Corriere Ortofrutticolo Aprile 2019

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MENSILE DI

ECONOMIA

E AT T U A L I T À

DI

SETTORE

corriereortofrutticolo THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET | ANNO XXXIII Nuova serie

APRILE 2019 Euro 6,00

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PROTAGONISTI

Marco Biasin, l’e-commerce entra nel fresh ASSEMBLEE • PAG. 17 FRUITIMPRESE Strigliata al governo: “Per l’ortofrutta deve fare di più”

FIERE • PAG. 25 MACFRUT 2019 Piraccini si presenta a Rimini con il record degli espositori: superano i 1.100

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Aggregazione sì, ma grande Scrivevo in un mio precedente editoriale sulla battaglia dei prezzi in ortofrutta che “se per il consumatore la battaglia dei prezzi è un porto delle nebbie, dove è quasi impossibile orientarsi, per i produttori la battaglia dei prezzi è quasi impossibile, forse perduta in partenza. E infatti qual è la ricetta dei produttori davanti alla domanda: che fare? Come risollevare il valore dei prodotti? La risposta è più o meno sempre la stessa: più aggregazione, più ricerca, nuove varietà, più servizio, più valorizzazione, più promozione, più marketing. Quasi sempre però questi sono costi in più per le imprese (si pensi alle certificazioni), che non vengono ripagati dal prezzo finale. E anche l’aggregazione, quando funziona, non sempre è risolutiva”. E per fare un esempio di aggregazione citavo il caso di Opera per le pere “una grande aggregazione ma i prezzi all’origine restano insoddisfacenti”. Devo alla cortesia e all’attenzione di Luca Granata, n.1 di Opera, una lunga telefonata con un rilievo che accetto senza problemi. Il manager ex Melinda mi ha precisato che quella di Opera non è una ‘grande’ aggregazione, ma una ‘piccola’ aggregazione e che questa, verosimilmente, è la ragione per cui il prezzo delle pere per i produttori resta insoddisfacente. In effetti Opera riunisce meno del 30 per cento dell’offerta complessiva di pere ed evidentemente questo non basta. Prendo atto. Ci vorrebbe una aggregazione almeno del 70-80 per cento per cominciare a cambiare le carte in tavola, suggerisce Granata, e lancia una provocazione: “Proviamo a farla a mo’ di prova, per un anno, se non altro per vedere cosa succede”. In effetti se non si riesce a mettere assieme tutta (o quasi) la produzione di qualità in un territorio limitato (come è per la pera Abate), come è possibile riuscirci per altri prodotti sparsi su e giù per lo Stivale? Comunque varrebbe la pena di prendere sul serio la provocazione di Granata, se non altro per vedere l’effetto che fa (come cantava Jannacci). Queste considerazioni mi venivano in mente mentre assistevo alla recente assemblea di Fruitimprese dove i numeri del sistema ortofrutta Italia in crisi sono venuti fuori nella loro cruda realtà. E al danno si aggiunge la beffa. Solo pochi giorni prima un servizio di Report su Rai3 aveva sbeffeggiato il mondo dell’ortofrutta con una inchiesta-canaglia tesa dimostrare che i 5 milioni per il Catasto della frutta – primo segnale concreto di attenzione del Governo al settore dopo anni(!) – sono buttati, perché basta una circolare e cambiare la modulistica per avere questo benedetto Catasto. Poca spesa, massima resa. Insomma piove sul bagnato. L’ortofrutta – pilastro

✍ Lorenzo Frassoldati

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del made in Italy, del benessere, della Dieta mediterranea – derisa e umiliata dal Servizio pubblico televisivo, mantenuto dal canone degli italiani. Invece di valorizzare il lavoro delle imprese che fanno qualità e la esportano nel mondo, nonostante le mille palle al piede del sistema Italia, Report mette in piedi una finta inchiesta giornalistica con un unico scopo: colpire il presidente del Cso, Paolo Bruni, solo pochi giorni prima riconfermato all’unanimità. Forse un regolamento di conti in famiglia, da parte di chi aveva maldigerito la rielezione. Ma tant’è. Nel teatrino mediatico dell’ortofrutta vanno in scena colpi bassi, agguati, si enfatizzano le ‘zucchine d’oro’ in pieno inverno, il caporalato al Sud, si dà spazio solo ai consumatori che si lamentano dei prezzi, alle denunce dei ‘veleni’ in campagna, mai però si parla di imprese, di competitività, di mercati aperti per gli altri ma non per noi. Ha fatto bene Marco Salvi nell’assemblea di Fruitimprese a parlare di ortofrutta frenata da un sistema Italia che deve ripartire dopo che il prof. Francesco Daveri aveva chiarito che i mercati mondiali stanno andando bene e continueranno nel 2019. E’ l’Europa che frena (soprattutto la Germania, nostro primo mercato), mentre l’Italia è sull’orlo della recessione, la competitività è calante e “la politica guarda altrove”. L’Italia chiacchiera, gli altri fanno. Si parla tanto di Via della seta. Che funziona per la Polonia che manda in Cina le sue mele, per la Spagna che manda la sua uva da tavola, ma non per noi che stiamo ancora arrancando dietro il dossier pere, dopo di che apriremo quelli per le mele e l’uva da tavola. Campa cavallo… Poi scopri che la Polonia ha messo in gioco governo e ministri per trattare con la Cina, così ha fatto la Spagna. E che il Cile per esportare le sue ciliegie ha messo in campo un ex capo dello Stato, Eduardo Frei Ruiz-Tagle, oggi senatore. Poi ci chiediamo perchè la Spagna fa 13 miliardi di export e noi siamo scesi sotto i 5, e come mai la Spagna ci vende prodotti (che anche noi abbiamo) per 1 miliardo all’anno e noi ne vendiamo per 180 milioni ai terribili cugini iberici. Che bella reciprocità… Insomma il bollettino di guerra sui prezzi della frutta, ma anche degli ortaggi (mesi fa una indagine seria del Consorzio Agribologna mise in evidenza che per sette prodotti orticoli di largo consumo il prezzo all’ingrosso non copre quasi mai il costo di produzione), è l’inevitabile corollario del combinato disposto di due fattori: da un lato un settore produttivo-commerciale frammentato, litigioso, diviso in fazioni e ‘parrocchie’, malato di personalismi; e dall’altro di una politica che “si occupa d’altro”, che si riempie la bocca di ‘eccellenze’ e ‘difesa del made in Italy’ e che poi nulla (o poco) fa a sostegno delle reali necessità

EDITORIALE

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THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |

ANNO XXXIII Nuova serie Aprile 2019

4 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR

Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Duccio Caccioni, Mariangela Latella Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Duccio Caccioni, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore) Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 30.04.2019

Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Profilo: Corriere Ortofrutticolo si è affermato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.

Diffusione: 6.000 copie. Ripartizione del mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10% Aprile 2019

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ASSEMBLEA DI FRUITIMPRESE. Una strigliata al governo ATTUALITÀ

RUBRICHE EDITORIALE Aggregazione si, ma grande

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CONTROEDITORIALE I Mercati all’ingrosso in Italia sono 142, in Germania 15. Al di là dei progetti si impone una razionalizzazione 7 NOTIZIARIO

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DISTRIBUZIONE&MERCATI ALLEANZE. Barcellona ci crede 41 La riscossa di MD passa dalla nuova mega-piattaforma MONDO Le regioni europee dell’ortofrutta confermano Simona Caselli FRESH CUT L’arrembaggio della IV Gamma minaccia le insalate sfuse?

segue editoriale

PAG. 17

PRIMO PIANO ASSEMBLEA FRUITIMPRESE Strigliata al governo, deve fare di più a sostegno del settore

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CSO Italy, Bruni confermato alla presidenza. New entry nel Cda 21 MACFRUT. Record di espositori

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MELINDA. Un bollino senza rivali 27 Ha raddoppiato aree e volumi la mela rossa Red Moon

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PRIMO PIANO FRAGOLE Tante attese ma un grido d’allarme arriva dalla Basilicata

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Copertina - Protagonisti MARCO BIASIN La formula di Fruttaweb

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delle imprese: costo del lavoro, fisco, logistica, energia, infrastrutture, burocrazia, diplomazia commerciale, ecc. E la Gdo? E quelli chi li tocca… se la ridono sotto i baffi, sanno di avere il coltello dalla parte del manico. Ogni tanto calano dall’alto le loro ricette (più qualità, più programmazione, più controlli, più sostenibilità, ma tutto a prezzi bassi, ovviamente) e

continuano come prima. Sono i veri padroni del mercato, l’Art.62 non gli ha fatto un baffo. Adesso c’è la Direttiva europea sulle pratiche sleali che dovrebbe mettere un po’ d’ordine nei rapporti di filiera, come si dice. Ma intanto il Parlamento la deve recepire, poi bisogna fare i decreti attuativi e stabilire le sanzioni, campa cavallo… l.frassoldati@alice.it www.corriereortofrutticolo.it

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I Mercati all’ingrosso in Italia sono 142, in Germania 15 Al di là dei progetti si impone una razionalizzazione di Corrado Giacomini * Ho partecipato a Parma al Convegno “I mercati agroalimentari tedeschi e italiani insieme per l’innovazione del settore” promosso da ANDMI e da Frischemarkte Deutschland e organizzato dal Centro Agroalimentare e Logistica della città. Convegno molto interessante per lo spessore dei relatori da Claudio Scalise a Luca Lanini a Frank Willhausen. Su questo tema molte volte Il Corriere Ortofrutticolo ha richiamato l’attenzione e non potrebbe essere diversamente perché i mercati all’ingrosso, pur con una quota nell’ortofrutta scesa al 37% rispetto al 50% veicolato dieci anni fa, continuano a svolgere un servizio molto importante per la produzione lo-

obiettivo irraggiungibile per quasi tutti i nostri mercati: in Italia ci sono 142 mercati all’ingrosso, in Germania 15. Basta considerare il caso del Centro Agroalimentare e Logistica di Parma che, al di la del nome più un auspicio che una realtà, accoglie meno di una decina di grossisti concessionari. Questo mercato ha dovuto rinunciare per motivi economici alla redistribuzione con mezzi ecologici in città e, per un certo periodo, ha dovuto farsi carico, per esigenze dell’amministrazione comunale, degli oneri del complesso immobiliare più vasto nel quale è inserito. Bisogna dare atto all’attuale amministrazione di aver riportato il bilancio del Centro agroalimentare in bonis e di svolgere egregiamente il servizio per ora

cale e nella redistribuzione del prodotto alla ristorazione e al dettaglio nelle aree urbane. I mercati devono, tuttavia, tener conto delle evoluzioni della domanda verso l’ortofrutta biologica, la IV Gamma, l’aumento dell’ e-commerce, le richieste di una logistica di prossimità sostenibile, insomma i mercati generali devono sempre più dotarsi degli strumenti per prestare i servizi che i consumatori e le istituzioni che governano il territorio richiedono. Il modello di mercati all’ingrosso che il convegno ha proposto è quello di “piattaforme logistiche intelligenti”, che dovrebbero accogliere, appunto, i servizi prima citati. Ma tutto questo richiede, oltre che una riforma culturale, sia della governance dei mercati che degli operatori del settore, di effettuare gli investimenti necessari e gli investimenti si possono fare se sono profittevoli rispetto alla dimensione che li rende economici. Per quanto riguarda la governance, in quasi tutti i nostri mercati all’ingrosso è presente quella di tipo pubblico o pubblico/privato, che induce a far prevalere le finalità pubblicistiche a dimensione locale su quelle più strettamente economiche. Se consideriamo, invece, gli investimenti necessari per fare dei nostri mercati all’ingrosso delle “piattaforme logistiche intelligenti” basta un dato per capire che è un

richiesto dai dettaglianti del circondario, ma in una lotta continua con altri mercati , ben tre (Modena, Reggio Emilia e Piacenza) collocati tra Bologna e Milano, due grandi mercati all’ingrosso che hanno registrato in questi anni una notevole flessione dei volumi di ortofrutta trattata. A questa concentrazione di mercati, si aggiungono anche grossisti che operano fuori mercato con piattaforme che, a loro volta, riforniscono i dettaglianti dell’area. Una volta c’era un progetto della Regione Emilia Romagna per razionalizzare la presenza e i rapporti tra queste strutture, non mi risulta che mai la Regione sia passata dalle buone intenzioni ai fatti. Su iniziativa dell’ANDMI, il convegno doveva essere anche l’occasione per proporre al sottosegretario all’agricoltura, Alessandra Pesce, che sarebbe dovuta intervenire, la creazione di un Osservatorio dei Mercati Agroalimentari, con l’aggiunta di 4.0, quindi super moderno e super tecnologico. Qualcuno è intervenuto per dire che c’è la necessità dell’Osservatorio per conoscere il vero stato dei nostri mercati. E’ vero, ma se in Germania ci sono 15 mercati all’ingrosso e in Italia 142, la prima cosa da fare è chiuderne una gran parte, ma nessuno dei presenti l’ha chiesto. * Economista agrario

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CONTROEDITERIALE

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Test via aerea e via nave: così le prime arance siciliane in Cina Le prime arance italiane sono finalmente entrate nel mercato cinese, una goccia in un oceano, ma per lo meno è un inizio. Il 18 aprile sono sbarcate all’aeroporto di Shanghai le arance rosse a marchio Rosaria dell’OP Pannitteri. I venti pallet di agrumi di qualità premium dell’azienda siciliana erano partiti da Malpensa la sera del 17 aprile e in un giorno, via Mosca, sono giunte allo scalo cinese. Il prodotto è stato commercializzato attraverso la piattaforma Alibaba, il colosso dell’e-commerce con cui l’impresa catanese ha recentemente chiuso un accordo strategico. Si tratta del primo carico del gruppo siciliano che arriva via aerea in Cina, seguito in ogni minimo particolare. Viaggio e controlli sono andati secondo previsioni, per la soddisfazione di Aurelio Pannitteri che certamente non si fermerà a questi primi pallet. A inizio aprile erano arrivate in Cina, via nave, le prime arance rosse di un’altra azienda siciliana: la Oranfrizer, un arrivo che è stato salutato con un evento a cui ha partecipato lo stesso Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Popolare Cinese, Amedeo Scarpa. Ha detto bene in quell’occasione il presidente di Oranfrizer Nello Alba: “Arrivare in Cina non è la fine di un’azione di export, è solo l’inizio". Il lavoro da fare, infatti, per

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convincere i cinesi che le arance siciliane hanno una marcia in più è ancora da fare al 99 per cento.

