Corriere della piana - n.43

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solo € 1,5 0

Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro - Nuova serie, n° 43, Anno 2016 - “Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: ATSUD/CZ/518 val. dal 13/10/15”

In regalo SPORT MAGAZINE (24 pagine)

Rosarno, emergenza sociale

MCL Mezzogiorno sviluppo possibile

I nuovi Sindaci del Tauro

Gioia Tauro ... Il futuro dal mare

Oppido Mamertina Ricordata Mariangela Ansalone


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Corriere della Piana del 28 Giugno 2016

sommario

Riceviamo e pubblichiamo COMUNE DI TAURIANOVA - Assessorato alla Viabilità e alla Sicurezza Urbana Al Signor Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale - Catanzaro P.C. Al Sig. Dirigente dell’I.C. “Sofia Alessio” - Taurianova

Oggetto: Correzione errore nella denominazione dell’Istituto Comprensivo “Alessio-Contestabile” di Taurianova.

È

stato evidenziato - da molteplici esponenti del mondo della cultura e, peraltro, riscontrato anche da questa Amministrazione Comunale - un errore, certamente involontario, ma, cionondimeno, da correggere immediatamente, attesa la gravità della inesattezza sotto il profilo storiografico e culturale nella denominazione dell’I.C. in oggetto indicato. A tal uopo si evidenzia che “Alessio” è il cognome materno del latinista Francesco

Corriere della Piana

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Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi

Hanno collaborato a questo numero: Giovanni Garreffa, Emanuele Di Matteo, Federica Mamone, Caterina Sorbara, Marisa Militano, Francesca Princi, Domenico De Angelis, Antonio Spina, Natalina Bongiovanni, Concetta Tripodi, Michele Mazzeo, Giancarlo Musicò, Francesca Agostino, Veronica Iannello, Paolo Cosmano, Antonio Violi, Nicola Pace,

Domenico Caruso, Diego Demaio Foto: Vincenzo Attanà, Tuareg Team, Free's Tanaka Press, Diego Demaio. Grafica e impaginazione:

Copertina: Concept by Free's Tanaka Press Stampa: Litotipografia Franco Colarco Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 - 389 8072802 cordovaluigi@yahoo.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Sede redazione: Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) corrieredellapiana@libero.it Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999 La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 28-06-2016

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Editoriale: "Colored workers" e Migrantes Spudorato mendacio del Parlamento Sviluppo possibile: Mezzogiorno e bene comune Eletti i nuovi Sindaci del Tauro

19 "Pertanto Accuso"

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Taurianova "Sammelplatz"

La Shoah nella letteratura e nella cinematografia

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Com'è bella la nostra bandiera!

Sport di...classe

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Francesco Adornato: Orgoglio di Cittanova e della Calabria

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Gioia Tauro: "Il mare... il tuo futuro"

25 Nasce luegoz.com

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Palmi: Il Soroptimist International è per lo studio e la cultura

Aspromonte: Ambiente e terra da tutelare e amare

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La "groviera" nostrana

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Terranova S.M.: Una cittadinanza speciale

16 Tornare alla terra. Il messaggio del

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Sofia che - sua sponte - aggiunse al cognome del padre anche quello della madre diventando così Francesco Sofia Alessio. Pertanto l’attuale definizione “Alessio-Contestabile” dell’I.C. in oggetto è certamente errata. Alla luce di ciò si chiede di voler provvedere con tempestività a modificare - ad ogni effetto di legge la denominazione dell’ I.C. “Alessio - Contestabile “ in “Sofia Alessio - Contestabile”. Per mero scrupolo si evidenzia l’opportunità di far precedere i due cognomi dall’iniziale del nome di battesimo e cioè “F. Sofia Alessio - N. Contestabile”. Sicuri della squisita sensibile attenzione si porgono Distinti Saluti.

ribelle meridiano Giuseppe Bagnato L'opera infinita su Lorenzo Caloge ro di TeresaMartino

