PAURA DELLE DIVERSITÀ Mercoledì 12 Febbraio 2014 di Angela Camuso ROMA - C'è anche una ragazzina tra i bulli che avevano preso di mira - a causa del suo look effeminato - Andrea Spaccacandela, 15 anni, che si è impiccato il 20 novembre scorso nel bagno di casa proprio perché non è riuscito a reggere emotivamente alle persecuzioni del “branco”. Sfottò pesanti che, come emerso dalle indagini, avvenivano anche di fronte ai professori del liceo scientifico che il ragazzo frequentava, il Cavour, nel centro storico. Ora la posizione degli adolescenti è al vaglio della Procura dei minori, mentre i pm di piazzale Clodio hanno già iscritto la preside e due professori del Cavour nel registro degli indagati per il reato di omessa custodia. Le indagini confermano che l'assurdo “sacrificio” di Andrea è stato causato da episodi di bullismo omofobo, maturati all'interno della scuola. Un bullismo da “branco”, di cui le autorità scolastiche sarebbero state responsabili in quanto tolleranti. Anche se gli inquirenti, stando a indiscrezioni, potrebbero ritenere di non ravvisare gli estremi per richiedere un rinvio a giudizio degli educatori, perché le omissioni sarebbero “colpose” e non dolose. Tuttavia, alcune delle testimonianze raccolte dai poliziotti e dallo stesso avvocato dei familiari diAndrea, Eugenio Pini, evidenziano episodi sconcertanti. Come quello di un professore che pubblicamente chiese al ragazzo davanti ai compagni, incurante della sua sensibilità: “Ma che dice tua madre che ti metti lo smalto sulle unghie?”. Il gruppetto di bulli aveva peraltro creato su Facebook un profilo posticcio del malcapitato in cui egli veniva apostrofato come il “ragazzo dai pantaloni rosa”. Lo stesso nomignolo che, sempre secondo le testimonianze raccolte, campeggiava in una serie di scritte oltraggiose sui banchi e persino sulla cornice della porta della classe in all'indomani del giorno del suicidio, quando d'incanto le scritte omofobe erano sparite fatta salva una incisa su un banco, che è stato se-
20