Magazine Marzo 2011

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parla luigi nespoli

Federalismo Fiscale

intervista a giancarlo Frigerio

“Il segreto? Innovazione, coraggio e…”

Il punto di vista di due autorevoli esperti

“Il viaggio, passione senza confini”

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Romano Colozzi

Intervista a Romano Colozzi, Assessore al Bilancio Regione Lombardia e a Luca Antonini, Presidente della Copaff. a pagina 4

COSTRUIAMO IL FUTURO

Luca Antonini

Il Gruppo Frigerio Viaggi, con 70 agenzie in Italia, ha un giro d’affari di 90 milioni di euro. Dagli esordi del dopoguerra alle nuove sfide del futuro. pagina 7

MAGAZINE

Tutto è iniziato con la vendita porta a porta dei pennelli. Ora “Nespoli Group” opera in più di 60 paesi e impiega 1900 dipendenti nel mondo.

Direttore responsabile: Angelo Frigerio n.2 - marzo/aprile 2011

www.costruiamoilfuturo.it

editoriale

presentata a lecco la prima ricerca sulle inFrastrutture

Grandi opere: «valori» non negoziabili

“Il Laboratorio Brianza non è un libro dei sogni”

DI MAURIZIO LUPI

Costruiamo il futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 13 - n. 3 - 28 febbraio 2011 - Poste Italiane SpA - Spediz. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 D.C.B. Milano - Registrazione al Tribunale di Milano n. 536 del 12 agosto 1999. Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23,20036 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/344535

periodico della Fondazione costruiamo il Futuro

La questione dello sviluppo infrastrutturale, soprattutto se si parla di grandi opere viarie e ferroviarie, dovrebbe appartenere all’ambito dei «valori non negoziabili»: soprattutto i collegamenti stradali, siano essi le grandi direttrici autostradali o la diffusione reticolare delle strade locali, fanno parte del patrimonio economico di un Paese e ne sostengono la crescita. Lo sappiamo bene noi cittadini della Regione Lombardia, che una recente indagine della Camera di Commercio di Milano colloca tra le prime cinque aree regionali europee per densità di traffico. La Pedemontana, come le altre opere che dovrebbero dare respiro alla congestionatissima rete autostradale milanese (dalla Tem alla Brebemi), è uno dei collegamenti più necessari e utili allo sviluppo complessivo di un territorio fondamentale per la ricchezza del Paese, che dalla provincia di Varese si sviluppa lungo tutta la Brianza fino alla bergamasca. E che, soprattutto nell’area brianzola, rappresenta un autentico paradigma della struttura sociale ed economica italiana: un numero rilevante di piccoli comuni, un’altissima densità d’impresa per abitante (una ogni 9) e un forte radicamento delle attività economiche al territorio. (...) segue a pagina 2

“Nel nostro territorio si sintetizzano le caratteristiche del Paese”. Ambiente, sviluppo sostenibile e consenso fra i comuni: problemi ma anche opportunità.

Da sinistra: Claudio Tajana, Raffaele Cattaneo, Maurizio Lupi, Enrico Castelli, Roberto Castelli e Mauro Moretti.

“Un Paese che non investe in infrastrutture è un Paese che non ha avvenire” conclude l’On. Maurizio Lupi alla presentazione della prima ricerca della Fondazione Costruiamo il Futuro dal titolo “Laboratorio Brianza” tenutasi sabato 5 febbraio presso la Camera di Commercio di Lecco. Davanti a una sala gremita da quasi duecento persone, sono intervenuti alcuni degli autori della ricerca Massimo Ghiloni, il Prof. Andrea Gilardoni, il Prof. Francesco Karrer e il Dott. Marco Vulpiani della Deloitte FAS ponendo l’attenzione sulle tematiche trattate nella ricerca, dai costi del non fare illustrati dal Prof. Gilardoni “un esempio emblematico viene dalla Pedemontana lombarda in cui i costi del non fare complessivo stimato ammontano a 5, 2 miliardi di euro. Questa è la somma algebrica dei costi e dei benefici attualizzati

nei 20 anni di utilizzo ipotizzato dell’infrastruttura, è cioè la differenza tra i benefici complessivi per 10,9 miliardi di euro e costi complessivi per 5,7 miliardi di euro. Ciò equivale a un costo del non fare unitario di 78 milioni di euro per chilometro ricavato rapportando il valore finale del nostro costo del non fare di progetto alla lunghezza dell’infrastruttura.” I lavori sono continuati con una tavola rotonda che ha visto intervenire il vice ministro Roberto Castelli, l’AD delle FS Mauro Moretti, l’assessore regionale Raffaele Cattaneo e Claudio Tajana presidente comitato promotore autostrada VaCo-Lc tutti coordinati dal vice direttore RAI Enrico Castelli. “Il cronoprogramma per il termine lavori della Pedemontana prevede la consegna delle opere nel marzo 2015 – continua il vice ministro Castelli – questo è un termine che non

mi lascia tranquillo perché troppo a ridosso dell’Expo e in Italia il termine lavori non viene quasi mai rispettato” dal canto suo l’assessore Cattaneo interviene “in Brianza come in tutta la Lombardia abbiamo dato avvio ai cantieri di opere strategiche come la linea ferroviarie e la Pedemontana di cui un anno fa abbiamo inaugurato i cantieri dopo 45 anni di attesa”. La conclusione dei lavori affidata a l’On. Maurizio Lupi che sintetizza “La Brianza è un laboratorio perché qui si sintetizzano, si riassumono le caratteristiche di questo Paese. Questa zona è piena di imprese che nascono radicate al territorio una ogni dieci abitanti pur avendo una carenza infrastrutturale che determina la capacità di concorrenza con problemi che sono legati a un territorio diffuso. Se tutto fosse concentrato a Milano, per esempio, teoricamente i problemi si potreb-

bero risolvere. Qui invece: ambiente, sviluppo sostenibile e consenso fra i comuni, sono tutti ostacoli. Che però, a volte, costituiscono altrettante opportunità”. “Molto interessante - continua Lupi - il capitolo dedicato come analisi al rapporto pubblico privato, al project financing e anche alla necessità assoluta di una modifica legislativa perché poi alla fine ovviamente se non aiutiamo a liberare le risorse non si concretizza alcun progetto. La caratteristica di questa ricerca è non essere un libro dei sogni e di portare molto concretamente delle ipotesi operative di proposte a disposizione poi dei legislatori.” “Due sono i temi su cui abbiamo discusso – conclude Lupi - e da cui derivano le declinazioni delle proposte della ricerca, il rapporto pubblico-privato e la cattura di valore.” TIzIAnA COLLA


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costruiamo il Futuro magazine

IntervIsta a LuIgI nespoLI

segue dalla prima

Grandi opere: «valori» non negoziabili Anche in questo caso, fior di ricerche scientifiche dimostrano come i benefici di questa realizzazione, per le popolazioni locali, per i lavoratori e per le imprese, siano enormemente superiori agli inevitabili disagi. Lo studio Laboratorio Brianza li quantifica in 10,9 miliardi di euro in vent’anni di esercizio. Eppure la Pedemontana, i cui cantieri sono stati aperti solo un anno fa, deve fermarsi di nuovo, per una verifica sulla copertura finanziaria dei costi che saranno sostenuti dal partner privato. Ecco, credo che il problema risieda proprio in questo punto: se dieci anni fa non fosse stato imposto, grazie alla Legge Obiettivo, il principio della «non negoziabilità» di certe opere strategiche per il Paese, oggi non avremmo l’Alta Velocità e non viaggeremmo comodamente in treno da Milano a Roma in tre ore. Non si tratta di una battaglia ideologica nel nome della Pedemontana: devono cambiare la cultura legislativa e la prassi burocratica, introducendo elementi di semplificazione, decisionalità, responsabilità. La stessa Legge Obiettivo può essere migliorata tenendo conto dei tre fattori che costituiscono il punto di forza dell’esperienza brianzola in ambito infrastrutturale. Primo: la creazione di un ampio consenso sociale prima ancora che il progetto prenda corpo. Secondo: la definizione di forme di partenariato pubblico-privato per garantire la finanziabilità delle opere. Terzo: il rapporto tra enti locali, Regione e Stato, secondo il principio di sussidiarietà, sancito dalla legge che consente alla Regione Lombardia di intervenire in autonomia se lo Stato non dà risposta. Probabilmente, in questo modo si creeranno condizioni condivise per favorire quel progresso delle opere che serve alla mobilità delle persone, alla valorizzazione dei territori, alla competitività delle nostre imprese. Maurizio Lupi Presidente Fondazione «Costruiamo il Futuro»

