Magazine Luglio 2011

Page 1

L’AMbrosiAnA si “APre” AL MonDo

PArLA Monsignor rino FisicheLLA

interVistA A Pietro sArubbi

“Impariamo a conoscere il nostro patrimonio artistico”

“Nessun sistema mediatico potrà mai convertire. Serve l’incontro con un testimone credibile”

Il racconto di una conversione

PAginA 2

Eletto alla guida del dicastero per la nuova evengelizzazione, in un incontro pubblico ha spiegato il valore della testimonianza cristiana.

Da “ragazzo terribile” a uomo rinato. Grazie a un incontro decisivo e inaspettato. L’attore che ha interpretato Barabba in The Passion si racconta.

A PAginA 7

PAginA 5

COSTRUIAMO IL FUTURO

MAGAZINE

Intervista con monsignor Franco Buzzi, prefetto della celebre Biblioteca. Le novità introdotte dalla sua gestione.

Rimini Fiera 21-27 agosto 2011

E l’esistenza diventa una immensa certezza ingresso libero www.meetingrimini.org

Direttore responsabile: Angelo Frigerio n.4 - LugLio 2011

editoriaLe

Costruiamo il futuro News - Supplemento a Mediastore Italia - Anno 13 - n. 9 - 15 luglio 2011 - Poste Italiane SpA - Spediz. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (Conv. in Legge 27/02/2004 n°46) Art.1 Comma 1 D.C.B. Milano - Registrazione al Tribunale di Milano n. 536 del 12 agosto 1999. Direttore Responsabile: Angelo Frigerio - Editore: Frimedia S.r.l. - Stampa: Bellavite - (Missaglia) - Redazione: Palazzo di Vetro, C.so della Resistenza, 23, 20821 Meda (MB) -Tel. 0362/600463-4-5 - Fax 0362/344535

Le tre lezioni di una brutta sconfitta di Maurizio Lupi Abbiamo perso. È inutile girare intorno alla questione. La sconfitta è stata netta. E anche se si trattava di elezioni amministrative, che per loro natura hanno come oggetto il governo delle città, anche se la disfatta arriva dopo tre anni in cui il centrodestra ha vinto tutte le sfide elettorali che ha dovuto affrontare, sarebbe un errore minimizzare il dato. Bisogna saperlo leggere e interpretare avendo sempre profondo rispetto della volontà degli elettori. Secondo me l’esito del voto ci consegna tre insegnamenti. Il primo è che la politica urlata, fondata sulla demonizzazione dell’avversario che diventa un nemico da abbattere in qualunque modo e a qualunque costo, non premia. Anche perché fa venire meno il dibattito sui contenuti dell’azione di governo che sono ciò che veramente interessa ai cittadini. Il secondo insegnamento è la certezza che esiste in Italia un popolo vivo. Gente desiderosa di essere protagonista nella costruzione del bene comune. L’abbiamo vista all’opera a Milano a sostegno del candidato Moratti, come per Pisapia. Tutta la campagna elettorale, in maniera assolutamente bipartisan, (...) segue a pagina 2

PerioDico DeLLA FonDAzione costruiAMo iL Futuro

www.costruiamoilfuturo.it

DALL’8 AL 10 LugLio A sorrento

Summer School La Fondazione Costruiamo il Futuro ha organizzato durante l’anno una scuola di formazione politica denominata “Politica in Corso” e che, partendo da un gruppo di amici, ha riunito oltre 200 partecipanti interessati e impegnati in ambito politico. A portare la propria testimonianza ed esperienza sono intervenuti in molti, a partire dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, poi il ministro Paolo Romani, il rettore dell’Università Cattolica Lorenzo Ornaghi, Maurizio Lupi, il ministro Carfagna e altri eccellenti esperti sui più svariati temi come l’urbanistica, il welfare, la Libia e altri importanti aspetti e argomenti. L’esperienza proposta in Brianza dalla fondazione, non è stata la sola, in tutta Italia ne sono state organizzate svariate e per questo motivo molti parlamentari hanno deciso di promuovere un momento comune di formazione e convivenza che si è concretizzato con l’organizzazione della “Summer School” di Sorrento che si svolgerà tra l’8 e il 10 luglio. I promotori hanno raccolto l’appello ad una nuova generazione di cristiani impegnati in politica lanciato in questi anni da Sua Santità Benedetto XVI «come profonda provocazione

ad adoperarci quotidianamente per la costruzione del Bene Comune. Ciascuno di noi – come ha detto Maurizio Lupi - vive con intensità il suo impegno in Parlamento e con convinzione si è adoperato per la costruzione del partito del Popolo della Libertà». Il valore educativo di questa iniziativa è molto forte perché riunisce giovani under 35 provenienti da 15 regioni di tutta Italia che desiderano imparare a fare politica in un certo modo e chiedono a coloro che hanno più esperienza di guidarli nell’attività politica tramite un percorso formativo. Il programma della “Summer School” prevede momenti di formazione tra cui workshop tematici, dibattiti nei seminari ed in assemblea, ma anche incontri con chi, in politica, in azienda e nella vita può offrire la propria testimonianza. L’inizio del lavori, davanti agli oltre 400 iscritti, è stato affidato Sua Eccellenza Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione. Tra gli ospiti più attesi: Angelino Alfano, Mario Mauro, capo delegazione del PDL nel gruppo PPE e Giorgio Squinzi, amministratore unico di Mapei SpA. CARLO CAZZANIGA

La scuola di formazione politica di Sorrento e‘ stata sostenuta da:


2

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

L’AMBroSIANA SI “APre” AL MoNDo

segue dalla prima

Le tre lezioni di una brutta sconfitta (...) è stata caratterizzata dalla presenza di giovani e adulti che hanno riempito i mercati, le chiese, le piazze. È un elemento di assoluta positività. Un punto da cui ripartire che dimostra, più di qualsiasi analisi sociologica, che il Paese ha voglia di politica. Il terzo insegnamento è che dal contatto con questo popolo vivo emergono tanti bisogni e domande: le difficoltà delle imprese penalizzate da una burocrazia asfissiante e da un fisco che le vessa; la disoccupazione, specialmente giovanile e degli over 50; le fatiche delle famiglie, che soprattutto in questi anni di crisi si sono rimboccate le maniche. Il nostro compito, oggi più che mai, deve essere quello di elaborare risposte efficaci a questi bisogni. Come? Anzitutto rilanciando l’azione del governo attraverso: una riforma fiscale che metta al centro la famiglia e la persona, una vera semplificazione normativa che elimini lacci e lacciuoli, una lotta all’evasione fiscale che non si fondi sulle vessazioni, un investimento su un sistema educativo e di ricerca che aiuti la crescita. Qualcuno potrebbe obiettare che non basta una lista di buone intenzioni per cambiare il volto del Paese. Lo so ed è per questo che la mia responsabilità è anzitutto quella di lavorare, nel luogo in cui sono chiamato a operare, perché il centrodestra si muova lungo questa strada. So di non essere solo e credo che proprio l’unità di intenti che condivido con tutti quelli che, insieme a me, sono impegnati nel Pdl, sia l’unica possibilità per intercettare il messaggio che gli elettori ci hanno inviato. Il percorso non è semplice e di certo non tranquillizza il fatto che il voto amministrativo abbia consegnato il riformismo del Pd nelle mani di forze più estreme che ora dovranno comunque dimostrare con i fatti di saper governare Napoli e Milano. Così come preoccupano certi toni e certe manifestazioni pubbliche che, all’indomani del voto, hanno evocato il 25 aprile e la “liberazione”. Non vorremmo che a una domanda legittima degli elettori si rispondesse in maniera ideologica e inadeguata. Per questo occorre riprendere in mano il filo della politica e riconquistare quanti hanno mostrato nelle urne la loro frustrazione e la loro delusione. Credo che la scelta di nominare il ministro della Giustizia Angelino Alfano come segretario nazionale del Pdl sia un importante segnale in questa direzione. Maurizio Lupi

Fondazione Costruiamo il Futuro Via Garibaldi, 50 23891 Barzanò (LC) Tel: 039.5969259 Fax: 039.5969950 info@costruiamoilfuturo.it

LugLio 2011

“Impariamo a conoscere il nostro patrimonio artistico” Intervista con monsignor Franco Buzzi, prefetto della celebre Biblioteca. Le novità introdotte dalla sua gestione.