Taurianova: "La Profezia del Quinto Vertice"

Gioia Tauro: Terzo Seminario sulla Legalità

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Oppido ricorda Mariangela Ansalone

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Musilcordia: L'Expo della creatività

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Mediterraneo gusto

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Tuareg Team off Road di Polistena

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L'On. Giovanni Alessio e la ferrovia complementare della Piana La chiusura dell'industria di Mongiana

Nicola Sposato: la continua ricerca della pittura perfetta

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I sette vizi Capitali: la gola

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Maria nei sacri marmi cinquecenteschi della Piana

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Editoriale

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di Luigi Mamone

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"Colored workers" e Migrantes all’alba di una nuova dittatura

ue note in questo editoriale. L’emergenza migranti, a seguito della tragedia consumatasi a San Ferdinando che ha visto l'intervento di un carabiniere per sedare una rissa fra africani, poi sparare e uccidere uno dei contendenti che lo aveva colpito al volto con un’arma da taglio, e, la spaccatura - vera linea di faglia da margini irregolari che già divide a prescindere dalle originarie matrici politiche - gli schieramenti del SI e quelli del NO, al referendum per la riforma della Costituzione. sulla quale Matteo Renzi si gioca la credibilità e il suo futuro da leader. La democrazia, vera e partecipata, essa pure - sulla riva di un Rubicone di dirigismo politico che - senza essere facili cassandre - lascia presagire per le rappresantative parlamentari dell’Italia una composizione assai simile a quella del Politburo delle disciolta Unione Sovietica. I migranti. Dopo la tragedia di San Ferdinando molti hanno gridato all’intolleranza, altri hanno esternato la necessità di più rigorosi strumenti di contenzione della presenza della comunità “colored” orbitante da decenni nel territorio della Lamia in generale e a Rosarno in particolare. Bisogna fare però attenzione a non generalizzare la presenza dei “colored workers”, i lavoratori africani parzialmente stanzializzati che vivono alcuni mesi in Calabria, lavorando a raccogliere agrumi poi si spostano in Campania, in Lazio e in Emilia per la raccolta di pomodori, carciofi e barbabietole. È un popolo di lavoratori, abituati a vivere nella ristrettezza dei campi, o in bidonville improvvisate come furono a Rosarno “La cartiera” e la “ Pomona” ma che non vogliono andare via dell’Italia - quantomeno nell’immediatezza. Anzi per molti di loro l’obiettivo è mettere da parte un piccolo tesoretto personale che nei paesi d’origine è grande somma per affrancare se e i familiari dalla miseria. Emigranti più che migranti. I Migranti - come splendidamente racconta il collega Alessandro Leogrande nel suo ultimo libro edito da Feltrinelli e intitolato FRONTIERE, fuggono da qualcosa che vorrebbero lasciarsi definitivamente dietro le spalle e af-

