Magazine Novembre 2014

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ANNO 5 - N.4 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2014 - PERIODICO DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO - DIRETTORE RESPONSABILE: ANGELO FRIGERIO

Editoriale

L’EVENTO

Non sarà un’avventura... Costruiamo il Futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 16 - n.10 - Ottobre 2014 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 - Conv. in L. 46/2004 - Art.1 Comma 1 - LO/MI Registrazione al Trib. di Milano n.536 del 12 agosto 1999 - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/600616

di Giuseppe Procopio

Cari Soci e amici della Fondazione, assumo con orgoglio e un po’ di emozione l’incarico di Segretario generale della Fondazione Costruiamo il Futuro. Molti di voi già mi conoscono, ma per gli altri, ruberò questo piccolo spazio per presentarmi brevemente. Mi chiamo Giuseppe Procopio, sono nato a Milano 35 anni fa e vivo, da sempre, a Merate. Mi sono laureato in Giurisprudenza ed oggi svolgo la professione di avvocato civilista. Quando ho del tempo libero mi piace correre e leggere. Sono anche un grande tifoso del Milan. Nel giugno del 2009 sono stato eletto, per la prima volta Consigliere Comunale a Merate dove sono attualmente assessore ai Lavori pubblici. Da quel giorno è iniziato un percorso che mi ha portato a scendere in campo, in prima persona, per il mio territorio. Ho sempre vissuto il mio impegno in politica con passione, come servizio ai miei concittadini, cercando di dare il miglior contributo possibile alla comunità. Lo stesso cercherò di fare con la Fondazione. Questo incarico è una sfida che voglio affrontare con entusiasmo,responsabilità e impegno. E che voglio condividere con tutti voi, soci e amici della Fondazione. In questa chiusura d’anno abbiamo in programma numerose iniziative, come potrete leggere in questo numero del Magazine. Spero di potervi incontrare in queste occasioni. Per poter raccogliere i vostri suggerimenti e svolgere al meglio questo compito. Perchè, come dice Battisti: “Non sarà un’avventura...”

“Il matrimonio: un’opportunità, non una penalizzazione” Il regista Pupi Avati a Barzanò, il 28 novembre. “Sono sposato da 49 anni e l’ho voluto raccontare a tutti”. Intervista al regista che ha portato in televisione un’alternativa “alla negatività e alla propaganda dei media. Trascorrere tanti anni con una persona è un’opportunità, non una penalizzazione”. Sono le parole di Pupi Avati in difesa del matrimonio. Il regista sarà tra i protagonisti dell’incontro organizzato dalla Fondazione il 28 novembre al centro sportivo Paolo VI di Barzanò, si parlerà di un tema a lui molto caro: la famiglia. Interverranno inoltre la scrittrice Costanza Miriano, S.E. Mons. Rino Fisichella e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Di recente è stata trasmessa la sua serie televisiva “Un matrimonio” improntata sull’indissolubile bellezza di questa istituzione. Lei ha dichiarato che la realizzazione di questo film è stata ispirata dal suo matrimonio. In che senso? Essendo sposato da 50 anni credo di essere legittimato come pochi altri a raccontare questo istituto, ci sono un’infinità di persone che parlano in senso positivo o negativo del matrimonio avendo alle spalle un’esperienza prossima allo zero. Per parlare di matrimonio bisogna conoscerlo tutto, nel suo sviluppo,

nelle sue varie fasi, da quelle iniziali dell’innamoramento e dell’attrazione a quelle più conclusive che io, in qualche misura, anagraficamente, sto vivendo. L’evolversi del rapporto che passa dalla passione a un tipo di affetto, addirittura di necessità dell’altro coniuge, solo chi ha vissuto un rapporto così lungo può testimoniarlo. Parlare di matrimonio quando ci si è separati dopo due o tre anni o ci si è sposati con due o tre donne diverse, secondo me non vale. Cosa consiglia, dall’alto della sua esperienza, a due giovani che stanno per sposarsi? Di essere consapevoli di andare a fare una cosa della quale non sanno nulla, ammettere la loro ignoranza. Oggi dopo 50 anni io posso dire cos’è un matrimonio, posso dire cos’è mia moglie per me. Lei è per me essenziale, è diventata il mio hard disk, senza di lei io sono perso, smarrito. A questo risultato sono arrivato attraverso la costanza, l’aver superato insieme momenti terribili, di difficoltà reciproca ma ovviamente anche momenti magnifici. Mia moglie è quella che mi ha visto nelle poche giornate in cui credo di esser stato anche abbastanza straordinario e nelle tante giornate nelle quali purtroppo ero molto sca-

dente. Mi ha visto in tutte le fasi, in tutte le temperature, in tutte le età. Quali sono i suoi principali pregi e tre difetti? Non posso dire i miei pregi perché da una parte dovrei essere fintamente umile, queste domande mi imbarazzano, poi sono sedotto dall’ebbrezza dell’insuccesso, preferisco che ne parlino gli altri. Che importanza hanno per lei i valori? I valori hanno l’importanza che hanno avuto nei secoli, e sono rimasti sempre gli stessi. Non cambiano perché è cambiato il modo di comunicare attraverso l’Iphone 6. In alcune situazioni mi trovo a pensare cosa avrebbero fatto i miei genitori davanti a determinate scelte. Quando applico questo sistema la risposta obbedisce sempre a quel buonsenso che ognuno di noi dovrebbe mettere in campo. Non c’è un’attualizzazione dell’interpretazione dei valori, rimangono sempre quelli. Ho insegnato ai miei figli a “giocare alla regola”, in modo corretto, nella profonda convinzione che chi gioca alla regola può essere sconfitto in qualche battaglia ma la guerra la vince. Forse non è così ma io morirò con questa convinzione. Mara Baiguini

IL SOCIO

LE NOSTRE INIZIATIVE

L’INTERVISTA

La mia azienda, a tutto volume

Imprese: incontriamo, valorizziamo e sosteniamo quello che c’è di positivo

Efficienza, innovazione e risparmio: i nostri punti forza

Intervista a Pierfranco Galeone, titolare della Texim srl.

Raffaello Vignali è tra i promotori del “Viaggio nell’Italia che riparte”.

Parla Davide Oriani, Ceo di Ricoh Italia, azienda leader nel settore dell’office automation e dell’Ict.

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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2014

2 IL SOCIO

“SINE SOLE SILEO”

La mia azienda, a tutto volume Pierfranco Galeone, titolare della Texim srl. Da garzone del panettiere a numero uno dell’audio professionale.