Lo scrittore Eugenio Corti con Monsignor Franco Buzzi e, alle loro spalle, Francesco Sangiorgio.

Il 14 maggio alcuni soci della fondazione hanno visitato l’Ambrosiana. Guida d’eccezione Monsignor Franco Buzzi che, da alcuni anni ha assunto la guida della celebre Biblioteca. Con lui parliamo dei progetti presenti e futuri dell’istituzione. La visita è stata un’occasione importante per conoscere un patrimonio di dipinti e libri d’eccezione. Poco conosciuto però. Perché? Ha ragione. Andiamo a cercare all’estero mostre e dipinti di alto valore ma trascuriamo spesso quelli di casa nostra. La situazione di questo nostro ambiente della Biblioteca Ambrosiana è stata un po’ aggravata dal fatto che per secoli si è cercato di difendere a tutti i costi un patrimonio anche perché siamo stati scottati dalla storia che ha visto anche degli espropri, basta pensare ai momenti in cui Napoleone viene in Italia, non soltanto secolarizza i luoghi religiosi, ma si appropria anche di molti beni. Del resto è stato anche il destino di molte biblioteche rette da ordini religiosi piuttosto che da diocesi, che sono state conglobate poi in biblioteche pubbliche. Sulla base di questi elementi, e forse anche per l’idea che le opere siano conservate in posti che rappresentano un luogo di assoluta elezione, di eccellenza, non molto popolare e che coloro che li visitano devono godere di una sorta di privilegio, tutto questo ha creato nei secoli una specie di alone attorno a questo isolato che si è trovato veramente isolato. Da quando sono diventato prefetto mi sono ripromesso di rendere più accessibile la Biblioteca, di aprirla il più possibile, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista della conoscenza che si può avere di essa. La sua nomina a prefetto ha portato una ventata di aria fresca alla gestione dell’Ambrosiana, ci spiega quali sono i progetti futuri e i principali che ha portato a termine? Il primo passo è stato semplice e legato fondamentalmente a uno schema di analisi elementare, mi

sono chiesto: come mai noi abbiamo pochi visitatori? La risposta, evidente, è che non siamo visibili e abbiamo fatto di tutto per isolarci. Allora mi sono chiesto: chi a Milano ha più visitatori? La risposta, da una prima analisi, è stata il Cenacolo. E’ noto che per poterci andare bisogna prenotarsi almeno tre mesi prima. Se Leonardo attira così tanta gente, bisogna trovar qualcosa che ci consenta di mettere in mostra elementi di cultura, quindi opere d’arte, disegni, incisioni che abbiano un richiamo, perché quanto è più facile il richiamo di Leonardo, tanto più sarà facile la visibilità da parte nostra. Da qui l’idea di sfascicolare il Codice Atlantico. Sono 1119 fogli con i disegni di Leonardo, rilegati in 12 grossi volumi però se aperti tutti e 12, ci consentono di vedere simultaneamente 12 disegni, 12 fogli. 12 fogli sono veramente pochi e poi, soprattutto, questo modo di conservare non consente la visione di confronto cioè la possibilità di paragonare disegni o brani. Il Codice Atlantico è fatto anche di molti sviluppi letterali e di confronti tra le opere analoghe. La volontà è di rendere sempre visibile Leonardo a Milano. Quale soluzione ha trovato? Ho pensato ad una successione di mostre, continuative nel tempo, che rendano possibile al visitatore la gioia di vedere l’originale di Leonardo. L’idea è di rendere sempre visibili almeno 20, 22, 44 disegni di Leonardo al pubblico. Nel giro di 24 mesi siamo passati da 40 mila visitatori circa a 120 mila all’anno, quasi tre volte tanto. Offrire costantemente la possibilità di vedere le opere di un artista come Leonardo crea una condizione che ne facilita la conoscenza, la comunicazione e quindi la richie-

Monsignor Franco Buzzi con alcuni soci della Fondazione in visita all’Ambrosiana.

sta di vedere, di voler essere presenti a considerare questi capolavori. Un altro discorso riguarda invece la possibilità di far viaggiare questo materiale, cioè diventare capaci di organizzare mostre tematiche sulla base del patrimonio che abbiamo a disposizione, offrendolo in altre sedi nel mondo. E’ un progetto che la stragrande maggioranza dei curatori dei musei approva, perché evidentemente facilita la conoscenza, rende presente Leonardo nel mondo. Ma non solo. In che senso? Altre vie sono state quelle di stringere convenzioni strategiche con altre importanti istituzioni culturali artistiche. Mi riferisco al caso Buonarroti di Firenze, che detiene sostanzialmente tutto il patrimonio di disegni di Michelangelo. Con loro andiamo ad esporre in Italia e all’estero Leonardo e Michelangelo congiunti. Anche questo, spero, porterà quei proventi necessari per poter provvedere alle ingenti opere di restauro di libri e beni culturali legati alla Pinacoteca stessa. In magazzino abbiamo mille e 200 dipinti rispetto ai 400 esposti nelle sale. In che modo, questo patrimonio artistico, entrerà a far parte delle perle che la città offrirà a chi verrà a visitare l’expo nel 2015? La nuova gestione è stata un’apertura totale, fin dall’inizio, anche a questo proposito. Ho pensato, da qui e fino al 2015, di prevedere l’allestimento di mostre che offrano la possibilità di una visione integrale del Codice Atlantico. Vogliamo offrire la possibilità di trovare in quest’opera stessa tutti quegli elementi che in qualche modo si rapportano ai temi di Expo, come l’alimentazione, la nutrizione del pianeta, e molto

Dopo aver visitato la Biblioteca Ambrosiana, i soci della fondazione si sono recati presso la sala del Cenacolo dove hanno potuto ammirare “L’ultima cena” di Leonardo. Sul prossimo numero del magazine pubblicheremo un’intervista all’architetto Alberto Artioli, soprintendente per i Beni architettonici e per il Paesaggio per le province di Milano, Bergamo. Lecco, Como, Lodi, Pavia, Sondrio e Varese.

