CTRL magazine #66 - Bolivian Rhapsody

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ANNO VII Vi siamo gratis

NUMERO 66 ctrlmagazine.it

Bolivian Rhapsody Qualcosa sul suicidio - Tutto sui nani - Eventi fino al 12 giugno


The Blank ArtDate La Città dei destini incrociati 13–14–15 maggio 2016

A D

Le giornate dell’Arte Contemporanea 30 eventi a Bergamo programma: www.theblank.it


CTRL MAGAZINE

#66 — INDICE

GIOCO DI NANI

GIOCO DI BOLIVIANI

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Cover story

Bergamaschi di Bolivia

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Da Bergamo a Bergamo

Ammazzarsi è sacrosanto

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Per immagini

Elementi di nanologia comparata

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Intervista impossibile

Domenico Mondelli

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RIPadvisor - Rubrica di recensione di cimiteri

Holy roof garden - Cimitero Sacro Monte di Laorca (LC)

46

Interessanto

(San) Simon Bolìvar

48

Spoiler - Serie Tv

Vinyl

50

Il TheMotivatore

Basta con tutto questo sesso!

53

Meteorologeria - Rubrica di previsioni applicate

Il tempo previsto per maggio

54

Saporismi

Intervista a Philip Wells

56

Fart

Mussolini nell'armadio

59

CGCD (&S)

C’è Gente Che Dicono (e Scrivono)

80

How to per tu

Come fabbricarsi un poncho

82

Fumetti e niente arrosti

Pregiudizi


FONDAZIONE DONIZETTI 2016 OPERE

BALLETTI

Olivo e Pasquale

Les Ballets Trockadero

Mercoledì 26 ottobre - 17.00* Venerdì 28 ottobre - 20.30 Domenica 30 ottobre - 15.30 Sabato 26 novembre - 20.30 Teatro Sociale

Martedì 18 ottobre - 20.30 Teatro Donizetti

Musica di Gaetano Donizetti

Mercoledì 21 dicembre - 20.30 Teatro Donizetti

Turandot

CONCERTI

Giovedì 3 novembre - 20.30 Sabato 5 novembre - 15.30 Teatro Donizetti Musica di Giacomo Puccini

Rosmonda d’Inghilterra Mercoledì 23 novembre - 17.00* Venerdì 25 novembre - 20.30 Domenica 27 novembre - 15.30 Teatro Donizetti Musica di Gaetano Donizetti

Lo Schiaccianoci

Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo Domenica 13 novembre - 15.30 Teatro Donizetti

Donizetti Padre di Verdi. Leo Nucci in concerto Mercoledì 30 novembre - 20.30 Teatro Donizetti

La traviata

INFO

Venerdì 2 dicembre - 20.30 Domenica 4 dicembre - 15.30 Teatro Donizetti

Gli eventi in programmazione potrebbero subire variazioni

Musica di Giuseppe Verdi

Prevendita e agevolazioni sul sito donizetti.org e in biglietteria T. 035.4160601/602/603 Informazioni: T. 035.4160681 info@donizetti.org *ANTEPRIMA

www.donizetti.org Con il sostegno di

PROGRAMMA - BERGAMO

OPERE, BALLETTI E CONCERTI

STAGIONE DEDICATA A GIANANDREA GAVAZZENI


FONDAZIONE DONIZETTI 2016 Sabato 11 Giugno 2016 dalle 19.00

Saturday, June 11th From 7 PM

11 GIUGNO

ABenergie è la luce della Donizetti Night

Concerti e spettacoli invadono Bergamo Alta per vivere una notte all’insegna del Donizetti Pride!

Concerts and performances all over Upper Town: a whole night dedicated to Donizetti Pride.

In collaborazione con i commercianti di Bergamo Alta

In cooperation with Upper Town Retailers

BERGAMO

DONIZETTI NIGHT

CITTÀ ALTA

JUNE 11TH

STAGIONE DEDICATA A GIANANDREA GAVAZZENI

www.donizetti.org In collaborazione con

Media partner


Ph: Ale Beltrame

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— Sei a Bg? — Sì, a BgBirra. — Ti raggiungo.

A Bergamo via Ghislandi 7 Lunedì-Giovedì H 17-24 Venerdì-Sabato H 10-13 / 17-24

3 di 8 (continua nel prossimo numero)


COVER STORY a cura di Gionata Giardina e Mirco Roncoroni foto di Alessandra Beltrame

B ER G A MO

BERGAMASCHI

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DI BOLIVIA

BO

LI VI A

Noi, donne e uomini, attraverso la Assemblea Costituente e con l’originario potere del popolo, esprimiamo il nostro impegno per l’unità e l’integrità del Paese. Adempiendo al mandato dei nostri popoli, con la forza della nostra Pachamama e con l’aiuto di Dio, rifondiamo la Bolivia. (Dalla Nuova Costituzione dello Stato Plurinazionale di Bolivia, ottobre 2008)


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UN PARRUCCHIERE IN VIA MORONI


OUVERTURE - VALIGETTE Avete finalmente del tempo libero. Andate in gita con Google Maps. Digitate Largo Cinque Vie, Bergamo, e individuate l'imbocco di via Gianbattista Moroni. Fate vostra la Street View. Percorrete la storica via del centro e gustate la giornata dalla foto, bella in eterno. Spostate il cursore a sinistra e a destra e trovate locali che permettono l'acquisto di molte cose: vestiti, animali e gabbie, telefonate intercontinentali. E cibo. Un sacco di cibo: ci sono circa 10 ristoranti in Via Moroni; di questi, 5 non sono italiani. Di questi 5, 3 sono boliviani. Fermatevi. Siete davanti al ristorante El Conquistador. Non potete entrare. In fondo al locale, Ronal Gutierrez siede intorno ad un tavolo di plastica il cui perimetro è completamente coperto da bottiglie vuote di birra Moretti. Insieme a lui bevono la moglie, boliviana pure lei, e due giovani senegalesi. Si divertono. Le risate coprono la televisione che un muscoloso padre di famiglia controlla dal tavolo come fosse il divano di casa. Si passa in libertà da interminabili reggaeton a versioni spagnole di brani di Ramazzotti (El tiempo no atiende a razones), con qualche fugace passaggio sui gruppi messicani Mariachi, resi celebri dalla Heisenberg Song di Breaking Bad. L'ondeggiare assonnato a tempo di musica dei bimbi dietro i grandi piatti vuoti mette una certa fame, ma la cucina è ormai chiusa. Niente salteñas, niente chorrellana, niente falso conejo, niente pique macho (si quietino quelli che vorrebbero le ricette). Anche la Moretti, sicuramente la birra preferita dai boliviani bergamaschi, è esaurita; bisogna ripiegare sulla Paceña tropical extra che, nonostante

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provenga direttamente dalla Cerveceria Boliviana Nacional, rappresenta sempre la seconda scelta. Ronal inizia allora a parlare. Racconta dei suoi quindici anni in Italia fra clandestinità e burocrazia: «Avevo sentito in giro che a Bergamo c'era tanta gente boliviana. Per fortuna mia moglie ha trovato lavoro...donne trova sempre prima lavoro di uomo. Ha fatto documento, ha fatto tutto prima di me. Poi mi ha messo in regola con el ricongiungimento familiar». Si tira su le maniche e racconta dei suoi tatuaggi da paracadutista dell'esercito boliviano, di come sia pentito di averli fatti; della multa da trecento euro che il comune di Bergamo gli ha da poco recapitato per aver scritto alcuni prezzi sulla vetrina del proprio locale. Dice anche quanto gli manchi la famiglia. Ad un certo punto entra un altro boliviano ben vestito che raggiunge i ragazzi senegalesi e con fare misterioso apre una ventiquattr’ore piena di caramelle e lecca-lecca. I clienti non sembrano sorpresi di vederlo, anzi fanno finta di non vederlo, e in pochi secondi è già tornato in via Moroni. La Virgen de Orkupiña invece - marchio cattolico acquisito dall'antico spirito della Madre Terra Pachamama, patrona dei cochabambini e della Bolivia tutta - resta nel locale in forma di statua mariana, poggiata su una teca/ altare nella parete opposta a quella che ospita i trofei delle squadre di calcio boliviane locali. Chi è arrivato fino a questo punto della storia potrà dedurre almeno tre elementi fondamentali: – i boliviani hanno aperto diversi ristoranti; – i boliviani hanno rispetto della Virgen de Orkupiña; – i boliviani hanno rispetto della Birra Moretti. È tempo di capirci qualcosa in più.


LA CASA DI CLARA IN VIA QUARENGHI

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ANDANTE - PARTENZE E PARTITE Di numeri rispetto alla presenza boliviana a Bergamo se ne trovano molti, imprecisi e non esaustivi. L’Istat (dati 2015) dice che nella Bergamasca si contano 6.122 boliviani, 3.845 nel solo centro urbano. Sempre l’Istat dice che in Italia ve ne sono 14.568, dei quali 10.816 solo in Lombardia. Va da sé che siano stati registrati solo i regolari e che altrettanto numeroso sia il sottobosco degli arrivati con il visto turistico e poi fermatisi oltre i tre mesi. L’importante è no far casini, se poi te trovano senza el documento te lasciano andar. Sappiamo che tra i tutti i sudamericani bergamaschi, i boliviani sono circa il 70%; di questi, circa il 90% proviene da Cochabamba. 12.000 presenze in tutta la Bergamasca sono verosimili, un dato che fa della comunità la più grande d’Italia e pare, in proporzione, del mondo. 11 ottobre 1962. Concilio Vaticano II, la Chiesa “si apre al mondo”. La diocesi di Bergamo recepisce il messaggio e si fa pioniera nell’esportazione dell’episcopato laddove il generoso/presuntuoso ventre della grande madre non sia ancora arrivato a far germogliare i suoi frutti in Bolivia, per esempio. Don Nicoli è il primo sacerdote a iniziare la missione nel '62, ma sarà Don Bepo Vavassori del Patronato San Vincenzo il propulsore di una macchina missionaria avviata con l’istituzione di un orfanotrofio a La Paz e di una prima parrocchia in città. Nel '66 l’arrivo di padre Berta, celebrità spirituale che «tutti i cochabambini conoscono» e che nel '71 fa costruire un secondo orfanotrofio, la Ciudad del niño, a Cochabamba. Le parrocchie aumentano, i primi seminari istituiti dai bergamaschi favoriscono lo sviluppo endemico delle vocazioni e di un’intraprendenza missionaria che si allarga a Santa Cruz, El Alto, Oruro. Arrivano anche volontari laici, bergamaschi pure loro. Sposano donne boliviane, nascono figli,


grandi iniziative e i primi interscambi formativi-culturali tra i due paesi. Poi le migrazioni, i ricongiungimenti, l’immaginario che identifica l’Italia nella città di Bergamo, la crisi governativa dei primi Duemila, il boom di arrivi e l’indirizzo di Don Davide Rota (parroco di Mozzo fino al 2010) affisso fuori dagli uffici migrazione di Cochabamba. Storia recente è invece il gemellaggio Bergamo-Cochabamba. 5 settembre 2013. Evo Morales, presidente della Bolivia, visita la comunità boliviana bergamasca: una capata in città condita da una partita a calcio da lui richiesta, qualcosa che simbolicamente restituisca l’immagine di presidente compañero anche ai compaesani orobici. Con l’elezione del 2006 è divenuto il primo ex cocalero (coltivatore di coca) a salire al governo. Su di lui abbiamo sentito dire che «è indigeno, non sa leggere e scrivere, non è andato all’università, non ha fatto un cavolo en su vida e diventa presidente» e altre considerazioni tendenzialmente ostili e classiste. Come fu per Chavez in Venezuela, Morales è interprete del socialismo sudamericano condito da una buona dose di bolivarismo, antiamericanismo, antimperialismo, indigenismo e una serie di altri -ismi che l’hanno reso popolare e populista. Evo Morales che gioca a calcio, si diceva. Col numero 10, all’oratorio di Colognola. Chissà come avrebbe vissuto quella partita se avesse saputo che circa l’80% della comunità boliviana all’estero (non solo bergamasca, non solo italiana) avrebbe votato NO al referendum indetto lo scorso febbraio, in cui chiedeva di poter modificare la costituzione per poter essere eletto oltre il limite del doppio mandato (i NO hanno poi vinto anche in patria). Riconferma o meno, certo è che la crescita economica (che ora si attesta al 5% annuo), il dimezzamento del tasso di analfabetismo (dal 38% al 17%) sono sintomi di un progresso che innegabilmente è maturato dal suo insediamento e che oggi fanno

