Corriere dell'Isola n. 42 2013

GRATIS

PRIMO PIANO

a pag. 2

SPORT •

UN GOL AL BACIO E NULLA PIÙ

INTUILI POLEMICHE PER UNA FOTO

TERRA DEI FUOCHI a pag.12 IL SUO POPOLO ARDE NAPOLI

IN MIGLIAIA ALLA MANIFESTAZIONE

Anno XVII - n. 42 • 31 Ottobre - 6 Novembre 2013

settimanale gratuito delle isole di Ischia e Procida • www.corrieredellisola.com

L’OMBRA

DI ME STESSO

Negli ultimi decenni i motivi per i quali le persone scelgono di suicidarsi sono in aumento. Ad Ischia nel corso degli ultimi due anni c’è stata una terribile escalation

PERSONAGGIO MISTER IERVOLINO IL GIOVANE ALLENATORE ISOLANO

a pag. 14

SPORT

a pag. 16

EXTRÀ

a pag. 18

CARLINO FAR RISENTIRE LA SUA VOCE SENZATOMICA AD ISCHIA LETTERA APERTA AI TIFOSI LA SOKA GAKKAI PROMOTORE DELLA MOSTRA

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• primo piano

31 Ottobre - 6 Novembre 2013

www.corrieredellisola.com

La foto, scattata da Granatissimi. com, fa il giro del web. Scoppiano inutili polemiche e alcuni articoli e commenti appaiono decisamente inappropriati

UN GOL AL BACIO E NULLA PIÙ

• di Alessandra Vuoso

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ono trascorsi più di dieci giorni e la notizia continua a fare immotivatamente scalpore, amplificata da rumors, supposizioni voluttuarie e stampe tendenziose. Il 19 ottobre si è disputato, a Campagna, il match di categoria Beretti Ischia - Salernitana. Durante la gara un giovane attaccante dell'Ischia, dopo aver segnato un gol, esulta di gioia; mima un cuore con le dita, gesto simbolico adottato spesso dai calciatori, indicando qualcuno fra i tifosi, ai quali si avvicina

correndo. Dalla tribuna si alza un ragazzo che gli va incontro.

Il calciatore, attorniato dai compagni di squadra altrettanto esultanti, si arrampica sulla rete che delimita il campo di gioco e lo bacia sulle labbra.

La foto, scattata da Granatissimi. com, fa il giro del web, come se si trattasse di un accadimento sconvolgente. Se ciò non bastava ad alimentare le fantasie dei più, a farlo ci hanno pensato alcuni articoli di stampa online, coloritamente arricchiti di osservazioni, commenti e prese di posizioni non richieste e decisamente inappropriati. Sembra che

questo gesto abbia lasciato molto interdette le tante famiglie presenti allo stadio. Pare addirittura che alcuni genitori presenti alla partita si siano lamentati di essere stati privati, in tal modo, di parte della propria libertà personale. C'è chi inneggia al comportamento antietico e all'esibizionismo non richiesto e finalizzato ad una notorietà di cattivo gusto. È subito inquisizione ai ragazzi, marchiati come "fidanzatini". Qualcuno lancia in campo la possibilità che si sia trattato di una scommessa pre gara o di uno scherzo giovanile. La famiglia del calciatore ha chie-

sto la rettifica degli articoli - la rettifica è un obbligo di legge (art. 8 legge 47/1948 sulla stampa) - minacciando querela in quanto l'accaduto è stato gonfiato, storpiato e ingiustamente reso caso mediatico; la richiesta, interpretata come un coming out, ha fatto ulteriormente infiammare la polemica.

E giustamente si sono fatti avanti i portavoce delle associazioni Arcigay. «Quello che non possiamo assolutamente condividere – ha affermato Antonello Sannino, presidente Arcigay Napoli "Antinoo" e responsabile nazionale politiche sportive Arcigay – è che

si voglia far passare per "scandaloso" o "esibizionistico" un gesto di purissima libertà.

Indipendentemente dall’orientamento sessuale dei ragazzi, un bacio tra persone dello stesso sesso è un gesto di affetto, di amore, di gioia e di libertà.

Questa vicenda ci da la giusta dimensione dell’omofobia ‘sommersa’ in questo Paese, oltre ad evidenziare una profonda incapacità di una parte della stampa di saper affrontare con tranquillità e correttezza episodi come questo». Siamo nel 2013 e di lotte e rivolte per i diritti ce ne sono state a bizzeffe. I nostri predecessori - e in alcuni casi noi stessi - hanno davvero combattuto per la parità dei sessi, per la libertà personale per il superamento di bigottismi preimposti e d'altri tempi.

A quanto pare la vittoria è solo molto superficiale. Esiste un'omofobia radicata e stemperata, in facciata, dal perbenismo.

Proprio il perbenismo che non condanna gli aspetti relativi, ad esempio, alla mercificazione del corpo e dell'immagine della donna, che probabilmente non si esprimerebbe così radicalmente davanti allo stesso gesto compiuto da due ragazze. Soprattutto sembra che fini e motivi delle lotte politicosociali siano stati travisati per il perseguimento di una libertà personale totalizzante, che non riconosce i limiti di quella altrui e tollera falsamente

precetti umanitari universali.

Forse è proprio come sostenuto da Benjamin Constant: «la nostra libertà è il pacifico godimento dell'indipendenza privata».

Non si conoscono i motivi del bacio fra i due giovani - che possono essere molteplici - e per tale ragione non ci si dovrebbe esprimere in merito. Non lo si dovrebbe fare anche per una questione di discrezione e rispetto sia degli altri che della legge - «L’omosessualità è una condizione dell’uomo degna di tutela, in quanto la libertà sessuale deve essere intesa come libertà di vivere senza condizionamenti e restrizioni le proprie preferenze» (Cassazione 16417/2007). Soprattutto non si dovrebbe usare il mezzo stampa in maniera impropria, selezionando notizie a cui si da visibilità impropria, pubblicando articoli tendenziosi; specialmente in un momento in cui i problemi relativi all'intolleranza dell'omosessualità vengono frequentemente a galla con conseguenze tragiche. Si dovrebbe combattere l'intolleranza, non alimentare tendenze omofobe che di paura non hanno un bel niente ma sono solo pretesti per scaricare rabbia e frustrazione repressa su vittime designate. «Odio la parola omofobia. Non è una fobia. Non sei spaventato.

Sei un coglione! ». (Morgan Freeman)

EDITORIALE

Il gay, dove lo metto ?

• di Graziano Petrucci

R

endiamocene conto. Siamo una comunità – si fa per dire- in sofferenza. In eterno dibattito sul chi siamo e dove vogliamo andare. Su cosa sia giusto e cosa sbagliato. In cui trovano spazio baci rubati tra ragazzi, frutto dell’esultanza per il gol in una partita di calcio, scambiati per notizie (per questo, inutili). In cui tornano gli assessori al culto che se da un lato sono liberi di non conformarsi al pensiero massificato, dall’altro dovrebbero farsi sostenitori

assieme agli altri di un principio, quello di uguaglianza, sancito dalla Costituzione. In cui diventano inflessibili le reazioni e le critiche, sfociando quasi nel moralismo, di chi è a favore o contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso. In questo buio, intellettuale e dell’anima, qualcuno si aggrappa all’ideologia, se ancora ne esiste qualcuna, qualche altro alle proprie convinzioni personali frutto di condizionamenti, per lo più religiosi o dettati dall’educazione, o da un perbenismo di cui siamo maestri e che non perde mai occasione per mostrarsi.

CORRIERE DELL’ISOLA è un settimanle distribuito gratuitamente ogni giovedì ad Ischia e Procida.

