CROnews n.1, Volume 6, anno 2012

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in questo numero

CROnews Direttore responsabile Dr. Paolo De Paoli trimestrale 2012 - V. 6 (1) gennaio 2012

notizie dell’ultima ora La giornata per la ricerca sul cancro ........................................................p. 2 I tumori nella provincia di Pordenone: incontro con il presidente Ciriani ....p. 3 Nuova task-force nazionale su virus e tumori ...........................................p. 4 Il Dr. Michele Spina nel Consiglio direttivo della FIL e Responsabile della Commissione anziani ..............................................p. 5 Convegno all’ISIS Malignani di Udine sugli stili di vita corretti per i giovani ...p. 6 Il trasferimento tecnologico del CRO Aviano è online ...............................p. 6

FLASH ON...

Milena Sabrina Nicoloso, ricercatrice CRO, premiata al Senato ................p. 7 Fuga e rientro di talenti... ma quanto ci costa? .........................................p. 9

HIGHLIGHTS Endomicroscopia confocale laser ...........................................................p. 10 ll Libro Bianco della Gastroenterologia ....................................................p. 12

PARLIAMO DI Metilazione del DNA e prognosi del melanoma cutaneo ...........................p. 15 Italian Angels for Growth finanziano Smart Clot ........................................p. 16

ATTIVITÀ FORMATIVA AL CRO La progettazione formativa: metodi e strumenti .......................................p. 17 Corso di chirurgia radicale addomino-pelvica in diretta “Live Surgery”.......p. 20

L’ANGOLO DELLA BIBLIOTECA I nuovi servizi della Biblioteca ...................................................................p. 22 La Biblioteca Pazienti al PMH ..................................................................p. 25

URP E ARTE COME SUPPORTO TERAPEUTICO L’esposizione di opere d’arte al CRO .......................................................p. 26

AREA GIOVANI Pordenone corre alla maratona di New York 2012 ...................................p. 29 Musical… orchestra & voce......................................................................p. 30 Pinocchio sugli sci ...................................................................................p. 31 Lettera di una mamma .............................................................................p. 32 Mostra Fotografica per il CRO .................................................................p. 34 Dolomiti Winter Games 2012 ...................................................................p. 35

sostegno alla ricerca Il Lions Club Pordenone Host supporta il Progetto Martina ......................p. 36

ORGANIZZAZIONI NO-PROFIT

Sono attive al CRO ..................................................................................p. 37

il cinque per mille alla ricerca

Sostieni la ricerca al CRO ........................................................................p. 40


notizie dell’ultima ora La giornata per la ricerca sul cancro Palazzo del Quirinale, Roma - 11 Novembre 2011 Anche 4 ricercatori del Centro di Riferimento Oncologico sono stati invitati e accolti al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per le celebrazioni della giornata nazionale dedicata alla ricerca sul cancro, che ha riunito oltre 250 affermati e giovani scienziati da tutta Italia. Del nostro Istituto erano presenti a Roma il Dr. Gustavo Baldassarre e la Dr.ssa Barbara Belletti della SOC di Oncologia Sperimentale 2, il Dr. Riccardo Bomben della SOC di Oncoematologia Sperimentale e Clinica, e il Dr. Luca Sigalotti della SOSD di Bioimmunoterapia, come parte della delegazione dei ricercatori finanziati dall’AIRC. All’incontro, sono intervenuti anche l’ex ministro della Salute Ferruccio Fazio, Umberto Veronesi e il presidente dell’AIRC Piero Sierra. Il presidente Sierra ha sottolineato che la rilevanza scientifica delle ricerche italiane è tutt’altro che trascurabile e ha anche ribadito la convinzione dell’AIRC che, per rendere il cancro sempre più curabile, serva la partecipazione della collettività intera. Infatti, in questi anni grazie all’efficace programma del 5 per mille, milioni di cittadini hanno deciso di partecipare alla missione dell’AIRC [strategia, questa della raccolta del 5 per mille per la ricerca, perseguita con successo anche al CRO di Aviano, ndr]. Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia di Milano, ha ricordato al Presidente della Repubblica e a

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Il Presidente della Repubblica Napolitano inaugura la giornata per la ricerca

tutti i presenti che la prevenzione è l’arma più efficace per battere la malattia e ha sottolineato che la partecipazione della popolazione e l’impegno dei ricercatori hanno bisogno del sostegno delle istituzioni pubbliche. Oggi i farmaci biomolecolari in uso, ottenuti grazie alla moderna ricerca biomedica, sono circa 40, e sono oltre 100 quelli in fase di studio. Ha, inoltre, messo in risalto l’importanza dei microRNA, molecole giunte alla ribalta scientifica solo negli ultimi anni, sottolineandone

il rilevante ruolo che ricoprono nello sviluppo del cancro e l’alto potenziale “traslazionale” che portano con sé. L’ex Ministro della Salute Ferruccio Fazio ha poi ribadito la necessità di stabilire un dialogo e uno scambio più sistematico tra il ministero e le grandi organizzazioni impegnate nella lotta contro il cancro come l’AIRC, che, nella purtroppo cronica scarsità di fondi pubblici per la ricerca del nostro Paese, rappresentano una risorsa straordinaria e irrinunciabile.

I ricercatori CRO da sx: Gustavo Baldassarre, Riccardo Bomben, Luca Sigalotti e Barbara Belletti


I tumori nella provincia di Pordenone: incontro con il presidente Ciriani Il 7 Febbraio 2012 il Presidente della Provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani e alcuni membri del suo staff, hanno visitato la struttura di Epidemiologia e Biostatistica del CRO di Aviano sede del Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia. Alcuni articoli di stampa, apparsi sui quotidiani locali alla fine del mese di gennaio 2012, attribuivano erroneamente alla provincia di Pordenone un’alta incidenza di tumori. Notizie infondate che hanno suscitato una comprensibile preoccupazione nella Amministrazione Provinciale. Durante la visita, il Presidente Ciriani ha incontrato il direttore, Dr. Diego Serraino, e i ricercatori che gestiscono il registro tumori, analizzano i dati raccolti e pubblicano i risultati. Si è dimostrato molto interessato al lavoro di registrazione dei casi di tumori, e ha chiesto chiarimenti dettagliati circa la attuale situazione epidemiologica dei tumori in provincia di Pordenone e nella regione Friuli Venezia Giulia. In realtà, ha spiegato il Dr Serraino, Pordenone è la provincia con la più bassa incidenza (cioè, il numero di nuove diagnosi di tumori l’anno per 100.000 abitanti) in regione. Con 509 nuove diagnosi l’anno ogni 100 mila uomini e 379 nuove diagnosi l’anno ogni 100 mila donne, oltre ad essere la più bassa della regione, l’incidenza dei tumori nella provincia di Pordenone è in linea con il Nord Italia. Quello che cresce, in realtà, è il numero delle persone che, dopo aver avu-

Da sx: il Direttore Scientifico CRO, Paolo De Paoli, il Presidente della Provincia di Pordenone, Alessandro Ciriani e il Direttore Generale CRO, Piero Cappelletti

to una diagnosi di tumore, vive a lungo e guarisce. Infatti, sono circa 12.000 le persone che, in provincia di Pordenone, hanno avuto in passato (da 2 o più anni) una diagnosi di tumore (su circa 58.000 in tutta la regione Friuli Venezia Giulia). Il fatto che tante persone vivano a lungo dopo una diagnosi di tumore è un’indicazione positiva dell’efficacia della diagnosi precoce, dei progressi nella diagnosi e nelle terapie per la cura dei tumori e nell’assistenza intra- ed extra-ospedaliera. L’errata interpretazione dei dati da parte della stampa, che ha confuso il dato relativo al numero di persone che vivono a lungo o guariscono dopo la diagnosi di tumore con quello dei nuovi ammalati che ha generato un allarmismo ingiustificato – questa la spiegazione data al presidente Ciriani che si è poi informato su altri dati epidemiologici. Sebbene i tumori rappresentino uno dei più gravi problemi di sanità pubblica, il fatto che 12 mila persone in provincia di Pordenone e 58 mila in regione (45%

uomini e 55% donne) vivano con una diagnosi di tumore avuta diversi anni prima è un successo del nostro sistema sanitario regionale. Questo fatto testimonia la notevole efficacia dei programmi di diagnosi precoce, dei miglioramenti diagnostici (su tutti, l’oncologia molecolare), e delle terapie farmacologiche (i vari tipi di chemioterapia), chirurgiche e radioterapiche. Tutti interventi che allungano la speranza di vita dei pazienti. A maggior ragione i dati sono positivi perché, di queste 58 mila persone in regione e 12 mila in provincia di Pordenone, il 51% degli uomini e il 64% delle donne sono lungo sopravviventi. Essi hanno avuto, cioè, una diagnosi di tumore da 5 o più anni e la maggior parte di loro è libera da malattia e da trattamenti antitumorali. Inoltre, si allarga anche il sottogruppo dei guariti – con il 15% degli uomini e il 25% delle donne che hanno avuto la diagnosi di tumore da 15 anni o più. In altre parole è in continua crescita quello che il Corriere della Sera, commentando la ricerca

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del CRO, ha definito “l’esercito” dei lungosopravviventi e dei guariti”. Un esercito bisognoso di molte attenzioni da parte di tutti gli attori del sistema sanitario regionale. LE NUOVE DIAGNOSI DI TUMORE - L’invecchiamento è uno dei principali determinanti della incidenza dei tumori nelle popolazioni, e in Friuli Venezia Giulia il 23% della popolazione ha 65 o più anni. Nel 2006-2007, l’ultimo biennio per il quale sono disponibili i dati del registro, in media sono state fatte 9 mila nuove diagnosi di tumore l’anno – 2375 in provincia di Pordenone. Tenendo in considerazione l’età avanzata dei nuovi casi (69 anni), in provincia di Pordenone, l’incidenza era pari a 509 casi l’anno ogni 100 mila uomini e 379 casi l’anno ogni 100 mila donne. Questi tassi sono i più bassi della regione in entrambi i sessi, e negli uomini sono inferiori a quelli registrati in media nel Nord Italia (522 casi/ anno ogni 100 mila uomini). L’at-

tivazione, nel 2005, dello screening mammografico con conseguente aumento della incidenza di questa patologia nel 2006 e 2007, spiega il lieve aumento dellincidenza di tumori nelle donne rispetto alla media del Nord Italia (371 casi/anno ogni 100 mila donne). Anche negli uomini, la promozione di screening per la diagnosi precoce di alcuni tumori (prostata in primis) spiegano buona parte della differenza con le altre aree del Nord Italia. PROVINCIA – I dati del registro tumori del Friuli Venezia Giulia indicano, in sintesi, che l’impatto delle nuove diagnosi di tumori tra gli uomini e le donne della provincia di Pordenone è più basso che nelle altre provincie della regione ed è in linea con le altre aree del Nord Italia. Le risposte offerte dal sistema sanitario regionale alle persone che si ammalano di tumore hanno fortemente contribuito ad aumentare il numero di persone che vivono con malattia

Da sx: Il Presidente, Luca Ciriani, Sivia Birri, Diego Serraino e Alberto Parifi, addetto stampa del Presidente Ciriani, durante l’incontro al CRO

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neoplastica, molte delle quali sono lungo sopravviventi o guarite. Un quadro più completo sull’epidemiologia dei tumori nella nostra regione, con i dati di incidenza, sopravvivenza e prevalenza aggiornati al 2007, è stato presentato il 23 febbraio a Udine a cura della Direzione centrale della salute del FVG e del Servizio di Epidemiologia e Biostatistica del CRO di Aviano. Informazioni più approfondite sui tumori in Friuli Venezia Giulia si possono ottenere consultando il sito www.cro.it, mentre materiale cartaceo può essere richiesto a serrainod@cro.it (telefono 0434/659354).

Nuova task-force nazionale su virus e tumori Si è riunita ad Aviano il 20 gennaio 2012, la prima task-force nazionale su virus e tumori solidi con la partecipazione di virologi, immunologi, patologi, microbiologi, epidemiologi e oncologi provenienti da diverse università e istituti italiani, quali l’Università di Padova, l’Istituto Pascale di Napoli, l’IRCCS Burlo e l’ICGEB di Trieste, la Fondazione Policlinico San Matteo di Pavia, l’Università di Ferrara, l’Istituto Nazionale Tumori e il Multimedica Castellanza di Milano, l’Ospedale di Ancona, l’Azienda Ospedaliera di Pordenone e, naturalmente, il CRO di Aviano. I responsabili di questa task force sono Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica del nostro Istituto e Paolo Pedrazzoli, Direttore dell’Oncologia Medica del Policlinico San Matteo di Pavia. Quella tra agenti infettivi e tumori,


qui al CRO, è sempre stata una priorità, sin dall’inizio dell’epidemia provocata dall’HIV. Da allora l’intero spettro della ricerca (di base, epidemiologica e clinica) ha studiato a fondo le correlazioni esistenti tra virus e tumori: le epatiti B e C e il tumore del fegato, l’HPV e i tumori del collo dell’utero e della tonsilla e via discorrendo. Questo know-how che si è stabilito nel nostro Istituto ha spinto, per esempio, la Dott.ssa Silvia Franceschi al vertice della ricerca epidemiologica sui virus allo IARC di Lione, con significative ripercussioni sullo sviluppo del vaccino contro l’HPV. La decisione di creare un gruppo investigativo su questo tema, in particolare sottolineando l’aspetto dei tumori solidi, è nata congiuntamente a Pavia e ad Aviano, e già lo scorso ottobre, a Pavia, si è tenuto un congresso specifico sull’argomento (CROnews 4-2011 pag 3). Dalla teoria (congresso scientifico) alla pratica (task-force) il passo è stato breve, con la costituzione del Gruppo sugli agenti infettivi e i tumori solidi più comuni (mammella, colon retto, polmone, per i quali non vi è ancora evidenza di una qualche specifica correlazione). Nel concreto, la prima riunione di Aviano, con la proficua partecipazione di diversi ricercatori provenienti dai succitati istituti, si è arrivati a una discussione che ha portato all’identificazione di proposte progettuali che sono state ben riassunte da Riccardo Dolcetti del nostro Istituto e da Vittorio Perfetti di Pavia: • HPV e carcinoma dell’orofaringe; • valore predittivo e/o diagnostico della risposta immune da EBV in tumori solidi;

• virus e tumori solidi nei pazienti trapiantati; • virus fishing; • bio-banking. In questo momento stanno arrivando le proposte di partecipazione a questi progetti da parte degli istituti che fino ad ora hanno dato la loro disponibilità quasi entusiastica a partecipare a questa attività. La prossima riunione del gruppo si terrà a Ferrara 23 marzo 2012, con l’ospitalità del Prof. Mauro Tognon, del Dipartimento di Morfologia ed Embriologia, Sezione di Biologia Cellulare e Genetica Molecolare, dell’Università di Ferrara.

Il Dr. Michele Spina nel Consiglio direttivo della FIL e Responsabile della Commissione anziani Si è svolta recentemente a Udine la riunione annuale della Fondazione Italiana Linfomi (FIL) che ha riunito, in tre giorni di intenso e proficuo lavoro, tutti i maggiori esperti italiani impegnati nella cura dei linfomi. La riunione è stata l’occasione per fare un aggiornamento dei risultati dei protocolli in atto e per presentare le nuove proposte di studio sia nazionali che in collaborazione con i principali gruppi internazionali. Nel corso della riunione si sono svolte anche le elezioni del nuovo consiglio direttivo e tra i candidati il Dr. Michele Spina, condirettore della divisione di oncologia medica A del nostro istituto, è risultato il quinto degli eletti. Successivamente il nuovo consiglio direttivo ha confermato il Dr. Spina come responsabile della commissione anziani della FIL per i prossimi

due anni. “È una enorme soddisfazione avere ottenuto un consenso cosi ampio” - commenta il Dr. Spina “segno dei buoni rapporti creatisi con i colleghi di altre istituzioni. È comunque motivo di maggiore orgoglio la conferma alla guida della commissione anziani che testimonia l’ottimo lavoro svolto da tutti i componenti che, con notevole impegno, hanno collaborato all’ideazione e conduzione degli studi. Un ringraziamento particolare va a tutti i miei colleghi del CRO che hanno contribuito giorno per giorno e spesso nell’ombra a tutte le iniziative della commissione. Un ringraziamento particolare va al Prof. Tirelli, vero cultore dell’argomento, per i suoi consigli e il suo continuo sostegno. Gli obiettivi principali per i prossimi due anni” - conclude il Dr. Spina - “sono quelli di migliorare lo standard nei pazienti ultrasettantenni con linfoma che, spesso a causa di preconcetti da parte dei medici e dei familiari, non vengono trattati in modo adeguato compromettendo in modo significativo la possibilità di guarire da una malattia che risponde molto bene con trattamenti adeguati.”

