Cultura Commestibile 193

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19 NOVEMBRE 2016 pag. 9 Alessandro Michelucci a.michelucci@fol.it di

M

olti popoli trovano nella musica la forza di superare esperienze tragiche: guerre, genocidi, carestie. Non stiamo parlando soltanto di vicende lontane, ma anche di eventi che hanno segnato l’Europa in tempi recenti, come le guerre che hanno accompagnato la disintegrazione della Jugoslavia. Fra il 1992 e il 1996 Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, è vittima del più lungo assedio avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Ma la città non perde la propria vivacità culturale. Attorno a Bekim Medunjanin si raccoglie un gruppo di artisti che continuano a creare, nonostante la guerra imponga mille precauzioni. La voglia di restare attivi stimola una vitalità che vince ogni paura: la gente si riunisce in luoghi sicuri per parlare, bere una birra, ascoltare musica dal vivo. Bekim organizza corsi di musica per i ragazzi, molti dei quali hanno perso i genitori in seguito alla guerra. Questa scena culturale, che ovviamente non si esprime soltanto nella musica, non tarda a dare frutti concreti. Nel 1995, ancora in piena guerra, nasce il Festival internazionale del jazz, mentre due anni dopo vede la luce il Festival del cinema. In campo musicale emerge Amira, una giovane cantante che nel Sergio Favilli sergio.favilli@libero.it di

Ricordate questi versi?? Al Re Travicello piovuto ai ranocchiMi levo il cappello e piego i ginocchi – Calò nel suo regno con molto fracasso – Le teste di legno fan sempre del chiasso – Ecco!! Poiché qualche saggio diceva che occorre conoscere per giudicare, sabato pomeriggio mi sono quasi infiltrato nella manifestazione leghista che si è tenuta in Santa Croce per innalzare a furor di popolo Matteo Salvini al ruolo di premier!! A Firenze lo hanno già soprannominato “Gerundio” per la sua spiccata conoscenza della lingua italiana e bisogna riconoscergli una buona dose di coraggio per aver organizzato la manifestazione in suo onore proprio nella città della Crusca. Che Matteo Salvini sostenga a spada tratta il

Monodie balcaniche

2001 diventa la moglie di Bekim Medunjanin. Nata nel 1972, l’artista è strettamente legata alla sevdah, un genere popolare che riveste un ruolo centrale nella cultura bosniaca. Affine per certi versi al fado e al rebetiko, questa musica affonda le proprie radici nell’era ottomana. Il termine deriva infatti dal turco sevda: il legame con l’area d’origine è tuttora vivo, come conferma il disco Sevda (Kalan, 2015) della cantante turca Fatma Parlakol. Amira esordisce come ospite del gruppo Mostar Sevdah Reunion nel CD A Secret Gate (Connecting Cultures, 2003). Il nome della formazione evidenzia la sua stretta affinità con la cantante. Rosa (Snail Records, 2005) è

il primo CD come titolare. In Zumra (Gramofon, 2009) Amira viene affiancata da Merima Ključo, una fisarmonicista bosniaca che vanta un curriculum impressionante. Il suo lavoro più recente è Aritmia (autoproduzione, 2016), realizzato insieme al chitarrista Miroslav Tadic. Amulette (World Village/Harmonia Mundi, 2011) segna l’affermazione mondiale della cantante. Nel disco spicca la presenza dell’ottimo pianista serbo Bojan Zulfikarpasic, che compare anche nel successivo Silk & Stone (World Village/Harmonia Mundi, 2014). Nel periodo che intercorre fra i due dischi Amira collabora con il

catalano Jordi Savall, uno dei più prestigiosi interpreti di musica antica, insieme al quale registra Bal-Kan (Alia Vox, 2014). Recentemente è uscito Damar (World Village/Harmonia Mundi, 2016), sesto CD della cantante bosniaca, registrato nei Real World Studios di Peter Gabriel. I brani sono tradizionali dell’area balcanica – Bosnia, Macedonia e Serbia – tranne due. Gli arrangiamenti sono in grado di avvicinare a questa musica anche chi non si interessa di musica tradizionale. “Vjetar ružu poljuljkuje” odora di flamenco, mentre “Oi golube, moj golube” è un pezzo melanconico e intenso. Questa musica è un cuore che batte, una materia viva che respira. Dotata di una voce versatile e ricca di pathos, Amira ci stimola ad abbandonare lo stereotipo che associa la Bosnia alle guerre degli anni Novanta. Questa terra ha dato molto alla cultura europea. Pensiamo a scrittori come Ivo Andrić, Premio Nobel 1961; a Goran Bregovic, un musicista che non ha bisogno di presentazioni; a Danis Tanović, vincitore dell’Oscar con il film No Man’s Land (2001). E naturalmente a cantanti come Amira.

Matteo Gerundio di legno verde

programma di Mr. Trump è un suo personale problema, ma che i leghisti, padani o no, credano al fatto che il Matteo di Ghisa possa diventare premier rappresenta una vera e propria mutazione genetica di massa, da bravi cittadini irreprensibili, dopo aver abbandonato l’idea di una secessione nordista, si sono pian

piano mimetizzarsi con improbabili felpe multicolori. Stranamente il salvifico Travicello Salvini in Santa Croce era in giacca, come ben si conviene ad un futuro leader, ma era fortemente amareggiato in quanto, passando davanti alla Nazionale , un manipolo di fiorentini , sulla celebre aria di Spadaro, lo

abbia accolto con un “La porti un coglione a Firenze”!!!! Il successivo bagno di folla lo ha ben presto riportato di buon umore e, dopo aver invitato Mr. Trump e Mr. Farage ad un pranzo di lavoro per ridisegnare l’ordine mondiale ha concluso il suo discorso con una affermazione che non lascia dubbio alcuno : - Io ci metto la faccia!! - In me resta un dubbio al quale non so rispondere : - Con Salvini a Palazzo Chigi quale altra parte del corpo ci metterebbe il popolo italiano??- Noi toscani abbiamo già Pinocchio, simpatico e famoso burattino di legno, di un altro pezzo di legno, per giunta verde, non sappiamo che farcene!!


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