DIRETTORE RESPONSABILE Diego Mattera d.mattera@corrieredellisola.com

Registrazione al tribunale di Napoli n. 4816 del 20/11/1996

www.corrieredellisola.com redazione@corrieredellisola.com tel. +39 08119503495

Talvolta assume posizioni assolute che ci stordiscono, contribuendo così a generare visioni surreali e limitate. In questo quadro poco lusinghiero, in cui facciamo da cornice, le resistenze sono forti. Aumenta pure la fatica ad accettare il «frocio».

Perché ci sconvolge la sola idea che l’alieno sia in mezzo a noi. Non più persona, ci scandalizza. Turba l’ordine delle cose che riteniamo stabili, ormai consolidate e pietrificate da una presunta normalità di cui diventiamo strenui difensori. Mentre la società intorno a noi cambia, preferiamo

girare come trottole in delirio pronte a respingere tutto quello che ci viene addosso.

L'ignoranza può assumere forme colorate.

A volte edulcorate. Si manifesta nei modi più impensabili. E' chiusura. Ci rende persone grette. Aumenta e alimenta le divisioni e la dualità. Ci fa guardare l'altro come «diverso», in ogni sua forma, mentre ci rotoliamo nel fango delle nostre pseudo certezze. Opprime, con la sua tendenza ad apparire sola e unica ipotesi «giusta». Le corrispondono spesso posizioni estreme in cui, usando anche un’ossessiva aggressività

SOCIETA’ EDITRICE Nuvola Grafica Via M. Schioppa 78 - Forio (NA) PROGETTO GRAFICO, IMPAGINAZIONE E STAMPA Nuvola Grafica www.nuvolagrafica.it

Collaborano con la redazione: Stefano e Pancrazio Arcamone, Pietro Di Meglio, Giovanni Cavalcanti, Iacopo Ielasi, Francesco Castaldi, Paola Casulli, Graziano Petrucci, Claudio Iacono, Alessandro De Cesaris, Elvira Agnese, Alessandra Vuoso, Isabella Puca Foto: F. Trani, L. De Luise, Rossella Pisano

verbale, si obbliga con la forza l'altro ad adattarsi o, peggio, soggiacere. Ignorare il «perché», l'evitare di porsi domande per tentare almeno di trovarne le risposte o guardare le cose con gli occhi dell’altro, è parte di un processo e un pensiero ristretto che ha (da) sempre un padre e una madre.

Lo sappiamo, è l'operazione più difficile.

La eludiamo con la tipica ingenuità (fasulla) di chi guarda scorrere il mondo affacciato al balcone. Perché occupare posto nel flusso, mina la base su cui l'ignoranza stessa poggia e si nutre: noi stessi.

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITA’ Nuvola Grafica Via Mons. Schioppa 78 • 80075 Forio (NA) Tel. +39 081 19503495 corrieredellisola@nuvolagrafica.it commerciale@corrieredellisola.com

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31 Ottobre - 6 Novembre 2013

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Negli ultimi decenni i motivi per i quali le persone scelgono di suicidarsi sono in aumento. Ad Ischia nel corso degli ultimi due anni c’è stata una terribile escalation

L’OMBRA DI ME STESSO

• di Lucia De Luise e Elvira Agnese

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ono molteplici e diversissime le definizioni che si usano per descrivere il suicidio: il più grave dei peccati, la vendetta contro chi ci ha fatto del male, la più grande espressione di libertà. Albert Camus nei suoi tanto irregolari quanto struggenti “Taccuini” scriveva: «La gente crede sempre che ci si uccida per una ragione. Ma si può benis-

simo uccidersi per due ragioni».

Negli ultimi decenni però i motivi per i quali le persone scelgono di compiere questo gesto estremo sono terribilmente in aumento, tanto da far parlare di natura multidimensionale del fenomeno: delusione d’amore, forte crisi economica, sfiducia in se stessi, bullismo e mobbing; alcune cause che, il più delle volte, opprimono al limite la vita di un individuo, colpevole forse di avere un animo più sensibile rispetto ai componenti della

società che lo circonda.

Un ulteriore fattore che gioca un ruolo fondamentale nei soggetti già socialmente e psicologicamente deboli è la componente emulativa; per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1999, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione e prevenzione tramite il SUPRE, un progetto volto a ridurre le possibilità di suicidio infrangendo i tabù che ruotano attorno a questo argomento tramite un’assistenza

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specifica ai paesi, seminari regionali e nazionali e una diffusione consistente di risorse che facilitano il vivere quotidiano delle persone. Non solo: la stessa organizzazione ha stilato un opuscolo che traccia una linea guida per insegnanti e operatori sociali proponendo alcuni criteri per l’identificazione delle situazioni più a rischio.

Dati Istat alla mano cerchiamo di capire come questa massima manifestazione di malessere si è sviluppata negli anni.

SITUAZIONE NAZIONALE Facendo un confronto tra i paesi Ocse, l’Italia è tra gli ultimi posti con i livelli più bassi di mortalità causata da suicidio detenendo un trend negativo, passando dagli 8,0 decessi ogni centomila abitanti nel 1993, ai 5,9 avuti nel 2009. Nel periodo preso in considerazione, ossia dal 1993-2009 (ultimo anno disponibile), i suicidi sono diminuiti significativamente da 8,3 a 6,7 ogni centomila abitanti. Le aree geografiche più colpite sono il

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Nord-ovest e il Nord-est del bel paese, il Centro invece resta prossimo alla media nazionale, mentre il Sud ha valori di gran lunga inferiori rispetto al resto del paese. Facendone una questione di genere sono i maschi che hanno una tendenza maggiore al suicidio, più di tre volte rispetto a quella femminile.

Scopriamo inoltre che, in Italia, i ragazzi laureati hanno un’inclinazione al suicidio nettamente in declino. La cattiva informazione riporta spesso e volentieri dati sballati e inesatti tendendo a sciorinare statistiche “last-minute” per ogni evenienza, politica e sociale che si voglia. I titoli sensazionalistici, a cui ormai siamo abituati, è cosa nota, vendono molto di più.

Responsabilità e cautela sembrano ormai valori dimenticati.

SITUAZIONE LOCALE Se in Italia i numeri parlano di una chiara diminuzione di suicidi,

ad Ischia nel corso degli ultimi due anni c’è stata un’escalation di persone che hanno deciso di congedarsi dal mondo nel più buio dei modi. Su una popolazione così ridotta come la nostra impressiona la frequenza con cui avvengono questi episodi e viene naturale interrogarsi su tutte queste morti: a distanza di un anno (2011/2012) si sono tolte la vita due persone; un uomo di 60 anni viene trovato impiccato ad un albero e un ragazzo di soli 23 è stato ritrovato esanime presso la sua abitazione.

Il 2013, non ancora finito, sembrerebbe un anno tragico: a gennaio una donna 47enne di nazionalità

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SPECIALE SUICIDI •

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ucraina ma residente a Casamicciola è stata trovata morta. Durante l’estate sono morte 4 persone: un 25enne foriano si è impiccato nel suo garage; un ragazzo giovanissimo, dopo aver perso tutto al gioco d’azzardo, si lancia dalla Chiesa del Soccorso; un uomo di 47 anni morto in circostanze poco chiare e un 56enne si suicida in un terreno a Serrara Fontana. Ottobre porta via con sé una persona, una donna di 48 anni si toglie la vita nel suo appartamento. È un mosaico tragico di volti e di storie a cui non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. Numerose associazioni si sono mobilitate per combatte-

re questo fenomeno; il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell'Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori), ad esempio, nel luglio 2013 ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli dopo la morte di un ragazzo diciannovenne suicidatosi per aver perso tutti i suoi averi alle slot machine. Tra le righe dell’esposto compaiono dati inquietanti per quanto riguarda le persone affette da gioco d’azzardo patologico: “- l'85,5 % di chi ha tra i 10 e i 19 anni dice di giocare; il 67 % di chi pratica giochi su internet ha meno di 29 anni; il 56 % dei giovani tra i 10 e i 19 anni dichiara di giocare per passare il tempo; il 10 % dei minori gioca più di tre volte alla settimana e per più di tre ore”. Tra le cause più diffuse del suicidio ci sarebbe quindi il gioco d'azzardo, che è "una vera e propria istigazione" secondo il Codacons, che miete vittime soprattutto tra i più giovani. Perché se la scelta di togliersi la vita è dettata anzitutto da un ineluttabile senso d’impotenza, il circolo vizioso della dipendenza dal gioco, ne diventa senza dubbio capofila. Ad Ischia d’altronde, come in tutto il resto del paese, sono svariate le motivazioni che colpiscono sia il ventenne che il cinquantenne. I giovani isolani si sentono troppo spesso soli, lasciati a decidere da sé cosa è bene e cosa è male mentre gli adulti, sempre più colpiti dalla crisi economica, sono avvolti in uno manto di perenne impotenza. Due generazioni lontane che però sovente hanno lo stesso comune denominatore: abbandonarsi a se stessi.