Il Dr. Michele Spina, Dirigente Medico della SOC di Oncologia Medica A

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Convegno all’ISIS Malignani di Udine sugli stili di vita corretti per i giovani Anche Giampiero Pinzi, il centrocampista dell’Udinese calcio era presente al talk show sugli stili di vita corretti da proporre ai giovani svoltosi all’ISIS Malignani di Udine martedì 28 febbraio, promosso dall’associazione Euretica in collaborazione con Fondazione Crup, Comitato Friul Tomorrow 2018, Unione nazionale consumatori - Udine, Siram SpA e Aido dal titolo: “For a fair living - Par un vivi franc”. In apertura i saluti della preside del Malignani, Ester Jannis, e del presidente di Euretica, Alessandro Grassi a seguire Daniele Damele, coordinatore del Friul Tomorrow, nella funzione di moderatore. Oltre a Pinzi erano presenti i presidenti della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e della Provincia di Udine, Pietro Fontanini, lo scrittore e Premio Campiello, Pino Roveredo, due studenti del Malignani, l’oncologo, Umberto Tirelli, e Francesca, una giovane di 23 anni che ha sconfitto un tumore cinque anni fa ed ora studia a Milano. Una testimonianza, la sua, di sicuro impatto ed effetto. Conclude il “panel” dei relatori il preparatore atletico dell’Udinese, Claudio Bordon, il quale ha affermato: «È con vivo piacere che Pinzi e io abbiamo aderito a quest’iniziativa realizzata all’insegna del fair play. D’altronde quando l’amico Damele chiama non possiamo che rispondere “presenti”». Le conclusioni saranno tratte dall’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato. Il convegno mira a dire no a:

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Da sinistra: il vice-preside del Malignani Malacrea, il direttore del Dipartimento Oncologia Medica A del CRO di Aviano Umberto Tirelli, il coordinatore del Comitato “Friul Tomorrow 2018” Daniele Damele e il presidente dell’associazione Euretica Alessandro Grassi.

droghe, abuso di alcol, fumo, doping, promiscuità sessuale e un deciso sì a: alimentazione corretta, attività fisica e sportiva, volontariato, rispetto delle regole, amore.

Il trasferimento tecnologico del CRO Aviano è online Il nostro Istituto è impegnato a tradurre sul piano economico e delle collaborazioni col mondo industriale i risultati della ricerca, traslazionale, dalle sperimentazioni di laboratorio fino alla fase clinica. Lo spazio web dedicato alle invenzioni e alle innovazioni del CRO Aviano è ora ampliato nei contenuti e nelle funzionalità. È infatti possibile sfogliare, accedendovi anche da “news on

technology transfer” in Homepage, una serie di schede illustrative d’interesse per le imprese, dei settori biotecnologico e biomedicale. Si tratta di brevetti e licenze, di dispositivi medici, di software e prodotti per la ricerca, oltre a opportunità progettuali pubblicoprivato e iniziative spin-off promosse dal CRO. Brevi notizie d’attualità e una rassegna sulle attività formative inerenti il trasferimento tecnologico completano la nuova sezione online, curata dalla Direzione Scientifica. Tutti i contenuti sono condivisibili sulle principali reti sociali digitali, come Facebook, Twitter o LinkedIn. Per ulteriori informazioni: www.cro.sanita.fvg.it/ricerca/txt_ technology_transfer.htm#50


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Milena Sabrina Nicoloso, ricercatrice CRO, premiata al Senato Il Premio Fondazione Lilly Il 30 novembre 2011, nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, si è tenuta un’avvincente giornata di sostegno per chi fa ricerca in Italia. Anche il CRO era presente in prima fila. Infatti, Milena Sabrina Nicoloso, ricercatrice dell’Oncologia Sperimentale 2 del CRO, rientrata di recente in Italia dagli Stati Uniti, è stata premiata dalla Fondazione Lilly per le ricerche condotte all’MD Anderson Cancer Center, Houston Texas. Si tratta di uno dei tre premi conferiti alle tre migliori pubblicazioni scientifiche degli ultimi 5 anni sul tema “Nuovi biomarcatori per le patologie neoplastiche: tumori solidi”. Milena in questi studi ha avvalorato la potenzialità dei microRNA, piccoli geni regolatori, di essere utilizzati come marcatori in campo oncologico. La Fondazione Lilly ha inoltre assegnato con il sistema trasparente e meritocratico della “peer review” una borsa di studio di ben 360 mila euro per il progetto di ricerca più valido nell’ambito della diagnosi precoce della malattia di Alzheimer che è andato a Chiara Cerami, 32 anni palermitana. Questa giornata è stata occasione di riflessione e “presa di coscienza” sulla gravità e sull’impatto negativo che la perdita dei nostri migliori scienziati ha sul

l’Italia. “Una situazione progressiva che si aggrava di anno in anno - afferma Patrik Jonsson, Presidente Fondazione Lilly Italia - per l’alto numero di ricercatori che scelgono di emigrare verso Paesi in cui è ancora possibile fare ricerca e dove il lavoro è giustamente remunerato e valorizzato sulla base del merito. Per questo motivo stanziamo per la borsa di ricerca una somma annuale che sia congrua con gli stipendi medi percepiti dai ricercatori nei paesi più avanzati”. È appunto per contenere l’incessante defezione di cervelli dal nostro Paese che la Fondazione Lilly, organismo non a fini di lucro istituito per contribuire allo sviluppo scientifico e sociale dell’Italia, promuove il progetto “La ricerca in Italia: un’idea per il futuro”.

Milena S. Nicoloso riceve il premio Lilly

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Alla Fondazione Lilly è stata assegnata una targa del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per la lodevole iniziativa intrapresa. “Noi siamo chiamati a una sfida che per gli scettici sembrerà irraggiungibile: impedire ai nostri migliori cervelli la fuga verso lidi lontani” ha dichiarato il Presidente delal Commissione Sanità del Senato Antonio Tommasini presente all’evento. Ma chi è questa giovane ricercatrice così brava e capace? Milena Nicoloso, nasce a Maracaibo (Venezuela) da una famiglia originaria di Buja (UD). Si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi di Udine (summa cum laude) e consegue la specializzazione in Oncologia sempre all’Università di Udine e ancora con il massimo dei voti. Ma Milena non si accontenta di sapere come curare un tumore, vuole andare più a fondo e capire quali meccanismi causano questa malattia, perché solo così si può riuscire a sconfiggerla. Ed ecco allora che, dal 2002 al 2005, decide di frequentare l’Oncologia Sperimentale 2 del CRO, per sviluppare le sue conoscenze nel campo dei meccanismi cellulari. Poi, per completare al meglio la sua preparazione e ampliare le proprie capacità, fa la valigia e si reca negli Stati Uniti prima in Ohio al Comprehensive Cancer

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Center della Ohio State University di Columbus, dove lavora per un anno come ricercatrice e successivamente in Texas dove ottiene una posizione ancora più rilevante come Senior Researcher presso il prestigioso MD Anderson Cancer Center, di Houston (Texas), uno dei più importanti Istituti di ricerca in oncologia al mondo e lì si ferma trovando un luogo ottimale per realizzare la sua attività di ricercatrice. Anche Milena, dunque, entra a far parte della schiera dei cosiddetti “cervelli scappati all’estero”. Nel 2010, la Direzione Scientifica del CRO lancia un programma internazionale, lo Young Investigator Programme (YIP) con la finalità di attrarre in Italia nuovi talenti o far rientrare in patria quelli che erano “scappati” proponendo una opportunità lavorativa simile a quelle americane, offrendo cioè la possibilità di sviluppare in autonomia un progetto di ricerca innovativo. E così Milena Nicoloso si rimette in gioco, partecipa al concorso lo vince e rientra in Italia nel gennaio 2011 come ricercatrice senior con un laboratorio di ricerca a disposizione per sviluppare il suo progetto di durata triennale al CRO di Aviano. Oltre al premio Lilly già citato, Milena Nicoloso ha

anche partecipato a un bando di concorso europeo il “Marie Curie Career Integration Grant” per il quale ha ottenuto un finanziamento per lo sviluppo del progetto: “Transposon based Forward Genetic Screen for the Identification of non coding RNAs involved in Colorectal Cancer Metastasis” Si può dire, a questo punto, che il programma YIP è stata una scommessa che si è rivelata vincente da tutti i punti di vista: sia perché il programma YIP ha raggiunto il suo scopo riportando in Italia un talento, sia perché la giovane ricercatrice, in un anno di attività in Italia, sta già raccogliendo buoni frutti. “Il talento di Milena, come quello di tanti altri giovani italiani promettenti, - dice il Direttore Scientifico Paolo De Paoli - va caparbiamente trattenuto in Italia. L’Italia deve investire sul talento dei propri giovani per poter essere competitiva a livello internazionale e per poter aver peso nel mondo scientifico. Ai giovani ricercatori con elevate qualità va data più autonomia e fiducia al fine di lasciare esprimere le loro capacità al massimo. Per questo, al CRO, ho deciso di utilizzare parte dei proventi derivanti dal 5x1000 nel programma YIP e sono contento dei risultati ottenuti. Una formula che andrebbe ripetuta.” Ma vediamo cosa ne pensa la ricercatrice.

MIlena Sabrina Nicoloso nel suo laboratorio al CRO di Aviano

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“Milena il tuo rientro in Italia sembra una scelta controcorrente. Che cosa ti ha spinto a a fare questo passo?” “Nonostante mi

trovassi in un centro oncologico prestigiosissimo e anche molto stimolante, l’MD Anderson Cancer Center di Houston, avevo sentito il bisogno di maggior autonomia nei miei studi e di creare un gruppo di ricerca mio. Proprio in quel momento il CRO lanciava il Concorso per il rientro dall’estero dei giovani ricercatori, che appunto mi offriva quest’opportunità, e così eccomi qua”. “Avevi già lavorato in passato al CRO; com’è statol’impatto, dopo 5 anni all’estero?” “Devo confessare che fino ad oggi tutti gli spostamenti che ho fatto per motivi di lavoro sono stati inizialmente molto duri, richiedendomi grandi capacità di adattamento. E, anche questa volta, con mia grande sorpresa, seppur giocassi in casa, non è stato diverso. Ora è passato un anno dal mio rientro e a questo punto posso dire che è stato bello e istruttivo poter guardare con occhi nuovi una realtà che già conoscevo. Al CRO ho ritrovato vecchi amici e colleghi, un ambiente in fermento, e tutti mi hanno dato una mano affinché potessi re-inserirmi, e incominciare ad essere produttiva sul piano scientifico. Inoltre, il grande passo del ritorno in Italia e della realizzazione di un nuovo filone di ricerca l’ho compiuto insieme al mio collega, amico e compagno di vita Riccardo Spizzo. Soprattutto grazie a lui sono felice di essere dove sono e di affrontare questa nuova sfida. “Milena, a parte il lavoro, ci sono stati altri cambiamenti nella tua vita?” “Non faceva di sicuro parte dei piani di due ricercatori come me e Riccardo che con molti inter-


rogativi decidono di rientrare per dare una svolta alla propria carriera; ma per fortuna in cielo qualcuno ha più buon senso di noi e così 4 mesi dopo aver messo piede in Italia è nato Romeo. Non ho mai avuto un grosso slancio verso i bambini, eppure ammetto che essere mamma è una delle esperienze più belle e divertenti che mi siano capitate”. “Com’è essere neo-mamma e ricercatrice al CRO?”

“Non posso più lavorare senza guardare l’orologio, come spesso accadeva in passato, ciò nondimeno mi appassiona sempre di più la ricerca, m’immergo quasi in apnea nei miei studi durante il giorno per poi prendere una boccata d’aria la sera a casa con mio figlio. E non posso nemmeno essere stanca. Romeo con le sue inesauribili energie, lanciato alla scoperta del mondo mi da una forte carica. In più i colleghi al CRO mi sono di sostegno e

incoraggiamento, sia nell’essere mamma che nel portare avanti la ricerca.” “Qualche buon risultato fino a oggi con la tua ricerca ?” “Siamo fiduciosi, ma bisogna avere pazienza e perseverare. Intraprendere un nuovo progetto è sempre un investimento a lungo termine, e siamo solo agli inizi.” “Allora, in bocca al lupo per tutto e buon lavoro !”

Fuga e rientro di talenti... ma quanto ci costa? Nel corso della cerimonia al Senato organizzata dalla Fondazione Lilly di cui si è parlato in precedenza, sono stati presentati i dati dell’Istituto per la Competitività (I-Com), che testimoniano quanto dannosa sia in termini economici la fuga dei cervelli dall’Italia, stimata essere attorno al 35% fra i 500 migliori ricercatori italiani e salire al 50% fra i top 100. Motivo principale dell’abbandono dell’Italia è l’assenza di condizioni di lavoro adeguate che causa la perdita di oltre 1 miliardo di euro di ricchezza all’anno, generato dai 243 brevetti che i nostri migliori 50 cervelli producono all’estero. Un valore che proiettato a 20 anni arriva a toccare quota 3 miliardi di euro. È stata quindi sottolineata la necessità per i ricercatori italiani di diventare imprenditori di se stessi e di imparare a trasferire nel campo applicativo le proprie scoperte. L’Italia, infatti, è in fondo alla classifica per numero di brevetti svi-

luppati in patria negli ultimi anni ma sale drasticamente per produttività di brevetti “italiani” all’estero, raddoppiando da 12 a 24. Andrea Paci, Professore Ordinario di economia e Gestione delle Imprese è intervenuto spiegando come “le attività di ricerca e innovazione rappresentano i segmenti a maggior valore aggiunto per alimentare le prospettive di crescita e sviluppo. Dall’analisi della dinamica degli investimenti in ricerca e sviluppo nei vari paesi emerge un quadro globale dei processi di rilocalizzazione delle attività di ricerca, orientati a premiare quei paesi che hanno saputo organizzare nel modo più efficace i sistemi di relazione tra gli attori del processo di R&D (imprese manifatturiere, sistema dei fornitori, Università e centri di ricerca, operatori di venture capital)”. Ulteriore tema di riflessione è stato l’incremento della presenza femminile nel mondo della ricerca. Infatti, tutti i premi conferiti

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fino a oggi dalla Fondazione Lilly sono stati vinti da sole donne, confermando la crescita della ricerca italiana al femminile: in un solo anno il numero delle donne nella lista dei 50 migliori ricercatori italiani al mondo è raddoppiato. Tuttavia, c’è ancora un gap da colmare per il divario di genere esistente anche all’estero: gli uomini registrano valori più alti per numero di brevetti, mentre le donne, pur essendo parte di quasi tutti i gruppi di ricerca che sviluppano brevetti, a oggi hanno ancora una quota molto bassa di risultati ottenuti come prime autrici principali. Nel corso dell’evento è stato presentato il bando della prossima selezione con tema: “Osso ormoni e metabolismo: biomarcatori per il monitoraggio della salute scheletrica e del controllo metabolico’’. La scadenza del bando riservata ai giovani ricercatori italiani laureati in medicina e chirurgica under 35 è il 30 aprile 2012.

