Documento conclusivo2018

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Istituto Comprensivo “ REGIO PARCO” Corso Regio Parco, 19 – 10152 Torino CENTRO TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE

AMICO CLICK! Il computer per uso quotidiano Corso di informatica di base per genitori a.s. 2017-18

Elaborato finale dei corsisti Organizzazione: CTI Centro Territoriale per l’Inclusione Sede del corso: plesso De Amicis Via Masserano, 4 Torino

Docenti: Lorenzo Capisani – Tony D’Agruma


FORTUNA E GIOIA Mi chiamo Cosimo e sono nato a Monteiasi, in provincia di Taranto. La popolazione del paese, situato in pianura, è di cinquemila abitanti; è molto vicino al mare, all’aeroporto di Grottaglie e fa parte della bellissima zona del Salento. Durante la guerra la via centrale del paese fu intitolata ad un mio parente lontano.

Mia moglie si chiama Vittoria ed è stata la mia fortuna averla incontrata. Dopo la nascita della nostra prima figlia Marilena abbiamo pensato di dare al più presto una compagnia alla piccola e dopo due anni è nata Simona. Diventare nonni, poi, ci ha fatto impazzire di gioia. Isabella ed Emma, le mie nipotine, sono la felicità della nostra vita, come pure Ilaria e l’ultimo arrivato, finalmente un maschietto, Daniele, che ha 3 anni.


La chiesa patronale molto antica e bella è dedicata al Santissimo Crocifisso. Infatti, come di consueto, molte donne e uomini si chiamano così. La festa più importante è dedicata, appunto, al Santissimo Crocifisso e si svolge il 14 di settembre.


Il mare stupendo mi attira a ritornare ogni anno al mio paese anche se purtroppo si è diffuso l’inquinamento provocato dall’Illva che si trova in zone limitrofe.

In tutta Italia sono famose le cozze tarantine; è il piatto che preferisco e si può preparare in vari modi.


Sono arrivato a Torino nel 1962 con la speranza di dare un futuro migliore alla mia vita.

Sono contento di stare a Torino perché questa città mi ha dato la possibilità di farmi una famiglia e realizzare la mia vita. A Torino ho avuto tutto quello che desideravo e che al paese non avrei mai potuto avere. Sono contento di stare a Torino perche la ritengo ormai la mia città adottiva anche se in questa città sono molto severi nel dare multe che prendo sovente, per mia disgrazia. Al mio paese d’origine non ho più niente da chiedere. https://www.google.it/maps/@40.4945783,17.3767471,3a,75y,215.97h,90t/data=!3m7!1e1!3m5! 1s-9CN53kZMQ1PlxSDr_Tm3g!2e0!6s%2F%2Fgeo0.ggpht.com%2Fcbk%3Fpanoid%3D9CN53kZMQ1PlxSDr_Tm3g%26output%3Dthumbnail%26cb_client%3Dmaps_sv.tactile.gps%26thu mb%3D2%26w%3D203%26h%3D100%26yaw%3D42.451633%26pitch%3D0%26thumbfov%3D100! 7i13312!8i6656?hl=it


ORSARA E TORINO NEL MIO CUORE Mi chiamo Elisa, sono nata in un paesino in provincia di Foggia, che si chiama Orsara di Puglia ed è a 700 metri sul livello del mare. Il suo nome originariamente e fino al 1884 era Orsara Dauno Irpina, il paese fino al 1927 faceva parte della provincia di Avellino. Il nome di Orsara potrebbe derivare dalla presenza di orsi nella zona o da un personaggio di nome Ursus vissuto lì nell’epoca longobardo-bizantina.

Mio marito si chiama Michele ed è nato a Caltanissetta in Sicilia. Ho un’unica figlia che si chiama Cinzia, che ha un compagno senegalese di nome Romeo. Il mio nipotino è mulatto (naturalmente per me è bellissimo) si chiama Timonthè (nome di origine greca il cui significato è “colui che onora Dio”); ha 7 anni e fa la prima elementare.

I miei genitori decisero di venire a Torino nel 1962, io avevo 4 anni.

Del viaggio non ricordo nulla; a Torino ci sistemammo in una stanzetta che fungeva da cucina e camera da letto, il gabinetto era nel cortile.

A me non piaceva molto, perché al mio paese avevamo una casetta in campagna e io ero libera di giocare fuori, cosa che qui non potevo fare dato che la stanzetta dove abitavamo era subito sulla strada.


