Il Progetto del Packaging
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Sonia Pedrazzini, Marco Senaldi
Nella società contemporanea quasi tutto ciò con cui abbiamo a che fare, prima di entrare di diritto nel variopinto mondo delle “cose”, è stato un’idea nella mente di qualcuno, un disegno su un foglio, un modello di simulazione, un’immagine digitale creata da un software, un’ipotesi in attesa di una realizzazione tangibile. Tuttavia, per molto tempo, e in molti ambiti, il progettista è rimasto un’entità essenzialmente anonima, senza faccia, un deus ex machina occultato dal nome dell’azienda, sconosciuto ai più, apparentemente inesistente. Le cose però si sono rapidamente evolute: oggi il progetto è sempre meno anonimo. La firma di un designer, di un progettista, di un creativo, non solo legittima agli occhi dei consumatori l’esistenza dell’oggetto stesso, ma fornisce a quest’ultimo un indispensabile plusvalore semantico. Anche il packaging, per anni considerato un semplice involucro destinato ad avvolgere, contenere e proteggere, un prodotto industriale orfano di padre e di madre, è sempre più spesso frutto di elaborati disegni firmati da
riconosciuti designer. Che anche il packaging nasca da una complessa ricerca può rallegrare o impensierire a seconda di come si considera la cosa: da un lato ciò significa una rinnovata attenzione ai dettagli che costellano il nostro universo merceologico, dall’altro si tratta di un fenomeno che sembra portare direttamente alla prevalenza del contenitore sul contenuto. Con questo numero Impackt mostra come, in taluni casi, i contenitori più banali, come una bottiglia di birra o un flacone di detersivo, possono diventare imballaggi affascinanti e innovativi quando sono pensati e firmati da progettisti ingegnosi e poliedrici. E per rendere manifesta quella “mano invisibile” che pensa e disegna il nostro panorama sociale e merceologico, Impackt ha parlato di progetti imprenditoriali con Marco Roveda, ha raccontato le prodezze editoriali di Artlab e Uovo, ha intervistato designer influenti che hanno sviluppato packaging evoluti o persino paradossali, come Karim Rashid ed Ora-Ïto ed artisti quali Tony Cragg che, a partire dai più umili e maltrattati fra gli imballaggi esistenti, ha saputo creare imperturbabili opere scultoree.
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