altro. Qui c’è parecchio, si tratta solo di vedere come rendere possibile tutto questo. Man mano che si chiariranno i progetti sapremo dare delle risposte. Vengono organizzati anche eventi speciali per promuovere l’arte tra i giovani, di cosa si tratta? Rendiamo possibile una frequentazione della nostra Biblioteca a tutto campo ai giovani, anche ai bambini. Per questi ultimi c’è la possibilità di seguire un percorso mirato, organizzato e reso accessibile per la mentalità del bimbo grazie a guide specializzate che seguono delle intere classi di 10 o 15 alunni, a cui viene offerto un itinerario alternativo. Ad esempio quello dei presepi, che narrano la storia di Gesù e la sua nascita, oppure l’itinerario di grandi personaggi che si trovano qui, mitologici o della storia d’Italia. Per i ragazzi più grandi, invece, ci sono dei veri e propri corsi durante l’anno attraverso i quali viene spiegato che cos’ è il libro, quando è nato, le sue forme, come si è trasmessa la scrittura nei secoli. Si parla della tradizione codicologica delle opere di Tacito, piuttosto che di Cicerone. Ci sono manoscritti che vengono presentati, spiegati, abbiamo dei dottori specializzati che hanno tutti gli strumenti per poter trasmettere il fascino del libro e dell’unicum che è in ogni manoscritto. Una curiosità, c’è un’opera che le sta particolarmente a cuore? Sono tante le opere, c’è l’imbarazzo della scelta. Una, però, forse c’è. Si tratta di un testo di Virgilio. Si deve immaginare un grande foglio, con al centro la scrittura a mano del testo delle opere di Virgilio e, ai margini, il commento di Servio, un grammatico dei primi secoli. Quindi Servio commenta Virgilio e poi al margine estremo troviamo le note del Petrarca, autografi, di suo pugno. Tutto quello che sappiamo di Laura, la famosa Laura che Petrarca canta in vita e in morte, lo sappiamo perché è scritto lì dentro ed è l’unica testimonianza al mondo. MARA BAIGUINI


giugno 2011

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

3

Processo e Morte Di stALin

branciaroli “riabilita” baffone Il famoso attore ha interpretato il dittatore nella tragedia scritta da Eugenio Corti. Rappresentata al Teatro Manzoni di Monza.

Venerdì 24 giugno a Monza, presso il teatro Manzoni, la compagnia del Teatro degli Incamminati, in collaborazione con la fondazione Costruiamo il Futuro e la fondazione Cavallo rosso, ha presentato Processo e morte di Stalin, con la regia di Andrea Maria Carabelli e con Franco Branciaroli nella parte del dittatore sovietico. L’allestimento scenico è stato realizzato per la prima volta dopo il 1962, quando, l’opera scritta da Eugenio Corti, fu rappresentata a Roma e poi boicottata perché non allineata con le posizioni ideologiche allora dominanti. La tragedia, che è stata replicata sabato 25 e domenica 26 giugno, ha avuto un notevole successo tra il pubblico: numerosissimo ed entusiasta. Special guest della rappresentazione, Franco Branciaroli, considerato il più bravo attore di teatro a livello nazionale. Lo abbiamo incontrato durante le prove dello spettacolo e ci ha parlato di questa esperienza. Conosceva già eugenio Corti? No, lo conoscevo solo di nome. e cosa ha scoperto studiando questa tragedia? Un testo teatrale viene proposto ad un professionista, che lo deve esaminare teatralmente. Dopo di che l’attore decide se, a suo parere, questo drammaturgo ha scritto un’opera che vale la pena interpretare. “Processo e morte di Stalin” è un testo scritto bene. Non è semplice stendere un testo sul Baffone, come su Mussolini o Hitler, anche perché lo scrittore non prende una posizione manifesta, non dice che Stalin è un pazzo. Altrimenti non potremmo stare, come spettatori, ad assistere ad uno spettacolo durante il quale è già stato deciso che il protagonista è pazzo, perché se è pazzo, è già innocente a priori, qualsiasi cosa faccia. La particolarità di questo testo è che Stalin viene, in parte, riabilitato. Non si può dire con certezza se Stalin sia un assoluto criminale, perché alle sue azioni fornisce della motivazioni che, da un certo punto di vista, possono essere anche comprensibili. Ha applicato il comunismo fino in fondo, si sentiva in dovere di cambiare la società di questo continente, dove

promotori

COSTRUIAMO IL FUTURO

Franco Branciaroli e alcune immagini della tragedia portata in scena al teatro di Monza.

c’era ancora la servitù. Suo padre era un servo della gleba. Questo vuol dire che la servitù in Russia è stata abolita nel Novecento. Stalin doveva dar da mangiare a qualcosa come cento milioni di persone, che non aveva neanche un orto, niente. Quindi noi possiamo anche discuterne, ma in quelle condizioni, con le armate dei così detti bianchi che lo attaccavano, perché c’è sempre qualcuno che cerca di non farti attuare quello in cui credi, lui doveva portare a termine i suoi propositi. E’ quindi un personaggio difficile da giudicare e lo scrittore è stato bravo a fare in modo che il lettore non riesca a giudicarlo in modo univoco. Il personaggio appare però un po’ sconfitto... Se i russi avessero fatto come i cinesi, anziché essere coerenti e non concedere la proprietà privata, oggi la nazione più potente del mondo sarebbe la Russia, perché la Cina non ha nessuna materia prima, a differenza della Russia che ne è piena. I russi sono stati così cretini da essere coerenti fino alla fine, ma se avesse fatto come i cinesi, oggi sarebbero la più grande economia del mondo. Stalin ha portato la Russia, nel giro di sessanta anni, a diventare la nemica numero uno dell’Occidente. Io c’ero, tutto il giorno si parlava delle atomiche, che avrebbero potuto arrivarti in testa, dell’America che doveva combattere, quindi non mi sento proprio di considerare Stalin uno che ha fallito. E questo nel testo c’è. Pensate a Mao, non è criminalizzato come Stalin perché nessuno ha detto la verità. Di Mao noi non sappiamo niente. Molti liquidano Stalin per salvare il comunismo e dicono che era un pazzo, per salvarne l’idea. In questo testo è ben chiaro che lui l’idea l’ha messa in pratica. Cosa consiglia a un giovane che vorrebbe diventare attore? Di stare a casa, non provarci neanche. A meno che sia un vero fenomeno. Perché lei a iniziato a fare l’attore? Semplicemente perché non sapevo bene cosa fare, son capitato dentro e poi ho iniziato a divertirmi.ù MARA BAIGUINI E CARLOTTA BORGHESI