Il trend dei suicidi nel 2013 di imprenditori e lavoratori è in crescita rispetto all’anno 2012

«DOBBIAMO SUICIDARCI TUTTI…?»

Ancora non sono state studiate le statistiche riguardanti i suicidi nel 2013 ma sappiamo che nei primi mesi di quest’anno lo stillicidio di persone, nella maggior parte dei casi imprenditori e lavoratori, che si sono tolte la vita sale a quota 39; il trend sembrerebbe in crescita rispetto all’anno 2012 che conta 89 imprenditori che hanno creduto che l’unica via percorribile fosse il suicidio. Ma sono ancora dati da analizzare attentamente. Si tratta di imprenditori che hanno costruito il loro futuro e quello dei propri figli sul sogno di un’intera vita vedendolo trasformarsi inevitabilmente in incubo quando la crisi economica, soprattutto quella degli ultimi due anni, ha incalzato e, come un fiume in piena, subissato tutte le speranze di crescita.

Persone, prima che imprenditori, che sono state lasciate sole nella loro disgrazia e che hanno in tutti i modi cercato un appiglio nelle istituzioni, molto spesso indifferenti; è un lampo di parole, gelido e straziante, quello che ha lasciato un imprenditore su un bigliettino prima di suicidarsi: “Dobbiamo suicidarci tutti per far capire quanto è grave la situazione?”. E proprio per questa totale solitudine in cui riversano gli imprenditori che la Confedercontribuenti, ad aprile, ha voluto denunciare i suicidi di imprenditori come “suicidi di stato” chiedendo una commissione d’inchiesta a livello internazionale. Sono innumerevoli le storie di imprenditori-coraggio che continuano, nonostante le difficoltà economiche, a tenere in vita la propria azienda per non lasciare senza lavoro i propri dipendenti. Perché, si sa, quando è un imprenditore a fallire di conseguenza anche i lavoratori si trovano per strada, disoccupati. Tutti sulla stessa barca, senza gerarchie.

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Intervista a Don Giuseppe Nicolella - Il dialogo come risposta concreta per combattere il suicidio

RITROVIAMO INSIEME LA SOLIDARIETÀ PERDUTA

• di Lucia De Luise

I

schia, con i suoi 63000 abitanti, è una piccola comunità prevalentemente cattolica che si è vista sottrarre vertiginosamente figli, padri, madri e fratelli. Spesso si ricerca nella religione risposte che la politica e la società non riesce a darci; per questo motivo abbiamo chiesto il parere di Don Giuseppe Nicolella, prete giovane tra i giovani, uno dei caposaldi della collettività religiosa ischitana Come si pone la Chiesa cattolica nei riguardi di questo incremento di suicidi?

«L’atteggiamento della Chiesa indubbiamente è simile a quello di una madre che è preoccupata quando non riesce più a capire i sui figli. Il suicidio

resta comunque un gesto tragico, disumano e quindi ci si interroga soprattutto quando a compierlo sono dei giovani. Nessuna causa deve giustificare un suicidio, però ci sono alcune motivazioni che rendono quest’atto ancora più assurdo. I problemi si affrontano, non si deve credere che con il suicidio si possa risolvere il problema, anche perché inevitabilmente la problematica non viene eliminata ma si riflette su un altro individuo. Bisogna chiedersi inoltre cosa stiamo facendo per evitare che i suicidi avvengano e capire come ridurre in maniera significativa e notevole questo fenomeno».

Qual è per Lei il motivo dell’aumento di tutti questi casi?

«Sostanzialmente il suicidio è il frutto di un’effettiva debolezza culturale; oserei dire che la nostra società sta

attraversando un periodo davvero buio. Sentendo parlare i missionari ci si domanda: Perché i suicidi non avvengono in posti poveri come l’Africa?

Non solo perché in quei posti c’è un sentimento religioso molto forte dove il suicidio viene avvertito come un peccato grave, ma soprattutto perché quella gente è ancora abituata a combattere. Noi possiamo vedere questo atteggiamento anche in quei profughi che vengono qui in Italia; sono delle persone dure, temprate; affrontano viaggi disumani. Quella è una forza anche comunitaria, che viene fuori dal loro contesto culturale. Nell’occidente europeo e nord-americano, dove abbiamo tutto, la tempra dell’essere umano si è indebolita. Siamo molto fragili, insicuri ed ecco allora che il suicidio si presenta come manifesta-

zione di questa debolezza».

Sente, soprattutto nei giovani, una crisi di valori che, inevitabilmente, porta ad un cattivo approccio con la realtà?

«I ragazzi non vivono una crisi di valori, la ereditano dai genitori; paradossalmente le persone più in crisi sono loro perché pur avendo vissuto un tempo in cui dovevano combattere per raggiungere delle mete sono andati in crisi dopo, una volta ottenuti i loro obiettivi. Sono diventati instabili, quello che hanno ricevuto come valori non l’hanno vissuto realmente e non sono stati capaci di trasmetterlo ai loro figli. Quella fiducia nel progresso, si pensi ai 50enni e ai 60enni, vissuta nel boom economico del dopo guerra dovrebbe essere ancora ben salda nel loro spirito, invece sono i primi a vedere tutto nero».

Che cosa trasmettono questi genitori ai propri figli?

«Assolutamente un forte senso di insicurezza. Dovremmo farci un esame di coscienza, e questo non lo dico da prete, ma da uomo e da italiano. Quando abbiamo messo in crisi la famiglia, tutto il resto è andato in crisi. Anche la crisi economica deriva da una crisi familiare: se prima un papà lavorava e portava uno stipendio a casa e c’era una certa stabilità oggigiorno in una coppia di separati la serenità, anche

quella economica, viene a mancare. I figli molte volte non hanno un punto di riferimento. Anche la Chiesa non è scevra da crisi, per questo dicevo che è un problema culturale».

Il suicidio viene ancora considerato un argomento tabù dalla comunità cattolica?

«Credo che oggi non esistano più argomenti tabù. Ne parlano tutti e troppo. Anche i bambini del catechismo parlano di queste cose, perché magari hanno sentito qualcosa oppure è capito all’amichetto di scuola. Questo ti pone difronte ad una discussione che non si può evitare, cercando un linguaggio consono per tutte le fasce d’età».

In conclusione, quale messaggio sente di mandare alle persone che soffrono e che si sentono troppo sole?

«Sento di dire che non devono chiudersi in loro stesse; non sono sole. La solitudine è una brutta bestia, ci fa paura. Quando viene fuori un problema e ci rendiamo conto che non possiamo superarlo da soli dobbiamo appellarci alla solidarietà umana che è capace di farci affrontare qualsiasi cosa. Bisogna parlare con i propri cari, con il parroco, con la comunità, con chiunque; perché è proprio questo senso di abbandono che ci fa arrivare a situazioni irrimediabili».

