Cultura commestibile 165

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2 APRILE 2016 pag. 7 Alessandro Michelucci a.michelucci@fol.it di

L

a musica tradizionale dell’area germanofona non deve essere confusa con certo kitsch che si sente spesso nelle località sciistiche austriache, sudtirolesi o svizzere. Al contrario, si tratta di un patrimonio stimolante che viene proposto da gruppi e solisti validi, anche se poco noti in Italia. In questo panorama non troviamo soltanto quelli dei paesi dove il tedesco è lingua ufficiale, ma anche artisti delle numerose minoranze germanofone, come quella alsaziana. La sua terra, situata sul confine orientale francese, è una delle due regioni esagonali dove si incontrano la cultura latina e quella germanica (l’altra è il Nord-Pas-de Calais, dove è presente una piccola minoranza fiamminga). La sua storia è stata molto travagliata: in tre secoli (1648-1945) è stata tre volte francese e due volte tedesca. Uno dei gruppi alsaziani più interessanti è Wàldteïfel, un quintetto nato nel 2013 che si dichiara espressione della “nouvelle musique traditionnelle alsacienne”. Il nome significa “diavolo del bosco” nel dialetto regionale. Nel gruppo confluiscono le diverse esperienze dalle quali provengno i cinque componenti. Il violinista

Michele Morrocchi twitter @michemorr di

Comincia tutto con un doppio sogno, sotto (forse) ad un melograno in una notte perfetta e senza luna. Si sviluppa così Gioco di specchi, di Stefano Massini, messo in scena da Ciro Masella, da lui interpretato insieme a Marco Brinzi al Teatro di Rifredi di Firenze fino a stasera. Nella notte senza luna si muovono circospetti Sancho Panza e Don Chisciotte, in attesa di quella che potrebbe essere la loro ultima alba, dato che il doppio sogno premonitore preannunzia la morte di uno dei due. Un gioco di doppi, di ribaltamento, a partire dalla scelta di mettere il pubblico sulla scena, quasi a contatto coi due attori, impegnati anch’essi a sdoppiarsi, a perdersi. Due per-

Polifonie alsaziane Tom Freudenreich è legato agli ambienti della musica tradizionale, mentre Diane Bucciali, cantante e percussionista, ha alle spalle lunghi studi classici (piano e canto). Xavière Fertin, clarinettista di formazione classica, é interessata a progetti che coniugano musica e arti plastiche. Il percussionista Gabriel Valtchev e anche membro di Kaba e Duna Orkestar, due gruppi che si concentrano sulle musiche dell’area balcanica e turca. Fabrice Kieffer (fisarmonica e ghironda) fa parte anche del gruppo En passant par la montagne, dedito alla musica

tradizionale svedese e alsaziana. È proprio in questa varieta di influenze che risiede la novità evocata nel concetto di “nouvelle musique traditionnelle alsacienne”. L’uso del dialetto alsaziano non è quindi la base di un egoismo che esclude gli altri, ma una ricchezza che viene offerta gioiosamente per comporre una polifonia alla quale sono invitati tutti. Nel CD omonimo che segna l’esordio Wàldteïfel non propone la Bloosmusik delle fanfare austriache e tedesche, ma riscopre musiche regiona-

li dimenticate, come quelle raccolte dall’abate Louis Pinck o dal compositore Jean-Baptiste Weckerlin. Il quintetto utilizza anche strumenti insoliti come il Teifelsgig, il “violino di Satana”, che in realtà è un tipo di percussione (uno dei brani è intitolato appunto “Teifelsgiga”). Inoltre sta cercando di ricostruire il Wàldteïfel, l’antico strumento a percussione che ha dato il nome al gruppo. In “D’r sin Tod” e nel suddetto “Teifelsgiga” il testo è firmato dal poeta Francis Krembel. La collaborazione fra musicisti e poeti è frequente in questa regione: pensiamo al CD Fenêtres ouvertes (bf éditions, 2007), con testi di Sido Gall e musiche di Pierre Zeidler, oppure a Winachtszitt (EMA, 1996), realizzato da René Egles insieme al defunto poeta André Weckmann (1924-2012). Lo spirito che pervade il CD in questione ricorda quello che animava il Festival Babel, ideato e diretto dal cantante alsaziano Roger Siffer. Nelle sue tre edizioni (1999-2001) questa bella iniziativa aveva proposto artisti preuviani e bulgari, bretoni e indiani, alsaziani e senegalesi. Purtroppo è durata poco: Fabienne Keller, eletta sindaco di Strasburgo nel 2001, l’ha fatta naufragare perché la riteneva “socialcomunista”: liberté, égalité, stupidité.

Doppio sogno della Mancha Foto di Ilaria Costanza

sonaggi che non svelano sé stessi, né chi siano, né se essi siano personaggi, uomini o sogni essi stessi. Massini gioca col capolavoro di Chervantes, mescolandolo con Schnitzler, Borges o Cortazar; Masella ne esalta le maschere con tratti semplici, minimalisti che focalizzano la concentrazione dello spettatore, il tutto magnificamente esaltato da giochi di luce a cui tocca il compito di scandire le scene e dettare il tempo. Uno spettacolo di grande profondità, un grande corpo a corpo tra due attori perfetti anche nelle fattezze fisiche a interpretare, e rovesciare, le fattezze ormai consuete dei due protagonisti del Don Chisciotte.


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