marzo/aprile 2011

“Il segreto? Innovazione, coraggio e…” Tutto è iniziato con la vendita porta a porta dei pennelli. Ora “Nespoli Group” opera in più di 60 paesi e impiega 1900 dipendenti nel mondo. “Innovazione, coraggio, la mia famiglia e ottimi collaboratori” sono questi i segreti di nespoli Group, spiega il Presidente Luigi nespoli; Il gruppo, fondato nel 1945, oggi è leader mondiale nel design e nella produzione di attrezzi per la pittura, la costruzione e la manutenzione della casa. Tutto è iniziato con la vendita dei pennelli porta a porta e poi con una piccola produzione, oggi il gruppo commercializza un’intera linea di attrezzi e accessori innovativi per il consumatore fai-da-te e per il professionista, opera in più di 60 paesi e impiega 1900 dipendenti in tutto il mondo. “Mio padre Oreste e suo fratello Bruno, hanno cominciato con una piccola attività, vendere i pennelli per la colla ai falegnami della zona – continua Luigi nespoli, socio fondatore della fondazione “Costruiamo il Futuro” - mentre loro costruivano i pennelli io giocavo sul tavolo con il martello ed i chiodi. Prima della guerra andavano porta a porta, prima con la bicicletta e poi con la moto partendo da Paina, in zona ogni casa era una piccola fabbrica di mobili. nel ’68 muore mio papà, io avevo 19 anni, mi sono rimboccato le maniche ed ho iniziato quella che sarebbe stata l’avventura più emozionante della mia vita. Avevo la responsabilità della mia famiglia, mia mamma era casalinga ed i miei due fratelli erano molto piccoli. Da quando avevo 15 anni di giorno lavoravo sodo e la sera andavo a scuola. Un giovedì del 1967 presi la patente e il venerdì iniziai a cercare nuovi clienti, con la cartelletta di plastica di mio papà e la sua vecchia Seicento”. nel corso degli anni l’azienda è diventata sempre più grande, inizialmente il mercato di riferimento era locale, poi, a poco a poco il gruppo si è affermato nel mercato italiano, negli anni ’80 ha iniziato a servire la grande distribuzione in Italia e poi all'estero. “nel 1991 è stata effettuata la prima acquisizione internazionale – spiega ancora emozionato Luigi nespoli- è un’azienda Spagnola con sede a Barcellona, molto più grande di noi, eppure con determinazione e grande impegno, siamo riusciti ad acquisirla.” “Da lì siamo andati avanti acquisizione dopo acquisizione fino ad oggi con un gruppo che conta 1900 dipendenti, di cui 1300 in Europa e 600 in Cina – prosegue nespoli – il fatturato previsto per il 2011 è di 330 milioni di euro, con una produzione di 150.000.000 pezzi e 82 linee produttive. La nostra missione è di supportare consumatori professionisti e non, nella realizzazione dei loro progetti di costruzione, manutenzione, pulizia e restauro con attrezzi e prodotti sempre più efficaci, comodi ed ecologicamente sostenibili. Un quindicina di anni fa abbiamo scelto di proseguire con la produzione in Europa e di non delocalizzarla nei paesi emergenti. A differenza dei nostri diretti concorrenti, abbiamo aperto una

La sede di Nepoli Group a Vighizzolo di Cantù.

Luigi Nespoli

unità produttiva in Cina come difesa al nostro mercato Europeo. I buyers delle grosse catene di distribuzione, infatti, avevano l’ordine di acquistare in Cina inseguendo un grosso risparmio sugli acquisti, in questo modo intercettavamo i buyers e ottenevamo il risultato di far produrre una piccola parte nella nostra fabbrica Cinese e la maggior parte nelle nostre fabbriche Europee. La scelta strategica di non chiudere le nostre fabbriche in Europa, ci ha permesso in seguito di acquisire i nostri concorrenti in difficoltà a causa della perdita del controllo della loro attività produttiva. Quello che differenzia il gruppo dagli altri è l’approccio al lavoro: “Per i nostri concorrenti è un lavoro piuttosto banale basato sul prezzo, noi abbiamo creato attorno a questi prodotti una ricerca e un'innovazione finora impensabili, possiamo parlare a lungo delle caratteristiche dei nostri prodotti, creando gamme di attrezzi che aiutano i nostri consumatori a svolgere i lavori più velocemente e con meno fatica. Ora veniamo copiati da tutti i concorrenti rimasti che si ispirano alle nostre gamme. Per me la parte fondamentale è la vendita, sia con i clienti che 30 anni fa erano piccoli negozi sia oggi con le catene della grande distribuzione Europea dove è importante dimostrare quanto tu sia un partner affidabile. Per loro l'ideale è un fornitore in Europa che li segua ovunque aprano le loro filiali che consegni puntualmente e gli rinnovi il banco ogni due anni”. Quindi una delle tante carte vincenti di nespoli group è lo studio del prodotto? “Certamente! In questo campo è particolarmente bravo mio figlio Alessandro. Abbiamo tre aziende che si dedicano alla ricerca e sviluppo per

migliorare la produzione dei prodotti, limitare lo sforzo umano, creare prodotti che non inquinino e mettere in sicurezza il lavoro. Stiamo ad esempio studiando un tipo di plastica ricavata dal granoturco, è ancora presto ma se si apre uno spiraglio noi ci siamo dentro, infatti, le grandi catene commerciali promuovo prodotti che rispettino l'ambiente e noi siamo i primi ad anche in questo settore”. Che rapporto avete con la pubblica amministrazione, in Italia e nel resto del mondo. “In Italia non abbiamo mai avuto nessun aiuto, negli altri paesi da cui traiamo la maggior parte del nostro fatturato,che sono la Germania e la Francia, abbiamo contatti regolari con le Amministrazioni comunali e regionali che in più di una occasione, ci hanno favorito purché restassimo nel loro comune con l'attività produttiva, non abbiamo bisogno di tante cose ma solo che ci lascino lavorare, cosa che non succede in Italia per la burocrazia e per tanti altri fattori. Addirittura il sindaco di un paese in Germania dove abbiamo un'azienda ha spostato un campo da calcio per poterci permettere di ampliare lo stabilimento, un altro comune in Francia farà il piano regolatore tenendo conto delle nostre esigenze”. La crisi economica ha avuto ripercussioni? “Posso tranquillamente dire che non abbiamo sentito la crisi, abbiamo molto lavoro e continuiamo a fare nuove assunzioni, grazie alle innovazioni, alle acquisizioni e all'attività commerciale molto buona l'azienda è in continua crescita. Il nostro fatturato non è mai calato negli ultimi vent’anni. Che consigli si sente di dare ad un giovane imprenditore? “Di avere coraggio e di seguire l’istinto, se cominci a fare solo i calcoli e non decidi in fretta arrivi sempre dopo. Oggi vince chi è più veloce a prendere le decisioni”. Quindi la chiave del successo nespoli group è? E’ la famiglia che lavora, mia moglie Carmen, che si occupa della Gubra, azienda storica Italiana e mio figlio Alessandro; senza di loro non sarei riuscito a fare quello che ho fatto, ho avuto, inoltre, la fortuna di avere dei bravissimi collaboratori di cui molti famigliari tra cui mio fratello Roberto mia sorella Assunta. A breve entreranno nel gruppo anche le mie figlie Cristina e nicoletta. nonostante le dimensioni dell’azienda abbiamo una forte vocazione famigliare. La disponibilità a sacrificarsi e la propensione ad entusiasmarsi sono tangibili. E’ la passione che abbiamo cercato di alimentare anche nei nostri collaboratori cercando di farli crescere all’interno dell’azienda premiando la capacità, l’impegno e la fedeltà”. MARA BAIGUInI


marzo/aprile 2011

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parla renzo ascari, presidente di Brianza Fiere

