Riprendiamoci i consultori

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Riprendiamoci i consultori e cacciamo i pro-life

Mala Servanen Jin Non Una di Meno Pisa


RIPRENDIAMOCI I CONSULTORI e cacciamo i pro-life 1. RIPARTIAMO DAI CONSULTORI 2. ACCORDO TRA REGIONE TOSCANA E FORUM TOSCANO DELLE ASSOCIAZIONI: PREMESSA 3. LETTURA DELL’ACCORDO: 3.1. RAFFORZARE RUOLO E COMPITI DEL CONSULTORIO FAMILIARE PER LA COMPONENTE SOCIO-RELAZIONALE 3.2. SOSTEGNO ALLE MATERNITÀ DIFFICILI NEL PERCORSO NASCITA E DI PREVENZIONE dell’IVG e PERCORSO IVG e SINERGIA PUBBLICO/ ASSOCIAZIONI SUL TERRITORIO 3.3. AREA EDUCATIVO FORMATIVA

1. RIPARTIAMO DAI CONSULTORI ll diritto alla salute è sotto attacco: assistiamo al progressivo de-finanziamento e svuotamento dei servizi sanitari pubblici attraverso processi di privatizzazione e esternalizzazione che favoriscono la proliferazione di mutue private (casse, polizze sanitarie, fondi di previdenza integrativa) che incrementano il fatturato di compagnie assicurative e strutture sanitarie private. A poco più di 40 anni dall’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (Legge 833/1977) vediamo oggi un ridiTAGLI mensionamento complessivo della sanità pubblica che ALLA SANITÀ non investe a sufficienza su risorse umane e strumentali e in alcuni ambiti non è più in grado di garantire servizi di qualità e con tempistiche rapide: il servizio pubblico REGALO rimane l’unico riferimento per le fasce di popolazione AI PRIVATI più povere, laddove chi invece ‘può permettersi di pagare’ ha l’alternativa della sanità privata che garantisce DIRITTI procedure rapide (contro liste di attesa del SSN talvolta NEGATI superiori ai 12 mesi per alcune prestazioni) e, in sempre più ampi settori, di qualità. In questa cornice anche i consultori pubblici, un tempo spazi di autodeterminazione e autocoscienza, si sono trasformati oggi in poliambulatori de-finanzializzati, spesso carenti dal punto di vista strumentale, in cui il lavoro femminilizzato e sfruttato la fa da padrone.


CONSULTORI CONQUISTA DELLE LOTTE

Fu grazie al movimento delle donne, nel rivendicare l’autodeterminazione per tutte e per tutti, che si sperimentarono negli anni ‘70 i consultori femministi autogestiti, una vera rivoluzione nella concezione di salute e benessere, dove la persona, nel contesto delle sue relazioni affettive e sociali, e soprattutto le sue decisioni, venivano messe al centro. Oggi purtroppo poco o niente è rimasto di quelle esperienze.

A Pisa solo due spazi, quello di Via Torino e quello del CEP per le migranti, sono a esclusivo uso consultoriale e vedono la presenza dell’equipe professionale completa (ginecolog*, assistente sociale, psicolog*, ostretric*), mentre gli altri due, Riglione e Marina di Pisa, si limitano alle attività di visita, screening e al percorso materno-infantile.

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OGNI 20.000 ABITANTI

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4 presidi a fronte di 90.000 residenti e una popolazione studentesca di circa 50.000 iscritt*: già solo con questo dato ci rendiamo conto di essere ben lontani dal numero minimo di spazi consultoriali che la Legge 194/1978 prevede, ovvero 1 consultorio ogni 20.000 abitanti. E il quadro regionale non è dissimile da quello di Pisa.

