PORTFOLIO DANIELE BOVE

Dan i e le

B ove

Laureato in Architettura all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Gli studi e le diverse esperienze sia lavorative che accademiche legate a questi ultimi anni, hanno contribuito a sviluppare il mio senso critico e un punto di vista personale sui temi che coinvolgono l’architettura. Sto cercando stimoli continui, pronto a confrotarmi.

Contenuto delle tavole Questo portfolio contiene opere selezionate di progetti ed architetture sviluppate durante alcune esperienze professionali e nella mia carriera universitaria. I progetti sono stati scelti per evidenziare le diverse dimensioni e approcci adottati nel mio percorso professionale e accademico.

Sono state presentate, esplorazioni dello spazio architettonico, tecnologie, interazioni con il contesto urbano e sociale.

INDICE

“00”

8

9

10

15

16

19

ETERNALLY MODERN

20

23

PALAZZO DELLO SPAGNOLO

24

27

28

31

32

35

36

41

42

45

46

49

SUGGESTIONI E INTERESSI Fotografie suggestive di viaggi

01

SPAZIO EX Recupero ex Cserma Annunziata in Maddaloni

02

FLOATING HOUSE Intensive design workshop

03

Risemantizzazione del giardino tradizionale e contemporaneo

04

Rilievo e rappresentazione architettonica

05

CRIPTOPORTICO Giardino inglese “Reggia di Caserta”

06

SUBLIME CITY Tripoli International Fair

07

EMPTAY SQUARE Interior design: Hypogeum Space

08

POPULAR GREEN Progettazione sistemi ambientali in Maddaloni

09

PUNTO D’INCONTRO TRA I DUE CONFINI Pescopagano: riqualifica del territorio

10

50

53

MDMA

54

57

NOVO FORUM

58

61

62

65

CATTEDRALE SAN PAOLO Rilievo di restauro della navata destra

11

Dame Monache di Capua: Elementi e progettazione architettonica

12

Ricorstuire la città - Sarno

13

ARTIST’S HOUSE Composizione architettonica

// 1

// 2

// 3

// 4

// 1

TIME

Villaggio berbero

Marrakech

// 2

PLOT

Vigeland Park

Oslo

// 3

DOWELS

Catedral S.Maria

Palma de Mallorca

// 4

RHYTHM

Sr. Luis Bridege

Porto

// 5

// 6

// 7

// 8

// 5

HOPE

Duomo Firenze / Battistero

Firenze

// 6

VERTICAL

Corpus Domini

Maddaloni (Ce)

// 7

DEEP

Duomo Milano

Milano

// 8

ANGULAR

Palazzo dello Spagnolo

Napoli

01 SPAZIO EX R I F U N Z IO N A L I Z Z A Z IO N E C A S E R M A A N N U N Z I ATA

Te s i d i l a u r e a / 2 0 18 / E f i s i o P i t z a l i s L’ex caserma Annunziata è progettata per subire una trasformazione sia morfologica che funzionale, diventando un centro per l’alta formazione di tecnici sportivi, ma alcuni spazi potranno anche essere svuotati dalle loro principali funzioni e accogliere convegni, mostre, esposizioni, eventi. Pertanto l’impianto punta a creare nuovi spazi per l’insegnamento sportivo, in prevalenza gli sport piu seguiti sul territorio maddalonese, ovvero il calcio e il basket, ma senza tralasciare le altre discipline.

Il “quartiere”, quindi è una vera e propria Università dello Sport, ospitando i corsi di maggiore livello per il mondo professionistico sportivo. Si terranno corsi per direttore sportivo, allenatore professionista, preparatore atletico, osservatore e procuratore calcistico e cestistico, e corsi di match analyst. Il centro sportivo dispone di un campo polifunzionale e una palestra con attrezzatura sportiva, il tutto nella soluzione ipogea prevista al centro della caserma, con annessi i relativi servizi come: spogliatoi maschili e femminili, sala medica, ufficio ufficiali di campo. Il piano terra, invece, è adibito ad area accoglienza e biblioteca, con connesse aule studio e aule interattive.

Proseguendo al primo piano, saranno disposti i vari uffici e aule didattiche, nell’ala sud è disponibile inoltre una mensa che può accogliere circa 150 persone. Il secondo piano tramanda la funzione della precedente struttura, ovvero il dormitorio, dove vi sono alloggi modulari per accogliere 2/3 persone. L’ultimo livello è progettato per dare spazio alla sala conferenze, aula magna e spazio espositivo, collegati con i nuovi volumi che hanno la funzione di creare punti panoramici e aree ristoro come: ristorante, bar e sala eventi.

La nuova architettura, infine, ha vari accessi, sia nella struttura preesistente, ma anche dai nuovi volumi posti all’interno della corte all’esterno.