Con New Factor arrivano i pistacchi e le mandorle di Wonderful L’azienda californiana Wonderful e l’italiana New Factor, specializzata nella commercializzazione della frutta secca presso la grande distribuzione italiana, hanno firmato un accordo di esclusiva per la distribuzione dei pistacchi e mandorle a marchio Wonderful sul mercato domestico. Wonderful Pistachios è il leader mondiale nel mercato dei pistacchi e ha conquistato una posizione di leadership nei reparti ortofrutta e snacking di molti retailer europei. New Factor, basata a Coriano di Rimini, è una delle aziende leader in Italia e tra le più innovative nel comparto degli snack salutari a base di frutta secca e disidratata, nota per un sistema verticalmente integrato, dalla produzione, se-

lezione e distribuzione di noci italiane di alta qualità sotto il marchio ‘Mister Nut Noci di Romagna'. Negli ultimi 25 anni, New Factor si è fortemente distinta per aver sviluppato le vendite, nella grande distribuzione italiana, di pistacchi e mandorle e altri tipi di frutta secca come arachidi, anacardi e i altri healthy snack. La partnership, basata sulla reciproca esperienza, mira a sviluppare in Italia la categoria della frutta secca ed in particolare il consumo di pistacchi e mandorle, offrendo una combinazione unica di prodotti di alta qualità, una distribuzione efficace e un piano di attivazione del consumatore a 360°. “Dopo anni di collaborazione e amicizia - commenta l’amministratore delegato New Factor, Alessandro Annibali, tra l’altro Protagonista del Corriere Ortofrutticolo 2018 - siamo orgogliosi di essere stati scelti per la distribuzione in Italia del prodotto a marchio Wonderful. Siamo certi che l’ingresso di un player così importante sul mercato italiano, presente a livello mondiale e uni-

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Milano ospita il primo International Nut Forum Un giro d’affari di circa 834 milioni di euro nel 2018 e un volume di prodotto pari a 72 mila tonnellate. I numeri del settore frutta secca e disidratata - solo in Italia - rendono bene l’idea delle opportunità di business offerte dal comparto, anche in risposta ai nuovi stili di consumo orientati al benessere. Per supportare gli operatori nel valorizzare queste opportunità, Tuttofood organizza in collaborazione con SG Marketing il primo International Nut Forum: nell’evento, che si tiene il 6 maggio nell’ambito della manifestazione, i buyer della distribuzione nazionale e internazionale e i principali attori della produzione e dei servizi si confronteranno su come rinnovare la capacità delle aziende di interpretare le istanze dei consumatori sul fronte distributivo, grazie al riposizionamento nei punti vendita all’interno del reparto ortofrutta. Di particolare rilevanza la partecipazione all’evento dell’International Nut and Dried Fuits Council (INC), l’Organizzazione internazionale di riferimento nel comparto in tema di nutrizione, statistiche di commercializzazione, sicurezza alimentare, norme e regolamenti governativi in materia di barriere commerciali e standard di qualità. Al centro del workshop i risvolti strategici dell’innovazione di

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prodotto e di processo, che saranno approfonditi in un dialogo tra attori della produzione, istituzionali e della distribuzione, attraverso l’innovativa formula interattiva dell’SG Marketing Lab e tramite una tavola rotonda della GDO nazionale che offrirà ulteriori spunti di sviluppo del business. In particolare, verranno condivise analisi dello scenario globale di settore e individuati percorsi concreti di gestione e valorizzazione della categoria non solo a livello teorico, ma anche attraverso il supporto di casi di successo rappresentativi delle tendenze di mercato. In occasione del Forum verrà anche presentata in anteprima l’indagine multi-prospettica trade e consumer a livello nazionale a cura di SG Marketing, relativa alle dinamiche di acquisto e consumo domestico. L’International Nut Forum integra idealmente la proposta di Fruit Innovation, l’area dedicata al settore ortofrutta e rappresenta per gli operatori un’ulteriore opportunità di fare networking all’interno della manifestazione, consolidando il ruolo di Tuttofood come hub internazionale in grado di catalizzare intorno al proprio concetto espositivo - si legge in una nota di Fieramilano - le diverse declinazioni del Food & Beverage.

versalmente riconosciuto per la qualità dei suoi prodotti, non possa che dare smalto alla categoria in cui New Factor opera con successo da più di 30 anni”. La Wonderful Company, con sede a Los Angeles, è una società internazionale con un giro d’affari di 4 miliardi di dollari, la cui mission è la produzione e la distribuzione in tutto il mondo di prodotti per il benessere dei consumatori, attraverso i famosi brand. I 10 mila dipendenti, sparsi in tutto il mondo, si impegnano a portare a tutti i consumatori i pistacchi, le mandorle, le melagrane e gli agrumi più freschi e genuini. Questo impegno si riflette sulla quota di mercato della società: Wonderful Pistachios® è infatti il brand numero 1 di frutta secca in America e quello che sta crescendo più rapidamente nel settore degli snack negli Stati Uniti.

Alce Nero entra con Roncadin nei surgelati biologici Si è costituita a metà aprile Alce Nero Freddo SpA, nuova azienda che produrrà e commercializzerà prodotti surgelati biologici che fanno riferimento al paniere di prodotti e materie prime Alce Nero. A comporla sono per il 70% Alce Nero SpA, azienda di agricoltori e trasformatori biologici dal 1978, e per il 30% Roncadin SpA, che dal 1992 produce pizze surgelate per il mercato nazionale e internazionale. Il presidente di Alce Nero Arturo Santini, in carica dal 2018, ha affermato in proposito: “La nuova alleanza con Roncadin promuove un modello imprenditoriale evoluto, originale ed esemplare nell'ottica delle reti di imprese, che fa leva sulla forza produttiva di aziende storiche leader nei propri settori di attività, nel rispetto della missione e dei valori del marchio Alce Nero”. Aprile 2019


Dario Roncadin, presidente di Alce Nero Freddo SpA e amministratore delegato di Roncadin SpA si è così espresso: "La partnership con Alce Nero è un progetto in cui Roncadin crede fortemente e che ci permetterà di sviluppare e rafforzare le reciproche sinergie nel settore frozen sull’importante segmento del biologico. Per noi Alce Nero è un partner con cui condividere valori di sostenibilità, territorialità, politica del personale e dei collaboratori". L’obiettivo della joint venture tra Alce Nero e Roncadin è entrare nel comparto surgelato avviando la produzione di prodotti biologici di qualità ad alto contenuto di innovazione dove tra i plus di prodotto spiccheranno l’utilizzo di materie prime biologiche italiane e la valorizzazione della filiera del Latte Fieno STG prodotto da vacche foraggiate per il 75%

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con erba fresca o essiccata (fieno). Accanto a pizze e gelati, nella gamma di Alce Nero Freddo ci saranno, a partire da settembre, le verdure surgelate, tra cui piselli, spinaci, broccoli, carciofi, e ancora minestrone leggero, minestrone tradizionale, zuppa cereali e legumi, tutti preparati a partire da ingredienti biologici italiani.

AEFI: a Piraccini il coordinamento delle attività internazionali Renzo Piraccini (nella foto), patron di Macfrut e presidente di Cesena Fiera è stato nominato coordinatore del Comitato internazionalizzazione di AEFI, l’Associazione che raggruppa gli enti fieristici italiani, per dare voce al-

le fiere agricole nazionali di distretto. La nomina capitalizza l’esperienza sui mercati internazionali che Piraccini ha maturato sia nel promuovere Macfrut all’estero che in relazione al progetto di co-branding Macfruit Attraction dedicato all’internazionalizzazione del solo settore ortofrutticolo insieme alla fiera di Madrid e, allo stato attuale operante in Egitto, Cina e prossimamente, da quest’anno, anche Colombia. Nel Comitato internazionale di AEFI,

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Contenzioso con l’INPS Francescon: “Siamo in regola”

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Una ingarbugliata vicenda ha gettato nello scompiglio, a inizio aprile, un gruppo che è tra i fiori all’occhiello del settore ortofrutticolo italiano: la OP Francescon. L’ispettorato del lavoro di Mantova ha steso contro la Francescon un verbale da 3,8 milioni di euro, accusandola di non aver versato presunti contributi per oltre due milioni (il resto della somma riguarda sanzioni) pagando “inesistenti trasferte” per abbassare l’imponibile. L’azienda ha respinto con forza l’accusa, definendola infondata. “Operando con aziende agricole che possiedono e coltivano vasti appezzamenti di terreno ubicati nel raggio di almeno una trentina di chilometri dalla nostra sede - ha spiegato Bruno Francescon, primo rappresentante dell’OP - i dipendenti addetti alle

attività agricole debbono spostarsi di continuo durante i periodi di raccolta, quando l’attività è intensa e deve essere completata in tempi idonei a non perdere il raccolto, magari con ulteriori spostamenti in giornata per far fronte anche a fenomeni metereologici. Per tali motivi riconosciamo indennità di trasferta e un rimborso chilometrico quando questi dipendenti si spostano. Per l’INPS si tratterebbe invece di straordinari camuffati e ci chiedono questa enorme cifra per asseriti contributi non versati. Una follia. In realtà è tutto in regola. Abbiamo presentato ricorso. Smonteremo punto per punto ciò che ci viene contestato, operando nel frattempo normalmente. I nostri piani di sviluppo, gli investimenti e i progetti sono confermati al cento per cento”.

Piraccini sta iniziando a dare forma ad un nuovo progetto che crea possibilità di collaborazione tra distretti fieristici italiani nella sfida del mercato globale. “Stiamo ragionando - ha spiegato Piraccini - sulla possibilità di creare dei percorsi comuni per presentare le nostre filiere sui mercati internazionali. L’internazionalizzazione si fa non solo con le fiere ma anche con eventi di presentazione sul modello di quelli che organizziamo all’estero con Macfrut anche in co-branding con Fruit Attraction ma non solo. Abbiamo creato di fatto il format di una fiera senza muri che, nella versione italiana, affitta i locali al polo fieristico di Rimini ma poi si sposta anche all’estero”. Il progetto ha trovato subito sostegno in altri poli fieristici che hanno fiere di distretto di eccellenza che necessitano di un gran-

de rilancio, come ad esempio la fiera avicola di Forlì o la fiera zootecnica di Cremona o ancora da poli fieristici in ascesa come quello di Parma sempre più concentrato a diventare il nodo fieristico per antonomasia dell’agroalimentare italiano con Cibus, Cibus Connect, Cibus Tech e la recente partenership con Fiera avicola di Forlì. Sul tavolo di discussione dentro il Comitato internazionalizzazione di AEFI, è all’ordine del giorno anche la creazione di un brand unico che rappresenti i vari distretti italiani ed evochi e valorizzi il made in Italy. Sotto questo cappello unico per tutti, i singoli comparti (ortofrutticolo, avicolo, zootecnico, trasformati, macchine agricole, e così via dicendo) sarebbero già pronti a partire compatti verso il mercato globale. Della serie: ‘Piccoli? Forse, ma certamente globali’. (m.l.)

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Torrevecchia di Catanzaro entra nella OP Agrinsieme La cooperativa Torrevecchia di Lamezia Terme (Catanzaro) è entrata nell’OP Agrinsieme di Aprilia (Latina). Nata nel 1978, la Cooperativa Torrevecchia si è specializzata nella coltivazione di fragole e colture ortive. Fin dai primi anni ’90 ha introdotto elevati metodi di controllo biologico e un programma di salvaguardia e tutela ambientale. Il presidente di OP Agrinsieme, Aurelio Pallavicino ha così dato il benvenuto a Torrevecchia: “Siamo fieri di poter aggregare una storica realtà proveniente da una delle zone tra le più belle e più vocate del nostro Paese, questo grazie al microclima presente in quell’area, che insieme alle attente tecniche di produzione è in grado di favorire lo sviluppo di profumi e sapori unici. Ma in particolare la distintività dei prodotti, come i pomodori con tutte le loro varietà, ma anche fragole e cipolla rossa di Calabria. La cooperativa Torrevecchia ha superato brillantemente i nostri rigidi test etici e qualitativi, i pilastri su cui abbiamo edificato OP Agrinsieme. Con l’adesione di Torrevecchia alla nostra OP, continua il cammino di Agrinsieme. Un percorso che non punta alla colonizzazione dei territori ma alla valorizzazione degli stessi”. Il direttore di OP Agrinsieme Sonia Ricci ha aggiunto: “Siamo orgogliosi di poter aggregare un’azienda che si contraddistingue per la sua storia e la peculiarità della sua area produttiva.” Non ha nascosto la sua soddisfazione il presidente della Cooperativa Torrevecchia, Giuseppe Galati, il quale ha detto di aver trovato in OP Agrinsieme un valido alleato, “con il quale siamo sicuri di poter camminare con la giusta autorevolezza e serenità, anche Aprile 2019


verso la scoperta di nuovi mercati, promuovendo nel modo giusto la qualità delle nostre produzioni come fragole, cetrioli, zucchine”.

Atlante in India con le mele trentine e piemontesi Atlante, azienda con sede a Casalecchio di Reno (Bologna) guidata da Natasha Linhart, opera nel settore della GDO come partner delle principali catene italiane per l’import di prodotti alimentari da tutto il mondo ed esporta le migliori specialità italiane all’estero. A partire dal 2018, Atlante ha raggiunto un altro traguardo nel proprio percorso di internazionalizzazione esportando le mele trentine e piemontesi in India, un mercato dal grande po-

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tenziale e dal fabbisogno in costante crescita con una richiesta pari a circa 300/400 container a settimana. In India le mele sono il prodotto dell’import più consumato e le regioni del sud, est e ovest del Paese rappresentano un mercato in costante crescita. L’obiettivo di Atlante, che nel 2018 ha registrato un fatturato pari a 150 milioni di euro, è creare un rapporto continuativo con clienti e fornitori basato sulla reciproca fiducia e consolidare la partnership in India grazie ad una crescita graduale per raggiungere, da qui ai prossimi 5 anni, i mille container a stagione. A partire da settembre 2018 ad oggi, sono stati esportati 50 container. Per Atlante si tratta del primo prodotto ortofrutticolo esportato all’estero, andando così ad ampliare il portfolio di prodotti tipici del made in Italy esportati all’estero e aggiungendo ai mer-

cati di Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito, anche l’India. Per conto di uno dei principali operatori della GDO in India, Atlante ha individuato le mele italiane di montagna più in linea con le richieste del mercato indiano, selezionando le Gala, Granny e Red Delicious prodotte in Trentino Alto-Adige e Piemonte. Queste tipologie di mele presentano le caratteristiche più adatte a sostenere un viaggio di 4 settimane senza essere sottoposte a trattamenti rilevanti, mantenendo allo stesso tempo la croccantezza e il gusto che rendono famose le mele italiane in tutto il mondo e che incontrano i gusti dei consumatori indiani. A gennaio 2019, il gruppo ha portato in Italia il cliente indiano per visitare in prima persona le aziende produttrici di mele, valorizzando così la tradizione e la qualità del made in Italy e conso-

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N NOTIZIARIO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

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Fruit & Veg Professional Show 8 9 10 May 2019 Rimini Expo Centre - ITALY Organized by:

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N NOTIZIARIO

CORRIERE ORTOFRUTTICOLO

Il boom della IV Gamma sotto analisi a Tuttofood La ‘golden age’ della IV Gamma in Italia si è confermata nel 2018 con una crescita a valore del 5,9% (dati Ismea) e un aumento della frequenza d’acquisto e della platea degli acquirenti (+2,1%). Le aziende hanno lavorato negli ultimi anni su innovazione, tecnologia e sicurezza alimentare e il mercato le ha premiate. Non solo: i prodotti rispondono perfettamente ai nuovi stili di vita. E’ un trend di lungo termine? Perché e fino a quando? L’incontro “IV Gamma Booming: perché e fino a quando?”, previsto a Tuttofood il 7 maggio a partire dalle 11, fa il punto su uno dei settori più dinamici dell’agroalimentare italiano e presenta in anteprima lidando l’approccio di Atlante improntato alla creazione di relazioni con i clienti e i fornitori basate su trasparenza e fiducia e volte alla crescita reciproca di tutte le parti coinvolte. Tradizionalmente, i consumatori indiani prediligono le mele dolci a varietà rossa, anche se negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento. La varietà di mela Washington Red Delicious ha contribuito a far apprezzare ai consumatori indiani le mele rosse e ha permesso di dare il via all’importazione di diverse tipologie di mele. Inoltre, la Red Delicious è molto simile alle mele coltivate in India, un prodotto quindi più vicino ai consumatori che preferiscono quelle di piccole dimensioni. Questo tipo di mela è caratterizzata da una shelf-life prolungata che le consente di essere venduta nei mercati e negli stand all’aperto, comuni in India. Aprile 2019

un’indagine di mercato condotta da Nomisma per la piattaforma specializzata FreshCutNews, indagine che viene dibattuta in una tavola rotonda con i protagonisti del settore e con la GDO, che con le sue marche ha una quota di mercato del 70%. Relatori sono Gianfranco D’Amico, presidente Gruppo IV Gamma Unione Italiana Food, e Silvia Zucconi, responsabile Market Intelligence Nomisma. Modera la tavola rotonda Duccio Caccioni, coordinatore scientifico di Fondazione Fico. Ad essa partecipano, tra gli altri, rappresentanti di aziende di punta come La Linea Verde, Ortoromi, Agribologna-Fresco Senso e della GDO.