Si ringraZia


4

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

LugLio 2011

interVistA AD AnDreA cArAbeLLi

onori e oneri della prima interpretazione della tragedia di corti Il giovane regista racconta la sua esperienza alla prese con Processo e morte di Stalin. Interpretato da Franco Branciaroli. Con i ragazzi del liceo don Gnocchi di Carate Brianza. Andrea Maria Carabelli, regista di 35 anni, nonostante la giovane età ha alle spalle diverse esperienze come attore e come regista della compagnia teatrale “Studi imperfetti”. Nella tragedia “Processo e morte di Stalin”, scritta da Eugenio Corti, ha debuttato in entrambi i ruoli. Lo spettacolo è stato prodotto dal Teatro degli Incamminati in collaborazione con la fondazione “Costruiamo il futuro” e la fondazione “Cavallo rosso” e portato in scena al teatro Manzoni di Monza dal 24 al 26 giugno. Ha dato vita a questo spettacolo, coinvolgendo il noto attore Franco Branciaroli, dopo aver conosciuto l’opera di Corti. Che cosa l’ha colpita al punto di credere in questo grande progetto? Tutto è nato dalla lettura del Cavallo rosso, il famoso romanzo di Corti, e dalla curiosità che mi avevano destato alcuni avvenimenti narrati all’interno del romanzo, in particolare il tentativo di andare a sviscerare un romanzo che ritengo essere tra i più interessanti del Novecento. La domanda che viene da farsi è: gli eventi che narra sono veri o sono romanzati? Naturalmente gran parte degli accadimenti narrati nascono da riferimenti autobiografici, chi conosce Corti sa bene della sua esperienza in guerra in Russia. Ma anche quando comincia a raccontare i fatti dopo la guerra è altrettanto interessante. In particolare mi sono soffermato proprio sull’avvenimento in cui racconta proprio di un’esperienza legata alla scrittura, nel quale uno dei protagonisti del romanzo fa di un testo teatrale una tragedia. Mi sono detto: questo secondo me può essere veramente un testo che mette in luce la storia dentro la contemporaneità, cioè un testo tanto legato ad avvenimenti storici emblematici del nostro Novecento, quanto capace di leggere la realtà che dal punto di vista sociale stiamo in qualche modo vivendo oggi. D’altra parte la possibilità che questo testo potesse essere interpretato da un attore, richiedeva assolutamente la disponibilità di un grandissimo attore come Franco Branciaroli. Il testo è del 1962, allora fu fatta solo una semplice lettura a leggio, da allora non se ne è mai più parlato, al punto che il testo, fino a poco tempo fa era difficilmente reperibile, persino nelle librerie. Cosa ha significato e cosa significa nella carriera di un giovane come lei avere la possibilità di lavorare al fianco di un grandissimo attore come Branciaroli? È un grande onore e un grande onere. Per me è un’esperienza professionale ovviamente di primissimo livello da un lato, dall’altro lato è un onere diventa un onere perché fare la regia ad un attore di così elevata portata non è semplice. Come non è semplice neanche farla agli altri attori che compongono il cast dello spettacolo, sono tutti professionisti che, per esigenze legate proprio ai fatti raccontati, devono avere una certa età e quindi inevitabilmente una certa esperienza, sicuramente maggiore della mia. Ho dovuto prendere coraggio. Una cosa fondamentalmente che mi è servita molto è stata lo studio approfondito che ho fatto sul testo per un anno intero. Questo mi dà una certa sicurezza e mi permette di

dire dire: ho un’idea chiara del contenuto, so dove voglio arrivare e questo è ciò che ha immediatamente convinto tutti gli attori ad accettare la mia proposta. Ha avuto occasione di parlare più volte anche con eugenio Corti, di confrontarsi con lui su alcuni aspetti della realizzazione dello spettacolo. Quanto è stato importante il confronto con l’autore? e cosa ha dato allo spettacolo? Dal punto di vista dell’attore non è così importante il confronto con l’autore. Anzi, ci sono molti casi in cui avere a che fare con l’autore vuol dire avere un sacco di rogne, perché nel momento in cui scrive un testo se lo immagina in un certo modo, fatto con una certa ambientazione, con un certo modo di dire le cose, che nella maggior parte dei casi non corrisponde con la regia e con la messa in scena. Da questo punto di vista è quasi meglio che, nel momento in cui l’autore dà il consenso, poi lo spettacolo vada da sé. Corti si è da subito dimostrato un grande uomo di teatro dicendomi: «Mi raccomando non chiedermi che tagli devi fare. Io di questo non voglio sapere nulla, perché questo è affar del regista e io non ci metto becco». Mi ha subito dimostrato di essere un autore che ha perfettamente capito quale era il passo da fare per mettere in scena lo spettacolo. Da lì il rapporto è stato limpidissimo, mi sentivo di andar da lui semplicemente per raccontagli quello che stava succedendo, e per chiedergli come lui la vedeva. Come è stato lavorare con i ragazzi del liceo don Gnocchi di Carate Brianza che hanno partecipato allo spettacolo? È stato un aspetto importantissimo. Lavorare con i ragazzi del liceo è stato l’approfondimento che mi ha permesso di fare la regia dello spettacolo. Con loro ho cominciato a collaborare da ottobre dello scorso anno, ho fatto un anno scolastico intero di lavoro con loro. La prima parte, fino a dicembre, è stata di approfondimento dell’opera di Corti. Da gennaio abbiamo cominciato ad approfondire il tema di Processo e morte di Stalin, quindi testi importantissimi attorno al comunismo, all’esperienza comunista in Russia per cui Solženitsyn in primis e poi testi che Corti usa come riferimenti documentari per scrivere il suo testo. Li abbiamo sviscerati tutti, approfonditi e fatto in modo che tutti i ragazzi fossero a conoscenza di quei fatti. Paradossalmente i ragazzi sono arrivati ad avere una conoscenza dei fatti maggiore di quella degli attori, stessi. La collaborazione con loro per me è stata una chiarificazione di come dovevo poi impostare la regia e il lavoro da fare, perciò il ringraziamento che faccio ai ragazzi è sul prima, cioè ciò che ha permesso la costruzione dello spettacolo, e sul durante. Hanno dovuto sostenere anche un lavoro di crescita sia fisica, perché i maschi hanno lavorato per comporre delle scenografie coreografiche non indifferenti, mentre le ragazze hanno dovuto imparare dei canti composti apposta per lo spettacolo. Alcune di loro non avevano mai cantato in vita loro, per cui è stato uno sforzo non indifferente e soprattutto di crescita. MARA BAIGUINI

Nella foto sopra: Andrea Carabelli mentre osserva l’attore Franco Branciaroli durante le prove. Nelle foto sotto: i ragazzi del liceo don Gnocchi di Carate Brianza che hanno partecipato allo spettacolo.

via S. Valeria, 54 20038 Seregno (MB) tel/fax 0362 1782137 info@ceraunatorta.it


LugLio 2011

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

5

PArLA Pietro sArubbi

il racconto di una conversione Da “ragazzo terribile” a uomo rinato. Grazie a un incontro decisivo e inaspettato. L’attore che ha interpretato Barabba in “The Passion” di Mel Gibson si racconta. Pietro Sarubbi, l’attore che ha impersonato Barabba nel film di Mel Gibson “The Passion”, ci racconta come l’interpretazione cinematografica gli abbia cambiato la vita. Anche se, un certo peso però, l’ha avuto anche la lettura di alcuni libri di Eugenio Corti. Lei ha partecipato all’incontro in occasione dell’esposizione della mostra su eugenio Corti a Merate, che cosa la colpisce di questo autore e della sua produzione? Di questo autore mi colpiscono tantissime cose: l’eleganza della prosa, il modo in cui scrive un testo teatrale, dando un’impostazione di verità alla parola di ogni personaggio, offrendo la possibilità al lettore non di leggere ma di assistere ad un dialogo. Dialoghi che raccontano le radici, i profumi, i colori le emozioni della nostra storia. E’ facile, rileggendo i suoi testi, riconoscersi in queste radici comuni. Questa è la forza di questo scrittore. La bellezza di poter parlare di guerra da uomo di guerra, che è stato educato dalla guerra, raccontandola con grande rispetto senza però amarla, ma spiegandone gli orrori, e quanto è terribile ma senza nascondersi. Corti non fa della facile ideologia. Il suo reale è l’amore per la moglie, l’amore per la scrittura, ma anche il reale di incontrare una guerra di viverla nel modo migliore scoprendo dell’amore anche nella guerra per la difesa della propria patria e della propria divisa, sono cose di un valore enorme che, purtroppo, stiamo perdendo. La letteratura di Corti è fortemente pedagogica e formativa e dovrebbe essere in qualche modo obbligatoria, parallelamente a tutti gli altri autori già proposti e che provvedono a distruggere tutte le certezze dei nostri figli. In un’intervista ha dichiarato di essere stato “un ragazzo terribile”, ci racconta un po’ la sua storia. Sono stato un ragazzo terribile e per questo capisco quanto è importante l’incontro con dei buoni

Pietro Sarubbi e sopra la copertina del suo libro “da Barabba a Gesù”.