Nel corso degli anni ai consultori sono stati affidati sempre più compiti e servizi (non ultima quella di supporto alle donne vittime di violenza), ma poiché la Regione non ha aumentato proporzionalmente la dotazione finanziaria, il numero degli/delle operatrici è rimasto pressoché invariato con conseguente aumento del carico di lavoro e quindi un impoverimento della qualità del servizio dovuto principalmente alla riduzione del tempo dedicato a ogni singol* utente. E anche laddove ci sarebbero le risorse, mancano i/le ginecologhe a causa dell’assurda organizzazione dei percorsi universitari che prevede ancora l’accesso a numero chiuso alle Facoltà di Medicina e alle Specializzazioni! Da una piccola inchiesta che abbiamo portato avanti a Pisa nei primi mesi di quest’anno attraverso la distribuzione di un questionario, emergono alcuni dati a nostro parere significativi. Su circa 200 persone intervistate residenti in Toscana, il 37% non si rivolge al consultorio pubblico per 37%: i “tempi di attesa troppo lunghi per prenotare e per SCEGLIE risolvere i problemi”: a Pisa è possibile prenotare la IL PRIVATO visita ginecologica (e ritirare il libretto di gravidan-


za) dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 13.30. Il problema è che l’unica operatrice presente dovrebbe prendere le prenotazioni di chi si rivolge direttamente allo sportello e, contemporaneamente, di chi vuole prenotare via telefono. Il risultato è che chi prova a prenotare telefonicamente è costrett* a rimanere a lungo in attesa, o a fare tentativi consecutivi, senza avere però la certezza di una risposta. Se guardiamo i dati relativi solo al consultorio di Pisa vediamo che invece chi supera lo scoglio della pre48%: notazione e si rivolge al consultorio pubblico si dice SODDISFATTI soddisfatt* del servizio (48% soddisfatt* e/o molto DAL soddisfatt*) e evidenzia la professionalità del personale (“ottima qualità della prestazione”; “informazioni PERSONALE chiare ed esaustive”; “informazioni precise, qualità della prestazione molto alta…l’attesa era sempre momento di confronto, lo ricordo come uno dei momenti più formativi della mia adolescenza”) e la disponibilità (“ti fanno sentire a casa, pronte a darti una mano, anche solo ascoltando i tuoi dubbi o sensazioni”; “la nota positiva in assoluto per me è stata la gentilezza e la cordialità del personale che ho incontrato”). Il 21% si dichiara ‘mediamente soddisfatt*’ lodando sempre la qualità del servizio, ma lamentando quasi 21%: sempre i lunghi tempi di attesa, la mancanza di struTROPPA mentazione (l’ecografo è presente da pochi mesi) ATTESA che ha portato alcun* a doversi rivolgere a privati. In alcuni casi, accanto alle lodi per l’elevata professionalità, viene denunciato un comportamento sbrigativo, poco accogliente, se non giudicante (in riferimento all’IVG) da parte di alcune operatrici. 10%: MANCANZA DI TATTO

LIMITI DEL PERCORSO NASCITA

C’è poi una percentuale di circa il 10% che invece ha avuto un’esperienza negativa e lamenta la superficialità e il poco tempo dedicato alla visita/prestazione, e in un caso la mancanza di tatto e violenza verbale delle operatrici (“…violenza verbale, denigrazione ed atteggiamento manipolatorio per impedirmi di prendere la pillola [del giorno dopo]”) Altre testimonianze raccolte verbalmente raccontano dei limiti del percorso nascita, attivo solo per le gravidanze fisiologiche; se insorgono complicazioni, o potenziali complicazioni, le gestanti sono costrette a rivolgersi alla struttura ospedaliera o al privato. Le


donne in difficoltà sono lasciate in balia delle tempistiche della sanità pubblica, oppure costrette a scegliere a caro prezzo di essere seguite da un medico privato, con il rischio di incappare in “obiettori di coscienza” che rifiutano preventivamente possibili gravidanze a rischio IVG. Come in altri ambiti della sanità pubblica, a fronte di una buona qualità dei servizi offerti dal Consultorio di Pisa, denunciamo come questi non siano garantiti per tutt* perché il priORGANICO, mo dato significativo è che tant* (37%) preferiINFORMAZIONE, scono rivolgersi al privato perché non ci sono SERVIZI tempi di attesa: eppure il semplice incremento dell’organico dei consultori esistenti, nonché l’apertura di nuovi spazi consultoriali, aiuterebbe a risolvere il problema. In questo senso auspichiamo un confronto con il personale perché riteniamo fondamentale avere le testimonianze di chi ci lavora. Sempre alla carenza di organico è riconducibile l’assenza di comunicazione e pubblicizzazione di alcuni servizi come ad esempio il consultorio giovani, e non fatichiamo a pensare che non sia casuale: se all’incontro settimanale si presentassero più dei/delle 20 (o poco più) utenti previsti, non si avrebbero i mezzi e il tempo per coprire la richiesta. Altri servizi, come la consultazione a domicilio, sono stati eliminati, a discapito di quelle persone che non possono spostarsi con facilità (perché disabili, con più lavori, con casa fuori mano, con neonati). CARENZE:

CONTRACCEZIONE GRATUITA

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1000 PRESERVATIVI?

Per l’attuazione della delibera regionale sulla contraccezione (1251 del 12.11.2018), poiché fino a oggi la Regione non ha creato un centro di costo, il consultorio di Pisa ha dovuto anticipare le spese dei contraccettivi con fondi propri, acquistando per ora solo 2 tipi di pillola contraccettiva, e una quantità quasi risibile di preservativi: 1000 preservativi a fronte di un’utenza potenziale di diverse migliaia di aventi diritto!

L’importanza dell’applicazione di questa delibera è avvalorata dalle risposte al nostro questionario che ha fatto emergere come oltre il 48% delle persone intervistate usi il preservativo sia come metodo anticoncezionale che di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse. Il dato è ancora più significativo perché quasi quasi il 70% delle risposte viene da persone nella fascia di età 18-36 anni.


Poiché la metà delle persone conosceva la Delibera, e l’altra metà ne è venuta a conoscenza con il nostro questionario, pensiamo che il Consultorio di Pisa si dovrà attrezzare per una fornitura più cospicua di preservativi! Dopo questa panoramica sulla situazione consultoriale pisana vogliamo introdurre il secondo capitolo di questo documento, dedicato all’accordo regionale con il Forum delle Famiglie, con una domanda:

perché la Regione trova 65.000 euro all’anno per 3 anni per finanziare il Forum Toscano delle Associazioni per i Diritti della Famiglia e non ha ancora creato un centro di costo per la contraccezione gratuita? 2. ACCORDO REGIONE TOSCANA E FORUM TOSCANO DELLE ASSOCIAZIONI: PREMESSA 65.000 x 3 = 195.000

Con la Delibera della Giunta Regionale n.1186 del 30.10.2017 a firma dell’Assessora Stefania Saccardi la Regione Toscana stanzia 65.000 euro all’anno per 3 anni a favore del Forum toscano delle associazioni per i diritti della famiglia per la promozione di azioni di sostegno alle famiglie. A distanza di poco più di un anno, il 29 gennaio 2018 Regione e Forum toscano firmano un accordo che definisce gli ambiti specifici del piano triennale di collaborazione.

Il Forum toscano, come si legge nel suo Statuto, è una rete di associazioni che promuove e salvaguarda i valori della famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio” e afferma il “diritto fondamentale di ogni essere umano alla vita e al rispetto della propria dignità, dal concepimento alla morte naturale”. E’ una rete di associazioni definite ‘pro-life’, tra le quali la più nota è il Movimento per la Vita, che porta avanti un’ideologia cattolica in netto contrasto con i principi di laicità dello Stato e in evidente conflitto con il diritto alla libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne previsto dalla Legge 194/78. L’Accordo trova un solido riferimento giuridico nella legislazione nazionale (Legge 405/1075 che istituisce i consultori e Legge 194/78 sull’IVG), ma fa riferimento anche alle leggi regionali, e in particolare al