Piccoli frutti: con la nuova sede Sant’Orsola sempre più leader In un Paese che per rispondere a una domanda che cresce di anno in anno è diventato fortissimo importatore di piccoli frutti, ecco una realtà importante, leader in Italia, che si pone come polo nazionale di una coltura che richiede una forte specializzazione ma che, come poche, può dare valore aggiunto ai produttori. Sant’Orsola mantiene la sua forte identità trentina ma, nello stesso tempo e sempre di più, si fa inevitabilmente, per le dimensioni che ha raggiunto, polo trainante del settore, in grado di accogliere nuovi soci, di formarli e assisterli, di fornire i distributori per 12 mesi all’anno e di esportare in Europa.

Questo è ancora più evidente dopo l’inaugurazione, avvenuta domenica 7 aprile, del nuovo stabilimento di Sant’Orsola a Pergine Valsugana, in frazione Cirè, a ridosso della statale 47 che collega Trentino e Veneto, inaugurazione che è stata anche l’occasione per celebrare i 40 anni di attività della cooperativa, nata appunto nel 1979. Il nuovo stabilimento, con le aree di servizio, occupa una superficie complessiva 16 ettari, è dotato di 157 celle interrate refrigerate e 20 linee di confezionamento, oltre che di uffici, laboratori, dotazioni per la logistica, un auditorium da 500 posti. Messo a regime, l’intero impianto comprenderà serre calde e fredde, vivai, punto vendita e parco tematico con coltivazioni dimostrative in suolo, area giochi e attività varie. Il nuovo stabilimento è il primo passo per la realizzazione del Villaggio dei Piccoli Frutti. www.corriereortofrutticolo.it

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PRIMO PIANO P ASSEMBLEA FRUITIMPRESE

Strigliata al governo, deve fare di più a sostegno del settore "Sinceramente ci aspettavamo maggiore coraggio da parte del ‘Governo del cambiamento’ nei confronti delle imprese ed in particolare riguardo la burocrazia, il costo del lavoro e l’imposizione fiscale. Da tempo insistiamo sui fattori economici di competitività che ci vedono svantaggiati rispetto ai nostri concorrenti sia comunitari che extracomunitari ed i dati deludenti dell’annata sono condizionati in maniera determinante da detti fattori. Ciò nonostante, è giusto sottolineare l’impegno del ministero delle Politiche agricole che finalmente ha rivolto un’attenzione particolare alle istanze del settore: l’insediamento del Tavolo Ortofrutticolo Nazionale, le risorse impiegate per la realizzazione del Catasto Frutticolo e per il Fondo agrumicolo sono atti concreti che abbiamo particolarmente apprezzato e che contribuiremo a sostenere e Aprile 2019

Nella relazione del presidente Salvi all’Assemblea degli esportatori dell’11 aprile è stata sottolineata con forza la necessità di un intervento istituzionale deciso soprattutto per aprire nuovi mercati

L’intervento di Marco Salvi all’Assemblea numero 70 di Fruitimprese, dove non è mancata una puntuale analisi della contingenza economica italiana e mondiale

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ASSEMBLEA FRUITIMPRESE

P PRIMO PIANO

Calcagni presidente onorario Dedica a Danila Bragantini L’assemblea del settantesimo anniversario di Fruitimprese ha avuto i suoi momenti più partecipati nella proclamazione di Giuseppe Pino Calcagni a presidente onorario dell’Associazione Nazionale degli Esportatori e Importatori di Ortofrutta, e nell’annuncio della dedica della sala del consiglio di via Sabotino a Danila Bragantini per lunghi anni vicepresidente dell’Associazione. Il presidente Marco Salvi ha consegnato a Calcagni (foto sopra) una targa come segno di ringraziamento di Fruitimprese per l’attività proficua svolta dall’imprenditore campano nei tre mandati di presidente di Fruitimprese e nel mandato di presidente di Freshfel, l’Associazione europea di settore. “Calcagni - ha ricordato Salvi ha risollevato le sorti di quella che allora si chiamava ANEIOA e l’ha rilanciata prima che la staf-

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fetta passasse a Luigi Peviani (l’altro past-president presente in sala, n.d.r.) e quindi a me”. Una lunga stagione, in cui gli associati hanno condiviso obiettivi importanti per il rilancio del settore, pungolando una classe politica così spesso indifferente e refrattaria, cercando sinergie con gli altri attori della filiera, decisi a “guardare in alto e pensare in grande”. Un lungo applauso ha sottolineato la proclamazione di un Calcagni visibilmente commosso a presidente onorario, così come la consegna al figlio di Danila Bragantini, Stefano Pezzo, attuale presidente di Fruitimprese Veneto (foto sotto), di una targa che riporta l’immagine della sede romana dell’Associazione, in via Sabotino, dove alla vicepresidente prematuramente scomparsa nel 2014 è stata appunto dedicata la sala del consiglio.

realizzare". Questo è uno dei passaggi più significativi della relazione del presidente Marco Salvi ad una partecipata e vivace assemblea di Fruitimprese, l’Associazione Nazionale degli Esportatori e Importatori di Ortofrutta, che si è svolta l’11 aprile a Roma. Una relazione segnata dall’andamento dell’export ortofrutticolo italiano nel 2018, che ha fatto segnare “una preoccupante battuta d’arresto”, con un calo di oltre 300 milioni di euro del fatturato, e di circa 450 mila tonnellate. Il dato più preoccupante riguarda il comparto della frutta fresca che da solo ha perso il 16,2% in quantità (circa 425 mila tonnellate) e l’11% in valore. “I prodotti maggiormente colpiti ha spiegato Salvi - sono stati i nostri prodotti di punta a partire dalle mele, i kiwi e l’uva da tavola”. Sul fronte internazionale Salvi si è soffermato, tra l’altro, sul mercato cinese. “L’apertura del mercato cinese è uno dei nostri principali obiettivi – ha dichiarato il presidente di Fruitimprese -. Mentre l’export agroalimentare cresce costantemente, con capofila il vino che rappresenta un terzo del totale, i prodotti ortofrutticoli sono fermi al palo se si escludono le circa 8.000 tonnellate di kiwi che esportiamo annualmente. Il valore totale dell’export verso la Cina è di 24 milioni di euro a fronte di un import di circa 114 milioni. Il progetto della Via della Seta è stato oggetto della nostra precedente assemblea e continuiamo a nutrire un forte interesse affinché veda finalmente la luce e si possa iniziare a spedire prodotti via ferrovia dimezzando i tempi del trasporto”. “E’ indispensabile - ha poi sottolineato - concludere in fretta con i cinesi l’iter dei dossier fitosanitari. A fatica stiamo battendo ogni strada possibile per accelerare la conclusione del dossier pere che, a nostro avviso, necessita di una spinta determinante da parte delle istituzioni e della diplomazia. Aprile 2019


PRIMO PIANO P

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“Dobbiamo mettere insieme i tasselli di un puzzle che costituisca la base di un piano per il settore ortofrutticolo. Internazionalizzazione, sostenibilità e logistica sono priorità su cui discutere e decidere insieme”. Questo è stato l’incipit dell’intervento di Alessandra Pesce (nella foto assieme a Marco Salvi) all’assemblea generale di Fruitmprese dell’11 aprile. Il sottosegretario all’Agricoltura è arrivata a fine lavori, perché impegnata alla Camera, giusto in tempo per dare un saluto e fare alcune precisazioni, queste ultime per rispondere ad alcune delle richieste emerse dall’assemblea in modo forte. Sull’apertura della Cina alle esportazioni italiane, la Pesce ha assicurato che il dossier dovrebbe chiudersi in sei mesi per le pere e nei successivi sei mesi per le mele. Sulla convocazione del Tavolo Ortofrutticolo Nazionale, il sottosegretario ha dato come prospettiva il mese di maggio. Per raggiungere l’obiettivo è indispensabile sapersi muovere come sistema Paese, a tutti i livelli e in tutti i segmenti della filiera”. Parlando di Europa, Salvi ha ringraziato Paolo De Castro per l’efficace azione svolta in questi anni a Bruxelles per il settore e per tutta l’agricoltura italiana. “Dal punto di vista legislativo - ha sottolineato - l’approvazione della normativa sulle pratiche sleali nella catena agroalimentare è sicuramente la più grande novità positiva che viene dall’Unione Europea che ha raddoppiato da 8 a 16 le pratiche considerate sleali prevedendo inoltre la possibilità di aggiungerne a livello nazionale, ed in questo senso auspichiamo che tale normativa sia al più presto recepita dalla legislazione nazionale, conservando gli aspetti positivi dell’art.62”. Sul fronte interno, Marco Salvi ha voluto ricordare come “una sigla della distribuzione francese, molto presente in Italia, ha dichiarato che nei suoi punti vendita adotterà una linea di condotta mirata a favorire il prodotto transalpino” e ha aggiunto: “Auspichiamo che anche le nostre sigle, Aprile 2019

Sulle polemiche relative al Catasto Ortofrutticolo Nazionale, innescate dalla trasmissione Report andata in onda lunedì su RAI 3, ha affermato: “Alle polemiche si risponde con i fatti. Se ci sono dei retropensieri non sono certo i miei, io non li ho. Il Catasto è una richiesta del settore e ad essa abbiamo dato una risposta”.

Le proposte per il rilancio: innovazione varietale e tecnologica, migliore logistica e concentrazione commerciale senza venir meno al principio del libero scambio, pongano maggiore attenzione ai prodotti del nostro territorio come del resto avviene in altri Paesi europei per i prodotti locali”. (Il riferimento è a Carrefour). In conclusione, Salvi ha ribadito le proposte di Fruitimprese per il rilancio del settore: innovazione varietale, innovazione tecnologica, riorganizzazione logistica, concentrazione commerciale e più comunicazione “per incentivare i consumi attraverso nuovi metodi e strumenti”. La relazione introduttiva dell’assemblea, nel corso della quale è stato celebrato il 70° anniversario di Fruitimprese, è stata svolta dall’economista Francesco Daveri che ha fatto il quadro macro-economico con il quale il Paese e i suoi settori economici stanno facendo i conti: il 2018 è finito peg-

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La risposta di Alessandra Pesce: Servono tempi tecnici ma faremo tutto il possibile

gio del previsto e il 2019 presenta segni di ulteriore rallentamento. L’indice PMI per l’Italia indica recessione industriale e stagnazione nei servizi. Eppure per l’export l’anno in corso dovrebbe segnare una ripresa. Purtroppo scende il credito mentre sarebbe il momento di premere l’acceleratore della competitività. Daveri prevede: più serenità sui mercati mondiali, un’Europa in frenata, una crescita zero in Italia con un deficit crescente. Sono successivamente intervenuti in una tavola rotonda Davide Vernocchi, coordinatore del settore ortofrutticolo di Alleanza delle Cooperative (ACI), Mattia Onofri della direzione di Euler Hermes, la società del Gruppo Allianz specializzata nell’assicurazione del credito alle esportazioni, che ha recentemente stilato un’analisi del settore ortofrutticolo italiano (leggi news), e due rappresentanti di imprese protagoniste dell’import-export italiano di ortofrutta, Luca Battaglio della Battaglio Spa e Luigi Mazzoni della Mazzoni Spa. Ha moderato il dibattito il giornalista RAI Franco Di Mare. www.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

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CSO Italy, Bruni confermato con new entry nel Cda L’assemblea di CSO Italy ha eletto venerdì 5 aprile il nuovo consiglio di amministrazione confermando all’unanimità alla presidenza Paolo Bruni ed eleggendo alla vicepresidenza Carlo Manzo di Ortofruit Italia e Sonia Ricci dell’OP Agrinsieme. Il nuovo consiglio è composto da 21 rappresentanti, provenienti da diverse regioni italiane. Oltre a Paolo Bruni, Carlo Manzo e Sonia Ricci, ne fanno parte Adriano Daminato (OPO Veneto), Mario Tamanti (Apofruit), Lorenzo Paolucci (Orogel Fresco), Ibrahim Saadeh (Pempacorer), Fausto Bertaiola (OP COP), Gabriele Chiesa (APO Conerpo), Giosuè Frigo (OP Nordest), Ennio Magnani (Assomela), Gennaro Velardo (Italia Ortofrutta), Mauro Grossi (AFE), Silvia Carpio (CICO), Pier Luigi Drei (Granfrutta Zani), Patrizio Neri (Europfruit), Roberto Graziani (Graziani Roberto & F.lli), Riccardo Martini (DCS Tramaco), Fabio Massimo Pallottini (Italmercati), Marco Salvi (Fruitimprese) e Davide Vernocchi (ACI). In poche parole, il sistema ortofrutticolo italiano si ritrova nel Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara, una struttura che associa oggi 71 imprese della filiera ortofrutta su tutto il territorio nazionale. Una realtà unica in Italia, da sempre al fianco delle imprese dell’ortofrutta per dare contenuti tecnici strategici per lo sviluppo. Sono tante le attività di CSO Italy fondamentali per il settore: dalla statistica delle produzioni, all’analisi del mercato delle specie italiane più importanti, ai catasti ortofrutticoli, alla promozione in Italia e all’estero, al supporto operativo per lo sviluppo dell’export. "Nell’ultimo triennio - ha dichiarato a margine dell’assemblea il Aprile 2019

All’Assemblea generale del Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara il presidente uscente è stato confermato all’unanimità. Sonia Ricci vicepresidente con delega per il Centro-Sud. I piani per il futuro

Lo staff dirigenziale di CSO Italy con il direttore Elisa Macchi e il presidente Bruni

presidente Bruni - abbiamo centrato tre importanti obiettivi che daranno slancio al futuro del sistema: parto dall’ultimo risultato raggiunto relativo all’ottenimento dell’incarico ufficiale da parte di ISMEA per la gestione dei dossier necessari per la rimozione delle barriere fitosanitarie e l’apertura di nuovi mercati. Un incarico ufficiale che avalla il ruolo tecnico di CSO Italy a livello nazionale su questi temi cruciali. Il secondo risultato di grande importanza è legato ai progetti di promozione. CSO Italy si è aggiudicato quest’anno tre progetti finanziati dall’Unione Europea per la promozione della nostra ortofrutta, con focus su Asia, Usa, Emirati e il biologico in Europa. Tra i progetti finanziati, inoltre, CSO Italy ha centrato l’obiettivo dei PSR Promozione della Regione Emilia Romagna con due progetti dedicati alla Pera dell’Emilia Romagna IGP, Pesca e Nettarina di Romagna e Asparago di Altedo. "Siamo di fronte - ha sottolineato Bruni - a risultati senza preceden-

ti per una struttura che ha fatto, in questi anni, passi da gigante per riuscire a modulare un nuovo approccio ai problemi di settore necessario a far fronte alle complessità del mercato globale. Ma non dimentichiamo che da pochi mesi siamo riusciti ad acquistare una nostra sede, abbattendo costi e razionalizzando i servizi”. Il principale obiettivo del triennio sarà l’abbattimento delle barriere fitosanitarie per aprire nuovi mercati con uno sforzo nell’immediato, dedicato all’apertura del mercato cinese per le pere e le mele, un passo fondamentale per il rilancio di produzioni ortofrutticole fondamentali per il made in Italy. Il secondo obiettivo sarà un allargamento strutturale di CSO Italy nel Mezzogiorno d’Italia. Per questo si è già compiuta una mossa importante delegando la nuova vicepresidente Sonia Ricci dell’OP Agrinsieme a svolgere il ruolo specifico di promozione e sviluppo della base sociale di CSO Italy al Sud.