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31 Ottobre - 6 Novembre 2013

Il parere dello psicologo - Se un giovane si uccide è perché la società va a rotoli

LA SOCIETÀ SENZA ORECCHIE

• di Elvira Agnese

I

l suicidio giovanile è una delle piaghe più evidenti e più allarmanti della nostra generazione.

Non ultimo il caso del giovane romano che si è tolto la vita in questi giorni ci dà la misura di un disagio che va sempre più diffondendosi e dal quale spesso sentiamo di non avere gli strumenti per difenderci. Abbiamo chiesto il parere di un esperto, lo psicologo e psicoterapeuta Domenico Nardiello che da anni s’impegna, attraverso l’associazione Oltre, per attuare una rete di prevenzione efficace all’interno del tessuto sociale della nostra isola.

Come si pone la psicologia davanti

al problema sempre più diffuso del suicidio nella nostra epoca?

«La psicologia, riguardo a problematiche del genere non dà risposte immediate, come spesso l’opinione pubblica si aspetta. Chiedere ad uno psicologo qualcosa riguardo ai suicidi ci mette di fronte ad un argomento vasto che riguarda la natura stessa dell’uomo, e ancor più problematico diventa se si parla di suicidio giovanile.

Se il suicidio dell’età adulta spesso può essere legato a strutture, per esempio depressive, o a motivazioni che un individuo ha maturato nell’arco di una vita legate a problematiche finanziarie o sentimentali, il suicidio giovanile invece ci costringe ad aprire una finestra su un discorso culturale molto più ampio, che investe la

società e la politica. Un giovane che oggi si toglie la vita ci sta dicendo che la società non lo ascolta! Siamo una società senza orecchie, con tante bocche e tantissimi occhi che guardano, ma senza orecchie, e proprio il bisogno di ascolto fa sì che la nostra professione sia ammantata di tanto fascino».

Da cosa proviene questa carenza di ascolto nella società contemporanea?

«C’è stato un grosso depauperamento dei valori a tutti i livelli, e il motivo principale è che nella nostra società è venuta a mancare la “funzione della regola”, chiamata anche funzione paterna. Semplificando, oggi i giovani non hanno più nessuno che indichi loro quale sia il limite da non

oltrepassare. Può sembrare banale ma qualsiasi manifestazione, che vada dalla violenza negli stadi ai disturbi alimentari, dalla tossicodipendenza al suicidio, tutto può essere ricondotto all’angoscia che deriva dalla mancanza di confini definiti. In passato le figure cardine della società, dal padre al capo ufficio, erano più autorevoli e svolgevano la funzione di stabilire dei limiti. Oggi che questa funzione è venuta a mancare, il giovane è rimasto solo e in questa solitudine dilaga l’angoscia. È sano l’atteggiamento del giovane che cerca di sorpassare un limite, ma è fondamentale che questo vi sia.

Vivere senza un confine è come essere in una stanza di un grattacielo senza pareti: è questa l’angoscia che oggi sentono».

L’origine del disagio è quindi da ricercare nelle generazioni precedenti alla nostra.

«Potremmo rintracciarla anche alle nostre spalle. Quando un giovane si suicida non è da solo, ma porta con sé tutte le generazioni che ha dietro e tutto il contesto che ha intorno. Compie l’atto con uno zainetto sulle spalle che contiene non solo il suo vissuto, ma anche quello delle generazioni prima di lui. Un giovane eredita non solo i tratti somatici, genetici ma anche la dimensione psico-sociale del suo contesto. L’aumentare in questa generazione delle manifestazioni d’impotenza è quindi spesso riconducibile agli aspetti negativi da cui essa è contraddistinta.

Prima di tutto dalla perdita del ritmo di crescita naturale e dalla carenza di ascolto. Noi psicologi non possiamo prescrivere ricette, ma dobbiamo lavorare d’anticipo, con insegnanti, genitori e gruppi sociali, cercando di far rintracciare loro una linea

di benessere più naturale possibile».

Qualche consiglio invece per individuare un eventuale disagio o addirittura il pericolo di un prossimo suicidio?

«Non posso dare consigli, significherebbe banalizzare una situazione che è diversa per ognuno di noi. Posso però dare delle indicazioni, e la prima è “interrogiamoci!” Siamo sempre noi il primo esempio per i nostri figli, ascoltiamoli».

Per quel che riguarda nello specifico il tessuto sociale isolano, crede che sia più o meno esposto a problematiche di questo tipo?

«Io non sarei particolarmente preoccupato, perché il nostro tessuto è più sano.

Non bisogna mai dimenticare, però, che l’importante è lavorare d’anticipo. Tra gli obiettivi dell’associazione Oltre, che tra le altre cose collabora con il Servizio pubblico di Psicologa Clinica, c’è proprio quello di migliorare la comunicazione nei diversi ambiti. Bisogna comunicare meglio a tavola e nell’aula per rendere più genuini i rapporti tra i soggetti. È pur vero che qui se accade qualcosa c’è maggiore eco, ma è perché questo tessuto è più umano, e questo non sempre è un male: se l’evento ci colpisce di più ci fa anche riflettere di più».

Spesso si stigmatizza chi vuole portare alla luce questi eventi, paventando un pericolo di emulazione.

«Non sono d’accordo. Bisogna parlare di quello che succede. La parola e l’informazione sono le uniche armi che possediamo per combattere questi fenomeni, perché ci aiutano a riflettere su noi stessi e sulla società che stiamo costruendo».

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ISOLA •

31 Ottobre - 6 Novembre 2013

A margine del corso di formazione di Federalberghi

Prezzo camera basso. Ma per dove?

• di Giovanni Cavalcanti

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ra il 2003 quando i tedeschi fiutando una crisi imminente, dovuta anche all'introduzione dell’euro che non avrebbe permesso più di essere forti a livello monetario, e decisero che in giro per il mondo quell'anno ne sarebbero andati pochi. Figurarsi a Ischia a far le cure termali. Le assicurazioni sanitarie avrebbero rimborsate solo a chi le terme le avrebbe fatte entro i

confini nazionali. Da 100.000 arrivi quell'anno ce ne furono solo 20 mila scarsi (a voi la media presenze, in negativo ovviamente). A distanza di dieci anni esatti di quei 100 mila, alcuni sono ritornati e tanti altri sono morti. Peccato che nessuno di loro sia riuscito a raccontare ai propri nipoti Ischia cosa fosse, per il mondo e soprattutto cosa è stata per loro, cos'ha significato nella loro vita. Sì perché, se viaggi in giro per il mondo (ma non nei villaggetti o in crociera

sul Mediterraneo ma soprattutto in quei paesi dove l'euro è forte), incontri numerosi e giovanissimi tedeschi che di Ischia non sanno proprio l'esistenza.

Oggi la Federalberghi parla di Revenue Management (ed è un grande passo in avanti), ma ci si chiede se l'albergatore medio sa cosa sia Internet. Fughiamo i dubbi (anche e soprattutto di numerosi ischitani) che la rete sia solo Facebook, Twitter (forse già questo social è sconosciu-

to) e "grillismo". La rete è la finestra sul mondo, dove è possibile vedere ed essere visti dal mondo. Il difficile sarà imparare e poi seguire le regole che consentano un'adeguata percentuale visibilità, principalmente se poi a noi interessa "vendere" qualcosa (magari ci si potrebbe far aiutare!).