L’idea è quella di pensare all’adozione di questi nuovi volumi, come un organo che trae parzialmente o totalmente un vantaggio che da solo non avrebbe, ma che allo stesso modo, potrebbe avere se libero dalla dipendenza spaziale del fabbricato esistente.

Un’ “opera d’arte”, sviluppata per valorizzare se stessa e l’esistente, concepita come “un’ operatore di cambiamento” fondata su un’ ideologia mista di tradizione e innovazione, trasformando vecchi edifici in com-

plessi sistemi architettonici.

MADDALONI ITALIA

Le lamelle di diverso spessore, utilizzate per rivestire i volumi, sono associate alla tecnica adoperata da Maurizio Sacripanti. I volumi e i telai che sorgono sulla copertura hanno la particolarità di aggiungere al fabbricato esistente una “vita sul tetto”, rappresentando simbolicamente la vita del cittadino legato, imprigionato alle sue origini, ma con il forte desiderio di cambiare la città, o di liberarsi e scappare da essa.

Lo scopo del progetto, infine, e il riciclo degli spazi esistenti.

La pratica progettuale adoperata e quella di rifunzionalizzare gli spazi esistenti ma vede anche l’immisione di nuovi corpi architettonici nella struttura urbana preesistente.

Ogni angolo della struttura possiede uno stesso linguaggio che si differenzia per orientamenti e forma, ed e proprio questo linguaggio che richiama molti sistemi architettonici di alcuni maestri dell’architettura italiana del dopoguerra. Nell’ala nord le strutture codificano un sistema di intelaiature che rispecchiano in parte l’idea architettonica di Costantino Dardi, dove vede dei volumi aventi varie forme e dimensioni, che sono imprigionati nelle sottili “gabbia d’acciaio”.

NUOVO INNESTO L’intera struttura e stata pensata per non nascondere l’imponente fabbrica sottostante; al contrario, lo scheletro del telaio il vetro permettono una facile lettura del “vecchio” e del “nuovo”.

STRUTTURE ESISTENTE Il volume compatto dell’edificio fa da “collante” sia per in nuovo innesto che lo circonda, sia per la zona ipogea del progetto

STRUTTURA IPOGEA Lo spazio interrato e composto da due calotte che racchiudono il campo e le gradonate; inoltre, il porticato che reinterpreta le facciate della corte sovrastante fa da filtro agli spogliatoi e alle altre sale.

02 FLOATING HOUSE I N T E N S I V E D E S IG N WO R K S H O P

L a b . P r o g e t t a z i o n e / 2 0 17 / E f i s i o P i t z a l i s Il raggiungimento della quota archeologica e la realizzazione di un organismo architettonico completamente in acqua sono stati gli aspetti più complessi del progetto. Durante le prime fasi progettuali sono stati studiati dei riferimenti basati sull’accrescimento cellulare, dall’ospedale di Venezia di Le Corbusier alle visioni metaboliste con alcuni schemi di Kisho Kurokawa per Agricultural City. Il progetto è ipotizzato su una base modulare in acciaio, traduzione architettonica delle soluzioni proposte per le grandi infrastrutture in nord-America e in Asia.

La piattaforma galleggiante asseconda il livello del lago artificiale, per questo motivo, è stato necessario pensare a dei moduli da immergere in acqua per visitare i resti del paese sommerso, una sorta di ascensore idraulico, largamente utilizzati in Italia all’inizio del ‘900 in strutture come le cartiere o i mulini ad acqua. Il museo è diviso in due parti: l’area espositiva introduttiva e l’esperienza museale diretta. Il concept espositivo è tratto dal museo cinese Baiheliang Underwater Museum, realizzato nel distretto di Fuling nel 2009, uno dei pochi esempi realizzati

e sponsorizzato dall’UNESCO come best practices.

Per la parte espositiva sono stati progettati dei moduli mobili basati sul principio di Archimede. Le camere immergibili sono pensate secondo il sistema conda il livello del lago artificiale.

L A G O D I VA G L I D I S O T T O ITALIA

03 ETERNALLY MODERN R I S E M A N T I Z A Z Z IO N E D E L GIO R DI N O T R A DI Z O N A L E E C O N T E M P O R A N E O

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 17 / L u c a M o l i n a r i “Eternally Modern” è un progetto ideato per contrapporre lo stile tradizionale a quello moderno dei giardini, facendo in modo che la durata stilistica e architettonica sia eterna.

L’assenza di fiori restituisce all’intero ambiente un valore cromatico variabile di una sola tonalità e solo in alcuni periodi dell’anno e per periodi di tempo molto lunghi.

L’essenza del giardino segue una linea orientale, ovvero, quella del giardino Zen moderno, anche se il costruito si affianca leggermente alle prospettive e alle forme dell’architettura del XX secolo di Carlo Scarpa.