Pierfranco Galeone e la sede della Texim

E’ una delle personalità di spicco del settore audio professionale italiano e, nel 2011, ha festeggiato i quarant’anni di lavoro in questo settore. Pierfranco Galeone, socio della Fondazione Costruiamo il Futuro, ci ha raccontato la sua evoluzione imprenditoriale, passando da “pecora nera della famiglia” a distributore ufficiale per l’Italia di prestigiosi marchi di apparecchiature e sistemi audio riconosciuti a livello mondiale come Electro-Voice, Dynacord, Midas, Klark Teknik, Ultrasone e myMix. Pierfranco Galeone, titolare della Texim s.r.l., vive e lavora in Brianza, precisamente a Renate, in una bella e grande villa settecentesca. Un’ala dell’edificio ospita gli uffici e l’attività dell’azienda, l’altra la sua abitazione e quella delle due figlie. “Provengo da una famiglia borghese – ci ha spiegato – mio papà era il tipico uomo d’altri tempi, con sani principi ma abbastanza severo, e dai figli pretendeva un comportamento, perlomeno idoneo alla sua personalità. Lui aveva due fratelli ed era tradizione di famiglia per i figli maschi seguire le orme del padre. Noi eravamo sei cugini in tutto, tre maschi e tre femmine. Tutti seguirono la linea dettata dal loro padre, diventando dottori, ingegneri e avvocati insomma, tutti laureati, tranne me, la pecora nera della famiglia. Per mettermi sulla retta via, mi ha mandato perfino a studiare in un collegio svizzero dove, invece di studiare, continuai a coltivare il mio amore per l’equitazione…”. Tornato dalla Svizzera inizia l’università, si iscrive a Economia e commercio, e dopo dieci esami abbandona. La prima occupazione fu consegnare le brioche con la sua Mini Cooper, un lavoro che però durò pochi mesi perché era maggiore il costo della benzina rispetto al guadagno! A questo punto torna nella sua vita un vecchio amore, quello per la musica, unito alla passione per l’elettronica. “Iniziai facendo il rappresentante di apparecchiature elettroniche a Milano, allargandomi poi alla Lombardia, al Piemonte ed infine anche al Veneto. Il mio scopo, però, è sempre stato quello di arrivare ad avere una società mia e un marchio da gestire. Vendevo registratori audio meccanici e scoprii il mercato dei non vedenti, per i quali era il prodotto giusto. Ma, purtroppo, si trattò di

un mercato che ben presto si esaurì. Così, insieme ad altre persone, nel 1971, decisi di aprire un’attività come agenzia di zona per la distribuzione di apparecchiature Hi Fi: cominciammo con KEF, Wharfedale, Kenwood e poi anche Sennheiser”. Guidato dalla grande passione per l’audio, dopo aver acquisito una certa esperienza in questo settore, l’imprenditore fonda la Texim s.r.l. nel 1971, ottenendo la distribuzione in esclusiva per l’Italia delle apparecchiature audio Electro-Voice. Con il passare degli anni, l’azienda diventa un importante punto di riferimento per la fornitura di soluzioni audio professionali ad alto livello. Originale è la spiegazione della scelta del nome Texim: “Nella mia lunga e variegata attività lavorativa ho avuto anche un breve trascorso di import-export di cotone, con una società che si chiamava “Textile Import Export” e, come si può intuire, il nome Texim deriva dalle iniziali di questa azienda. Devo dire che si è rivelato un nome abbastanza felice e duraturo, forse perché non porta con sé nessuna parola o riferimento specifico al nostro lavoro”. Oggi, Texim è un’azienda dinamica, tesa al rinnovamento e supportata da uno spirito che ricerca soluzioni innovative e opera in diversi settori di mercato tra cui il Musicale, il Concert Sound e l’Installazione Fissa. Oltre che degli uffici commerciali, l’azienda si avvale di un ufficio tecnico interno, denominato CrossPoint, specializzato nella progettazione, la consulenza e la direzione lavori di impianti audio professionali, per la diffusio-

ne del suono. Questo ufficio è in grado di sviluppare progetti e capitolati che permettono all’azienda di offrire soluzioni audio complete per qualsiasi tipo di ambiente, inclusi quelli dall’acustica particolarmente problematica. Texim collabora anche con i migliori studi di progettazione acustica ed elettroacustica, studi di architettura, Main Contractor e installatori qualificati, sia a livello nazionale che internazionale. Grazie all’interazione tra i marchi distribuiti, alla collaborazione con aziende partner operanti in settori paralleli e all’applicazione delle tecnologie più avanzate, Texim ha realizzato progetti e fornito sistemi di diffusione sonora per prestigiosi edifici tra i quali il PalaCongressi di Rimini, il Teatro Arcimboldi di Milano, l’Auditorium Giuseppe Verdi di Milano, il Teatro Ristori di Verona, il Parco della Musica di Roma, il Parco della Musica di Firenze, il Teatro dell’Opera di Astana in Kazakistan e molti altri. Sono numerose anche le produzioni televisive e gli artisti, di fama nazionale ed internazionale, che hanno utilizzato, e continuano ad utilizzare, i sistemi audio rappresentati da Texim. Uno dei problemi nel settore audio è che non ci sono leggi e certificati che regolamentino il settore e scuole che formino tecnici. “Ci sono ragazzi che, come me allora, non hanno voglia di studiare” - ha concluso Galeone – “Iniziano a lavorare in un service, facendo di tutto, anche i facchini, e poi arrivano a fare i fonici. Sarebbe bello avere dei corsi specifici di formazione per i ragazzi che amano il settore dell’audio. Di recente, abbiamo dato vita a due importanti sezioni, la Texim Educational, che si occupa di organizzare corsi e seminari atti ad approfondire le tematiche legate all’elettroacustica e la Texim Innovation che darà la possibilità ad alcuni studenti di sviluppare prodotti innovativi, sia soft che hard, per applicazioni legate al nostro settore. Con Texim Educational organizziamo internamente e periodicamente dei corsi sulle tecnologie e le applicazioni dei nostri prodotti, e in accordo con un professore Universitario, teniamo anche corsi rivolti agli studenti universitari. Nel nostro settore l’incertezza e l’approssimazione non vanno bene. Abbiamo bisogno di poter contare su professionisti che conoscano bene la materia e si dedichino con passione a questo lavoro. Le regole sono la cosa più bella. Lavorare nella legalità è bello e giusto e ti fa dormire sonni tranquilli…”. Mara Baiguini