Allora bisognerà rivedere non solo i prezzi e la politica dei costi, ma anche e soprattutto la competitività di una destinazione che viene comparata ad altre. Bisognerà rivedere quindi

il modo di comunicare Ischia al mondo, usando anche quelle giuste parole che non inducano il potenziale "viaggiatore" (e non solo turista) nella titubanza dettata dalla paura di una scelta sbagliata. Allora bisognerà che uno studio statistico debba sì esser letto da chi innanzitutto lo saprà spiegare bene alle categorie produttive e agli amministratori, ma anche aggiornato se non a ieri almeno al terzo trimestre 2013. Il cambio di passo che tutte le categorie produttive di Ischia (commercianti, ristoratori, taxisti, balneari e armatori compresi) dovrebbero fare è quello di dare visibilità alla nostra isola in un territorio già più vasto (Golfo di Napoli) di uno spicchio di terra dell’Italia del Sud. Poi e solo dopo aver investito, tutti insieme e bene, potranno pretendere dalle amministrazioni locali e periferiche (Regione e Governo) un adeguamento del territorio, un potenziamento dei trasporti e di quell'aeroporto che i viaggiatori deve portarceli qui e non solo farli transitare per chissà quali mete e basta. Ben venga la chiacchierata promozionale di chi del Revenue ne ha fatto un mestiere (e non una lezione), ben vengano gli studi statistici purché aggiornati e pretendendo anche i nostri tecnici in sala (Mario Rispoli su tutti), ma impariamo prima (e con poco) ad aprire quella finestra e far entrare aria nuova e nuovi turisti/viaggiatori. Il tempo non solo è perso ma sta già chiedendo già gli interessi.

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Bambini costretti a giocare tra ratti e degrado

TOPACCI NEL PARCO GIOCHI

DELLA PINETA MIRTINA

• di Gennaro Savio

“P

apà, oggi pomeriggio siamo stati in pineta e ci siamo divertiti, ma ad un certo punto ce ne siamo andati perché c’erano tanti topacci che mangiavano e bevevano assieme alle paperelle”.

L’orecchio di uno come me che da anni denuncia il vergognoso stato di abbandono in cui versa la centralissima pineta Mirtina a Ischia, dovrebbe essere abituato a sentire certe notizie ma, credetemi, quando certe cose te le riferiscono i propri figli che in prima persona hanno toccato con mano il pietoso degrado di un parco pubblico, han-

no un sapore diverso e ti feriscono.

Si, ti feriscono perché nonostante la consapevolezza di non esserne responsabile, ti chiedi in coscienza se hai fatto tutto, ma proprio tutto, per evitare che la situazione degenerasse sino a questo punto.

E riflettendo bene, mi rendo conto che francamente, come genitore e come giornalista, più di denunciare pubblicamente negli anni alle Istituzioni competenti gli innumerevoli pericoli igienico sanitari presenti in questa pineta, non avrei potuto fare. Il giorno dopo l’avvistamento dei topacci, mi sono personalmente recato in pineta presso il parcogiochi quotidianamente frequentato da centinaia di bambini che

si trova accanto all’area che ospita le papere. Ebbene, dopo appena tre minuti di appostamento, dalle rocce che costeggiano i bordi del putrescente laghetto dove alloggiano le oche abbandonate tra incuria e sporcizia, sono usciti due ratti.

Uno di loro si è subito dileguato tra il sottobosco della pineta mentre un altro, per circa quattro minuti, è rimasto fermo a guardare i bambini che giocavano: da non credere!

La cosa che lascia sbalorditi è che i topacci sembrano ormai di casa nei pressi del parco-giochi visto che non scappano neppure col vivace vociare di adulti e bambini: assurdo! Quello che ora ci chiediamo è questo. In un Paese che aspira a

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definirsi civile, come è possibile tollerare un pericolo igienico sanitario del genere in una zona dedicata ai bambini? Sindaco Giosi Ferrandino, tu che in campagna elettorale avevi garantito per prima cosa la pulizia del paese e la cura del verde pubblico, politicamente parlando non provi imbarazzo, per non dire, vergogna dinanzi a queste immagini di pericolo per i nostri figli e per i tuoi giovani concittadini? E i vari Luigi Mattera, Paolo Ferrandino, Luigi Balestriere, Gigi Mollo e gli altri esponenti del PDL che quando stavano all’ “opposizione” con il loro centrodestra sbraitavano contro Giosi Ferrandino per lo stato di abbandono in cui versavano le pinete ischitane oggi non provano nemmeno un briciolo di imbarazzo per essere i diretti responsabili di cotanto degrado? E ancora.

Dinanzi alla latitanza dell’amministrazione comunale e del Sindaco di Ischia, tra l’altro anche massima autorità sanitaria del Paese, cosa fa l’ASL Napoli 2 in tema di tutela della salute pubblica e di prevenzione di rischi igienico-sanitari rispetto a situazioni del genere? Serviranno le immagini shock catturate dalla nostra telecamera a sensibilizzare gli uomini delle Istituzioni ischitane e a farli intervenire con la massima urgenza, o no? Staremo a vedere!

GENNARO SAVIO DENUNCIA TUTTO ALL’ASL NAPOLI 2 Gennaro Savio denuncia tutto all’Asl Napoli 2 con un’istanza al Dott. Nello Carraturo, responsabile della prevenzione collettiva per la presenza di escrementi umani, fazzolettini sporchi e rifiuti vari nei due capannoni presenti nei pressi del parco-giochi della pineta Mirtina lato via Mirabella.

DERATTIZZAZIONE E DISINFESTAZIONE Il comune d’Ischia si appresta ad effettuare un intervento di derattizzazione e disinfestazione per i seguenti parchi e pinete: Pineta Mirtina, Pineta degli Atleti, Parco N. Bozzi, Parco Pagoda, Pineta degli Artisti. Inoltre ci saranno interventi simili in tutte le aree pubbliche del territorio comunale.

OPERE DI MANUTENZIONE ORDINARIA Lunedì 4 novembre Ischiambiente spa avvierà le opere di manutenzione ordinaria delle aree pubbliche del comune di Ischia, come previsto dal capitolato d’appalto sottoscritto con l’Ente. Gli interventi di manutenzione interesseranno tutte le aree verdi, a cominciare dalla pineta Mirtina. I lavori di manutenzione, che si protrarranno per almeno un mese nella sola area sita in via A.nio Sogliuzzo, esulano dagli interventi di derattizzazione e disinfestazione, di competenza dell’Asl Na2 Nord. A seguire, le opere di manutenzione interesseranno la pineta degli Atleti, il parco N. Bozzi, il parco Pagoda e la pineta degli Artisti.

Le opere di manutenzione saranno ultimate in tempo utile per la prossima stagione turistica.

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In migliaia per dire stop ai roghi tossici