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PRESTO - CHE PERDO IL TRAM Dicevamo dei boliviani che hanno aperto diversi ristoranti: sarebbe più corretto dire che i boliviani sono ambiziosi buongustai. Lo ha detto Carla mentre il suo ragazzo - centravanti dei Los Cuervos – giocava contro i Diablos Rojos ai campi da calcio di Redona qualche settimana fa. Quel giorno Carla mi spiegò anche che invidia, lavoro e gerarchia erano una cosa sola. Nel 2001 la neo-immigrata giovane Marisol si sarebbe trovata d'accordo: «Pensavamo che tutti rubavano il nostro lavoro. Se domani il lavoro era alle otto noi andavamo lì alle sette, un'ora prima. Perché c'è qualcuno che ci ruba il lavoro». Com'è ovvio, a rubare il lavoro agli immigrati boliviani non erano gli italiani, bensì altri immigrati, fra cui gli stessi boliviani, spinti dalla necessità di realizzarsi anche a danno dei propri simili. Nei primi anni del Duemila, per le donne boliviane quello di badante («baby-sister») era il mestiere più praticato e, grazie al risparmio di vitto e alloggio, anche quello più remunerativo. Ma le strade percorribili erano molteplici: pulizia in cucina di ristoranti italiani, pulizia industriale, o tutto questo contemporaneamente al mestiere di badante, e fu proprio così per Marisol; fino alla capacità di fare impresa, impresa edile soprattutto; fra gli uomini, tanti erano e sono guaineros, proprietari di piccole aziende di impermeabilizzazione dei tetti. Caso certamente non isolato nelle esperienze di diverse comunità emigrate, negli anni del boom una parte considerevole dei boliviani che giungevano in Italia trovava accesso nella società attraverso il passaggio da una rete di sfruttamento e speculazione gestita da chi era arrivato in precedenza. I primi subivano il derecho de piso: «Io ho


fatto fatica ad arrivare qui, adesso tu devi fare la stessa mia fatica». Piso può indicare il pavimento, un appartamento, o tutto il piano di un palazzo; nella realtà si traduceva nel costo dello spazio per un materasso in un appartamento condiviso da un numero di persone variabile: sei, dodici, diciotto, il lettore scelga il multiplo preferito. Il prezzo si aggirava intorno ai 150 euro al mese pro capite. L'offerta dell'alloggio coincideva di solito con l'offerta di un lavoro, di cui il primo stipendio doveva finire al protettore, che nel frattempo era in grado di acquisire altri appartamenti tutti da riempire. Con il tempo e il radicamento dei nuclei familiari questa prassi si modificherà traducendosi in forme più blande di lotta per la conquista della realizzazione economica e sociale. Così è stato anche per la nostra non più giovane Marisol che - grazie ad anni di risparmi, lavori multipli e assenza totale del concetto di tempo libero - poté aprire uno dei primi ristoranti boliviani in città e fare così i prezzi che voleva, oltre a essere di riferimento per le (tante) occasioni di festa della comunità; ma si vide presto comparire intorno altri ristoranti boliviani da tutte le parti, e fu quindi costretta ad abbassare i prezzi, ma non troppo, in modo da puntare così a clienti più facoltosi, gli italiani, che non apprezzano il mais e il chuño ma almeno non si ubriacano troppo. (Il chuño sono patate essiccate). Così è stato anche per Carla, che ha inaugurato la prima associazione di basket boliviano a Bergamo. In Bolivia non poteva giocare a basket - una delle tante cose sconvenienti per una giovane donna - e così partì per l'Italia: «Non volevo pulire, stirare, cucinare. Qua mi sono ritrovata a fare qualcosa di meglio: pulire, stirare, cucinare. Ma per altra gente! E almeno mi pagano». Oggi le associazioni di basket si sono moltiplicate per quattro. Le squadre di calcio sono una trentina. E poi ci sono i gruppi di ballo. «Piccola città, grande inferno».

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UN RISTORANTE IN MALPENSATA


GRAVE - RAMIRO 58 anni. Lo sguardo disteso sul tavolo come a leggervi il passato, la parlata morbida e consapevole di chi ha finalmente trovato l’equilibrio. «Io mi sono sposato troppo presto, a 17 anni. I valori in Bolivia sono diversi e solitamente quando vai a letto con una ragazza poi finisci per sposarla». Perlomeno così è successo a lui, ai suoi figli e a gran parte di quelli che conosce. Sua moglie, la sua media naranja, è piccolina e non troppo bella - dice ridendo - ma in casa porta equilibrio e lo fa vivere tranquillo, e a lui va bene così. Nella vita di lavori ne ha fatti tanti: scaricatore merci, fotografo, impiegato in banca, impiegato in un gattile, lavapiatti. Ora rimbalza tra i fornelli di un kebab con cucina boliviana in via Broseta, ben disposto a parlare di zuppe andine, brasero de cordero, di come della vacca non si butti via niente o di quando faceva buchi sotto terra nelle miniere di Potosì, in Bolivia, a più di quattromila metri d’altezza, con un diavolo assopito a coprirgli le spalle, a cui è necessario pagare tributo: «Nella zona da cui provengo, il primo di agosto c’è una festa grande, pagana, in cui si compie un’offerta alla divinità della miniera, un diavolo che noi chiamiamo el Tio. In segno di rispetto, e per non farlo arrabbiare, si taglia la gola a un lama, si versa il sangue sulla terra, si fa bollire senza sale e lo si mangia con mais e patate. Le ossa poi vengono seppellite in un posto speciale, restituite alla Pachamama». Dice che ama cucinare, ama quello che fa fin da quando, appena immigrato, era lavapiatti nel ristorante italiano in cui aveva lavorato prima il genero, poi la figlia, poi la moglie. Lì Ramiro impara a cucinare italiano, è piuttosto bravo, il capo è contento, lo fa aiuto-cuoco. Lui ci crede, anche quando durante la chiusura di agosto, quando tutti sono in vacanza, si offre volontario per le pulizie giornaliere. Il tempo libero è minimo, in vacanza non ci va, «in mi paese non c’è

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la cultura della vacanza». E a lui va bene così. Una parabola che racconta di una smisurata etica del lavoro, condivisa da molti boliviani, e che certo non sfigura di fronte a quella del bergamasco duro e puro, quello che ti considera un perdigiorno se non sei operativo alle 7 di mattina. Eppure, in Italia, Ramiro non ci è arrivato per necessità. Vieni a conocer tu nipote! gli aveva detto la moglie, partita per far sposare la figlia una volta saputo del bambino. «Mi ha spinto la voglia di conoscerlo. Non pensavo di fermarmi molto, avevo il visto turistico per tre mesi. Alla fine sono dodici anni che sono qui e se Dio vuole non torno più». Dice che a parte i suoi altri tre figli rimasti in Bolivia, del suo paese non gli manca niente. Qui è riuscito a smettere di bere, sua nipote studia violino al conservatorio, suo nipote fa la scuola calcio ed è bravo in matematica. Con fratelli e sorelle in Bolivia ha tagliato i rapporti, non si parlano più perché «è successo un disastro». Gli amici che aveva lo cercavano solo per i soldi (comunque non molti) e il giorno in cui non aveva nulla in tasca, non aveva amici. «Te dico, nel mio paese se si fa un matrimonio c’è una persona che fa da padrino, trova la chiesa e organizza un po’ tutto. Io ho lavorato in banca dieci anni, per dieci anni ho fatto sposare tantissima gente. Quel giorno che sono rimasto senza lavoro, nessuno è venuto a chiedermi padrino, ti manca qualcosa? Vuoi qualcosa? Vuoi un aiuto? Nessuno, neanche un amico, neanche uno. Nemmeno il cane mi ha pisciato addosso. Nel mio paese è così, sono tutti così. Per cosa torno? Per cosa? Qui in Italia mi sento bene, vivo una vita tranquilla, anche se c’è da correre di qua e di là: ti dico solo che in dieci anni che sono qui sono stato solo una volta in Città Alta… Pensa, non conosco neanche Città Alta! Ma se lavoro tanto prendo i miei soldi. Qualcuno mi aveva detto Ramiro, l’America è il cielo. Io ho risposto che l’Italia è il cielo».


UN LOCALE IN VIA PALMA IL VECCHIO

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ALLEGRETTO - CONTINUARE A BERE Grazie al motore di ricerca del FITP (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) è possibile esaminare regione per regione le associazioni folkloriche di tutta Italia – o perlomeno quelle riconosciute ufficialmente. Di queste, l'unica non italiana è il gruppo “Cultural Folklorico Bolivia”, rintracciabile accanto ai “Gioppini di Bergamo”, i “Vilan Folk” e tanti altri. Fra la dozzina di gruppi folklorici boliviani presenti in città, quello di Clara Torrez e del figlio Fabrizio è l'unico ad aver conquistato la fiducia del Ducato di Piazza Pontida, l'ente organizzatore della ben nota Sfilata di Mezza Quaresima - «ma solo dopo che ho mostrato questa, prima non ci volevano». Clara agita la tessera del FITP e con soddisfazione prosegue: «Diciamo che in Italia è molto importante il calcio. Lo stesso è per noi per la danza, ci sono grandi società di promozione della tradizione, vere e proprie imprese. Qua ce n’era bisogno, la sfilata era una cosa brutta, un po' spenta. Quando andavano gruppi boliviani invece era allegro, anche il colore. Ho detto: non vengo per vincere il premio. Vengo per far conoscere la mia cultura. Così facciamo l'integrazione. Guarda, qua eravamo in Cina». Sullo schermo appaiono le immagini della diretta nazionale nella Repubblica Popolare. Ballano – anzi, danzano, perché ogni danza è un rituale – la Morenada, che viene da moreno e vuol dire scuro, a ricordo di quegli africani deportati nel continente sudamericano a partire dal XVI secolo. Essi ballavano prendendo per il culo i conquistadores spagnoli: il bianco camminava come un ubriaco alla vista dell'ennesima materia prima a disposizione, la bella indigena; le comunità autoctone apprezzavano la satira e si univano alle danze. È una storia simile a quella


del Cakewalk, il ballo grottesco degli schiavi nordamericani che parodiava la boriosa camminata dei padroni. Ma c'è anche la Tobas, danza dei cacciatori amazzonici, simbolo del loro ringraziamento alla Pachamama per l'abbondanza di cacciagione; o la più rappresentativa e spettacolare di tutte, la Diablada, furore pre-cristiano in maschera dedicato al malvagio Tio (lo stesso spirito che, nelle zone d'origine di Ramiro, esigeva l'offerta di sangue di Lama); e un sacco di altre danze ancora, e di vicende umane ad esse intrecciate. L'approfondimento di tutto ciò garantisce una certa mole di piacere e soddisfazione, promesso. Del resto è difficile descrivere la magnificenza delle forme, dei colori di maschere e costumi; rappresentano le diverse comunità indigene della Bolivia, ciascuna con i propri elementi simbolici, alcuni dei quali non replicabili nella sensibile contemporaneità padana: «I costumi che usavano era con vera pelliccia di volpe, di leopardo... roba che qua gli animalisti ci vengono a prendere domani. Quindi meglio prendere le piume dai cinesi». Nel paese d'origine, invece, i costumi originali possono colorare le strade senza timore; magari ad Oruro, dove ogni anno avviene un gigantesco carnevale ispirato dagli antichi culti pre-incaici ma patrocinato miracolosamente dalla cattolica Virgen del Socavón, avvicinabile alla preferita dei cochabambini Virgen de Orkupiña. Quest'ultima viene celebrata anche in Italia il giorno di Ferragosto. Durante ogni occasione di festa ancora in molti rispettano un vecchio tabù. Danzare sopra il morto è vietato. Un tuo amico, un tuo parente; i defunti hanno bisogno di un anno perché si consumi il loro lutto. Ma puoi comunque continuare a bere.

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CODA - LECCA -LECCA Ci siamo. Il vostro tempo libero dovrebbe essere agli sgoccioli. Tutto ciò che si può fare è un ultimo sforzo di fantasia. Trasformatevi in lecca-lecca e proiettatevi dentro la ventiquattr'ore del boliviano di prima. Sperimentate lo sballottolìo da una parte all'altra della valigetta fino allo stop. Doppio clic e vedete la luce che non è proprio luce, ma più un economico campionario in movimento di colori da pista da ballo. Siete al risto-disco-karaoke-bar I Gemelli di via Palma il Vecchio, non avete percorso poi così tanta strada. Un tempo Ramiro ha lavorato anche qui e, a quanto dice lui, una volta sono state consumate duecentocinquanta casse di Birra Moretti in una notte. È vero, ai boliviani piace bere. Un amico di ritorno da un viaggio di sei anni in Bolivia parla di matrimoni dalle proporzioni epiche, cinque giorni di festa con «tir, giuro, tir pieni di casse di birra». E Carla racconta dell’ex marito che al venerdì sera si spaccava, e il giorno dopo lei doveva svegliarlo a testate (poi al lavoro ci andava, vomitando, ma ci andava). Ma al Gemelli non solo si beve, si vive: si cantano canzoni romantiche per farsi pizzicare dalla mujer sorridente e si balla tutti insieme, anziani e giovani, boliviani, umani. Lia, mai vista prima, ti prende per mano. Ti porta al centro della pista, perché è il momento di ballare la tua prima bachata. Ti sta vicinissimo, e gli occhi quasi a mandorla ti fissano mentre la bocca dice: «Duro». Vuol dire di stringerle forte la mano. Stringi più forte e balli; non va poi così male, anche se gli altri boliviani se la ridono. Tornate al tavolo, parlate. Lei e suo marito devono decidere se tornare in Bolivia o rimanere qui prima che il loro bambino inizi le scuole. Perché «qui non siamo boliviani di Bolivia. Qui siamo boliviani di Bergamo».


UN ORATORIO IN VIA PALEOCAPA

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TRIVIA BOLIVIA

Sabato 13 dicembre 2008: il sindaco di Bergamo, Roberto Bruni, e il sindaco di Cochabamba, Gonzalo Terceros Rojas, firmano il protocollo d’intesa per il gemellaggio tra le due città. La proposta di gemellaggio era stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale di Bergamo, con l’astensione della Lega Nord. L’impero Tiwanaku è la civiltà più antica del sud America. Sorta circa 15.000 anni fa nei territori dell’attuale Bolivia, è precedente anche all’impero Inca. Ogni 21 giugno, durante il solstizio d’inverno (siamo nell'altro emisfero), i discendenti dei tiwanakotas (e immaginiamo molti altri) si ritrovano presso le rovine dell’omonima città per celebrare il Wilka Kuti, in lingua aymara “il ritorno del Sole”, aspettando la sua comparsa attraverso la Puerta del Sol.

La foglia di coca è considerata sacra in Bolivia e la sua masticazione, un rito chiamato Acullico, è una tradizione millenaria. Le foglie destinate a questo rito vengono coltivate soprattutto nell’area degli Yungas, nei pressi di La Paz. Un’altra grande coltivazione di coca si trova nell’area del Chapare, nel dipartimento di Cochabamba, dove il 90% della produzione alimenta mercati non verificati. L’autore dell’inno nazionale, Bolivianos, el vado propizio è il musicista italiano Leopoldo Benedetto Vincenti. Nel 1925 viene realizzato il primo lungometraggio della storia cinematografica boliviana, Corazon aymara, di Pedro Sambarino. Nel 1969 Jorge Sanjinés gira il primo film in lingua quechua, Yawar Mallku, “Sangue di condor”, pellicola anti-statunitense che lo costringerà all’esilio. Il lago salato Poopò, il secondo più grande della Bolivia, è stato recentemente dichiarato “evaporato” a causa di una prolungata siccità e di un eccessivo impatto antropico. Il caso è stato definito “una foto del futuro dei cambiamenti climatici”.