Con Marisa Prandi, socia della Fondazione, usavamo sentirci spesso, dissertando in latinorum. Non spaventatevi. Lei era brava: liceo classico + laurea in legge; io … soldato semplice. Maniaco di precisione, eleganza ed altro, recupero nel barile della memoria, quanto ripostovi in gioventù. Questi meriti vanno ascritti a mamma e papà, alle tre medie, alla Messa in latino, alla Schola cantorum di Don Dante Caifa. I “brani” erano tutti anche loro in latino. Qualcosa si imparava, no, qualcosa traducevamo, per sapere cosa recitavamo o cantavamo. Quindi, da sfollati dopo il bombardamento di Treviso del 7 Aprile 1944, Venerdì Santo (il giorno dopo “Il Gazzettino” titolava: Passione di Cristo e di Treviso) andavo a scuola da Postioma a Treviso in bicicletta (della mamma, perché la “Bianchi” del babbo non si poteva toccare) tutte le mattine, per 11 km. Avevo 13 anni, per la 2° media. La metodologia era: levataccia, imbacuccato d’inverno, bici e cartella, fuori in “provinciale” in attesa del “treno” dei muratori che andavano a ricostruire Treviso. Mi lasciavano sfilare, andavano come le schegge, con biciclettoni, non con bici tecniche da corsa ed io mi accodavo. E non “tiravo” mai, data la mia età e … gracilità. Ragazzi, che goduria! Si andava a 30 all’ora e cambi da far invidia alle odierne cronometro a squadre. Ma che fatica! Alle 08.30 iniziava la scuola e l’ultimo tratto in città ero “un ragazzino solo al comando”, perché i signori muratori, quando raggiungevano il loro luogo di lavoro, abbandonavano la compagnia, uscendo dal treno, come dei Nibali qualsiasi. C’era un po’ di discesa la mattina e la tensione più il sonno, costringevano a non perdere la concentrazione. Ma al pomeriggio, il ritorno era in solitaria e impiegavo 4 volte tanto, stanco ed affamato. Però rilassato, si fa per dire, così da poter guardarsi in giro. Il lungo strada molto bello con platani enormi, in uso allora, come i paracarri in granito e i segnalatori di tipo e numero di strada col chilometraggio dal capoluogo. Fiumiciattolo da una parte e villette molto carine e secondo dettami della allora architettura in uso. Usava le scritte con motti o detti o proverbi adatti, sulle pareti delle villette. Una piccola e carina la scritta recitava, in latino, neanche dirlo: “Parva , sed apta mihi” Piccola , infatti, ma adatta al proprietario. Una seconda, la scritta sempre in latino, avvisava: “Sine sole sileo” ed era impressa su sfondo bianco, sotto la “meridiana”, quella che col sole segnalava le ore della giornata, come quella di Ambel ad Exilles. Pensando a Marisa, la nostra socia scomparsa di recente, per il suo necrologio, mi è venuto alla mente in un lampo, quel motto così incisivo in tre parole, che iniziano tutte per esse. Cosa posso fare senza il Sole? Giuseppe Machiavelli


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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2014 LE NOSTRE INIZIATIVE

Imprese: incontriamo, valorizziamo e sosteniamo quello che c’è di positivo Raffaello Vignali è tra i promotori del “Viaggio nell’Italia che riparte”. Con tappe in tutte le regioni. Alla scoperta delle aziende che stanno vincendo la sfida con la crisi. Un tour attraverso il territorio nazionale per accendere i riflettori e portare alla luce quelle realtà industriali nuove e/o altamente innovative che oggi esistono in Italia. Scovare e raccontare esempi di ripartenza e crescita che abbiano saputo coniugare la sfida per la ripresa e lo sviluppo economico del Paese con la sostenibilità e la valorizzazione del territorio. È questo l’obiettivo del “Viaggio nell’Italia che riparte”, l’iniziativa organizzata dall’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, che ha preso il via il 14 luglio in Campania. Onorevole Vignali, l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, di cui lei è uno dei coordinatori, è impegnato nell’iniziativa Viaggio nell’Italia che riparte, un tour della politica nell’economia reale del Paese. Ci può spiegare come nasce questa idea e quali sono gli obiettivi del Viaggio? L’idea del Viaggio nell’Italia che riparte è figlia del principio stesso che anima l’Intergruppo sin dalla sua costituzione: la sussidiarietà. Se sussidiarietà significa soprattutto riconoscere quello che c’è di positivo e valorizzarlo in vista del bene comune, il Viaggio è il nostro impegno per andare a scoprire nel Paese le tante realtà e imprese nuove e altamente innovative, spesso ignorate dalle statistiche, che ripartendo dal territorio hanno saputo innovare creando integrazioni virtuose con i luoghi a cui appartengono, creando opportunità economiche e sociali, trainando, come vele spiegate dal vento, l’Italia verso la ripartenza. Molto spesso, da quando è iniziata la crisi, abbiamo del nostro Paese un’immagine negativa, un’immagine di uno Stato non al passo con l’Europa e in ritardo sull’economia. E’ un’immagine parziale che non corrisponde alla realtà perché, la di là dei problemi, esiste un’Italia performante e coraggiosa che ha saputo rispondere alla crisi rilanciando e vincendo la sfida della competitività. Con il Viaggio nell’Italia che riparte vogliamo conoscere e far conoscere questa Italia. Sul territorio ci sono storie di coraggio e di successo che offrono spunti per una narrazione positiva del paese. L’Intergruppo vuole accendere le luci su queste luci. Questa iniziativa itinerante ha dunque il merito di fotografare un’Italia che ha capacità e numeri per credere e realizzare una ripartenza economica trasmettendo un segnale positivo al mondo produttivo. Ma questo segnale arriverà anche al cuore della politica per ottenere risposte concrete a favore del Paese? Il messaggio deve arrivare al cuore della politica perché se la politica non sarà pronta ad intercettare e a rispondere concretamente alle reali esigenze del Paese non solo mancherà la sfida importante di aiutare l’Italia a ripartire, ma perderà soprattutto la possibilità di riavvicinarsi alla gente, alle aziende, al Paese reale. Per questo abbiamo deciso, come Intergruppo, di metterci in cammino per la Penisola e di portare la politica fuori del Palazzo. Siamo consapevoli, infatti, che occorre ripartire dal basso, dal legame con il territorio e sul territorio per poter ricreare un legame forte di fiducia tra le istituzioni e il mondo produttivo.

Raffaello Vignali Facendo uscire la politica fuori dal Palazzo pensate di poterla aiutare a sintonizzarsi con il Paese che produce? In questo viaggio il nostro ruolo non è di protagonisti ma di comparse. Non siamo attori ma uditori attenti. I veri protagonisti sono tutti quei mondi vitali, persone e imprese, che incontriamo lungo il Viaggio e a cui chiediamo, di volta in volta, indicazioni utili per realizzare politiche concretamente al servizio della competitività e della sostenibilità. E questo confronto è fondamentale se vogliamo aiutare la politica ad immaginare i prossimi venti anni del Paese perché il reale ascolto del territorio ci aiuterà anche in sede parlamentare a correggere la visione che la politica stessa ha rispetto all’Italia, alle sue criticità e opportunità. L’eccessiva autoreferenzialità della politica ha creato una crescente disaffezione e scetticismo tra le persone. Quali sono le reazioni degli imprenditori di fronte all’iniziativa? Gli imprenditori, per natura, sono persone concrete che mettono la faccia in quello che fanno e rischiano del loro. Certamente cogliamo una loro insofferenza verso la politica che troppo spesso non comprende le loro reali esigenze o ha tempi di risposta troppo lunghi penalizzando così la possibilità del Paese di competere. Per questo quella della concretezza è la precondizione che abbiamo messo al Viaggio. Il nostro essere presenti sul territorio e l’ascolto dei suoi protagonisti sono fondamentali ma per far si che entrambi non rimangano fine a se stessi abbiamo voluto dare concretezza politica al Viaggio raccogliendo tutte le richieste e suggerimenti che riceveremo in un disegno di legge a sostegno della produttività e competitività che presenteremo tutti insieme, come Intergruppo, alla fine del tour. Concretezza politica e trasversalità. Sono queste le cifre del Viaggio nell’Italia che riparte? Non solo sono le cifre del Viaggio ma dell’Intergruppo. Voglio ricordare che l’Intergruppo è nato nel 2003, su iniziativa di Maurizio Lupi e Enrico Letta per superare le forti contrapposi-