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ATTUALITÀ

‘Report’ sul Catasto Ortofrutticolo Nazionale, quando va in onda un chiaro esempio di cattivo giornalismo di Antonio Felice Lunedì 8 aprile è andato in onda su Rai 3 il servizio dedicato da Report, la trasmissione d’inchiesta condotta da Sigfrido Ranucci, al Catasto della Frutta. E’ stato un chiaro esempio di un giornalismo non sufficientemente documentato, che non sa bene di che parla; un giornalismo d’inchiesta a tutti i costi, che non rinuncia a se stesso e a gettare discredito anche quando rischia di sbagliare bersaglio. Un vecchio giornalista diceva che il buon giornalista non è quello che scrive quello che sa ma quello che sa quello che scrive. Guardando Report la frase mi è tornata alla mente, ma prima di scriverci ho aspettato di confrontarmi e ascoltare operatori, organismi di settore e la persona che ha voluto introdurre uno stanziamento di 5 milioni di euro, ripartito tra il 2019 e il 2020, a favore del Catasto della Frutta, il sottosegretario dell’Agricoltura Alessandra Pesce. Cosa ha detto Report? Che basterebbe una circolare nelle Regioni che non aggregano i dati e due righe da aggiungere ai moduli del Quaderno di Campagna e il Catasto Nazionale, con “uno sforzo minimo” sarebbe fatto a costo zero per lo Stato e dunque senza “mettere mano alle tasche dei cittadini”. In Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Veneto il catasto sarebbe già fatto e basterebbe “banalmente chiedere alle altre regioni” di mettersi in regola. La trasmissione ha condito il tutto con il sospetto di manovre sotterranee per far arrivare a qualcuno 5 milioni di euro. Uno dei pochi produttori intervistati, in una sola regione, l’Emilia Romagna, ha dichiarato: “Sono dati già esistenti. Tutti gli agricoltori dovrebbero avere il Quaderno di Campagna. Mi verrebbe da dire che quasi quasi si è voluto favorire qualcuno…”. Ora la situazione del settore in Italia la conoscono bene tutti coloro che, a differenza di Report, se ne occupano costantemente. I vertici degli organismi

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di settore si stanno battendo per attuare finalmente una strategia nazionale né più né meno di quella che stanno facendo da tempo francesi e spagnoli, che ci danno la birra in termini di aggregazione e presenza sui mercati internazionali. Per recuperare il tempo perduto si sta costituendo il Tavolo Ortofrutticolo Nazionale che, nelle sue prime riunioni, ha indicato tra le priorità assolute la costituzione di un Catasto della Frutta; un’indicazione unanime, fondata sulla necessità di avere a disposizione dati aggiornati costantemente, gestiti ed elaborati in modo appropriato a sostegno di una più attenta programmazione colturale a livello nazionale. Nella trasmissione si è citata l’Emilia Romagna come una Regione che non ha bisogno di nulla, ma proprio l’assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna, Simona Caselli, che tra l’altro è la presidente di un’Associazione riconosciuta da Bruxelles come quella delle Regioni Ortofrutticole d’Europa, è una sostenitrice convinta del Catasto Nazionale. Nella trasmissione è emerso che le aziende inserite nel movimento delle cooperative sono in regola nella rilevazione dei dati: sarà, ma proprio il responsabile nazionale del settore ortofrutta di Alleanza delle Cooperative italiane, Davide Vernocchi, è un altro convinto sostenitore del Catasto. Dopo la trasmissione ha ribadito: “Di sicuro alle nostre cooperative il catasto serve, oggi più che mai. Abbiamo tutti bisogno di dati attendibili che ci consentano di comprendere come evolvono le superfici per le specie e le varietà, al fine di indirizzare le scelte dei soci produttori, ma anche gli investimenti all’interno delle strutture e le politiche dedicate ai singoli prodotti”. All’assemblea romana di Fruitimprese, il presidente Marco Salvi ha riconosciuto che finalmente qualcosa si muove a favore del settore sottolineando “le risorse impiegate per la realizzazione del Catasto Frutticolo e per il Fondo agrumicolo, atti concreti che abbiamo particolarmente apprezzato e che con-

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ATTUALITÀ

tribuiremo a sostenere e realizzare”. Alessandra Pesce così si è espressa: “Alle polemiche si risponde con i fatti. Se ci sono dei retro-pensieri non sono certo i miei, io non li ho. Il Catasto è una richiesta del settore e ad essa abbiamo dato una risposta”. Dunque tre agricoltori e un agrotecnico potranno esprimere certamente un’opinione ma non certo sufficiente per arrivare a un conclusione generale se non superficiale ed errata. Il Catasto Nazionale della Frutta non è una somma di dati statistici che pure non sono a disposizione, visto che in Italia solo quattro Regioni su 20 sarebbero in regola con la raccolta dei dati e la maggiore produzione, contrariamente a quanto indicato da Report, si trova nel Sud (Sicilia, Puglia e Campania in testa), dove i dati a disposizione non ci sono. Non è un dunque un gioco da ragazzi, come invece si evinceva ascoltando il servizio di Report, completare i dati e tenerli aggiornati, tutt’altro. Ma il Catasto ha la funzione richiesta dal settore solo se c’è qualcuno che se ne fa carico davvero con competenza, che interpreta i dati, li aggiorna di continuo e li rende fruibili in modo chiaro al settore e ai singoli operatori, estrapolando ciò che

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più è utile. Per fare questo serve una squadra al lavoro e dunque i soldi servono. Poi è andato in onda anche di peggio: un attacco vergognoso al presidente di CSO Italy Paolo Bruni, di cui è stato ricordato il patteggiamento del 2012 per una causa intentata contro di lui per alcune spese sostenute quando era presidente di Confcooperative, un episodio che nel settore tutti conoscono, ma tutt’altro che sufficiente per definirlo “cavaliere decaduto” e dipingerlo come colui che sarebbe pronto a incassare, per fini poco chiari, i 5 milioni di euro stanziati dal governo a favore del Catasto Nazionale della Frutta. In quale film? Verrebbe quasi da dire: su mandato di chi si fanno insinuazioni così pesanti? Nel consiglio di CSO Italy siedono i rappresentati principali del settore ortofrutticolo italiano. Questo consiglio ha appena confermato per meriti, per quanto fatto a favore del settore e per le iniziative in cantiere, Paolo Bruni a presidente del Centro Servizi, dove la sua gestione è stata fin qui cristallina e di più, generosa. Per cui ci chiediamo: a cosa serve seminare tanta zizzania e gettarla in pasto a un pubblico che sa poco o nulla?

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MACFRUT 2019. Appuntamento dall’8 al 10 maggio a Rimini

Record di espositori Internazionalizzazione e innovazione. Sono le parole chiave della 36esima edizione di Macfrut, in programma a Rimini dall’8 al 10 maggio, con numeri in crescita: otto padiglioni fieristici con una presenza che per la prima volta oltrepassa i 1.100 espositori, un quarto dei quali stranieri; una sessantina di eventi tra convegni, meeting aziendali e convention organizzati direttamente dagli espositori, a testimonianza di una fiera anche di contenuti; uno sforzo notevolissimo per l’internazionalizzino, grazie anche alla collaudata sinergia con ICE Agenzia, con inviti a buyer di mezzo mondo. Undici i settori espositivi che rendono Macfrut un unicum nel contesto delle fiere di settore: sementi; novità vegetali e vivaismo; tecnologie di campo; mezzi tecnici; produzione, commercio e distribuzione; biologico; macchinari e tecnoloAprile 2019

Un quarto sono stranieri. Enorme sforzo per internazionalizzare una fiera che già si è affermata come un grande salone della filiera ma che si sta impegnando per un ulteriore salto di qualità

Renzo Piraccini durante la presentazione di Macfrut 2019 a Roma. La mela del manifesto è la mela rossa del Piemonte, regione partner di questa edizione

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ATTUALITÀ

gie del post raccolta; materiali e imballaggi di confezionamento; quarta gamma; logistica; servizi. A Macfrut quest’anno si ritrovano le principali organizzazioni del settore ortofrutticolo, dall’ACI (Associazione delle Cooperative Italiane) a Fruitimprese, da Italia Ortofrutta a Italmercati, da Fedagromercati a CSO Italy, da Coldiretti ad ANBI (Associazione delle Bonifiche Italiane). Tra le novità la presenza di un padiglione interamente dedicato all’Africa, di cui l’area Subsahariana è partner internazionale di questa edizione. Saranno presenti 200 aziende provenienti da 14 Paesi: Angola, Benin, Congo, Etiopia, Ghana, Kenya, Mozambico, Namibia, Senegal, Somalia, Sudan, Uganda, Tanzania, Zambia. L’Africa ricopre - ne è convinto il presidente Renzo Piraccini un ruolo sempre più centrale nel panorama internazionale (economico e demografico), tanto che le previsioni di crescita indicano un +5% del Pil annuale, con la previsione di arrivare a rappresentare il 5% del Pil mondiale entro il 2030. In questo contesto, l’ortofrutta può essere un volano per la crescita economica del Continente, aprendo ampi spazi di azione per l’Italia, produttore ortofrutticolo di livello mondiale e leader nella tecnologia e nel packaging. In questo panorama è stato ideato il progetto 'Lab Innova' messo in campo da Ice Agenzia con la collaborazione di Macfrut, che in-

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tende sviluppare il partenariato tra imprese UE-Africa, puntando su formazione manageriale, innovazione e trasferimento tecnologico nel settore agricolo e agroindustriale africano. In questa prima fase sono cinque i paesi africani coinvolti nel progetto (Etiopia, Mozambico, Uganda, Tanzania, Angola) tutti presenti a Macfrut. Sempre a Macfrut, tra le novità sul piano internazionale viene segnalata la prima volta di Cuba con 5 imprese, ProEcuador con 8 grandi imprese, lo stato messicano di Zacatecas con 6 imprese. E ancora, una forte partecipazione dall’Est Europa di buyer e produttori (Serbia e Uzbekistan raddoppiano l’area), così come la presenza dei principali importatori del Golfo Persico (Emirati, Bahrein, Qatar), India e Sud Est Asiatico. Partner di Macfrut in questo cammino il gruppo bancario Crédit Agricole, main sponsor e business partner, e Coface, uno dei leader mondiali nell’assicurazione dei crediti. Passiamo all’innovazione. A partire dal Greenhouse Technology Village, un vero e proprio villaggio dell’innovazione orticola in serra che ospita i principali produttori di tecnologie, materiali e mezzi tecnici, sementieri e vivaisti specializzati. Un’area altamente specializzata, posizionata nell’ingresso Est, dove vengono presentate alcune delle innovazioni destinate a diventare strumenti di

lavoro quotidiani per i produttori. Un’altra area dinamica sarà AcquaCampus, un campo dimostrativo di 500 metri quadrati dove si possono vedere in azione gli impianti di irrigazione tecnologicamente più avanzati, presentati dalle aziende leader mondiali. Terza proposta, è il ritorno di 'Macfrut in Campo', una grande area sempre allestita all’interno dei padiglioni della fiera dove viene riprodotto un vero e proprio campo prova con all’opera le macchine agricole più innovative. Nell’ambito dei convegni, si terrà la seconda edizione del Tropical Fruit Congress, il summit europeo dedicato ai frutti tropicali, quest’anno suddiviso in tre sessioni: i trend di mercato della frutta tropicale in Europa e i prodotti emergenti Lime, Papaya e Passion Fruit (8 maggio); ananas con il The Pinepple Day (9 maggio); sessione tecnica sul pre-raccolta (10 maggio). Un altro grande evento interazionale è la prima edizione del “Table Grape Meeting” (10 maggio) sull’uva da tavola, di cui l’Italia è il primo produttore europeo. Sarà il Piemonte la Regione partner dell’edizione 2019. Da anni presente nella kermesse dell’ortofrutta, in questa edizione è la protagonista con i suoi prodotti di punta a partire dalla Mela Rossa IGP di Cuneo, prodotto simbolo di questa 36esima edizione. L’ortofrutta è un settore strategico per l’economia agroalimentare piemontese. Occupa una superficie di 55.830 ettari, pari al 5% della superficie agricola totale della regione, con un peso del 14% in termini di produzione ai prezzi di base (475 milioni di euro – dati 2017). Sono 10.850 le aziende attive (registrate nell’anagrafe agricola regionale), di cui circa 1.700 orticole, 1.200 dedicate alla coltivazione di patate, 7.950 frutticole. Le specie maggiormente significative, in termini di superficie del territorio sono mele, pesche e nettarine, kiwi, nocciolo, castagno. Aprile 2019


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MELINDA. Anche i più recenti sondaggi confermano il primato

Un bollino senza rivali Melinda da 29 anni, dai tempi del primo spot televisivo, è il marchio più popolare dell’ortofrutta italiana. Un primato che anche i più recenti sondaggi confermano, malgrado tanti, recentemente, abbiano cercato la ribalta della notorietà, con altre mele a marchio, ma anche con pomodori, pere e quant’altro. Niente da fare, sul podio più alto resta la mela della Val di Non e della Val di Sole con il noto bollino blu. Quest’anno il marchio Melinda ha compiuto trent’anni, un pioniere nella diffusione mediatica di un brand italiano legato alla frutta: un anno di gavetta, poi il boom. Nel 1990 Melinda fu protagonista di uno spot in onda sulle principali reti televisive nazionali, un progetto di comunicazione che oggi può definirsi avveniristico, diventato un modello emblematico e di studio. L’idea di far nascere una mela a marchio, certificandone l’origine e la produzione, è maturata alla fine degli anni Ottanta, come risposta dei frutticoltori trentini ad un mercato in cui veniva venduta una quantità di mele con la denoAprile 2019

Diversificazione produttiva, maggiore impegno sui mercati esteri e nel marketing, innovazione varietale e tecnologica sottolineano l’attuale fase di grande vivacità del Consorzio trentino

Le celle ipogee di Melinda sono un unicum a livello mondiale. Una miniera di dolomia è stata trasformata in un enorme magazzino a basso impatto ambientale

minazione ‘Val di Non’ tripla rispetto all’effettiva produzione della zona. Il marchio Melinda nasce quindi nel 1989, quando le cooperative creano il Consorzio per la valorizzazione della Mela

della Val di Non e lo registrano in Italia e nella Comunità Europea. Melinda si guadagna presto il titolo di mela più famosa d’Italia nei primi anni Novanta. Nel 2003 – ricordano al Consorzio – arriva www.corriereortofrutticolo.it

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ATTUALITÀ

la Denominazione di Origine Protetta. Le varietà Golden, Red e Renetta Canada Melinda, allora circa il 95% della produzione, ricevono il riconoscimento DOP Mela Val di Non dalla Comunità europea. È la prima volta che delle mele italiane lo ottengono, a conferma della qualità superiore e dell’unicità delle mele prodotte dal Consorzio. Da allora è un crescendo continuo, nonostante ci sia il clima, a volte, a fare da freno. Nel 2004 il bollino approda sui trasformati, realizzati grazie alla partnership con alcune aziende trentine che producono e commercializzano prodotti a base di mela tra cui AD Chini e Graziadei Surgelati: nascono così Melinda Mousse, Melamangio, Melinda Barretta, Melinda Juice e Melinda Strudel. Il successo è immediato. Nel 2010 nasce NovaMela in collaborazione con un altro primario gruppo frutticolo inter-

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nazionale. Nel 2014 il Bollino blu approda su altri frutti: ciliegie, fragole e frutti di bosco, anch’essi espressione di un brand garante di prodotti di un livello qualitativo elevato. Nel 2017 il Consorzio approva il potenziamanto del Piano Bio, grazie al quale Melinda si prefigge di raggiungere 500 ettari di terreno da agricoltura biologica in cinque anni. Nel mese di agosto dello stesso anno viene ufficializzato l’accordo con La Trentina, che apre nuovi scenari nel rispetto del valore delle identità delle due OP.