Mio papà e mia mamma vennero a Torino perché pensavano di dare un futuro migliore a noi figli, che eravamo cinque, visto che al paese non c'era lavoro. Mio padre inizialmente lavorò in fonderia. Successivamente ha lavorato in una fabbrica di vernici e colle, era una persona molto intelligente e sapeva l'inglese perché era stato prigioniero di guerra in Inghilterra per 7 anni, ma nello stesso tempo era molto umile. Mia madre si occupava della famiglia e della casa, coccolandoci e preparando per noi le sue deliziose ricette. Io ho frequentato le scuole qui a Torino e dopo la licenza di 3° media ho preso un attestato di stenodattilo che mi ha permesso di andare a lavorare in un ufficio di pratiche-auto per 16 anni. Successivamente ho lavorato come operatrice ecologica e mi piaceva moltissimo. Il lavoro consisteva nel pulire determinate vie e svuotare i cestini. Adesso sono in pensione e faccio la nonna a tempo pieno. Il mio paese ha circa tremila abitanti, prevalentemente anziani e pensionati, i giovani che abitano in paese per lo più lavorano altrove. Precedentemente gli abitanti di Orsara erano contadini e vivevano con i proventi dei loro campi. I terreni sono coltivati a grano, fave, granoturco, girasoli e si allevano caprini e ovini. Il paese gode di una ricca varietà di prodotti alimentari, tipici del posto, grazie ai quali è diventata meta di turismo eno-gastronomico e premiata nel 2007 come città Slow Food. Tra le ricette tipiche e antiche ci sono i taralli al finocchio, il pancotto con patate e verdure, le orecchiette con il sugo e cacio ricotta (il mio piatto preferito) o con le cime di rapa, le laianelle con fagioli e pomodorini (pasta fresca tagliata a strisce piccole), anche il caciocavallo è un prodotto tipico. Tra i dolci primeggiano le scartellate con il vino cotto.


Ad Orsara vi è una bellissima grotta intitolata a San Michele Arcangelo (protettore del paese) costruita nell’VIII secolo e meta di pellegrinaggi. La stessa è stata ristrutturata da poco.

Oltre alla grotta è possibile visitare la chiesa parrocchiale di San Nicola, quella di Santa Maria della Neve, l’Abbazia dell’Annunziata in stile bizantino, originariamente monastero dei santi Nicandro e Marciano, ed inoltre il convento di San Domenico, il Palazzo Baronale che ospitò i cavalieri di Calatrava e in seguito la famiglia Guevara (signori di Orsara).

Del mio paese mi piace l'immensità dei campi. Quando posso, ad agosto ci torno, e mi piace molto sentire l'odore delle stoppie che vengono bruciate alla fine del raccolto. La gente del mio paese è un po’ pettegola.


La festa più importante e più conosciuta è chiamata “fuca coste” (la luce della fede) e "cocce priatorie" (teste del purgatorio), si celebra la notte del 1° novembre e dura fino all’alba, in ricordo dei defunti.

Quella sera davanti ad ogni abitazione si appende una zucca e si accende un fuoco ad indicare la strada di casa ai nostri defunti.

Man mano che la festa procede si arrostisce la carne accompagnata da cibi poveri (cipolle, patate cotte nella brace, grano cotto con il mosto d’uva) e si beve vino. Sono contenta di stare a Torino perché qui ho la mia famiglia, i miei amici e ho vissuto gran parte della mia vita. Ora, però, non mi piace più molto per via dello smog. Mi piacerebbe molto tornare al mio paese, anche se ciò non è possibile. https://www.google.it/maps/@41.2798139,15.2674315,3a,75y,346.9h,85.89t/data=!3m7!1e1!3m 5!1sq4aqKXg9FGWMYSFfCB0uqg!2e0!6s%2F%2Fgeo1.ggpht.com%2Fcbk%3Fpanoid%3Dq4aqKXg9 FGWMYSFfCB0uqg%26output%3Dthumbnail%26cb_client%3Dmaps_sv.tactile.gps%26thumb%3D2 %26w%3D203%26h%3D100%26yaw%3D123.64175%26pitch%3D0%26thumbfov%3D100!7i13312! 8i6656?hl=it


OLTRE I CONFINI Mi chiamo Rachida. Nata a Kelibia e cresciuta fino all’età di 28 anni in Tunisia.

A quell’età, per motivi di lavoro, mi trasferii in Arabia Saudita. Rimasi lì diversi mesi, ma un giorno, sempre per motivi professionali, dovetti seguire il mio datore di lavoro in Italia. Ed è per questo che ora mi trovo qui.