zioni ideologiche di una fase politica improntata ad un bipolarismo muscolare. Con l’Intergruppo si è voluto creare uno spazio concreto di dialogo tra le maggiori forze politiche presenti in Parlamento per far si che sui grandi temi del Paese si potesse trovare una sintesi. Oggi l’Intergruppo riunisce quasi trecento parlamentari di tutti gli schieramenti che lavorano tutti insieme su alcune questioni determinanti. E insieme portiamo avanti anche il Viaggio nell’Italia che riparte, a prescindere dalle nostre differenti appartenenze politiche e semplicemente servizio del Paese. È questa, forse, la più importante novità. Le maggiori forze politiche che in Parlamento lavorano insieme alle riforme intraprendono un viaggio nell’economia reale per ascoltare chi è ancora in grande difficoltà. È un servizio al Paese ma anche un’esperienza di amicizia che dimostra la possibilità di una politica dialogante e unita rispetto ai grandi temi di interesse nazionale. Quali sono le tappe previste e quale il criterio con cui scegliete le realtà da visitare? Per quanto riguarda la scelta delle realtà da visitare, la strategia di selezione si basa sull’individuazione di agglomerazioni industriali etichettabili come best practice. In particolare faremo riferimento a quelle realtà che hanno saputo riconvertire, innovare, internazionalizzare, fare rete, valorizzare il capitale umano e il territorio. E per quanto riguarda la selezione sul territorio, il binomio territorio/specializzazioni rimane il criterio selettivo principale, ma la ricognizione si estenderà anche alle aziende innovative al di fuori dei distretti prevalenti. Il Viaggio toccherà quasi tutte le regioni fino ad arrivare alla primavera prossima, quando presenteremo il disegno di legge e anche una pubblicazione in cui racconteremo tutta l’esperienza del viaggio. Per ora questa si può condividere anche in rete e con i social media. Abbiamo infatti realizzato un sito dedicato www.italiariparte.com dove progressivamente raccogliamo le interviste, i video e tutto il materiale di ciascuna tappa. Abbiamo iniziato la scorsa estate con la Campania, visitando i distretti dell’agroalimentare, della logistica e dell’aerospazio e alcune richieste di imprenditori emerse nel contro degli incontri sono state già proposte con emendamenti. Siamo stati in Sardegna, nel polo industriale di Portovesme, una regione che sta vivendo la sfida della ripartenza economica attraverso importanti processi di riconversione e rilancio industriale nel segno della sostenibilità e della apertura competitiva agli investimenti esteri. E abbiamo appena concluso la tappa in Lombardia, che abbiamo voluto dedicare al distretto del Legno della Brianza, uno dei più significativi sistemi produttivi territoriali italiani. Lo abbiamo fatto con una delegazione di sedici parlamentari delle maggiori forze politiche, da Forza Italia a al Partito Democratico, dal Nuovo Centrodestra a Scelta Civica, dai Popolari per l’Italia alla Lega Nord al Movimento 5 Stelle. Tutti insieme, come nella tradizione dell’Intergruppo, per dare un sostegno concreto alle aziende e al Paese. Diletta Cherra

IN LOMBARDIA LA TERZA TAPPA DEL VIAGGIO NELL’ITALIA CHE RIPARTE

Formazione, innovazione e competitività per rilanciare il settore legno-arredo Con una delegazione di sedici parlamentari appartenenti alle principali forze politiche presenti in Parlamento, dal PD a Forza Italia, dalla Lega Nord a Scelta Civica, dal Nuovo Centrodestra ai Popolari per l’Italia, lo scorso 27 ottobre l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà è approdato in Lombardia per la terza tappa del Viaggio nell’Italia che riparte www.italiariparte.com, il tour attraverso il Paese voluto dall’Intergruppo per portare la politica fuori del Palazzo e vicino le imprese, con l’obiettivo di conoscere e mettere in luce tutte quelle aziende e realtà nuove e innovative che hanno saputo rispondere alla crisi e rilanciare in sviluppo e competitività contribuendo alla ripartenza dell’Italia. Dopo le tappe in Campania e in Sardegna, l’Intergruppo ha voluto dedicare il terzo appuntamento del Viaggio al distretto industriale del Legno e dell’Arredo

di MONZA-BRIANZA, uno dei più significativi sistemi produttivi territoriali italiani con oltre 8.000 aziende che rappresentano il 7% del numero di imprese italiane del Legno-Arredo e il 6% dei relativi addetti. Guidata dai coordinatori dell’Intergruppo, Antonio Palmieri (Forza Italia), Guglielmo Vaccaro (Partito Democratico) e Raffaello Vignali (Nuovo Centrodestra), la delegazione parlamentare ha visitato due delle principali realtà produttive del territorio: gli stabilimenti e gli spazi espositivi di Riva 1920, a Cantù, e del Poliform a Inverigo. Due aziende molto diverse ma che condividono, come tutte le imprese di questo distretto, la determinazione nell’affrontare la crisi attraverso la capacità di fare rete e di innovare. Come vuole la finalità del Viaggio, le visite sono state l’occasione per ascoltare dagli imprenditori, veri protagonisti di questa iniziativa, le loro storie, le

loro testimonianze e, soprattutto, le loro richieste di politiche mirate a sostegno della produttività e competitività, richieste che l’Intergruppo raccoglierà e presenterà alla fine del tour in un disegno di legge a firma di tutti i parlamentari aderenti. Un confronto sul settore che è proseguito nel corso della giornata con la visita al Polo Formativo Legnoarredo di Lentate sul Seveso, centro di formazione per operatori del legno, gestito da Aslam, dove si insegna a giovani studenti la tradizione brianzola della lavorazione del mobile, un’eccellenza che ha reso l’Italia paese leader mondiale per il design e la realizzazione dell’arredo. “Il Saper fare che compete nel mondo” è stato, infatti, il titolo dell’incontro organizzato dall’Intergruppo presso la sede del Polo Formativo per analizzare con le aziende leader le criticità ma soprattutto le potenzialità di un comparto

strategico per l’economia nazionale e che contribuisce per il 2% al prodotto interno lordo ed esprime un fatturato export di oltre 12 miliardi. Luci e ombre che Federlegno, con il suo presidente Roberto Snaidero, ha illustrato alla delegazione dei parlamentari chiedendo un ulteriore intervento della politica a sostegno del comparto in termini di agevolazioni fiscali, come già avvenuto con la misura del bonus mobili, che lo scorso anno ha dato una scossa positiva al settore e permesso i salvare 10 mila posti di lavoro. Una richiesta che l’Intergruppo ha prontamente accolto e rilanciato proponendo l’estensione dell’Iva agevolata prevista per l’acquisto della prima casa anche all’acquisto del suo arredamento. Una misura che una volta realizzata permetterà di sostenere non solo le aziende del legnoarredo ma anche le giovani famiglie.