Piano Sanitario Sociale e Integrato della Regione Toscana 2012-2015 (attualmente in vigore fino all’approvazione del Piano 2018-2020). E’ infatti nel Piano Sanitario che si riconosce al terzo settore ‘un ruolo centrale nelle politiche sociali regionali’, ed è nell’ Indagine conoscitiva “Ruolo, funzioni e prospettive dei Consultori della Regione Toscana” del febbraio 2012 che si suggerisce la creazione di una ‘cabina di regia sociale e sanitaria’ che metta insieme le risorse degli enti locali, delle aziende sanitarie, delle associazioni, del mondo del volontariato, del privato sociale. Sulla base del principio di sussidiarietà laddove i contributi pubblici non siano sufficienti per la realizzazione di un servizio, la Regione promuove il coinvolgimento di soggetti terzi e amplia l’offerta di servizi dei Consultori appaltandone una parte ad associazioni del privato sociale di natura cattolica. E, forse a scongiurare una possibile accusa di ‘far entrare i pro-life nei consultori’, la Regione si premura di lasciarli nelle loro sedi, e di istruire un percorso per cui sono proprio le operatrici del Consultorio pubblico a ‘suggerire’ alle e agli utenti di rivolgersi alle associazioni del Forum toscano. Il corpo delle donne di nuovo davanti al tribunale cattolico? Non ancora, ma tante iniziative legislative, dal DDL Pillon alla proposta di legge “Disposizioni in materia di adozione del concepito” (Stefani primo firmatario, Ziello ultimo), sembrano andare in quella direzione. 3. LETTURA DELL’ACCORDO 3.1. RAFFORZARE RUOLO E COMPITI DEL CONSULTORIO FAMILIARE PER LA COMPONENTE SOCIO-RELAZIONALE Primo obiettivo dell’Accordo è quello di “rafforzare ruolo e compiti del Consultorio Familiare per la componente socio-relazionale” (art.1): i consultori, infatti, oltre alla tutela della salute della donna e del concepito in ambito sanitario, hanno come scopo l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità e alla paternità responsabile, per i problemi della coppia e della famiglia, incluse le problematiche legate ai minori (art.1 L. 405/1975).


FAMIGLIA FAMIGLIA ANCORA FAMIGLIA

TERRENO PERFETTO PER I PRO-LIFE

E LA LAICITÀ?

La Regione ha rilevato negli ultimi anni una crescente richiesta di servizi di accoglienza e di percorsi di sostegno per singol*, coppie, donne e mamme in difficoltà; richieste di servizi di consulenza psicologica a sostegno di relazioni familiari, genitorialità; richieste di mediazione familiare. La prima risposta della Regione all’aumento del disagio socio-economico e relazionale è quindi il coinvolgimento del Forum toscano per garantire i servizi che dovrebbero essere già previsti dal Consultorio. All’interno dei Consultori sono infatti già presenti gli/ le psicologh*, incluso chi si occupa di mediazione familiare, che hanno i titoli, la competenza e la professionalità per offrire supporto a singol* (adulti e minori) e alle coppie nelle problematiche relazionali. Chi, una volta che il servizio è fuori dalle mura del Consultorio, verifica che le professionalità messe a disposizione dalla rete del Forum siano altrettanto qualificate? E in quale modo la Regione controllerà che all’interno delle sedi delle associazioni della rete del Forum la consulenza sia ispirata sempre a principi di laicità e non sia condizionata all’adesione alla fede cattolica?

Nei consultori sono presenti anche gli/le assistenti sociali: non dovrebbero essere loro a informare le/i utenti dei propri diritti, segnalando i servizi e le prestazioni garantite dal servizio pubblico, sia esso il Comune o la Società della Salute del territorio, per superare situazioni di disagio socio-economico? Perché rivolgersi all’esterno e non potenziare invece i consultori aumentando l’organico? Perché, come abbiamo scritto nel nostro ‘Piano’, non promuovere la riqualificazione dei consultori pubblici attraverso l’assunzione di personale stabile con differenti competenze e professionalità, in numero tale da garantire la presenza di équipe multidisciplinari complete in ciascun consultorio? Perché finanziare il Forum Toscano e non i consultori pubblici regionali nel rispetto del rapporto tra numero di consultori e numero di abitanti sul territorio? Perché non aumentare l’organico e garantire l’apertura dei consultori in diverse fasce orarie per permettere l’accesso a più persone possibili?