Tre zone, da est ad ovest: amazzonica, centrale, andina. Tre città: Santa Cruz, Cochabamba, La Paz. Polentoni (Colla, letteralmente “zoppo”) a ovest; terroni (Camba, letteral. “uomo negro”) a est. 25 gennaio 2009. Con l’approvazione della nuova costituzione la Bolivia cambia la sua denominazione in Estado Plurinacional de Bolivia per valorizzare le diverse appartenenze etniche del paese, da sempre rappresentate dai sette colori della bandiera Wiphala.

Abitudini alimentari. Marisol: «Al mattino fate la pausa caffè, noi facciamo la pausa per mangiare. Non beviamo il caffè. Noi facciamo una salteña, magari un ripieno di patata, un brodo. Salato. A metà mattina un panino. Poi pranzo. Pomeriggio la merenda: in Bolivia verso le 16 facciamo il kallu, insalata con il formaggio e pane, cipolla, tanta cipolla, pomodoro, tutto crudo. E poi la cena. Di solito è a cena che si mangia di più. Al mio paese non c'è un orario. Io vado sulla strada, vedo un pollo fritto alle dieci della mattina, lo mangio. Per quello che siamo ciccioni».


La capitale della Bolivia è Sucre, il governo ha invece sede a La Paz, a circa 3.600 metri di altezza. Nel 2014 undici andine ultraquarantenni hanno costituito un autonomo gruppo di scalata. Dopo aver raggiunto cinque vette sopra i 6000 metri (compreso l'Illimani, la montagna più alta di Bolivia), si sono prefissate la conquista di almeno altre tre vette e di piantare la bandiera nazionale sull’ Aconcagua, la più alta montagna dell'emisfero occidentale (6,691 metri). Il caminos de las Yungas, rinominato anche El camino de la muerte, è una strada che collega La Paz al comune di Coroico. È considerata la più pericolosa al mondo: larga poco più di tre metri, si distende per circa 65 km a strapiombo su dirupi che raggiungono anche i 600 metri. Le croci lungo la strada ricordano le vittime inghiottite dal baratro: in media sono 26 i veicoli che annualmente precipitano nel vuoto.

Durante il lutto, per dissolvere simbolicamente l’ombra della morte, è fra le usanze pulire la casa e le lenzuola del defunto e gettare il suo vestito dal tetto. Nelle comunità più tradizionaliste è ancora in uso frustare i chiudi-fila del corteo funebre. «Mi trovi sempre qui. Giusepito. Se sono a Roma, no problema. Tu mi chiami e io arrivo. Ma solo il venerdì sera,

eh. Giusepito.com!». Sulla reperibilità di Giusepito. Il carcere di San Pedro, nei pressi di La Paz, è un penitenziario autogestito dai detenuti e controllato da guardie carcerarie solo dall’esterno. Gran parte degli internati sconta una pena per traffico di droga in una struttura-villaggio dotata di varie tipologie di alloggio (solo a pagamento), esercizi commerciali di ogni genere, un asilo e una scuola materna: figli e mogli dei detenuti, potendo entrare e uscire dalla struttura, finiscono per restare all’interno e vivere in un ambiente di diffuso degrado. 6 agosto 1825. Il generale Antonio José de Sucre dichiara ufficialmente l’indipendenza dalla monarchia spagnola dei territori al tempo conosciuti come “Alto Perù”. Nasce ufficialmente la Republica de Bolivar, successivamente denominata Bolivia in onore del libertador, il generale Simon Bolivar. Settembre 2008: l’ambasciatore statunitense a La Paz, Philippe Goldberg, viene dichiarato “persona non gradita” e invitato a lasciare il paese. Ad oggi non è presente un’ambasciata statunitense in Bolivia: «Decidiamo noi la nostra politica economica, non il FMI né la Banca mondiale. Politicamente e democraticamente ci siamo liberati dell’ambasciata degli Stati Uniti. E stiamo meglio di prima». (Evo Morales, intervista a La Repubblica, 12 giugno 2015)


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NDO IN F O E BA O E L P COM T I. B G .I T N A V IO .G WWW


Da Bergamo a Bergamo a cura di Davide Gritti

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Ammazzarsi è sacrosanto

fotografie a cura di: Linda Alborghetti e Marco Bellini

A Bergamo non è vietato suicidarsi, anche se fatichiamo molto a gestire la cosa. Ammazzarsi però, non è cosa nuova, è sacrosanto.


I Tradizione e Gravità

Questo diciamo, questo affermiamo, questo sosteniamo in modo assoluto: nessuno può spontaneamente infliggersi la morte […] Sant’Agostino, Dialoghi La macchina, una Panda prima serie di colore indistinguibile, è parcheggiata con la solita approssimazione, con due gomme sopra la riga bianca, che denota la solita fretta della tragedia. Il disco orario segna inutilmente l’ora esatta. Il parcheggio è a pochi passi dal ponte. C’è sempre un ponte, un fiume o un canale nella tua geografia emotiva, dove sai che si deve andare se vuoi farlo, codificato dalla tradizione e favorito dalla gravità (o altri analoghi che a correnti alterne si contendono la moda: overdose o armi da fuoco o corde, per tradizione o gravità). C’è sempre qualcuno che casualmente potrebbe vederti, fermarti e dissuaderti: spinto da un altruismo generalizzato dovrà fare di tutto per fermarti, gli è concesso anche di agire contro la tua volontà, con violenza, mosso dal dispositivo definitivo di controllo, la generosità. C’è sempre la possibilità che qualcuno visualizzi il tuo messaggio su whatsapp e con un’altra macchina anonima si immetta nel traffico dell’ora del ritorno dagli uffici, per fermare tutto, spinto dal personale interesse sentimentale, filiale, genitoriale. Potrebbe fare giusto in tempo, non è abituato a correre e non crede in fondo a quello che hai scritto, entrambe cose che ha imparato a non prendere sul serio. Nel caso c’è qualcun altro che ti recupera, con professionalità, immettendoti nel canale della morte istituzionalizzata, con un necrologio abbastanza vago, una cerimonia in cui si ricorderanno le tue doti e i tuoi meriti e i tuoi affetti. Ma non è tutto così facile, ti sei comunque suicidato, mica ammazzato. Se è successo in pubblico, se hai causato un ritardo ferroviario superiore ai 10 minuti (la voce metallica della vicina stazione parlerà di “investimento di persona tra le stazioni di x e di y”), qualcuno in un sito di news dovrà parlare di te usando le parole “tragico gesto” e “incidente”, usando aggettivi pietistici per descrivere la rimozione del tuo cadavere. Nel momento più critico, quando il tuo gesto richiama l’attenzione e pretende, per il fatto stesso di essere stato, una ragione, entra in gioco la normalizzazione. Nella cerchia esterna, lontana da te, entrerai in un conteggio, con altri 4000 dell’anno corrente, ed in una correlazione con la crisi economica (+12%), verrai portato ad esempio, in un campione aggregato e anonimo, della sempre maggiore individualità del fenomeno, dell’interclassismo, del problema delle giovani generazioni o di quelle ormai mature. Un esempio del fatto che quello che sembrava essere, nel 1700, un vezzo delle classi nobili, degli annoiati, è ora una valvola di


sfogo che non ha controindicazioni, peccati e dannazioni da evocare. Qualcun altro, nella cerchia più interna, dovrà introdurre nel circuito dei fruitori della notizia una spiegazione, al tempo stesso accettabile e deprecabile, che può essere una causa plausibile per il tuo “gesto”, che ti scusa agli occhi degli altri, ma una motivazione non valida per quegli stessi altri, come le spiegazioni sentimentalistiche con il loro fortissimo relativismo di fondo, che ti sei suicidato “per una delusione d’amore, fossero questi i problemi”. Nella cerchia mediana, più forte in contesti locali coesi, il tuo gesto potrebbe anche generare confusione e crisi d’identità.

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Un giornale locale eviterà di parlare di te, trincerato dietro un’etica che contesta la notiziabilità dei suicidi, interessato alla pace sociale. Se dovessi cercarti su Google scopriresti la difficoltà di trovare notizia della tua morte, e sotto la tag “suicidio” troveresti più citazioni metaforiche dell’allenatore dell’Atalanta Edy Reja. Tacendo di te, relegato a un necrologio pagato da qualcun altro per ricordarti, si potrà affermare il dominio su quel capitale che brutalmente, per motivi diversi e incontestabili, hai cercato di fare tuo. Il sacro, ciò che distingue, ciò che è interdetto. La sacralità della morte non è nel rispetto che le si concede. I suicidi perseguitati nel 1500, giudicati a morte e impiccati, pubblicamente massacrati, erano letteralmente “dissacrati” per il gesto che avevano compiuto, per la diserzione dal mondo dei vivi macchiata dal peccato. Venivano condotti fuori di casa non dalla porta, ma da un buco nella parete, e poi gettati in un fiume. I parenti venivano privati dei beni ereditati dal suicida, la loro casa prima razziata e poi bruciata. Nella sontuosa ferocia destinata ai suicidi c’era al massimo grado la celebrazione della sacralità del gesto, la sua forza dirompente dell’ordine naturale e sociale. Accettare o non accettare il suicidio, discutere dell’argomento in un contesto specifico come quello bergamasco, può sembrare fuori luogo: non c’è una emergenza numerica, non siamo nella riserva indigena di Attawapiskat, in Canada, dove l’anno scorso si è suicidato il 5% della popolazione. Il tema è per sua natura destinato ad essere privato. Il fatto stesso che di suicidio non si riesca a parlare rende manifesta la sua sacralità. Nella libertà, completa e riconosciuta, del suicidio odierno il sacro si è infatti spostato un po’ più in là, nell’uso mediatico. Una comunità che non vede i propri suicidi, che li nasconde o li evita, non fa che cercare di richiamare a sé il potere del sacro, il potere di controllare e definire ciò che è fuori dal recinto da ciò che non lo è.


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II Fuori dal recinto

Tutti quelli che sono venuti prima di me sono ladri e assassini, ma le pecore non li hanno ascoltati. Proprio così, io sono la porta. Chi passerà da questa porta, sarà salvato. Potrà entrare e uscire e trovare verdi pascoli. Vangelo di Giovanni, X, 8-9 La macchina, una Panda prima serie di colore indistinguibile, sembra tagliata da un filo invisibile calato dall’alto, con la solita precisione della tragedia. La parte posteriore completamente intatta, quella anteriore completamente distrutta, quasi implosa dall’urto. La pioggia, la curva, il muro di cemento, il tasso alcolico (era basso o alto? Da quanti anni è un parametro di lucidità?), la serata dedicata allo svago dopo la settimana lavorativa. Sei “vittima” di un incidente “del sabato sera”, un “morto della strada”. Ti sei ammazzato, non suicidato. Sei entrato, sei uscito e troverai verde pascolo. Eppure, quanto c’era di intenzionale nel tuo comportamento, nel complesso aggregato di fattori che hanno reso possibile l’accaduto? Qual è il tuo ruolo rispetto ad uno stile di vita che vede nell’alcol uno sfogo della tensione? Fino a che punto l’intenzionalità vale davvero come causa necessaria e sufficiente dell’evento chiamato suicidio? Perché questa intenzionalità giustifica una gestione completamente diversa della vittima? Forse, nel momento in cui il suicidio diventa libero e disponibile, gli incidenti, le tragedie, assumono un valore quasi mistico nel rinsaldare i legami della comunità. Il pianto per la tragedia ci rende una comunità di destino, ed i giornali, per una volta non interessati alla stravaganza e alla novità, sembrano sempre di più dei muri del pianto di questo genere di vicende.

Nulla come un weekend di sangue rinforza la nostra identità, il riconoscerci nel dolore. Nella rincorsa mentalistica all’intenzione abbiamo perso qualcosa per strada: il fatto che ci sono molti più modi per andarsene delle categorie umane che incasellano e gestiscono il passaggio dalla vita alla morte. Ci sono molti modi fuori dal recinto, che godono di un alone di tolleranza, della sacralità e dei tributi, di una narrazione che fa del dolore dei familiari il dolore di una comunità. Modi forse più funzionali ad un sistema culturale, forse più accettabili, modi più comodi da affrontare.


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Acqua e Farina Forno e Cucina Prodotti Biologici via Moroni 31 Bergamo


33 Per immagini a cura di Melissa Ghidini fotografie di Nicola Carrara

Mammolo (Bashful)

Elementi di nanologia comparata “Signori, per favore, vogliatemi spiegare per diventare grandi cosa bisogna fare.� Gianni Rodari, I Nani di Mantova


Eolo (Sneezy)

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Sette sono i colori dell’arcobaleno, le unità fondamentali del S.I, i vizi capitali, i chakra, le meraviglie del mondo, le arti liberali, i semi di gioco del Mah Jong. Il sette è bello a Scopa, sette sono le compagnie petrolifere (quelle più grosse), i giorni della settimana, le vite dei gatti, le sfere di Dragon Ball e i Cavalieri dello Zodiaco (sette sono anche un sacco di altre cose con le quali soddisfare le tue voglie cospirazioniste; vedi

Wikipedia alla voce 7) e sette, di solito, sono anche i nani. Ancor prima dei puffi e prima di essere immortalati con quei nasi simil-scroto e venduti al Disney Store in versione peluche, puzzle o tazza Nesquik, i nani e Biancaneve erano personaggi di una fiaba popolare. I primi mattacchioni a volerla scrivere sono stati i fratelli Grimm. La storia narra di una poveraccia bella e rincoglionita, la quale prova


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Pisolo (Sleepy)

infinito piacere a spazzare pavimenti e cercar marito. Poi, più o meno, succede che un’altra donna è gelosa, c’è una foresta, Bianca va a fare la ragazza alla pari dai nani, magna la mela offertale da una venditrice ambulante della Folletto (pure Eva c’era cascata) e aspetta tutto il sonno del mondo, prima che il famoso principe azzurro arrivi trotterellando e sfoggiando una chioma shampata. Vissero tutti felici e contenti. Ebbene no.

