
19 minute read
DAL CHICCO DI GRANO AL PANE


Advertisement
L’attenzione sul ruolo universale della Terra vista come genitrice che sfama i propri figli
di SVITLANA BURLACHENKO, MARIA LIBERA LA PENNA, GIUSTINA PIACENZA, SANDRO REIBALDI 2PD
Prima di avere una forma specifica di pane (pagnotte, panini ecc.) il chicco di grano affronta uno specifico “percorso”.In un chicco di grano è custodita storia, tradizione e cultura; la sua importanza, per l’evoluzione della specie umana, è testimoniata dalle credenze popolari che risalgono alla Mezzaluna fertile e all’antico Egitto. Il grano -o frumento- appartiene alla famiglia delle graminacee. Da sempre tra i cereali più coltivati al mondo, oggi rappresenta una primaria risorsa alimentare, soprattutto in area mediterranea, in quanto ricco di amido, proteine, fibre, minerali e vitamine del gruppo B. Il processo di macinazione prevede che le varietà di frumento coltivate possano essere raggruppate in due categorie: frumento di grano duro dal quale si ottengono le semole e, frumento di grano tenero dal quale si ottengono le farine. Nel corso dei secoli, la macinazione del grano tenero ha subito delle evoluzioni: nell’antichità il grano si schiacciava con i mortai, i greci nel 1000 a. C. iniziarono ad utilizzare una prima forma di macina a pietra azionata dalla forza dell’uomo. Successivamente si è passati ai mulini a vento, alla forza idraulica e infine al vapore; solo nel XIX secolo si iniziarono ad utilizzare i primi laminatoi a cilindri. Il processo di macinazione del chicco di grano avviene in tre fasi: • la pulitura: questa prima fase è necessaria per selezionare i chicchi del grano tenero e allontanare eventuali sostanze estranee di natura minerale o vegetale (come paglia e chicchi di altri cereali); • il condizionamento: è importante ammorbidire il chicco con acqua prima che venga frantumato. (questa fase è fondamentale per facilitare il distacco delle parti esterne del chicco e, di conseguenza per favorire la macinazione);
• la macinazione: i chicchi di grano passano attraverso le macine. Avviene così la rottura del chicco che viene setacciato e ri-macinato fino a diventare farina. Ci sono diverse tipologie di farine di grano tenero, sia in base grado di macinazione, sia in base al grado di allontanamento delle parti esterne del chicco. La prima tipologia che si ottiene dalla macinazione del grano tenero è la farina integrale, seguita dalla farina n°2, farina n° 1, farina 0 e infine farina 00. Abbiamo avuto modo di vedere dal vivo queste farine (che differiscono tra loro per valori nutrizionali, contenuto in amido, proteine, minerali, fibra e natural-

mente anche per colore e profumo) e per quale prodotto da forno vengono utilizzate nel panificio “F.lli Manfredi” di Stornarella di proprietà di un’autrice di questo articolo. Il panificio di Vito Manfredi è stato creato nel 1955, che insieme ai fratelli, ha dato vita a quest’attività tramandata di padre in figlio. La produzione è molto variegata: pane, pizza, taralli, biscotti e torte artigianali. Ad oggi il forno è stato molto modernizzato, attraverso l’introduzione di macchinari nuovi e all’avanguardia. Non solo si produce per la rivendita, ma anche per le forniture esterne. Purtroppo l’aumento generale dei costi ha avuto un impatto negativo sulle piccole imprese e dunque anche sul panificio. Nonostante ciò il costo del pane non è cambiato: questo accade quando la soddisfazione e la passione per il proprio lavoro prendono il sopravvento!