Uno spazio che mette alla prova le abilità sensoriali dell’essere umano, che abituato alla staticità modulare del mondo moderno, dovrà avventurarsi, cogliere ogni angolo del giardino, non fermandosi al solo sguardo, ma lo invita a scoprire e scoprirsi.

Tutta la composizione è stata ispirata alla città di Tivoli e Villa d’Este, pavimentazione, strade, ruscello, avvallamenti e prato. Ogni elemento della città viene tradotto in forma architettonica, di conseguenza andrà a comporre ogni singolo punto dell’ambiente. La mutazione

da città a giardino parte dall’intuizione di occludere “una città in un giardino” e non il contrario, dare una propria identità al sistema naturale che avesse una personalità in simbiosi con gli elementi architettonici e con l’ambiente.

Una personalità che cambia con il cambiare dell’atmosfera e che restituisce al visitatore le sensazioni che il giardino sta provando in quel preciso istante, come se quell’ambiente ci stesse raccontando le propie emozioni, come può fare un amico, un conoscente, una persona.

Il giardino come una persona, ha varie sfaccettature caratteriali e fisiche, “elementi” che devono essere osservati da vari punti di vista, ogni sfaccettatura può raccontarci qualcosa, farci provare qualcosa.

Le emozione sono solo le strade che l’uomo può percorre nel corso della sua esperienza in questo spazio.

Rappresentano il motore dell’idea compositiva; giusti o sbagliati, gli stati emozionali conducono verso obiettivi e ci indirizzano nelle scelte, nella strada.

La natura di questo giardino è in grado di suscitare emozioni, regalandoci senzazioni ataviche scolpite nella nostra coscienza.

VILLA D’ESTE ITALIA

04 PALAZZO DELLO SPAGNOLO R I L I E VO E R A P P R E S E N TA Z IO N E A RC H I T E T T O N IC A

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 17 / O r n e l l a Z e r l e n g a Costruito nel 1738 per volontà di Nicola Moscati, marchese di Poppano, l’edificio è situato in via dei Vergini, nel quartiere Sanità, di fronte alla Chiesa dei Padri della Missione. Il palazzo è generalmente attribuito a Ferdinando Sanfelice, uno degli architetti più creativi del Settecento napoletano. Nei documenti ufficiali del tempo, non vi è alcun accenno a Sanfelice che però è indicato da alcune fonti come autore del progetto. In molti sostengono che l’architetto abbia lasciato in questo palazzo i suoi marchi di fabbrica: la scala frontale e i cinque varchi su tre piani.

Nel 1759 lo Spagnuolo passò in eredità al figlio del marchese, Giuseppe Moscati, che in seguito lo lasciò al successore Nicola. Negli anni, però, la famiglia iniziò a perdere parte delle ricchezze che possedeva, così il tribunale decise di vendere alcuni degli appartamenti dell’edificio ai creditori. All’inizio dell’Ottocento il palazzo fu acquistato da Tommaso Atienza, marito di Donna Anna Maria Pelliccia dei nobili di Tropea. Il nuovo proprietario era chiamato lo “Spagnolo”, nomignolo che poi fu attribuito all’edificio.

Successivamente il palazzo finì nuovamente nelle mani del tribunale che decise di metterlo all’asta. Si susseguirono diversi proprietari fino al 1850, anno in cui l’edificio fu acquistato dalla famiglia Costa. In seguito è stato frammentato in più parti vendute separatamente. Solo due appartamenti all’ultimo piano sono stati acquistati dalla regione Campania.

Diversi lavori di restauro sono stati eseguiti nel 1966 e nel 1980 dopo il terremoto. Mentre nel 1997 lo scultore Augusto Perez comprò uno degli appartamenti nel quale riuscì a recuperare le originali decorazioni.

La caratteristica principale dello Spagnuolo è una monumentale scala a doppia rampa, definita ad “ali di falco”. La scala presenta cinque aperture per piano che, ad accezione dell’ultimo, si sviluppano simmetricamente. L’interno e l’esterno sono ornati con decorazioni a stucco in stile rococò realizzate, intorno al 1742, da Aniello Prezioso su disegno di Francesco Attanasio. Le porte di accesso agli appartamenti sono sormontate da stucchi che incorniciano medaglioni con busti-ritratti del primo proprietario del palazzo, il marchese Nicola Moscati.

NAPOLI ITALIA

05 CRIPTOPORTICO R I L I E VO E R IQ UA L I F IC A Z IO N E D E L GIO R DI N O I N G L E S E D E L L A R E G GI A DI C A S E R TA

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 17 / Pa o l o G i o r d a n o L’immenso parco della Reggia di Caserta nasconde meraviglie di assoluto prestigio. C’è un angolo molto affascinante e di vivo interesse, ovvero il giardino inglese. Al suo interno migliaia di piante, alberi e fiori si alternano con le opere realizzate dai grandi maestri dell’epoca. Una di queste è il Bagno di Venere ed il suo criptoportico. Un ninfeo circolare decorato nei minimi dettagli, con tanto di buco sul soffitto. Ma cos’ha di speciale questa sezione in parte crollata?