L’Accordo giunge a prevedere l’ampliamento della collaborazione fra la Rete Consultoriale pubblica e le attività del privato sociale, anche attraverso un “piano condiviso di informazione-formazione” con gli obiettivi di “costruire un linguaggio e modalità condivise di accoglienza e ascolto” e “definire modelli di collaborazione per invio e presa in carico”. Cosa significa che il consultorio pubblico e laico debba condividere con le strutture cattoliche “linguaggio e modalità di accoglienza”? Come compatire la libertà di scelta e l’autodeterminazione della donna – principi che incardinano, pur nei suoi limiti, la legge 194 – con il diritto alla vita del feto da tutelare ad ogni costo, anche a costo di sacrificare la vita della donna? Come pensare che ci possa essere un linguaggio comune tra una donna che deve scegliere su sè stessa e chi si batte per il riconoscimento dei diritti giuridici del feto, compresa l’adottabilità? E quale grammatica comune sul termine ‘famiglia’? Sarebbe certamente inopportuno che anche la Regione aderisse all’idea di famiglia ‘naturale’, eterosessuale, fondata sul matrimonio, di cui parlano le associazioni del Forum. Risulta paradossale che proprio mentre si rileva, come fa la Regione, la complessità delle attuali relazioni cosiddette “familiari”, si sorvoli sui dati di realtà per indirizzare chi si rivolge alle strutture consultoriali pubbliche verso quelle ideologicamente costruite sull’idea fondamentalista della famiglia “naturale”. Piccolo inciso indicativo: nell’ottobre 2013 la giunta renziana di Firenze apre ufficialmente uno spazio cimiteriale per i bambini “morti prima del parto”. Vicesindaco e strenua sostenitrice l’allora vicesindaco della città: Stefania Saccardi. 3.2. SOSTEGNO ALLE MATERNITÀ DIFFICILI NEL PERCORSO NASCITA E DI PREVENZIONE dell’IVG e PERCORSO IVG e SINERGIA PUBBLICO/ASSOCIAZIONI SUL TERRITORIO GIÙ LE MANI

Il “sostegno alle maternità difficili nel percorso nascita e di prevenzione dell’IVG” (art.2) e nel ‘percorso IVG’ (art.3) sono strettamente legati al primo obiettivo e danno indicazioni operative per attivare buone pratiche di collaborazione.

I Consultori hanno infatti il compito di sostenere la donna che scelga di interrompere la gravidanza informandola sui suoi diritti e sugli interventi di carattere sociale e sanitario ai quali può ricorrere.


Quando invece la gestante sceglie di portare avanti la gravidanza, il Consultorio deve offrire tutti gli aiuti necessari a superare eventuali ostacoli economici, sociali, o familiari (artt. 2 e 5 della Legge 194/1978). La novità introdotta dall’Accordo è che siano gli/le operatrici del Consultorio non solo a informare la donna sulle opportunità di sostegno alternative all’interruzione di gravidanza, ma che siano le stesse operatrici a contattare il referente del Centro di aiuto alla Vita (CAV) del territorio per concordare insieme “le progettualità sui bisogni individuati”. Sulla base di una presunta parità di accesso ai servizi, l’operatrice del Consultorio pubblico non solo promuoverà i servizi offerti dalla rete del Forum, ma se la gestante sceglierà di portare avanti la gravidanza, il CAV e il Consultorio opereranno in stretta sinergia predisponendo “un piano individualizzato e condiviso” per supportarla durante la gravidanza e dopo il parto. Ovvero una donna si rivolge al consultorio pubblico che dovrebbe essere laico, accogliente e non giudicante e si trova ‘ceduta’ ad una struttura cattolica che vuole indirizzarne le scelte secondo un impianto ideologico strutturato sulla vita come dono divino e sul feto come individuo portatore di diritti: la donna che potrebbe voler scegliere di abortire sarà accolta con modalità giudicanti e criminalizzanti per condizionarne pesantemente la decisione. Da notare che la collaborazione si estende a tutta la rete sanitaria: se la gestante non si è rivolta al consultorio ed è andata direttamente in ospedale per l’interruzione di gravidanza, il personale ospedaliero dovrà informarla sulla possibilità di un colloquio con l’assistente sociale e/o il/la psicolog* del Consultorio pubblico. E dal consultorio di nuovo si può arrivare al CAV. CHI DECIDE?