maestri e difatti percepisco con dolore la mancanza di buoni maestri nei momenti fondamentali della mia vita. I buoni maestri non possono essere i genitori, perché proprio antropologicamente c’è la contestazione del figlio verso il genitore, serve quindi un educatore diverso. Se ognuno si impegnasse ad esse un buon maestro per un fatto di circolarità dell’energia a ciascuno capiterebbe il figlio di qualcun altro, si arriverebbe alla realizzazione di una società che educhi i propri figli, come deve essere. Una volta i maestri delle scuole erano i veri formatori. Ci sono persone che ancora dopo 50 anni ricordano con affetto i loro maestri, questo significa che chi diventa “esempio” è fortemente riconoscibile per la grande capacità comunicativa. Questa caratteristica manca nella società odierna ma è molto presente nelle opere di Corti. Mi sa-

rebbe piaciuto leggere qualche suo libro nei momenti in cui ne avevo bisogno. C’ è un momento particolare della sua vita, una svolta, quando ha interpretato Barabba, nel film di Mel Gibson. Un ruolo che in qualche modo l’ha cambiata. Ci vuole raccontare questa esperienza? E’ stata un’esperienza molto complessa. Da quando ho girato quella scena, per la quale sono state necessarie due settimane di riprese, è iniziato, per me, un cammino molto lungo e doloroso di circa un anno. Poi sono riuscito a capire come vivere. Questo cammino ha comportato un radicale cambiamento di tutta la mia vita professionale, umana, familiare, sotto tutti i punti di vista. Non è semplice cambiare, non è semplice adeguarsi ad un accadimento così forte che ti propone un nuovo

cammino di vita. La testimonianza è sempre fondamentale, non bastano le parole, serve l’esempio, soprattutto per i giovani. e’ quello che sta cercando di fare anche lei? Ha anche scritto un libro sulla sua esperienza. Come la maggior parte degli attori sono abbastanza schivo e timido. Salirei senza problemi su un palco a raccontare la vita di Napoleone ma non riesco facilmente a raccontare la mia vita, comunque ci provo perché mi sembra obbligatorio rendere questa bellezza che ho avuto la fortuna di incontrare e che deve essere condivisa. Ho un amico sacerdote che è appena tornato dal Brasile, è stato lì a fare il missionario, adesso ha chiesto di essere trasferito in India. Io gli ho suggerito di calmarsi un po’, e il perché di questa scelta, vista la fatica che aveva fatto per imparare il portoghese. La sua risposta è stata che sente forte l’esigenza di condividere con gli indiani meno fortunati la bellezza di fede, di incontro e di amicizia che ha vissuto in Brasile. Nel mio piccolo il tentativo è quello di condividere la bellezza dell’esperienza che è stata la realizzazione di questo film per quanto riguarda il mio approccio alla fede, ma anche artisticamente, e di tutto quello che ne è conseguito come l’incontro con tantissimi gruppi e comunità. Esperienze che mi danno la forza di continuare e di mettere da parte la mia timidezza. Ho anche scritto un libro, pensavo che bastasse come testimonianza, come scorciatoia per evitare qualche presentazione dal vivo invece ha avuto l’effetto contrario. Gli inviti si sono moltiplicati. Se si è chiamati a qualcosa, bisogna rispondere. Nel mio caso, lo dico con grande imbarazzo e umiltà, rispetto a chi, ogni giorno a che fare con delle cose veramente grandi, sono gli eroi del quotidiano che affrontano il dolere e la fatica fisica sempre con il sorriso, con la preghiera e la speranza. MARA BAIGUINI

interviSta ad andrea SCiFFo, CUratore deLLa moStra “daLLa brianZa aL mondo: Lo SCrittore eUgenio Corti”

“Un lento crescendo verso la verità” La mostra in 32 pannelli, che da alcuni mesi sta girando per la Brianza, offre un messaggio immediatamente comprensibile, anche a chi non abbia mai sentito parlare di Eugenio Corti: nel momento presente di crisi, tutti siamo chiamati a portare il nostro contributo alla ricostruzione del bene. È come se lo scrittore del diario I più non ritornano (1947) e del romanzo Il cavallo rosso (1983) ci richiamasse ai nostri autentici compiti di uomini e di italiani. Qual è il “compito” a cui richiama l’opera letteraria di Corti? È l’esatto opposto dell’ideologia del Novecento, che riteneva gli uomini degli “inetti”, inadatti alla vita e destinati a finire in niente. Oppure, mentendo, dei superuomini. Così sono sorte le utopie atee del Comunismo e dei Nazismi-Fascismi. Secondo Eugenio Corti invece, e in tutti i suoi libri, quello che si capisce innanzitutto è che la vita di ogni uomo o donna, giovane o vecchio, ha un senso e uno scopo. Che possono essere misteriosi ma sono certi nel cuore di Dio. dunque una letteratura che “smuove” i lettori?

Sì, perché li commuove e mentre li commuove li spinge a vivere diversamente, ad approfondire il significato dell’esistenza. A dare il proprio contributo, nel proprio tempo, che è il tempo della prova alla quale Dio creatore affida i suoi figli. Nelle opere di Corti, questo “contributo”, anziché minimo o trascurabile (come suggerisce erroneamente la mentalità dominante), è in realtà sostanziale e insostituibile e significa che ognuno è chiamato a “realizzare la propria vita”… realizzare la propria vita... sembrerebbe il messaggio vago e individualista degli ideologi, degli “esperti”, degli opinionisti di questa nostra età postmoderna, no? No. In realtà quello che Corti vuole dire lo si capisce subito da come lo dice, dalle sue parole schiette e dalla profonda umanità degli accenti con cui parla e scrive. Come lui stesso ha affermato Eugenio Corti in una recentissima intervista rilasciata a Pietro Sarubbi… La crisi che stiamo attraversando è innanzitutto questo: aver paura di intervenire nelle cose, di andare a fondo in se stessi, incontrare il mistero della vita nella storia, ve-

dere il volto di questo mistero negli uomini che ci stanno attorno. La fede cristiana chiama per nome queste esperienze: il mistero degli altri si chiama “prossimo” e “fratelli”, la sorgente del mistero Corti la chiama all’antica maniera col nome di “Domineddio”. di questo parla la mostra su Corti che avete curato anche con il contributo di alcuni studenti del Liceo don gnocchi di Carate brianza? Sì, anche di questo. Perché il nostro percorso è stato una scoperta, un lento crescendo verso la verità. I libri di Eugenio Corti ci hanno aperto un percorso per iniziare capire che cosa sia la vera tradizione delle nostre genti, quale significato abbia il lavoro, l’impegno, l’amore, il sacrificio, cioè le cose di tutti i giorni alle quali spesso tendiamo a non dare il giusto peso… Questa è l’eredità di Corti scrittore: un tesoro, mi si permetta di dirlo “enorme”, e che merita di essere conosciuto da un numero sempre più grande di persone, oggi, qui e ora. I tempi sono maturi. Carlotta Borghesi

Nella foto sopra: da sinistra Pietro Sarubbi e Andrea Sciffo. Nella foto sotto: l’inaugurazione dell mostra di Eugenio Corti a Carate Brianza.