Simbolo di degrado della Reggia di Caserta, oppure… ?

Da decenni casertani e turisti lamentano lo stato di conservazione dell’intero complesso borbonico. Le varie amministrazioni che si sono susseguite nell’ultimo secolo e mezzo sono state ricordate più per la mal gestione del palazzo, che non per altro. Stanze impolverate, quadri abbandonati nei magazzini e giardini trascurati, il tutto unito a continui episodi di vandalismo: la Reggia di Caserta non ha mai avuto vita facile. Tuttavia delle volte vengono addossate ai suoi gestori colpe non proprio loro. Un esempio è dato dal buco del criptoportico, il ninfeo collocato nel bellissimo Bagno di Venere.

Percorrendo il lungo corridoio circolare, infatti, ad un certo punto ci si imbatte in una sezione di soffitto crollato.

Questo difetto strutturale è stato interpretato dai visitatori come simbolo estremo del degrado in cui versa il parco. Tuttavia non è proprio così, anzi. Quel buco venne realizzato di proposito, proprio per dare un’immagine rovinosa del complesso. Il motivo è semplice e per capirlo al meglio basta guardare con attenzione il periodo in cui iniziarono i lavori della Reggia di Caserta. Siamo infatti in pieno Neoclassicismo, a pochi anni dalla sensazionale scoperta dei resti di Pompei ed Ercolano finanziati proprio dai Borbone.

Insomma, una vera e propria rinascita dell’antica Roma e del suo vasto impero.

E come tanti in Europa, anche Vanvitelli subì il fascino dei fasti di un tempo. Varie sezioni del palazzo e del parco vennero costruite seguendo i canoni classici, per ricreare un’atmosfera capace di proiettare l’ospite di turno indietro di mille anni. Maestose colonne in marmo, statue e dettagli vari si integrarono, e si integrano tuttora, con l’altro stile predominante del complesso: il barocco. Molte sale degli appartamenti furono intitolate a varie figure mitologiche e religiose greco-romane, come la Sala di Marte o la Sala di Astrea.

CRIPTOPORTICO Reggia di Caserta ITALIA

06 SUBLIME CITY T R I P O L I I N T E R N AT IO N A L FA I RC A S E R TA

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 16 / C h e r u b i n o G a m b a r d e l l a L’idea progettuale parte dal romanzo dell’autrice O. Fallaci, Insciallah, il cui soggetto è un soldato-matematico in Libano, intento a scoprire la “formula della vita” contro la formula di entropia, o morte. Nel romanzo si accetta, però, che il caos non può essere ordinato, ma solo accettato come “volontà di Dio” - Insciallah.

Dal punto di vista architettonico, non sarà distrutto il lavoro di Niemayer, i suoi monumenti hanno lo scopo di creare “una città di pace” nella Fiera Internazionale; una città utopica, L’abbiamo chiamata “Sublime City”, dall’ origine del termine latino Sublime sub-limen, sotto il limite, simboleggiando la sensazione di bellezza e catastrofe suscitata dall’architettura interrotta, poetica e sensuale di Niemayer. Per fare di quei cadaveri l’elemento monumentale identificativo della città. L’intento è, inoltre, quello di costruire verso il mare, creando un flusso che simboleggia la vita. Percorrendo un unico percorso, tra lo sviluppo, la catastrofe, e l’augurata ripresa nella storia della città, attraverso le diverse quote di costruzione. Tutto ciò fu creato nel 1927 dal governo italiano ed attualmente è la più antica tra le Fiere africane esistenti.

La Fiera era una delle più rinomate fiere dell’epoca coloniale negli anni trenta e

veniva promossa unitamente al Gran Premio di Tripoli come emblema della Libia italiana fascista.

L’edizione del 1934 rimase famosa internazionalmente perché fatta in associazione con il primo volo nelle oasi del deserto libico (“Circuito delle oasi”), ed un francobollo ne celebrò l’ evento.

La seconda guerra mondiale la bloccò per alcuni anni, danneggiandone alcune strutture nel 1943. Ma negli anni cinquanta la Fiera fu rinnovata e ripresa anche se con ridotte dimensioni.

Attualmente nell’ edizione del 2010, partecipano al “TIF” oltre 1000 espositori arabi ed europei, provenienti da 29 nazioni. L’organismo organizzatore del TIF è il “General Board of Fairs”.

La sfida di integrare, valorizzare, supportare un progetto di O. Nemayer è stata ardua.

