COPERTINA
CorriereOrtofrutticolo
Come sono organizzate le vostre importazioni? “Importiamo da cinque Paesi: Costarica, Colombia, Ecuador, Messico e Repubblica Dominicana, se il discorso si ferma alle banane e agli ananas. E siamo attenti anche alle produzioni biologiche e fairtrade. Abbiamo molti fornitori e, tra essi, nessuna multinazionale. Credo sia un caso unico, almeno tra gli importatori italiani. Avere molti fornitori significa gestire una logistica complessa ma, alla fine, l’assortimento ha caratteristiche in grado di soddisfare una clientela diversificata nell’intero arco dell’anno. Gli agrumi vengono importati da Argentina, Sudafrica ma anche dalla Spagna. Ci riforniamo di kiwi, pere, frutta con nocciolo da Argentina e Cile”. L’attività del gruppo Battaglio nell’export si limita alle esportazioni della società argentina Cosur. Dove esporta la Cosur? “Per il 30% rifornisce la capogruppo, per il 70% esporta principalmente in Brasile e Russia”. Il mercato russo è diventato un proAp r i l e
2014
CHI È LUCA BATTAGLIO Luca Battaglio appartiene a una dinastia dell’ortofrutta. Il nonno era un piccolo commerciante dell’Albese, in provincia di Cuneo. Fu il padre, alla fine degli anni 60 ad approdare a Torino aprendo un posteggio al CAAT in società con altri. Dal 1972 il padre Giovanni Battaglio dà il via all’espansione dell’azienda, che gestisce fino all’inizio degli anni 90 quando gli subentrano appunto Luca, il primogenito, oggi presidente del gruppo, e gli altri due figli Siro, oggi direttore commerciale e Marco, che conduce nel Ferrarese un’azienda che produce pere e albicocche. Luca ricorda gli anni 90 come anni di duro lavoro, nei quali la terza generazione dei Battaglio si è fatta le ossa. Dal 1994 i Battaglio si sono specializzati nelle importazioni e nella distribuzione aprendo un proprio magazzino fuori dal Mercato di Torino, in zona Interporto. Alla metà degli anni 90 Luca è il capofila di un’alleanza con gli Orsero di Albenga in una società chiamata Battital, partecipata al 70% dai Battaglio e al 30% dalla Fruttital. Luca ricorda quegli anni così: “Raffaello Orsero è stato per me, come per tanti, un maestro nella professione”. Nel 2009 i due gruppi si sono divisi e Luca commenta: “La scissione ci ha stimolato”. Così, nel 2010 la Battaglio inizia un’importazione diretta, soprattutto di banane, basata su una logistica veloce e su una molteplicità di fornitori. Caso unico in Italia, il gruppo è slegato totalmente dalle multinazionali. Luca Battaglio e Siro insieme sono stati protagonisti di questa evoluzione che ha portato il gruppo ad essere uno dei protagonisti dell’ortofrutta italiana. Tra le sue cariche, quella di presidente della commissione import di FruitImprese. IL GRUPPO Il gruppo Battaglio commercializza circa 160 mila tonnellate di ortofrutta muovendo un fatturato, i riferimenti sono al 2013, intorno ai 170 milioni di euro. Fanno parte del gruppo la Battaglio Spa, con sede a Torino, specializzata nell’import; il Consorzio Geagri di Massafra nel Metapontino, specializzato in clementine, arance, albicocche e uva da tavola; l’azienda argentina Cosur che esporta in diversi Paesi, Russia compresa. Infine, parte importante del gruppo è la Società Agricola Don Camillo, di cui la Battaglio è socia con il gruppo Cagna e Benelli, tra le realtà più forti in Italia nei meloni e nelle mini-angurie. La Battaglio Spa seleziona, importa e distribuisce in Italia un vasto assortimento di frutta e gestisce da sola oltre 125 mila tonnellate, per il 35% banane e per il 10% circa ananas. La Cosur esporta ogni anno 12 mila tonnellate dalla valle argentina del Rio Negro. Il Consorzio Geagri riunisce oltre 100 produttori localizzati in Puglia, Basilicata e Calabria. La Don Camillo coltiva mille ettari di terreno, producendo circa 44 mila tonnellate di meloni e angurie. Il gruppo si prepara all’apertura del nuovo magazzino di Roma. www.corriereortofrutticolo.it
PROTAGONISTI
più ma non come in altri Paesi. Per noi della Battaglio copre l’80% del fatturato. Stiamo molto attenti ad avere una clientela diversificata, non è sempre facile, ma alla fine ciò garantisce maggiore stabilità e maggiori stimoli. L’Italia ha un suo dna anche nella distribuzione. Una caratteristica tutta italiana è la presenza di tante catene regionali, cosa che non esiste in Gran Bretagna e Germania”.
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