DAL SISTEMA LINEARE AL SISTEMA CIRCOLARE


Gli studenti del punto di erogazione di Stornarella ci spiegano le buone pratiche di raccolta differenziata nel continente africano
di AMANI BEN DHAOU, NAOMI ILOR, ELMEDHI MAJRI E MIMOUN MECHHOUR 1PD
CYCLED: UN’APP PER LO SMALTIMENTO RIFIUTI IN NIGERIA
La Nigeria è una nazione in cui, soprattutto nelle periferie, aumentano le discariche di rifiuti che si mischiano con le abitazioni. Per risolvere questo problema, Matteo Chiesa, un professore di fisica all’Università dì Tromsø, in Norvegia, ha creato un’applicazione “Cycled”, insieme ad alcuni colleghi, la quale permette di dare lavoro a diverse persone, risolvendo l’emergenza rifiuti, mettendo in contatto chi produce scarti con chi ha voglia di raccoglierli. Come funziona? 1. l’utente deve dividere i rifiuti in sacchetti diversi in base a determinate regole; 2. accede all’app e cerca il
“raccoglitore” più vicino che, una volta verificata la corretta distribuzione degli scarti, porta in determinati punti di raccolta i rifiuti; 3. conclusa l’operazione entrambi, attraverso un sistema di “moneta virtuale”, ricevono dei punti che possono essere spesi nei negozi associati oppure per i servizi ospitati sulla app.

WECYCLERS: UN PO’ CICLISTI E UN PO’ “RICLICLATORI”
In Nigeria una coraggiosa microimprenditrice ha progettato un sistema di raccolta di riciclabili per le metropoli dei paesi poveri. I lavoratori in triciclo della startup Wecyclers (Ciclisti+Riciclatori) affrontano ogni giorno la spazzatura della più grande megalopoli d'Africa, Lagos, dove la situazione è particolarmente grave: È emerso che i due terzi della popolazione viva in barac-
copoli, molti senza accesso a una qualsiasi raccolta dei rifiuti. Obiettivo di Wecyclers: rendere il riciclo una pratica popolare aiutando le persone a vedere i rifiuti come una risorsa preziosa. Come funziona? 1. un gruppo di ciclisti passa porta a porta ogni settimana con dei tricicli da carico, nelle strade strette e non asfaltate dove i camion del comune non passano, pesano e raccolgono i rifiuti riciclabili da famiglie abbonate al servizio; 2. gli abbonati ricevono dei punti per ogni chilogrammo di rifiuti riciclato, che possono scambiare con prodotti (“un televisore, una macchina da cucire o contanti per finanziare un matrimonio", sostiene l'amministratrice delegata e fondatrice di Wecyclers, Bilikiss Adebiyi-Abiola); 3. una volta raccolta la spazzatura riciclabile, i materiali sono ordinati, insaccati e venduti agli impianti di riciclo in Nigeria che utilizzano il materiale per realizzare prodotti nuovi. Dal 2012, Wecyclers ha raccolto 1.000 tonnellate di rifiuti domestici, raccogliendo più di 11.000 famiglie aderenti e creando 103 posti di lavoro.