Da maggio una delle sei cooperative del Consorzio, la Cocea, è interessata da investimenti tecnologici che miglioreranno la selezione del prodotto

L’ampliamento della gamma a marchio Melinda continua e nel 2018 arrivano sul mercato l’Aceto di mele, la Glassa all’aceto di mele bio con madre naturale, lo yogurt con le mele in partnership con YOMO, il Crumble alle mele. I processi di trasformazione delle mele Melinda proseguono nell’ottica di un ampliamento continuo della gamma ed alla mela vengono aggiunti frutti come pere, fragole e frutti tropicali: nasce Melinda Squeez, passata 100% naturale, priva di conservanti, coloranti e zuccheri aggiunti, in simpatiche confezioni a forma di mela, di grande attrazione per i più piccoli, disponibile in più gusti. Un altro successo per il brand arriva nel 2018: Melinda entra in Autogrill con Dolcemele Melinda, una tortina alle mele prodotta per il Consorzio dall’azienda campana Fresystem, fornitore prevalente di tutta la prima colazione di

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Fatturato boom per le ciliegie Melinda con l’introduzione di Cherry Vision 2 Nel 2018, il fatturato derivante dalla vendita delle ciliegie Melinda è stato il più alto di sempre. E per la prima volta, oltre il 10% di queste ciliegie sono state vendute all’estero. Risultati resi possibili anche dalla scelta del Gruppo Melinda di affidarsi alle tecnologie di Unitec per la classificazione della qualità interna ed esterna delle sue ciliegie. Nel 2016, infatti, il gruppo trentino ha acquistato e installato nel suo stabilimento di Segno (Trento), un impianto Unitec a 6 canali, equipaggiato con la tecnologia Cherry Vision 2 per la calibratura elettronica e la classificazione della qualità delle ciliegie. A distanza di tre anni da allora, i risultati raggiunti sono tangibili, concreti e parlano chiaro: l’ottenimento di frutti di qualità coerente nel tempo, reso possibile dalla tecnologia Cherry Vision di Unitec, conquista il consumatore e porta ad un vantaggio competitivo a tutta la filiera, dal produttore fino al consumatore, ed è quindi in grado di fare evolvere il business delle centrali ortofrutticole e di metterle nelle condizioni di intraprendere o incrementare il processo di esportazione.

Franco Paoli, direttore degli stabilimenti Melinda, all’apertura della stagione ciliegie del 2016, si esprimeva così: "Abbiamo iniziato da pochi giorni, ma siamo convinti che grazie a Cherry Vision 2 per la selezione dei difetti, del colore e del calibro migliorerà la nostra immagine grazie a una migliore qualità del prodotto offerto. La tecnologia Unitec ci aiuta a fornire alla clientela una qualità costante aumentando la nostra credibilità tramite i nostri prodotti di qualità coerente. Siamo convinti che questo condurrà a una fidelizzazione della clientela nel lungo periodo e questo aiuterà anche i consumi". E i risultati sono stati particolar-

mente positivi, visto che dal 2016 in poi il trend è sempre stato in crescita. I risultati oggi, in termini di incremento del fatturato e di crescente spinta all’export, si aggiungono a quelli ottenuti nel 2017: ad un solo anno di distanza dall’installazione dell’impianto Unitec nello stabilimento Melinda, infatti, è stato registrato un deciso miglioramento, sia in termini di riduzione dei costi di manodopera, sia in termini di aumento dei prezzi di acquisto ai produttori. “60 centesimi di risparmio sul costo di manodopera, 30 centesimi in più al chilo sul prezzo pagato ai produttori”: questi i numeri resi pubblici in merito ai risultati del 2017.

Autogrill. Ultimo lancio del Consorzio per il 2019 Melinda Piùchemela!, la purea di mele 100% integrale ad alto contenuto di fibre. Melinda conta su 4.000 soci produttori, 1.300 dipendenti, 6.700 ettari coltivati in due valli, con sei varietà di riferimento. Una produzione record, quella del 2018, con 440 mila tonnellate di mele stoccate. Sono 80 i Tir che ogni giorno trasportano mele Melinda in tutta Italia. Il 30% della produzione va all’estero. Durante una recente iniziativa riservata alla stampa in occasione

del trentennale, il presidente del Consorzio Michele Odorizzi ha annunciato che la cooperativa Cocea, una delle sei aderenti a Melinda, rinnoverà il proprio impianto per selezionare le mele con tecnologie che possono valutare la qualità interna dei frutti in maniera non invasiva. I lavori inizieranno a maggio e proseguiranno fino a gennaio 2020. Durante la stessa iniziativa un nutrito gruppo di giornalisti qualificati ha visitato le celle ipogee per le quali Melinda prepara il quarto lotto e l’apertura ai turisti. Nel 2020 l’avveniristica realizzazione sot-

terranea ricavata nella Miniera di Rio Maggiore (80 ettari su tre piani, 2,5 ettari dedicati alle mele) sarà visitabile. Si tratta dell’unico impianto al mondo per la frigo-conservazione della frutta in ambiente ipogeo. Esso permette grandi risparmi di energia elettrica e di acqua e dimezza le emissioni CO2, costituendo un unicum davvero eccezionale, un’esclusa mondiale di Melinda. Con queste premesse, scalfire il primato italiano di Melinda sarà, da parte dei competitor, molto difficile, mentre sull’estero il Consorzio può certamente dire di più.

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Ha raddoppiato aree e volumi la mela rossa Red Moon Red Moon® obbliga consumatori e distributori a non distinguere più le mele solo per il colore della buccia, ma anche per quello della polpa. Da fine novembre 2018 a marzo 2019, i consumatori italiani hanno avuto la possibilità di conoscere e gustare le mela a polpa rossa Red Moon® in vendita in alcuni importanti Mercati ortofrutticoli all’ingrosso, nei punti vendita Eataly, in alcune insegne della distribuzione moderna e su una piattaforma e-commerce. “In realtà quella appena conclusa è la terza campagna commerciale per Red Moon® - dichiara Simon Clementi, responsabile per l’omonima azienda del progetto mele a polpa rossa - ma le precedenti sono state più che altro dei test commerciali, mentre quella appena conclusa forte di 1.000 tonnellate di prodotto ci ha permesso di stare sul mercato in maniera più continuativa e ampia e di accompagnare le vendite con le prime attività promozionali per spiegare il prodotto, svelando il claim “Surprise Inside” che accompagna sempre il logo. Ad ufficializzare il lancio in Italia di Red Moon® è stata la vendita promozionale nello store Ortobra Gourmet da FICO, a cui è seguito l’ingresso in tutti i punti vendita Eataly, compresi quelli di Monaco di Baviera e Stoccolma. L’interesse dimostrato dai consumatori è stato lusinghiero e interessante per i tanti spunti offerti.” “Red Moon è il brand che contraddistingue e valorizza due varietà ticchiolatura resistenti a buccia e polpa rossa, selezionate e brevettate dopo oltre dieci anni di lavoro: RM-1, RS-1, entrambe caratterizzate da alte rese e lunga shelf-life” spiega Luis Clementi, responsabile dell’omonima ditta specializzata nella commercializzazione di mele, licenziataria e Aprile 2019

Soddisfazione nel Gruppo Clementi che ha voluto fortemente lanciare le due varietà che sono sotto lo stesso marchio e che rappresentano una novità assoluta per il colore della polpa

Rossa fuori e dentro. Per Red Moon il 2018 ha segnato il battesimo commerciale

socia proprietaria del brand e della Red Moon srl insieme ai francesi Jean-Luc Carrieres e Vivai Escande e all’italiana Kiku Variety Management. “Nel 2018 - prosegue Luis - la superficie piantata a RS-1, che matura prima di Golden Delicious, e alla più tardiva RM-1, che matura poco prima di Fuji, è stata di 58 ettari tra Italia e Francia, ma già in questa primavera siamo arrivati a superare i 100 ettari investiti. Per il 2019 prevediamo un raccolto di almeno 2.000 tonnellate, intanto proseguiamo con la messa a punto della tecnica colturale e di post raccolta per garantire elevata incidenza di prodotto di categoria extra e prima e tenuta ottimale.” Dopo il lancio sul mercato di tante nuove cultivar di mele caratterizzate dalle stesse caratteristiche - sapore più o meno dolce, croccantezza e succosità - Red Moon ha indubbiamente destato l’attenzione di grossisti e buyer nazionali, e non solo, perché rappresenta una vera novità per il

sorprendente colore della polpa, ma anche per il sapore deciso e piacevolmente acidulo, cosa che la rende adatta anche ai mercati del Nord Europa, dove la melicoltura italiana ha perso terreno. Ma Red Moon® è molto richiesta anche nei Paesi asiatici per il suo particolare profilo nutritivo, caratterizzato da elevato contenuto in antociani e polifenoli, potenti antiossidanti naturali. Gli asiatici impazziscono letteralmente per i prodotti healthy e i superfood. Per sviluppare tali mercati è strategico l’ampliamento del gruppo avvenuto a novembre scorso in occasione di Interpoma al partner australiano Barolli Orchard, che ha acquisito la licenzia per il mercato domestico. Jurgen Braun, titolare di Kiku Variety Management insieme al fratello Thomas, afferma che Red Moon® Surprise Inside non è semplicemente il brand di un gruppo di varietà resistenti a polpa rossa, è proprio un progetto diverso da tutti gli altri.

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Tante attese ma un grido d’allarme arriva dalla Basilicata Emanuele Zanini Le fragole italiane viaggiano in altalena. La partenza al Sud è stata buona. Poi c'ha pensato (come al solito) la Spagna a scombinare le carte in tavola e creare più di qualche problema sui mercati. Con i giorni prima di Pasqua le cose sono tornate nuovamente nella norma, con i produttori che hanno tirato un sospiro di sollievo rinnovando un moderato ottimismo per la parte finale della stagione primaverile. Ma a fine aprile un grido di allarme si è alzato dalla Basilicata, prima regione produttrice italiana, per i prezzi troppo bassi, tali da non rendere conveniente la raccolta. Pietro Paolo Ciardiello, direttore della Cooperativa Sole di Parete (Caserta), di recente nominato coordinatore del Comitato Fragola per l'Organizzazione Interprofessionale, traccia un quadro Aprile 2019

La Pasqua aveva acceso speranze tra i produttori, ma a fine aprile i prezzi anche delle fragole di qualità sono crollati inducendo alcune aziende ad interrompere la raccolta. Strategie sul tappeto

Pietro Paolo Ciardiello

generale del mercato: “L'avvio è stato soddisfacente. Gennaio e febbraio sono stati buoni mesi. Anche per buona parte di marzo la situazione è stata positiva, ma nella seconda parte la Spagna ha iniziato a spingere molto, invadendo il mercato. I prezzi si sono abbassati enormemente. Si sono visti cestini da mezzo chilo di prodotto spagnolo a 60-70 centesimi. Il prodotto italiano, venduto con le stesse confezioni in media tra 1,30 e 1,50 euro, non può competere sul prezzo. Deve puntare sulla qualità, di certo nettamente superiore. E nonostante l'aggressività esagerata degli spagnoli, siamo riusciti a difenderci. La domanda si è mantenuta diwww.corriereortofrutticolo.it

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screta anche nei momenti più difficili. Molto buone le richieste dall'estero, a tal punto che in certe circostanze non siamo riusciti a soddisfarle completamente”. Tra i motivi, la mancanza di parte del prodotto. “Come Coop Sole siamo sotto i nostri standard di 1.000 quintali al giorno. Siamo arrivati a 7-800 quintali al giorno”. Le previsioni parlano di 70 mila quintali di prodotto entro il 31 maggio, a cui si aggiungeranno altri 10 mila quintali in giugno. Ciardiello rivela come la cooperativa campana stia lavorando al rinnovamento varietale e in particolare su due-tre nuove cultivar. “Il nostro obiettivo è differenziarci per soddisfare le esigenze dei vari clienti. Non tutti cercano le stesse fragole. Noi cerchiamo quindi di offrire prodotti differenti per venire incontro alle varie richieste, dalle fragole precoci fino a quelle tardive. Vogliamo sempre più differenziare le produzioni per adeguarci alle diverse tipologie di clientela. Ma lavoriamo molto anche sulle confezioni e sulla naturalità della frutta. Cercheremo di trasferire le tecniche del bio anche nel convenzionale. Dopo un primo test positivo, abbiamo lanciato il nostro nuovo brand SìBon, caratterizzato da prodotti premium, anche nella variante bio”. E proprio il biologico è un segmento su cui il gruppo casertano sta investendo molto: 25 ettari di fragole sui 200 totali infatti sono bio. “Stiamo ragionando su come sviluppare una filiera italiana della qualità”, aggiunge Ciardiello, “ba-

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sata su alcuni elementi imprescindibili come il gusto, la salubrità, la naturalità del prodotto, oltre alle soluzioni più innovative e sostenibili di packaging e con l'impiego di tecniche colturali che siano meno impattanti dal punto di vista ambientale. È questo il nostro biglietto da visita”. Per quanto riguarda il nuovo ruolo di coordinatore del comparto Fragola per l'OI, Ciardiello afferma come l'organizzazione stia lavorando per comunicare un concetto base: “Sviluppare la fragola italiana come un progetto unico sui 4 mila ettari coltivati lungo lo Stivale, pur facendo emergere le caratteristiche distintive di ogni zona produttiva, di ogni varietà. Il mercato sta riconoscendo questo sforzo di far conoscere questa nostra ricchezza. Ma dobbiamo arricchirlo ulteriormente di contenuti. Nei prossimi anni dobbiamo caratterizzare ulteriormente il prodotto fragola, facendo emergere l'italianità del prodotto. E rispetto alla concorrenza estera, spagnola in primis, abbiamo un vantaggio: la conservabilità. La fragola è un prodotto altamente deperibile. Sul mercato italiano il prodotto nazionale arriva ovviamente prima di quello estero (la Spagna ci mette quattro giorni a portarlo sui nostri scaffali) e