In una delle prime versioni scritte, pare che Biancaneve crepi per davvero e rimanga in una teca sorvegliata dai cari nani per molto tempo, fin quando giungerà un principe che si innamorerà del suo cadavere. Versioni necrofile a parte, torniamo ai nostri nani, i quali, tutt’altro che felici, non ebbero altra gioia che il lavoro sottopagato e le crostate di Biancaneve. Protagonisti in seguito di innumerevoli barzellette zozze e sfruttati


Dotto (Doc)

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dall’industria porno, li vediamo ora imbambolati in qualche giardino, reduci di una Pompei edile che li ha ricreati in posizioni diverse, muniti di pala o fiaschetto, dall’espressione sorpresa o dubbiosa, intenti ad attirare bambini e passanti, a guardare e ad essere guardati. “Questi motivi infantili potrebbero essere letti come una rievocazione inconscia dell’archetipo del fanciullo, dell’imma-

gine di certe cose della nostra infanzia che abbiamo dimenticato” Dovete sapere, cari i miei lettori, che questa non è una fiaba qualunque. Pare infatti ispirata a fatti realmente accaduti. Signore e signori, bambini e bambine, incazzatevi quando nei titoli di coda del film (o dei film), nelle prefazioni di libri o nei fumetti con nani che ha stampato Paperino negli anni ’30, non troverete


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Gongolo (Happy)

scritto "tratto da una storia vera". In una delle tante ipotesi si narra, infatti, che in una cittadina tedesca di nome Lohr, non lontano da Francoforte, fosse vissuta tale Maria Sophia Margaretha, nobile che sarebbe stata - ahilei! - costretta dalla matrigna a vivere nei boschi limitrofi e che sarebbe poi crepata di vaiolo. Sembra che nei dintorni vi fossero parecchie miniere e che vi lavorassero bambini e uomini di bassa statura, (ecco

magari non con vestiti così sgargianti e barbe bianche, però pur sempre gran lavoratori). Ma perché i nani-statuette nel giardino? Perché non i tre orsi di Riccioli d’oro o la cicala e la formica? Tale preziosa1111 su virgilio.it ci tranquillizza con un diplomatico "Secondo me perché piacciono…", vupienne ritiene invece che tutto il merito vada al cartone animato anni ‘80 David Gnomo. Uompi su Yahoo fa


Brontolo (Grumpy)

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il simpaticone con una battuta che non ho il coraggio di trascrivere. Alcuni studiosi attribuiscono la discendenza dei nani alle statuette dei Lari, divinità romane protettrici della famiglia, (tradizione che pare abbia ispirato il culto dei presepi). Tra questi, il protettore del giardino e degli orti era il dio Priapo (divinità greco-romana collegata alla fertilità) a volte rappresentato come un grottesco gnomo deforme con una gigantesca

erezione; pare che fosse propiziatorio accarezzarne il fallo. Un po' di credito dovremmo darlo anche ai gobbi, figure deformi rinascimentali che adornavano i giardini, le ville e i castelli (alcune statue di gobbi settecenteschi possono essere tutt’ora ammirate nel giardino pensile del castello di Urgnano). “I nani venuti dal mondo sotteraneo al quale rimangono legati, rappresentano le forze oscure che sono in noi e hanno


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Cucciolo (Dopey)

facilmente sembianze mostruose […] essi personificano le manifestazioni incontrollate dell’inconscio.” Prima ancora del paesaggismo moderno, delle camere delle meraviglie rinascimentali e di statuette romane, gli egizi adoravano la divinità Bes. Raffigurato come un vecchio nano dalle gambe storte, Bes proteggeva la casa, il matrimonio e il sonno, ed era anch’esso

simbolo di fertilità e abbondanza. Ben lontani dall’essere ridotte a soprammobile kitsch (la prossima volta che sentite qualcuno sminuirli, ricordategli che anche Goethe aveva statue di nanetti nel suo giardino), le statuette vennero avvistate per la prima volta in Turingia verso il 1880 ed esportate in Inghilterra da Sir Charles Isham, che ne desiderava alcune per abbellire il suo giardino di pietra. Li chiamava minatori fantasma.


Interviste impossibili a cura di Alessandro Monaci Illustrazione di Davide Baroni

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Domenico Mondelli

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Il primo pilota di colore nero

Una vita nell’esercito, pluridecorato, ardito e pilota aeronautico: mi aspettavo d’incontrare un massiccio guerriero, invece Domenico è un uomo asciutto, tanto nel fisico quanto nelle parole. Dalla sua biografia emerge quasi un secolo di storia d’Italia, ma se interrogato risponde laconico evidenziando solo la sua carriera militare. Un figlio adottivo reale e metaforico, che pure nel momento peggiore ha mantenuto un’inspiegabile fiducia nelle istituzioni. Infine dimenticato dagli stessi enti che ha servito, i quali, pur di non fare i conti coi punti bui del loro passato, hanno rinunciato a rivendicare quello che fu probabilmente il primo pilota di colore della storia.


Per iniziare, immagino che Domenico Mondelli non sia il suo nome di nascita, giusto? No, sono nato come Wolde Selassie nei dintorni di Asmara nel 1886. Attilio Mondelli, un ufficiale italiano, mi trovò durante la carestia che aveva ucciso i miei genitori nel 1891 e decise di portarmi con sé.

Dopo gli studi cosa fece? Sono stato destinato ai bersaglieri come ufficiale e nel 1912 inviato in Libia. Nonostante quanto espresso dal generale Baratieri qualche anno prima, io non ebbi nessun ostacolo nell’essere assegnato al comando di soldati bianchi.

E la sua infanzia una volta giunto in Italia come è trascorsa?

Ritornato in Italia ha deciso di diventare un pilota militare; il primo di colore al mondo, giusto?

Come quella di un normale bambino della mia condizione sociale. Ho frequentato il Collegio Militare di Roma e poi la Scuola Militare di Modena.

E tra i primi in generale: al tempo in Italia c’erano 240 piloti totali, di cui una decina di militari. Il mio brevetto fu il 247°.

Non è strano che uno straniero come lei abbia intrapreso la carriera militare?

E poi arrivò la Prima Guerra Mondiale.

Anche mio padre Attilio non era italiano alla nascita: è nato a Parma quando essa era ancora un ducato indipendente non unito al Regno d’Italia.

Interruppe i piaceri della vita mondana di cui godevamo come aviatori a Malpensa. Fui destinato ai ricognitori, dove venni abbattuto una prima volta, e poi ai bombardieri, dove precipitai a causa di un guasto meccanico. In compenso mi conquistai la mia prima medaglia di bronzo.

Touché! È però insolito pensare a un nero in un collegio o in scuola militare italiana. Insolito, ma non il primo. A Modena fui preceduto da Umberto Omar, un eritreo, purtroppo morto di malattia durante gli studi. Nei bersaglieri invece avevo il mito di Michele Amatore, un sudanese che si era distinto nella Seconda e Terza Guerra d`Indipendenza.

Com’era volare sopra il fronte? Ho ancora oggi negli occhi la visione di quell’inferno di fuoco e di fumo, di quel girone dantesco che ha il nome di Carso.

E come trascorse la sua vita scolastica?

Come mai ad un certo punto è stato trasferito in fanteria?

Serena. Cercai sempre di distinguermi, di dimostrare di essere all’altezza. Nei tre anni di collegio fui sempre nominato capoclasse; in Accademia mi diplomai 67° su 219 allievi.

A causa di mie frequentazioni con figlie di uomini potenti, i quali non gradivano che le loro pargole frequentassero un nero. Sono arrivato al fronte giusto in tempo per partecipare alla 11esima


battaglia dell’Isonzo, dove a capo di un battaglione mi sono guadagnato una medaglia d'argento e la promozione a tenente colonnello. Non fu un’esperienza facile: il reggimento ebbe così tanti caduti che al momento di lasciare il fronte il comandante si suicidò. Lei come ha vissuto il ritorno alla vita durante il tempo di pace? In realtà tornando al fronte: mi sono offerto volontario per andare in Albania, dove con i miei arditi ho coperto il disimpegno delle truppe italiane. E mi sono guadagnato un’altra medaglia di bronzo. Quando ha iniziato ad avere problemi col fascismo? Nel 1926. La sua riforma dell'esercito era pensata per privilegiare i nuovi giovani ufficiali fedeli al regime piuttosto che i veterani della Grande Guerra, quindi non sono stato promosso colonnello e anzi mandato nella riserva sedici anni prima del previsto! Ho fatto ovviamente ricorso, ma ormai il colore della pelle iniziava ad essere un problema, quindi tra cause, corsi e ricorsi sono rimasto in un limbo per 10 anni. E questo nonostante la propaganda che sfruttava il mito della Grande Guerra? Pensi che per il centenario della fondazione del corpo dei bersaglieri i fascisti hanno riscritto la sua storia, cancellando gli ufficiali neri ed esaltando Mussolini. Il “primo bersagliere” era un uomo che non aveva compiuto azioni militari di rilievo, ma anche tutti gli

altri gerarchi ex bersaglieri avevano meno medaglie di me. Non si è sentito a disagio nel vivere in Italia durante il regime fascista? Nel 1937 Mussolini ha ordinato un rimpatrio forzato di tutti i neri in Italia. Io mi sono salvato grazie alla mia cittadinanza italiana, ma non potevo girare per Roma senza divisa senza essere additato come negro da espellere. Come era la politica fascista verso i neri e meticci? Confusa. Eravamo troppo pochi, quindi risolsero la cosa con provvedimenti ad personam, ma a livello generale fu una politica ridicola. Tanto per dire, nel 1940 una legge vietò ai meticci di acquisire la cittadinanza italiana, ma promosse i pochi che l'avevano già ottenuta a “razza ariana”… La vedo un po’ biondo in effetti! Dopo la caduta del regime è riuscito a riottenere il grado? Certamente, dopo dieci anni ho finalmente vinto il mio ricorso e ripreso la carriera fino a giungere al grado massimo di generale di corpo d’armata. Chiudo con una domanda personale: lei ha avuto sempre successo con le donne, come mai non si è sposato? Non avrei sopportato l'idea che anche i miei figli potessero essere vittime delle discriminazioni da me subite.

Tutte le risposte trovano conferma in: —  Mauro Valeri, Il generale nero, Odradek, Roma, 2015



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Aldilà dei luoghi comuni – Leone Belotti per Gruppo Cultras

RIPadvisor

Ω Holy roof garden Cimitero - Sacro Monte di Laorca (LC) SCENOGRAFIA †††††

EMPATIA †††††

Fotografia di Michele Perletti Tutte le immagini su: www.ctrlmagazine.it/tag/ripadvisor/

MEMORIA †††††


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A Lecco, in contrada Laorca Sassina, un RIP rupestre, fatto di caverne-loculi, cappelle in grotta e terrazzamenti aerei. Un Sacro Monte per 3 ragioni, su 4 livelli, con 5 categorie di defunti. Qui i miracoli dell’eremita San Giovanni Crisostomo + le apparizioni mariane + lo stillicidio di un’acqua santa (perfetta per la coltura dei bachi da seta). Due terrazzamenti di tombe e loculi per la popolazione + una spianata con architettura tardo-liberty per i notabili + un giardino-grotta con le cappelle degli industriali siderurgici + i caduti di guerra (con cippi infilati in trincea come baionette) + i caduti della montagna (appesi in verticale, come in cordata, nello scurolo, la fenditura nella roccia dove viveva l’eremita) + gli appestati d’epoca manzoniana, rinchiusi nell’adiacente chiesetta, quasi millenaria. In mezzo a tutto questo, come un cardo, che divide e connette, ecco una via crucis barocca, ri-affrescata nel ’900 con tratto molto corporale, quasi una passione erotica. Nell’insieme, nonostante la sovrapposizione di epoche, segni, retoriche, livelli geologici e sociali, non si ha l’impressione di stonatura, non si avverte il kitsch, perché ogni frammento di questo collage è comunque autentico, e sopporta lo stile del prossimo, come in una città postmoderna. Questo è un luogo che non dovrebbe esistere: negli anni fasci ne fu disposta la chiusura e la traslazione delle salme nel cimitero nuovo, ma tutta la popolazione insorse (un caso di antifascismo parrocchiale) a difesa dei propri morti, e del loro eterno riposo. Noi crediamo di venire al cimitero a pregare per i morti, ma in realtà sono i morti che ci pregano, ci chiamano, e ci affidano dei compiti, solitamente molto impegnativi, come: vivere, amare. Ma anche: accettare, lasciare, andare oltre, ricordare, elevarsi. Noi crediamo di andare a trovare i morti a nostro piacimento, ma sono i morti che decidono, sono i morti che vengono a trovare noi, a loro piacimento, preferibilmente nottetempo, nei sogni prima del risveglio.


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Interessanto del mese a cura di Haarine Glarice – Gruppo Cultras

(San) Simon Bolìvar NASCITA MORTE

24 luglio 1783, Caracas, Venezuela 17 dicembre 1830, Santa Marta, Colombia

Al tempo in cui l’Ecuador si unì ai domini della Gran Colombia nel 1822, col Perù che lo seguì a ruota nel 1824, l’attuale Bolivia costituiva in realtà l’“Alto Perù”. Dal 1825 tuttavia fu nota come “La Repubblica di Bolivar”, dal nome del santo - ufficiale, ma certo solo per acclamazione popolare (e nostra) - suo liberatore. Dal diario di guerra del Libertador Simón Bolìvar (o perlomeno, da come ce lo immaginiamo noi): Anche la Seconda Repubblica del Venezuela è caduta, a pochi anni dal fallimento della Prima. Maledizione, perché gli Llonneros si sono coalizzati contro le nostre armate? Se ci avessero appoggiati invece di sostenere le forze realiste, ora invece che star qui a scrivere queste porcherie romantiche governeremmo un Paese unito. Ma il problema non è legato solo a quegli abitanti delle regioni interne; manca coesione ideologica, e senza quella siamo perduti prima ancora di iniziare. O meglio, di ritentare. El Libertador non si placa: il Giornale di Orinoco e il manifesto che ho scritto [Manifesto di Cartagena, ndr] circolano sempre più assiduamente, e le idee non le fermi: non possiamo permetterci di rimanere divisi, non siamo gli Stati Uniti, il federalismo non è ciò che ci serve. Siamo nel 1816 e ancora camminiamo sulle nostre terre con la sensazione di lasciare impronte su un suolo che non ci appartiene davvero. Dobbiamo rimanere uniti per renderci liberi dal dominio spagnolo una volta per tutte; e questa volta ci riusciremo, me lo sento. Sorgerà una Terza Repubblica, e sarà solo un tassello di un progetto più ampio; me lo figuro già. Il punto è colpire gli spagnoli nei loro punti strategici come le roccaforti – per questo la presa di Nuova Granada è cruciale. So che sarà un’impresa titanica: dovremo attraversare le calde e umide pianure della Colombia, per poi dirigerci verso il passo di Páramo, alto 3.960 metri. Molti moriranno di certo, forse di stenti, forse di gelo. Ma i più forti avranno la meglio, e da lì sarà tutto in discesa: prima l’Ecuador, poi il Perù. Tutti i territori confluiranno sotto l’unico nome di “Gran Colombia”, e il popolo mi vorrà Presidente. COMMENTI DI DIO: DELL'ATEO:

Bolivar chi? Si santi chi può!