Nata e cresciuta a Lagos, Bilikiss Adebiyi-Abiola si trasferì, per la sua formazione, negli Stati Uniti a 17 anni. Si avvicinò al concetto di Wecyclers frequentando un Master in direzione aziendale presso il Massachusetts Institute of Technology, in un corso creato per trovare soluzioni pratiche per le persone più povere. All'avvio, Wecyclers ha ricevuto il sostegno del MIT. Oggi l'azienda gode di finanziamento e sostegno da parte del governo di Lagos, di aziende private come DHL, Unilever e Oracle, e di fondazioni come Small World Foundation. Di recente, ha ricevuto il riconoscimento internazionale e ha vinto vari premi in giro per il mondo. Al momento Adebiyi-Abiola è in corsa per un All Africa Business Leader Award. AMANI BEN DHAOU NAOMI ILOR
BAHRI (IL MIO MARE) E ZERO ZBEL (ZERO IMMONDIZIA): LE PALADINE DELL’AMBIENTE IN MAROCCO
Bahri è una associazione che opera per la tutela dell’ambiente e organizza campagne di sensibilizzazione: collabora con le persone che raccolgono e rivendono rifiuti a Casablanca. Tanti giovani hanno partecipato alle attività di Bahri nel riciclo di rifiuti: raccolgono bottiglie di plastica e scatoloni da imprese e privati per portarli alla fabbrica del riciclo. Un’altra associazione, Zero Zbel, creata da Mamoun Gallab con alcuni amici, punta a sensibilizzare i giovani sulla necessità di impegnarsi per l’ambiente. I loro strumenti: YouTube e Facebook. Con un linguaggio accattivante, spiegano in che modo i singoli individui possano avere un impatto positivo attraverso la riduzione dei rifiuti. Le proposte di queste associazioni, i loro progetti, le loro attività, consentono di negoziare e interagire con i governi, (...cosa mai accaduta prima) cercando d’influenzare le decisioni delle conferenze internazionali sull’ambiente e sul clima. In un paese come il Marocco, o in tutta l’Africa per esempio, dove oltre il 50 per cento della popolazione ha meno di 25 anni, è fondamentale coinvolgere i giovani. “Se non s’impegnano loro, questa terra rischia di diventare difficilmente abitabile” (Mamoun Gallab)
LA TUNISIA E IL NOBILE LAVORO DEI “BARBECHAS”
I“barbechas” rappresentano un movimento di persone tunisine che si guadagna da vivere raccogliendo rifiuti di plastica, cartoni e qualunque cosa si possa riciclare, per strada e dai cassonetti, che poi vengono venduti alle industrie del riciclo. Questo lavoro viene generalmente sottovalutato. Camminano in giro per la città con i propri figli, portando con sé carriole per raccogliere bottiglie, e passano da un bidone della spazzatura all’altro per cercare rifiuti plastici (il lavorare comincia la mattina molto presto fino a notte). Ovviamente si tratta di un lavoro molto pericoloso perché non si conosce il contenuto dei rifiuti (pezzi di vetro rotto, aghi e siringhe usate, oggetti appuntiti e quant’altro), in assenza di una minima assicurazione sanitaria. Purtroppo devono lavorare in qualunque circostanza per poter garantire il minimo sostentamento alle proprie famiglie. Nonostante tutti questi aspetti, va riconosciuta l’importanza del loro lavoro e i vantaggi per l’ambiente. In Tunisia l’inquinamento da plastica è uno dei più rilevanti. Svariati prodotti vengono venduti in imballi di plastica, che poi si buttano via. Questo, rende il lavoro dei barbechas essenziale, necessario, e soprattutto nobile in assenza totale di raccolta differenziata.
ELMEHDI MAJRI MIMOUN MECHHOUR