6

LugLio 2011

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

interVistA AL nostro socio JAcoPo guzzoni

“i costi dell’energia penalizzano le nostre aziende” Il Chief Executive Officer della “Fomas”critica il risultato del recente referendum sul nucleare. “Serve un piano a lungo termine, condiviso dalle forze politiche di Governo e di opposizione”. Lo scorso 14 maggio la "Fomas" di Osnago ha presentato i nuovi impianti che hanno richiesto un investimento di quasi 100 milioni di euro, spalmati su tre anni. Jacopo Guzzoni, CEO dell’azienda e socio della fondazione Costruiamo il futuro, ci ha parlato dell’importante investimento, ma non solo. Ha commentato, dal suo competente punto di vista, il risultato del recente referendum sul nucleare, quali sono le prospettive per il futuro energetico del nostro Paese e come la sua azienda ha superato la crisi economica. Come è nata la FoMAS? Di cosa si occupa? Nata nel 1956 dall’intuizione del Professore Gastone Guzzoni, oggi FOMAS è uno dei maggiori gruppi industriali produttori di forgiati e anelli laminati in acciaio e leghe non ferrose, destinati soprattutto ai mercati della Power Generation, convenzionale e non (dal nucleare all’eolico), dell’Oil & Gas, dell’Aerospace, dei Cuscinetti e delle Trasmissioni. Il Gruppo ha sette siti produttivi dislocati in Italia, Francia, India, Cina, con un organico di circa 1300 dipendenti nel mondo. La crisi economica ha avuto ripercussioni sul suo lavoro? La crisi ha iniziato a farsi sentire nel nostro Gruppo verso la fine del 2008, interessando prima la Divisione piccoli anelli poi quella grandi anelli e infine i forgiati. Il 2009 è stato un anno anomalo perché FOMAS, che da sola rappresentava circa il 50% del fatturato consolidato (non dell’acquisizione ordini) non era ancora toccata dalla crisi, che invece si è manifestata in tutta la sua forza nel 2010. Il fatturato del Gruppo 2010 è stato del 45% inferiore al 2009. Il 2011 va un po’ meglio, ma parlerei solo di un leggero miglioramento non certo ancora di ripresa. Infatti il fatturato di budget per il 2011 prevede un + 40% rispetto alla chiusura del 2010, ma tuttavia l’acquisizione ordini del primo quadrimestre ci conferma che sarà difficilissimo raggiungere l’obiettivo. Cosa pensa del recente risultato referendario sul nucleare? Credo che rappresenti l’ennesima occasione persa per l’Italia e che le motivazioni che hanno portato a questo risultato siano più le-

Jacopo Guzzoni, CEO della Fomas e socio della fondazione Costruiamo il Futuro. A fianco un dettaglio della nuova pressa inaugurata a maggio.

gate all’emotività del momento. Purtroppo la calamità naturale verificatasi in Giappone ha avuto un impatto considerevole sull’opinione pubblica italiana nei riguardi del ritorno al nucleare nel nostro paese. Ma va sottolineato il fatto che l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, conseguenza dello tsunami, ha evidenziato l’inadeguatezza della manutenzione dell’impianto. Impianto peraltro obsoleto in quanto la tecnologia adottata risale alla I generazione quando oramai siamo già arrivati alla III+. Per quanto ci riguarda, il Nucleare rimane per FOMAS un mercato importante sul quale abbiamo investito e nel quale continuiamo a credere. Quale sarà, dal suo punto di vista, il “futuro energetico” del nostro Paese? Difficile immaginare un futuro energetico per il Paese in assenza di un piano a lungo termine, condiviso dalle forze politiche di Governo e Opposizione di oggi, e che rimanga tale anche per le forze di Governo e Opposizione di domani. Un piano serio che va spiegato agli italiani e che evidentemente non potrà accontentare tutti. Un piano che oggi non intravvediamo, dato che siamo ancora nella fase in cui ci si limita a dire no a tutto! Intanto dipendiamo dall'estero, corriamo gli stessi rischi veri o presunti (vista la vicinanza

con le centrali nucleari francesi) e siamo in balia di tensioni internazionali che possono mettere a repentaglio le forniture (ad esempio di gas) e quindi la nostra economia. I costi dell'energia sono elevatissimi e stanno pesantemente penalizzando le nostre aziende. Il mese scorso sono stati presentati i nuovi impianti dell’azienda, con un investimento di 100 milioni euro. Di cosa si tratta? In effetti il 14 maggio è stato inaugurato con nostro grande orgoglio il progetto chiamato originariamente FOMAS 2012 e ora rinominato FOMAS 2011, perché portato a compimento con un anno di anticipo! FOMAS 2011, lanciato nel 2007, è parte di un più ampio programma di investimenti che nello stesso periodo ha coinvolto tutto il Gruppo FOMAS (per un totale di 250 M€). Quando abbiamo deciso di intraprendere questo cammino, la situazione economica a livello mondiale era assai diversa da quella in cui ci troviamo oggi: la richiesta di prodotti in campo energetico superava le capacità produttive delle aziende fornitrici, tanto da spingere i gruppi più attenti a riorganizzarsi, ma soprattutto ad investire per seguire l’andamento di un mercato che sembrava destinato ad una crescita senza fine. E questo ovviamente ha coinvolto anche la nostra azienda; anche se da sempre FOMAS si è contraddistinta per l’attenzione all’innovazione dei processi e alla qualità dei prodotti con continui interventi sugli impianti e sulla struttura organizzativa. Pur con lo scoppio della crisi non abbiamo avuto ripensamenti né abbiamo deciso di rallentare, grazie anche ad una situazione finanziaria del Gruppo solida e per nulla indebitata. “FOMAS 2011” è volto ad incrementare le capacità produttive e qualitative con investimenti in nuovi impianti dotati di tecnologie all’avanguardia. Un esempio sono l’impianto di rifusione dei metalli ESR (Electro Slag Remelting) e la pressa da 11.300 Tonnellate. Di fatto, con la conclusione del progetto FOMAS 2011, siamo in grado di produrre una gamma di forgiati di dimensioni superiori, con materiali più sofisticati e di ultima generazione. MARA BAIGUINI