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HIGHLIGHTS

Endomicroscopia confocale laser Avanzamento tecnologico in endoscopia

Da circa un anno è operativa presso la SOC di Gastroenterologia del CRO di Aviano una nuova tecnica endoscopica. Si tratta dell’endomicroscopia confocale laser che integra la video-endoscopia convenzionale con la microscopia confocale laser. Sembrano paroloni da esperti ai lavori; per questo abbiamo chiesto al Dr. Renato Cannizzaro, Direttore della SOC di Gastroenterologia, di darci qualche delucidazione su questa importante innovazione tecnologica. Ci può illustrare quali sono le caratteristiche dell’endomicroscopia confocale rispetto alla tecnica standard? L’endomicroscopia confocale laser (Confocal Laser Endomicroscopy, CLE) è una tecnica di recente introduzione che viene eseguita durante un esame endoscopico tradizionale e permette di esaminare le mucose e i tessuti durante la fase diagnostica. L’endoscopio tradizionale è un sistema munito di una piccola telecamera e permette la visualizzazione dell’interno del tratto gastroenterico; ad una prima fase di diagnosi ottica da parte dell’operatore, segue spesso un prelievo bioptico con l’asportazione di

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parte della mucosa su cui, in una seconda fase, vengono condotti esami istologici al fine di stabilire lo stato cellulare della regione analizzata. Al contrario, l’endomicroscopio confocale laser consente l’analisi in vivo della microarchitettura dei tessuti con risoluzione a livello cellulare permettendo, quindi, anche una precisa identificazione delle aree da sottoporre a biopsia. Queste caratteristiche rendono la microscopia confocale endoscopica potenzialmente utile nella diagnosi precoce di lesioni tumorali o displastiche, così come nella ottimizzazione delle biopsie e del trattamento endoscopico resettivo mirato. Ma qual è effettivamente l’ingrandimento dell’immagine ottenuta con un sistema di endomicroscopia confocale? La regione analizzata viene ingrandita di 1000 volte. Questo ci permette di osservare la struttura microscopica delle lesioni che vediamo contemporaneamente all’esame endoscopico tradizionale. Possiamo così esaminare nello stesso momento la mucosa e le sue ghiandole, i vasi, e i microvasi e interpretare se le alterazioni siano di tipo infiammatorio

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pre-neoplastico o neoplastico. Ma come avviene un esame di endomicroscopia confocale? La procedura endoscopica confocale si svolge in modo analogo a quella tradizionale e quindi per il paziente le modalità di esecuzione sostanzialmente non cambiano. Noi utilizziamo attualmente il sistema Cellvizio® (pCLE), compatibile e integrabile con tutti gli endoscopi flessibili. La sonda pCLE viene quindi immessa nello stesso endoscopio di tipo tradizionale durante l’esecuzione dell’esame. Le immagini endomicroscopiche sono generate mediante l’uso di un agente di contrasto. Per questo motivo, al momento si somministra per endovena della fluoresceina sodica, già largamente utilizzata in oftalmologia e angiografia. È il mezzo di contrasto più adoperato per il basso costo e l’assenza di effetti collaterali documentati. Dopo la somministrazione endovenosa di 5-10 ml di fluoresceina sodica al 10%, le cellule, il sistema vascolare e il tessuto connettivo possono essere ben differenziati. Durante l’acquisizione delle immagini endomicroscopiche il terminale dello strumento deve essere appoggiato delicatamente


sulla mucosa/lesione da indagare. Sul terminale dell’endoscopio confocale c’è un obiettivo microscopico che, emettendo una luce laser, cattura il riflesso della luce focalizzata su piani paralleli della mucosa mediante una lente e la ritrasmette a un “detector” di immagine. Su un monitor vengono mostrate 0,8 o 1,6 immagini endomicroscopiche per secondo che possono essere registrate nel data-base dell’apparecchiatura.

dove non si opera solo per la diagnostica e la cura ma dove si fa ricerca. Un aspetto interessante della ricerca in campo oncologico è proprio la sua prerogativa di essere traslazionale, cioè di poter trasformare le scoperte scientifiche, realizzate in laboratorio, in applicazioni cliniche per ridurre l’incidenza e la mortalità per cancro. Questa è solo una delle definizioni possibili per questo ramo della ricerca scientifica che viene ben rappresentata anche dalla frase “dal bancone del laboratorio al letto del paziente” (in inglese, “from bench to bedside”). Si tratta, in altre parole, di costruire una sorta di ponte tra la scienza e la medicina, per poter utilizzare nel modo migliore le scoperte dei ricercatori. In questi ultimi mesi, con il supporto della Dire-

zione Scientifica, il nostro sforzo è stato quello di mettere insieme competenze e conoscenze scientifiche diverse per ottenere informazioni non solo diagnostiche da uno strumento che finora viene utilizzato quasi esclusivamente per raggiungere una diagnosi sempre più precisa. Il progetto che stiamo portando avanti riguarda l’approccio traslazionale per lo studio dell’angiogenesi nel cancro gastrico e del colon-retto mediante l’utilizzo della CLE.

In base alla sua esperienza, crede che lo strumento sia Ci può parlare un po’ più in un avanzamento nel campo dettaglio di questo progetto? diagnostico o addirittura Lo sviluppo di nuovi vasi sanguiqualcosa di più? gni da vasi preesistenti (angiogeIn questo genere di tecnologia nesi) è un fenomeno indispensastiamo ovviamente ancora muobile sia in condizioni normali che vendo i primi passi. È infatti molto in situazioni patologiche come la importante e fondamentale che crescita e la progressione tumogli operatori siano ben addestrati nel riconoscimento della microarchitettura della regione interessata. Abbiamo però già avuto la possibilità di presentare i nostri dati in occasione di due congressi (UEGW United European Gastroenterology Week, Stoccolma 2011 e FISMAD - Federazione Italiana Società Malattie dell’Apparato Digerente, Napoli 2012) e di pubblicarli sulla rivista Gastroenterology Research and Practice. Personalmente sono dunque molto soddisfatto dell’esito. I nostri risultati riguardano un progetto che ho caldamente sostenuto e voluto, convinto che una tecnologia così avanzata potesse Immagini relative al quadro di angiogenesi registrabile con lo strumento pCLE. Sono visibili in alto a sx alcuni vasi tortuosi, a dx un esempio di fuoriuscita (“leakage”) della fluoresceina utilizzata avere un preciso utilizzo in quale metodo di contrasto. un Istituto come il nostro In basso a sx è riportato un vaso di grande dimensione mentre a dx un esempio di flusso sanguigno difettoso.

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rale. I tumori non riescono a crescere oltre i 2 mm a meno che non insorga un processo angiogenetico. Riuscire ad identificare in tempi relativamente brevi l’insorgenza di nuovi vasi nell’area intratumorale può essere cruciale per una decisiva e personalizzata terapia anti-angiogenetica. La definizione del nostro progetto è stata resa possibile dagli interessi di ricerca nel campo dell’angiogenesi che da anni vengono perseguiti nel nostro istituto. In particolare mi riferisco agli studi preclinici condotti nei laboratori della Struttura di Oncologia Sperimentale 2 che da sempre si occupa delle proprietà strutturali e funzionali di alcune molecole della matrice extracellulare nell’ambito dei fenomeni angiolinfoangiogenetici e all’utilizzo di marcatori dell’angiogenesi nel settore diagnostico e di ricerca della Struttura di Anatomia Pato-

logica. È stata, inoltre, molto utile per l’avvio del progetto anche l’expertise nel campo della microscopia confocale che da circa 10 anni viene utilizzata nei laboratori dell’Oncologia Sperimentale 2 quale strumento avanzato per lo studio delle proprietà morfologiche e funzionali delle cellule nel microambiente tumorale. Ma come si riesce a riconoscere questi “nuovi” vasi con l’endomicroscopia confocale? L’approccio è abbastanza semplice. La fluoresceina che usiamo come mezzo di contrasto si rivela molto utile nell’ evidenziare questi vasi neoformati che si presentano spesso come strutture piuttosto grandi e tortuose difettose nel flusso e con zone di fuoriuscita (“leakage”). Il quadro morfologico di neoangiogenesi che abbiamo valutato per una ventina

di pazienti era in accordo con le analisi istologiche e immunoistochimiche, così da permetterci di sviluppare una scala arbitraria di angiogenesi che riesce a valutare l’estensione dell’angiogenesi intratumorale basata sull’aumento del numero dei vasi, la presenza di vasi di grandi dimensioni e tortuosi, con fuoriuscita di fluoresceina e flusso difettoso. Un esempio è riportato nella figura (Fig. 1 pag11). Anche se preliminari questi risultati suggeriscono che l’applicazione di questi criteri potrebbe essere utile nel predire una risposta a terapia anti-angiogenetica o una possibile chemioresistenza durante il trattamento. Ovviamente è necessario lo studio di un gran numero di casi di tumori a diverso grado per il miglioramento e l’accuratezza diagnostica e la predizione di appropriate e “individuali” strategie di trattamento.

ll Libro Bianco della Gastroenterologia È stato pubblicato a cura delle Società Scientifiche di Malattie dell’Apparato Digerente AIGO, SIED, SIGE il “Libro bianco della Gastroenterologia Italiana” alla cui stesura ha partecipato la SOC di Gastroenterologia del CRO. La Gastroenterologia è la disciplina clinica che, con il supporto fondamentale delle conoscenze professionali cliniche e delle metodiche diagnostiche e terapeutiche specialistiche, si occupa delle condizioni patologiche dell’apparato digerente (tubo digerente, pancreas, fegato) sotto i molteplici aspetti della ricerca e

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della formazione, della prevenzione, dell’assistenza e della riabilitazione. Le malattie gastroenterologiche hanno un impatto importante sulla salute della popolazione e sui costi del sistema sanitario, rappresentano infatti una delle più importanti cause di morte nella popolazione generale, e sono tra le prime cause di ricovero ospedaliero (Swansea Review, Gut 2007). La mortalità nella popolazione generale per queste malattie è pari al 13% circa, con un trend sostanzialmente stabile negli ultimi 10 anni (FRANCIA,


Franciotti, 2007). In particolare, i tumori dell’apparato digerente rappresentano la prima causa di morte per tumori e tra di essi il cancro del colon-retto, il più frequente cancro dell’apparato digerente, ha un’incidenza di 55 per 100.000 nell’uomo e 44 per 100.000 nella donna, in crescita, con una sopravvivenza del 60% a 5 anni. Tale scenario epidemiologico, nel contesto delle attuali strategie di contenimento dei costi in sanità, rende necessaria e urgente l’individuazione e l’attuazione di modelli più appropriati, efficienti e omogenei di assistenza gastroenterologica; tali modelli, finalizzati a migliorare lo stato di salute della popolazione, devono basarsi sulle evidenze e/o conoscenze scientifiche disponibili, e valorizzare le competenze professionali specialistiche ospedaliere, opportunamente integrate con il territorio. Il libro bianco intende promuovere l’efficacia e l’efficienza e ridurre lo spreco di risorse nella cura di queste malattie, mettendo in evidenza quali interventi e tipologia di servizi rispondono meglio alle necessità di prevenzione, diagnosi e cura delle malattie digestive, sulla linea dello “strategic purchasing” auspicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Alcuni capitoli del libro sono dedicati alla prevenzione in ambito oncologico gastroenterologico e alle neoplasie dell’apparato digerente, screening del cancro colorettale. Lo screening è un intervento sanitario che si propone di diagnosticare una malattia precocemente, cioè prima che compaiano sintomi o segni, in modo da ottenere la guarigione o una prognosi migliore.

Un programma di screening è un insieme complesso di attività che comprende, oltre al test, l’informazione-educazione della popolazione bersaglio, l’organizzazione che facilita l’accesso al test e, per le persone con il test positivo, la predisposizione e l’attivazione di protocolli diagnostici, terapeutici e di follow up. Obiettivo di un programma di screening è offrire, ad ogni persona che ne può beneficiare, la possibilità di ricorrere ad un mezzo riconosciuto efficace per preservare o migliorare il suo stato di salute e che rispetti il bene della comunità. Sulla base di quanto detto lo screening del cancro colorettale è giustificato in quanto: • la malattia è frequente e causa di elevata morbilità e mortalità; • i test usati permettono la diagnosi in fase iniziale, sono accurati, accettabili per il paziente, e attuabili nella pratica; • è disponibile una terapia efficace per la malattia diagnosticata precocemente; • esistono prove che i rischi sono inferiori ai benefici. In Italia il tasso standardizzato di incidenza del cancro colorettale è 80/100.000 abitanti, mentre il tasso di mortalità è 20/100.000 all’anno. Il cancro del colon si pone al secondo posto tra i tumori sia per incidenza che per mortalità sia nell’uomo che nella donna. Un altro elemento che giustifica lo screening è che tale cancro si presenta in modo significativo solo dopo i 50 anni di età e quindi lo screening va iniziato dopo questa età. La prognosi di questo tumore cambia molto in funzione dello stadio in cui viene diagnosticato: è importante quindi una diagnosi precoce.

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Infine il cancro del colon si sviluppa quasi esclusivamente da adenomi, e tale “trasformazione” necessita in genere di un tempo superiore ai 10 anni. L’obiettivo dello screening è trovare gli adenomi e asportarli prima che diventino cancri e diagnosticare i cancri in fase iniziale, curabile e guaribile. Lo screening del carcinoma del colon-retto in Italia La legislazione italiana incomincia a occuparsi dello screening del cancro del colon-retto nel piano sanitario nazionale nel 1994-96 considerandolo uno dei tre programmi di screening di documentata efficacia. Con il DPCM del 29/11/2001 viene inserito nei livelli essenziali di assistenza. La normativa che ha promosso il recente sviluppo di questo screening è la legge 138/2004 all’articolo 2 bis dove vengono stanziate importanti risorse per l’implementazione di questa indagine. Viene inoltre istituita una commissione ministeriale che pone le basi scientifiche ed organizzative del suo sviluppo. L’Italia si pone oggi tra i paesi all’avanguardia con uno screening del cancro del colon che nel 2009 ha interessato il 50% della popolazione italiana tra i 50 e i 69 anni (popolazione di 14.483.000 individui/1.425.616 che si sono sottoposti allo screening) con 98 programmi attivi. Lo screening viene eseguito soprattutto con la ricerca del sangue occulto nelle feci (SOF) mentre la rettosigmoidoscopia (RSS) di screening viene utilizzata attualmente solo in 2 province in Veneto e nella maggior parte del Piemonte. La media italiana di adesione all’invito per SOF è del 50%, mentre l’ adesione all’invito per RSS

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è del 24,3%. Il SOF è positivo mediamente nel 5,6% di casi nel primo passaggio e nel 4,2% nei passaggi successivi. In Italia, nelle persone con SOF positivo, la detection rate delle colonscopie è del 2.4 per mille casi screenati per i carcinomi e dell’11.6 per 1000 casi screenati per gli adenomi avanzati; il valore predittivo positivo (VPP) ai primi esami è del 27% per gli adenomi avanzati e del 5,6 per i carcinomi. L’adesione alla colonscopia (CS) nelle persone con SOF positivo è mediamente dell’82,5% e in tali colonscopie viene raggiunto il cieco nel 91,2% dei casi. Gastroenterologia Oncologica Negli ultimi 20 anni l’oncologia gastroenterologica ha visto un enorme sviluppo, testimoniato da un numero di lavori su riviste scientifiche in continuo aumento. L’interesse dei gastroenterologi si è sviluppato in tutti gli ambiti coinvolti: dall’epidemiologia alla prevenzione, dai meccanismi patogenetici, in particolare per quanto riguarda la biologia molecolare, alla diagnostica, per giungere infine alla terapia. Dal punto di vista clinico tutto ciò ha portato ad importanti ricadute, valgano ad esempio lo screening genetico del cancro del colon eredo-familiare o quello del cancro del colon nella popolazione a rischio intermedio, la determinazione del ruolo dell’Helicobacter Pylori nella carcinogenesi gastrica, l’interferone e la vaccinazione anti-HBV per il cancro del fegato e altri. Nuovi trattamenti sono ora disponibili e vengono utilizzati in neoplasie quali ad esempio l’epatocarcinoma e nuovi approcci terapeutici sono in valutazione in neoplasie quali il tumore del pancreas. La terapia dal carcinoma gastrico avanzato è ancora un

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problema aperto mentre si sono ottenuti dati solidi sull’efficacia del trattamento in adiuvante del cancro del colon e la neoadiuvante del retto e dell’esofago. Il coinvolgimento diretto del Gastroenterologo in queste patologie è dimostrato dal fatto che quasi metà dei pazienti ricoverati nelle Divisioni di Gastroenterologia lo sono per motivi direttamente o indirettamente collegati a patologia oncologica dell’apparato digerente e questa rappresenta la prima causa di morte per neoplasia in Italia, sia nel sesso maschile che in quello femminile. La gestione del paziente oncologico anche dopo la diagnosi, avviene ormai in modo sistematico in un contesto multidisciplinare. Questo deve vedere riconosciute alcune specifiche competenze, per quanto attiene ad esempio alle problematiche chirurgiche, radioterapiche e alle chemioterapie complesse, ma deve anche trovare il gastroenterologo coinvolto direttamente, in collaborazione con gli oncologi, nelle chemioterapie più semplici in particolare, come già avviene, nella gestione delle terapie a bersaglio molecolare. Il Gastroenterologo spesso è il primo a vedere il paziente con tumore per la valutazione di sintomi quali dolore addominale, perdita di peso, ittero, emorragia digestiva, ecc., imposta l’iter diagnostico con l’endoscopia, con l’ecografia e con gli esami radiologici, determina l’estensione e lo stadio della neoplasia e collabora al trattamento appropriato. Il Gastroenterologo sviluppa programmi di screening e diagnosi precoce, e in quest’ambito sviluppa e utilizza gli indicatori di qualità. Il Gastroenterologo identifica i

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gruppi ad alto rischio per Storia Familiare, Sindromi Ereditarie, Patologie croniche (IBD, CAG, Barrett…), Infezioni croniche (HP, HBV, HCV…) e valuta e introduce nuovi marcatori neoplastici e innovazioni tecnologiche. Ad esempio in endoscopia gastrointestinale la magnificazione, la cromoendoscopia, Narrow Band Imaging e nuove tecnologie nella palliazione. Un ruolo fondamentale nello staging dei tumori dell’apparato digerente ha l’esecuzione dell’ecoendoscopia +/-FNA (Fine Needle Aspiration Biopsy eseguita in ecoendoscopia) che insieme alle tecniche radiologiche (TAC, RM) rappresenta il gold standard diagnostico. Per quanto riguarda infine la terapia il Gastroenterologo affronta in modo multidisciplinare le neoplasie dell’Esofago, dello Stomaco, del Pancreas e del Colon-retto mentre affronta in prima persona il percorso diagnostico-terapeutico di Tumori Neuroendocrini, GIST ed Epatocarcinoma.