TRATTIAMO BENE L A NOSTRA


di STEFANIA SCHETTINO E CORSISTI 1PD CC FOGGIA

Van Gogh, Monet, Boccioni, Vermeer, Goya: si ritrovano ad essere le vittime designate degli “attacchi” di questi giorni contro opere di incomparabile valore colpite dagli attivisti per il clima e per la difesa dell’ambiente. Nel corso dei secoli l’inquinamento e i rifiuti hanno alterato l’equilibrio del pianeta. La stabilità dei biomi terrestri è in pericolo. Già nel passato la presenza dell’attività dell’uomo, prima con l’agricoltura e poi con l’allevamento e in seguito con le attività industriali, ha trasformato in particolar modo le zone temperate dell’emisfero boreale: qui con dei danni maggiori è la deforestazione praticata soprattutto nelle aree delle foreste tropicali dell’Amazzonia in America meridionale e del Borneo in Asia. I rifiuti prodotti dall’uomo invadono la terra a tal punto che negli oceani sono comparse immense isole galleggianti formate da oggetti di plastica e non ultima la desertificazione causata dall’aumento della temperatura e che invade ampie zone del pianeta. L’uso del carbone, di gas e petrolio per produrre energia ha fatto crescere la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, un gas che trattiene il calore del sole e provoca così il riscaldamento globale. Per questo motivo ci sono proteste in quasi tutto il mondo, dagli abitanti di Kiribati, un arcipelago dell’Oceano Pacifico che rischia di scomparire come molti altri, che hanno protestato alle Nazioni Unite perché si ritengono rifugiati ambientali, a Greta Thunberg, fino ad arrivare ai giovani ambientalisti del “Fridays For Future”, e agli attivisti di “ultima generazione” che oggi protestano con il blocco del traffico e contro le opere d’arte, per giungere infine al quasi fallimento dell’odierna Coop 27 a Sharm El Sheikh che rischia di vanificare e ritornare indietro rispetto agli obiettivi di Glasgow. L’ inquietudine dei cittadini angosciati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del pianeta è vivo più che mai, eppure finora è servito a poco. Le soluzioni di sostenibilità ambientale adottate dalle comunità sono diverse ma purtroppo spesso inadeguate, abbiamo un solo pianeta che dobbiamo condividere e di cui dobbiamo avere cura. Tutelare il verde della terra, la fauna e la flora. Questo è il nostro compito.



UN PENSIERO “DENTRO”IL NATALE:


TANTE VOCI, UN UNICO DESIDERIO...

Il pensiero dei reclusi vola fuori dalle sbarre per arrivare a tutti noi
di CORSISTI 2PD CC FOGGIA
D.C.
“l mio pensiero sul Natale è sempre stato positivo, perché sin da da bambino è stata una festa che ho atteso spesso con entusiasmo. Ancora oggi per me è la festa più bella dell’anno, purtroppo, per molti di noi sarà un Natale diverso, un Natale velato da un po’ di tristezza e nostalgia ma auguro a voi tutti tanta gioia.”
M:C.
“E pensare, pur se è solo un sogno, vorrei viverlo con la mia famiglia, mia moglie., e i miei figli che mi mancano da morire; mi sono perso tanto di loro, troppo, anche se so che tutto questo è per colpa mia. Una brutta storia che sto scontando qui chiuso in queste mura fredde come il ghiaccio e scure come la notte in solitudine. Ma il mio sogno non mi abbandona mai; Quello di trascorrere il Natale con la mia famiglia, abbracciare i miei figli là, accanto all’albero. Nel salone di casa nostra. E di certo questo non rimarrà solo un sogno perché prima o poi ritornerà realtà. Per ora lo trascorrerò in questo luogo, mi mancherà un dono sotto l’albero e il caldo abbraccio dei miei cari, ma col cuore e l’anima sarò vicino a loro.”
S.T.
“A rriva dicembre che con sè reca il Natale, ogni anno in questo mese le città vengono avvolte da una atmosfera natalizia, il calore entra in ogni casa e qui è questo che manca, soprattutto si vive un Natale a metà ed incompleto. In questi momenti posso dire di apprezzare la mia famiglia come il regalo più grande e vorrei tornare bambino per un attimo, per rivedere i miei genitori persi da poco. Vi saluto con queste poche righe augurandovi un Natale meraviglioso, voi che potete vivetelo in festosità anche per me.”
A.A.
“Questo Natale probabilmente è uno dei più duri che io abbia passato. Ci tenevo a passare il Natale con i miei bambini e la mia famiglia, e ci tenevano anche loro. Un Natale privo di sentimento, un Natale senza casa, cosi’ mi ritornano alla mente i Natali passati a casa quando ero piccolo, mi ricordo l'amore, mi ricordo le passeggiate per il paese, le luci, il sole, le nostre bellissime spiagge d’inverno. Ora intorno ho sbarre e cemento, ma anche i compagni di cella con cui festeggerò e cosi colgo l’occasione per augurare buone feste a tutti voi lì fuori.”