Ricorrenza: da definirsi

Iconografia: Miss Goffetown

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Spoiler a cura di Jessica Costanzini Rubrica di metaintrattenimento [Intere stagioni di serie tv liofilizzate in poche aspre battute per il sollazzo dello spettatore pigro]

Vinyl New York, 1973. Un uomo si ferma in un vicolo a comprare della droga. Dopo essersi fatto una pista, viene attirato in un locale da una marea di ragazzi in zeppe e lustrini. Sul palco ci sono i New York Dolls e l'uomo, protagonista di questa storia, è Richie Finestra, classico self made man a capo di un impero discografico, ora a un passo dalla bancarotta.Il perno della sua risalita è un contratto in ballo con i Led Zeppelin, ma una clausola truffaldina fa inalberare Robert Plant che gliele canta di santa ragione. Richie tenta quindi di ingraziarsi Buck Rogers, proprietario di una catena di radio. Buck gli infila la lingua in bocca e Richie lo uccide. Questo incidente manda in crisi il suo matrimonio con Devon, ex musa di Andy Warhol. È con questa compilation di sciagure che si arriva al concerto dei New York Dolls, concerto che culmina con il crollo della palazzina che ospita il locale. Tra le macerie, i lamenti e i cadaveri glitterati dei fan emerge Richie, leggermente contuso ma felice. Se pensate che il protagonista abbia esaurito la sua inarrestabile scalata verso la vetta del fallimento personale, vi sbagliate di grosso. Quello che vi ho raccontato non è che il pilot, e Mr. Finestra ha ancora qualche asso da giocarsi. Il primo è Hannibal, Dio del funky e noto mandrillo. Pur di fargli firmare un contratto, Richie gli concede la segretaria e un po' anche sua moglie. La segretaria resta incinta, Devon lo lascia e Hannibal firma con un'altra etichetta. Il secondo è svendere l'aereo di proprietà, per racimolare i soldi necessari a dare un po' di ossigeno alla compagnia. Il terzo è sputtanarsi quei soldi al casinò. Il quarto è chiedere un prestito ad uno spietato boss della mafia, che gli si insinua nella compagnia con la stessa discrezione di un'invasione di blatte. In tutto ciò la polizia ha intercettato delle conversazioni che lo incastrano in merito all'omicidio: o collabora, tradendo il suo finanziatore boss-della-mafia, o finisce in galera. Solo sul finale di stagione Richie intercetta una ventata di aria fresca, anzi due: il punk e la disco music. Mr. Finestra finalmente torna in affari, spalancando le sue ante al nuovo che avanza. Cos'è:

inyl è il frutto acido e fottutamente sexy dell'incontro tra V Mick Jagger e Martin Scorsese. In 10 puntate ci racconta la favola del sesso, della droga e del Rock 'n' Roll.


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Richie Finestra è un uomo che si è fatto da solo... Avevo un orecchio d'oro, una lingua d'argento e due palle d'acciaio. L'unico problema era il mio naso e tutto quello che mi ci ficcavo dentro.

Ma Richie sa come gestire le difficoltà.

Eliminare gli ostacoli. Ho costruito questa azienda consumando droghe, ho smesso ed è andata rotoli.

E come sta andando l'accordo con i Led Zeppelin?

Scovare nuovi artisti.

Vedi quelle ragazze laggiù, Richie? Dopo il concerto sarò nel mio camerino a fare loro quello che la tua compagnia voleva fare con me.

Per trovare quel sound che spacca.


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Il TheMotivatore a cura di Francesco Muzzopappa

Basta con tutto questo sesso! Al mondo ci sono tanti hobby: il nuoto a farfalla, il nuoto a dorso, il nuoto a rana, il nuoto a delfino e milioni di altri nuoti ancora. Perché accanirsi ancora con tutto questo sesso?

Anzitutto è controproducente. Nel maschio, si sa, il sesso ha un forte potere soporifero: due scarsi minuti di amplesso e si crolla esanimi sul materasso in un sonno irreversibile che può durare, nei casi peggiori, anche giorni. La donna, invece, al solo pensiero può essere sconvolta da incontrollabili e improvvise esplosioni di mal di testa e cefalee a grappolo. Che il sesso faccia male al cervello e renda persino infelici lo certifica inoltre una delle più importanti università americane, la Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Pennsylvania). Alcuni scienziati hanno infatti condotto degli studi su alcune coppie chiedendo loro di fare più sesso possibile. Il risultato è stato un calo della libido senza precedenti. Come contraltare c’è una seconda ricerca americana la quale ha stabilito (dopo un’attenta analisi condotta sui piccoli ratti bianchi) che dopo l’accoppiamento si tende ad affrontare meglio le tensioni emotive, come ad esempio parlare in pubblico. Come abbiano fatto dei piccoli ratti bianchi a parlare in pubblico è un mistero, ma se il troppo sesso porta la gente a parlare per ore, vietiamo ai politici

l’accoppiamento prima di partecipare ai talk show politici. E non è tutto. L’unione dei corpi, lo sappiamo, eccita. E l’eccitazione attiva gli stessi circuiti cerebrali su cui agiscono la cocaina, la nicotina, il cacao e la caffeina. Se fare sesso, dunque, è come una droga, dovrebbe essere vietata dallo Stato, al pari della marijuana e dei film di Tinto Brass. E poi è risaputo: basta un attimo di défaillance e negli uomini il sesso può portare alla depressione. Ci mancavano pure i momenti di down in camera da letto, come non fossimo già assillati da certi pezzi blues cantati con orgoglio a The Voice. Infine, diciamoci la verità, a fare sesso si suda. E a nulla servono le magliettine in tessuto tecnico del Decathlon. Da questa attenta analisi si evince, dunque, che fare l’amore non solo è antieconomico – bisogna oltretutto comprare la lingerie adatta, creme massaggianti stimolanti per lui ritardanti per lei e olio Johnson – ma anche controproducente. Meglio nuotare. Almeno sviluppa i dorsali.


Rubrica di Previsioni Applicate a cura del Tenente Triti

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Meteorologeria, maggio 2016 Aeronautica Minimale

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Nello scorso meteo ho fatto un vago riferimento alla possibilità di una estate 2016 talmente afosa da superare qualsiasi vostro ricordo. Va sottolineato che, come svelato da una recente ricerca dell’università di Timor-Est, la memoria bio-termica degli esseri umani, diversamente da quella di altri animali come gli elefanti, non dura in media più di qualche mese. Per dirla in breve: voi non ricordate il caldo dell’estate 2008. Sì, l’estate che sta per venire sarà la più calda del “sempre” umano.

Il meteorologo del mese: Mike Iscovitz di KRIV di Houston, città in balia di enormi allagamenti che hanno causato danni e 8 morti. Mike si è offerto di dare voce ai lavoratori ingiustamente licenziati per le assenze durante i giorni di allagamento. Eroe.

L’alta pressione a sud, la bassa a nord e una terra di nessuno in mezzo che è il Nord Italia e al centro Bergamo, nell’occhio del ciclone. Maggio sarà instabile, con una prima decade piovosa e le restanti settimane con caldo primaverile e splendide grandinate. In previsione di questa precipitazione cumulonembica vi consigliamo l’acquisto di un cannone antigrandine (20k €). Il cannone produce onde acustiche a ventimila metri, infrangendo i chicchi, ma può anche ravvivare barbecue e rave illegali.

Illustrazione: 6K

Legoambiente, come da comunicato diramato e ignorato, mette in guardia dal grave pericolo che Bergamo corre in seguito al fallimento del referendum, che la vostra pigrizia intellettuale vi ha fatto boicottare in favore di un divano Poltrone&Sofa. È infatti in via di avviamento il gigantesco progetto Gazprom di trivellazione dell’enorme bacino di gas naturale che riposa sotto il capoluogo orobico, che sventrerà Città Alta. Si cercano ingegneri energetici, tutti gli altri sono pregati di emigrare.

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Il motto del mese è: “Se piove per San Giacomo e Filippo (1 maggio), il povero non ha bisogno del ricco”. Una ricerca OXFAM, pubblicata in Dicembre, stima in 175 il rapporto di produzione di inquinamento tra ricchi e poveri, per questo quando otterrete fama, successo e denaro ricordate di dedicare parte abbondante del vostro tempo a consumare e gettare beni ad un ritmo forsennato, contribuendo attivamente all’affermazione di uno stile di vita che non garantirà la sopravvivenza dei

Strumento meteorologico del mese: Hailpad, pannello in schiuma di poliestere espanso estruso, con ricoperto da un sottile strato di vernice scura di acetato di polivinile. Misura le grandinate.


(Non) c’è Trucca Da lunedì a domenica dalle 09.00 alle 24.00 Dal 1º Maggio al 30 settembre Ristorazione, Animazione e Sport Parco della Trucca

Non c’è inganno


Rubrica di Previsioni Applicate a cura del Tenente Tritiğ

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Meteorologeria, maggio 2016 Aeronautica Minimale

Legoambiente, come da comunicato diramato e ignorato, mette in guardia dal grave pericolo che Bergamo corre in seguito al fallimento del referendum, che la vostra pigrizia intellettuale vi ha fatto boicottare in favore di un divano Poltrone&Sofa. È infatti in via di avviamento il gigantesco progetto Gazprom di trivellazione dell’enorme bacino di gas naturale che riposa sotto il capoluogo orobico, che sventrerà Città Alta. Si cercano ingegneri energetici, tutti gli altri sono pregati di emigrare.

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Nello scorso meteo ho fatto un vago riferimento alla possibilità di una estate 2016 talmente afosa da superare qualsiasi vostro ricordo. Va sottolineato che, come svelato da una recente ricerca dell’università di Timor-Est, la memoria bio-termica degli esseri umani, diversamente da quella di altri animali come gli elefanti, non dura in media più di qualche mese. Per dirla in breve: voi non ricordate il caldo dell’estate 2008. Sì, l’estate che sta per venire sarà la più calda del “sempre” umano.

Il meteorologo del mese: Mike Iscovitz di KRIV di Houston, città in balia di enormi allagamenti che hanno causato danni e 8 morti. Mike si è offerto di dare voce ai lavoratori ingiustamente licenziati per le assenze durante i giorni di allagamento. Eroe.

L’alta pressione a sud, la bassa a nord e una terra di nessuno in mezzo che è il Nord Italia e al centro Bergamo, nell’occhio del ciclone. Maggio sarà instabile, con una prima decade piovosa e le restanti settimane con caldo primaverile e splendide grandinate. In previsione di questa precipitazione cumulonembica vi consigliamo l’acquisto di un cannone antigrandine (20k €). Il cannone produce onde acustiche a ventimila metri, infrangendo i chicchi, ma può anche ravvivare barbecue e rave illegali.

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Il motto del mese è: “Se piove per San Giacomo e Filippo (1 maggio), il povero non ha bisogno del ricco”. Una ricerca OXFAM, pubblicata in Dicembre, stima in 175 il rapporto di produzione di inquinamento tra ricchi e poveri, per questo quando otterrete fama, successo e denaro ricordate di dedicare parte abbondante del vostro tempo a consumare e gettare beni ad un ritmo forsennato, contribuendo attivamente all’affermazione di uno stile di vita che non garantirà la sopravvivenza dei vostri figli.

Strumento meteorologico del mese: Hailpad, pannello in schiuma di poliestere espanso estruso, con superficie di 100 cm2, spesso 2 cm, ricoperto da un sottile strato di vernice scura di acetato di polivinile. Misura le grandinate.


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Saporismi a cura di Buzz Cattaneo

Le interviste di Saporismi: Philip Wells

In un precedente numero di Saporismi vi ho proposto la "Ricetta gourmet per cani". Alcuni hanno colto l'ironia, altri meno, alcuni hanno preso bene l'articolo, altri mi hanno liberato contro i cani. Solo una persona mi ha risposto «Sarebbe un sogno», questa persona è Philip Wells. Il signor Wells è un accomodante signore che lavora come direttore tecnico presso la Lily's Kitchen (un'azienda che produce cibo per cani nel Regno Unito). La professionalità di Philip non è mai stata messa in discussione, un po' perché molto ligio al dovere, un po' perché sarebbe difficile rimpiazzarlo. Come direttore tecnico, infatti, Philip ha lo squisito compito di assaggiare, valutare, perfezionare il cibo per cani della Lily's Kitchen. Se non l'ha mangiato ed approvato Philip,

nessun prodotto Lily's Kitchen finisce sul mercato. Philip mi dice che ha imparato ad essere un critico gastronomico di cibo per cani con pazienza e dedizione, osservando i cani e mangiando i bocconcini che preferivano. «La consistenza è ciò che più i cani apprezzano» dice, «Il profumo arriva in seconda posizione, anche se ultimamente è studiato più per convincere i padroni a comprare, piuttosto che i cani a mangiare». "Il sapore è al limite dell'inutile", «You know, after all, dogs eat each other's shit! Ahahah» [cit] «Grazie Philip, e se vuoi, fammi sapere se la mia ricetta è piaciuta ai tuoi cani». «Ah io ho un gatto, non mi piacciono i cani.» «... ... ...»