“a monza serve un centro polifunzionale” La struttura dovrebbe essere realizzata sull’area pubblica di via Stucchi. L’obiettivo è di riuscire a ospitare eventi diversi, per ottimizzare spazi e risorse. Il costo sarà di otto milioni di euro. Il progetto ha già avuto l’approvazione di istituzioni e associazioni di categoria. “Un centro polifunzionale per la provincia di Monza e Brianza” è l’importante e impegnativo progetto a cui sta lavorando l’architetto Renzo Ascari, presidente di Brianza Fiere, e che ha già trovato l’appoggio di istituzioni e associazioni di categoria. Che funzioni avrà il centro polifunzionale? “L’obiettivo è quello di essere attrezzati ad ospitare eventi diversi, al fine di ottimizzare spazi e risorse, di auto sostenersi economicamente durante tutto l’anno e di coinvolgere la maggior parte della popolazione di Monza e della Brianza. Pensare ad Renzo Ascari un centro che ospiti esclusivamente eventi fieristici è riduttivo ed in controtendenza con opere simili che vengono realizzate in tutta Europa. Per cui le principali attività di impiego saranno le seguenti: attività fieristica, attività convegnistica, mostre permanenti, spazi per associazioni amatoriali e di categorie; spazi per eventi musicali di vario genere, ristorazione e bar”. sono stati fatti degli studi? Dove verrebbe realizzata? “Per l’importanza dei finanziamenti necessari alla realizzazione del centro polifunzionale è necessario aver presente un chiaro disegno strategico avvallato dalle caratteristiche di sostenibilità ed effettiva analisi del valore. Lo scorso anno abbiamo affidato ad un ente prestigioso come la Fondazione Politecnico uno studio il cui obbiettivo fosse di verificare la necessità e la sostenibilità economica di tale struttura, il risultato consegnatoci ha confermato quanto pensiamo: una struttura di questo tipo è utile, a condizione che sia polifunzionale, la localizzazione di via Stucchi a Monza è corretta in quanto è vicina alle arterie più importanti, ed è sostenibile

economicamente”. a quanto ammonteranno i costi di realizzazione? “Abbiamo redatto un progetto preliminare adeguato ai tempi in cui viviamo, mantenendo le caratteristiche estetiche e funzionali che un’opera pubblica di un certo livello deve avere , ma dai costi contenuti: circa otto milioni di euro. Ad oggi, per le conferme ricevute, se pur verbali, da parte della Provincia, di UnionCamere Lombardia e per la quota a carico di Brianza Fiere derivante dalla gestione del centro stesso, è possibile ipotizzare una copertura finanziaria di circa tre quarti dell’ammontare del costo. Il Comune di Monza ha già deliberato l’individualizzazione dell’area pubblica di Via Stucchi. e per la parte mancante? Per la parte mancante è in atto un’azione per il coinvolgimento di Regione Lombardia da parte di assessori, sottosegretari e consiglieri regionali di tutti gli schieramenti politici, compresi quelli di minoranza presenti sul territorio Brianteo. Ci aspettiamo qualcosa anche dalle associazioni di categoria già presenti in Brianza Fiere, quali Artigiani, Commercianti, Industriali, magari attraverso il coinvolgimento della Camera di Commercio di Monza e Brianza. Tale coinvolgimento sarebbe veramente auspicabile e importante in quanto Camera di Commercio è da sempre presente, in altri luoghi, nella gestione di strutture come la nostra, e svolge un ruolo fondamentale per la promozione delle eccellenze derivanti dal territorio. MARA BAIGUInI


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marzo/aprile 2011

la voce degli esperti

Federalismo fiscale: la grande sfida Romano Colozzi, Assessore al Bilancio Regione Lombardia e Luca Antonini, Presidente della Copaff, spiegano cosa comporterà una innovazione così radicale nel nostro sistema. romano colozzi

luca antonini

“per i lombardi porterà una migliore distribuzione delle risorse”

“servirà ad avvicinare chi governa a chi è governato”

Che cos’è il federalismo fiscale? Il federalismo fiscale è un assetto finanziario che si pone l’obiettivo di instaurare una proporzionalità diretta fra le tasse raccolte in una determinata area territoriale e l’ effettivo utilizzo di quelle risorse nella stessa area. La capacità fiscale di un determinato territorio è rappresentata dall’insieme delle imposte raccolte. Il Parlamento ha approvato una Legge delega al Governo (la 42/2009) per l’attuazione del federalismo fiscale, prevista dall’articolo 119 della Costituzione. Il Governo sta predisponendo i “decreti attuativi” della riforma, indispensabili per tradurre in concreto i principi fondamentali della riforma del fisco in senso federalista. Cosa significa che il fisco sarà basato sulla “territorialità”? Il fisco basato sulla territorialità significa che gli enti territoriali, per il finanziamento di alcune funzioni, potranno disporre di risorse legate alla capacità fiscale del proprio territorio. Sarà quindi possibile, ad esempio, promuovere politiche finanziare o incentivi basati sullo “sforzo” fiscale dei propri cittadini e delle imprese di una determinata area. Alcune funzioni ritenute “fondamentali” (es. la sanità per le Regioni) saranno invece finanziate nella loro totalità attraverso una forma di solidarietà fra territori denominata perequazione. Che cosa sono la spesa storica e il costo standard? La spesa storica è un criterio per l’assegnazione delle risorse dallo Stato centrale alle realtà territoriali in base al quale chi ha nel tempo speso di più per erogare i servizi deve ricevere l’equivalente per finanziare tali costi. Si tratta di un principio assai discutibile che non favorisce la responsabilità degli amministratori e i comportamenti virtuosi. Il costo standard di un servizio invece rappresenta il costo ragionevole, uguale in ogni area del Paese, della prestazione stessa. Uno dei principi cardine del federalismo fiscale, riconosciuto da tutte le Regioni, è il passaggio graduale dalla spesa storica al costo standard. Il finanziamento delle funzioni e dei servizi basato sui costi standard poterà necessariamente, a regime, ad un risparmio di risorse che potrebbero essere utilizzate per migliorare i servizi o per diminuire la pressione fiscale sui cittadini. si è detto che, grazie al Federalismo, pagheremo meno tasse e avremo servizi migliori. Come? I principi contenuti nella “legge delega” 42/2009 sul federalismo fiscale sono sicuramente orientati a migliorare il rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione proprio sul versante dell'erogazione dei servizi fondamentali che dovranno essere forniti coniugando l'esigenza di una alta qualità con quella di un ricorso giusto alla contri-

