. Gli elementi tecnici di tale questione base del progresso agrario, sono riassunti nei capitoli precedenti: ma fin dall’inizio della Battaglia del Grano, la Commissione Provinciale Granaria, nell’accingersi al compito affidatole, poneva fra le direttive immediate l’efficienza numerica e qualitativa del bestiame, convinta che in un avvenire non lontano anche la cerealicoltura, ed in modo speciale la granicoltura, ne avrebbero risentito notevoli vantaggi. L’azione svolta nel primo quadriennio di attività segna la prima tappa di un nuovo orientamento dell’economia aziendale: si estendono i prati artificiali di leguminose, si migliorano i prati stabili irrigui ed asciutti, si danno precise direttive per la conservazione dei foraggi e per la loro più proficua valorizzazione, si introducono nuovi mezzi tecnici atti ad integrare convenientemente i nuovi ordinamenti colturali, si creano quindi nuovi fattori di potenziamento agrario sulla base di un sano equilibrio degli elementi di progresso e si inizia un primo poderoso impulso a questo settore ben determinato dell’ economia agraria. Successivamente si perfeziona e si migliora la tecnica cerealicola, 119


perseverando coi sistemi appropriati di cultura ed assegnando il frumento, nel quadro dei seminativi, ad un posto di onore. Si compiono così i primi passi della granicoltura, la quale, in dipendenza del nuovo assetto tecnico-colturale eleva gradualmente la sua potenzialità produttiva. D’altra parte, si introducono e si estendono le razze elette che utilizzano al massimo grado le nuove condizioni di fertilità derivanti dagli ordinamenti razionali, e contemporaneamente alla introduzione di questo nuovo e importante mezzo tecnico si generalizza l’uso delle macchine agricole e dei concimi chimici. È questo il secondo periodo della Battaglia del Grano che armonizza e perfeziona gli elementi della produzione, subordinandoli alle particolari caratteristiche ambientali ed alla esperienza desunta dalle preziose osservazioni del primo periodo di attività. Quali sono i risultati conseguiti? Nel biennio 1925-1927 la cerealicoltura ha una lieve spinta: ad un modesto aumento della superficie investita a grano corrisponde un beve aumento della produzione. Esaminando le cifre che segnano l’ascensione produttiva granaria in questo primo biennio, si osserva come la produttività media del frumento raggiunge i 10 quintali nel 1927 contro i 9 nel 1925. In seguito la granicoltura si dirige verso una nuova fase ascensionale. Nelle annate agrarie 1927-1929, la media sale a quintali 12,9 per ettaro, mentre si raggiungono quintali 15,5 nel 1932; vale a dire, la produzione media, in un solo settennio raggiunge circa il doppio di quella stabilizzata nel periodo precedente la Battaglia del Grano, mentre la superficie investita a frumento subisce un lieve aumento a cui non può, logicamente, imputarsi la maggiore produzione complessiva ed unitaria. 120


La produzione granaria segna perciò l’indice più evidente dell’incremento produttivo, che si manifesta altresì palesemente per tutte le altre culture alimentari che col frumento hanno relazione. Ma se si estende l’analisi alle singole zone ove più intensamente la coltura granaria viene praticata, si osserva come in queste zone non mancano esempi meravigliosi di aziende evolute in fatto di granicoltura, dove la produzione segna punte elevate di 35, 40, 46 quintali per ettaro, le quali messe in correlazione con le asperità del territorio, attestano inconfutabilmente la decisiva avanzata verso le vette più alte. Ed infatti il notevole progresso compiuto non è certamente il massimo sforzo cui può giungere la granicoltura dell’Alto Adige, ma una prima, luminosa fase ascensionale del progresso agrario. Ed invero in queste aziende si può constatare come il nuovo assetto nelle diverse attività economiche, ahhia influito potentemente a consolidare vieppiù la produzione agraria, rafforzandola anzi con la fervida esperienza tratta da un intero settennio. Parallelamente all’incremento produttivo si nota quello delle macchine ed attrezzi, del bestiame e di ogni altro mezzo necessario al conseguimento di ulteriori sviluppi. È anzi doveroso mettere in rilievo l’attività veramente costruttiva degli agricoltori, sorretti ed incoraggiati nei loro sforzi dalla Commissione Provinciale Granaria, dalla Cattedra Ambulante di Agricoltura, dagli Enti tecnici, Sindacali e Creditizi, i quali tutti hanno intensamente collaborato per la rinascita agricola locale. Gli esempi di aziende modello si sono ben presto moltiplicati, dovunque novello fervore di opere si è diffuso, i seguaci della tecnica moderna sono diventati numerosi, sicché è lecito 121


sperare che l’opera grandiosa di ricostruzione economica iniziata con la Battaglia del Grano, in non molti anni, potrà spingersi sino alle zone più elevate, al limite cioè ove le forze brute naturali sono in eterno contrasto con quelle dell’ uomo. Le direttive per l’avvenire non possono che scaturire dagli elementi di fatto forniti nella presente pubblicazione. Sulla base dei risultati fin qui conseguiti, molti dei miglioramenti tecnici indicati, e che si sono dimostrati veramente rispondenti alle condizioni ambientali di questa provincia, verranno, ne siamo certi, adottati dagli agricoltori intelligenti ed operosi, che nel progresso agrario vedono non soltanto i propri interessi ma anche e soprattutto quelli superiori della produzione. Concludendo: il contributo dato dall’Alto Adige alla Battaglia del Grano non deve considerarsi quale limite delle sue possibilità produttive: nuove conquiste sono riservate al progresso se all’azione incitatrice dello Stato non mancherà la volontà ferma e decisa sin qui dimostrata dagli agricoltori nell’applicazione dei metodi della nuova tecnica. La Battaglia del Grano, voluta dal Capo del Governo per un fine di alto interesse nazionale, e che avrà ancora — ne siamo sicuri — ulteriori sviluppi e risultati di più vasta portata, ha avuto anche in questa Provincia di confine, una eco profonda, sopratutto tra i rudi montanari, determinando ovunque, fino ai più discosti casolari, un fervore di opere e di attività ed una atmosfera di entusiasmo da cui si possono trarre più lieti auspici per l’avvenire. Fedeli militi del dovere, i forti rurali della montagna sapranno rendersi degni della nuova Italia Fascista, che per virtù del suo Grande Capo si avvia decisamente verso l’indipendenza economica, basata essenzialmente sull’agricoltura. 122


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La Battaglia del Grano Decennale della Marcia su Roma Trento, 1932 Tipografia Ed. Mutilati e Invalidi Dott. Rolando Toma

Riedizione Bolzano, 2021 Libera Università di Bolzano Dedicato a Kekko A cura di: Loris Dadda David Anton Dell’Anna

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