Carmela Suriano: “Nella nostra regione la fragola è un volano dell’economia. Chiediamo interventi”

quindi più fresco e salubre. Il nostro compito è inserire tutte le varietà in un progetto unico, valorizzando le tipologie, da Nord a Sud, dalle prime raccolte a novembre in Sicilia fino al successivo ottobre sulle montagne veronesi”. Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit traccia un quadro della situazione pochi giorni prima di Pasqua. “In Basilicata è stata raccolta quasi metà della produzione. La partenza è stata buona, con una buona distribuzione dei volumi raccolti, poi il mercato si è appesantito a causa di una raccolta influenzata dal clima. Le basse temperature hanno inciso sulla raccolta anche in Campania dove tuttavia la situazione di mercato è stata più regolare anche se condizionata maggiormente dalla pressione delle produzioni spagnole. Buono l’andamento delle produzioni biologiche. In Romagna nella settimana antecedente Pasqua sono iniziati i primi stacchi, in ritardo rispetto alle previsioni, ma in linea con un'annata normale per queste aree. La previsione produttiva è in linea con le nostre quote produttive degli ultimi anni. Si prevede il pieno della raccolta nei primi giorni di maggio quando la Spagna diminuirà la pressione ed i consumi dovrebbero raggiungere i massimi. Il rialzo delle temperature dovrebbe riportare un riallineamento delle quotazioni sul prodotto italiano”. Segnali positivi ha colto Francesco Nicodemo, presidente di AssoFruit, immediatamente dopo Pasqua: “Dopo settimane con prezzi insoddisfacenti, le quotazioni pochi giorni prima di Pasqua hanno ripreso vigore, fino ad arrivare, per esempio, a quattro euro al chilo venerdì 19 aprile”. Un mercato in ripresa, grazie anche al periodo festivo che ha creato un certo ottimismo nel settore. Positivo, nello stesso periodo, sembrava anche il giudizio di Carmela Suriano, ceo di Club Candonga, ma la musica è camAprile 2019


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“Siamo arrivati un po’ in ritardo in questa stagione ma abbiamo cercato di fare delle scelte accurate prima di lanciarlo”. Esordisce così Pietro Ciardiello nell’annunciare il debutto del brand SìBon, il marchio pensato e studiato per firmare unicamente l’alta qualità delle fragole della Cooperativa Sole di Parete. Tre i plus su cui Sìbon nasce e ai quali promette fedeltà senza cedimenti, dichiarandoli esplicitamente sul packaging: gusto, profumo e naturalità. La confezione, infatti, riporta in forma ben visibile le diciture “+Dolce, +Profumata, + Naturale”, accompagnate da un codice QR che rimanda alla spiegazione e all’approfondimento del perché queste fragole vantano effettivamente tali attributi differenzianti. “Abbiamo concepito tutto in funzione di un posizionamento di qualità superiore - precisa il direttore Ciardiello - a partire dal nome, che contiene in sé il concetto di bontà e di gusto e su quale, per la brevità, facile pronunciabilità e i riferimenti musicali, contiamo nel conseguire notorietà non solo in Italia ma biata a fine aprile e proprio dalla Suriano si è alzato un grido di allarme: “I prezzi delle fragole nelle ultime settimane hanno raggiunto livelli così bassi da spingere molti produttori ad abbandonare i campi nel clou della produzione. Si tratta di una situazione di mercato difficilissima che rischia di mettere in ginocchio il comparto, volano dell’economia lucana”. “In Basilicata - precisa Carmela Suriano - sono oltre 300 le aziende impegnate nella produzione di fragole, sono 12 mila le unità lavorative presenti durante le fasi di raccolta e con l’indotto si sviAprile 2019

anche all’estero. In quanto al logo, intimamente legato al nome, abbiamo preferito optare per un design semplice ma di impatto, come si può notare dall’effetto sul packaging. Oltre ad avere un ingombro significativo, il marchio rappresenta l’unico elemento colorato delle confezioni e perciò emerge in forma volutamente vistosa”. SìBon sarà un sistema aperto, svincolato dalle singole varietà. “Abbiamo ritenuto fondamentale - sottolinea Pietro Ciardiello riportare sulla confezione il nome della varietà a caratteri cubitali per informare, con immediatezza, il consumatore sul tipo di fragola che sta comprando, ma la garanzia dell’alta qualità è affidata esclusivamente al marchio. luppano fatturati di milioni di euro. Nonostante le attività di promozione e gli sforzi realizzati dai produttori per offrire al mercato un prodotto salubre ed etico, i risultati non sono soddisfacenti”. Suriano ha poi spiegato: “Tutto ciò è sicuramente da ricondurre

La solita concorrenza spagnola sui prezzi andrebbe calmierata da scelte diverse della GDO

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Qualità dentro e fuori, impegno di Coop Sole a sostegno del nuovo marchio SìBon Questo ci consentirà, in futuro, di allargare la gamma SìBon anche ad eventuali nuove varietà che risponderanno ai plus su cui il marchio sta fondando la sua ragion d’essere”. Le fragole SìBon sono sul mercato già da questa settimana e in concomitanza sta partendo una campagna promo-comunicazionale che coinvolge più mezzi rivolti al consumatore finale. Uno spot da 15 secondi in stile cartoon (che mette in evidenza il gusto e il posizionamento del prodotto abbinandolo allo champagne) girerà sul primo blog di cucina Italiana “Fatto in casa da Benedetta”, come pre-roll di molte ricette, e naturalmente su youtube . Intanto, una campagna stampa su “Fior Fiore in Cucina” di Coop è già in essere da aprile e proseguirà fino a giugno. Sono inoltre previste degustazioni nei punti vendita. “Per ora - conclude Ciardiello riteniamo di aver creato un buon marchio e buone premesse perché SiBon si affermi come sinonimo di fragola di alta qualtà. L’impegno di Coop Sole sarà totale affinché ciò si realizzi”. alla mancanza di un quadro normativo nazionale e comunitario che tuteli le produzioni di qualità non solo per il prodotto fresco, ma anche per quello destinato alla trasformazione. Infatti, in presenza di difficoltà nel collocare il prodotto sul mercato del fresco, riscontriamo la totale assenza di domanda anche da parte dell’industria di trasformazione. Da una parte le normative consentono di realizzare preparati (confetture, bibite e semilavorati) con una percentuale minima di frutta, dall’altra sul mercato sono sempre più presenti ingenti quantitawww.corriereortofrutticolo.it

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tivi di puree discutibili da un punto di vista qualitativo e di sicurezza alimentare, provenienti da Paesi extracomunitari e dalla Cina. Anche le aziende locali di trasformazione della nostra regione, finanziate con risorse comunitarie destinate al settore primario, non si approvvigionano dai produttori presenti sul territorio. Quando questo avviene, la remunerazione offerta è di solo qualche centesimo di euro al chilo, che non copre neppure il costo

necessario per la raccolta. Pertanto, per la sopravvivenza dell’intero comparto fragolicolo lucano, è necessario un intervento delle istituzioni regionali e nazionali affinché venga tutelato il prodotto italiano non solo fresco ma anche quello destinato alla produzione industriale”. Per Marco Eleuteri, dell'OP Armonia di Battipaglia, l'alta qualità alla fine rimane l'unica via possibile per tentare di rimanere competitivi.

Gianluca Bellini, direttore commerciale di APO Scaligera, che abbiamo sentito il 19 aprile, non si è sbilanciato: “La stagione per noi è alle porte. Il prodotto si presenta bene, con forma regolare e buon tenore zuccherino, e qualità generale molto buona. Avremo una partenza anticipata di una settimana. Confermeremo i volumi 2018 e ci prepariamo ad affrontare il mercato guardandoci alle spalle ma anche avanti, dando uno sguardo in particolare alla produzione tedesca. Speriamo che i volumi tedeschi non arrivino prima dell'8-10 maggio. Infine per quanto riguarda le nostre varietà, la percentuale di Garda, nostro cavallo di battaglia, aumenterà ancora. Insieme con Apo 1 rappresenterà l'80% della produzione di fragole primaverili. Abbiamo un prodotto di alta qualità. Vedremo come risponde il mercato”.

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COPERTINA PROTAGONISTI

MARCO BIASIN. Ha portato il digital marketing nell’ortofrutta

La formula di Fruttaweb Chiara Brandi Marco Biasin ha 27 anni e da cinque è impegnato nel lancio e nello sviluppo dell’attività di vendita di ortofrutta online attraverso la start up innovativa Fruttaweb. Con un fatturato 2018 di 1,2 milioni di euro, un parco clienti di circa 40mila persone da tutta Italia, per uno scontrino medio intorno ai 40 euro, Fruttaweb è il primo servizio nazionale per la consegna di ortofrutta a domicilio. La proposta di oltre 1.000 prodotti in assortimento e l’elevata qualità sono gli elementi di differenziazione del business, valorizzati attraverso una comunicazione efficace e mirata. “Il nostro posizionamento - spiega Biasin viene definito dall’ampiezza e dalla profondità dell’offerta, dagli elevatissimi standard qualitativi e dai contenuti. Questi ultimi sono necessari per valorizzare il servizio e, in particolare, per abbattere Aprile 2019

27 anni, laurea in economia, esperienze all’estero, Marco Biasin ha vinto lo scetticismo che tutt’oggi persiste nell’acquisto online di ortofrutta. Tempestività sì, ma soprattutto qualità

Fruttaweb è entrata con successo in una nicchia di mercato caratterizzata da consumatori dall’elevato potere di acquisto

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PROTAGONISTI

COPERTINA

CHI è

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MARCO BIASIN

Marco Biasin è un giovane imprenditore bolognese di 27 anni, laureato in in Economia e International Management all’Università di Bologna. Dopo aver fatto numerose esperienze professionali all’estero, da Dubai alla californiana Silicon Valley passando dall’Irlanda e New York è oggi il direttore operativo di Fruttaweb, realtà che ha fondato cinque anni fa. Figlio d’arte, il padre è titolare di una azienda di produzione e commercializzazione di ortofrutta da oltre 40 anni, Marco Biasin ha saputo fare della propria passione per il digitale un’attività reale e profittevole. “Il core business di Fruttaweb è la vendita online di ortofrutta fresca; la nostra mission - sottolinea - è cambiare la percezione dell’ortofrutta nella mente del consumatore, elevandola da commodity a prodotto premium”.

FRUTTA WEB

Fruttaweb nasce nel 2014 come start up innovativa, una particolare forma di impresa prevista dall’ordinamento italiano, concepita come strumento volto a favorire l’occupazione giovanile e semplificare l’accesso agli strumenti finanziari per le imprese giovani che puntano all'innovazione. In qualità di start up Fruttaweb ha percorso tutte le fasi previste di valida-

lo scetticismo che tutt’oggi persiste nell’acquisto online di ortofrutta”. Da metà dello scorso anno Fruttaweb ha iniziato a diversificare le proprie attività commerciali: “Il core business è, e rimarrà sempre, il servizio al cliente privato di ortofrutta fresca, sfusa e di qualità (la IV e la V Gamma rappresentano meno del 10% dei prodotti in portafoglio ndr.), ma ci

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zione del mercato e di condivisione del progetto con fondi e acceleratori per raccogliere del capitale da poter investire all’interno della società. Proprio grazie all’interesse di un acceleratore estero il team Fruttaweb ha vissuto un semestre di trasferta slovena, a Lubiana, per studiare ulteriormente il progetto, cercando nuove soluzioni di crescita sempre più ‘forte e sana’. Dopo l’esperienza slovena, la start up ha raggiunto un altro importante traguardo riuscendo a ottenere un finanziamento dal più grande fondo di investimento nazionale ‘Italian Angel for Growth’. Ad oggi è una realtà da 1,2 milioni di euro di fatturato con previsioni di crescita a doppia cifra. Prospettive che hanno attirato l’attenzione di realtà importanti del settore, in primis quella di una grande gruppo cooperativo.

“Siamo consapevoli di essere i soli ad offrire attualmente un certo tipo di servizio con una tale capillarità di consegna. I nostri concorrenti? Amazon Fresh e tutte quelle insegne che fanno un servizio a domicilio”

stiamo accorgendo che tale offerta può soddisfare anche la domanda Horeca e i dettaglianti. Da ottobre 2018 è stata dunque lanciata una nuova piattaforma interamente dedicata al cliente business, dove è possibile accedere con la propria partita Iva e acquistare quantità più elevate. Nell’apposita sezione, il cliente business può comporre in autonomia la propria pedana da 15/20 colli, che sarà consegnata il giorno successivo direttamente al punto vendita. E’ un servizio che sta andando molto bene e sta crescendo moltissimo perchè va a colmare un grande gap finora presente sul mercato nostrano”. Sebbene l’entrata nel mondo del B2B possa sembrare un’attività concorrente a quella dei Mercati Ortofrutticoli, di fatto l’approvvigionamento di Fruttaweb avviene per il 20% proprio all’interno del CAR di Roma, dove dallo scorso agosto ha in affitto uno spazio dedicato. A ben vedere si potrebbe piuttosto considerare Fruttaweb anche come una possibile soluzione all’annosa questione degli orari di apertura dei Centri Agroalimentari, andando a intercettare chi generalmente non vi si approvvigiona per le difficoltà legate alle restrizioni orarie dei Mercati stessi. Dunque chi sono i veri concorrenti di Fruttaweb? “Amazon Fresh e tutte quelle insegne o quei piccoli supermercati locali che effettuano il servizio di consegna a domicilio”, risponde Biasin, che aggiunge: “Sebbene riconosciamo alcune nostre criticità, senza falsa modestia, siamo consapevoli di essere i soli a offrire attualmente un certo tipo di servizio con una tale capillarità di consegna”. Ad oggi Fruttaweb non ha la pretesa di sostituirsi al supermercato né di riuscire a soddisfare il fabbisogno quotidiano di ortofrutta: “I nostri clienti costituiscono una nicchia di mercato che si caratterizza per l’elevato potere di acquisto e la predisposizione al consumo di ortofrutta di qualità, come Aprile 2019


COPERTINA

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PROTAGONISTI

dimostra il valore medio delle battute di cassa. Da parte nostra vogliamo identificarci come il servizio che offre uno standard qualitativo elevato ponendolo sotto un unico brand commerciale”. Un posizionamento chiaro e preciso, che eleva l’ortofrutta venduta dalla start up da commodity a prodotto premium. L’ipotesi è che tale strategia possa comportare uno sbilanciamento del business verso il servizio dedicato all’Horeca e ai dettaglianti: “Bisogna tuttavia distinguere - precisa il fondatore di Fruttaweb - tra la distribuzione del fatturato e la distribuzione del valore; è vero che con ogni probabilità le vendite con partita Iva cresceranno molto in futuro, trattandosi di segmento ampio e variegato, ma continueremo sempre a focalizzarci sul cliente privato per il valore che egli apporta in termini di conoscenza del mercato, di interpretazione dei trend, di analisi cliente etc.”. Arrivati fin qui è lecito chiedersi come nel concreto prenda forma il servizio di Fruttaweb. Nei fatti tale attività è abbastanza sempliAprile 2019

ce: una volta ricevuto l’ordine di acquisto si attiva la ‘macchina di approvvigionamento’ e viene composta la cassetta in una sorta di logica ‘just in time’. Il magazzino, come già detto, si trova all’interno del CAR di Roma: “La scelta di trasferirci operativamente nella capitale è dovuta all’ampia offerta di ortofrutta disponibile all’interno del Centro Agroalimentare più grande in Italia e, al contempo, alla sua posizione strategica che ci permette di servire quasi tutto il Paese entro 24 ore dalla ricezione dell’ordine (escluse Genova, Torino, Udine e le Isole che ricevono i prodotti in 48 ore)”.