IL POPOLO DELLA TERRA DEI FUOCHI ARDE NAPOLI Sabato 26 Ottobre una fiumana di gente si è riversata in piazza Dante con striscioni, cartelli e tanta passione. Passione per una terra che sta andando letteralmente al rogo avvelenando tutta la popolazione partenopea; camorra e uno stato fin troppo pigro sono colpevoli di un impressionante disastro ambientale che sta uccidendo un intero popolo (basti pensare che la Campania detiene il record del più alto tasso di mortalità causato da tumori di tutta Italia). Bambini, scout, ragazzi e soprattutto tante mamme hanno invaso le principali vie napoletane per ribellarsi a questa ignobile condizione gridando all’unisono «Napoli deve vivere!» e «Assassini, assassini». La nefanda consuetudine di smaltire rifiuti tossici e nucleari sotterrandoli nelle terre coltivate e nelle falde acquifere di Napoli e comuni limitrofi va avanti da molti, troppi anni. Nella conferenza-lampo tenutasi in piazza Dante Angelo Ferrillo, ideatore e responsabile della campagna e del sito web www.laterradeifuochi.it sfata il mito del cambiamento: la gente è stata sempre consapevole e a chi gli chiede come mai non c’è stata una risposta prima risponde: «Perché prima i giornali non ne parlavamo come oggi, non c’era questo tipo di attenzione». Ferrillo sferra un attacco duro anche e soprattutto nei confronti della stampa locale denunciando la scarsa e distratta informazione che si è data in merito alla manifestazione. L’idea della mobilitazione è nata su internet e si è diffusa grazie ai social network tramite tantissime condivisioni di persone qualunque; e sono proprio quest’ultime le colonne portanti del movimento poiché come sottolinea Ferrillo «Noi non abbiamo bisogno di eroi, ma di idee che vengano condivise dalla collettività e portate avanti». Un’assenza importante è stata quella di Don Patriciello, prete anti-camorra, ufficialmente impegnato ad organizzare un’altra manifestazione. La marcia si conclude a piazza Plebiscito dove incontriamo Angela, una della organizzatrici di questo storico evento che conta oltre 50000 persone (solo 40 bus provenienti da Caserta e comuni attigui), che commossa per la riuscita della mobilitazione generale ci racconta delle tante telefonate che le sono arrivate sia prima che durante la manifestazione. Chiede di ringraziare pubblicamente tutti i referenti e noi lo facciamo volentieri, perché immaginiamo le fatiche che hanno dovuto affrontare per preparare questa manifestazione che resterà impressa nei cuori di tutti i napoletani. Non abbandoniamo le speranze, la terra dei fuochi può e deve essere salvata e con sabato ci sembra tutto possibile perché la gente c’è, è presente. E ha voglia di vivere.

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Il 29enne isolano prova a diventare allenatore di calcio professionistico. Al secondo anno a Castellamare di Stabia guida i Giovanissimi della Juve Stabia

MISTER IERVOLINO

• di Iacopo Ielasi

L

’isola d’Ischia vive di calcio da sempre. Molti suoi figli sono arrivati a calcare palcoscenici importanti con le scarpette ai piedi; molti meno invece lo hanno fatto seduti su una panchina. Adolfo Crispi raggiunse il gota dello sport nazionale in veste di preparatore atletico; “Taratà” e “Rispulone” hanno guidato con onore l’Ischia Calcio in serie C; oggi Angelo Iervolino, deciso 29enne isolano laureato in Biologia della Nutrizione, prova a diventare il primo nostro compaesano allenatore professionistico. Al secondo anno a Castellamare di Stabia guida i Giovanissimi delle Vespe nel campionato di categoria riservato alle società campane del professionismo. Due vittorie dopo due giornate, contro Benevento e Arzanese, e all’orizzonte la sfida contro i pari-età

dell’Ischia.

Angelo, raccontaci la tua parabola da allenatore.

«Ho giocato a calcio da piccolo e già allora mi affascinava questo ruolo.

Quando a 20 anni ho deciso di smettere ho subito iniziato a collaborare con la Junior Team a Casamicciola. Poi tre anni con Enrico Buono alla Futura con la trafila Esordienti, Giovanissimi e Allievi da capo. A 25 anni anni, appena è stato possibile, ho seguito il Corso Istruttore Giovani Calciatori, oggi Uefa C, e sono passato alla guida della Juniores del Barano. Alla fine di quell’anno ho preso lo Uefa B e insieme a Gerardo Mattera fondato una nuova società, l’ASD Mondo Sport, oggi ancora attiva sull’isola, con l’obiettivo di proporre una realtà nuova capace di fare le cose in maniera più seria e professionale. Due anni coi 2001e la scorsa estate la chiamata della Juve Stabia».

Come è arrivata la chiamata?

«Da sempre ho avuto il pallino di entrare nei pro. Era tempo che mi confrontavo con altre realtà: ho girato l’Italia per assistere agli allenamenti di squadre vere grazie alla disponibilità di qualche amico, come a Livorno e Pisa.

A Maggio ho inviato i primi curriculum e tra le proposte c’era quella delle Vespe, con la prospettiva di diventare il primo assistente di mister Mario Turi nella squadra Primavera».

Qual è stato il primo impatto con la nuova realtà?

«Capisci subito di trovarti in un ambiente diverso. A prescindere dall’essere la seconda realtà giovanile della Campania dopo Napoli, i limiti non sono pochi. Non abbiamo un convitto, né rimborso spese per i ragazzi. Tutto il nostro settore giovanile probabilmente costa quanto lo stipendio di un calciatore Primavera del Milan. Eppure c’è un aspetto a fare la differenza: tutti, ragazzi compresi, hanno un’enorme voglia di emergere. Tutti i nostri ragazzi sono campani e parecchi fanno avanti e indietro da soli. Si riesce a fare il massimo con il minimo, questo il grande merito della Juve Stabia».

Tracciamo un bilancio del primo anno con i Primavera.

«Una grande esperienza. Un campionato di metà classifica nel girone C, giocando bene contro le grandi; la soddisfazione enorme di aver superato ai quarti la Juve per 1-0 al Torneo di Viareggio e l’emozione dell’esordio da capo contro il Bari per l’espulsione di

Turi contro il Napoli. Un buon 1-1 ma soprattutto la consapevolezza per me stesso di saper gestire quelle sensazioni».

Al punto di convincere la dirigenza stabiese ad affidarti una squadra tutta tua..

«A fine anno sono arrivate anche proposte da Livorno e Varese. Poi il direttore Alberico Turi mi ha offerto i Giovanissimi e ho preferito restare. È una categoria importante, ho sentito fiducia e ho la responsabilità di dover formare dei ragazzi. Non abbiamo linee guida particolari se non sul codice comportamentale del gruppo. Sono quindi libero di fare il mio lavoro con l’obiettivo di dare il massimo e

fornire ai ragazzi nozioni e soluzioni al maggior numero di problemi sia dentro che fuori dal campo. Tra l’altro sto cercando di crearmi uno staff di persone valide che possa sposare il mio progetto nel tempo e quest’anno mi ha raggiunto come preparatore atletico Alfredo Sarno. Sono contento di provare ad aiutare anche altri isolani ad emergere in un mondo difficile, in cui è fondamentale guadagnarsi la stima della tua società e quella delle altre. In Italia ci sono milioni di allenatori, milioni di dirigenti. Dietro di te, tutti vorrebbero il tuo posto. Spesso far bene non basta per la tua carriera. Bisogna farsi conoscere e stare al centro delle voci. L’unico modo per farlo sono i risultati sul campo».

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Lettera aperta ai tifosi del presidente gialloblu

CARLINO FA RISENTIRE LA SUA VOCE sarò più il presidente dell’Ischia Isolaverde Calcio ma, per quello che mi compete, continuerò ad essere vicino economicamente a questa squadra che ha dipinto i suoi colori nel mio cuore. E mai la tradirò. Nel salutarvi e nel ringraziarvi ancora per il vostro affetto, vi chiedo di avere pazienza, di rimanere uniti, di fare quadrato intorno all’Ischia, di continuare a sostenere i giocatori come avete fatto domenica durante la partita con la Vigor Lamezia. E’ l’unico favore che vi chiedo, per il bene della squadra che tanto amate.

FORZA ISCHIA! Il vostro Raffaele Carlino Con la lettera, appena propostavi nella sua versione integrale (vedi oltre), il Presidente Lello Carlino torna a far sentire la propria voce, dopo il ritorno allo stadio “Mazzella” di Domenica scorsa. Nel messaggio indirizzato ai tifosi gialloblù, l’ormai dimissionario Presidente nulla di nuovo svela.

Carlino rivolge parole al miele ai supporters, ringraziandoli per l’incitamento costante e per l’attaccamento all’Ischia Isolaverde. “Vi ringrazio soprattutto per lo straordinario incitamento con il quale domenica avete sostenuto la squadra, dal primo all’ultimo minuto, pur avendo nel cuore tanta amarezza perchè sul campo le cose non stavano andando bene.