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FART a cura di *talia

Bergamo, 22 maggio 1924 - Il commissario straordinario per il Comune di Bergamo, commendatore Franceschelli, con sua delibera, presa con i poteri del Consiglio, concede la cittadinanza di Bergamo a S.E. Benito Mussolini, Presidente del Consiglio dei Ministri. Diciannove giorni dopo. Roma, 10 giugno 1924 - La polizia politica fascista rapisce, assassina e occulta il cadavere del deputato Matteotti. Rovesciamenti della storia. La piazza, ombelico di Bergamo, sede del governo della città, epicentro delle adunanze (solo cinque mesi dopo S.E. Mussolini sarà accolto per l’inaugurazione della torre dei Caduti fra gli osanna e i devoti nasini all’insù di una nutrita folla di bergamaschi), nel dopoguerra sarà intitolata proprio al deputato socialista. Diversamente a Benito Mussolini non sarà intestata una viuzza a fondo chiuso, tanto meno una statua equestre in livrea di primo maresciallo dell’imperò:

la libra della Giustizia ha già fatto il suo corso, ugualmente la storiografia. Imperversare, reiterare un dato acquisito è pleonastico. La vigoria del revisionismo storico-morale è comprensibilmente proporzionale alla prossimità degli eventi: se spesso è miope verso il remoto, offre una messa a fuoco chirurgica dei fatti più recenti. Tale dinamica scinde la memoria: si celebrano nella toponomastica e sugli altari della storia fior di statisti criminali, fra i quali imperatori, papi, re, conquistatori, liberatori, rivoluzionari. La maggior parte d’essi, confrontando le proprie malefatte con quelle del fascismo, impatterebbe o impallidirebbe per nefanda supremazia. Siffatto dualismo rappresentativo rimette al senso di misura e cautela quando s’interviene con bisturi e forbici sul corso degli eventi. La penna fantasmagorica di Orwell aveva demandato la certosina impresa al Ministero della Verità. Un ossimoro.


La presunta riabilitazione della città di Bergamo per cancellazione e [r]iscrizione di un atto di piaggeria burocratica si rivelerebbe un mero escamotage. Il proposito del comitato dei millecinquecento firmatari è nobile, apparentemente sensato. Si dichiara, infatti, di non volere cancellare la storia, del resto la revoca della cittadinanza non cancella il fatto storico del suo conferimento. Si chiede di fare la storia: la revoca, se ci sarà, sarà un atto storico che si aggiungerà a quello del conferimento, nella storia amministrativa della nostra città. Con tali premesse però, si corre il rischio di soggettivizzare una storia che dovrebbe essere per definizione oggettiva. Senza revisionismo declina lo scopo pedagogico della storiografia, con l’esuberanza revisionistica si appiattisce il fine documentaristico della storia; essendo una cronologia di atti schiettamente umani non può e non deve necessariamente essere trasmessa ai posteri come una realtà gradevole e normalizzata. Correggere, perfezionare atti di questa natura genera una volontà riparatrice postuma che odora un po’ d’incenso e confessionale, un ego te absolvo a peccatis tuis. L’atto di conferimento fu promulgato immediatamente dopo le elezioni politiche del 1924 che, pur fra brogli e violenza diffusa, si rilevarono le ultime sostanzialmente libere del ventennio. A Bergamo città quello fascista fu il primo partito con 39.670 voti, seguito dai Popolari con 31.740 voti. Il Presidente del Consiglio Benito Mussolini, con 13.674 preferenze, il candidato di gran lunga più votato. La benemerenza, ancorché considerata mossa prefettizia (consiglio comunale dimissionario dall’aprile 1923), amministrativa o per volontà e suggello popolare non cadde dal cielo. È un bene che resti così com’è - dov’è. Potrà essere indicata, biasimata, porta-

ta ad esempio alle nuove generazioni 57 da un consigliere di minoranza / da un libero cittadino / dalla piazza quando su un nuovo balcone, presumibilmente virtuale e digitale, il nuovo duce incontrerà il favore e l’omaggio, sempre asservito e interessato dei nuovissimi lacchè. Grazie all’iscrizione comprendiamo del tutto il servilismo della locale classe politica che fa il paio con la piaggeria delle folle d’ogni tempo. Imbattersi nel nome di Mussolini Benito è una preziosa, indelebile imperfezione che con egual forza diventa anamnesi contro l’assolutismo e paradigma per la pace; esprime in sé piena forza educativa. Guardiamo attentamente sul Palazzo delle Poste di Bergamo (Mazzoni - 1932) l'opera “L’Italia fascista” dello scultore Giovanni Manzoni: una vestale con fascio littorio, fieramente slanciata nel saluto romano. Questa presenza “ingombrante” non obbliga la città a ravvedersi, a incollare una pedante targhetta con le “istruzioni e le avvertenze per l’uso” o ancor peggio a mozzarne il braccio per rendere il complesso architettonico “presentabile”. Milioni di azioni, di attività individuali e collettive hanno già abiurato quell’esperienza. Eppure sarebbe bastata una squadretta partigiana iconoclasta, allora sorretta da buone ragioni, per distruggere un’allegoria che dapprima ha illuso, poi costruito il consenso, infine causato dolore indicibile a Bergamo, in Italia, nel mondo. In questo caso prevalse la corretta priorità, una valutazione logica. La remissione dei peccati, per chi crede, è magnificentia altissima; nel mondo razionale invece, sarà ancora l’intelligenza a dilatare le virtù della nostra polis come a elaborare, accettandolo, la presenza dell’immancabile “scheletro” che ogni buona-stimata famiglia nasconde così bene nell’armadio da renderlo, in sostanza, indispensabile.


Otto spine

BIR RA e una pompa inglese

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Rubrica di filosofia contemporanea a cura di GroS

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D (& S)

C'è gente che dicono (e scrivono)

Vogliono costruire il Quarto Reich ma non sono nemmeno in grado di costruire una libreria di Ikea. (Adolf H. dice la sua sui nuovi nazisti In "Lui è tornato”) - Ha un figlio bruttissimo guarda! - Magari da grande diventa figa. - Amore è un maschio... - Ah. Allora è brutto vero. Sarà simpaticissimo dai. Vi serve un invito in carta pecorita? (Certa gente non si schioda da casa manco…) Non c'è più etero di chi non vuol capire. (Sergione I. non ho capito molto, ma mi piaceva la frase) Ogni volta che Ruggeri parla di Lou Reed, un ragioniere prende il diploma. (Gianni M. riporta un fatto alla cronaca e noi dovremmo farci caso sul serio)

Se il vino non fosse una cosa importante, Gesù Cristo non gli avrebbe dedicato il suo primo miracolo! (Federico F., che viene dal Veneto, sul vino è preparato) Due bravi fanno cose belle! (Dolcenera M. commenta una sua scelta a “The voice of Italy”) La mia cifra stilistica è da coscientizzare. (Jack the Smoker in un'intervista) E anche oggi, mettendo la faccina che piange qua e là sui vostri post, ho combattuto i poteri forti. (Joe P. è un rivoluzionario) Ma chi l'ha detto che ascensione significa salire, se l'ascensore va su e giù? (Mr. Ennio si fa delle domande pertinenti)


MAGGIO Sabato 7 8:00 Spazio Fase (CIBO/BIO/KM0) Drogheria 8/18 il mercato contemporaneo 11:00 Malpensata (QUARTIERI) Festa dei quartieri Malpensata e Colognola 2016 w/ Servi Disobbedienti + Pinguini Tattici Nucleari 14:00 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago. Costruzione di panchine in terra cruda. Dalle 19.30 ristorazione. Alle 21 concerto di Edoardo Cremonese

17:30 Libreria Incrocio Quarenghi (MOSTRA) Africa in volo: mostra fotografica 18:30 Thomas Brambilla Gallery (MOSTRA) Klaus Rinke, The memories belong to me 21:00 Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Big Bamboo, tributo a Bob Marley 22:00 Bloom/Mezzago (TRIBUTE) Freak Antoni tribute 'Ta,Sì/Albino (ROCK/?/ROCK) Rich Apes + djset Druso/Ranica (BIDE') Cornoltis Rocker/Barzana (TRIBUTE) Aironi Neri, tributo ai Nomadi Spazio ESCO/Cassano (ROCK/ HARDROCK) Hermetika Edoné (DJSET) Silent Party: 3 djs, 3 generi musicali


Domenica 8

Martedì 10

09:00 Colle Aperto (MAMMA) Cesvi: un'idea regalo solidale per tutte le mamme 09:30 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago. 10:00 Edoné (BICI/PARCO) Dressy Ride: passeggiata cittadina in bicicletta con stile + Vintage Roots Festival 14:00 Inzago (TRUELOVEFEST) Walk in tattoo + rap contest “Fight the violence” + Lou Moon + Laserblast + Colbacco's Party + Kuma + Gordo 16:00 Palazzo Podestà (CARTOGRAFIA) Alla scoperta dell'isola che non c'è... Bloom/Mezzago (TEATRO/POETRY) "Chi ha paura di Virginia Woolf?" + finale regionale poetry slam 18:00 Cortile GAMeC (HAPPENING) Happening GAMeC. Art, music, drinks 21:00 Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Innocenti Evasioni, tributo a Battisti 22:00 Rocker/Barzana (TRIBUTE) Rock Reunion, storiche band anni '90 si riuniscono w/ 34^ street band + Big brother's band + Ricky & i poveri + Crom + A.X.E.

20:45 Maite (NOROGO) Poeti in blues Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Ligastory SpazioESCO/Cassano (DIBATTITO) Conversas 21:30 Altagliere di Nese/Alzano (CANTAUTORE) Stefano Macchia

Lunedì 9 20:30 Edoné (LIBERALUDO) Easy Game Night: giochi da tavola 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Alexander Melnikov Palazzo Archinti/Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago w/ tributo a Chopin 21:30 Clock Tower Pub/Treviglio (PIANO/SPE) David Helbock

Mercoledì 11 21:00 Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Helldorado + Discolabirinto, tributo a Negrita e Subsonica 21:30 Maite (CANTAUTORE) G. Moffa 22:00 Edoné (COUNTRY/FOLK) Radiolution Live w/ Michele Dal Lago e Claudia Buzzetti

Giovedì 12 18:00 Libreria Incrocio Quarenghi (CONFERENZA) L'ape, insetto del miele e dell'apocalisse 19:45 Bloom/Mezzago (ASPARAGO-GO) Presentazione del libro “La birra non esiste”, di Lorenzo Kuaska Dabove 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. 21:00 Ca' del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Fuori Porta (ROCK/BLUES) Jonathan Duo Circolino Malpensata (VOCI) Apterix + Manuel Barcella Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Omar Pedrini 21:30 Altagliere di Nese/Alzano (JAZZ/BLUES) Aunt is dead 22:00 Druso/Ranica (ROCK) Rusties


Venerdì 13 09:00 11 luoghi di Bergamo (ARTDATE) La città dei destini incrociati. Programma completo online 17:30 Libreria Palomar (UNGRANDECLASSICO) Reading a cura del Teatro Caverna Libreria Incrocio Quarenghi (PRESENTAZIONELIBRO) Il filo di Arianna, di Viky Rubini 19:00 GAMeC (INAUGURAZIONE) “Dear Betty: run fast, bite hard!”, a cura di L. C. Visconti 19:45 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago 21:00 Fuori Porta (R&B) Soul Overseas Maite (CANTAUTRICE) Calligrafie w/ Sara Velardo Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Toxiciteam + Sehnsucht 22:00 Bloom/Mezzago (REGGAE/ DJSET) Remember Bob Marley: Via Smoke + Run di Danzfull Crew + Serious Thing & Calabash Crew + Vito War Druso/Ranica (INDIE) CarmenSita + Le urla tra gli alberi Rocker/Barzana (DOORS TRIBUTE) Rising Doors Edoné (GARAGE/ROCK) Garageville! w/ Le Muffe + The Boogie Spiders Ink Club (ROCK/CORE) Filth In My Garage + Gordo

Sabato 14 09:00 11 luoghi di Bergamo (ARTDATE) La città dei destini incrociati. Programma completo online 15:00 San Michele all'Arco/Piazza vecchia (CONTEMPORARYLOCUS) Babel, libera interpretazione de “Il castello dei destini incrociati” di Calvino

15:00 Ardesio (BUSKERS) Festival degli artisti di strada 17:00 Palazzo Podestà (BERGAMONELLASTORIA) Cooperazione e disuguaglianza nella Lombardia del primo '500 18:00 Polisportiva dei Colli/ Valbrembo (FESTIVAL) Ready to Rock Open Air Festival w/ Party Game + Levani + Pagliaccio + Was At 19:30 Mezzago (ASPARAGO-GO) Una notte coi lupi. “I dinosauri”, racconti di Italo Calvino. Danze popolari con i Damatrà 20:00 Extate alla Trucca (DJSET) Francesco Zazza 20:30 Auditorium P. della Libertà (DANZA/CINE) A corpo libero, con S. Gribaudi. A seguire “Elephant Song”, di C. Binamè e “Beginners”, di M. Mills 21:00 Il Circolino della Malpensata (JAZZ/BLUES) Marco Pasinetti & Gregorio Manenti Legend Brivio/Brivio (CONTEST) Fuck Fucktor: Ultima Fermata + The Lethel Idols + Jacknsed Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Jovanotte Edoné (FUMETTI) Alpitour 2.0: presentazione Gatto Mondadory con Dottor Pira 22:00 Bloom/Mezzago (AHAH) 29th Bloom B-day Party! 'Ta,Sì/Albino (POP/ROCK) Pinguini Tattici Nucleari Druso (ROCK) Still Crazy Rocker/Barzana (TRIBUTE) Afterbirth, tributo ai Nirvana Edoné (BGSOTTOSUOLO) Requiem For Paola P. + San Leo Joe Koala (ROCK) Gotto Esplosivo + Acid Brew 23:00 Upset Club (HIPHOP) Sabotage closing party Invisible°Show (DIGITALPUNK) FuckDate w/ Matt Loveridge. Info: 3491680619 invisibleshow@yahoo.it