“Il core business è il servizio al cliente privato di ortofrutta fresca, sfusa e di qualità ma ci stiamo accorgendo che la nostra offerta può soddisfare anche la domanda Horeca e quella dei dettaglianti”

La consegna è affidata al corriere STEF, specialista europeo del trasporto e della logistica agroalimentare a temperatura controllata, con cui Fruttaweb sta implementando un progetto di Home Delivery in grado di assicurare la catena del freddo, la completa tracciabilità del prodotto e la massima sicurezza alimentare. Tornando a parlare delle diverse linee di business della start up, tra quelle che stanno crescendo di più c’è il Progetto Brain Fruit, dedicato alle aziende che vogliono inserire all’interno del proprio piano welfare la fornitura di frutta ai dipendenti con la consegna settimanale di una cassetta di prodotti di stagione direttamente sulla loro scrivania: “Stiamo ricevendo molte richieste spontanee proprio per l’elevato livello dell’offerta, disponibile per tutte le sedi aziendali dislocate sul territorio”. Altrettanto positivi sono i risultati del servizio di agency per conto terzi implementato dal portale: “In questo caso ci proponiamo come intermediari della comunicazione promuovendo il brand di www.corriereortofrutticolo.it

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PROTAGONISTI

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aziende dell’ortofrutta su tutti i canali Fruttaweb. Una prestazione di comunicazione e, al contempo, di vendita, che siamo gli unici a poter garantire grazie alle caratteristiche peculiari della nostra attività di business”, spiega Biasin. A questo punto è doveroso aprire una breve parentesi per spiegare il grado di copertura digital di Fruttaweb: “Siamo attivamente presenti sul web in maniera molto estesa. Utilizziamo tutti gli strumenti che possono esserci a disposizione dai social network all’email marketing fino alle newsletter e alle campagne a pagamento, tutto questo producendo davvero molti contenuti: il nostro obiettivo non è vendere un prodotto ma un servizio”. Dal 2017, inoltre, è online una piattaforma di informazione B2C completamente indipendente da Fruttaweb di contenuti relativi a tutto il mondo dell’ortofrutta con la pubblicazione di una decina di nuovi articoli ogni giorno. Anche in questo caso, neanche a dirlo, i risultati sono eccellenti: le visite per anno raggiungono quasi i 3,5 milioni per circa un paio di milioni di visitatori unici. Quella di Fruttaweb sembra dunque una scommessa vinta; ma le difficoltà, soprattutto all’inizio, sono state davvero molte: “Creare il business da zero è stato la criticità più grande. Circoscrivendo l’attività al solo settore ortofrutticolo, sul mercato non c’era, e non c’è, nessuno da cui copiare. A livello mondiale esistono altre realtà simili, ma operano in scenari completamente differenti dal nostro: in Inghilterra la propensione all’acquisto di cibo online è

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7 volte maggiore rispetto all’Italia, ciò significa che non possiamo prendere come esempio un operatore britannico ma dobbiamo sviluppare un nostro progetto imprenditoriale totalmente differente. Questa è stata la nostra maggiore difficoltà ma anche la nostra forza, perché nel momento in cui non c’è nessuno da copiare non c’è nemmeno niente da temere. Di errori ne abbiamo fatti tanti ma abbiamo sempre cercato di imparare dagli sbagli, correggendo il tiro e migliorandoci sulla base della nostra esperienza”. Tuttavia, se fino a qualche tempo fa entrare in questo business poteva essere un azzardo, ad oggi l’attrattività è tale da rendere la crescita della competizione (in particolare dovuta all’attività online dei retailer) una vera e propria minaccia. L’unico modo per scongiurarla è lavorare per abbattere definitivamente la diffidenza all’acquisto di ortofrutta online, aumentando così la fetta di consumatori potenziali. “Velocizzare la consegna non è prioritario per noi - ammette Biasin - . L’obiettivo di Fruttaweb è esaltare le virtù dell’ortofrutta proponendo realmente un prodotto fresco e di qualità; investire nella velocità così come nell’economicità del servizio andrebbe contro quello che noi consideriamo, con un po’ di presunzione, un’intensa attività di ‘educazione del consumatore’”. Fino ad oggi la chiave del successo di Fruttaweb è stata la capacità di unire l’esperienza nel settore con l’intraprendenza digitale del giovane Marco Biasin: “La start up è nata in seno all’azienda di fa-

miglia di produzione e commercializzazione di ortofrutta, attingendo dalla preziosa esperienza di mio padre. Anche adesso che siamo cresciuti, le sinergie create con diversi produttori sono su questa falsariga, cercando di coniugare la preparazione dovuta all'esperienza di chi produce da anni con la nostra conoscenza digitale, due competenze fondamentali che devono necessariamente essere presenti se non si vuole fallire in questo settore”. Piedi ben saldi a terra e sguardo orientato al futuro: si potrebbe descrivere così l’approccio imprenditoriale di Marco Biasin, che conclude questa lunga chiacchierata parlando dei prossimi progetti: “Il nostro obiettivo è estendere ulteriormente tutte le diverse linee di business, consapevoli delle enormi potenzialità di un mercato come quello dell’ecommerce, settore food in primis, che cresce a doppia cifra anno su anno. Inoltre, nell’ottica di sostenere una miglior percezione del prodotto ortofrutticolo nella mente del consumatore, l’idea è di sviluppare la sezione del sito dedicata ai prodotti IGP e DOP. In termini geografici, consapevoli della forza che abbiamo nel proporre prodotti made in Italy, tra i progetti futuri c’è quello di ampliare il servizio a Paesi limitrofi come Germania, Francia e Spagna, dove ad oggi non è stato ancora implementato niente di simile a Fruttaweb. Infine, sul piano della logistica abbiamo molte idee; sicuramente sarà uno dei rami in cui investiremo di più nel prossimo futuro e che farà maggiormente la differenza”.

“Creare il business da zero è stata la criticità più grande, anche perché sul mercato non c’era nessuno da cui copiare. Come ci regoliamo con le consegne? Ci siamo affidati al corriere STEF”

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MERCATI&

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DISTRIBUZIONE

ALLEANZA TRA MERCATI. Mercabarna stringe i rapporti con il CAR

Barcellona ci crede Si è tenuto l'11 aprile al CAR l’incontro tra i rappresentanti del Centro Agroalimentare di Roma e una delegazione di dirigenti e grossisti del Mercabarna, il Centro Agroalimentare di Barcellona, due Mercati che sono i più grandi dei rispettivi Paesi e insieme movimentano un totale di oltre 2,6 milioni di tonnellate di ortofrutta per un volume di affari di oltre 7 miliardi di euro. La visita ha fatto seguito all’intesa siglata a Roma lo scorso 18 febbraio, nel quale uno dei punti sottoscritti prevedeva l’impegno a promuovere missioni commerciali. Proprio per questo nella Capitale erano presenti il general manager di Mercabarna Josep Tejedo Fernández insieme ai membri dello staff dirigenziale, il presidente dell’associazione dei grossisti del Mercato, Jaume Flores Tort, e una decina di grossisti catalani. Ad accoglierli Fabio Massimo Pallottini, direttore generale di CAR. Aprile 2019

Una delegazione catalana ha visitato il Centro agroalimentare di Roma dopo l’accordo dello scorso febbraio. Grazie al ruolo dei porti di Barcellona e Civitavecchia i traffici potranno crescere

Jaume Flores Tort, presidente dei grossisti, con il direttore Josep Tejedo

Dopo il benvenuto, nel nuovo Welcome Center del CAR, che praticamente è stato inaugurato nell'occasione, e una visita a di-

verse sezioni del Mercato, che ha suscitato vivo interesse da parte degli ospiti, si sono svolti nel pomeriggio incontri b2b che hanno www.corriereortofrutticolo.it

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MERCATI

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Italmercati, comitato itinerante E in tanti bussano alla porta Il rintocco della vecchia campana del Mercato di Padova, oggi custodita all’interno della palazzina del MAAP, ha dato il via ai lavori del nuovo Comitato di Gestione di Italmercati. Con l’occasione è stata inaugurata da parte della Rete una serie di incontri che si terranno all’interno delle diverse strutture aderenti. Ciò permetterà ai soci di vedere e analizzare da vicino le realtà economiche, la logistica e le procedure dei diversi Mercati. “Dopo Padova ci vedremo a Milano, Roma e Catania - ha affermato Fabio Massimo Pallottini, presidente Italmercati -. È un’ulteriore opportunità per sviluppare tematiche, approfondimenti, scambiare know how e la conoscenza nella gestione delle buone pratiche. La campana che abbiamo suonato tutti insieme è un gesto simbolico: unisce passato e futuro di questo Mercato, suggella il rilancio delle attività della nostra Rete d’Imprese, imprime un’ulteriore spinta alla comune volontà di fare bene”. Una Rete che consolida il suo ruolo di riferimento per tanti soggetti che lavorano all’interno e all’esterno della filiera dei Mercati. “Continuano a pervenire proposte di convenzioni, collaborazioni e accordi - precisa Pallottini -. Importanti realtà hanno

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ormai capito che grazie a questo gruppo si ha la possibilità di parlare con gli undici Mercati italiani maggiormente rappresentativi, migliaia di operatori, di imprese e grandi gruppi. Verso i nostri stakeholder vi è un indubbio crescente interesse a cui vogliamo dare risposte adeguate”. Italmercati partecipa in questi giorni alle più importanti vetrine nazionali e internazionali: a Bruxelles in occasione del Seafood Expo Global, a Rimini con un proprio stand a Macfrut, sempre a maggio con l’intervento del presidente Pallottini a Tuttofood a Milano. E ovviamente si pianifica già la presenza a Madrid di ottobre. “Questo 2019 sarà un anno dove le attività dei nostri mercati sul green e l’eco-sostenibilità si affermeranno definitivamente conclude il presidente di Italmercati -. Ad aprile a Roma abbiamo portato le nostre esperienze all’evento 'Chiudere il cerchio' dedicato all’economia circolare nella filiera distributiva dell’ortofrutta. Dalla lotta agli sprechi ora possiamo fare tutti insieme un salto di qualità nella gestione degli imballaggi e proporci come modello di riferimento anche in campo ambientale”.

coinvolto una ventina di aziende dei due Mercati. Fabio Massimo Pallottini commenta: “Quando abbiamo siglato il protocollo con Mercabarna, il nostro obiettivo era proprio realizzare giornate come questa, perché per promuovere nuovi scambi commerciali è anche importante che gli operatori si conoscano, imparino pregi e segreti di entrambi i Mercati e possano capire come collaborare in maniera più proficua. Ci auguriamo che presto da questo incontro nascano grandi frutti”. Josep Tejedo Fernández da parte sua ha aggiunto: “Sono molto contento di essere qui, con gli amici del CAR. Un incontro molto importante per sviluppare pratiche comuni e soprattutto per rinforzare i rapporti fra i grossisti che possono così far nascere nuovi scambi commerciali e anche trovare soluzioni a problemi comuni. È un primo passo, ma di sicuro ne seguiranno altri”. Una visita di una delegazione romana al Mercabarna è prevista subito dopo l’estate. Tra RomaCivitavecchia e Barcellona il collegamento marittimo di Grimaldi permette un flusso mercantile rapido e a condizioni vantaggiose. L’Italia è già il primo mercato di sbocco per i grossisti-esportatori catalani, che dopo aver incrementato il business anche in Francia e in Europa centrale, lo stanno espandendo nell’Est Europa, a partire da Romania e Ungheria. Si tratta ora di vedere se il traffico potrà essere incrementato nei due sensi, costituendo questa iniziativa un’opportunità anche per l’export italiano verso la penisola iberica. La presenza all’interno del CAR di alcuni global player italiani, che hanno voluto collocare all’interno del Centro Agroalimentare di Roma, le loro basi logistiche per il Centro Italia, potrebbe dare impulso, insieme all’azione dei grossisti, ad un flusso di esportazione via Civitavecchia agevolato dall’inserimento sulla rotta di nuove navi. Aprile 2019


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Sarà il polo logistico più grande in Italia nel canale discount, con un superficie coperta di 92 mila metriquadri da destinare alla distribuzione di ogni tipologia merceologica. MD ha scelto di realizzare il Centro Distributivo di Cortenuova, in provincia di Bergamo, con il preciso intento di servire tutti i punti vendita del Nord e Centro Nord, sia quelli attuali, sia quelli inseriti nel consistente piano di sviluppo triennale del Gruppo che prevede di aumentare i 750 punti vendita già esistenti con una media di 45 nuove aperture all’anno fino al 2021, per un investimento complessivo di un miliardo di euro circa. La posizione di Cortenuova è strategica per la distribuzione lungo l’asse che attraversa la Pianura Padana, garantendo connessioni rapide con la Bre-Be-Mi (2,5km di distanza), con l’autostrada A4 (15,5km) e con la linea ferroviaria Milano-Venezia. Il nuovo centro darà un forte impulso all’occupazione nella zona, prevedendo un nutrito numero di assunzioni. La storia di questo investimento comincia nel gennaio del 2018 con l’acquisizione dei 370 mila metri quadri su cui sorgevano le acciaierie di Cortenuova. MD si aggiudica il lotto con un’offerta che viene avanzata dalla propria società Sequenza Spa di Bolzano per un importo di 13 milioni e 85 mila euro.nAll’acquisizione del terreno segue un investimento di oltre 80 milioni di euro, per un progetto che prevede la riqualificazione di un’area da lungo tempo degradata attraverso la realizzazione di strutture all’avanguardia per l’innovazione tecnologica e in termini di sostenibilità ambientale. Un intervento dunque che non pensa solo alla logistica, ma anche a minimizzare l’impatAprile 2019

DISTRIBUZIONE

La riscossa di MD passa dalla nuova mega-piattaforma

La Lidl a Torino lancia l’orto urbano sul tetto A Torino Lidl ha aperto il primo punto vendita al mondo con orti urbani sul tetto. È il frutto di un progetto di riqualificazione che restituisce alla cittadinanza torinese un’area abbandonata da anni che si estende su oltre 4.500 metri quadrati. La struttura realizzata dal discount tedesco, oltre all’area di vendita da 1.250 metri quadri, dispone di circa 1.400 metri quadri di orti realizzati sul tetto dell’edificio che verranno dati in gestione a

ReTe Ong, un’associazione che si occupa di sviluppare progetti di cooperazione e di inclusione sociale per le persone in difficoltà. È dal 2017 che si parla dell’apertura di questo nuovo Lidl. Il discount sorge nell’area compresa tra via Bologna, via Pacini, via Quittengo e via Ristori. "Con gli orti urbani e il fotovoltaico - sostengono orgogliosi a Lidl - questo è il punto vendita più sostenibile al mondo".

to sulle risorse naturali e a favorire l’utilizzo delle energie rinnovabili. L’acquisizione di un’area dismessa implica di non consumare nuovo suolo e la struttura è pensata anche per utilizzare l’acqua di falda per lo scambio di calore e restituirla previa depurazione insieme alle acque meteoriche. In più non ha scarichi nel terreno o in atmosfera e utilizza per la sua energia un impianto fotovoltaico di importanti dimensioni. Il nuovo centro distributivo è pensato per ospitare i più avanzati sistemi logistici robotizzati. All’interno si trovano 13.600 mq destinati al reparto ortofrutta, 11.250 mq del reparto Sa.Fo (sa-

lumi e formaggi), 8.250 di GV (secco tradizionale) e diverse aree destinate allo stoccaggio e conservazione per le merci più diverse. Collegata al magazzino una palazzina uffici di 2.200 mq. I centri distributivi MD già presenti in Italia sono: Gricignano di Aversa in provincia di Caserta di 65 mila mq; Dittaino in provincia di Enna di 30 mila mq; Bitonto in provincia di Bari di 34 mila mq; Trezzo Sull’Adda inprovincia di Bergamo di 32 mila mq; Verdellino in provincia di Bergamo di 10 mila mq; Mantova di 26 mila mq e Macomer in provincia di Nuoro di 50 mila mq.