Il Dr. Renato Cannizzaro, Direttore della SOC di Gastroenterologia del CRO che ha collaborato alla stesura del Libro


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Metilazione del DNA e prognosi del melanoma cutaneo Brevetto congiunto CRO Aviano e Azienda Ospedaliera Universitaria Senese

Uno studio collaborativo coordinato dal Dr. Luca Sigalotti e dal Dr. Michele Maio, che ha coinvolto il Centro di Riferimento Oncologico (CRO) e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (AOUS), ha recentemente consentito di identificare nuovi marcatori molecolari in grado di “prevedere” l’andamento clinico della malattia in pazienti affetti da melanoma cutaneo. Il melanoma cutaneo è un tumore della pelle molto aggressivo, la cui incidenza nei paesi industrializzati è in continuo aumento. Circa 19 nuovi casi di melanoma su 100.000 abitanti sono diagnosticati ogni anno in Friuli Venezia Giulia. Pazienti nello stesso stadio di malattia hanno frequentemente un decorso molto differente, estremamente aggressivo in alcuni casi e molto lento in altri. Sulla base di questi andamenti clinici molto diversi tra loro, l’identificazione di marcatori molecolari che consentano di “prevedere” quale potrà essere l’evoluzione clinica della malattia è fondamentale per poter offrire un trattamento ottimale, e personalizzato, ai pazienti affetti da melanoma. Scoperte recenti del gruppo di ricerca, precedentemente coordinato dal Dr. Maio al CRO e successiva-

mente in collaborazione con la AOUS, indicano come la biologia di questa neoplasia sia profondamente influenzata da alterazioni nella metilazione del DNA genomico, le A sinistra il Dr. Luca Sigalotti e il Dr. Michele Maio quali contribuiscono alla crescita incontrollata delle la novità di questi risultati hanno cellule tumorali, alla loro metastaportato alla richiesta di depositizzazione, e al mancato controllo to dell’invenzione presso l’Ufficio ed eliminazione delle cellule tumoBrevetti europeo nel 2011, e alla rali da parte del sistema immunisua estensione in fase Internaziotario del paziente. Sulla scorta di nale nel febbraio 2012. queste informazioni, è stato più Sono in corso ulteriori studi, svolti recentemente indagato lo stato di in stretta collaborazione tra le due metilazione complessivo del DNA Istituzioni, mirati a sviluppare ultegenomico (“metiloma”) delle celriormente i risultati sinora ottenuti lule tumorali di pazienti affetti da utilizzando ampie casistiche namelanoma al fine di identificarne zionali e internazionali di pazienti il potenziale prognostico, e quindi affetti da melanoma cutaneo, anla capacità di identificare pazienti che al fine di studiare il ruolo pread “alto” piuttosto che a “basso ridittivo della metilazione del DNA schio” di progressione di malattia. alla risposta clinica in corso di I risultati della ricerca, pubblicati terapia. Complessivamente, il train parte sulla rivista internazionale sferimento clinico di questi studi “Journal of Translational Medicipromette di fornire, in futuro, nuone”, hanno consentito di identifivi strumenti per migliorare e indicare diversi marcatori di metilaziorizzare il trattamento e il follow-up ne che hanno un forte ruolo nel dei pazienti affetti da melanoma melanoma cutaneo, essendo in cutaneo in modo diversificato e grado di poter anticipare quale personalizzato in base alle caratpotrebbe essere il decorso clinico teristiche della malattia di ciascun futuro dei pazienti. L’importanza e soggetto.

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Italian Angels for Growth finanziano Smart Clot Contribuire alla riuscita economica di aziende con alto potenziale di sviluppo è l’obiettivo degli Italian Angels for Growth (IAG). Tali investitori, altamente specializzati, supporteranno la crescita di Sedicidodici Srl, impresa spin-off nata da un’idea dei ricercatori del CRO di Aviano, promossa dai Giovani Imprenditori di Pordenone e insediatasi presso il locale Polo Tecnologico. Ammonta difatti a oltre 900mila euro il finanziamento conferito dalla rete IAG, finalizzato a produrre e commercializzare su scala mondiale l’apparato “Smart Clot”, un brevetto Europeo che consen-

te lo studio in vitro, a circuito chiuso, dell’emostasi primaria e della formazione del coagulo. Gli inventori Luigi De Marco e Mario Mazzucato, dirigenti dei Laboratori Diagnostici del CRO, spiegano che “in tutte le condizioni patologiche caratterizzate da eventi trombotici acuti i due elementi determinanti nella formazione e crescita del trombo sono l’attivazione piastrinica e la deposizione di fibrina. La misurazione di tali eventi in un campione di sangue aiuta a tracciare il potenziale trombogenico di un dato campione e a caratterizzare, quindi, la predisposizione di un deter-

Il Dr. Luigi De Marco e il Dr. Mario Mazzucato, sulla destra, con i membri dell’iniziativa imprenditoriale SediciDodici

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minato individuo a formare trombi. L’applicazione di tale misurazione, in soggetti che assumono farmaci anticoagulanti e antiaggreganti, permette di quantificarne l’effetto inibitorio sulla tromboformazione”. Numerosi studi sono stati condotti allo scopo sia di ottenere test di laboratorio riproducibili per misurare la coagulazione, sia per la validazione di strumenti che studiassero l’aggregazione piastrinica. “È da mettere in evidenza però che, in entrambi i casi, i fenomeni coagulazione e aggregazione piastrinica sono sempre stati valutati separatamente e in un sistema per lo più statico”, spiega Ilaria Selmi, project manager di SediciDodici, secondo cui “la caratteristica peculiare e innovativa che contraddistingue Smart Clot da tutti gli altri strumenti presenti sul mercato è un sistema dinamico, che consente la misurazione della formazione di fibrina come risultato della generazione di trombina nel contesto più vicino al fisiologico e cioè in sangue intero, quindi in presenza di piastrine, in condizioni di flusso su una superficie trombogenica.” Altri aspetti positivi, tradotti in vantaggi prestazionali rispetto alla maggior parte dei competitor, sono l’utilizzo di quantità relativamente ridotte di sangue in rapporto ai risultati forniti, l’assenza di manipolazione del campione di sangue, la tempistica ridotta e, infine, l’ottenimento di informazioni più complete sul fenomeno della coagulazione.


ATTIVITÀ FORMATIVA AL CRO

La progettazione formativa: metodi e strumenti Formazione residenziale e sul campo

Premessa Negli ultimi 20 anni la sanità italiana è passata attraverso numerosi cambiamenti normativi che hanno coinvolto e, a volte, sconvolto l’assetto organizzativo, i sistemi formativi delle professioni, il mercato del lavoro nella Pubblica Amministrazione. Sono stati introdotti nuovi modelli relativi alla gestione delle risorse umane e nuovi approcci al miglioramento continuo di qualità e questo ha fatto aumentare le aspettative dei cittadini in termini quali- e quantitativi nei confronti delle aziende, degli operatori, dell’offerta di servizi. Le parole chiave, oggi, più ricorrenti sono: informazione, comunicazione, conoscenza, cambiamento, tecnologizzazione, formazione continua, apprendimento continuo, competenza, empowerment, responsabilità. È oggi necessario realizzare le prestazioni sanitarie bilanciando le esigenze di efficacia con quelle di efficienza, appropriatezza, equità, sostenibilità, nel rispetto dei diritti umani delle persone assistite e del loro desiderio di autodeterminazione. Ma anche con le esigenze di flessibilità e adattabilità richieste dai continui cambiamenti a livello normativo, organizzativo, scientifico.

In questo scenario alcuni elementi di riferimento sembrano consolidarsi sempre di più come fattori di successo per le aziende di servizi: • la centralità della risorsa umana nelle organizzazioni di lavoro; • l’esistenza di un capitale intellettuale come grande fonte di valore; • la conoscenza come risorsa base per lo sviluppo dell’azienda; • la necessità di coltivare il processo di produzione - manutenzione - trasmissione sviluppo di conoscenze e di competenze. Come si evince dalla letteratura

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(Agency for Healthcare Research and Quality. Evidence Report/ Technology Assessment n. 149 Effectiveness of Continuing Medical Education. AHRQ Publication No. 07-E006 January 2007), la formazione continua del personale è da considerarsi quale: • strumento a supporto dei cambiamenti a livello culturale e organizzativo; • leva per la promozione di processi di cura di alta qualità; • strumento per l’empowerment e la motivazione degli operatori sanitari; • elemento indispensabile alla “governance” del Sistema Aziendale.

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In Italia, come nel resto d’Europa, ha preso avvio dal gennaio 2002 il sistema di formazione continua (ECM), introdotto dal decreto legislativo 229/1999. Esso comprende l’aggiornamento professionale e le attività finalizzate a migliorare le competenze e le abilità cliniche, tecniche e manageriali e i comportamenti, con l’obiettivo di garantire efficacia, appropriatezza, sicurezza ed efficienza all’assistenza prestata dal Servizio sanitario. Consiste nell’insieme organizzato e controllato di tutte quelle attività formative, sia teoriche che pratiche, promosse da enti specificatamente preposti alla formazione in campo sanitario ed è finalizzato alla valutazione della qualità dell’evento formativo e della professionalità del soggetto fornitore dell’evento stesso alla luce degli obiettivi formativi individuati a li-

Figura 1

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vello locale e nazionale. La legge 3/2003 riordina la disciplina degli IRCSS e li definisce enti a rilevanza nazionale dotati di autonomia e personalità giuridica che, secondo standards di eccellenza, perseguono finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico e in quello dell’organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta specialità. Essi svolgono inoltre attività di alta formazione nell’ambito delle attività e discipline di riferimento. In seguito, la legge regionale del 2006 che disciplina l’assetto istituzionale, organizzativo e gestionale del CRO richiama la necessità di integrare le funzioni della formazione nell’ambito del SSR. Il programma di formazione continua è stato regolamentato attraverso una serie di Accordi Stato Regioni e disposizioni emanate dalla Commissione Nazionale ECM e per il FVG dalla Commissione Regionale ECM. In particolare, l’Accordo n. 192 del 5.11.2009 sviluppa ulteriormente il sistema ECM prevedendo il passaggio dall’accreditamento degli eventi formativi all’accreditamento dei Provider; tale cambiamento è stato recepito dal-

Figura 2

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la Delibera di giunta Regionale 2087 del 2011, che avvia la sperimentazione dei provider Regionali, alla quale il CRO ha aderito. Per tutto quanto in premessa, ne deriva la necessità di sviluppare le competenze di coloro che a qualsiasi titolo hanno responsabilità nei processi formativi ed in particolar modo responsabili scientifici, formatori d’aula, tutor di formazione sul campo, tutor universitari, dirigenti e coordinatori. Di qui l’importante evento formativo che si è svolto al CRO di Aviano il 15 febbraio 2012, aperto a operatori di tutte le qualifiche, con l’obiettivo di sviluppare competenze nell’ambito della progettazione formativa. Competenze davvero essenziali in un contesto sanitario in cui la formazione continua, dunque, non è solo un obbligo previsto dalla norma, ma è soprattutto una importantissima leva strategica per lo sviluppo dell’organizzazione e delle persone.

La progettazione formativa Dopo l’analisi dei fabbisogni formativi, la progettazione è la 2° fase del ciclo di formazione – apprendimento (Fig. 1). Fase alquanto delicata, in quan-


to si tratta di declinare concretamente un’idea progettuale e mettere in atto un processo per favorire, da parte dei discenti, l’acquisizione delle competenze attese, diversificate in base a: • contesto (ospedaliero, residenziale, territoriale, di comunità, di ricerca; • tipologie di utenti; • qualifiche professionali e interdisciplinarietà; • tipologie di competenze da formare (tecnico professionali, relazionali, organizzativo/gestionali, trasversali); • livello di competenza atteso (di base, avanzato, esperto). Progettare è attività impegnativa che richiede coerenza e aderenza ai valori e agli obiettivi aziendali e ai bisogni degli utenti del SSN e SSR. La progettazione formativa nei contesti sanitari corrisponde a una necessità preventiva rispetto all’azione formativa stessa. Mager scrisse: “Chi non sa dove vuole andare può rischiare di trovarsi altrove.” Il progetto è dunque uno strumento posto a guida del percorso di insegnamento– apprendimento e consta di una serie di scelte rispetto a obiettivi, contenuti, tempi, luoghi, formatori, metodologie, risorse, strumenti di valutazione. La formazione è un’attività che ha costi generalmente elevati legati alla progettazione, ai formatori, alle ore impegnate nei per-

corsi di apprendimento, più che all’erogazione diretta del servizio. La formazione del personale sanitario deve essere progettata con rigore e metodo e non può essere lasciata all’improvvisazione, con il rischio di non ottenere il cambiamento voluto, cioè sviluppo/miglioramento delle competenze attese. Progettare è attività complessa che richiede la conoscenza di una metodologia specifica e la capacità di coordinare fra loro in modo coerente e appropriato tutti gli elementi del progetto. Il progettista, pertanto ,è colui che sa porsi una serie di domande–guida per la costruzione del progetto formativo, partendo dalle principali domande che sono: che cosa voglio ottenere con l’attività formativa che intendo effettuare? Qual è il risultato atteso? Da che cosa dipenderà il risultato del progetto? La progettazione formativa richiede dunque a una metodologia scientifica (Fig. 2) e la conoscenza dei principi che guidano la formazione degli adulti. Ogni progetto formativo deve rispondere ai criteri di Utilità, Pertinenza, Coerenza, Economicità Si arriva in seguito a declinare il progetto in tutte le sue parti: obiettivi, contenuti, metodologie, programma dettagliato, formatori, materiali didattici e valutazione dell’apprendimento. Per coerenza del progetto si intende una scelta ponderata di tutti gli elementi finora descritti affinché risultino sinergici fra loro: a titolo di esempio se si è scelto di realizzare un convegno per 150 partecipanti, non si potrà indicare il role play come metodo principale di lavoro; oppure se l’obiettivo didattico riguarda l’apprendimento e la sperimentazione di tecniche relazionali, la metodologia

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di insegnamento/apprendimento non potrà prevedere solo lezioni frontali. Progettare la formazione residenziale e la formazione sul campo richiede la conoscenza di una serie di analogie e di differenze che riguardano gli obiettivi della formazione, i metodo didattici, i contenuti del progetto stesso. Soprattutto, occorre imparare a individuare quando utilizzare una tipologia di formazione piuttosto che l’altra, o quando utilizzarle associate. Le figure di responsabile scientifico, docente e tutor hanno un ruolo fondamentale nella progettazione formativa e concorrono a determinare la qualità della formazione stessa. In particolare, il responsabile scientifico ha una responsabilità sia in fase di progettazione che in fase valutazione dell’evento formativo e di reportistica. Il docente e il tutor concorrono alla definizione dei contenuti della formazione e sono responsabili dell’erogazione della stessa per la parte di competenza. Il sistema di gestione qualità del CAF del CRO ha previsto delle istruzioni operative per queste 3 figure per facilitare la conoscenza del proprio ruolo e l’assunzione di responsabilità. Tali documenti sono pubblicati nella pagina WEB del CRO, nella sezione del Centro Attività Formative assieme al materiale didattico dell’evento. Certamente va ricordato che la formazione non può risolvere tutti i problemi di una organizzazione. Infatti, il progettista deve sempre porsi alcune importanti domande quando costruisce un progetto: il progetto formativo è l’unica risposta possibile? è la soluzione al problema dell’organizzazione? oppure uno strumento a supporto? o addirittura un obbligo di legge? E ancora: il progetto

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formativo è coerente con il Piano Annuale della Formazione e, se richiesto, collegato ad azioni organizzative, ad adeguamenti strutturali, a innovazioni tecnico strumentali o ad altre azioni formative? L’evento formativo deve, quindi, essere condotto con una metodologia didattica molto interattiva: i partecipanti devono essere guidati nella riflessione sull’uso degli strumenti proposti, in modo da comprendere quando e come utilizzare i progetti di formazione residenziale e di formazione sul campo all’interno del complesso quadro della formazione ECM. In modo particolare, va anche curato il tema dell’auto appren-

dimento: la formazione, infatti, non assolve il suo compito solo nelle aule. È necessario, infatti, guidare l’adulto nell’acquisizione della capacità di apprendere lungo tutto il corso della sua vita professionale, per poter dare risposte efficaci al cittadino e nel contempo curare il proprio “benessere” come operatore della salute. In sostanza, come dice Steve Jobs “Devi essere sempre affamato e curioso di imparare”.

Conclusioni Una progettazione efficace, coerente con i piani aziendali, regionali e nazionali, può concorrere all’uso efficiente ed efficace delle risorse umane, alla promozione

della cultura dell’apprendimento continuo, allo sviluppo organizzativo, a un utilizzo “etico” della formazione stessa È necessario pertanto diffondere nei contesti sanitari la capacità progettuale in campo formativo, non come mero compito formale nei confronti degli organi di verifica/certificazione (Commissione Nazionale o regionale ECM, valutatori ISO 9001: 2008 o di accreditamento istituzionale), bensì come competenza trasversale all’interno di una azienda sanitaria moderna che guarda alla formazione come leva strategica per lo sviluppo delle competenze degli operatori e per la gestione dei cambiamenti.