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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2014 LE NOSTRE INIZIATIVE

Summer School 2014 Più di trecento giovani alla scuola di formazione politica di Sorrento. Dal 12 al 14 luglio, l’Hilton Sorrento Palace ha ospitato la quarta edizione della Summer School, la scuola di formazione politica per giovani under 35, promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro. Per tre giorni, ministri, parlamentari, imprenditori e docenti universitari si sono misurati con le esperienze e le domande di oltre trecento giovani provenienti da tutta Italia. A seguirla giornali e televisioni nazionali. “O siamo in grado di creare le condizioni perché le nuove generazioni costruiscano il futuro insieme a noi – ha detto il ministro Maurizio Lupi, tra i promotori dell’iniziativa - o i giovani il futuro, e anche il presente, se lo prenderanno” da soli. Il nodo giovani, formazione politica, costruzione di una nuova classe dirigente, resta in cima ai miei pensieri”. Sabato pomeriggio ha aperto i lavori Gioacchino Alfano, Sottosegretario alla Difesa, che ha sottolineato l’importanza di far confrontare gli Under 35 provenienti da regioni diverse dell’Italia in un appuntamento nel quale conoscersi e fare una esperienza politica comune. In seguito è intervenuto il coordinatore nazionale NCD Gaetano Quagliariello che ha augurato a tutti i presenti un buon lavoro. Sono seguiti autorevoli interventi come quello di Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Roma “Tor Vergata”, Ralph Fassey, general manager Lundbeck Italia, Cecilia Spanu, mamma imprenditrice e Angelo Petrosillo, mananging director Blackshape spa, che hanno riscosso grande interesse

da parte della platea. La sessione di lavoro di domenica mattina è iniziata con il lavoro a gruppi, dopo aver ascoltato l’intervento di Mauro Magatti, docente dell’Università Cattolica di Milano, e Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Al termine dei lavori in gruppo i ragazzi hanno posto domande a Maurizio Lupi, Nunzia De Girolamo, Federica Chiavaroli e Mauro Magatti sul tema della società dei consumi del Ventesimo secolo paragonato alla costruzione politica economica. Domenica pomeriggio sono intervenuti il Presidente emerito del Senato della Repubblica Renato Schifani e l’onorevole Fabrizio Cicchitto, hanno avviato un dibattito strettamente politico sul ruolo del centrodestra in Italia, sulla compagine governativa e sui rapporti tra Partito Popolare Europeo e Nuovo Centrodestra. Ha chiuso i lavori, lunedì mattina, il Ministro dell’Interno e leader NCD Angelino Alfano. C’è stato anche il tempo per lo svago, tra un tuffo in piscina e le divertenti cene in agrumeto. “Il seguito di iniziative come la Summer School - ha concluso Lupi - è garantito solo dall’impegno, dal lavoro, dal coinvolgimento e dall’ascolto che noi politici dobbiamo dare alle istanze, alle idee, alle critiche e alle esigenze che possono venire da chi ancora si appassiona alla politica. La cosa bella di eventi questo è che creano dei rapporti e iniziano una storia”. Mara Baiguini


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Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2014 LE NOSTRE INIZIATIVE

700 studenti alla scoperta di Corti Prima edizione del premio letterario intitolato allo scrittore brianzolo scomparso lo scorso febbraio. Saranno ben 700 gli studenti che parteciperanno al seminario della prima edizione del Premio letterario Eugenio Corti, iniziativa rivolta alle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Lecco e Monza e Brianza promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro. I relatori del seminario, che si terrà venerdì 21 novembre presso l’Auditorium del Parco Negri a Carate Brianza, saranno: il noto scrittore Andrea Vitali, Francois Livì, professore emerito alla Sorbona di Parigi e il poeta Alessandro Rivali, modera il giornalista Giovanni Santambrogio. Il Premio vuole essere un’occasione per gli studenti di avvicinarsi al mondo della narrativa e della letteratura attraverso la scrittura. Inoltre intende rendere omaggio allo scrittore di Besana Brianza, Eugenio Corti, scomparso lo scorso 4 febbraio. L’iniziativa è suddivisa in due momenti, totalmente gratuiti per i partecipanti: il primo è la partecipazione a un seminario sulle tecniche di scrittura creativa e, un secondo momento, durante il quale gli studenti dovranno

produrre elaborati, singoli o di gruppo, da sottoporre alla Giuria di esperti (docenti universitari, letterati e scrittori) che decreterà i vincitori. Gli studenti che realizzeranno gli elaborati più meritevoli riceveranno premi in denaro per le scuole di appartenenza (da utilizzarsi per attività formative o acquisto di materiale didattico) e la possibilità di pubblicare i propri lavori. La premiazione si terrà nel mese di febbraio del prossimo anno. Il progetto è promosso in collaborazione con Ares Edizioni e Associazione “Eugenio Corti” e con il Patrocinio di Università Cattolica del Sacro Cuore, Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, Associazione Culturale Internazionale “Eugenio Corti”, Fondazione Il Cavallo Rosso, Regione Lombardia, Provincia di Monza e Brianza e Provincia di Lecco. Mara Baiguini