frontano le traversate sui barconi valutando la possibilità di morire annegati contro la certezza di un morte fisica fra prigionia, stenti e sofferenze nei paesi d’origine, squassati da guerre civili e di religione e da odi tribali. La famigerata tendopoli di Rosarno emblema della coscienza codina dello stato apparato e della burocrazia italiana, ospita solo “colored workers” e non migranti. Essa non è solo un campo di accoglienza, ma un accampamento di lavoratori. Intorno ad essa e al generale degrado leggiamo i segnali preoccupanti di una organizzazione sociale parallela e antistatuale fatta da capi campo e “Kapò”: i duri del branco, mentre intorno al girone infernale sempre più evidente appare il fenomeno della prostituzione, con tutti i rischi che ad esse si collegano. Fa rabbia sapere che a Rosarno esiste un immenso edificio, l’ex ospedale, realizzato negli anni '80, finito, arredato, mai reso operativo e poi spogliato di ogni cosa fino a riportarlo allo stato di rustico. Il tutto nella generale indifferenza e senza che nessuno si sia mai sognato di indagare sul come e sul perché di tutto ciò. E con l’obbligo del silenzio per tutte le genì’e di politici, antimafia e non degli ultimi decenni. Bah…. Orbene invece di spendere maree di soldi nel campo tendopoli, meglio sarebbe stato riadattare l’ex ospedale di Rosarno e i tanti plessi un tempo ospedalieri disseminati sul territorio per creare centri di accoglienza gestiti da associazioni umanitarie con precisi doveri di rispetto di norme di igiene e profilassi sanitaria per gli Ospiti. Rosarno, Oppido Mamertina, Nicotera, Taurianova. Quante migliaia di migranti avrebbero potuto essere accolti e fatti vivere come uomini e non come bestie. Attendiamo risposta. Il referendum. La riforma Costituzionale. La abolizione del Senato elettivo. La trasformazione dello Stato disegnato dai padri costituenti. A prescindere dalle manie di onnipotenza di Renzi e della Boschi - che forse così vorrebbero passare alla storia non solo come i riformatori del sistema ma addirittura dello Stato, sgomenta e impaurisce. Già le disgrazie che l’Italia vive si legano in massima parte alla genìa di imbelli che vengono “nominati” parlamentari grazie al Porcellum. Già la democrazia è stata svuotata di significato impedendo che i territori possano realmente esprimere i propri rappresentanti. Adesso si vorrebbe, con il referendum, aggiungere un nuovo step alla plutocratizzazione della società italiana. Restringendo ulteriormente le possibilità dei cittadini di esercitare democraticamente la scelta dei proprie rappresentanti costretti a far parte di una unica camera il cameralismo italiano verrebbe meno e il parlamento sarebbe tal quale al Politburo dell’unione sovietica. Gente scelta dai soviet - (in Italia dal partito) chiamata solo a ratificare scelte demandate al ristrettissimo cerchio magico dei potenti. I nostri padri, che combatterono per la libertà e morirono in guerra lo fecero per difendere e affermare i valori della democrazia. Non per consentire, 70 anni dopo, che sia pur larvata e soft, mediatica e apaprentement e non violenta - venga ratificata referendariamente una nuova dittatura. Per questo - credo - tutti coloro che amano e difensono la democrazia e il pluralismo avranno il dovere morale e civile di votare NO.


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Spudorato mendacio del Parlamento

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toricamente la data del cinque Maggio ci ha sempre ricordato la morte di Napoleone Bonaparte, sia in considerazione della grandezza del personaggio, sia perchè le reminiscenze giovanili ci riconducono ad una esaltazione letteraria dell'evento, per merito del grande Alessandro Manzoni. Tale rilevante circostanza nell'anno 2016 ha ceduto, però, il passo all'allarme lanciato dal vertice dell'INPS, il quale ci ha dato notizia dell'insostenibile costo per il finanziamento del vitalizio di 2.600 parlamentari, i quali vengono a percepire all'incirca il doppio di quanto a suo tempo effettivamente trattenuto per fini assistenziali e previdenziali, in costanza della loro funzione rappresentativa di natura elettorale. Il ghiotto giornalismo televisivo non ha visto di meglio e ne ha fatto abbondante uso in tutte le edizioni dei vari comunicati, anche nei giorni successivi. La risposta alla casta interessata non si è fatta attendere e con spudorato mendacio sia la Camera dei Deputati che il Senato della Repubblca hanno replicato che non si tratta di fondi a carico dell'Istituto, bensì di oneri ricadenti sui bilanci dei due rami del Parlamento; ovviamente, come detto, tale è stata la risposta anche da parte del Senato della Repubblica, il cui Presidente in atto è, come ben noto, un magistrato di lungo corso. Ad elaborare una simile trovata, certamente ennesimo irriguardoso atteggiamento nei confronti del cittadino, ci vuole quantomeno abbondante spregiudicatezza, oltre che abituale spudoratezza, considerato che non sfugge neppure ai più ingenui o ai