LugLio 2011

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

7

PArLA Monsignor rino FisicheLLA

“nessun sistema mediatico potrà mai convertire. serve l’incontro con un testimone credibile” Eletto alla guida del dicastero per la nuova evengelizzazione, in un incontro pubblico ha spiegato il valore della testimonianza cristiana. “Il mio primo pensiero è di grande gratitudine al Santo Padre per avere pensato a me per un compito così importante, che costituisce una vera sfida nell'attuale momento della storia”. E' il commento “a caldo” dell'arcivescovo Rino Fisichella, alla nomina con cui Benedetto XVI lo ha posto oggi alla presidenza del Pontificio Consiglio dedicato alla promozione della nuova evangelizzazione dell'Occidente, dicastero di nuova creazione. Se Fisichella definisce il suo nuovo compito “una sfida importante”, riguardante una missione molto cara all'attuale Pontefice, da svariate fonti è stato ripetutamente sottolineato come la “nuova evangelizzazione” sia oggi al centro delle preoccupazioni di Papa Ratzinger, di fronte allo sgretolarsi progressivo del sentimento cristiano in Occidente. Monsignor Fisichella lo scorso 28 maggio ha partecipato ad un incontro pubblico, che si è svolto a Giussano, in provincia di Monza e Brianza, su questo importante tema. L’intervista che segue è stata estrapolata proprio da quella serata. Istituzione del nuovo dicastero, perplessità di cattolici e non cattolici, è una nuova crociata? Qualcuno ha detto anche che la chiesa ormai è ridotta alla frutta, se deve fare un dicastero per la nuova evangelizzazione vuol dire che non sa più da che parte buttarsi, significa che, prima, ha sbagliato tutto. Altri hanno detto che la chiesa si è sempre dimenticata di evangelizzare e adesso riprende. Vi posso assicurare che il lunedì Santo del 2010, quando il Papa mi ha chiesto di andare in udienza privata, tutto potevo pensare tranne che mi presentasse la sua idea di istituire un consiglio per la nuova evangelizzazione. E soprattutto che poi mi chiedesse: lei cosa ne pensa? Io ho risposto: Santo Padre è una sfida, ma ci credo davvero. Nel 1950 un autore, che ho studiato molto e che è stato un po’ un maestro della teologia, Von Baldassar, ha scritto un piccolo volumetto dal titolo «Abbattere i bastioni», nel quale sosteneva che la chiesa è come arroccata su se stessa, come circondata da bastioni, sono muraglie insormontabili, che vanno assolutamente abbattuti. Quando avevo 24 anni, stavo per diventare diacono, casualmente venni invitato a fare da segretario ad un Sinodo, un’assemblea di circa 300 persone, lì venne fuori uno dei documenti a mio avviso più belli, la Evangelii Nuntiandi, nella quale Paolo VI scriveva: “L’uomo di oggi non ascolta più volentieri i maestri, l’uomo di oggi ascolta i testimoni e, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”. Questa espressione mi ha molto aiutato molto nella vita sacerdotale e come formatore. Come evangelizzare di fronte all’indifferenza? Che ci sia un pensiero di profonda indifferenza è un dato di fatto. L’indifferenza che è di fatto il preludio per arrivare a una condizione di ateismo. Però il grande problema, a mio avviso, è che nel corso dei decenni si è voluto separare la vita dalla fede. Viviamo in una cultura decisamente narcisistica, siamo profondamente impregnati di narcisismo, tutti, a partire da chi vi parla, perché è la cultura. Mi guardo allo specchio: che cosa vedo? Vedo pochi centimetri quadrati. Vedo tutta la mia vita. Ecco perché mi sono ribellato quando invecchiato di qualche mese. Perché la mia vita sta tutta qui, in questi pochi centimetri quadrati, il mio volto dice la mia vita. E se tu ti guardi, non puoi non porti delle domande, domande che toccano la tua vita, la tua esistenza. Sono quelle domande che purtroppo la cultura di oggi non ci fa più, chi

se le pone sembra essere quasi un marziano, proveniente da un altro mondo, ma sono le domande fondamentali per arrivare a una personalità, a una identità. Chi sono io? Da dove vengo? Dove sto andando? Qual è il mio futuro? Poi pensi alle persone che ami, a cui vuoi bene e dici: sì ma gli anni passano, incomincio a vedere le nuove generazioni che vengono. Se io voglio capire la mia vita, se io voglio che nella mia vita ci sia una risposta a questi interrogativi, ho bisogno di guardare al di là di me stesso. E in questo ‘al di là di me stesso’ c’è l’incontro della vita. L’incontro con Gesù di Nazareth. Dostoevskij, il grande romanziere dell’ottocento, mentre preparava gli appunti per scrivere uno dei romanzi più famosi, Il demone, dice: ‘il vero nodo della questione è se un uomo moderno, un europeo, è ancora capace di credere che Gesù Cristo è il figlio di Dio’. Questa nuova evangelizzazione chiede ai cattolici un impegno profondo, come fare ad annunciare il cristianesimo senza perdersi in cose non utili? Non bisogna cadere nelle trappole del mondo di oggi, successo, denaro facile. Le città ci ripropongono l’immagine degli atti degli apostoli: Paolo che attraversa le vie di Atene e vede tutti gli altari ai vari dei e un altare vuoto dedicato al Dio ignoto. Dice allora agli ateniesi: “Sono venuto ad annunciarvi questo Dio ignoto”. Oggi ci sono tanti altari dedicati a tante divinità che si riducono al nulla, tanto quando muori non porti niente con te. A cosa serve avere tanti soldi? Più si diventa ricchi, più ci si rinchiude in se stessi e non si guarda in alto. Un po’ di tempo fa stavo celebrando la messa delle cresime e durante l’omelia ho ringraziato i ragazzi perché, nella chiesa stracolma, erano gli unici a pregare. “La fede va professata, va annunciata, ma va anche pregata. Sono contento che vi abbiano fatto studiare il Credo, fino al VII - VIII secolo apparteneva alla preghiera quotidiana dei cristiani e non veniva scritto ma imparato a memoria. Lo si deve conservare nel cuore e nella mente. La fede va professata e conosciuta a memoria”. oggi non si nasce cristiani, lo si diventa per un incontro con qualcuno. In un articolo dell’osservatore romano vi era scritto: “ Nessun sistema mediatico potrà mai convertire, solo l’incontro con un testimone credibile può farlo”. Quale è la dinamica della missione oggi? Ripeterei quelle parole anche oggi, la fede si è sempre trasmessa così. In due persone che si guardano negli occhi c’è una conoscenza che va oltre quella razionale, una conoscenza immediata tramite testimoni con delle sue logiche. Vivo a Roma e quando vado in San Pietro, faccio tre cose: saluto nostro Signore, saluto la mia santa, santa Francesca, poi vado all’altare della confessione, alla tomba di Pietro, recito il Credo e dico: ma chi te l’ha fatto fare? Bastava mettere un po’ d’incenso davanti alla statua dell’imperatore e tenersi la fede per l’ambito privato. Non solo Pietro, ma anche Paolo, quando racconta di cosa gli è successo sulla via di Damasco non usa la parola visione ma dice: si è fatto vedere, di questo noi siamo testimoni. Pietro dice invece: “Beati voi che senza averlo visto credete, perché io ve lo ho annunciato”. È l’annuncio della fede che ha portato fino al dono della vita. Se oggi noi siamo qui, è perché siamo sostenuti dal sacrificio dai martiri, che ci sono anche oggi. Se guardiamo l’etimologia della parola testimone in greco significa: colui che dà la vita. Il Papa Benedetto XVI ha detto: “Abbiamo bisogno di uomini con la mente illu-

minata e il cuore aperto da Dio per annunciarLo agli uomini di oggi. Solo attraverso uomini davvero toccati da Dio, Lui può fare ritorno nel mondo di oggi. Dobbiamo ritornare a essere credibili, il che ti obbliga a una coerenza di vita. L’uomo segue i testimoni, non i maestri. Come fare a essere genitori cristiani e collaborare alla nuova evangelizzazione? Nonostante abbia studiato teologia per moltissimi anni, il valore del silenzio e della preghiera l’ho imparato da mia mamma. Lei mi ha fatto capire il vero modo di rapportarsi con Dio. Metterti in disparte e imparare il valore del silenzio. Viviamo nel chiasso, ma senza silenzio non è possibile riflettere. Sant’Ignazio di Antiochia scrive, in una lettera agli efesini: “Una parola pronunciò il padre e fu il suo silenzio, e questa parola si può ascoltare solo nel silenzio”. È vero, Dio si ascolta nel silenzio, la vera preghiera ha bisogno di spazi, non moltiplicate le vostre parole, perché il Padre vostro sa già quello di cui avete bisogno. I ragazzi di oggi sembra che non ci ascoltino ma non è così, presto o tardi la grazia agisce. Non possono essere fatti e plasmati come piace a noi, devono crescere con la loro fede, che deve essere scelta di libertà. Se necessario bisogna lasciarli liberi di sbattere anche la testa contro il muro, ma devono sapere che in quel momento tu sei lì. Perché quello è segno d’amore, che quella fede non è strumentale.

Nella foto sopra, da sinistra: Monsignor Rino Fisichella; l’attore Alessandro Preziosi: l’onorevole Maurizio Lupi e Nicola Orsi, segretario generale della Fondazione. Sotto, da sinistra: Maurizio Lupi; Monsignor Rino Fisichella; il giornalista Andrea Pamparana e Plinio Agostoni, imprenditore.