PREMIO COSTRUIAMO IL FUTURO

Successo per l’edizione in provincia di Monza e Brianza Tantissime le associazioni che anche quest’anno hanno aderito al bando della VII edizione del Premio Costruiamo il Futuro, iniziativa rivolta a tutte le realtà di volontariato sociale e sportivo operanti in provincia di Monza e Brianza. Il Premio Costruiamo il Futuro desidera essere innanzitutto un riconoscimento di valore ed un aiuto concreto alle associazioni, rivolto a tutte quelle realtà che realizzano iniziative di fondamentale importanza per il paese in cui operano o per le persone di cui si occupano, ma troppo piccole per partecipare a bandi provinciali o regionali, basati su progetti specifici. “Il Premio Costruiamo il Futuro è l’attività della Fondazione che più mi coinvolge – ha detto Francesco Sangiorgio, vicepresidente della Fondazione – Raggiungere la settima edizione è per noi un grande traguardo e rappresenta un motivo di orgoglio e soddisfazione per quanto abbiamo potuto fare in questi anni per il mondo associativo. In sei edizioni abbiamo donato 210.000 euro solo in provincia di Monza e Brianza, premiando 82 realtà non profit, consegnato 10 forniture di materiale sportivo e 16 medaglie d’oro ai volontari”. Le segnalazioni devono pervenire, entro il 31 ottobre 2014, alla sede della Fondazione, via posta all’indirizzo Costruiamo il Futuro via Garibaldi, 50 23891 Barzanò (LC), via e-mail all’indirizzo premio@costruiamoilfuturo.it oppure tramite fax al numero 039/5969950. Una volta inviata la segnalazione la segreteria della Fondazione provvederà a fissare un incontro per conoscere e capire a fondo le iniziative e l’opera dalle associazioni candidate. La premiazione si terrà domenica 16 novembre, sarà presente Martina Colombari, e Demetrio Albertini. testimonial d’eccezione di questa edizione del Premio, e il ministro Maurizio Lupi.

SI RINGRAZIA


Costruiamo il Futuro Magazine - Novembre/Dicembre 2014

6 PRIMO PIANO

“È ingiusto che gli imprenditori paghino le tasse su crediti che non incasseranno mai” Maurizio Dal Mas

“Ecco come lo Stato potrebbe aiutare le piccole imprese, riducendo con equità le imposte. E intervenendo, al fine di compensare le minori entrate, in qualche “isola felice” dove ancora si annidano tesoretti tax free”.

Nella direzione del cambiamento, in un momento politico che si prospetta essere di grandi novità in materia fiscale, mi permetto di sottoporre alcune idee che possono avere il duplice effetto di rappresentare stimolo per la ripresa e, contemporaneamente, una maggior equità fiscale. Uno dei paradossi di questi anni di crisi sta nel fatto che, spesso, gli imprenditori si trovano nell’inaccettabile situazione in cui, seguendo il così detto “principio di competenza”: hanno venduto (pur di sostenere il proprio fatturato e l’occupazione) a clienti inaffidabili, non hanno incassato il credito, hanno sostenuto la perdita (pari al costo della merce venduta) e si trovano a dover pagare le imposte sul valore dei ricavi dichiarati. Si potrebbe dire “cornuti e mazziati”! È chiaro che questa situazione, in periodo di crisi come quello attuale, comporta il drenaggio, a favore dello Stato, di una fetta importante di quella liquidità aziendale che, mai come ora, è diventata ossigeno per i piccoli imprenditori, che (di certo) preferirebbero investirla in modo più produttiva. Certo, la prima regola da seguire, per la corretta gestione aziendale, è quella di valutare i clienti, sia nuovi che storici, concedendo loro affidamento, oltre il quale, inserire delle procedure di salvaguardia più o meno rigide a tutela del proprio credito; ma non vi è dubbio che, oltre all’imprenditore, anche lo Stato potrebbe assumere un comportamento che aiuti le aziende in difficoltà finanziaria pur conservando la corretta imposizione fiscale. A dir la verità lo Stato, qualche timido passo in questa direzione lo ha già fatto, si pensi alle norme che prevedono il versamento dell’Iva per cassa ed alle nuove disposizioni sulle deducibilità dei crediti inesigibili. Ma si potrebbe fare di più. Per far ciò sarebbe sufficiente che i piccoli imprenditori (ad esempio tutti coloro che sono assoggettati agli studi di settore) versassero le imposte seguendo il così detto “principio di cassa” (pago le imposte solo su quello che ho effettivamente incassato) e non più con il “principio di competenza” (pago le imposte sui ricavi maturati, indipendentemente dal fatto di averli incassati). A ben vedere il “principio di cassa” è attualmente già in vigore e regolamentato (con i suoi studi di settore) ma solo per i professionisti ed i lavoratori autonomi. A tal proposito si osservi, inoltre, come la differenza, nel mondo del lavoro, tra professionista ed imprenditore vada sempre di più assottigliandosi: si pensi, ad esempio, all’organizzazione del tutto simile a una vera e propria società di servizi, di alcuni studi notarili; dei mega studi di avvocati e commercialisti di matrice internazionale; di alcuni studi medici polispecialistici.

È sulle pagine di tutti i giornali quante poche imposte paghino alcuni colossi mondiali dell’informatica e del social network in quanto i loro servizi informatici vengono considerati eseguiti all’estero e quindi pagano le imposte presso la nazione ove, tali imprese, hanno la residenza fiscale (solitamente paradisi fiscali).

La prima regola da seguire, per la corretta gestione aziendale, è quella di valutare i clienti, concedendo loro affidamento, oltre il quale, inserire delle procedure di salvaguardia più o meno rigide a tutela del proprio credito; ma non vi è dubbio che, oltre all’imprenditore, anche lo Stato potrebbe assumere un comportamento che aiuti le aziende in difficoltà finanziaria.

Ma perché solo queste realtà (di fatto aziendali) hanno il privilegio di pagare le imposte per cassa e non per competenza? Ci lamentiamo tanto della concorrenza sleale dei cinesi che non pagano imposte, e poi permettiamo tali sperequazioni nel nostro territorio? E allora perché non ampliare anche a tutti i piccoli imprenditori il principio di cassa? Siamo convinti che tale criterio sia più equo, più facilmente accettabile e condivisibile dal piccolo imprenditore e possa rappresentare una svolta importante per avvicinare le aziende allo Stato. Oltre tutto, così facendo, anche tutta la successiva fase di accertamento dei redditi, da parte dello Stato sarebbe agevolata e diventerebbe (potenzialmente) più facile incrociare i dati degli studi di settore con quelli del nuovo redditometro (che ragiona per “cassa”). Dove recuperare il minor gettito fiscale che ne deriverebbe alle pubbliche entrate? Mi permetto di suggerire alcune idee che potranno essere ritenute valide per un eventuale intervento del Legislatore. È sulle pagine di tutti i giornali quante poche imposte paghino alcuni colossi mondiali dell’informatica e del social network in quanto i loro servizi informatici vengono considerati eseguiti all’estero e quindi pagano le imposte presso la nazione ove, tali imprese, hanno la residenza fiscale (solitamente paradisi fiscali). Sarebbe sufficiente considerare (ovviamente con normative condivise a livello europeo), mediante una presunzione assoluta, i servizi resi da questi colossi (esempio la pubblicità) effettuati nello stato di residenza del cliente che paga (con una regolamentazione simile a quella già presente per i servizi nel mondo IVA) ed assoggettarli alla ritenuta d’acconto (così come già si fa per le parcelle dei professionisti). Così facendo, i servizi erogati a soggetti italiani costituiranno base imponibile in Italia e ogni volta che un soggetto italiano usufruisce delle prestazioni di questi colossi, pagandolo, anticiperà le imposte di loro competenza all’Agenzia delle Entrate. Imposte di successioni e donazioni. Anche qui, da qualche tempo, si dibatte se ridurre, e fino a quale limite, la franchigia di esenzione (ora un milione di euro a figlio), delle imposte di successione e donazione ma, anche in questo contesto, il mio suggerimento segue un percorso diverso. L’idea sarebbe quella di favorire fiscalmente la sistemazione del patrimonio familiare durante la vita del capostipite, con l’evidente vantaggio di ridurre le spese sostenute dalla giustizia italiana a causa delle controversie legali per eredità. Un altro caso sul quale si potrebbe intervenire è quello della la piccola azienda utilizzata come banca privata. Sempre più spesso i piccoli imprenditori (specie se congrui e coerenti agli studi di settore), tendono ad utilizzare i fondi delle proprie aziende per finalità private ed estranee all’oggetto sociale aziendale, considerando poi, correttamente, il costo non deducibile (anche al fine di evitare controlli personali con i nuovi strumenti quali il redditometro). La fantasia, a riguardo, non ha limiti: si va dai viaggi privati a spese per consumi alimentari, dall’uso illegittimo di carte di credito aziendali, all’acquisto di vestiario ecc.. Anche in questa direzione lo Stato ha già iniziato a muoversi (si pensi alla deducibilità limitata dei costi sostenuti per l’utilizzo dell’auto e del telefono), ma l’utilizzo a scopo privato