Il suo progetto (incompiuto), fa si che le forme architettoniche fungessero da binari direzionali per poter proseguire il suo progetto.

Il nuovo sistema dovrà ospitare un sistema di padiglioni che saranno dei catalizzatori per la fiera, regalando delle esperienze uniche ai visitatori, che ricorderanno la poesia, la vitalità, i valori, la fantasia che quei luoghi.

TIVOLI LIBANO

Padilion Entrance è la prima struttura che accoglie i visitatori dell’International Fair.

Si presenta maestosa, sia per larghezza che per lunghezza,con magnifici giochi di luce sfruttati da sistema di vetro e pannelli grigio chiaro, tuttavia anche i vetromattone in copertura fa si che ogni ospite si godi il caldo sole del Libano.

Il padiglione d’ingresso, più che u vero e proprio edificio, può rappresentare un’occasione

per illustrare idee, allestire mostre, oltre a dare informazioni ai visitatori gazie all’info point.

Il progetto del padiglione si presenta con una pianta a forma d’arco collegata ad un lungo porticato a pianta rettangolare e dal solaio inclinato. Divisa all’ interno dai blocchi funzione (bagni, info point, sala congressi, biglietteria) alla quota di 18m si estende un’enorme balconata che affaccia sia all’interno del padiglione sia sull’intera fiera, fino a scorgere il blu del Mar Mediterraneo

07 EMPTY SQUARE C A SA I POGE A

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 16 / M a s s i m i l i a n o R e n d i n a e M a r c o B o r r e l l i La suggestiva casa ipogea “Empty Square” è stata ideata nella periferia di Capua, in particolare lungo la Via Tifatina.

L’ area è delimitata dal fiume Volturno e dagli storici bastioni, che fanno da sfondo all’ intero luogo. La casa ipogea progettata per un’ eventuale professionista (architetto, medico, ingegnere, avvocato ecc.) permette sicuramente una privacy, radicata dalla sua posizione nel sottosuolo; ma può essere pensata anche come un progetto disegnato dalla stessa natura che ricorda una tana o un nascondiglio.

Empty square è riconoscibile dall’esterno grazie al suo corpo ascensore, unico elemento che fuoriesce dalla quota del terreno, una sorta di “periscopio” dei sottomarini che non solo permette di osservare il territorio circostante, ma anche utile per eventuali disabili che non usufruiranno delle scale. Questo elemento mobile è stato ideato con materiali leggeri come l’acciaio, che compongono le quattro colonne e la piattaforma.

Dall’ alto la forma che predilige la casa, è il rettangolo del corpo ascensore e il quadrato del patio, unico spazio che permette l’introduzione di luce naturale all’interno della casa.

La proposta per Empaty Square, è naturalmente ispirata dalla suggestiva condizione della “casa ipogea”.

La perfetta matrice quadrata della pianta, dà una calibrata reintepretazione alla forma curva delle pannellature interne ed esterne in legno, che non hanno solo il compito di dividere gli ambienti a seconda della loro predisposizione, ma hanno anche la funzione di preservare la privacy dei proprietari.

Empaty Square si distingue anche per il raffinato motivo ligneo bicolore dei pannelli che si configura con il classico parquet industriale, miscelando le diverse tonalita del legno.

La scelta del legno nella “casa ipogea” richiama le radici dell’albero inserite nel sottosuolo.

C A P UA ITALIA

08 POPOLAR GREEN P RO G E T TA Z IO N E A RC H I T E T T O N IC A DI S I S T E M I A M BI E N TA L I

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 17 / R . F r a n c h i n o ( P r o g e t t o p u b b l i c a t o s u l l a r i v i s t a AG AT H O N ) Intervento, sviluppato in chiave eco-oriented, è stato concepito in relazione alla riorganizzazione del sistema di infrastrutture secondo le dinamiche ecologico-ambientali. Dal momento che le reti infrastrutturali nel territorio costituiscono nodi e connessioni che mirano a stabilire relazioni con i flussi di materia ed energia, è importante che negli interventi di riqualificazione ambientale siano correlati agli aspetti ecologici e paesaggistici che caratterizzano il contesto dell’applicazione.

Il sistema di rete, quindi, rappresenta a elemento nodale per la gestione del territorio. È attraverso una corretta gestione di questo sistema che è possibile avviare un processo di riconversione ambientale finalizzato, da un lato, alla conservazione e riqualificazione delle risorse naturali presente nel territorio, mentre dall’altra, al collegamento tra i valori ambientali e paesaggistici delle aree. Per quanto riguarda la case study, l’organizzazione del sistema di rete era particolarmente delicato in quanto, grazie alla peculiarità dell’intensa urbanizzazione dell’area sotto studio, è associato, per definizione, all’uso di tecnologie con impatto ambientale minimo, basso consumo energetico e ridotto consumo di superficie.