8

costruiAMo iL Futuro MAgAzine

LugLio 2011

iL PreMio costruiAMo iL Futuro

Nove edizioni. Ma cresce ancora Alla fiera Manifesta, domenica 22 maggio, Maurizio Lupi e Lorella Cuccarini hanno consegnato i riconoscimenti a: cooperative sociali, associazioni e gruppi sportivi del territorio.

i vinCitori

Due delle associazioni premiate.

Il Premio Costruiamo il Futuro non sembra incontrare flessioni e anche quest’anno ha portato al centro dell’attenzione il mondo del non profit della provincia di Lecco. Date le maggiori difficoltà riscontrate dal terzo settore in questo periodo di congiuntura economica, abbiamo ricevuto un numero ancora maggiore di iscrizioni al Premio a testimoniare che il bisogno è sempre crescente ma che in tantissimi si attrezzano per rispondere efficacemente con soluzioni ispirate al principio di Sussidiarietà. Avviato per sostenere in modo concreto e valorizzare il volontariato, oggi la nostra iniziativa più longeva

ha premiato in questo territorio molte associazioni, cooperative e gruppi in oltre dieci ambiti con prevalenza per la disabilità. Sono stati elargiti in nove anni, 159.000 euro e ben 35 medaglie d’oro ai volontari. Alle associazioni e alle polisportive invece, sono arrivati 30 mila euro in piccoli premi e 24 forniture di materiale sportivo. Nell’edizione 2011 appena trascorsa è stato introdotto anche un premio del valore di 2.500 euro per una realtà culturale e addirittura un premio della stessa somma per una realtà di Erba, portando il Premio Costruiamo il Futuro anche in una nuova provincia. CARLO CAZZANIGA

iX ediZione - 2011 Quest’ultima edizione si è conclusa domenica 22 maggio 2011 presso la Fiera di manifesta ad osnago, appuntamento tradizionale del volontariato del territorio. Una presentatrice d’eccezione, Lorella Cuccarini, insieme al presidente maurizio Lupi hanno consegnato 28.500 euro e 6 forniture di materiale sportivo, oltre a premiare i volontari con numerosi altri riconoscimenti.

CavaLierato a paoLo beLLavite Lo scorso 2 giugno è stato “Ricevere un simile riconosciconsegnato a Paolo Bellavite, mento è un onore immenso, il diploma con cui il Presidente che ripaga gli sforzi e i sacridella Repubblica gli ha confe- fici di una vita dedicata al larito l’onorificenza di Cavaliere voro e alla promozione della dell’Ordine “Al Merito della mia terra, oltre che naturalRepubblica Italiana”. Istituito mente alla mia famiglia. E in nel 1951, è il primo fra gli Or- questa circostanza voglio ridini nazionali ed è destinato a cordare anche mio padre Giu“ricompensare benemerenze seppe”. acquisite verso la Nazione nel È il momento particolare in campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”. La candidatura di Bellavite è stata presentata dal Sindaco di Lecco Virginio Brivio e sostenuta dall’Onorevole Antonio Rusconi e dall’amico di famiglia Renato Corbetta. La cerimonia si è svolta a Villa Bertarelli di Galbiate, nel corso del ricevimento organizzato per la ricorrenza del 65° Paolo Bellavite mentre riceve l’onorificenza da Marco Valentini, Prefetto di Lecco. anniversario della Fondazione della Repubblica, una festa oltremodo cui giunge questa onorificenza particolare giacché que- ad attribuirle un sapore del st’anno ricorre il 150° anni- tutto speciale. La A.G. Bellaversario dell’Unità d’Italia. vite, di cui Paolo Bellavite è tiVisibilmente emozionato al- tolare da molti anni, nella sua l’atto in cui ha ricevuto l’ono- evoluzione da piccola tipograrificenza dalle mani di Marco fia ad impresa di alta qualità Valentini, Prefetto di Lecco, nel mercato italiano, non ha Paolo Bellavite ha dichiarato: mai rinunciato ad investire in

3.000€ - C.R.E. Pegaso di Barzago 5.000€ - Coop. Incontro di Mandello del Lario in collaborazione con la Fondazione della Provincia di Lecco ONLUS 5.000€ - Coop. S. Vincenzo De Paoli Lecco in collaborazione con la Fondazione della Provincia di Lecco ONLUS 2.000€ - G.A.S.L.A. di Casatenovo 2.000€ - Amici e Famigliari Casa di Riposo di Monticello Brianza 2.000€ - Io per Osnago 2.000€ - Fondazione D. G. Brandolese di Lecco Buono Unimedica A.S.F.A.T. di Lecco 1 medaglia d'oro dell'anfora di Calolziocorte 1 medaglia d'oro invernizzi Lorenzo dell'a.S.F.a.t. di Lecco

premio ai giovani volontari del gruppo Speranza di molteno 2.500€ - Red Tigers di Montevecchia 2.500€ - Rotellistica Roseda di Merate - Fornitura a.S.d. Femminile di bosisio parini - Fornitura a.S.d. g.S. Sala al barro - Fornitura a.S.d. Shotokan ryu di merate - Fornitura Unimedica pallavolo nibionno - Fornitura Unimedica a.S.d. San michele di monticello brianza - Fornitura Unimedica red tigers di montevecchia targa Camera dei deputati a Sottocorno gian mario della brian val di olgiate molgora € 2.500 - Pelagus di Perego

4° ediZione premio CoStrUiamo iL FUtUro provinCia monZa e brianZa innovazione, pur conservando la propria identità di azienda radicata nel territorio. In particolare, dal 2008 l’azienda di Missaglia ha scelto di impegnarsi in una politica volta al miglioramento continuativo dei risultati nel campo della protezione dell’ambiente, concentrando gli sforzi sulla prevenzione dell’inquinamento e la mitigazione dell’impatto ambientale del proprio processo produttivo. Questa nuova politica aziendale riassunta dalla filosofia GreenPrinting®, che si è declinata in innumerevoli azioni, ha favorito l’incontro con nuovi partner attenti all’ambiente ed ha concorso a rafforzare il clima di fiducia con quelli vecchi. Dal 2010 A.G. Bellavite è anche ZeroEmission-Company®: il marchio certifica e garantisce che l’azienda ha posto in atto una serie di interventi compensativi, tali da azzerare totalmente le proprie emissioni di gas a effetto serra. Tutte queste iniziative, accompagnate da un continuo aggiornamento dei macchinari e delle competenze professionali presenti in azienda, hanno dimostrato che le imprese capaci di innovare e guardare avanti ricevono nuova linfa e sanno affrontare meglio di altre anche i periodi difficili.

È aperto il bando del Premio Costruiamo il Futuro per le organizzazioni non profit della Provincia di Monza e Brianza. Il 2011 vede la 4° edizione dell’iniziativa promossa dalla Fondazione Costruiamo il Futuro al fine di valorizzare e sostenere concretamente il terzo settore del territorio. Possono iscriversi tutte le organizzazioni senza fini di lucro operanti, in am-

bito sociale e sportivo, nel territorio della Provincia di Monza e Brianza. Le iscrizioni devono pervenire alla Fondazione Costruiamo il Futuro, via Garibaldi 50 23981 Barzanò (Lc), tel. 039/5969259 mail premio@costruiamoilfuturo.it.È possibile iscriversi fino al 15 ottobre 2011. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.costruiamoilfuturo.it .


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.