All’inizio l’esperienza fu difficile; tante cose erano diverse da ciò che conoscevo. Ero curiosa di capire questo paese nuovo, ma ero anche nell’impossibilità di comunicare dato che non conoscevo ancora l’italiano, cosa che mi rendeva isolata e talvolta triste. Capii che era necessario imparare al più presto la lingua Italiana per abbattere quel muro e iniziare a dialogare, per capire e condividere i pensieri della città nuova. Così mi iscrissi ad un corso di lingua italiana con l’obbiettivo di costruire un ponte di dialogo e accogliere gli inviti di amicizia.


Successivamente cercai un lavoro che mi mettesse a contatto con gli italiani, appunto per capire come fosse questa gente. Trovai impiego presso un agenzia di recapiti a domicilio.

Ci lavorai per sei anni, e, grazie proprio al tipo di lavoro, ebbi il modo di conoscere tutta la cittĂ di Torino e tanti suoi cittadini da distanza ravvicinata.

Ho stretto tante amicizie che sono durate nel tempo fino ad oggi. Capii la forza e la fragilitĂ di questa vita nuova; pian piano sentii sciogliersi un nodo e svanire una insicurezza invalidante. Far parte della realtĂ vissuta, essere partecipi anche se con un piccolo contributo che significa vita.

Oggi se mi guardo indietro penso che tutto sia cambiato; sono circondata da affetti, non mi sento piĂš sola e posso dire che gli italiani sono ottimi amici, gli voglio bene, fanno parte della mia vita.


Amo l’Italia che mi ha regalato delle emozioni indimenticabili. https://www.google.it/maps/@36.8401933,11.0952252,445m/data=!3m1!1e3?hl=it


QUESTA E’ LA FELICITA’ Mi chiamo Vittoria e sono nata in Sicilia a Prizzi, un antico paese situato su una collina di 1000 m., vicino Palermo.

I ricordi che ho del paese sono le feste che qui non ho ritrovato. Per San Giuseppe, il 19 marzo, per le strade i paesani imbandivano tavole piene di dolci, pani intrecciati e profumati timballi di pasta e chiunque poteva fermarsi e mangiare.


Siamo arrivati a Torino nel 1960 e per me che ero bambina integrarmi è stato difficile. Venivo da un piccolo paese e gli spazi, le strade e i viali mi sembravano enormi. Inoltre, inserirmi a scuola non è stato facile perché fino ad allora avevo solo parlato il dialetto e l’italiano mi sembrava incomprensibile.

Appena arrivati a Torino mio papà ha trovato lavoro, una bella casa, e con il tempo ci siamo integrati. Dopo un po’ di tempo, ci hanno raggiunto anche i miei zii e così non siamo più ritornati in Sicilia. A Prizzi sono venuti da Dallas per girare un film sulla liturgia di Pasqua, forse la festa più importante. A Prizzi c’è un quartiere più in alto che si vede da tutto il paese; questo rione si chiama Calvario.


Il Venerdì santo viene rappresentata la crocifissione di Gesù, tutto il paese segue la cerimonia. La sera il Cristo viene staccato dalla Croce, i fedeli preparano un letto tutto di fiori, dove Gesù viene deposto dopo la processione.

La Domenica delle Palme inizia “Il Ballo dei diavoli” in cui figuranti con costumi colorati e grosse maschere, girano per le strade del paese ballando, a rappresentare il bene che vince sul male.


Nella gastronomia siciliana ci sono molte prelibatezze: con le melanzane si fanno dei succulenti timballi, parmigiane e la favolosa caponata. Per non parlare, poi, della ricotta di pecora con cui si fanno dei buonissimi cannoli e cassate superlative.

Questi pochi ricordi che ho non bastano a farmi dire se mi piaceva stare lì, perché la mia infanzia i miei affetti sono legati a Torino dove sono arrivata da bambina. La scuola, i giochi, il lavoro, la mia famiglia, tutto è legato a questa città che mi ha accolto. Comunque, malgrado il disorientamento iniziale, mi sono trovata subito protetta. Vivo talmente bene qui che non cambierei mai Torino con un’altra città o paese, anche se è cambiata molto da quando sono arrivata.


Le strade sono piene di auto e smog. Prima c’erano tanti negozietti, adesso ovunque supermercati.

La gente nei condomini si parlava, ora siamo tutti diffidenti, ci chiudiamo in casa davanti a una scatola che ci incanta per 24 al giorno.


Quando ci troviamo tutti insieme con la mia bellissima famiglia, marito, le mie figlie, i miei adorati nipotini, sono i momenti in cui sento che questa è la felicità .

https://www.google.it/maps/place/90038+Prizzi+PA/@37.7205961,13.435172,108m/data=!3m1!1 e3!4m5!3m4!1s0x131a05f17fd171c3:0x74c793aab7453448!8m2!3d37.7221352!4d13.42825?hl=it


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