Non Chiederci La Parola E’ un’associazione culturale di Milano, a maggioranza femminile specializzata in format crossmediali new media e tv. Nasce informalmente l'8 marzo 2008. E’ il giorno del centenario della festa della Donna. L’intento è unire sotto un unico cappello giovani creative milanesi, e dar loro l'opportunità di raccontare il mondo al femminile attraverso il linguaggio dell'audiovisivo, sempre più diffuso grazie a tv e internet.
La madrina del progetto è Naomi Wolf, autrice del libro ''I l mito della bellezza'', in cui, dopo un'analisi dolorosa ma realistica della rappresentazione delle donne nei media, spiega ''stanno avvelenando la nostra libertà con modelli di bellezza animati da un odio contro se stessi, da ossessioni fisiche, dal terrore della vecchiaia e della perdita del controllo''. L'autrice americana auspica la nascita di luoghi in cui siano le donne stesse, a raccontarsi, senza dover passare dal filtro maschile, che inevitabilmente ''cambia'' le regole del gioco. Presieduta da Cristina Tagliabue e supportata inizialmente da Fondazione Cariplo, ha sviluppato l’idea di raccontare il mondo femminile con occhi “propri”, utilizzando la chiave ironica per sfidare i classici luoghi comuni “di genere”. Nell'arco degli anni l'associazione ha operato nel quartiere di Porta Ticinese ma , attraverso i suoi video e progetti, ha sviluppato, su internet, un dialogo su tutto il territorio italiano con donne, uomini, su tematiche relative alla differenza e al non profit. L'attività di narrazione e di storytelling ha fatto sì che, negli anni, diverse onlus, fondazioni ed associazioni, abbiamo aperto un dialogo Non Chiederci La Parola per comunicare tematiche relative al sociale, all'ecologia e la sostenibilità, dell'infanzia e sulle problematiche relative alla cittadinanza attiva. Non ultimo, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha scelto Non Chiederci La Parola per organizzare l'ultimo evento femminile della sua campagna elettorale, chiamando a Teatro Parenti le candidate e le artiste della città, per raccontare quella che sarebbe stata la città “diversa” che avrebbero desiderato.