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Domenica 15 09:00 11 luoghi di Bergamo (ARTDATE) La città dei destini incrociati. Programma completo online 12:30 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago. Pranzo. Colori. Foto. Musica. Visite guidate. 16:00 Museo Donizettiano (BERGAMONELLASTORIA) Un museo al mese, visita gratuita 17:00 Polo Civico di Redona (LIVE) Bergamo Beatles Festival 18:00 Cortile GAMeC (HAPPENING) Happening GAMeC. Art, music, drinks. 20:30 Auditorium Piazza della Libertà (DANZA/CINE) "No non distruggeremo l’Auditorium di Bergamo", con Compagnia CollettivO CineticO. A seguire “The Chambermaid Lynn”, di Ingo Haeb 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Orchestra I Pomeriggi Musicali, Alexander Lonquich pianista e direttore Cineteatro Qoelet (BEATLES) Bergamo Beatles festival w/ Revolver & Mozzorchestra Spirano (LIVE/BEER) Street Bier Fest w/ Yuppi Band 21:30 Maite (JAZZ/WORLD) CMC trio Druso/Ranica (JAZZ) Tino Tracanna Acrobats 22:00 Bloom/Mezzago (HIPHOP) 29th Bloom B-day Party! Jam Hiphop: contest + open mic + graffiti + torneo street basket

Lunedì 16 20:45 Conca Verde (CINE) "Suffragette", in lingua originale 21:00 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago. Tributo a Chopin

21:00 Auditorium Modernissimo/ Nembro (FESTIVALPIANISTICO) Dintorni w/ Trio d’archi dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Darko Brlek, clarinetto Auditorium Piazza della Libertà (DANZA/CINE) 10 miniballetti, con Compagnia CollettivO CineticO. A seguire “Gardenia – Before the Last Curtain Falls”, di T. Wallner

Martedì 17 17:00 Palazzo Podestà (BERGAMONELLASTORIA) L’Italia del Cinquecento: il Grand Tour dei Cavalieri dell'Apocalisse 20:30 Auditorium Piazza Libertà (CINE) “Irrawaddy mon amour” , di Nicola Grignani, Valeria Testagrossa, Andrea Zambelli. A seguire “The Naked Civil Servant”, di J. Gold 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcetto balilla a premi 21:30 Altagliere di Nese/Alzano (BLUES) Trio blues

Mercoledì 18 16:45 Biblioteca di Colognola (LETTURA) Marcellina e Toto in estate, di R. Piumini. Laboratorio "Rose nell'insalata" 18:00 Libreria Incrocio Quarenghi (LIBRO) Destini dei fiori nello specchio, con D. Guida 21:00 Conca Verde (CINE) Joy, di D. O. Russell Cinema del Borgo (CINE) Dobbiamo parlare, di S. Rubini 21:30 Edoné (ROCK) Edonè locals w/ Attribution


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Giovedì 19 19:00 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. 20:45 Cinema del Borgo (OPENYOUREYES) Un mondo fragile, di Cesar Augusto Acevedo 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Evgeni Bozhanov, Conca Verde (CINE) “Joy”, di D. O. Russell Ca' del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Fuori Porta (FUNK) I At Last Trio Il Circolino della Malpensata (CANTAUTORE) Frankie Rabarbaro Edoné (MOSTRA/ROCK) ClochArt + La Resa della bestia Cisano (SKA) Senza far rumore Fest w/ Vallanzaska + Le sgabole 21:30 Auditorium Piazza Libertà (UNGRANDECLASSICO) “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, di R.L. Stevenson. Presenta R. Dury Altagliere di Nese/Alzano (TRIBUTE) The Helpless, tributo a Neil Young Druso/Ranica (POP/FUNK) 3ndy Maite (SKA) The Toaster

Venerdì 20 17:30 Libreria Incrocio Quarenghi (LAB) Mandala, con Susanna Vicenzetto 19:30 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago. Teatro: non ci resta che ridere 21:00 Fuori Porta (TUVUOFALAMERICANO) I Bagaria

21:00 Towers cafè /Terno D'Isola (CONTEST) Fuck Fucktor w/ The traveling cats feat. Dr. Faust + Slang + Unità di produzione Maite (CANTAUTRICE) Calligrafie w/ Claudia is on the Sofa Cisano (INDIE/TV) Senza Far Rumore Fest w/ Marta sui tubi + Bangarang! 22:00 Druso/Ranica (LIVE) Jo Squillo Strass Babol + Cuori Infranti + Riki Cellini Extate alla Trucca (TRIBUTE) The Mooncats, tributo ai Beatles Rocker/Barzana (MISFITS TRIBUTE) Crimson Ghost Edoné (ELETTRONICA) Knobs w/ Barbershop Paradox

Sabato 21 10:00 Parco del Centro Culturale/ Gorle (GREEN) Floreka, mostra mercato di giardinaggio e produzioni creative Spazio Fase/Alzano (BIKE) Raggio, stile di vita a pedali 11:00 Ex Carcere Sant'Agata (HIPHOP) Louder than a jail, HipHop happening 14:00 Edoné (GIOCHI) Bergame 2016: giochi da tavolo 17:30 Libreria Incrocio Quarenghi (READING/CONCERTO) Viaggio nella letteratura araba della diaspora, con Francesco Medici e i Malaavia 18:00 Terrazza SpazioESCO/Cassano (MOSTRA/ROCK) UpSundays w/ Pugni Nei Reni + Henry Becket. Mostra M.Art di Marta Zucchinali 19:00 Torre dei Caduti (VISIT) Visite guidate in collaborazione con Fondazione Bergamo nella Storia e Circolo Maite 19:30 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago


20:00 Extate alla Trucca (DJSET) Francesco Zazza 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Ronald Brautigam Cisano (RAP) Senza Far Rumore Fest w/ Two Fingerz + Vacca Legend Brivio/Brivio (CONTEST) Fuck Fucktor w/ Hight & light + Nanni e i superfesta + Maurizio Pirovano + 3 metri sotto il kilt Il Circolino della Malpensata (OLDTIME) Hillbilly Heroin Michele Dal Lago & Angelo Bonfanti 22:00 Bloom/Mezzago (CANTAUTORE) Caso Druso/Ranica (ROCK) Mr.Feedback + Led Black Rocker/Barzana (TRIBUTE) Brivido Vasco, tributo a Vasco Ta,Sì/Albino (METAL) In Case Of Fire + Trapster Edoné (DJSET) 2dj’s One Love: Dj Prepio & Dj R@ndomize-it

Domenica 22 10:00 Edoné (GIOCHI) Bergame 2016: giochi da tavolo Spazio Fase/Alzano (BIKE) Raggio, stile di vita a pedali 10:30 Libreria Incrocio Quarenghi (INDI) Jugalbandi: concerto di musica indiana Ex Carceri Sant’Agata e Piazza Mascheroni (DANZACONTEMPORANEA) La guerra granda delle donne 11:30 Ex Carceri Sant’Agata (VISIT) Visite guidate in collaborazione con Fondazione Bergamo nella Storia 12:30 Mezzago (ASPARAGO-GO) Sagra dell'Asparago. Alle 15 “Il Quiquong gentile”, antica arte curativa cinese

18:00 Druso/Ranica (METAL) 2°Anti Gods Orobic Metal Cortile GAMeC (HAPPENING) Happening GAMeC. Art, music, drinks. Bloom/Mezzago (PUNK) Killi Billi 20:45 Predore (CONCERTO) Archi New Pop Orchestra: "Beatles e dintorni” 21:00 Cisano Bergamasco (INDIE/ PSYC) Il Cile + Sonars

Lunedì 23 21:00 Maite (WORLD) Dana Immanuel 21:30 Clock Tower Pub/Treviglio (BLUES) Marco Pandolfi

Martedì 24 16:00 Cinema del Borgo (CINE) Il sapore del successo, di J. Wells 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcetto balilla a premi 21:00 SpazioESCO/Cassano (DIBATTITO) Conversas 21:30 Altagliere di Nese/Alzano (COUNTRY/BLUES) Nik Carraro band

Mercoledì 25 18:00 Libreria Incrocio Quarenghi (LAB) Kintsuji, riparare con l'oro 21:00 Conca Verde (CINE) Steve Jobs, di D. Boyle Cinema del Borgo (CINE) Il sapore del successo, di J. Wells Biblioteca/Mezzago (ASPARAGO-GO) Inaugurazione mostra “Al chiaro di luna”


Giovedì 26 19:00 GAMeC (INAUGURAZIONE) “Soft Crash”, di Xiaoyu Weng 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. 20:45 Cinema del Borgo (OPENYOUREYES) Unlearning – Storie di famiglie che cambiano il mondo, di Lucio Basadonne 12:00 Il Circolino della Malpensata (CANTAUTORE) Fran + Giò Fattoruso Fuori Porta (SWING) Claudia Buzzetti & Michele Dal Lago 21:30 Spazio Polaresco (UNGRANDECLASSICO) “Il signore degli anelli”, di J.R.R Tolkien. Presentano 8 relatori. Intermezzo musicale di Giuseppe Festa Altagliere di Nese/Alzano (LIVE) Bunkerband Druso/Ranica (PROG) Brother John, omaggio ai Genesis

Venerdì 27 16:45 Biblioteca Gavazzeni (LETTURA/ LAB) Giro del mondo in 80 giorni, liberamente riadattato 19:00 Edoné (ESTIVO) Wipe Out 2016: Inaugurazione estivo Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Apertura con accensione del Fuoco sacro e spirito del Moai + Davide Van De Sfroos 21:00 Sede TTB (TEATRO) Amor mai non s'addorme. Storie di Montecchi e Capuleti Fuori Porta (COVER) C&C Carlo&Company Maite (VOCI) Ilaria Pastore Ghisalba (ROCK) Rockin'Ghisalba XII ed w/ Statuto + The Monkey Weather

22:00 Druso/Ranica (ELECTRO) Controfase - An Electro Experience w/ Voga + Giulia Spallino + Durty Geeks + Howe + Joud Iscariout + Norberto Vergani Rocker/Barzana (TRIBUTE) Alterazione Bloom/Mezzago (ROCK/INDIE) Hashtag Night w/ Pinguini Tattici Nucleari + Moostroo + Silence, Exile & Cunning + Claudia is on the sofa Joe Koala (MATH) Mood 22:30 Pacì Paciana (REGGAE) BergamoReggae + Prince Healer Sound System meets Hughie Izachaar

Sabato 28 14:30 Palestra/Villa Di Serio (LEGO) Esposizione di creazioni realizzate in lego 15:30 Libreria Incrocio Quarenghi (UNGRANDECLASSICO) Reading a cura del Teatro Caverna 18:30 Ex Centrale Daste e Spalenga (OPEN/ART/LUOGO) contemporary locus 10. Site specific project by Alfredo Pirri 20:00 Trucca (DJSET) Francesco Zazza Edoné (RAP/DJSET) Sabotage presenta Noyz Narcos 21:00 Maite (DUO+1) Pugni nei reni Il Circolino della Malpensata (FOLK) La Malaleche Ghisalba (ROCK) Rockin'Ghisalba XII ed w/ Quarantena + Vallanzaska 22:00 Druso/Ranica (CONTEST) Gangband Contest Rocker/Barzana (TRIBUTE) Negrita tribute Ta,Sì/Albino (RAP) Born to Rap. Finale Bloom/Mezzago (ROCK) Rock Experience vol.2


TUTTE LE DOMENICHE D’ESTATE 1 8 : 0 0 - 2 3 : 0 0 @ G A M e C - V i a S . To m a s o, 5 3 D a l l a s i n e r g i a t r a G A M e C , B i r r i fi c i o I n d i p e n d e n t e E l a v ,

dtape, GAMeC Café e The CityHub nasce HAPPENING. Arte, Musica, D r i n k s e d a q u e s t ' a n n o A r e a E l a v c o n b i r r e a r t i g i a n a l i , A r ea Food e per formance di ar tisti sempr e diversi.

The CityHub


Domenica 29

Martedì 31

10:00 Piazza Vecchia (BIBLIO/MOSTRA) Apertura speciale della Biblioteca Angelo Maj Mezzago (ASPARAGO-GO) Lascia un segno in digitale, applicazioni interattive per la live art 18:00 Edoné (HAMBURGERDAY) 6th International Hamburger Day! Cortile GAMeC (HAPPENING) Happening GAMeC. Art, music, drinks. 18:30 Terrazza SpazioESCO/ Cassano (DJSET) UpSundays w/ Ian Airam b2b Simone Gianoncelli + Ez b2b A Matter of Distance + Ivory b2b Hiro 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Mahler Chamber Orchestra Sede TTB (TEATRO) Amor mai non s'addorme. Storie di Montecchi e Capuleti Ghisalba (ROCK) Rockin'Ghisalba XII ed w/ The last confidence + I colpi

18:30 Impianti Sportivi di Colognola (WORKSHOP) Dervish in Progress: danze sufi e danza contemporanea con Ziya Azazi 20:30 Edoné (BALL/ILLA) Torneo di calcetto balilla a premi 21:00 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e Danze Tradizionali Aztechi, Maya e Chichimeca 21:30 Altagliere di Nese/Alzano (VOICE) Elena Biagioni in "Vocalese" 22:00 Cassano (CORE) Solidar Rock w/ Stormo + Alms of the giant

Lunedì 30 20:45 Conca Verde (CINE) The Martian - Sopravvissuto, di R. Scott. In lingua originale 21:00 Mezzago (ASPARAGO-GO) Omaggio a Chopin Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze del gruppo Rapa Nui - Isola di Pasqua

Trovi il calendario aggiornato su ctrlmagazine.it/eventi-bergamo

GIUGNO Mercoledì 1 18:30 Impianti Sportivi di Colognola (WORKSHOP) Dervish in Progress: danze sufi e danza contemporanea con Ziya Azazi 20:00 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Cerimonia al Fuoco Sacro + Canti e Danze dei gruppi indigeni 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Yuja Wang, pianista Calusco (BALKAN) Sbirrando w/ BrassatoDrum + Babbutzi Orkestar + Blackfeet Auditorium Piazza della Libertà (TEATRO) Spettacolo conclusivo del laboratorio sperimentale di teatro per giovani a cura di Fabio Comana (Erbamil)