Con queste premesse, era necessario intervenire per infrastrutturare l’area con sistemi che fossero il più autosufficienti possibile e non connessi alla grande distribuzione e reti di trattamento, acque reflue utilizzando le risorse naturali dell’area. Per quanto riguarda i sistemi tradizionali, sono state progettate soluzioni innovative concepite in un’ottica di riciclaggio.

Lo sviluppo di metodi di intervento nel contesto della riqualificazione sostenibile dei territori urbanizzati in parallelo con tutti i tecnici e aspetti del design, al giorno d’oggi include la necessità per la partecipazione di individui, gruppi sociali e le comunità coinvolte.

MADDALONI ITALIA

L’area presa in analisi é situata nel Comune di Maddaloni (altezza s.l.m. 22 m.) in Via Pietro Colletta, in una zona che fa da “filtro” tra il centro storico e la zona periferica di Maddaloni.

Attualmente l’area risulta adibita a fiera settimanale, il progetto prevede la riqualifica ambientale del quartiere.

09 PUNTO D’ INCONTRO TRA I DUE CONFINI P E S C O PAG A N O : R IQ UA L I F IC A D E L T E R R I T O R IO

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 16 / S a l v a t o r e Po r c a r o L’immagine che si ha percorrendo le stradine di Pescopagano è quella di un territorio ben vissuto negli anni addietro.

Il fascino che traspare dalle costruzioni, l’incombenza che la natura ha su alcuni dei viali principali, lasciano ben sperare.

Sognare una nuova vita per Pescopagano non è solo pura utopia. Partendo da quegli elementi di forza, per lo più dati da un paesaggio naturale, si può agire affinchè le negatività del territorio siano trasformate in nuove possibilità.

Secondo questa visione ottimista, il progetto mira anzitutto a marginare una ferita oramai aperta da troppi anni, un solco profondo creatosi tra due comuni. Viene infatti a configurarsi come elemento di ricongiunzione: una vera e propria “cerniera” che andrà ad unire i comuni di Castel Volturno e Mondragone.

L’area di intervento è racchiusa tra due assi stradali: Via Filippo Brunellesci, appartenente al comune di Castel Volturno, e un nuovo asse principale, arteria del progetto, costituito da Viale degli Oleandri, Viale delle Palme e Viale degli Innamorati.

E’ in questa fascia a sud-ovest di Pescopagnano, confinate con Castel Volturno, che si articola l’intervento.

Alla base vi è la volontà di far coesistere la presenza umana con la natura incontaminata. Restituire un senso dell’abitare attraverso lo sport, la condivisione e la collaborazione.

Curare se stessi, il proprio spirito ed il proprio corpo, in luoghi in cui poter stare a contatto con la natura, educare al rispetto dell’ambiente che ci circonda, facendoci apprezzare luoghi a cui prima non era dato il giusto valore.

Questa fascia continua di verde sarà un segno marcato, riconoscibile tra l’edificato. Costituita da tre zone, ognuna di queste avrà una propria forte identità.

La prima zona sarà destinata allo sport: campi da calcio, da basket e da tennis, percorsi jogging o semplici sentieri che attraversano la vegetazione, aree verdi disegnate come palestre a cielo aperto. Tutto ciò che servirà per vivere il parco, in armonia col corpo ed in totale serenità.

P E S C O PAG A N O ITALIA

ZONA 3 Strade principali: -Viale degli Innamorati (larg. 10m; lung. 886m) -Viale San Salvatore Vitale (larg 10m; lungh 180m) Area:92,3 km^2 Perimetro: 2,0 km

ZONA 3_PROGETTO

Entrando nella terza zona è evidente che ad emergere è la natura selvaggia con tutte le sue varietà di colori; sembra quasi che sia li a supervisionare l’intera zona e a nascondere gli eventuali aspetti negativi.

La laguna fa emergere il solco del fiume che contraddistingue la zona rispetto alle altre, ma fa si che questa fauna sia rigogliosa e variegata.

Rispetto all’intera area è parzialmente abitata, di conseguenza strutture e viali sono ben curati e hanno una propria identità, allo stesso tempo fa pensare a dei miglioramenti per le zone meno curate.

I miglioramenti che potrebbero iniziare dalle poche strutture abbandonate che si trovano all’interno della zona e riqualificarli in strutture polifunzionali per lo sport

COLLEGAMENTO _ Asse principale Viale degli Oleandri, Viale delle Palme e Viale degli innamorati costituiscono l’asse principale del nostro progetto. Un viale curato, in cui la natura domina indiscussa, collegherà le tre zone d’intervento.

La pista ciclabile affiancherà il percorso pedonale.