Corso di chirurgia radicale addomino-pelvica in diretta “Live Surgery” SOC Oncologia Chirurgica Ginecologica del CRO Una delle missioni specifiche del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano è la formazione permanente dei vari operatori sanitari che si interessano di problematiche oncologiche. In questa ottica anche quest’anno, la SOC di Oncologia Chirurgica Ginecologica del Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano (PN), ha organizzato i “Corsi di chirurgia radicale addomino-pelvica”, coordinati dal Dr. Elio Campagnutta Direttore

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della Struttura e dal Dr. Giorgio Giorda, in due sessioni, una primaverile e una autunnale. Questi corsi, da anni, permettono ai ginecologi italiani di confrontarsi con la chirurgia radicale nel trattamento dei tumori ginecologici, in particolare con le forme avanzate del cancro della portio e dell’ovaio. C’è, quindi, la possibilità, per i partecipanti del corso, di confrontarsi con una chirurgia multidisciplinare che affronta com-

ATTIVITÀ FORMATIVA AL CRO

plicanze chirurgiche spesso inusuali per un chirurgo ginecologo. L’utilizzazione di tecniche particolari, quali la chemioipertermia intraoperatoria permette un ampio confronto clinico-procedurale sui vantaggi e limiti di scelte terapeutiche non sempre codificate e spesso imprevedibili per la loro complessità. Anche il vasto campo del trattamento dei tumori del collo dell’utero in fase iniziale o negli stadi avanzati rappresenta un argo-


mento da sempre sviluppato al CRO che può offrire la propria esperienza ai ginecologi che intendono affrontare il campo specifico dell’oncologia chirurgica ginecologica. Il ginecologo, che si approccia alla chirurgia oncologica, deve conoscere, oltre alla chirurgia pelvica, le problematiche dell’alto addome e acquisire competenze che lo rendano autonomo nella resezione chirurgica anche delle masse che interessano gli organi addominali alti. Tale specificità non è patrimonio tipico del ginecologo ostetrico presente nelle varie sedi ospedaliere ma richiede una competenza da acquisire negli anni con la pratica costante e con una casistica rilevante che può essere trovata solo in strutture chirurgiche dedicate allo studio dei tumori femminili. È ormai un dato certo che una paziente affetta da tumore ginecologico veda la sua aspettativa di vita nettamente migliorata quando la stessa sia operata da

un ginecologo oncologo piuttosto che da un ginecologo ostetrico. Questo è dovuto anche alla continua evoluzione clinico-scientifica e tecnologico-strumentale che come nel nostro Istituto è una realtà quotidiana. La presenza, a turno, dei partecipanti in sala operatoria favorisce la visione concreta dei casi; contemporaneamente gli altri partecipanti seguono in diretta, assistiti da un “tutor”, i vari interventi con la possibilità di interagire passo per passo. Il pomeriggio, durante gli incontri sulle patologie oncologiche ginecologiche, vengono confrontate le esperienze di ogni ginecologo partecipante; in tal modo le conoscenze si integrano e si discutono. Nei quattro giorni di “full immersion”, tanti preconcetti vengono chiariti; si apprendono tecniche e “filosofie” di trattamenti integrati che possono anche essere diversificate, ma che devono comunque sottostare all’imperativo della “radicalità”,

dell’efficacia e dei risultati. Nel post corso spesso vengono mantenuti contatti tra i colleghi del CRO e i corsisti: vengono scambiate esperienze e consigli che consentono di continuare, anche nei rispettivi Istituti di lavoro, una collaborazione di stimoli e suggerimenti interattivi che possono essere preziosi. A conferma di tale collaborazione, durante l’anno, alcuni medici ginecologi che hanno partecipato a corsi precedenti frequentano le nostre sale operatorie. La SOC di Oncologia Chirurgica Ginecologica del CRO di Aviano, continuando una tradizione chirurgica iniziata con intuizione e innovazione già dal 1990 dal Dr. Carlo Scarabelli, anche per l’anno 2012 ripropone tale offerta formativa in due sessioni, una primaverile e una autunnale, confermandosi tra i centri oncologici, leader in Italia per il trattamento delle neoplasie ginecologiche che interessano l’apparato genitale femminile.

I partecipanti al corso di chirurgia “Live surgery” - sessione autunnale

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L’ANGOLO DELLA BIBLIOTECA

I nuovi servizi della Biblioteca Seconda parte. Attività e risorse disponibili al pubblico

Nello scorso numero abbiamo descritto i nuovi locali della Biblioteca Scientifica e per i Pazienti, situati al piano terra di fronte al nuovo spazio d’arte espositivo. Insieme alla funzione riconosciuta di “luogo del sapere”, in questi ultimi anni, si sta riscoprendo l’importanza e il valore delle biblioteche intese come fair places, ovvero luoghi piacevoli, in cui stare bene, dove ognuno può trovare il proprio posto per aggiornarsi o portare a termine un lavoro in tranquillità. Da ciò la scelta di differenziare i servizi e gli spazi dei nuovi locali. Vi sono zone silenziose dove poter studiare, altre in cui potersi riunire in gruppi di lavoro, altre

ancora in cui ci si può collegare alla rete con PC wireless, leggere un giornale o un libro o solo sfogliarlo o ascoltarlo. In questa seconda parte parleremo, quindi, delle attività e dei servizi vecchi e nuovi della biblioteca. Gli obiettivi fondamentali non cambiano: • rendere accessibile l’informazione scientifica al personale dell’Istituto; • formare e assistere il personale di ricerca, clinico e tecnico-amministrativo all’utilizzo delle risorse disponibili e dei programmi; • raccogliere e rendicontare la produzione scientifica interna; • promuovere iniziative allargate a varie professionalità nell’ambi-

Il bancone dell’accoglienza all’ingresso della nuova Biblioteca

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to dell’accoglienza, educazione e informazione ai pazienti; • coordinare e/o partecipare a progetti innovativi nel settore della documentazione scientifica divulgativa. In definitiva, supportare in modo attivo i settori fondamentali del CRO: ricerca, cura e alta formazione. Consultando la mpagina della Biblioteca nel sito web di Istituto (www.cro.it), si può avere una visione panoramica delle molteplici risorse informative offerte, dei suoi servizi e dei progetti in corso. Il nucleo delle risorse della Biblioteca Scientifica è costituito dalle riviste biomediche: un notevole patrimonio accessibile tramite

Dr.ssa Ivana Truccolo, responsabile della Biblioteca

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Internet che impegna il 95% del budget della biblioteca. Le riviste scientifiche vengono quotidianamente consultate da parte del personale interno a supporto dell’attività clinica e di ricerca dell’Istituto e vengono utilizzate anche per alimentare il rapporto di interscambio di articoli scientifici con le altre biblioteche. I nuovi locali hanno permesso anche di valorizzare le riviste e i seriali monografici su carta sistemati ora nel nuovo archivio dotato di scaffali compattabili. Tuttavia, non tutte le riviste cartacee sono state ricollocate perchè si sta lavorando alla realizzazione di un’unica Biblioteca Biomedica Virtuale dell’Area Vasta Pordenonese, una forma di integrazione fra le tre biblioteche biomediche della provincia – CRO di Aviano, Azienda Ospedaliera e Azienda Sanitaria per i Servizi Sanitari del “Friuli Occidentale” – al fine di razionalizzare le risorse e i servizi offerti ampliandoli, seppur in regime di risparmio. Da questo nasce la decisione di conservare una sola copia delle riviste biomediche su carta – tanto più preziose perché non accessibili via Internet – in uno dei tre archivi cartacei delle biblioteche, garantendone la visibilità attraverso un catalogo unico e l’accessibilità attraverso lo scambio dei documenti tra le biblioteche È prevista anche la condivisione dei corsi di formazione, la collaborazione a progetti innovativi e l’acquisto coordinato e condiviso delle riviste. Anche i libri posseduti dai tre Enti saranno ricercabili grazie al catalogo unico del Polo SBN regionale. I libri disponibili al CRO sono di carattere biomedico specialistico, infermieristico, amministrativo,

scientifico-divulgativo sul cancro, a cui si aggiungono quelli che ripotano le testimonianze dei pazienti. Il materiale cartaceo è consultabile in biblioteca e prestabile all’esterno, a eccezione di alcuni testi fondamentali. Il Punto di Informazione Oncologica per i Pazienti e il Servizio di La Biblioteca, Informazione sul Farmaco all’interno della Biblioteca Scientifica inoltre, può effettuare ricerche bibliografiche, potendo accedere brary Document Exchange) e ad a un consistente numero di banassociazioni di categoria come che dati a pagamento di natura EAHIL (European Association for biomedica, farmacologica, giuHealth Information and Libraries). ridica, infermieristica, ecc. Oltre Presso la biblioteca sono, inola supportare l’utilizzo autonomo tre, gestite diverse tipologie di delle banche dati, la Biblioteca archivi CRO: offre un servizio esperto di ricer• l’archivio delle pubblicazioni che bibliografiche (a pagamento scientifiche che contiene artiper esterni non convenzionati). coli scientifici, le comunicazioni Inoltre, vengono organizzati pea convegni e congressi, libri/cariodicamente dei corsi di istruziopitoli di libro, relazioni divulgative ne all’uso delle risorse informatialla popolazione, guide informave a disposizione e dei software tive per i pazienti prodotte dal per il personale interno o di area personale dell’Istituto. Questo vasta, in collaborazione con il al fine di rispondere agli obiettivi Centro Attività Formative (CAF) di promozione, monitoraggio e dell’Istituto. In particolare, da rendicontazione della produttività maggio partirà l’offerta di formascientifica d’Istituto (disponibile zione sul campo “Si fa presto a dal 1995-1996, accessibile dal dire Internet”, una serie di corsi sito del CRO solo dalla rete interbrevi di un’ora e trenta la settina dal 2003 con testo completo mana su una trentina di risorse e delle pubblicazioni); programmi. • l’archivio della Letteratura La biblioteca partecipa a SBN Grigia che raccoglie il materiale (Servizio Bibliotecario Nazionale), didattico presentato nell’attività aderisce a Bibliosan (sistema di formativa organizzata dal CRO, Biblioteche degli Enti di Ricerca le tesi e documenti di lavoro di Biomedici Italiani), ai cataloghi interesse comune non ancora collettivi GIDIF-RBM (Gruppo pubblicati e prodotti dal CRO: Italiano Documentalisti Industria accessibile in rete dal 2004, nel Farmaceutica e Istituti di Ricerrispetto della liberatoria concesca Biomedica) e ACNP (Archivio sa dagli autori; Collettivo Nazionale dei Perio• l’archivio di CROnews, vale dici), a NILDE (Network Inter-Lia dire la possibilità di consultare

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Archivio delle riviste biomediche

online il testo completo degli articoli del numero corrente e di tutti gli arretrati del trimestrale d’Istituto (dal 2007 in poi); • fa capo alla biblioteca anche la realizzazione di CIGNOweb. it, progetto nazionale coordinato dal CRO per realizzare una banca dati di materiale informativo. Principalmente redatto in lingua italiana, questo materiale è rivolto ai pazienti, familiari e cittadini in ambito oncologico e sanitario e offre informazioni su associazioni di volontariato, helplines, forum e blog dei pazienti, ecc. valutandone la qualità e rendendole accessibili sul web attraverso una semplice e rapida interfaccia. Un discorso a parte merita la Biblioteca Pazienti, servizio di accoglienza e informazione attivo dal 1984. Tenendo ben presente il suo obiettivo principale - cercare di migliorare il dialogo tra medico e paziente - i suoi servizi sono andati ampliandosi nel tempo sulla base delle richieste degli utenti. Oltre al Punto di Accoglienza e Informazione Oncologica, dedicato a soddisfare le richieste

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di informazione di pazienti e familiari, dove si trovano testi, guide, opuscoli, depliant e video sui vari aspetti della malattia oncologica – prevenzione, fattori di rischio, diagnosi, ecc –, è attivo anche il servizio di Informazione sul Farmaco, curato dal CIFAVOnlus (Centro di Informazione sul Farmaco per l’Area Vasta pordenonese). Un farmacista accoglie le richieste di informazione sui farmaci di pazienti e familiari e provvede a rispondere nel rispetto della riservatezza e dell’”indipendenza” (cioè al di fuori del contesto del marketing). La Biblioteca Pazienti, inoltre, offre una ricca sezione di svago proponendo non solo un’ampia selezione di libri (narrativa, saggistica, fotografia, cultura e geografia locale) collocati ai piani di degenza, ma anche degli incontri periodici di Lettura ad Alta Voce (LaAV) grazie ad un gruppo di lettori volontari adeguatamente formati. Ai numerosi film in VHS e DVD si associa il nuovo e consistente patrimonio di audiolibri a disposizione dei pazienti. Il progetto Musica per i pazienti, invece, si occupa di offrire presso il Day Hospital una vasta scelta di musica per chi si trova in terapia chemioterapica. I punti internet a favore dei pazienti e dei loro familiari collocati nei saloni, nei piani e nelle stanze di degenza continuano a essere gestiti dalla biblioteca tramite la semplice registrazione e la creazione di un ID e di una password. Dal 2010 la biblioteca funge da catalizzatore del Gruppo Patient Education & Empowerment del CRO, voluto dal Direttore Scientifico al fine di coinvolgere effettivamente pazienti e volontari nelle varie attività di formazione, ricerca e informazione-comunicazio-

ne loro destinate, sin dalla fase della programmazione. La Biblioteca Pazienti, infine, ha una tradizione decennale nel promuovere iniziative volte a dar voce ai pazienti e ai loro familiari. Attraverso una serie di pubblicazioni, che racchiudono le loro testimonianze e che rientrano in quel nuovo genere chiamato Medicina Narrativa, si vuole far incontrare l’oggettività della malattia con la soggettività del malato. Dopo il primo convegno, “Leggiamoci con cura - scrittura e narrazione di sé in medina”, tenutosi al CRO con successo lo scorso settembre e di cui verranno pubblicati gli atti, un nuovo appuntamento è previsto per il mese di ottobre 2012. L’obiettivo è di generare attorno a quest’argomento il confronto, la condivisione e la diffusione delle competenze, considerando non solo gli aspetti tecnici della malattia, ma anche quelli più prettamente personali, intimi ed emozionali di ogni singola persona-paziente; sviluppando una maggior capacità di ascolto e accogliendo il paziente nel suo essere persona a tutti gli effetti. Ricordiamo, infine, che è disponibile in Biblioteca la Guida ai servizi della Biblioteca Scientifica e per i Pazienti del CRO, una delle nuove guide CROinforma, collana nata dall’esigenza di uniformare il materiale informativo prodotto dall’Istituto per destinarlo a un pubblico non esperto, organizzando gli argomenti trattati attraverso diverse sezioni tematiche. «Una biblioteca è un organismo che cresce» dice l’ultima delle cinque regole della Biblioteconomia formulate da Ranganathan. «E quindi cambia, si rivolge a pubblici diversificati, si mette in discussione…» ci sentiamo di aggiungere noi.