Giovedì 2 14:00 Edoné (REGGAE) Bergamoreggae Sunfest Launch Party w/ Mercy Far I (University) + Cool Runnings 17:00 Impianti Sportivi di Colognola (WORKSHOP) Dervish in Progress: danze sufi e danza contemporanea con Ziya Azazi Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Bepi & The Prismas + Antonio Castrignanò (Salento) + Inis Fail (IRL/ITA) 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo. 21:00 Calusco (ROCKNROLL) Sbirrando w/ Ravabilly & the Sideburns + The Rock'n'Roll Kamikazes Fuori Porta (JAZZMANOUCHE) Simone Trevisan duo Il Circolino della Malpensata (CANTAUTORE) Matteo Bonfanti e i Maledetti 21:30 Area feste/Torre Boldone (INDIE) Gost Music Festival w/ Eugenio in Via di Gioia Ex Centrale Elettrica Daste e Spalenga (PERFORMANCE) contemporary locus 10 ospita “Dervish in White” di Ziya Azazi

Venerdì 3 15:00 Ardesio (50SPECIAL) Raduno annuale di Vespa 21:00 Calusco D'Adda (REGGAE) Sbirrando w/ The BlessLiners + Train to Roots + dj set by Bergamoreggae Fuori Porta (SOLO) Riki Cellini + Valerio Baggio Edoné (BIDE'/ROCK) Cornoltis + the Dopplers

21:00 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Sarawak (Borneo Malesia) 21:30 Extate alla trucca (TRIBUTE) Bandaliga, tributo a Ligabue 22:00 Area feste/Torre Boldone (DUE/MILA) Gost Music Festival w/ Sakee Sed Druso/Ranica (SAMBA) Pina Da Costa: Brazil Night

Sabato 4 14:00 Fiera di Bergamo (ELECTRO) Shade Festival w/ Chris Liebing + Ilario Alicante + Joseph Capriati + Ricardo Villalobos + Sven Väth + ... 19:45 ATB1/Stazione FS/Funicolare Bassa (FLASHMOB) Bus No Stop, a cura di S. Marossi 20:00 Rocker/Barzana (BLACKMETAL) Festival Black Metal w/ Imago Mortis Extate alla Trucca (BALEARIC) Mattia Mini 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVALPIANISTICO) Dmitry Masleev Teatro Sociale (FESTIVALDANZAESTATE) Bolero (prima europea), di e con Ziya Azazi Mezzago (ASPARAGO-GO) Notte di Primavera, torneo di calcio Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze delle Tribù del Nord America: Apache, Zuni, Navajo, Sioux, Hopi Calusco (LIVE/BEER) Sbirrando w/ Rock School 2 + Revolver Night by Ringo & Toky 22:00 Area feste/Torre Boldone (FOLK/METAL) Gost Music Festival: Furor Gallico Druso/Ranica (CONTEST) Finale contest Emergenza Festival Teatro Sociale (INCONTRO) Parliamone con gusto, con l’artista Ziya Azazi Edoné (LIVE) Bg Sottosuolo


GANG BAND LE SEMIFINALI 28 MAGGIO@DRUSO I Pesci Solubili Lonesome George A Low Profile Montag DALLE ORE 21.00

GOST MUSIC FESTIVAL 2-5 GIUGNO

AREA FESTE TORRE BOLDONE VIALE LOMBARDIA

EUGENIO IN VIA DI GIOIA SAKEE SED FUROR GALLICO MOOSTROO OGNI SERA DALLE 18.00


Domenica 5 09:00 Centro sportivo Don Bepo Vavassori (TORNEO) Scendi in campo contro l'omofobia: Torneo di calcio a 7 maschile e femminile 10:00 Spazio Fase (MARKET) Factory Market Castello di Malpaga (MARKET/ MEDIOEVO) Deja Vu Market 16:30 Teatro Sociale (DANZASUFI) Bolero, di e con Ziya Azazi 18:00 Cortile GAMeC (HAPPENING) Happening GAMeC. Art, music, drinks. 19:00 Calusco D'Adda (TIMBURTON) Sbirrando w/ Ludobus + The Spleen Orchestra + dj Ardy 21:00 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze della nazione Inca “il Tawantinsuyo” gruppi dal Perù, Argentina, Bolivia 21:30 Area feste/Torre Boldone (INDIE) Gost Music Festival w/ Moostroo 22:00 Cassano (CORE) Solidar Rock w/ Frana + Maledetta Dopamina

Lunedì 6 20:30 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) La Notte dei Tamburi. Cerimonia con tutti i gruppi presenti 20:45 Conca Verde (CINE) La isla mìnima, di A. Rodríguez. 21:00 Palazzo Archinti/Mezzago (ASPARAGO-GO) Omaggio a Chopin

Martedì 7 21:00 Teatro Sociale (DONIZETTI) Donizetti Revolution Vol. 2.0

21:00 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e Danze Tradizionali con i Saor Patrol (Scozia) Calusco (LIVE/BEER) Sbirrando w/ A tutto volume + Tray Edoné (SANGRIA) Allegria Party! 21:30 Altagliere di Nese/Alzano (FOLK) Locomotiv band

Mercoledì 8 21:00 Cinema del Borgo (CINE) Lo stagista inaspettato, di N. Meyers Conca Verde (CINE) Il caso Spotlight, di T. McCarthy Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze del Gruppo Nativi Americani “Pow Wow” Calusco (ROCK) Sbirrando w/ Pau Amma + I Pesci Solubili + Pinguini Tattici Nucleari

Giovedì 9 18:00 Maite (FLAMENCO) Tablao Flamenco (prima nazionale) con Andaluz + degustazione cucina spagnola 20:00 Beach Bar (SUPERFOOD) Oltre 20 hamburger differenti di pura carne di manzo 21:00 Teatro Sociale (FESTIVALDANZAESTATE) Ruggito Cinema del Borgo (CINE) Lo stagista inaspettato, di N. Meyers Fuori Porta (DONIZETTI) concerto di opera donizettiana Il Circolino della Malpensata (DUO) The Bonsai Mood Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze delle tribù dell’Amazzonia: Dessana Brasile, Emberà Panama



21:00 Calusco (LIVE/BEER) Sbirrando w/ Tea Spoon Quartet + Mogsy 21:30 Spazio Polaresco (UNGRANDECLASSICO) “Fahrenheit 451” , di R. Bradbury. Presentano G. Graziani e Giosuè Calaciura Altagliere di Nese/Alzano (JAZZ/FUNK) Spectrum Project 22:00 Teatro Sociale (INCONTRO) Parliamone con gusto, con la compagnia Balletto Civile Edoné (DJSET) Silent Party: 3 djs, 3 generi musicali

Venerdì 10 21:00 Calusco (LIVE/BEER) Sbirrando w/The Living Emeralds + Sick Brain Fuori Porta (OPERA) Concerto di opera donizettiana Edoné (INDIE/POP) Hashtag Night w/ Selton Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze del gruppo curdo e del gruppo senegalese 21:30 Mixer pub/Fiobbio Di Albino (FOLK) Canti popolari bergamaschi: Aghi di Pino Extate alla Trucca (TRIBUTE) Nord sud ovest band, tributo a 883 e Max Pezzali

Sabato 11 09:00 Spazio Fase (CIBO/BIO/KM0) Drogheria 8/18 14:00 Edoné (MARKET/GARAGE) Mica Market + Miss Chain & the Broken Heels 19:00 Città Alta (DONIZETTINIGHT) Donizetti Night. Concerti e spettacoli invadono le vie di Bergamo Alta. Donizetti Pride.

20:00 Extate alla Trucca (DJSET) Francesco Zazza 21:00 Fuori Porta (OPERA) Concerto di opera donizettiana Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e Danze del Gruppo degli Aborigeni Calusco (BRUM/ROCK) Sbirrando w/ Raduno automobili vintage + The Rockodiles + Antonio Sorgentone 22:00 Druso/Ranica (HAPPYENDING) Live Summer Fest: festa di chiusura stagionale Treviolo (LIVE/FOOD/SHOW) Treviva w/ Panpers

Domenica 12 10:00 Adda/Imbersago (WATERFUCK!) Soap Kayak Race: gara di canoe in cartone 10:30 Libreria Incrocio Quarenghi (PRESENTAZIONELIBRO) Libertà di migrare, con Telmo Pievani 14:00 Edoné (MARKET) Mica Market, musica, cibo e arti 15:00 Chiuduno (SPIRITODELPIANETA) Canti e danze tradizionali dei gruppi ospiti di tutto il festival. Replica alle 21 18:00 Cortile GAMeC (HAPPENING) Happening GAMeC. Art, music, drinks. 18:30 ESCO/Cassano (DJSET) UpSundays w/ Persya + Ian Airam + Ez + Ivory + Hiro 21:00 Cineteatro Boccaleone (SHOW) Blackout (prima nazionale) con Compagnia ABC Allegra Brigata Cinematica Treviolo (LIVE/FOOD/SHOW) Davide De Marinis (Lucio Battisti) + Vipers, tributo ai Queen 22:00 Druso/Ranica (ROCK) Lonesome George


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How to per tu a cura di Sara Nissoli

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Come fabbricarsi un poncho 5 1

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Cara Redazione di CTRL, mi chiamo Daniel e ho bisogno del vostro aiuto. Circa tre mesi fa mi sono innamorato di una mia compagna di corso. Si chiama Adela, è nata in Italia da genitori boliviani ed è bellissima. Incredibilmente anche lei ricambia il mio amore e ha deciso di presentarmi alla sua famiglia. Mi ha però anticipato che il padre è un uomo molto severo e legato alle tradizioni e fin da piccola le ripete che la accompagnerà all’altare solo se sposerà un altro boliviano. Ma non uno qualun-

que: deve essere dello stesso quartiere di La Paz in cui ancora vivono i suoi nonni. Non mi ricordo il nome, ovviamente. Adela soffre molto di questa situazione. Entrambi siamo ancora giovani per sposarci, ma non si è mai troppo giovani per evitare una bella figura di merda. Come posso essere accettato dalla sua famiglia io, che vivo a Dalmine da genitori nati a Costa Serina? Aiutatemi per favore. Un ragazzo innamorato.


Caro Daniel, i Boliviani sono gente fiera e di parola. Quindi probabilmente non riuscirai mai a convincere il padre di Adela. Come in tutte le sfide tra maschi, lotterete a chi ce l’ha più lungo. Costa Serina si trova a un’altitudine di 868 metri, La Paz tocca i 4100, fai un po’ tu i conti. Puoi però passare una bella serata e provare a lavorartelo col tempo se riuscirai a dimostrarti un ragazzo serio, affidabile e soprattutto rispettoso della loro cultura. Per questo, ciò che ci sentiamo di suggerirti è di presentarti alla serata indossando un poncho fatto con le tue mani. Come ben saprai è un capo tipico delle zone andine e non è difficile fabbricarne uno, basta seguire i nostri consigli alla lettera.

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Innanzitutto la stoffa: non è facile procurarsi della buona alpaca qui da noi e soprattutto in primavera te lo sconsigliamo, anche perché suderai già copiosamente, dato il contesto. Buttati su un cotone spesso e colorato, ma non troppo. Mai scimmiottarli, devi sembrare un uomo, non un cretino.

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Le misure: non ci hai indicato quanto sei alto, ma per un uomo adulto la stoffa deve essere quadrata, delle dimensioni di un copridivano. Noi preghiamo tu abbia un divano decente, so che non ci deluderai.

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Piega la stoffa a metà, in modo che i bordi coincidano, quindi stendi il tessuto su una superficie piana (e, possibilmente, pulita).

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Prendi un paio di forbici ben affilate e taglia un foro per la testa. Questa è la parte più complessa. Devi praticare un taglio lungo il bordo piegato del tessuto, centrandolo. Ti consigliamo di usare un metro da sarta, oppure la squadra che usavi alle medie per educazione tecnica. Il foro può avere le dimensioni che preferisci, partendo da un minimo di 30 cm. Quindi 15 cm a destra e 15 cm a sinistra dalla metà esatta del bordo piegato. O 20 e 20. O 30 e 30 se sei macrocefalo o ti senti selvaggio come Raz Degan ai tempi. Prendi ago e filo e cuci un orlo attorno all’apertura della testa, affinchè la stoffa non si sfilacci. Questa operazione è facoltativa: se dovrai indossarlo una sola sera puoi evitare, ma metti che le cose vadano bene e ci sia una seconda cena… Non sai cucire? Vai a trovare tua nonna.

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Magia! Indossa il tuo poncho, è pronto! Vuoi abbellirlo? Aggiungici delle tasche, una spilla, lo stemma del tuo casato. Ma non esagerare: potrebbero nascerne delle domande scomode. Un ultimo consiglio per la serata: lascia perdere bottiglie di vino o cioccolatini. Porta invece un bel mazzo di fiori alla mamma di Adela. Mi raccomando non uno di quei bouquet cimiteriali da sito di Interflora. Fiori belli, colorati, costosi! Siamo tutti con te Daniel. E ora, andale andale!

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CTRL magazine

In copertina

Fotografia di Alessandra Beltrame Via Bono, 43 - 24100 Bergamo www.ctrlmagazine.it redazione@ctrlmagazine.it Tel. 035.0342249 Mob. 349.1680619

   Editore

Matteo Postini matteo@ctrlmagazine.it

Direttore

Nicola Feninno nicola@ctrlmagazine.it

Progetto Grafico Studio temp

Redazione

Leone Belotti, Dario Cattaneo, Chiara Generali, Gionata Giardina, Davide Gritti, Alessandro Monaci, Giorgio Moratti, Oro, Filippo Peci, Mirco Roncoroni.

Hanno scritto e collaborato

Linda Alborghetti, Davide Baroni, Marco Bellini, Alessandra Beltrame, Nicola Carrara, Jessica Costanzini, Melissa Ghidini, Gros Grossetti, Fulvia Monguzzi, Francesco Muzzopappa, Sara Nissoli, Silvia Pelliccioli, Michele Perletti, Matteo Sacchi, *talia, Tenente Tritiğ, John Terrible, Stefano Togni. Reg. Tribunale Bergamo N° 2/08, 24/01/08


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