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MONDO

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Le regioni europee dell’ortofrutta confermano Simona Caselli Antonio Felice Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna, è stata confermata all’unanimità il 27 marzo a Bordeaux presidente di Areflh, l’Associazione delle Regioni e dei produttori europei dell’ortofrutta, per il prossimo triennio. Aveva iniziato il primo mandato nel 2016. L’assemblea annuale di Areflh, svoltasi nella sede della Regione Nouvelle Aquitaine, ha provveduto a rinnovare anche le altre cariche. Simona Caselli sarà affiancata dal presidente del Collegio dei produttori Jean Louis Moulon, anche lui riconfermato nella carica. Nel nuovo consiglio di amministrazione, in rappresentanza dell’Italia, una Regione e tre rappresentanti di organizzazioni di produttori. Si tratta della Regione Basilicata, che affianca nel CdA di Areflh le Fiandre, la Nouvelle Aquitaine, la Bretagna e la Catalogna. Per le organizzazioni dei produttori i rappresentanti italiani sono Lisa Martini per l’emiliana Finaf, Giulia Montanaro per la trentina Assomela e Domenico Sacchetto per AOP Piemonte. Un pacchetto di rappresentanti decisamente forte dunque e con una rilevante componente femminile. Un risultato piuttosto sorprendente quello italiano considerata la decisa prevalenza delle regioni francesi (ben nove) tra quelle aderenti all’Areflh. Nell’occasione Simona Caselli ha commentato: “Mi ha fatto molto piacere questa riconferma. Significa che il lavoro fatto è stato apprezzato sia dalle Regioni che dai produttori. In questi tre anni abbiamo realizzato gli obiettivi che ci eravamo prefissati a inizio mandato: è stata allargata la base sociale e geografica dell’associazione, con l’ingresso di 8 AOP e 5 Aprile 2019

L’assessore all’agricoltura dell’Emilia Romagna sarà la presidente di Areflh anche per il prossimo triennio. Forte componente italiana nel consiglio di amministrazione. Un gran lavoro a Bruxelles

Simona Caselli, un’azione incisiva nei confronti della politica agricola comunitaria

nuove Regioni, da ultima la Regione Lazio che rafforza la rappresentanza italiana; abbiamo rinnovato la struttura organizzativa, con una nuova giovane segreteria generale e l’apertura di un ufficio a Bruxelles, presso la delegazione della Regione Emilia-Romagna, per essere più vicini alle istituzioni europee; abbiamo promosso la ricerca nel settore facendo rete a livello europeo con iniziative e convegni e partecipando a progetti che hanno ottenuto rilevanti finanziamenti nell’ambito del programma europeo per la ricerca Horizon 2020; abbiamo lavorato sulla promozione e sensibilizzazione al consumo di ortofrutta con specifiche pubblicazioni presentate nelle principali fiere ortofrutticole d’Europa. Ma soprattutto abbiamo rafforzato il nostro ruolo di interlocutore privilegiato per la Commissione Europea ottenendo risultati che da soli, come

Regioni o come AOP, non avremmo mai potuto raggiungere”. “Penso - ha precisato Caselli - all’incremento dei volumi di ritiro delle pesche e nettarine durante la crisi del prezzo del 2017. O al provvedimento che ha consentito alle OP orticole di riconoscere, all’interno dei programmi operativi, gli aiuti per la produzione integrata ai terreni e non solo alle colture inserite nell’OCM. Tutto questo è stato accompagnato da un costante lavoro di monitoraggio e ricognizione degli sviluppi normativi che riguardano l’Organizzazione Comune di Mercato dell’Ortofrutta che si è tradotto anche nella formulazione di documenti di posizione e proposte emendative, spesso fatte proprie dal legislatore europeo. E’ il caso dei contributi sui fondi di mutualizzazione, le pratiche di commercio sleali e, da ultimo, le proposte di regolamento per la PAC 20212027 che ci ha visto impegnati www.corriereortofrutticolo.it

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MONDO

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Anecoop rafforza il ruolo di leader in Spagna Il colosso della cooperazione ortofrutticola spagnola Anecoop ha sfondato i 700 milioni di euro di fatturato nella stagione 2017-2018 (+6% sull’annata precedente), con oltre 812 mila tonnellate di prodotti commercializzati. Considerando tutte le società del gruppo i numeri sono ancora più grandi con quasi un milione di tonnellate di prodotti venduti e oltre 900 milioni di giro d’affari. Gli agrumi sono il principale comparto per il colosso iberico, anche se è cresciuto pure quello delle drupacee grazie all’incorporazione nel 2018 di Fruits de Ponent, azienda specializzata nella produzione integrata di drupacee (per l’80%) e pomacee, che ha consentito di ampliare la gamma e il calendario. In aumento il segmento degli ortaggi, che ha registrato la crescita più marcata con un +10,5%. Salgono di quota anche i prodotti biologici che costituiscono il 3% dell’offerta di Anecoop e quanell’elaborazione di emendamenti finalizzati a tutelare e rafforzare il regime dell’OCM ortofrutta”. All’assemblea ha presenziato Rudolf Moegele, numero due della Direzione Generale Agricoltura della Commissione UE. A lui Caselli si è rivolta ribadendo la richiesta da parte delle regioni agri-

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si il 7% del fatturato - con un incremento del 26,6% rispetto all’anno precedente. Anecoop esporta in 70 Paesi, con il mercato europeo che assorbe poco più del 92% delle vendite. In testa c’è la Francia con 197 mila tonnellate vendute, il secondo mercato è quello nazionale (circa 162.000 tonnellate) e il terzo è la Germania con 151 mila tonnellate vendute.

cole europee di mantenere inalterate le risorse per lo sviluppo rurale e di garantire alle Regioni il ruolo di autorità di gestione per meglio corrispondere ai fabbisogni specifici dei diversi territori e delle diverse agricolture che le Regioni stesse rappresentano. “La PAC è l’unica vera politica comu-

ne europea, come richiama il suo stesso nome - ha ribadito la confermata presidente di Areflh -. Le decisioni rilevanti per i nostri agricoltori si prendono a livello europeo e questo è un bene perché pone tutti sullo stesso piano, senza distorsioni di concorrenza. Bisogna però fare in modo che si tenga conto della diversità e dei bisogni dei singoli territori, che sono anche la ricchezza della UE e del nostro Paese. L’esperienza che ho vissuto in questi 3 anni indica che se si fa rete, si dimostra competenza, si fanno proposte fondate, si viene ascoltati e si ottengono risultati. L’Europa è lontana solo per chi non sa costruire relazioni e non vuole confrontarsi”. La prima elezione di Simona Caselli era stata un dovuto riconoscimento all’Emilia Romagna come Regione di primaria importanza nel panorama dell’ortofrutta europea, questa conferma ha un significato ben più importante, è il riconoscimento di un impegno portato avanti con competenza e dell’importante contributo che il nostro Paese è ancora in grado di dare in ambito europeo quando esprime amministratori capaci e impegnati.

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FRESH CUT

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Mariangela Latella Insalate arricchite, zuppe, ready meals e succhi di ultima generazione come smoothies e centrifugati, sono i driver di crescita degli scaffali di IV e V Gamma del reparto F&V fresca di Carrefour Italia. Driver che, secondo Massimo Silvestrini, responsabile acquisti ortofrutta di Carrefour Italia, potrebbe fare lievitare il peso di queste categorie merceologiche sui reparti ortofrutta. Dott. Silvestrini, c’è chi sostiene che i prodotti ready-to-eat potrebbero occupare una posizione predominante nei reparti ortofrutta per effetto dei nuovi comportamenti dei clienti. E’ d’accordo? “Il cliente – risponde Silvestrini in esclusiva per Fresh Cut News – per sua natura è poliedrico, con esigenze diversificate, ma la prima gamma rimarrà ancora l’esigenza primaria. Tuttavia non mi stupirei se il ready to eat arrivasse ad incidere in maniera così importante sulle vendite di ortofrutta. Il fenomeno del ready-to-eat

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Massimo Silvestrini, responsabile acquisti ortofrutta di Carrefour Italia ritiene che la prima gamma rimarrà ancora l’esigenza primaria anche se ammette la dinamicità delle nuove proposte che è già esploso da cinque o sei anni e va sempre più diffondendosi. Soprattutto perché risponde a esigenze di consumo specifiche, alle nuove abitudini alimentari, alla ricerca di prodotti salutari e al tempo sempre minore che il consumatore ha per cucinare. Questo target è disposto a pagare i prodotti ad alto contenuto di servizio pronti all’uso molto di più rispetto allo sfuso”. Quali sono le strategie di Carrefour Italia per cavalcare questa crescita ed intercettare le esigenze dei consumatori? “Stiamo continuamente cercando di cogliere i messaggi del cliente attraverso indagini di mercato proprio per riuscire a rispondere alle diverse esigenze di occasioni di acquisto. Nella seconda metà del 2019, usciremo con nuove ricette per una linea di zuppe pronte che sarà venduta a marchio

Carrefour. Abbiamo iniziato a testare le prime referenze da tre anni e hanno dato risultati molto interessanti. Come pure performance interessanti sono date dalle insalate arricchite, ormai veri e propri sostituti del pasto corredati di condimenti e ricettazioni sfiziose, o dall’ultima generazione di succhi con estrazione a freddo, o centrifugati di frutta e verdure. Questi segmenti sono molto più dinamici rispetto alle insalate mono-gusto tradizionali in busta o anche ai mix, siano essi di varietà cosiddette ‘tenere’ come songino o rucola o ‘adulte’ come lattughe, radicchio, indivie eccetera”.

notizie selezionate da freshcutnews.it

L’arrembaggio della IV Gamma minaccia le insalate sfuse?

Quanto influisce la competizione dei soft discount su questo trend? “Il mondo dei soft discount ha adattato il proprio assortimento alle nuove aspettative del consumatore italiano inserendo presidi

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notizie selezionate da freshcutnews.it

FRESH CUT

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L’aggressività dei discount consiglia alla Coop di investire maggiormente nella convenienza La competizione sulla IV Gamma è sempre più serrata. Da qualche anno anche i discount presentano una buona offerta di base e fanno registrare trend di crescita importanti anche su tale comparto. Coop Italia rilancia sulla competizione commerciale di settore, puntando su un approccio di category management allo scaffale della IV Gamma, sull’ampliamento dell’offerta di V gamma, su nuovi prodotti a marchio del distributore, sull’innovazione di prodotto con nuove referenze. Ce ne parla Alberto Ancarani, responsabile Ortofrutta IV e V Gamma di Coop Italia in un’intervista esclusiva per Fresh Cut News, in cui anticipa alcune linee della prossima strategia commerciale dell’azienda per il settore del ready-to-eat dei freschi e freschissimi. Come stanno andando i consumi nel settore della IV Gamma? “In questi primi tre mesi del 2019 – afferma Ancarani – abbiamo fatto registrare sulla IV Gamma una buona crescita a vo-

lume. Ovviamente abbiamo, vista la competizione, maggiormente investito sulla convenienza, pertanto il dato a valore è sostanzialmente stabile.” Su che piano si gioca la competizione? “Sicuramente la leva del prezzo è sempre più importante, le performance dei discount lo testimoniano. Tuttavia la nostra strategia deve ovviamente guardare la convenienza, ma anche il servizio, il prodotto, la profondità assortimentale senza però avere doppiature sullo scaffale, la facilità di lettura del display. Sui nostri pdv abbiamo mediamente 40-50 codici di IV Gamma che non svolgono tutti lo stesso ruolo. Infine non dobbiamo dimenticare la V Gamma, dove oggi si sta concentrando l’innovazione, e sulla quale dobbiamo necessariamente essere un passo avanti,” In che senso? “La V Gamma è meno ‘banale’ della IV Gamma perché comporta ricettazione, processi più

di ortofrutta, pane fresco e di carne. Alcuni stanno lavorando anche sul reparto pescheria. Inevitabile il loro approccio anche a questa fascia di prodotto che oggi incide sul totale dell’assortimento F&V in una percentuale che va dal 15 al 30%. Più il retailer è evoluto e più questa quota si avvicina al 30%, come nel caso di Carrefour”. In che modo Carrefour Italia fronteggia questa competizione? “All’inizio abbiamo dato una risposta molto semplice lanciando, circa sette anni fa, una linea a marca di fantasia di prodotti mono-gusto ad un euro a confezione,

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complessi, differenze più marcate in termini di posizionamento e servizio. Per una referenza di IV Gamma il prezzo è la variabile più evidente mentre per la V Gamma il gioco si complica”. In che modo Coop Italia sta pianificando di gestire questi sviluppi di mercato? “Per rispondere a queste sfide di mercato, dobbiamo essere un passo avanti cercando di innovare. Abbiamo già innovato in V Gamma tre anni fa, lanciando la linea di zuppe Bio private label con ricettazioni diverse che hanno fatto ottime performance. Abbiamo poi proseguito con la PL sui piatti pronti, con lo sviluppo di altre referenze biologiche. Ma ci sono ancora tanti ambiti in cui lavorare come ad esempio i burger vegetali, i piatti pronti con verdure cotte, il category management, posizionamento, prezzo e l’innovazione anche nel settore di IV Gamma che, rappresentando circa il 10% del fatturato del reparto ortofrutta, merita un progetto di valorizzazione e di sviluppo adeguato”. (m.l.) aveva un’aspettativa anche verso un presidio entry level. Adesso stiamo invece lavorando sulla marca privata Carrefour e Carrefour Bio”.

Massimo Silvestrini di Carrefour

facendo leva sul prezzo e sul posizionamento. Il feedback è stato immediato perché sono arrivati a rappresentare un percentuale significativa della IV Gamma. Questo ci ha dimostrato che il cliente

In che modo? “Per i prodotti più altovendenti, la private label occupa la maggior parte dello scaffale. Mentre, attraverso le innovazioni di prodotto offerte dai marchi del produttore, abbiamo la possibilità di testare le risposte del mercato e successivamente valutare se introdurle nel nostro assortimento di marca privata di modo che sui prodotti maturi la private label abbia un ruolo predominante”. Aprile 2019


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