RIFLESSIONI E CONSIDERAZIONI


SUL TEMA “MADRE TERRA”

Lezioni quotidiane nella Casa Circondariale di Lucera hanno portato ad affrontare anche il tema del pianeta capolavoro dell’universo
di CORSISTI ALFA a cura di MARIA FILIPPA FINALDI CC LUCERA

Durante le lezioni c h e s e gu i am o quotidianamente, la nostra maestra ci ha parlato del pianeta Terra, evidenziando gli effetti negativi dei cambiamenti climatici provocati dai devastanti interventi dell’uomo che ha reso la Terra un pianeta malato. La docente ha citato la Genesi - Cap.1 che recita: "Nel principio Dio creò i Cieli e la Terra. Poi Dio disse "le acque che sono sotto il Cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l'asciutto". E Dio chiamò l'asciutto Terra e la raccolta delle acque Mari... e vide che questo era buono. Inoltre, ha sottolineato che la Terra è il nostro pianeta! È il terzo pianeta partendo dal Sole, dopo Mercurio e Venere. È l’unico pianeta di tutto il sistema solare ricco di acqua, di foreste lussureggianti,di esseri viventi. Un vero capolavoro nell'Universo! Purtroppo un capolavoro che rischia di essere distrutto dall'egoismo, dalla incoscienza, dalla superficialità degli esseri umani. La Terra è malata, molto malata. Quando si parla di salute, pensiamo alla nostra salute, la salute dell'essere umano, come se la buona salute fosse un lusso che solo noi umani possiamo permetterci. Ma anche la Terra è un organismo vivente. È se la Terra sta male, allora stiamo male tutti. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai evidenti in ogni continente, e sono in grado di trasformare la vita di tutti noi perché colpiscono le nostre fonti di cibo, di acqua e la nostra salute. Ormai tutti gli scienziati sono concordi nell'affermare che la Terra si sta riscaldando più rapidamente che mai per via delle enormi quantità di gas ad effetto serra che l'uomo immette nell'atmosfera tramite l'uso di combustibili fossili, cui si associano la devastante deforestazione del pianeta e l'inquinamento. Tutto ciò produce eventi atmosferici estremi, quali inondazioni, uragani, terremoti, siccità, ormai sempre più frequenti. Rispetto ai livelli pre-industriali, la temperatura media della Terra è aumentata di circa un grado centigrado, e si prevede che si potrebbe arrivare a 1,5 gradi centigradI nei prossimi venti anni. Dal 1901 al 2010 il livello dei mari è cresciuto di circa 19 centimetri. Ciò è dovuto sia all'aumento della temperatura che comporta una espansione dell'acqua sia allo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari artiche ed antartiche. L'innalzamento del livello dei mari e degli oceani provoca inondazioni delle zone costiere, con il reale pericolo che tra pochi anni possono scomparire intere città costiere ed intere isole. Caldo torrido e carenza di acqua: una combinazione devastante per i raccolti e le risorse alimentari a livello mondiale. Ecco, quindi, carestie e guerre per la sopravvivenza. Quindi ci siamo chiesti: cosa possiamo fare nella nostra quotidianità? In attesa che i governi della Terra trovino un accordo comune per salvare il Pianeta, ognuno di noi può fare giorno dopo giorno qualcosa per mantenere verde e pulito il nostro futuro.
ECCO UN PICCOLO DECALOGO: 1) Ridurre il consumo di acqua 2) Usare meno l'automobile 3) Ridurre gli sprechi di energia elettrica 4) Ridurre il consumo di carne e pesce 5) Fare una corretta raccolta differenziata 6) Fare una spesa intelligente, riducendo l'acquisto di cibi e bevande in plastica 7) Utilizzare carta riciclata