buzione dei cittadini sottoforma di imposizione fiscale. E' evidente che, come tutte le grandi riforme, questo principio dovrà trovare una concreta attuazione nella gestione del “giorno per giorno” da parte delle amministrazioni competenti. La garanzia dunque di avere servizi migliori pagando meno tasse sarà tanto più completa quanto più attenta sarà la vigilanza dei cittadini sull’operato dell’amministrazione. In altri termini, questa grande riforma e' basata su una duplice impostazione: la responsabilizzazione dell’amministratore che riceve più di autonomia e una corrispondente responsabilità dei cittadini come fruitori dei servizi da una parte e finanziatori degli stessi dall'altra. Se viene meno uno di questi pilastri non ci sarà alcuna garanzia di miglioramento rispetto alla situazione attuale. Questa riforma consentirà maggiore sussidiarietà? ovvero, garantirà o favorirà una leale libertà di impresa educativa, sociale, assistenziale e culturale? Il federalismo di per sé non offre automatiche garanzie di aumento del livello di sussidiarietà orizzontale nella gestione dei servizi. Un ottica statalista può esservi anche in un’amministrazione locale. Però sono convinto che se gli amministratori affronteranno l’esigenza dell'erogazione in termini ottimali dei servizi senza il velo di sovrastrutture ideologiche di stampo statalista risulterà facile capire che un crescente coinvolgimento della società civile e dei cittadini portatori di bisogno nella risposta ad essi può solo migliorare la qualità dei servizi e ottimizzare i loro costi. Quali sono gli elementi di reale vantaggio per i cittadini e in particolare per quelli della regione Lombardia? Per i cittadini di Regione Lombardia questa riforma, se sarà attuata coerentemente ai principi contenuti nella Legge 42 del 2009, potrà portare i vantaggi di una migliore redistribuzione delle risorse pubbliche che oggi vedono normalmente avvantaggiate le amministrazioni meno virtuose e con una spesa storica molto alta. Se diventerà operativo il principio di premiare la virtuosità, questo porterà benefici a quegli enti che da tempo lavorano seriamente per migliorare i propri bilanci. Quanto tempo ci vorrà per l’attuazione della riforma? Purtroppo prima di vedere questa riforma a regime dovremo aspettare non meno di 5 o 6 anni perché essa ha dovuto tener conto, forse in modo eccessivo, dei tempi di adeguamento delle amministrazioni meno virtuose. La mia speranza però è che lo Stato riesca a far emergere da subito delle inversioni di tendenza rispetto al passato che possano portare dei benefici in termini di qualità e quantità dei servizi ai cittadini anche prima che la riforma sia definitivamente compiuta.

In seguito alla recente approvazione del decreto sul federalismo fiscale abbiamo intervistato uno dei massimi esperti sul tema, Luca Antonini, oltre ad aver coordinato diversi osservatori regionali sulla sussidiarietà, è componente dell’Alta Commissione di studio sul federalismo fiscale insediata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Come riassumerebbe il decreto sul federalismo fiscale? La recente approvazione del decreto sul federalismo fiscale dei Comuni segna il passaggio epocale dalla finanza derivata alla finanza autonoma. Il federalismo serve ad avvicinare chi governa a chi è governato. In Italia si è decentrato il potere di spesa, ma non la responsabilità impositiva: questo ha favorito situazioni di inefficienza e non ha garantito un efficace controllo sugli sprechi. A danno delle tasche di tutti gli italiani. In un federalismo senza responsabilità il cittadino non vede, paga, vota “al buio”. Il quadro attuale della tassazione locale è caotico, essendo costituito da ben 18 fonti di gettito, che vanno dall’Ici alla “tassa sull’ombra”. Come si alimenteranno quindi le finanze comunali? Le finanze comunali, oltre a questa selva di tributi e gabelle si alimentano anche di trasferimenti statali e regionali per parecchi miliardi di euro assegnati in base alla stratificazione nel tempo del criterio della “spesa storica” che in Italia per ben trentacinque anni ha sistematicamente premiato gli enti inefficienti e penalizzato quelli virtuosi. Il risultato è l’antitesi di un serio federalismo, il cui presupposto sarebbe invece quello di riconoscere una reale autonomia e consentire al cittadino di giudicare con il voto l’amministrazione locale: per Tocqueville la democrazia iniziava con la pubblicazione del bilancio sulla casa comunale. Quale è lo scopo della riforma? Lo scopo della riforma è quindi quello di determinare il passaggio dalla finanza derivata a quella autonoma, sostituendo oltre 11 MLD di trasferimenti statali annui - assegnati in base al criterio irrazionale della spesa storica - con tributi propri e compartecipazioni. Vengono eliminate o accorpate ben 10 delle 18 attuali forme impositive. Le imposte locali diventano “tracciabili”. Si tratta di una tracciabilità aiutata dai fabbisogni standard, che indicheranno per ogni Comune la spesa opportuna per ciascuna delle funzioni fondamentali. Se prima un Sindaco poteva facilmente aumentare l’addizionale Irpef e il criterio della spesa storica non consentiva alcun controllo agli elettori, già da fine 2011 un Sindaco non potrà facilmente aumentare l’addizionale comunale in presenza di una spesa esorbitante i nuovi fabbisogni standard, visibili da chiunque sul sito del Comune. Che vantaggi ci saranno per il cittadino? Si permette così al cittadino di esercitare il

a cura di Mara Baiguini

controllo democratico sui livelli di governo che sono più prossimi alla loro vita. Il controllo esercitato nella sequenza “vedo-votopago”. Si tratta del massimo risultato di responsabilizzazione ottenibile senza reintrodurre l’imposizione sulla prima casa, respingendo quindi quelle proposte che miravano in vari modi a reintrodurla, anche surrettiziamente – vuoi con formule complicatissime e destinate a rimanere incomprensibili al cittadino, vuoi con espedienti che avrebbero determinato l’effetto contrario ad una responsabilizzazione dei livelli di governo locale. Come sarà organizzato il passaggio? In sintesi estrema, nella prima fase, è prevista la devoluzione ai Comuni, dei gettiti dei tributi immobiliari, nella seconda fase, che parte nell’anno finanziario 2014, inoltre, saranno introdotte nell’ordinamento fiscale due nuove forme di tributi propri dei Comuni, in sostituzione di tributi esistenti: un’imposta municipale propria sulla proprietà immobiliare destinata, ferma restando l’esenzione sulla prima casa, a ricomprendere l’attuale ICI, nonché l’IRPEF relativa ai redditi fondiari; un’imposta municipale secondaria, sull’occupazione di beni demaniali o del patrimonio indisponibile, anche a fini pubblicitari. Resta ferma, anche a regime, la disciplina della cedolare secca sugli affitti. Il federalismo fiscale farà aumentare le tasse locali? Infondata è l’affermazione che il federalismo fiscale determinerà un aumento delle tasse locali. nessuna ulteriore imposizione viene introdotta per effetto del decreto. La realtà è un’altra: l’addizionale comunale all’Irpef, di cui il decreto sul fisco comunale dispone semplicemente lo sblocco graduale dello 0,2%, è stata introdotta nel 1998 dal I Governo Prodi, con aliquota allo 0,5%, e poi portata, con la finanziaria 2007, allo 0,8% dal II Governo Prodi. Lo stesso vale per l’imposta di scopo, anch’essa introdotta dalla legge finanziaria per il 2007 e che viene restituita se l’opera pubblica che è destinata a finanziare non viene iniziata entro due anni. L’introduzione dell’imposta di soggiorno non è da ascrivere al decreto sul fisco dei Comuni. e’ azzardato dire che ci sarà una riduzione delle imposte? Il decreto sul fisco comunale invece riduce le imposte: l’imposizione sui redditi da affitto passa al 19% e al 21%, rispetto a un’aliquota che oggi può superare il 40%. Le imposte sui trasferimenti immobiliari vengono ridotte di un 1%. L’aliquota dell’Imu (la nuova imposta municipale propria, che sostituisce ICI e Irpef fondiaria) è un’aliquota di equilibrio rispetto alle imposte che accorpa: è quindi a saldo zero per la pressione fiscale complessiva. Il Comune ha infatti la possibilità di variare in aumento o in diminuzione del 0,3 per cento l’aliquota dell’Imu.