di fondi aziendali, potrebbe essere, non solo indeducibile, ma anche assimilato alla distribuzione di dividendi ed assoggettato, di conseguenza, alla normativa fiscale vigente. Naturalmente non si parla di assoggettare alla normativa del dividendo tutti gli oneri non deducibili per legge (quali ad esempio le manutenzioni eccedenti il 5%, le sanzioni, le spese per auto e telefoni ecc.) ma solo quelli che derivano da un uso dei fondi finanziari aziendali, estraneo all’oggetto sociale (a maggior ragione se, come detto in precedenza, l’imprenditore dovesse pagare le proprie imposte per cassa). Ovviamente, al momento, non esistono studi statistici in grado di definire le minori entrate per lo Stato in caso di utilizzo del criterio di cassa da parte dei piccoli imprenditori e, contemporaneamente, valutare i maggior introiti derivanti dai suggerimenti proposti. Come detto in premessa mi sono limitato a sottoporre alcune idee di natura finanziaria che possono avere il duplice effetto di rappresentare stimolo per la ripresa (mediante l’utilizzo più appropriato della liquidità aziendale) e, contemporaneamente, una maggior equità fiscale (tutti gli imprenditori sono consapevoli che è giusto pagare le imposte su quanto effettivamente incassato), individuando al contempo, alcune “isole felici” in cui il legislatore può decidere di intervenire per recuperare i mancati introiti derivanti dall’utilizzo del criterio di cassa. Un ulteriore ipotesi di lavoro per avvicinare il Fisco al mondo degli imprenditori e dei lavoratori autonomi: invertire la rateizzazione delle imposte versate sugli acconti. Attualmente gli imprenditori possono rateizzare (aggiungendo un minimo interesse) l’importo delle imposte da versare (Ires ed Irap) per il saldo e per il primo acconto imposte, ma non possono fare altrettanto con il secondo acconto, quello di novembre, che incide quasi per il 50% sul totale dei versamenti. È chiaro che tale situazione mette in difficoltà finanziaria l’imprenditore che spesso è costretto a rivolgersi alle banche per farsi finanziare tali ingenti somme. Per equiparare gli imprenditori ai dipendenti (che versano ogni mese le proprie imposte) sarebbe sufficiente offrire ai primi l’opportunità di scegliere fra la normativa vigente oppure la possibilità di iniziare a pagare da gennaio a giugno il saldo e primo acconto sulla base di quanto versato l’esercizio precedente, scontando a proprio favore lo stesso saggio di interesse (che ora invece si paga in aggiunta) e conguagliando le eventuali differenze nel mese di giugno. Successivamente da luglio a dicembre versare rateizzata (sempre scontando gli interessi) la seconda rata di acconto imposte (ora con scadenza a fine novembre). In questo modo si otterrebbero i seguenti risultati: maggior equiparazione nel versamento delle imposte fra redditi da lavoro dipendente e redditi d’impresa di lavoro autonomo; migliore situazione dei flussi finanziari per imprenditori e lavoratori autonomi; maggiore equità del carico fiscale mensile per imprenditori e lavoratori autonomi; nessun minor incasso erariale (che ci sarebbe nel caso di rateizzazione della seconda rata con la normativa vigente). Naturalmente il presente contributo ha il solo scopo conoscitivo e propositivo, lasciando poi a chi di competenza l’onere di effettuare l’eventuale scelta opportuna. Maurizio Dal Mas


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Costruiamo il Futuro Magazine - Settembre/Ottobre 2014

In foto: Davide Oriani, CEO di Ricoh Italia, e Maurizio Lupi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti

Efficienza, innovazione e risparmio: i nostri punti forza Intervista a Davide Oriani, Ceo di Ricoh Italia, azienda leader nel settore dell’office automation e dell’Ict. Ricoh Italia Srl è un punto di riferimento per tutto il settore dell’Office Automation e dell’ICT. Con un fatturato complessivo superiore ai 329 milioni di Euro (al 31 Marzo 2014), oltre mille collaboratori ed una posizione predominante nel mercato, Ricoh Italia dimostra il proprio ruolo di leadership nella fornitura di prodotti e servizi tecnologici, metodologici e progettuali rivolti all’ambiente Office e di gestione documentale. Qual è la vostra forza? Per creare sviluppo e competitività nelle aziende l’Information Technology deve diventare parte integrante del loro business e risultare un motore di crescita. Questo presuppone da parte dei fornitori di servizi e di soluzioni ICT una conoscenza specifica delle dinamiche del mercato e delle esigenze delle imprese. Il nostro punto di forza sta nella capacità di fornire ai clienti servizi di consulenza, analisi e progettazione per sviluppare soluzioni che, basate su best-practice consolidate, siano personalizzate sulle specifiche esigenze. Questo approccio non caratterizza solo l’ambito del printing e della gestione documentale, che rappresenta il nostro core business, ma tutta l’offerta che negli anni si è ampliata per includere nuovi business quali gli IT Services, l’outsourcing e i sistemi per la comunicazione unificata. Quanto appena detto fa emergere un altro punto di forza di Ricoh: ci poniamo come un fornitore per tutte le esigenze ICT delle aziende che quindi non devono più rivolgersi a diversi interlocutori ma hanno un punto di riferimento unico per la fornitura e la gestione degli asset tecnologici. Imagine. Change. Questo è il vostro slogan. Non è quello che ci si aspetta da una azienda che opera a livello globale sulle tecnologie e l’automazione. Eppure per voi sono importanti la creatività e l’immaginazione della singola persona. Perché? Tecnologia e creatività sono per noi due aspetti che vanno di pari passo. Mi spiego: il successo dell’implementazione di una qualsiasi tecnologia è strettamente connesso alle persone che la utilizzano. Per massimizzare il valore IT sono importanti l’intuizione e