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La Biblioteca Pazienti al PMH Svolgo la mia attività alla Biblioteca Pazienti dal dicembre 2010 e, mese dopo mese, mi accorgo delle tante possibilità per migliorare il servizio offerto e per acquisire nuove competenze. Finalmente l’opportunità si presenta con il bando “CRO INTRAMURAL RESEARCH GRANTS 2011/2012 CALL” finanziato sui fondi del 5 x1000: un’occasione d’oro per tutti i giovani ricercatori del CRO! La possibilità di ideare e realizzare un progetto creato ad hoc per il proprio ruolo all’interno dell’Istituto, mi è sembrata un’ottima occasione per realizzare quello che da tempo avevo in mente: vedere come viene svolto il mio lavoro in altre realtà. Scegliere “l’altra realtà” con cui confrontarsi è stato semplice: da circa 5 anni il CRO ha rapporti di collaborazione con il Princess Margaret Hospital di Toronto (Canada) basati sull’interscambio di personale, di competenze e idee. A luglio 2011, in occasione di una sua visita in Italia, ho conosciuto David Wiljer, direttore del Knowledge Management e Innovazione dello stesso Istituto nonchè responsabile del programma Patient Education e professore all’Università di Toronto. E questa è stata la scintilla… Poi è stato tutto veloce: la definizione dettagliata del progetto, l’approvazione da parte del Direttore Scientifico, i contatti con lo staff canadese che mi avrebbe ospitato...e finalmente il 10 novembre la partenza! Il progetto proposto “Patient Information & Communication: CRO and PMH together” si sviluppa nell’ambito della Patient Education e delle attività della Bi-

blioteca Pazienti e si concretizza attraverso l’acquisizione diretta dell’esperienza del Patient Education Network del Princess Margareth Hospital, fiore all’occhiello dell’informazione ai pazienti. Esso si realizza Da destra David Wiljer, Chiara Cipolat Mis, Janet Papadakos e parte dello staff dell’ELLICSR di Toronto (Canada) attraverso svaqui che trascorro una settimana, riati strumenti e attività, offre un guidata da un efficientissimo e interessante confronto con la recordialissimo staff, alla scoperta altà del neo-nato gruppo Patient di nuovi strumenti per rafforzare il Education del CRO e un imporruolo dei pazienti nel loro percortante stimolo per le attività di inso di prevenzione e cura. formazione ai pazienti gestite qui La settimana di stage è stata proin Biblioteca. Un volo transatlangrammata affinché venissero aftico e il Canada mi accoglie con frontati tutti i punti del mio progetto: un insolito, ma piacevole, clima • le competenze di accoglienza “mite”: era un piacere al mattino dell’utente e delle sue richieste, presto andare al lavoro guardanmodalità di risposta con relativa do gli scoiattoli passare da un ricerca del materiale, colloquio in ramo all’altro o vedere le puzzole cui si consegna il materiale reperinascondersi sotto qualche ceto, in una parola, l’attività di “refespuglio! Toronto è infatti una città rence” della Biblioteca Pazienti; verde, affacciata sul lago Ontario, • la valutazione del materiale indove spicca forte il contrasto tra formativo; gli edifici storici dell’800 e i mo• l’organizzazione dei focus derni grattacieli in continua edifigroup – incontri a tema per pacazione. Nel cuore della città, tra zienti e familiari su determinati aril campus universitario, Queen’s gomenti; park, e il quartiere a sud, più • la capacità di cogliere le esigenmoderno, identificato dalla CN ze informative dei pazienti-familiari tower alta ben 553,5 metri, si e, conseguentemente, modulare snoda University Avenue, lungo le offerte in base a tali necessità: la quale ci sono ben 5 strutture produzione di libretti a tema, inospedaliere. Tra tutto questo brucontri formativi, analisi dei bisogni. licare di studenti, medici e “cultuIl giorno della partenza è arrivato ra della salute” (non a caso lungo troppo presto: un saluto ai paquesta arteria sorge l’University renti che mi hanno ospitato, una Health Network – UHN) si trova scorta di dolcetti natalizi in valigia l’ELLICSR, la struttura che si oce nuovi progetti da realizzare con cupa di Patient Education per il Janet, Michelle e David. Princess Margaret Hospital. Ed è

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L’esposizione di opere d’arte al CRO Margherita Donnarumma (9 gennaio-10 febbraio)

gestivo motivo di coinvolgimento spirituale. La mostra intitolata “Le tracce della luce” è stata inaugurata lunedì 9 Gennaio 2012 alle ore 17.30, e si potrà visitare fino al 10 febbraio. La Donnarumma è nativa dell’Istria, ma vive e opera a Trieste. Ha al suo attivo numerose rassegne personali. Attualmente espone a Roma, alla Galleria Tartaglia, in via Margutta. Questa rassegna inaugurerà un nuovo ciclo di mostre d’arte al CRO dopo i restauri, che hanno riguardato ampi spazi dell’edificio centrale: della Donnarumma verranno esposte una trentina di tele di diverse dimensioni. Alla vernice, il 9 gennaio 2012, parteciperà il critico d’arte Carlo Milic che presenterà l’artista.

Laura Trevisan Con gennaio 2012 riprende l’attività delle mostre d’arte al CRO. Il primo artista che esporrà le proprie opere al CRO sarà Margherita Donnarumma, scelta non casuale. L’artista, infatti, ha operato per anni nelle strutture dell’assistenza sociale della Regione Friuli-Venezia Giulia e condivide il significato di “arte come supporto terapeutico”, facendone veicolo anche per dare all’osservatore un sug-

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(11 febbraio-17 marzo) Il giorno 11 febbraio 2012, alle ore 18.00, viene inaugurata la mostra delle opere dell’artista Laura Trevisan. Friulana di nascita, Laura frequenta il Liceo Artistico e poi l’Accademia di Belle Arti di Venezia dove si diploma nel 1992. È certamente un’artista eclettica che spazia dalla pittura alle arti visive alla computer grafica

fino agli effetti speciali per i film e video-clips lavorando anche all’estero (Miami e Londra). Organizza laboratori di teatro con registi quali Mauricio Paroni de Castro e insegna negli stessi laboratori, dipinge e realizza scene e costumi teatrali con l’uso prioritario della pittura. Le sue opere pittoriche sono molto particolari perché sono realizzate non solo a pittura con colori vivaci ma molte di esse sono un misto di pittura e collage e in esse troviamo frammenti e oggetti di ogni tipo: fili, perle, vetri, lettere, fiori, giornali ecc. a rappresentare il mondo reale e a tenere ancorati all’oggi momenti del passato. “Ogni evento è soggetto a un regime di perdita incessante,” – dice Laura Trevisan - “e la possibilità di ricostruirlo in una tela, dà modo agli attimi vissuti di sottrarsi al pericolo di un destino incerto, legato alla memoria, la cui analisi è spesso inadatta e instabile, dominata com’è dall’inconscio, dalla possibilità della rimozione, dall’esigenza di distogliere gli occhi e di guardare altrove”. Dunque, l’opera realizzata da Laura Trevisan, con ogni frammento del quotidiano reale e con le pennellate e i tratti particolari che la distinguono, tende a riportare al presente il tempo che, altrimenti, potrebbe andare perso o dimenticato. La diversità di forme permette a

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quest’artista la possibilità di tenere aperta la mente e di cogliere, invece, quel che di comune esiste nel frammentario, sia nei temi espressi che nei modi di esprimerli. I suoi pesci sono oggetti, ma anche persone. I suoi paesaggi astratti si possono quasi toccare con mano, se si decide di andare oltre al primo sguardo. Foto, scritte, numeri sono alcuni degli elementi che costituiscono la pittura di Laura Trevisan, che trasforma tutto in una visione particolarmente felice dell’esistenza quotidiana, fatta di verità, calligrafie, cifre. A volte Laura si esprime con tratto deciso -come la riga che scorre orizzontale in alcuni dipinti-, a volte delicato -come quegli acquerelli che hanno il coraggio di confrontarsi con le superfici più “ostili”– la ruvidità dei vari supporti come l’affresco, il legno o le garze, mescolando tecniche pittoriche e culture come fosse la cosa piu semplice e bella, del mondo; la trama e l’ordito di un tessuto fatto di relazioni che nel loro contrasto creano musiche. Un messaggio universale, che supera i confini, le barriere mentali e ci permette di ritrovare, davanti a un suo dipinto, quello spirito armonico che accomuna tutto il genere umano. Ma Laura Trevisan non si ferma

qui e si cimenta nella land-art realizzando sulle pendici delle prealpi friulane, in località Castaldia, alle spalle della cittadina di Aviano (PN), il “Lumacuore” che ha una superficie di 42.000 m2). L’ispirazione per questa idea è venuta all’artista da una famosa frase del Mahatma Gandhi: “Il bene avanza a passo di lumaca” ed è da questo concetto che nasce nell’artista l’idea di creare una “linea di confine” dalla quale emerge un cuore. Nell’insieme la forma ricorda una lumaca con la casetta a forma di cuore. Quest’opera ha come obiettivo la diffusione di un messaggio di cultura dei diritti umani, dell’amore per la natura e per uno sviluppo ecosostenibile del territorio ed è realizzata con lenzuola (per delineare i contorni della figura) e con sassi bianchi appoggiati sopra le lenzuola portati in loco da tutte le persone che vogliono e vorranno partecipare a questo progetto che ha avuto inizio nel 2009.

Pietro Galliussi (17 marzo-27 aprile)

Il 17 marzo alle 17.30 viene inaugurata al CRO la mostra delle opere dell’artista Pietro Galliussi.

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Galliussi è nato il 17 maggio 1930 a Terenzano (UD) dove, da alcuni anni, ha aperto al pubblico lo studio in via G. Verdi 84, int. 2, con mostra permanente di pittura, scultura e grafica. Per anni ha lavorato come artigiano: falegname, modellista, cementista, lustrino; un periodo lungo, faticoso che però è servito a conoscere bene gli elementi essenziali, le materie naturali (legno, cemento) a imparare a lavorarli ed è servito anche a far maturare dentro di sè la personale visione del mondo e la vena artistica che premeva per uscire. Pietro Galliussi, che si definisce un “autodidatta”, parla attraverso le forme, i segni il colore. Spesso per le sue opere, utilizza materiali di scarto riciclandoli e dando loro una vita nuova. Artista del “recupero”, egli non butta via mai nulla, ma elabora e rielabora la materia fino a darle un senso nuovo un valore più profondo. Dunque, secondo Galliussi, ciò che apparentemente sembra aver concluso il proprio ciclo di vita può rinascere e quale destino migliore per una cosa umile e semplice, divenire opera d’arte? Verso la fine degli anni ’50, l’artista inizia a dedicarsi pienamente alla sua arte iniziando a disegnare e dipingere e dando vita, nel

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corso degli anni, a diversi cicli artistici, in una continua evoluzione personale alla ricerca di materiali e tecniche sempre innovativi: • il primo periodo, che si può definire figurativo, è legato alla rappresentazione del mondo quotidiano della civiltà contadina, a rappresentazione di figure maschili e femminili, paesaggi e oggetti; • verso la fine degli anni ’60, l’artista vuole andare oltre la rappresentazione di ciò che vede e indagare il mondo e i suoi misteri. Nel secondo periodo vi è, quindi, un’evoluzione verso forme e materia nuovi. L’artista esce dagli schemi canonici per esprimersi con segni istintivi, immediati; • il terzo periodo è denominato dal pittore stesso “metamorfosi e motivo contemporaneo”: Al centro è ancora l’uomo: Galliussi analizza vita, natura, azioni quotidiane e le riproduce attraverso una figurazione evocativa ottenuta grazie ad una tecnica mista; • il quarto periodo è definito “forme nello spazio”: vengono rappresentate figure che si espandono. La materia viene depurata, si ricerca l’essenzialità. I quadri si fanno specchio della fantasia più pura e delle idee profonde dell’’autore; • dal 2007 Galliussi sviluppa la pitto-scultura. In questo periodo l’artista si dedica alla materia pura al riutilizzo delle cose comuni e alla nobilitazione delle materie povere o umili riuscendo a dare valore ad un oggetto apparentemente privo di significato e a proporre forme fantastiche

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sintetizzando il soggetto rappresentato fino ad arrivare all’essenziale. Le pittosculture non hanno titolo, non a caso, per lasciare lo spettatore libero di interpretare il significato dell’opera, o il messaggio nascosto in essa, attraverso la sua fantasia e il suo sentire. In questi 5 periodi, Galliussi ha sperimentato molte tecniche: la lineolumgrafia, le calcografie su carta e terracotta, la scultura, la medaglistica, i disegni, la puntasecca. Ma la sua opera non è solo tecnica, lavoro, esercizio, è anche studio, introspezione, vuoto e soprattutto vita perché l’arte parla sempre di vita.

L’URP e le Mostre Le esposizioni sono organizzate e coordinate dall’Ufficio Relazioni con il pubblico. Per informazioni contattare il Responsabile Dr. Roberto Biancat.  0434 659 826 @ urp@cro.it

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AREA GIOVANI

Pordenone corre alla maratona di New York 2012

I pordenonesi e la maratona: un binomio che va avanti con successo da una decina d’anni, tanto che nel 2005 proprio Pordenone fece registrare le presenze più numerose, a New York, in rapporto alla popolazione della città di provenienza. Ma correre è anche uno stile di vita, una capacità di comprendere le sofferenze di chi uno sport non lo può praticare, perché meno fortunato. Per questo, sia nel 2005 che nel 2007, le spedizioni newyorkesi organizzate dai podisti della Destra Tagliamento hanno avuto anche una finalità benefica: aiutare prima i pazienti nefropatici e poi i bambini con disabilità motorie. Dopo 5 anni i maratoneti pordenonesi, in un gruppo ribattezzato “Pordenone corre”, si sono nuovamente uniti per abbinare alla propria spedizione a New York (dall’1 al 7 novembre) uno scopo benefico. Dall’Electrolux a Pordenone Fie-

re alla BCC, il gruppo di amici di “Pordenone corre” ha già incassato importanti volontà di sostegno all’iniziativa. Quest’anno i fondi raccolti saranno destinati ai ragazzi dell’Area Giovani del CRO di Aviano. Il progetto 2012, chiamato “La ricerca va di corsa”, servirà a incrementare la conoscenza sui linfomi di Hodgkin a prevalenza linfocitaria. In particolare la ricerca sarà rivolta alla comprensione dei meccanismi biologici che rendono alcuni di questi pazienti curabili con la sola asportazione del linfonodo, evitando così trattamenti chemio- o radioterapici. Se gli studi preliminari attualmente in corso al CRO di Aviano, daranno i frutti sperati, il progetto verrà esteso anche agli altri centri italiani e tedeschi attivi nella diagnosi e cura di questa patologia. Il grande cuore dei maratoneti pordenonesi ha cominciato a battere. Il 4 novembre 2012

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continuerà a farlo nella maratona più famosa del mondo sotto una maglietta con l’insegna del CRO. Per l’orgoglio di chi prenderà parte all’iniziativa e per la speranza di chi ne trarrà beneficio. Per informazioni: pordenonecorre@gmail.com

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Musical… orchestra & voce

I “gatti” della ginnastica artistica Flic Flac

Grande successo il 3 dicembre 2011 per lo spettacolo Musical… orchestra & voce, organizzato dall’Associazione Midway Chorus in collaborazione con la Provincia di Pordenone e l’Area Giovani del CRO di Aviano. L’Auditorium Concordia, traboccante di pubblico, è stato la cornice di questo evento musicale molto articolato, che ha visto avvicendarsi sul palcoscenico quasi 70 ragazzi tra cantanti, musicisti, ballerini e ginnaste. Un vortice di pura energia che ha subito contagiato il pubblico, trascinandolo per ben due ore attraverso la magia dei brani più celebri degli intramontabili Musical di Broadway, completamente suonati e cantati dal vivo dal Midway Chorus, la Midway Band e l’Orchestra d’archi giovanile Akroama. Il viaggio è cominciato con un omaggio al capolavoro di Andrew Lloyd Webber Cats, che ha visto protagoniste, nei panni dei “gattoni” della popolare colonia felina, le sinuose ed agilissime atlete dell’Associazione ginnasti-

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Midway Chorus

ca artistica Flic Flac di PasianoChions-Pravisdomini, che hanno affascinato il pubblico con volteggi e acrobazie e per l’intera serata hanno strisciato furtivamente tra la gente in sala. Lo spettacolo è proseguito con una carrellata di brani tratti da Chorus Line, Fame, West Side Story, Hair, Jesus Christ Superstar, Evita, Cabaret, sull’onda di un entusiasmo sempre crescente, che è poi esploso nella finale Music di John Miles. Splendidi gli interventi delle ballerine della Ballet School di Pordenone, che hanno presentato un appassionato pas de deux (Anna Campello e Besmir Viliju) sulle note di What I did for love, una sfavillante coreografia di New York New York, e un assolo di Jessica Macera sulla struggente melodia di Cançao do mar. Ben due presentatrici, Eleonora delle Vedove e Nadia Zanin, si sono alternate sul palco e hanno tenuto le fila della serata con briosa maestria, catalizzando l’attenzione del pubblico sullo scopo benefico dello spettaco-

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lo; come di consueto, infatti, il Midway Chorus ha utilizzato la musica come veicolo privilegiato per comunicare un forte messaggio di speranza che, partendo proprio dai tanti ragazzi presenti sul palco, è voluto arrivare direttamente ai tanti, troppi, bambini e giovani che in una stanza d’ospedale lottano con uguale energia contro il cancro. Oltre che a far divertire, la serata aveva un’altro importante obiettivo: la solidarietà al reparto Area Giovani del CRO di Aviano. Sono intervenuti, per il CRO, il Direttore Generale, Dr. Piero Cappelletti, e del Dr. Maurizio Mascarin per far conoscere meglio questa realtà così vicina a noi. E la sensibilità degli spettatori verso questo tema così delicato si è manifestata nella loro grande generosità: ben 4.310 Euro sono stati raccolti e consegnati con commozione direttamente nelle mani del responsabile dell’Area Giovani… ed è sicuramente questo il più importante successo della serata! Grazie a tutti di cuore!


Pinocchio sugli sci Anche quest’anno è stata organizzata la tanto attesa gara del Pinocchio sugli sci a Piancavallo che festeggia i suoi primi 30 anni di vita. Ed è proprio per questo motivo, visto l’anniversario, che è stato dato un taglio diverso a tutta la manifestazione. Il COF (Comitato Organizzazione Feste) ha

organizzato, infatti, una bellissima caccia al tesoro sugli sci per tutti i bambini, una mostra e una rappresentazione teatrale interamente dedicata a Pinocchio. Il Sig. Enzo Carugno del Bar Pinocchio di Polcenigo, grande amante di questo personag-

La gondola Veneziana al Piancavallo

I premiati della gara Pinocchio sugli sci insieme agli organizzatori del COF

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gio speciale, ha messo a disposizione i pezzi migliori della sua collezione per allestire una piccola mostra dedicata a questo evento, pensate ha più di 1.400 Pinocchi di varie misure e vari materiali, raccolti in più di 40 anni di lavoro. Non vogliamo dimenticare l’Associazione Molino Rosenkranz che ci ha prestato un grande Pinocchio gonfiabile. Una originale gondola Veneziana, portata per la prima volta al mondo in una pista da sci, con tanto di amici gondolieri che ci hanno fatto gustare il classico scartoccetto di frittura con polenta fatto alla Veneziana. Presente anche l’AVIS, per sensibilizzare grandi e piccini a donare il sangue a favore di persone bisognose. Un atto di generositàche ci fa sentire bene con noi stessi ma soprattutto aiuta gli altri. L’evento é stato seguito dalle testate giornalistiche Messaggero Veneto e Il Gazzettino ed è stato ripreso dalle televisioni locali, RAI3 Regionale e TPN. Tutto il ricavato è stato devoluto in beneficenza a favore dell’area Giovani del CRO di Aviano. Al COF e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento va un sentito ringraziamento da parte dell’Area Giovani.