marzo/aprile 2011

costruiamo il Futuro magazine

sandro Bondi premia eugenio corti con una medaglia d’oro Su invito dell’onorevole Maurizio Lupi. il Ministro Sandro Bondi potrebbe, a breve, fare personalmente visita a Eugenio Corti. E’ stato infatti anche grazie all’interessamento del presidente della fondazione “Costruiamo il futuro” Maurizio Lupi che il Ministro Sandro Bondi ha deciso di avviare le procedure per il conferimento del diploma di prima classe di benemerito della cultura e dell’arte con medaglia d’oro allo scrittore Eugenio Corti. “Apprezzo da anni lo scrittore EuCorti – ha spiegato il presigenio Sandro Bondi dente della fondazione Maurizio Lupi – Già prima di creare il solido legame che mi unisce alla Brianza, sede appunto della mia fondazione fin dal 2001, ho iniziato a leggere le sue opere, libri

il convegno Più di cinquecento persone hanno partecipato al convegno promosso dalla fondazione Costruiamo il Futuro e dalla fondazione Il Cavallo Rosso per festeggiare il 90° compleanno di Eugenio Corti all’oratorio di Villa Raverio a Besana in Brianza, patria dello scrittore. Ospiti della serata monsignor Luigi negri, vescovo di San Marino e Montefeltro, lo scrittore Luca Doninelli e Renato Farina, che nei giorni scorsi ha realizzato una speciale intervista allo scrittore Corti, proiettata durante la serata. “Alla fine della scuola media mi sono trovato tra le mani un testo di Omero – ha raccontato Corti nell’intervista - Non sapevo chi fosse ma leggendo le sue pagine sono rimasto folgorato perché pensai ‘tutte le cose di cui di parla le fa diventare belle’. Anch’io da grande voglio fare così. Noi briantei ci distinguiamo dai milanesi perché siamo dei paolotti e siamo degli artisti. Lo abbiamo dimostrato con le opere dei nostri maestri falegnami, la soddisfazione del lavoro è fare le cose fatte bene. I giovani di adesso vengono su con il cervello maciullato dalla televisione. Non potrei mai scrivere sui grandi giornali nazionali perché in queste testate non viene mai dato spazio a un cristiano”. Monsignor Luigi negri, invece, fu tra i primi, appena uscito “Il cavallo rosso” a capirne l’importanza e la profondità. “Leggendo per la prima volta il testo ho capito che era il cantore della Gloria di Dio. non si può pensare a Corti senza sentire vibrare la sua essenzialità, senza sentire il suo modo di analizzare la dignità del popolo cristiano davanti a Dio. L’uomo non può pensare solo a se stesso e alla sua famiglia altrimenti si condanna ad una vita meschina, il popolo della Brianza è stato grande protagonista di questi secoli e ha consegnato la propria intelligenza e il proprio cuore a Dio. ‘Processo e morte di Stalin’ di Corti è il libro migliore per capire tutti gli errori del comunismo. Ci sono delle anticipazioni profetiche nei libri di Corti e la presenza dei cristiani rende più benevola la realtà. La mia amicizia con Corti dura da tantissimi anni e mi onora”. Il convegno è stata la serata di apertura di una grande manifestazione tutta dedicata a Eugenio Corti, che si svolgerà durante tutto l’anno 2011. Il prossimo evento sarà ad aprile, quando la fondazione Costruiamo il Futuro presenterà la mostra dedicata all’opera “Il Cavallo Rosso” mentre a giugno sarà portata in scena la tragedia di Corti “Processo e morte di Stalin”. CARLOTTA BORGHESI

Un’immagine del pubblico presente al convegno organizzato in onore del 90°compleanno di Eugenio Corti.

intrisi di una testimonianza di profonda fede e di una innata capacità di scrivere e raccontare. Il 2011 sarà l’anno che la fondazione vuole interamente dedicare allo scrittore di Besana, in primo luogo con l’organizzazione del bellissimo convegno a lui dedicato nel giorno del suo 90° compleanno (21 gennaio 2011) e che ha avuto come relatori monsignor Luigi negri, Luca Doninelli e Renato Farina. nei prossimi mesi verrà inaugurata la mostra dedicata al “Cavallo rosso” e verrà portata in scena, per la prima volta nella storia, la rappresentazione della tragedia scritta da Corti “Processo e morte di Stalin”. Corti può essere considerato un vero punto di riferimento, pietra miliare della letteratura moderna di questo territorio e non solo”. Il Ministero per i Beni e le attività culturali aveva già dato il patrocinio alle iniziative che saranno organizzate in questo anno dedicato a Corti dalla fondazione “Co-

struiamo il futuro” dal titolo “Dalla Brianza al mondo: lo scrittore Eugenio Corti”. Per l’importanza e il valore del riconoscimento di cui il Ministro Bondi ha deciso di fregiare il nostro Eugenio Corti, l’onorevole Lupi ha invitato il ministro a consegnare personalmente il riconoscimento allo scrittore . “Ho ben presente – scrive il Ministro Bondi nella lettera con cui comunica la decisione al narratore – ed ho sempre tenuto in altissima considerazione la sua produzione letteraria, dagli esordi fino alla pubblicazione della trilogia del Cavallo Rosso, romanzo che narra l’Italia della seconda guerra mondiale e quella della sua rinascita, fino al periodo buoi della minaccia terrorista alle istituzioni democratiche. Ed ancora, le opere successive, i saggi e gli articoli che hanno alimentato, con feconda intelligenza, il dibattito delle idee del novecento”.

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costruiamo il Futuro magazine

marzo/aprile

spazio iMpREsa

spazio paRLaMENTo

L’INTERVENTO DI RAFFAELLO VIGNALI

L’INTERVENTO DI GAbRIELE TOccAFONDI

statuto delle imprese: fiducia al small Business act

eutanasia: una legge che ha come traguardo la fine di una vita

Mentre questo numero del magazine “Costruiamo il futuro” sta per andare in stampa, alla Camera sta per prendere il via – precisamente lunedì 14 marzo – la discussione del progetto di legge AC 2754 norme per la tutela della libertà d’impresa meglio noto come “Statuto delle Imprese” di cui sono il primo firmatario. Lo Statuto delle Imprese propone due rivoluzioni culturali, nell’ottica del principio di sussidiarietà e di una concezione liberale e personalistica. La prima è passare dal sospetto alla fiducia verso chi fa impresa. Gli imprenditori, infatti, come ha affermato a giugno 2010 il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all’Assemblea di Confartigianato, “sono quelle persone che mettono in gioco la loro libertà e la loro responsabilità ogni giorno; sono quelli che ogni giorno rischiano in proprio e del proprio per creare la ricchezza e il lavoro dell’Italia, per realizzare il pil e l’occupazione e così garantiscono il benessere del nostro popolo”. La seconda rivoluzione è sintetizzata dallo Small Business Act dell’Unione Europea: “Pensare innanzitutto al piccolo”. Se il 99% delle imprese italiane sono micro, piccole e medie, dobbiamo partire da esse. Come lo Statuto realizza queste due rivoluzioni? Trasformando in diritti delle imprese i dieci principi dello SBA, ma anche introducendo altri diritti pensati specificamente per la situazione italiana. Sono diritti verso lo Stato e le Amministrazioni pubbliche: come la certezza della norma, il silenzio-assenso sistematico, la certificazione privata come sostituto del controllo pubblico, la divisione degli appalti in lotti e una quota riservata alle piccole imprese. Poi diritti speciali per le micro e piccole imprese e le nuove imprese. E, ancora, diritti verso il fisco, come un limite alla tassazione complessiva, forme semplificate di corresponsione delle tasse per le piccole imprese, una riserva minima del 50% degli incentivi per l’innovazione e l’internazionalizzazione per piccole imprese. Lo Statuto prevede un’Agenzia delle Micro e Piccole Imprese, una legge annuale per le Micro e Piccole Imprese e una Commissione parlamentare speciale che abbia il potere di