Ma quale tipo di aiuto concreto è in grado di garantire la rete del Forum? L’ultimo punto dell’Accordo (art.4) prevede supporto nella ricerca di opportunità lavorative e di alloggio, accoglienza in famiglia, case-famiglia e altre forme di ospitalità, sostegni economici, assistenza legale e fiscale in raccordo con i servizi presenti sul territorio, mediazione familiare, supporto alla genitorialità. Gli allegati “La rete integrata di Servizio e sostegno alla persona, alla coppia, a famiglie e alle maternità difficili per non essere soli ed essere veramente liberi di scegliere” (per Pisa la “Mappa risorse 3.18_DEF area NORD-OVEST”) offrono un quadro completo. Per ogni tipologia di attività di supporto (“opportunità”) sono indicati re-


ferenze e contatti dei consultori pubblici e delle associazioni della rete del Forum: per i “Colloqui e percorsi per persone, coppie, donne e mamme in difficoltà, di consulenza psicologica, sulle relazioni familiari, genitorialità e mediazione familiare” ci sono appunto, sullo stesso piano, consultori pubblici e pro-life. per la “Consulenza ed assistenza per i diritti, benefici economici e contributi alla maternità, in materia di lavoro, per la casa, tariffe regionali e comunali” si rimanda ai centri ACLI, al Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), Coldiretti (?) e nessun riferimento è dato sui servizi pubblici: assistenti sociali, Società della Salute, Segretariato Sociale. per l’ “Accoglienza temporanea o segreta d’urgenza della donna in gravidanza, sola o con bambini”, vengono nominati solo preti e suore… Intanto in Parlamento scalpitano proposte di legge, una peggiore dell’altra, sulla capacità giuridica del feto, sulla sua adottabilità prima della nascita, sulla sua adottabilità anche in caso di gravi malformazioni... sai che bel business diventa, altrochè diritto alla vita. Non dimentichiamo poi il lavoro che il Movimento per la vita svolge quotidianamente nei nostri territorio costruendo reti di “solidarietà” per “... ascolto, sostegno morale e materiale a nuclei familiari, giovani coppie e donne sole che per varie ragioni sono nel dubbio o nella tentazione di respingere una vita nascente”, e per offrire diverse forme di aiuti materiali, dalla distribuzione di pannolini, omogeneizzati e latte in polvere, alle forniture di prima necessità del bambino (corredini, carrozzine e altri accessori), fino alla possibilità di avere un sostegno economico (minimo 160 euro al mese) attraverso un progetto di “adozione a distanza per un periodo minimo di 18 mesi che include quelli di gestazione e il primo anno di vita de* bambin*. In un’ottica di solidarietà non si può certo negare l’importanza degli aiuti materiali a madri e famiglie con difficoltà economiche, ma in una visione più ampia è però necessario riportare l’attenzione delle nostre amministrazioni, in questo caso della Regione, a quello che dovrebbe essere uno dei suoi obiettivi prioritari, ovvero quello di eliminare le cause del crescente disagio con politiche che garantiscano reddito, casa, sanità e servizi gratuiti per tutti e tutte. In un contesto di continui tagli e “razionalizzazioni” che riguardano ogni sfera della vita pubblica, la scelta della