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Lettera di una mamma Buongiorno, mi presento: sono una ragazza di 27 anni e abito a San Severo in provincia di Foggia, mamma di due maschietti e moglie di un uomo speciale, tre anni più grande di me, con il quale sto vivendo una bellissima storia d’amore. Vi starete chiedendo il motivo di questa lettera, il perché sia arrivata proprio a voi o meglio, chi vi sta scrivendo. Ho appena finito di leggere due libri molti belli, cioè “Oltrelacqua” di Alessandra Merighi e “Non chiedermi come sto ma dimmi cosa c’è fuori” edito dalla Mondadori, nei quali viene menzionato spesso il progetto Area Giovani, che io ho avuto la fortuna di conoscere attraverso questi racconti. Avevo voglia di scrivervi per mettervi a conoscenza del mio parere su questo argomento, anche se non ci conosciamo e non ho alcun titolo medico, ma tanta voglia di crescere umanamente. Sono una ragazza molto aperta alle tematiche e alle problematiche dei malati di cancro o tumore, come vogliasi chiamare; ho sempre pensato che prima di tutto, nella vita, priorità assoluta spetta alle nostre condizioni di salute, allo stare bene o almeno a poter vivere degnamente e in maniera indipendente la quotidianità che si prospetta a noi esseri viventi. Leggendo i libri mi sono commossa, ho riflettuto molto e ho cercato, per quanto mi era possibile, di calarmi nel vissuto di questi ragazzi, di queste giovani vite che ad un tratto della loro esistenza hanno dovuto fare i conti non solo con il debilitan-

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te male fisico, ma con qualcosa di potente e sconosciuto, di aggressivo e subdolo che non ti dà tregua e che non “guarda in faccia nessuno”. Non ho vissuto direttamente questa triste esperienza ma alcune persone vicine a me ci sono passate e avendole sostenute durante il corso della malattia, ho percepito, sicuramente in minima parte, ciò che si prova. Questo maledetto male, nel 2011, mi ha portato via due persone care, due familiari a cui io tenevo tanto: una zia che mi ha cresciuta durante l’infanzia quando i miei genitori lavoravano (tumore al seno), e una nipotina di soli 10 anni con una leucemia (LAM) che non le ha dato tregua per due lunghi anni, nonostante fosse in cura da una meravigliosa equipe di sanitari dell’Oncologia Pediatrica dell’ospedale di San Giovanni Rotondo, e avesse fatto il trapianto da donatore esterno a Pavia … Si sono ammalate e ci hanno lasciato più o meno nello stesso periodo e, dal 2009 fino a qual-

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che mese fa, ci siamo interessati in famiglia di valori ematici alterati, piastrine basse, globuli bianchi alti, midollo pulito e non, chemio, radio, etc… Avrei preferito di gran lunga rimanere ignorante su questi argomenti, ma la vita è una sfida continua, è una sorpresa che ti coglie impreparata sia negli aspetti positivi che in quelli negativi. Quando sei messo di fronte ad una battaglia devi “cacciare le unghie” e batterti per difendere ciò che di più prezioso possediamo e cioè la VITA! Che siano bimbi, adulti o anziani la notizia di diagnosi di un cancro è sempre sconvolgente: entra nelle case e nelle famiglie in modo dirompente, come la “lava che fuoriesce selvaggia da un vulcano”…! Turba i pensieri, gli animi, i rapporti interpersonali, il quotidiano. È un nemico che attenta alla vita, si insinua silenzioso nel fisico, vuole sfinirlo e annientarlo. Il cancro è ambiguo, è un’arma a


doppio taglio: ti catapulta al centro dell’attenzione dei tuoi affetti e nello stesso tempo ti allontana dal resto del mondo e della vita che abitualmente conduci … Purtroppo quando si iniziano le terapie antitumorali non si sa mai quando termineranno e si intraprende una “partita d’azzardo” contro il male, dove in gioco c’è soltanto la vita: si investono tutte le forze in possesso per riuscire ad uscirne ma il pericolo è sempre “dietro l’angolo”. Fortunatamente, come nelle migliori fiabe, dietro questa antagonista, al fianco dell’eroe, ci sono sempre dei protagonisti buoni, delle persone che come nel vostro caso, mettono sia la professionalità che il cuore per far sì che tutto si risolva per il meglio, per sconfiggere il male e soprattutto far tornare questi giovani pazienti alla NORMALITÀ! Si parlo di normalità, perché vivere queste lunghe degenze è davvero stressante sia per il paziente che per la famiglia, costretta a dividersi (in alcuni casi sentirsi solo per telefono o vedersi attraverso lo schermo di un computer) senza la possibilità di toccarsi, abbracciarsi o semplicemente guardarsi negli occhi … Il paziente oltre allo strazio per l’intenso dolore fisico deve sopportare il fatto che nulla sarà più come prima, non potrà fare tutto ciò che svolgeva normalmente e molti di loro, come se non bastasse, devono allontanarsi dalla propria casa, dal loro paese. Da un po’ di anni a questa parte, però, si sente sempre più parlare dell’umanizzazione dei reparti ospedalieri, soprattutto quelli a lunga degenza, dove si cerca di rendere la permanenza e il rapporto con il personale sanitario,

molto più accogliente e familiare creando una relazione non di distacco tra medico e utente, bensì di reciproco aiuto. Può sembrare strano che il paziente possa aiutare il medico ma non è così: egli è il primo ad analizzare se stesso e a comunicare a che gli sta di fronte ciò che sente, la provenienza del dolore ma soprattutto il suo stato d’animo che se ben assistito e tutelato, può facilitare (a mio parere), anche se di poco, la guarigione! Diverse volte ho assistito la mia nipotina Anna durante la sua permanenza in ospedale, per far sì che la mamma potesse passare più tempo con la figlia più piccola e con il marito, e ho osservato l’amore e la passione con cui ogni giorno voi professionisti cercate di curare e salvare la vita, nonostante sforzi immani e numerose perdite … Quando nel reparto veniva a mancare un Angelo l’aria era pungente, terribilmente silenziosa, ma quel silenzio era in realtà ”rumoroso” e raccoglieva tutte le lacrime, la disperazione, la rabbia per una sconfitta, per non aver salvato la vita ad un piccolo innocente che non aveva meritato quel male! Nonostante questo si torna in campo, si mette da parte il dolore per cercare di riuscire in un’altra missione, si asciugano le lacrime e si cerca di dare speranza e forza ad un’altra famiglia, ad un’altra realtà: è questo quello che ammiro di più in voi, questo ingiusto ma difficile fardello che portate addosso giorno dopo giorno cercando di non cadere nell’insensibilità al dolore e nell’omologazione dei casi medicopersonali. Tutti noi dobbiamo fare i conti con la possibilità di trovarci a contatto con questo tipo di dolore, di sofferenza.

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Leggendo il libro sulle esperienze dei giovani pazienti del CRO di Aviano, ho notato la diversità di vissuti e di approcci alla malattia, paralleli alla comune voglia di vivere e di affrontare la sfida che gli si propone innanzi con l’aiuto dei propri familiari e del personale medico ed infermieristico; questi ultimi dedicano tutte le energie e l’umanità che possiedono al fine di “alleggerire” lo stato d’animo dei pazienti appesantito da un ricovero prolungato, stressanti cure mediche e farmacologiche e la lontananza dalla propria realtà quotidiana. Tutte le testimonianze narrano di una grande fiducia riposta nell’equipe sanitaria, di una gratitudine sincera e non retorica, di un rispetto reciproco necessario in tutte le convivenze che si rispettino … Mi è piaciuta molto l’idea del libro, d’impatto e assolutamente veritiero: quando ci si reca a visitare un caro ricoverato in ospedale la prima domanda che si fa è proprio questa: “Come stai?” … La domanda meno indicata che si possa rivolgere; bisognerebbe invece raccontare ciò che accade fuori, quello che di bello o di interessante i ricoverati non hanno l’opportunità di vedere! Proprio l’intitolazione di questo libro mi ha colpita e mi ha indotto a sceglierlo; leggendolo ho conosciuto una realtà che mi ha lasciata senza parole … È stata un’idea geniale quella di progettare uno spazio dedicato ai giovani malati di tumore che non si sa se collocare nei reparti pediatrici o in oncologia adulti: dovrebbero avere un posto tutto loro in ospedale, dove poter ricevere le cure adatte ma soprattutto scambiare testimonianze, paure, gioie, aspettative! E poi le

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stanze, ognuna abbinata ad un colore e a un personaggio che rappresenta le qualità dei giovani ospiti, e il libro comune su cui scrivere le proprie emozioni, le stanze di degenza calde e accoglienti, il personale medico e non, sempre pronto a sostenerli, la biblioteca come spazio di distrazione e di acculturamento. Mi congratulo con tutti coloro che hanno ideato e realizzato questo importante progetto perché è un vanto in campo ospedaliero per

noi italiani e un modo più soft e spensierato di accogliere giovani con gravi malattie. La cooperazione di gente motivata e positiva porta sempre ottimi risultati come questo di cui sono venuta a conoscenza: qui in Puglia non so se ci sono dei centri così ma credo che con la buona volontà di persone speciali come voi, potrebbero nascervi … Colgo l’occasione per inviare un augurio di serenità a tutto lo staff del CRO di Aviano, ai giovani

pazienti e alle loro famiglie, con la speranza che grazie all’aiuto della ricerca scientifica si riescano a debellare queste malattie o almeno ad aumentare le speranze di guarigione! Vi ringrazio anticipatamente per aver perso un po’ del vostro tempo a leggere questa ulteriore testimonianza e mi farebbe immenso piacere se renderete disponibile la lettura di questa lettera anche ad altri. Grazie per il vostro lavoro! Bisceglia Federica

Mostra Fotografica per il CRO Il 21 e 22 gennaio 2012, i responsabili della Filiale di Banca Mediolanum di Azzano Decimo, Dario Candiago e Guglielmo Gregoris, hanno organizzato una mostra fotografica benefica a favore del Cro di Aviano. Mediolanum Photo Awards, così intitolato il primo di una serie di eventi che verranno realizzati per tutto il 2012, dove le passioni e hobbies dei loro clienti saranno

protagoniste. Sono state esposte più di 70 fotografie con oltre 20 fotografi partecipanti. L’evento si è svolto nel salone delle feste della Cantina dei Conti di Porcia ad Azzano Decimo, dove i numerosi visitatori hanno acquistato tutti i lavori esposti e il ricavato è stato interamente devoluto in beneficienza al CRO. Il premio per la miglior foto a

La foto vincitrice del tema “libero” realizzata dal Signor Nardo

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tema libero è andato a Gino Nardo e quello per la miglior fotografia a tema “lo spread”, è stato aggiudicato a Stefano Candotti. Sono intervenuti come relatori i signori Gregoris e Candiago di Banca Mediolanum, i dottori De Paoli e Mascarin, in rappresentanza del CRO, il conte Guecello di Porcia e Antonio Cacco, titolare dell’Azienda Unicolor di Azzano X.

La foro vincitrice del tema “spread” realizzata dal Signor Candotti


La sala dove si è svolta la mostra fotografica presso l’Azienda Conti di Porcia ad Azzano Decimo

La serata si è conclusa con un piacevole momento conviviale attorno a un ricco buffet e a pregiati vini offerti della Cantina. I prossimi eventi in programma per marzo e aprile 2012 tratteranno i seguenti temi: “Nuove Tecnologie”, “Protezione del Patrimonio”, “Viaggi e Vacanze”. Gli organizzatori ringraziano i partecipanti per la generosità dimostrata, gli Sponsor e il CRO di Aviano che hanno collaborato all’ottima riuscita di questo evento.

Dolomiti Winter Games 2012

Sabato 4 febbraio 2012, nell’ambito della manifestazione “Dolomiti Winter Games” si è svolta, presso la sala convegni del Comune di Claut – Valcellina, la conferenza “Storie di bambini” incontro/dibattito organizzato dal Comune di Claut, dall’Ospedale “S. Maria degli Angeli” di Pordenone, dal CRO di Aviano e dall’Agmen Regione FVG. Un’iniziativa bellissima, quella organizzata a Claut, dove sport e solidarietà si sono intrecciate in maniera perfetta. Gli ospiti ,presentati da Lorenzo Padovan

dell’ANSA, sono stati la dott.ssa De Zen, responsabile del progetto di assistenza domiciliare pediatrica e il dott. Mascarin dell’Area giovani del CRO di Aviano. Entrambi hanno raccontato alcune esperienze con i pazienti e approfondito lo scopo di entrambi i progetti, spiegandone l’essenza e la filosofia. Bello e toccante l’intervento degli “Amici di Lory”, in ricordo di Lorenza una giovane adolescente di Claut ammalata di leucemia e del papà di Edordo! All’iniziativa, organizzata dal Comune di Claut per raccogliere fondi per il progetto di assistenza domiciliare pediatrica, ha partecipato anche la campionessa olimpica a Pechino nel tiro al volo Chiara Cainero. Chiara, orgoglio friulano, ha portato testimonianza della sua disponibilità verso il progetto e verso iniziative per i bambini ed i ragazzi ricoverati nei nostri ospedali. Grazie Chiara! In bocca al lupo per Londra, accompagnata dal tifo di tutti noi.

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Vita Mi ritrovai in un posto buio Tanto buio che non ci vedeva nessuno Preoccupata incominciai a camminare Non so se dritta Non so se indietro Non so se a destra Non so se a sinistra Ma infine vidi una luce Mi avvicinai ad ella E capii che questa era la mia vita … Coperta da pensieri bui Però una lucetta splendeva Ed è quella della vita. Dafne Bertoncello

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sostegno al malato

Il Lions Club Pordenone Host supporta il Progetto Martina Programma di informazione sulla prevenzione dei tumori nelle scuole Nell’anno scolastico 2011-2012 ha preso il via il “Progetto Martina”, un nuovo service sociale del Lions Club Pordenone Host indirizzato a studenti delle scuole secondarie di secondo grado informarli sull’importanza della prevenzione contro patologie purtroppo molto diffuse e spesso fatali. Martina era una giovane donna che, prima di perdere la sua battaglia contro il tumore, lasciò un toccante testamento morale, auspicando “che i giovani vengano informati su mali da cui nessuna fascia d’età è immune”. Ed ecco che nasce il “Progetto Martina” che ha due principali obiettivi: • Informare i giovani sull’importanza di seguire uno stile di vita corretto, sull’importanza della prevenzione dei tumori e delle diagnosi precoci e tempestive, sulle modalità di lotta contro i tumori e sulla necessità di impegnarsi in prima persona per avere risultati efficaci; • Dare tranquillità. È fuori dubbio che sapere come affrontare un problema, sapere in che cosa consiste la malattia e soprattutto sapere che ci si può difendere e che si può curare e vincere dà certamente più tranquillità. La conoscenza aquisita, inoltre, può essere diffusa anche tra gli amici, tra coetanei, in famiglia. Si sa che i tumori possono colpire tutti anche in giovane età.