fare l’analisi preventiva dell’impatto delle nuove norme su di esse e di prevedere oneri minori e tempi di adeguamenti più lunghi. Il disegno di legge è sostenuto da tutti i gruppi ed è stato sottoscritto da oltre 150 parlamentari. Il Presidente Berlusconi si è impegnato pubblicamente a sostenere la sua approvazione. Poco più di quarant’anni fa (era il 1970) è stato approvato lo Statuto dei Lavoratori, un faro e una pietra di paragone imprescindibile per tutte le leggi sul lavoro successive. C’è da augurarsi che il sostegno unanime del Parlamento possa, analogamente, far diventare lo Statuto delle Imprese un patrimonio comune per il futuro della produzione legislativa e della formulazione delle politiche in Italia in materia. Ma soprattutto – come è scritto nella Relazione al progetto di legge –, “a quarant’anni dalla promulgazione dello Statuto dei Lavoratori, l’emanazione dello Statuto delle Imprese, un corpus dei diritti di chi intraprende, è un obbligo, innanzitutto morale, nei confronti dei milioni di italiani che ogni giorno in silenzio costruiscono il benessere del nostro popolo”. Perché “la libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica” (Giulio Einaudi, Chi vuole la libertà?, Corriere della sera, 13 aprile 1948). Raffaello Vignali Vicepresidente della X° Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati Consigliere del Ministro per lo Sviluppo economico per le politiche delle PMI scrivetemi! Dal prossimo numero risponderò alle vostre domande A partire dal prossimo numero del magazine “Costruiamo il Futuro” gli imprenditori ma non solo loro, potranno scrivere a Raffaello Vignali interpellandolo sulle tematiche di tipo economico e imprenditoriale. Il Vicepresidente della X° Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati e Consigliere del Ministro per lo Sviluppo economico per le politiche delle PMI risponderà da queste colonne vignali@costruiamoilfuturo.it.

appuntaMentI • poLItICa In Corso sabato 12 marzo ore 10 Villa Greppi – Monticello Brianza, lezione con On. Cazzola, Filippo Boscagli e Emmanuele Massagli dal titolo “Welfare, una giurisdizione da concretizzare” • rICerCa Presentazione Laboratorio Brianza sabato 26 marzo ore 9,30 – Villa Reale a Monza, interverranno Ministro Paolo Romani, il Vice presidente Maurizio Lupi. • preMIo CostruIaMo IL Futuro è aperto il bando per l’edizione della provincia di Lecco e la zona erbese. Chiusura bando 30 aprile. Premiazione 22 maggio all’interno di Manifesta a Osnago. • Mostra “DaLLa BrIanZa aL MonDo Lo sCrIttore eugenIo CortI” esposizione della mostra inedita dal 10 al 17 aprile a Villa Cusani a Carate.

Con il caso di Eluana, si è messa in pratica anche in Italia una forma di eutanasia, si è deciso che la libertà possa significare “libertà di morire”, si è sentenziato che si possa intraprendere un percorso che porti ad un verdetto sulla vita e soprattutto su una vita definita imperfetta, attestando per legge o sentenza, quale possa essere il livello non più dignitoso per una vita. Da qui dobbiamo partire per comprendere perché il Parlamento abbia deciso di proporre una legge che, dopo quella sentenza e quella morte, è doverosa. Doverosa perché sono circa 3000 le persone che nel nostro paese sono in stato vegetativo, termine che anche la comunità scientifica ha messo recentemente in discussione e che vuole cambiare in “sindrome della veglia arelazionale” per dare il senso che sono persone con gravissima disabilità ma non vegetali. E’ una legge che dice chiaramente “no” all’eutanasia e “no” all’accanimento terapeutico. E’ una legge che prevede un’alleanza ed un rapporto di fiducia tra medico e paziente e in questo vuole intendere chiaramente che nessun soggetto esterno potrà interpretare le volontà del paziente che valuterà rispetto alle cure insieme al proprio medico. Sulla scia della sentenza, e del precedente Englaro, sono previste delle Dichiarazioni Anticipate di trattamento (DAT) che contengono alcuni punti fermi : la Dichiarazione assume rilievo quando è certa, scritta, firmata, non è quindi più possibile ri-

costruire o immaginare le dichiarazioni di volontà. Assume rilievo quando il paziente, è certo, non sia più capace di comprendere, quindi se è certa l’incapacità. Ha validità di 5 anni, e quindi la volontà deve essere espressa e confermata. Deve essere inserita nella cartella clinica. E’ una legge che segna un percorso pieno di ostacoli che però sono superabili e il traguardo paradossalmente è la fine di una vita. [Questo dato di fatto mi fa tremare i polsi nel votarla]. L’alternativa è l’anarchia delle sentenze di qualche tribunale che più che “accompagnare alla morte” determinano la morte per legge, togliendo acqua e cibo a chi non aveva mai detto di voler morire ed era amorevolmente accudito. La sospensione dell’alimentazione di Eluana è stato un omicidio così come è omicidio quello che qualche associazione e qualche deputato dichiara nella sua volontà di aprire all’eutanasia. La questione è più grave in quanto si vuole impedire l’esercizio della carità, perché c’è chi si stava prendendo cura di Eluana e, come dichiarato pubblicamente, avrebbe continuato gratuitamente a farlo e questo vale per tanti altri. Il caso Eluana, e il dibattito su questa legge, ci mette davanti alla prima evidenza che emerge nella nostra vita: non ci facciamo da soli. Siamo voluti da un Altro. «Persino i capelli del vostro capo sono contati». Rifiutare questa evidenza vuol dire rifiutare la realtà e chi rifiuta la realtà rifiuta di vivere. On. Gabriele Toccafondi


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intervista a giancarlo Frigerio