Un atteggiamento, il vostro, che mi ripaga dei sacrifici fatti finora.” Non vi è però nella lettera la lieta novella, Carlino non tornerà sui suoi passi, ma

solo una confessione a cuore aperto “E non possiedo, probabilmente, anche le caratteristiche per fare il presidente come si dovrebbe, con quella fermezza e severità indispensabili nei momenti difficili. E di questo mi scuso, l’Ischia avrebbe avuto bisogno di un presidente meno passionale ma più presente sono certi aspetti.”

Di sacrifici n ha compiuti eccome il Presidente nel corso degli ultimi due anni e mezzo. Purtroppo gli sforzi del patron della Carpisa si sono dispersi nello stato confusionale in cui da due stagioni versa il mondo gialloblù e al quale avrebbe dovuto però porre rimedio la stessa proprietà. Di quattrini

           

            •    •   

  

TREECLIMBINGISCHIA

C

arissimi tifosi gialloblu, vi scrivo questa lettera innanzitutto per ringraziarvi del grande affetto che avete manifestato nei miei confronti in occasione del mio ritorno al “Mazzella”. Vi ringrazio soprattutto per lo straordinario incitamento con il quale domenica avete sostenuto la squadra, dal primo all’ultimo minuto, pur avendo nel cuore tanta amarezza perché sul campo le cose non stavano andando bene. Un atteggiamento, il vostro, che mi ripaga dei sacrifici fatti finora. Anch’io sono amareggiato, deluso. Mi spiace soprattutto per voi. Il vostro amore per l’Ischia merita che il rendimento e i risultati della quadra siano degni di tanto affetto. Ed io, pur essendo dimissionario, farò tutto ciò che è nelle mie possibilità affinché possiate tornare ad applaudire la vera Ischia, quella che nella scorsa stagione ci ha fatto divertire e impazzire di gioia.

Mi sto già adoperando, in proposito, per rinforzare la società e trovare un nuovo presidente. Sarei estremamente felice se fosse ischitano. Ci vuole, infatti, qualcuno che segua la squadra a tempo pieno. Io non ne ho la possibilità, per motivi di lavoro. E non possiedo, probabilmente, anche le caratteristiche per fare il presidente come si dovrebbe, con quella fermezza e severità indispensabili nei momenti difficili. E di questo mi scuso, l’Ischia avrebbe avuto bisogno di un presidente meno passionale ma più presente sono certi aspetti. Non

ne son stati spesi tanti, fin troppi se relazionati ai budget delle avversarie incontrate fin qui. Programmazione, capacità gestionale, lungimiranza purtroppo hanno rappresentato anche nel passato recentissimo, nonostante le dichiarazioni di facciata, realtà ancora lontanissime dalla “creatura” gialloblù, fino a portarla allo stato agonizzante vissuto oggi. L’ennesimo grottesco tentativo si è registrato al termine del pari casalingo con la Vigor Lametia, quando in sala stampa qualcuno ha avuto la bontà, nonostante l’importante carica ricoperta, di attaccare la squadra, definita “in stato confusionale”, e di puntare il

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dito contro il tecnico Sasà Campilongo. “Abbiamo sbagliato tutti. Il mister ha delle responsabilità, ha delle colpe.

Deve trovare lui la chiave per risolvere i problemi.” Frasi che sicuramente non giovano alla già scarsa armonia dell’ambiente isclano. Ci saremmo aspettati ben altri commenti da chi dovrebbe per ruolo far gruppo con squadra e altre componenti, invece di cercare via di fuga dalle responsabilità. Sebbene pensate, alcune tematiche vanno sciorinato nel chiuso degli spogliatoi, a quattro occhi con i diretti interessati.

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SPORT •

31 Ottobre - 6 Novembre 2013

L’Ischia acciuffa in dieci uomini il pari contro il Vigor Lamezia

UN PUNTO GUADAGNATO

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n punto guadagnato e giunto per di più quando ormai erano davvero in pochi a crederci. L’Ischia acciuffa in dieci uomini un Vigor Lamezia che fino ad un quarto d’ora dalla fine aveva meritato di essere in vantaggio. Anzi, dopo la pregevole conclusione al volo di Del Sante, sono gli ospitati a collezionare le palle gol più clamorose per raddoppiare le marcature, ma lo stesso numero nove aretino grazia più volte Pane e compagni. Al 26′ e al 39′ su due regali della retroguardia isolane, Del Sante spreca malamente, mandando prima fuori il tiro ad incrociare dopo essersi involato verso la porta locale, poi permettendo con la sua lentezza a Mattera di intervenire in scivolata. Strano il destino per il

bomber lametino: Del Sante mette a segno l’occasione più ardua, quella del 2′, mentre fallisce le altre due, ben più agevoli. Dopo la doccia fredda rappresentata dall’ennesima rete subita in avvio di gara, l’Ischia è incapace di reagire. L’Ischia di Campilongo produce confusione, soprattutto in mezzo al campo dove vi è poca qualità, ma nessuna palla gol concreta. La difesa concede con leggerezza troppe chance agli avversari, mentre in avanti Masini è tra i pochi a cercare con tutte le sue forze di mutare volto alla gara. A poco dal break, Longo con la testa devia con scarsa convinzione un’apertura di Mattera, mandando sul fondo. Troppo poco per evitare la contestazione del pubblico. I supporters isolani, dopo aver salutato il ritorno di Carlino allo

stadio con il coro “Un Presidente, c’ è solo un presidente”, stavolta mutano decisamente tono invitando i giocatori dapprima a “sudare la maglia”, prima di consigliare loro di trovarsi un lavoro.

Nella ripresa cambia poco o nulla. Gli ospiti con i movimenti di Del Sante, Padulano e D’amico sembrano poter sempre mettere in difficoltà gli isclani.

La squadra di Campilongo fatica invece a creare la superiorità sugli esterni e neppure l’uscita dal campo di Armeno per un pimpante Austoni sembra influire più di tanto. Al 52′ il pubblico del “Mazzella” si illude. Dopo il colpo di testa di Cascone salvato forse oltre la linea dai biancoverdi, l’arbitro fischia ma soltanto per ratificare il fuorigioco sbandierato dal suo assistente al difensore locale. I maggiori pericoli ai bian-

coverdi li crea più che gli attaccanti di Campilongo, il portiere Rosti, le cui uscite alle volte ci ricordano le scene più raccapriccianti delle pellicole di Dario Argento. È proprio su una smanacciata dell’estremo difensore ospite, su cross di Tito, che Di Nardo si ritrova la palla sui piedi. l’ex Cittadella si mostra però sorpreso e perde l’attimo.

Successivamente è Pane a volare per deviare in angolo il tiro dell’ex di turno, Fabio Padulano. L’Ischia aumenta i giri del motore e si mangia le mani quando Masini va via sulla sinistra, mette in mezzo una palla d’oro ma sia Austoni che Di Nardo vanno sullo stesso palo, facendosi trovare troppo in avanti rispetto al suggerimento dell’argentino. Poco prima della mezz’ora ci prova Tito. La conclusione dell’esterno bas-

so, sugli sviluppi di un corner, finisce poco distante dalla porta avversaria.

Alla mezz’ora Tito, da poco ammonito, compie un’ingenuità poco fuori la propria area di rigore e atterra l’avversario portatosi sulla palla. L’arbitro non può fare altro che estrarre il secondo giallo.

L’Ischia resta in dieci. Chi ritiene che il cartellino rosso metta la parola fine alle speranze di rimonta isclane viene prontamente smentito. I gialloblù sfiorano la rete con un inserimento di Nigro che calcia a botta sicura da due passi, ma Rosti è bravo e fortunato nel deviare con la faccia in angolo. All’84′ il Mazzella esplode. Dopo tanti bocconi amari buttati giù, stavolta Di Nardo, autore fino a quel momento di un’altra prova opaca, uccella Rosti con una bella conclusione angolata.