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Ecco perché il progetto Martina vuole raggiungere i ragazzi: per informarli in tempo. Si sa, infatti che se si assumono cattive abitudini alimentari o stili di vita non corretti è possibile che in seguito insorgano problemi di salute. Alcuni tumori sono causati da “fattori ambientali” bisogna, quindi, combattere i fattori inquinanti. È fondamentale, dunque, conoscere le cause, gli effetti, e capire che l’importanza di fare controlli periodici anche e soprattutto quando si è in piena salute. “In sintesi,” - dice il Dr. Vincenzo Miglietta, coordinatore Lions del progetto Martina nella Provincia di Pordenone - “la lotta contro i tumori richiede conoscenza e impegno personale, è necessario creare una “cultura” su questo importante tema e la scuola è appunto la culla della cultura. Educare i giovani a considerare la vita un bene prezioso e sentirsi impegnati personalmente nella sua difesa, può ritenersi un impegno prioritario dei Lions.” Il Lions Club Pordenone Host è stato il primo ad avviare questa iniziativa in Friuli. Per l’anno scolastico in corso sono stati coinvolti: il Liceo scientifico Grigoletti e l’Ipsia-Zanussi di Pordenone e il Liceo Artistico Galvani di Cordenons. Il progetto è già stato completato in tutti e 3 gli Istituti e ha coinvolto 200 studenti grazie allla

collaborazione delle prof.sse Del Ben, Chinè, Azzano, Bortolussi e della Vice Preside Gasparotto per il Grigoletti, del Vice-Preside Giotta per l’IPSIA-Zanussi e della Preside Sannino per il Liceo Artistico Galvani Il progetto ha visto coinvolti il Dr. Elio Campagnutta, Direttore della Divisione di Oncologia Chirurgica Ginecologica del CRO di Aviano che ha trattato il problema dell’insorgenza dei tumori del collo dell’utero, la dermatologa Dr.ssa Teresa Corradin e la chirurga Dr.ssa Elvia Micheli dell’Ospedale Civile di Pordenone che hanno parlato rispettivamente del melanoma e del tumore della mammella. L’urologo Dr. Piero Belmonte, del Reparto di Urologia dell’Ospedale Civile di Portogruaro, ha trattato il tema legato al tumore del testicolo. Tale iniziativa è partita nel novembre 2011 con i primi incontri che il Dr. Campagnutta ha tenuto presso il Liceo Artistico di Cordenons alla presenza della Preside Filomena Sannino e della Prof. ssa Gabriella Del Zotto Coordinatrice degli studenti e della Prof. ssa Annamaria Manfredelli, Vice Presidente del Lions Club Pordenone Host. Lions riproporrà il progetto anche negli anni futuri per poter raggiungere il maggior numero di giovani possibile


ORGANIZZAZIONI NO-PROFIT

Sono attive al CRO ... le Associazioni di Volontariato e organizzazioni a sostegno della ricerca o a supporto del malato

ADMO - ASS. DONATORI MIDOLLO OSSEO

La sua attività è finalizzata a creare una banca dati di donatori volontari; sostenere il Registro Internazionale Donatori Midollo Osseo.  Udine (sede regionale) Via Carducci, 48 - 3100 Udine  0432-299728 Fax 0481-92276 @ admo-fvg@libero.it  www.admo.it

ASS. FEDERICA PER LA VITA

L’Associazione supporta coloro che quotidianamente sono impegnati nella lotta ai tumori. È nata proprio per raccogliere fondi necessari alla ricerca scientifica e per l’aiuto ai malati neoplastici. Sostiene inoltre il progetto condotto dal CRO di Aviano per la produzione di vaccini antitumorali per la terapia dei linfomi.

ASSOCIAZIONE GIULIA

Presso il CRO: offre sostegno e ascolto, nel reparto OMA, ai malati e ai loro familiari; ha attivato un punto di ascolto, in collaborazione con la Divisione Oncologica Medica A-AIDS, rivolto alle persone sieropositive all’interno del CRO; promuove gruppi di auto-mutuo-aiuto; il giovedì pomeriggio dalle 15.30 alle 18.00, nel salone del Secondo piano, svolge due attività: il laboratorio “I colori dell’anima” e “Il salotto di Giulia”; il lunedì pomeriggio collabora con la Biblioteca per i Pazienti (Bibliobus) per svolgere attività “diversionistiche” e dare così “ali ai libri”.

 Pordenone (c/o Casa Serena)

Via Revedole, 88 33170 Pordenone  0434-20282 340-2936554 Fax 0434-363508 @ associazionegiulia@email.it  http://digilander.libero.it/solegiulia

ASSOCIAZIONE INSIEME

 Vicolo delle Primule, 1 Trieste  338-7457763 @ federicaler@virgilio.it

AFDS - ASS. FRIULANA DONATORI DI SANGUE  Pordenone (sede provinciale) Viale Marconi, 16 - 33097 Spilimbergo (PN)  0427-51472 e Fax @ info@afdspn.it  www.afdspn.it

La sede provinciale si trova a Spilimbergo ed è aperta il Martedì dalle 16:30 alle 19.30 e il Sabato dalle 9.00 alle 12.00.

 Aviano (sede principale) Via Stretta, 1 33081 Aviano (PN)  334-2519013 @ insieme.cro@libero.it

L’Associazione garantisce giornalmente, dal lunedì al venerdì, presso il CRO, un servizio di accoglienza e orientamento dei pazienti all’ingresso e ai piani (al mattino), sostegno-relazione di aiuto ai pazienti e ai loro familiari in tutti i reparti di degenza (nel pomeriggio 4° piano: lunedì, giovedì - 2° e 3° piano: martedì, mercoledì, venerdì). Fornisce inoltre informazioni logistiche sul territorio e di servizi esterni all’Istituto.

ORGANIZZAZIONI NO-PROFIT

AIL ONLUS - ASS. ITAL. CONTRO LE LEUCEMIE LINFOMI E MIELOMA

Il malato è al centro degli sforzi dell’Associazione, diretti a migliorarne la qualità della vita e ad aiutarlo nella lotta che conduce in prima persona per sconfiggere il proprio male. L’impegno dell’AIL è volto a: sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro le malattie ematologiche; promuovere e sostenere la ricerca.

  @

Sede provinciale di Pordenone Via Gemona, 1 - 33077 Sacile 0434-72518 (lun-ven 9-12/14-19) ailpordenone@libero.it

Sede locale di Pramaggiore Piazza Libertà, 48 30020 Pramaggiore (VE)  0421-799996 @ ail.pramaggiore@libero.it 

ASSOCIAZIONE LUCAINSIEME PER UN SORRISO

Svolge le seguenti attività: sostegno economico, psicologico e logistico alle famiglie con bambini ammalati di tumore; promuove l’assistenza domiciliare socio-sanitaria rivolta ai piccoli pazienti pediatrici; collabora con vari ospedali della regione al fine di potenziarne le strutture

 Udine (sede principale). Via Roma n 3 33010 Magnano in Riviera (UD)  0432-792255 - 0432-793267 Fax 0432-793267 - 0432-792255 @ lolut@libero.it

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AIRC - ASS. ITALIANA PER LA RICERCA SUL CANCRO

Raccoglie ed eroga fondi a favore del progresso della ricerca oncologica e diffonde al pubblico una corretta informazione in materia. Trieste (sede regionale) Via del Coroneo, 5 34133 Trieste  040-365663 Fax 040-633730 @ com.friuli.vg@airc.it  www.airc.it 

ANDOS ONLUS - ASS. NAZIONALE DONNE OPERATE AL SENO

Offre consigli di tipo socio sanitario tramite specifico materiale informativo, protesi provvisorie, trattamenti di linfodrenaggio (presso la propria Sede), organizza corsi di ginnastica riabilitativa postoperatoria, di yoga e corsi di ginnastica in acqua. Organizza corsi di formazione per volontarie ed operatrici. Il venerdì (e al bisogno il lunedì) pomeriggio le volontarie sono presenti al CRO a disposizione delle donne operate al seno ricoverate. Vengono organizzati gruppi pomeridiani di ascolto e mutuo aiuto e vengono offerte informazioni utili per poter riprendere una vita normale dopo l’intervento (trattamenti di linfodrenaggio, ginnastiche di riabilitazione, ecc)  Sezione di Pordenone (c/o Centro Sociale Anziani) Via Piave, 54 33170 Pordenone  0434-40729 Fax 0434-40729 @ andos.pordenone@libero.it  www.andosonlusnazionale.it

ANGOLO ONLUS - ASS. NAZIONALE GUARITI O LUNGOVIVENTI ONCOLOGICI

Offre supporto psicologico, promuove attività di formazione, informazione, prevenzione. Pubblica anche un periodico trimestrale dal titolo Angolo News. • RISPONDE LA PSICOLOGA: Lunedì e Venerdì dalle 14.30 alle 16.30. Supporto-ascolto psicolo-

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gico; informazioni su: centri di cura oncologici a livello nazionale, associazioni di aiuto ai pazienti terminali. • INCONTRA ANGOLO i soci rispondono: Lunedì-Venerdì dalle 8.00 alle 12.00. Servizio telefonico di ascolto partecipe e condivisione di esperienze relative all’essere malato oncologico, la storia della propria malattia, la guarigione e lo star bene dopo; servizio di incontro/conoscenza dei pazienti ricoverati al CRO e dei loro familiari. Questo servizio è svolto presso la Segreteria di ANGOLO, 2° piano saletta biblioteca di reparto (prima dell’ingresso alla Divisione di Oncologia Medica A). SEGRETERIA: apertura: da Lunedì a Venerdì dalle 9.00 alle 12.30  Veronica 0434-659277 NAVETTA DA E PER VENEZIA:  0434-659277 REPERIBILITÀ VOLONTARI: Marilena 339-8789040  Pordenone (sede nazionale) c/o Centro di Riferimento Oncologico, Via Franco Gallini, 2 - Aviano  www.associazioneangolo.it @ angolo@cro.it  0434-659277 Fax 0434-659531

ANLAIDS ONLUS ASS. NAZIONALE PER LA LOTTA ALL’AIDS  Aviano (sede regionale) c/o Prof. Umberto Tirelli, Oncologia Medica A, CRO di Aviano (PN) Via F. Gallini, 2 - 33081 Aviano  0434-659284 Fax 0434-659531 @ anlaids@cro.it  www.anlaids.it

Promuove iniziative volte allo sviluppo della ricerca scientifica nei campi della prevenzione, diagnosi e cura dell’infezione e delle forme morbose ad essa correlate. Sono attivi servizi informativi, di counseling telefonico, di assistenza e consulenza psicologica, legale, sociale e medica.

ASSOCIAZIONE ROSARIO SCARPOLINI (ONLUS)

L’Associazione è nata con lo scopo di dare ospitalità alle famiglie che devono prestare assistenza a un

ORGANIZZAZIONI NO-PROFIT

proprio caro durante le terapie oncologiche e si propone di collaborare con le varie Associazioni oncologiche. L’Associazione ha messo a disposizione un primo appartamento, composto da due camere con due letti singoli, ampio angolo cottura, sala da pranzo e due bagni, in grado di ospitare contemporaneamente due famiglie. Il “Piano ospitalità Casa” prevede il suo utilizzo, a titolo gratuito, dando priorità ai malati in età pediatrica e/o con minori possibilità economiche.   @ @ 

Roveredo in Piano (sede legale) Via Garibaldi, 23 33080 Roveredo in Piano (PN) 331-5709988 arsonlus.info@virgilio.it info@associazionerosarioscarpolini.org www.associazionerosarioscarpolini.org

ASSOCIAZIONE SOROPTIMIST  Pordenone Via Oberdan, 17 - 33170 Pordenone  348-8743636 @ paola.boranga@aliceposta.it  www.soroptimist.it Presidente Pordenone: Mirna Carlet

Il Soroptimist di Pordenone, fondato nel 1973, appartiene al Soroptimist International, un’organizzazione dinamica di livello mondiale di donne impegnate in attività professionali e manageriali che promuove l’avanzamento della condizione femminile e i diritti umani. Il Soroptimist di Pordenone è presente all’interno dell’Area Giovani del CRO di Aviano con il progetto “la scuola in ospedale” reso possibile grazie ad un gruppo di insegnanti volontari, di ogni ordine di scuola, che offre ai giovani pazienti un’attività di supporto scolastico anche durante il periodo di ricovero ospedaliero, assicurando in questo modo il proseguimento del percorso didattico. L’intervento educativo prevede la flessibilità del curriculum, la personalizzazione degli interventi, l’uso delle nuove tecnologie e la certificazione dei percorsi svolti. A livello amministrativo l’attività si avvale del supporto dell’Istituto Comprensivo di Aviano.


ASSOCIAZIONE VIA DI NATALE ONLUS

L’Associazione Via di Natale ha realizzato una struttura di accoglienza per i malati di cancro e i loro familiari nei pressi del CRO di Aviano. PIANI DI OSPITALITÀ: Pazienti in terapia ambulatoriale al CRO di Aviano: l’ospitalità è consentita al paziente solo per la durata della terapia; il periodo massimo di permanenza sono 4 settimane. Familiari di pazienti ricoverati: l’ospitalità è concessa a un solo familiare per paziente. Il periodo di permanenza concesso è di 2-3 settimane. HOSPICE: l’ospitalità è riservata ai malati di cancro nella fase di malattia in cui non vi è più indicazione di un trattamento chemio o radioterapico volto alla guarigione o al trattamento della malattia tumorale ma sono indicate solo cure palliative finalizzate ad alleviare la sofferenza e a migliorare la qualità della vita. Hanno priorità di accoglienza a titolo gratuito le persone con minori possibilità economiche. Il ricovero in Hospice garantisce la disponibilità di un’assistenza specializzata.  Via Franco Gallini, 1 33081 Aviano (PN)  0434-660805 Fax 0434-651800 @ hospvn@tin.it  www.viadinatale.org

AVIS - ASS. VOLONTARI ITALIANI SANGUE  Pordenone (sede regionale) Via Montereale, 24 - 33170  0434-555145 Fax 0434-253707 @ friuliveneziagiulia@avis.it  www.avis.it/regioni/friuli_venezia_ giulia

È un’organizzazione costituita tra coloro che donano volontariamente, gratuitamente e anonimamente il proprio sangue. Gli scopi sono: venire incontro alla crescente domanda di sangue; avere donatori pronti e controllati nella tipologia del sangue e nello stato di salute; lottare per eliminare la compravendita del sangue; donare gratuitamente sangue a tutti, senza alcuna discriminazione.

CIFAV

Il Centro di Informazione sul Farmaco per l’Area Vasta promuove attività di divulgazione e informazione a cittadini, pazienti e professionisti sanitari su tutto ciò che attiene l’utilizzo appropriato dei medicinali e terapie farmacologiche. Promuove la conoscenza dei diritti all’assistenza e alle cure, anche in favore di pazienti e cittadini non di lingua italiana o di persone con particolari difficoltà di comprensione. Risponde a quesiti specifici su farmaci e terapie, posti dagli utenti attraverso uno specifico modulo (scaricabile dl sito) o al servizio di posta elettronica.  C/O Farmacia CRO Aviano Via F. Gallini, 2, 33081 Aviano (PN)  0434-659221 - 0434-659738 Fax 0434-659743 @ info@cifav.it  www.cifav.it Biblioteca per i Pazienti:  0434-659248

FONDAZIONE BIASOTTO

a Fondazione Biasotto collabora attivamente con il CRO di Aviano assicurando il trasporto gratuito dei malati oncologici residenti nella provincia di Pordenone, che si trovano in situazioni economiche e/o familiari di particolare necessità. Organizza conferenze e dibattiti sulla prevenzione dei tumori e l’educazione alla salute e supporta medici e infermieri del CRO con contributi economici destinati a corsi di aggiornamento. Mette a disposizione due propri automezzi e autisti volontari per il trasporto gratuito di ammalati oncologici dal proprio domicilio alle strutture sanitarie provinciali per visite oncologiche e/o terapie.  Via Leonardo Da Vinci, 44 – 33080 Ghirano di Prata di Pordenone (PN)  335-7000760  0434-622141 e Fax @ fondazione.biasotto@virgilio.it  www.fondazionebiasotto.it

INAS - CISL

L’Istituto Nazionale di Assistenza Sociale, è il patronato della Cisl che tutela gratuitamente i cittadini per i

ORGANIZZAZIONI NO-PROFIT

problemi previdenziali, assistenziali e per quanto riguarda l’assicurazione per gli infortuni sul lavoro. Tra i servizi offerti ai cittadini vi è quello legato alla malattia e all’assistenza socio sanitaria che comprende: indennità di malattia; esenzione dal ticket sanitario e richiesta cure balneo-termali; assicurazione infortuni domestici; handicap e permessi per assistenza a familiari; domande per invalidità civile; maternità. Presso il CRO è possibile contattare un rappresentante dell’INAS per chiedere spiegazioni e maggiori informazioni sugli aspetti legali inerenti ai diritti del malato. L’INAS è presente al CRO di Aviano ogni Martedì dalle ore 9.30 alle 13.30 per una consulenza. Via S. Valentino, 30 - 33170 Pordenone  0434-549939 Fax 0434-45085 @ inas_pordenone@cisl.it  www.inas.it 

LILT - LEGA ITALIANA PER LA LOTTA CONTRO I TUMORI

Si occupa della prevenzione della malattia oncologica, il suo impegno si dispiega su tre fronti: la prevenzione primaria (attraverso stili e abitudini di vita), quella secondaria (con la promozione di una cultura della diagnosi precoce) e l’attenzione verso il malato, la sua famiglia, la riabilitazione e il reinserimento sociale. Offre i seguenti servizi: assistenza domiciliare al malato tumorale, trasporto dei malati agli ambulatori; telefono amico per malati, sussidi, conferenze nelle scuole o gruppi e associazioni sull’educazione sanitaria (lotta contro il fumo di tabacco, alcoolismo, cancerogenesi ambientale, educazione alimentare, AIDS, prevenzione ginecologica); corsi per la dissuasione dal fumo di tabacco; corsi di aggiornamento per volontari, manifestazioni e convegni scientifici.  Pordenone (sede provinciale) Via Martelli, 12 33170 Pordenone  0434-28586 Fax 0434-26805 @ sede.centrale@legatumori.it  www.legatumori.it

CROnews

2012 - V. 6 (1)

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il cinque per mille alla ricerca

Per aiutare la Ricerca al CRO il contribuente dovrà compilare l’apposito spazio della propria dichiarazione dei redditi come sotto indicato

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