maternità e il percorso di gravidanza diventano un campo di solitudine e spaesamento in cui qualsiasi aiuto può essere preso in considerazione, perché unico. A Pisa tantissime studentesse fuorisede che decidono di fermarsi dopo gli studi si trovano senza aiuti e senza sostegni ad affrontare un percorso di gravidanza individualizzato e faticoso, peggiorato dall’assenza di supporto appena sorge un problema. Non vogliamo la carità, vogliamo avere la possibilità di scegliere liberamente se essere madri, senza essere condizionate da vincoli economici. Ma alla carità veniamo indirizzate da un sistema istituzionale che organizza il welfare unicamente in maniera familiaristica privando donne e giovani di un accesso personale alle risorse. Questo comporta una spirale di dipendenza dalla famiglia che impedisce la crescita di autonomia e autoderminazione Tutta la cornice dell’Accordo costruisce una sorta di “gerarchia” dell’IVG in cui l’unico motivo considerato degno di attenzione è la difficoltà economica della donna interpretata esclusivamente quale “madre potenziale”. Nell’ipocrisia di affermare la necessità di attuare interamente la 194, si dimentica l’autodeterminazione delle donne: solo noi possiamo decidere se e quando diventare madri, senza ruoli da interpretare, senza motivi validi da trovare. Il carico pesante dell’obiezione di coscienza e questa visione miserevole e pietistica delle donne, lungi da attuare la 194 ne vorrebbero segnare il definitivo svuotamento. 3.3 AREA EDUCATIVO FORMATIVA La possibilità di intervento del Forum delle famiglie si estende all’area educativo formativa (All. A). Mentre CONTRO l’educazione alle differenze e alla sessualità sicura LE BIMBE viene cancellata dalle scuole, i pro-life entrano nelle ED I BIMBI classi con il placet della Regione e del Partito Democratico: - - - -

promozione di un modello multiculturale e multietnico nella scuola dell’obbligo in una visione collaborativa tra scuole e famiglie prevenzione dei disagi sociali e relazionali dei “ragazzi preadolescenti nella fase più sensibile della loro maturazione affettiva e sessuale” in collaborazione con genitori e scuole alfabetizzazione alla lingua italiana per stranieri uso responsabili dei media da parte dei genitori, minori e preadolescenti

Questi sono alcuni punti di intervento del Forum ai quali si aggiungono (punto B dell’AREA SOCIO-SANITARIA ) il sostegno alle coppie e alla


cura di minori in situazioni di conflitto e separazione; la promozione di una rete a sostegno di maternità “difficili” e nei percorsi di prevenzione dell’IVG; la realizzazione “iniziative di educazione e formazione sulla fisiologia, sviluppo e identità del nascituro”. E’ una lista agghiacciante che evidenzia come questo accordo col Forum delle Famiglie sia un’esternalizzazione di momenti formativi a cui dovrebbe provvedere la scuola, in maniera laica e inserita nel percorso scolastico; si sceglie invece di delegare questi passaggi a incontri una tantum con associazioni cattoliche e prolife portatrici di una visione centrata su famiglia tradizionale e condanna di genere. Con questo non vogliamo dire che la scuola debba essere un castello chiuso e privo di contatti con l’esterno ma che è sempre necessario preservare una dinamica di scambio, di accoglienza, di partecipazione in un ambiente che dovrebbe improntarsi alla fiducia e al rispetto. In una parola alla laicità. Si coglie, nel testo dell’Accordo, anche l’ipocrisia di un percorso che mixa multiculturalità e disagi relazionali della preadolescenza, cancellando per esempio ogni riferimento all’omossessualità che pure trova spazio di attenzione nel Piano Sanitario 2012-2015. Qui abbiamo un continuo riferimento ai genitori (e all’identità del nascituro) e la scomparsa della persona adolescente. Come non pensare ai figli-pacco di Pillon? Di fronte a uno smantellamento della scuola (e sanità) pubblica che va avanti da decenni, la soluzione delle amministrazioni politiche è esternalizzare - già avviene da anni. Ora questa esternalizzazione prende le forme di accordi coi poteri reazionari e al contempo innovativi che si trovano nel nostro paese. Perché diciamo innovativi? Perché dietro questi progetti si intravede chiaramente un tentativo di legittimare degli aspetti di questa società che permetteranno alle aziende, allo Stato, alle istituzioni di continuare a fare profitti e tentare di accantonare le istanze di cambiamento che le donne e i giovani mettono in campo ogni giorno. Per questo motivo l’ambito della formazione è centrale tanto quanto quello della maternità. Per la dignità nostra e delle nostre scelte. Per la laicità di sanità, scuola, servizi sociali. Per il diritto all’autodeterminazione per tutt*.

LOTTEREMO FINO A QUANDO LA REGIONE NON ANNULLERA’ L’ACCORDO!


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