Unica differenza tra le due è data semplicemente da un diverso trattamento della pavimentazione

10 CATTEDRALE SAN PAOLO R I L I E V I E S T U DI P E R I L R E S TAU RO D E L L A C AT T E D R A L E S . PAO L O DI AV E R S A

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 16 / L u i g i G u e r r i e r o La chiesa, eretta sull’antica cappella di Sanctu Paulum at Averse, occupa il lato orientale della piazza, area dell’antico Cimitero e ombelicus del centro antico. La chiesa venne iniziata da Riccardo I, nel 1053, e completata da suo figlio Giordano, nel 1090. La grande chiesa durante i suoi 10 secoli di storia, ha subito rimaneggiamenti e trasformazioni che ne hanno alterato l’antico aspetto originario, difatti le loggette cieche del tiburio della cupola centrale furono rifatte nel XIII secolo, mentre le altre due cupole, associate allo stesso tiburio, crollarono o furono abbattute. In seguito ai danni riportati fu rifatto l’altare maggiore, consacrato da Alessandro IV il 3 giugno 1255. Altri danni si verificarono nel terremoto del 1349, poi in quelli del 1456 e dell’anno successivo, quando crollò l’antico campanile della cupola centrale. Altri terremoti danneggiarono la chiesa, quelli del 1464 e del 1468, ma il più terribile fu dell’anno 1494 che causò il crollo di buona parte del campanile seppellendo, sotto le rovine, alcune botteghe e case vicine.

Nella seconda metà del XIV secolo venne realizzata la nuova cupola ottagonale, crollata a seguito del terremoto del 1349. Una rara immagine della configurazione della chiesa

nel Quattrocento compare nella tavola del Martirio di San Sebastiano dipinta dal pittore napoletano Angiolillo Arcuccio nel 1468.

La Cattedrale è rappresentata nella sua veste romanica, con il prospetto laterale decorato con archetti pensili e lesene e la cupola sormontata dal basilisco, simbolo della città di Aversa. Nel dipinto è raffigurato l’antico campanile a lato della cupola, lesionato dal terremoto del 1457, demolito nel 1492 e sostituito dall’attuale, collegato alla facciata da un ponte costruito nel 1733. Nel corso dell’800 non si registrano che parziali interventi di restauro del corpo presbiteriale, la cui decorazione ad affresco venne affidata nel 1857 al pittore Camillo Guerra. Agli inizi del Novecento un’ulteriore campagna di restauro portò alla sistemazione del deambulatorio, con l’eliminazione delle aggiunte barocche.

AV E R S A ITALIA

11 MDMA DA M E M O N AC H E DI C A P UA : E L E M E N T I E P RO G E T TA Z IO N E A RC H I T E T T O N IC A

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 15 / M a s s i m i l i a n o R e n d i n a e F r a n c e s c o Io d i c e L’iter progettuale sviluppato sul territorio di Capua rappresenta il perfetto connubio tra realizzazione estemporanea di moderna identità architettonica e riqualificazione del tessuto urbanistico presistente, ai fini di valorizzare e integrare nuove concezioni spaziali che migliorino la vivibilità. L’area nella quale prenderà vita l’intero progetto è situata nella periferia del centro storico della città di Capua, al confine tra i vecchi bastioni della città antica e la conurbazione della città odierna. L’intera sistemazione è suddivisa in tre zone: la prima, lungo via Tifatina che rappresenta la zona destinata ad una densità di costruzioni, in quanto è dotata di una espansione maggiore che potrebbe ospitare senza difficoltà spaziale gli alloggi per gli studenti, i servizi a loro destinati e l’area verde, nella quale concentrare il flusso sociale e collettivo dell’ intero corpo studentesco.

Il complesso residenziale pensato per mantenere l’affaccio sul fronte d’acqua del fiume, mentre nel retro sono collocati aree verdi e servizi aggiuntivi.

La caratteristica principale è determinata dalla presenza di ampi spazi comuni a disposizione degli studenti, dove il connubio funzionale alloggio, zone studio, aree relax offre una maggiore possibilità di interazione.

L’intento finale è realizzare una “città nella città” che migliori visibilmente non solo il proprio apparato in sè, ma che influenzi l’intera cittadina verso un miglioramento progressivo. Il messaggio che traspare è sostanzialmente che la cultura , i giovani , la natura , la storia e la comunicazione sono i concetti chiave dai quali si può ripartire verso un miglioramento necessario .

In sintesi la nostra opera crea una trasformazione da un’asimmetria ad una monumentalità.

C A P UA ITALIA

12 NOVO FORUM R IC O S T RU I R E L A C I T TA’: S A R N O

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 15 / F. I p p o l i t o e L . C a p o b i a n c o L’architettua parassita è stata il trampolino di ancio per la progettazione del “nuovo mercato” di Sarno. La vecchia struttura vedeva delle pensiline di cemento, che all’occorrenza diventavano sia delle coperture per gli stand della fiera settimanale, sia delle coperture per la sosta delle auto.