l’esperienza del singolo. L’automazione dei processi resa possibile dalla tecnologia implica una revisione e trasformazione delle modalità di lavoro tradizionali. La nostra tagline imagine.change. enfatizza l’importanza della creatività e dell’immaginazione dei dipendenti delle aziende per portare cambiamento e innovazione. Ricoh vuole aiutare i clienti a sviluppare nuove idee, a innovare e a valorizzare l’immaginazione dei singoli. Parliamo della sua storia personale: come è arrivato in Ricoh Italia, qual è stato il suo percorso fino ad arrivare al ruolo di CEO? Sono entrato nel mondo Office nel 1980. La prima azienda in cui ho lavorato è stata Repromec dove ho maturato diverse esperienze nella Divisione Vendite. Nel 1990 ho contribuito alla nascita di Ricoh Italia SpA, dove ho ricoperto le funzioni di Direttore Vendite Indirette, Direttore Marketing e, successivamente, quella di Direttore Vendite Dirette. Nel 2003 ho assunto la carica di AD di Ricoh Italia e attualmente ricopro quella di CEO. Il mio obiettivo di questi anni è stato quello di guidare la trasformazione di Ricoh Italia da fornitore di soluzioni hardware ad azienda incentrata su servizi, i Managed Services. Rientra in questa strategia l’acquisizione da parte di Ricoh Italia delle attività di Npo Sistemi, player di riferimento nel mercato italiano degli IT Services. Ricoh ha sostenuto una ricerca sul tema “Maturità digitale: il prossimo importante passo”. A che punto siamo in Italia e quanto conta per un’azienda la maturità in termini di tecnologia e digitalizzazione? Dalla Ricerca condotta da Coleman Parkes è emerso che la maturità digitale è una priorità per le aziende europee, Italia inclusa. La maggior parte dei dirigenti aziendali (71%) è infatti convinta che la propria impresa avrà raggiunto la maturità digitale entro i prossimi cinque anni. Nonostante questo ottimismo diffuso dalla ricerca emerge che in realtà le aziende non sono così pronte ad intraprendere una completa trasformazione digitale. Non si tratta solo di un problema di investimento economico; come dicevo prima, il passaggio all’era

digitale implica una trasformazione delle modalità operative e questa trasformazione non è sempre semplice e immediata. Come emerge dalla ricerca, nel processo di trasformazione dell’azienda è fondamentale il ruolo del CIO che, mettendo in campo le proprie competenze tecnologiche e di business, deve riuscire a promuovere l’innovazione e a guidare l’organizzazione verso un futuro digitale. Voi scegliete di investire una parte consistente del vostro fatturato in ricerca e sviluppo. Perché? Quali sono i risultati immediati ed a lungo termine che osservate? Oltre il 5% del fatturato globale consolidato è investito in Ricerca e Sviluppo per sviluppare prodotti e servizi che semplifichino le attività dei nostri clienti, rispondano alle esigenze dei differenti settori di mercato e riducano il più possibile l’impatto ambientale. Le attività di Ricerca e Sviluppo sono fondamentali per attuare quello che è uno dei nostri messaggi di brand: “Prevedere e soddisfare le esigenze dei clienti”. La stessa Agenda Digitale Italiana sottolinea come l’innovazione e la ricerca ICT rappresentino attività indispensabili allo sviluppo ed al mantenimento di un sistema produttivo competitivo e vitale per tutti i settori di punta dell’economia. Stiamo attraversando un periodo in cui è sempre più difficile per le aziende guardare al futuro, viste le difficoltà presenti. La vostra filosofia propone invece di superare le barriere tecnologiche, reinventarsi, proiettarsi appunto nel futuro. Cosa consiglia a chi si trova in questo momento in difficoltà? Come è possibile guardare sempre avanti? Nell’attuale contesto economico l’ICT si pone come importante leva per l’innovazione dei processi a vantaggio dell’efficienza e della competitività, anche grazie alla riduzione dei costi che rende possibile. Per questo il mio consiglio, in linea con il nostro messaggio di brand imagine.change., è quello utilizzare l’IT per reinventarsi e trasformare il proprio business, ampliarsi in nuovi mercati, ridurre i costi e aumentare la soddisfazione dei clienti. Cito ad esempio le tecnologie per la digitalizzazione che posso-

no dare alle aziende una marcia in più: da un recente report sponsorizzato da Ricoh Europe e pubblicato da Billentis emerge che aziende europee possono ottenere risparmi dal 60% all’80% sui costi abbandonando i tradizionali processi basati sui documenti cartacei in favore della fatturazione elettronica. Sempre secondo il report in Italia i risparmi ottenuti grazie all’e-procurement si attestano già a 3 miliardi di euro. Ricoh è impegnata nel sostegno di numerosi progetti di corporate social responsibility: basta pensare al continuo impegno nel settore sportivo, alle partnership con le Università al vostro Premio per giovani artisti contemporanei, oltre naturalmente al Premio della Fondazione Costruiamo il Futuro. Quali sono le ragioni che vi spingono a sostenere queste cause? L’impegno di Ricoh è volto alla creazione di un modello di azienda che crei valori duraturi per gli azionisti e per tutta la comunità in cui opera. Siamo quindi convinti che sia importante integrare obiettivi di profitto con obiettivi di sostenibilità ambientale e, più in generale, di Responsabilità Sociale. Lei ha citato una delle nostre principali attività di CSR, giunta alla quarta edizione. Si tratta del “Premio Ricoh per giovani artisti contemporanei” con il quale vogliamo dare ai giovani artisti l’opportunità di farsi conoscere. Ai giovani viene chiesto di interpretare con le loro opere i valori che stanno alla base della filosofia Ricoh, come ad esempio l’innovazione e l’attenzione all’ambiente. In ogni edizione le opere finaliste sono state esposte a Spazio Oberdan a Milano, una vetrina di prestigio che ha dato grande visibilità agli artisti. I giovani hanno inoltre la possibilità di entrare in contatto con personalità di spicco del mondo dell’arte facenti parte della giuria. Queste iniziative testimoniano l’attenzione che Ricoh Italia rivolge alle tematiche della responsabilità sociale coniugando aspetti di business con un approccio etico in ogni attività aziendale e attribuendo grande importanza alla salvaguardia dell’ambiente, all’armonia con la società e al rispetto delle persone. Carlotta Borghesi


GRAZIE! A TUTTI GLI SPONSOR CHE QUEST’ANNO HANNO SOSTENUTO LE ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE COSTRUIAMO IL FUTURO


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