“il viaggio, passione senza confini” Il Gruppo Frigerio Viaggi, con 70 agenzie in Italia, ha un giro d’affari di 90 milioni di euro. Dagli esordi del dopoguerra alle nuove sfide del futuro. Tutto è iniziato nel secondo dopoguerra con degli autocarri utilizzati per trasportare le persone nei cantieri di lavoro dove venivano ricostruite le case, le strade e le piazze. In questi anni il Gruppo Frigerio Viaggi, oltre ad aver fatto fare tanta strada ai suoi clienti portandoli in tutto il mondo, ha fatto strada arrivando a riunire 70 agenzie viaggi in tutta Italia con giro d’affari di circa 90 milioni di euro. Il tutto grazie alla passione di Giancarlo Frigerio, presidente del gruppo che ha portato avanti l’attività dei suoi genitori, e che ha trasmesso lo stesso amore per questo lavoro anche ai quattro figli Paola, Simone, Chiara e Carlo che lavorano La sede di Frigerio Viaggi. Una foto d’epoca dei trasporti Frigerio. in azienda. che in totale fanno circa 250 dipendenti. “Questo lavoro lo fai prima di tutto per passione – ci ha spiegato “E’ un impegno – ha proseguito Frigerio - perché devi saper dare Giancarlo Frigerio, che è anche uno storico socio della Fondazione anche a queste agenzie le armi per rimanere sul mercato, se non ti imCostruiamo il Futuro”- E’ un bel lavoro, vedi tanta gente contenta pegni e non sai dare le armi giuste diventa difficile anche per loro anperché la porti in vacanza. Dico sempre alle mie ragazze che noi dare avanti. E’ fondamentale sapere quello che vuole il cliente e non siamo diventati come una farmacia perché andare in vacanza è una bisogna avere paura di confrontarsi con i grandi gruppi. noi, ad cura anti stress, loro devono essere sempre sorridenti perché quando esempio, siamo attivi anche nelle vendite online tramite il nostro sito uno entra da noi è già stanco, ha già tutti i suoi problemi, vuole ri- www.frigerioviaggi.com, dove ci troviamo ad avere come competilassarsi e chiede a noi dove può andare per riposare la testa”. tor colossi mondiali e, nonostante tutto, nella maggior parte dei casi Oggi il gruppo Frigerio Viaggi è presente su tutto il territorio na- se non abbiamo gli stessi prezzi i nostri sono addirittura inferiori, e zionale anche grazie alle agenzie affiliate in franchising. negli anni questo la dice lunga. Il nostro punto di forza, inoltre, è che offriamo 90 infatti è stata fondata la “Frigerio viaggi network” che aggrega un servizio più completo, cioè non forniamo solo biglietteria online diversi punti vendita dando servizi, soprattutto a chi ha bisogno di ma anche pacchetti vacanza completi, e questo è merito dell’impeuna maggiore incidenza sul mercato, nuova tecnologia o semplice- gno e della bravura dei miei figli e del nostro staff. Quindi la piccola mente offrendo servizi alle nuove agenzie. Frigerio combatte con i mostri sacri del viaggiare”. “Siamo un’azienda che è nata dopo la guerra, trasportavamo la “E’ un mondo sempre in evoluzione: 40 anni fa, quando andavo gente con i pullman non per farli rilassare ma per fargli riempire la all’università, studiavamo i piani quinquennali, poi siamo passati ai pancia, cioè portavamo le persone a lavorare. La domenica, invece, triennali e oggi si lavora sulla base di piani trimestrali”. mio padre Ugo metteva un telone e della panchine sugli autocarri Cosa fa nel tempo libero? che utilizzava in settimana e li trasformava in pullman , così portava “Pratico molto sport, prima correvo a piedi, adesso corro in bici, a spasso la gente, non a Parigi, new York o Sharm ma al Sacro vado con dei vecchi campioni, riesco ancora a fregarli, forse perché Monte di Varese, alla Madonna di Caravaggio…e in quei tempi sem- hanno qualche anno più di me, però la mia grande passione è la cacbrava di andare chissà dove”. cia in montagna. E poi mi diverto ancora a lavorare, soprattutto a Sabato 5 marzo si è svolta la prima convention globale del gruppo, fare l’incastro dei servizi e degli orari dei pullman, che è un po’ come che oggi conta 10 agenzie di proprietà, con 80 dipendenti interni e giocare a scacchi.”. una sessantina di agenzia affiliate, con altri 150 collaboratori esterni,

Giancarlo Frigerio

si dice che chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane, con tutto questo lavoro riesce a fare dei viaggi? Quali sono i tre posti più belli che ha visitato? “non ho girato moltissimo ma ho girato molto, i posti che più mi hanno colpito sono stati: il Perù e la Cina. Un altro bel viaggio, più vicino, ma che va preparato e studiato prima della partenza, è l’Egitto con la navigazione sul nilo. Mentre per quanto riguarda l’Italia io dico sempre “Caraibi? no grazie, Puglia!”, per me è stata una vera scoperta, abbiamo il mare dei Caraibi e reperti storici unici. La crisi economica ha colpito anche il vostro settore? Come va ora? “La crisi ha colpito il nostro settore molto violentemente, grazie a Dio siamo ancora qui, ma l’abbiamo vista brutta. noi abbiamo tre comparti, i pullman, il business travel e le vacanze. Abbiamo avuto le prime avvisaglie nell’agosto del 2008, in particolare nel business travel, settore con il quale serviamo le grandi aziende, portiamo i loro manager e dipendenti nel mondo. La crisi ha preso prima le aziende e ce ne siamo accorti perché i manager e i vari dipendenti hanno smesso di viaggiare, si sono fermate le prenotazioni. Questa crisi ha raggiunto il massimo a febbraio 2009, anno drammatico in cui abbiamo registrato un calo. nonostante tutto non abbiamo lasciato a casa nessuno e non abbiamo fatto fare un’ora di cassa integrazione, questo grazie ai miei figli che hanno saputo gestire in modo stupendo la situazione. nel 2010 c’è stata una piccola ripresa, le aziende hanno iniziato nuovamente a mandare i manager in giro per il mondo, quindi significa che il lavoro è ripreso. Per quanto riguarda le famiglie, capitolo a parte, dai 15 giorni di vacanza sono passati a una settimana, scendendo anche come categoria di albergo, nella maggior parte dei casi non perché manchino i soldi ma per l’incertezza nel futuro creata dalla crisi. Tuttavia anche in questo comparto l’emorragia sembra si sia arrestata. Anche se, ovviamente, le prenotazioni hanno un po’ risentito della grave situazione in cui versano attualmente alcuni stati del nord Africa. Ma possiamo dire che l’alta stagione è ormai alle porte e negli ultimi giorni un numero sempre maggiore di clienti viene a trovarci in agenzia”. MARA BAIGUInI

al via il premio “Costruiamo il Futuro 2011” Presentate le nuove edizioni dell’iniziativa. Maurizio Lupi, presidente della Fondazione: “Diamo forza e valore al volontariato delle associazioni. Un esempio da seguire”. La nona in provincia di Lecco e la quarta in provincia di Monza e Brianza sono le edizioni del Premio “Costruiamo il Futuro 2011” che sono state presentate sabato 19 febbraio in una conferenza stampa che si è tenuta presso “le scuderie” di Villa Greppi a Monticello Brianza. “In questa edizione 2011 abbiamo voluto introdurre tre importanti novità”, ha spiegato Maurizio Lupi, presidente della Fondazione Costruiamo il Futuro. “In provincia di Lecco un premio sarà destinato, per la prima volta, ad una associazione culturale, la seconda novità sarà un premio destinato ad una associazione di volontariato sociale che opera nella zona di Erba. Per quanto riguarda la terza innovazione, consiste nel fatto che l’edizione in provincia di Monza e Brianza verrà aperta anche alle associazioni sportive. Il grande successo riscontrato fin dalla prima edizione del premio testimonia un grande interesse e allo stesso tempo un grande bisogno da parte delle organizzazioni. Sono sempre molto colpito dall’entusiasmo con cui i volontari delle associazioni portano avanti il loro lavoro, nonostante le difficoltà economiche e la mancanza di strumenti necessari”. Alcuni dati rendono esprimono meglio di qualsiasi parola il nostro impegno per sostenere e valorizzare le piccole realtà non profit:

provInCIa DI LeCCo: 8 edizioni oltre 550 associazioni incontrate 65 associazioni premiate 170.000 euro di premi in denaro 31 medaglie d’oro per i volontari meritevoli 20 forniture complete di materiale sportivo 1 riconoscimento Camera dei Deputati

provInCIa DI MonZa e BrIanZa: 3 edizioni 250 associazioni incontrate 27 associazioni premiate 104.000 euro di premi in denaro 11 medaglie d’oro per i volontari meritevoli 4 premi per i giovani volontari 1 riconoscimento Camera dei Deputati

oltre 270mila euro in sostegno del mondo non proFit A testimoniare lo stretto rapporto con le istituzioni per favorire l’incontro con le realtà del territorio, sono intervenuti gli assessori provinciali Antonio Conrater e Giuliana Colombo che hanno commentato lo stato del terzo settore nelle rispettive province e hanno garantito il massimo ap-

poggio per contribuire alla crescita e alla diffusione del premio. Tre testimonianze hanno raccontato l’attività e l’incontro con la Fondazione di altrettante realtà premiate negli anni precedenti: Maria Sala, volontaria dell’associazione Il Melograno di Triuggio, Marinella Pizzini dell’associa-

novItÀ preMIo LeCCo 2011 aMBIto CuLturaLe destinato ad una associazione culturale 1 premio da 2.500 euro

zione Una lanterna della speranza di Molteno e Bruno zapparoli, volontario del Gruppo Sportivo Disabili Limbiate. Successivamente il vice presidente Francesco Sangiorgio ha esposto le novità introdotte per l’anno 2011 e ha indicato le modalità e le tempistiche per iscriversi:

novItÀ preMIo MonZa e BrIanZa 2011 preMIo per Lo sport introduzione di premi destinati alle associazioni sportive della provincia di Monza e Brianza 3 premi in denaro 3 forniture complete

seZIone erBa sarà assegnato anche un premio di 2.500 euro ad una realtà operante in uno dei seguenti comuni: albavilla, albese con Cassano, alserio, Canzo, Caslino d’erba, Castelmarte, erba, eupilio, Longone al segrino, Merone, ponte Lambro, proserpio, pusiano. Le iscrizioni per la provincia di Lecco sono già aperte e partecipare per vincere uno dei seguenti premi (su un totale di 23mila euro a cui vanno aggiunti altri numerosi riconoscimenti) è facile: Chi può partecipare? Tutte le realtà operanti in campo sociale, culturale e sportivo con sede nella Provincia di Lecco. Quando? La domanda deve pervenire entro e non oltre sabato 30 aprile 2011. Come iscriversi? Utilizzando l’apposito modulo di domanda reperibile sul sito della Fondazione (www.costruiamoilfuturo.it) o chiamando gli uffici di Costruiamo il Futuro al numero 039.5969259.

Quando verranno consegnati i riconoscimenti? Il Premio Costruiamo il Futuro per la provincia di Lecco si conclude con la premiazione durante la Fiera di Manifesta ad Osnago, il 22 maggio 2011. Come viene diffusa l’iniziativa? Le segnalazioni provengono direttamente dalle realtà e dai loro volontari/operatori, da persone che conoscono e apprezzano le loro attività, dai sindaci e dagli assessori dei comuni della provincia. Grazie alla collaborazione con i media partner raccontiamo periodicamente le attività delle realtà che incontriamo; ci impegniamo a presentare questa opportunità anche ai sindaci e agli assessori competenti; infine diffondiamo l’iniziativa anche grazie all’estesa rete di contatti e amicizie.


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costruiamo il Futuro magazine

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parla mario mauro

“nord africa, un problema di tutti” “Prosegue il sommovimento che sta capovolgendo gli equilibri dell’area del Mediterraneo”. “Con la strage del popolo libico prosegue il sommovimento che sta capovolgendo gli equilibri dell’area del Mediterraneo. In quarantuno anni di potere, il governo di Gheddafi ha represso ogni forma di opposizione politica e, attraverso il controllo dei media e del sistema di istruzione, ha di fatto sopito l’opinione pubblica”. E’ l’analisi dell’onorevole Mario Mauro (foto), parlamentare europeo e membro della commissione Affari esteri, in uno dei periodi più tragici per le proteste con-

tro i regimi nordafricani. Ci sono similitudini tra la protesta libica e quella della tunisia, dell’egitto e degli altri paesi in subbuglio? Sì, ci sono similitudini e soprattutto c’è una più profonda similitudine tra quello che sta accadendo in questi Paesi dell’arco sud del Mediterraneo e quello che è accaduto più di 20 anni fa all’est dell’Europa quando è caduto il blocco sovietico. Essenzialmente si tratta di un cambiamento epocale

in tutta l’area, avrà conseguenze profonde e anche per il destino del nostro continente e per l’Europa. Proprio per questo appare sproporzionata la reazione dell’Unione Europea che, mentre nel caso del crollo del blocco sovietico si è subito concentrata sull’emergenza umanitaria e sull’emergenza politica che era all’origine di quanto accadeva, oggi appare incapace di affrontare la sostanza dell’emergenza politica. Questo vuol dire che rispetto ai differenti scenari di Tu-

nisia Egitto Libia ma anche che nel Bahrein e quanto si preannuncia in Giordania e Marocco, non c’è la capacità di comprendere che il sistema dei regimi politici che si erano definiti all’indomani della conquista dell’indipendenza verso gli anni ’50 va in crisi perché le dinastie o le oligarchie che si erano assicurati il potere hanno esaurito il proprio compito storico e la propria spinta egemonica. C’è il rischio di un’ invasione di clandestini? L’europa sta reagendo in modo adeguato? Mi preme dire qualcosa che possa fare chiarezza sui numeri. Crollato il potere in Tunisia si è aperto il pericolo di un vuoto di potere all’interno del paese e noi abbiamo avuto una mini invasione composta da un mix di rifugiati politici e clandestini, da prendere con le dovute cautele poiché avvenuta all’indomani del caos avvenuto in Tunisia che ha causato la fuga di quasi 11.000 detenuti dalle carceri. Chi sono questi 6.300 che hanno chiesto asilo politico all’Italia? Per la maggior parte sono giovani spinti dal bisogno, il problema della Tunisia è che pur avendo cominciato una crescita economica importante non riusciva a ridistribuire abbastanza in fretta i proventi della propria crescita, e come tutti gli altri paesi dell’area, come l’Egitto, ha un forte problema di natura demografica, a cui va aggiunto il bisogno di chi aveva un diploma o una laurea di essere collocato in un posto corrispondente. E’ vero però che alla fine sono 6.300 persone, faccio un esempio per farmi capire, nello stesso periodo la Germania è stata fatta oggetto di 40.000 richieste di asilo politico. Questo spiega in parte la tiepidezza di alcuni governi europei che si rendono conto che l’Italia rischi di diventare la porta d’accesso del sud del mondo all’Unione Europea e allo stesso tempo tendono a sottolineare che i numeri indicano che non è l’Italia il luogo in cui tutte queste persone hanno intenzione di stazionale. Infatti un gran numero di tunisini ha manifestato l’intenzione di raggiungere la Francia, anche perché non dimentichiamo che se sono 130 i chilometri che li separano da Lampedusa, non dimentichiamo che si tratta per la maggior parte di persone di cultura francofona che mirano a ricongiungersi con la loro famiglia. Bisogna essere misurati nell’approccio però di sicuro bisogna insistere nel dire che questo non può essere un problema solamente italiano. non perché abbiamo bisogno di far fronte, in termini umanitari, al bisogno di tanti, ma perché solo un’impostazione di carattere europeo globale può avere come esito la capacità, non soltanto di stabilizzare il flusso, ma di creare in quei paesi delle risposte attraverso rapporti di partnernariato che portino quei paesi allo sviluppo e alla pace. L’Italia ha la forza per svoltare, per imporre nuove relazioni alla Libia dopo gheddafi? non sappiamo come sarà il dopo Gheddafi, non sappiamo in che tempi e in che modi si arriverà al dopo Gheddafi. Penso che sarà la Libia ad essere interessata ad avere rapporti stabili e di sviluppo con l’Italia. Già dall’indomani della cacciata degli italiani ad opera di Gheddafi nel 1970, i rapporti tra i due Paesi non sono mai venuti meno. Siamo due paesi destinati ad interloquire, ad avere scambi economici e culturali, imprenditoriali, di formazione, perché essendo l’uno di fronte all’altro abbiamo tutta la convenienza ad avere un rapporto aperto e proficuo. Come è mio auspicio che possa esserci uno sviluppo unitario di quella che è la Libia, perché non dimentichiamo che in questi giorni la regione appare spaccata in due, che paradossalmente sembra, in termini storici, riproporre il primo intervento italiano a quelle latitudini. Credo che così non sarà, l’Unione Europea può fare molto per aiutare a stabilizzare quell’area e non dimentichiamo che i problemi in Libia sono essenzialmente di natura politica, meno di natura economica perché è un paese che aveva già un livello significativo come Prodotto interno lordo, e come prodotto procapite già da alcuni anni e che è una terra con enormi risorse e con non molti abitanti, non arrivano infatti a 7 milioni e parte di questi sono immigrati che arrivano dall’Egitto, dalla Tunisia e dall’africa sud sahariana. MARA BAIGUInI


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