Adesso il progetto prevede entrambe le funzioni; nella parte ipogea della struttura è previsto un parcheggio per i visitatori del mercato o per chi volesse passeggiare per le stadine caratteristiche della città, ma allo stesso tempo, nella parte superiore, un grande spazio quadrato accoglie la dinamicità del mercato.

Il severo ritmo dei pilastri cilindrici si contrappone alla causalità dei rettangoli posti per formare le vetrate e di conseguenza i 4 prospetti che chiudono la “zattera” che fuoriesce dal terreno.

L’emanazione in diversi Paesi europei di norme che limitano nuove edificazioni e incentivano la trasformazione dell’esistente ha innescato nel dibattito architettonico del XXI secolo la ricerca di strategie di riciclaggio degli spazi dati.

Si assiste, quindi, alla ri-proposizione di una pratica “progettuale”, in realtà antica, definita parassitaria, che vede l’immissione di corpi architettonici nuovi in edifici e strutture urbane preesistenti. L’organismo parassita risulta distinto dall’ospite sia formalmente sia spazialmente, ma legato a questo da uno stato di necessità (di suolo, di impianti, di significato, etc.). L’intrusione di nuove architetture nell’esistente si prospetta da un lato come possibile modello di crescita urbana, come soluzione alla domanda di densificazione; dall’altro come emersione di pratiche informali che chiedono traduzioni spaziali alle repentine modifiche dell’ordinario. Le sperimentazioni e le realizzazioni che adottano la relazione parassitaria si immettono nel disegno urbano come commento al disegno trovato, come critica alla mancanza di aree e servizi pubblici nel susseguirsi di confini che sanciscono la privatizzazione dei suoli, nelle aree di più recente espansione, e rappresentano un invito a ripensare alle “capacità” del progetto e ai rapporti che questo intrattiene con le arti e le scienze.

SARNO ITALIA

13 ARTIST’S HOUSE C O M P O S I Z IO N E A RC H I T E T T O N IC A

L a v o r o a c c a d e m i c o / 2 0 14 / C . D i D o m e n i c o L’immaginazione colloca questa casa nelle realtà più diverse del mondo, assegnando le sue regolari forme ad un cliente “artista - musicista”, che usufruirà delle stanze.

Partiti ispirandosi alle forme della Casa Alpha, la composizione dell’edifico è stata pensata per essere costruita su un solo livello che accolga tutte le funzioni della casa.

La suddivisione classica degli ambienti (zona giorno e zona notte) permette una facile gestione degli ambienti da parte del fruitore che utilizzerà la casa anche per le sue necessità lavorative.

Materiali, pavimentazioni, forme, arredi mettono alla prova abilità umane del committente. Cosa significa Idea in Architettura? In che modo essa interviene nel processo compositivo, e come si lega al significato di Immagine?

Qual è il loro campo di esistenza?

L’architettura non è semplicemente qualcosa che guardiamo da lontano o di cui ci serviamo per necessità pratiche, ma il catalizzatore della nostra autentica esistenza di esseri viventi che agiscono in armonia con il mondo.

Dalle scale scavate a mano nei villaggi greci alle passerelle lasciate libere di fluttuare, dalla funzione dei paraventi giapponesi al senso di libertà che caratterizza le piazze italiane, dalla magistrale manipolazione delle forme di Frank Lloyd Wright alle mutazioni poetiche di Carlo Scarpa, ogni volta abbiamo a che fare con esperienze molto diverse, di passaggio da un livello a quello successivo, ognuna delle quali influenza la nostra esperienza dello spazio. Integrando sapientemente testo e immagine; la casa si concentra su un aspetto diverso delle nostre interazioni quotidiane con l’architettura, prendendo in considerazione, pavimenti lignei, percorsi, spazi interni, percezione e prospettiva, e il rapporto tra un edificio e l’ambiente che lo circonda. Un progetto che vorrebbe avere un confronto con poeti, filosofi e artisti di ogni genere e si ripensi alle basi e la storia dell’architettura, rivolgendosi non solo agli specialisti impegnati nell’ideazione di nuovi spazi, ma soprattutto a quanti cercano di comprendere meglio il loro posto nel mondo per come è stato e viene costruito dagli uomini.

“ Some places are an enigma, others an explanation. ”

Schemi compositivi

LEGENDA Quadrato zona giorno Quadrati composizione Quadrati spazi funzionali Quadrati zona notte

Altri contenuti Immagini di progetti eseguiti durante la mia carriera lavorativa, post universitaria, di concorsi e gare d’appalto.

74

75

76

77

danielebove0@gmail.com +39 3288428698