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• EXTRA

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L’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, promotore della mostra la cui prima tappa nel sud Italia ha visto protagonista Ischia

SENZATOMICA

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agosto 1945, ore 8:15 del mattino. Enola Gay, il bombardiere B-29 Superfortress dell’aviazione degli Stati Uniti, sgancia sulla città di Hiroshima un paracadute con la bomba all’uranio “Little Boy”. La bomba viene fatta esplodere a circa 500 metri dal suolo al fine di massimizzare la devastazione su persone e cose. L’effetto dell’esplosione è pari a quello di tredicimila tonnellate di tritolo: come tredicimila delle più grandi bombe impiegate nella Seconda guerra

mondiale. A quasi settant’anni dall’avvenimento agghiacciante che scosse il mondo intero, quello delle bombe atomiche risulta essere una tema ancora tristemente attuale. Il “Club Nucleare”, costituito da quelle nazioni che hanno costruito, hanno testato e sono attualmente in possesso di armi nucleari di qualunque tipo, non è carente di membri. La possibilità del

ripetersi, accidentale o meno, di una nuova Hiroshima è tutt’altro che un miraggio. Questo tema scottante e delicato è però stato spesso depauperato di importanza. Negli ultimi tempi gli si sta dando nuova visibilità. In Italia il maggior centro propulsore è l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, promotore della mostra “Senzatomica” la cui prima tappa nel sud Italia ha

visto protagonista Ischia, dove l’Istituto è presente da ben 25 anni. La mostra, allestita alla scuola elementare Marconi di Ischia, è stata presentata nell’ambito del convegno “Costruire una società globale e di coesistenza creativa”. «Partiamo da una dimensione individuale e consideriamo il disarmo interiore prima di quello globale»; questa la riflessione di spunto del dibattito moderato da Ciro Cenatiempo ed a cui hanno preso parte Maria Laura Chiacchio, rappresentante dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, e la dirigente scolastica Diana Silvestri.

«Credo che per affrontare la sfida del secolo venturo gli esseri umani dovranno sviluppare un maggiore senso di responsabilità universale.

Ciascuno di noi deve imparare a lavorare non solo per sé, per la sua famiglia o la sua nazione, ma a favore di tutta l’umanità.» (Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama – detto nel 1994).

Bisogna lavorare su se stessi come

singoli facenti parte di una comunità globale per perseguire una sicurezza umana e del pianeta che va oltre i proclami dei potenti. Per farlo è necessario imparare a dialogare come base della non violenza, unico mezzo legittimo per far valere i propri diritti, in particolare quello di vivere senza la paura dell’incertezza e delle possibilità derivanti dal potere decisionale dei potenti, che si assurgono forzatamente a guide della comunità globale tutta, zittendo troppo spesos le voci delle persone comuni.

«Possiamo stare qui per i prossimi 5 mesi a pontificare sulle difficoltà del disarmo nucleare, - ha dichiarato Betty Williams, premio Nobel per la Pace nel ‘76 - ma quanti di noi sono disposti a fare quello che è necessario fare? A fare pressioni sui governi affinché non ci siano più armi nucleari? È una cosa che deve fare la gente, senza aspettare i governi. La cosa importante è agire, dobbiamo tutti agire».

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CINEMA&CINEMA a cura di Alessandro De Cesaris

LA VIOLENZA DEI SORRISI Halloween diviso tra il nuovo successo horror Smiley e il controverso Miss Violence

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uest’anno la notte di Halloween riserva al pubblico due sorprese a denti scoperti. Il 31 ottobre, data ormai da non perdere per tutti gli amanti del brivido su grande schermo, vedrà infatti partire la distribuzione di due film decisamente popolari, anche se per motivi opposti.

Il primo è Smiley, selezionato come horror ufficiale della notte dei morti e reduce da un discreto successo commerciale sulla piazza americana.

Premiato dal pubblico, ma letteralmente distrutto dalla critica, il film è la prima opera del giovane regista Michael Gallagher, precedentemente conosciuto solo per alcuni lavori su youtube e responsabile anche della produzione e della scrittura della pellicola.

La storia racconta la terribile avventura di una studentessa americana timida e vagamente disturbata. La ragazza scopre la leggenda metropolitana di un serial killer mascherato con una faccia sorridente, il quale troverebbe le sue vittime attraverso i siti di chat casuale. Dopo aver deciso di mettere alla prova il mito per scherzo, la giovane scende in una spirale di paranoia e di

disavventure che la terranno alle prese con il terribile assassino.

Il merito del film è certamente quello di sfruttare la popolarità dei siti di chat per risvegliare le paure più radicate delle nuove generazioni di spettatori. Tuttavia, Smiley non può essere considerato niente più che un prodotto di intrattenimento, un’ora e mezzo di violenza in stile anni ‘90 e di colpi di scena telefonati adatti appena a rendere onore alla festività senza troppi pensieri.

Caso diverso invece per Miss Violence, l’altro film in uscita il 31. La controversa produzione greca, acclamata ma anche detestata dalla critica, ha scandalizzato il pubblico di Venezia e rischia di gettare lo scompiglio nelle sale italiane. Lontano dalle atmosfere surreali e scanzonate degli horror da Halloween, il film del regista Alexandros Avranas è terribilmente realistico, crudo e dominato da un’atmosfera priva di qualsiasi redenzione. Per chi ama il cinema di qualità, e vuole trascorrere la notte più paurosa dell’anno con un po’ di vero orrore, Miss Violence è senz’altro la scelta più indicata.

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INCANTOERRANTE a cura di Paola Casulli

Il diamante della memoria

Le nuove frontiere della sepoltura

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utti i diamanti sono prodotti con la massima cura. Dal bianco trasparente al blu, presentano una lucentezza inimitabile e, su richiesta del cliente, è possibile inserire un’iscrizione sulla gemma tramite una micro incisione al laser. Infine, il diamante, viene inserito in una custodia elegante e personalizzabile con una scritta a piacere. Non è la descrizione di un dono costoso e prestigioso che un uomo può fare alla propria donna in un’occasione importante ma la fine di un processo di trasformazione di ceneri umane in un diamante. Già, stravagante ma vero. C’è un’azienda svizzera, che si chiama Algordanza, che opera a livello internazionale con la diamantificazione delle ceneri di cremazione ricavate dalla persona cara che viene a mancare e con cui si vuole creare una continuità di legame. Come a dire che alla fantasia non c’è limite. Pure a quella forse un po’ macabra che trasforma il de cuius in una gemma da indossare al dito. Eppure è possibile.

Considerato che il corpo umano contiene carbonio e il diamante è fatto esclusivamente di carbonio, il gioco è fatto. La trasformazio-

ne consiste in un insieme di passaggi chimici realizzati in laboratorio. Si tratta di estrarre il carbonio dalle ceneri e ricreare le medesime condizioni di temperatura e pressione che in natura portano alla formazione dei diamanti.

Il diamante della memoria, in questo caso, come li ha definiti l’Algordanza. Sulla brochure che illustra gli aspetti di qualità e certificazione di tutta l’operazione sono descritte grandezza e colore, taglio ed eventuali iscrizioni al laser del futuro caro estinto destinato a divenire un diamante unico e esclusivo. Un sistema di sepoltura scelto da sempre un più alto numero di acquirenti, estremamente eterogenea per religione, età e livello economico. Anche perché le cifre richieste variano da un minimo di 3.500 euro per il diamante più piccolo, un quarto di carato, ad un massimo di 13 mila euro per un diamante di un carato. In caso di indisponibilità delle ceneri (ad esempio nell’eventualità di dispersione, tumulazione o inumazione), niente paura: il cliente può richiedere che il diamante venga realizzato da una ciocca di capelli. E così sia.

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