8) Acquistare mobili di legno certificato, ovvero legno proveniente da foreste gestite nel rispetto dell'ambiente 9) Ottimizzare il riscaldamento 10) Scegliere prodotti ecologici. “Insegnate ai vostri figli tutto ciò che noi abbiamo insegnato ai nostri: che la Terra è la madre di tutti. Tutto ciò che capita alla Terra capita anche ai suoi figli. Sputare a Terra è sputare su sé stessi. La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra. Tutto è collegato, come il sangue che unisce una famiglia. Ciò che capita alla Terra, capita anche ai figli della Terra.” (Seattle – Capo indiano) Il destino del genere umano è inscindibilmente collegato al resto della vita sulla Terra. La Terra non è soltanto la nostra casa, ma è realmente, come tutte le antiche civiltà riconoscevano, la nostra “Madre”. Un pianeta vivente, un luogo sacro.

LE ECOMAFIE: CHI CI INQUINA IL FUTURO


Riflessioni in classe sui reati ambientali
di CORSISTI 2PD SEZ C e ALFA SEZ F CC SAN SEVERO
Parlando della madre terra, abbiamo riflettuto in classe sul rapporto tra la criminalità e lo sfruttamento del terreno. In carcere, nel corso delle nostre esperienze, è capitato di incontrare detenuti che stavano scontando pene per reati ambientali. Noi crediamo che, oltre ai crimini ai danni di donne e bambini, quelli ambientali siano i peggiori perché si provocano danni al futuro di tutti. Si distrugge la libertà di ogni persona alla salute e al benessere. Quando, infatti, mangiamo prodotti della terra a Km 0 e invece poi veniamo a sapere che quei terreni erano inquinati, il danno è fatto ed è irreparabile. Chi inquina, chi sotterra rifiuti tossici compie un reato gravissimo non solo in base alla legge dello Stato ma soprattutto in base a principi morali. Come puoi inquinare il terreno che darà da mangiare a te e ai tuoi figli? Se non vuoi tenere in considerazione le altre persone, preoccupati almeno della salute di te stesso e dei tuoi familiari! È assurdo pensare che anche oggi che si conoscono i danni che provoca il riversamento dei rifiuti nel terreno, esista gente che ne trae un beneficio economico. Il sotterramento dei rifiuti è diventato il nuovo business, più del traffico di droga: le ecomafie sono la nuova frontiera della criminalità. Chi le gestisce, arruola “soldati” a basso costo: ragazzi che fanno letteralmente il “lavoro sporco”. Spesso i proprietari terrieri sono ignari dello sversamento dei rifiuti, perché i fondi sono abbandonati o impraticabili. Altre volte i proprietari sono collusi e fingono di non sapere dicendo che il riversamento è avvenuto nottetempo. I prodotti della terra vengono irrimediabilmente compromessi a causa dell’inquinamento e la medicina ha dimostrato che moltissimi sono i tumori che colpiscono l’apparato digerente proprio a causa dell’ingerimento di cibi inquinati. Si può passare, infatti, dal semplice riversamento di rifiuti urbani, come quando il cittadino getta la busta della spazzatura dal finestrino in una zona rurale, al sotterramento di rifiuti tossici quali scorie e scarti industriali. Pensiamo anche al fatto che su quei terreni molte volte pascola il bestiame: pecore, capre e mucche dalle quali poi si produrrà latte, mozzarelle e formaggi vari che saranno mangiati da inconsapevoli persone: uomini, donne e soprattutto bambini, a cui provocheranno danni enormi…e addirittura la morte. Molte sono le storie di forze dell’ordine, giornalisti, medici morti proprio per l’esposizione in quelle zone tanto inquinate. Noi crediamo che la cosa peggiore sia il silenzio: dovremmo indignarci tutti e protestare. È questa spesso la cosiddetta mafia dei colletti bianchi: di politici e imprenditori che, perché incensurati, non faranno quasi mai nemmeno un giorno di carcere e che invece dovrebbero essere processati per omicidio: perché uno che ti inquina il terreno e che provoca tumori, in realtà è come se ti avesse ucciso, lentamente, senza armi, ma ti ha ucciso. E ha ucciso il futuro!