più ignoranti, se specie del genere sono ancora in giro, che trattasi di danaro che viene attinto, sia da parte dell'INPS che da parte dei due rami del Parlamento, dal famoso pozzo di San Patrizio, dalle finanze dello Stato, dalla cassa comune, rappresentata dal sudore e dai sacrifici del contribuente, purtroppo costantemente razziata da parte delle varie caste di cui è costellata la nostra Repubblica, a parte l'ipocrisia che si sbandiera ai quattro venti, indicando, quali fonti di prelievo, bilanci diversi, piuttosto che riconoscere pubblicamente, una volta per tutte, che, in ogni caso, è sempre Pantalone che paga, insieme ad uno stuolo di esodati, di disoccupati e di giovani che stanno bruciando i loro anni migliori passeggiando la mattina, per avere libero il pomeriggio. In che mani siamo capitati! Meno male che la televisione non ci lesina l'immagine di Totò che grida: "E io pago". Alla luce di queste cose, si rimane a dir poco esterrefatti a sentir dire

di Giovanni Garreffa

al nostro premier che al momento siamo la locomotiva dell'Europa, se non addirittura i primi del mondo, non ho capito bene se nelle positività o nelle negatività; mi pare proprio che parli, ovviamente a suo uso e consumo, di un altro pianeta, quando, in delirio di onnipotenza, ci comunica di aver costruito nella fabbrica della Leopolda fiorentina perfino un Sindaco per Platì, che, però, non gli ha consentito di essere colonizzata, e quando fissa, alla vigilia del prossimo Natale, l'inaugurazione dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, della quale, fino a prova contraria, fa parte anche la tratta Cosenza-Altilia, ove di cantieri ancora non c'è neppure l'ombra, ennesima fantasiosa bidonatura, mirata soltanto a farci pagare il pedaggio, che contribuirà per la sua parte a sovvenzionare l'intoccabile vitalizio dei 2.600. Di maglie nere assegnateci ormai non ne entrano più negli armadi; primati ne abbiamo proprio tanti, a cominciare dalle retribuzioni dei nostri parlamentari nazionali ed europei, per finire, con loro buona pace, agli indici di corruzione, senza attraversare la giungla delle regioni, con i rimborsi, a momenti anche degli indumenti personali intimi, pretesi e riscossi dai consiglieri che, in più centinaia, in atto si fanno compagnia tra gli incriminati in attesa di giudizio, ovvero senza entrare nel merito di ben retribuiti sindaci che truccano le aste nell'esclusivo interesse del comune. Siamo veramente all'ostracismo del cittadino, il quale non è autorizzato a capire tutto e pertanto non si deve permettere di farlo, anzi è obbligato ad applaudire, perchè tutto va bene; così dev'essere!


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Sviluppo possibile: Mezzogiorno e bene comune Carlo Costalli - Presidente Nazionale MCL

di Emanuele Di Matteo

L’

Contributo del Movimento Cristiano Lavoratori per lo sviluppo del Mezzogiorno

il Paese non crescerà, se non insieme

attuale contesto sociale ed economico è di grande difficoltà e certamente riversa gli effetti più negativi su un territorio come il Mezzogiorno, dove la debole struttura economica non facilita i percorsi di ripresa. Gli ultimi dati diffusi dallo Svimez, ci consegnano un quadro desolante non solo dal punto di vista economico ma anche e soprattutto dal punto di vista della tenuta sociale dei cittadini del Mezzogiorno e delle loro famiglie. Il tasso di mortalità delle imprese sta aumentando di anno in anno. Parimenti il tenore di vita delle famiglie si è notevolmente affievolito aumentando il fenomeno della povertà e dell’esclusione sociale, con un immediato riverbero sul mercato del lavoro, dove si sta producendo una sempre maggiore frattura intergenerazionale, con evidente penalizzazione per i più giovani. Un ulteriore dato c’è fornito dal consumo di generi alimentari, dove si è riscontrata una riduzione non solo della spesa ma anche della qualità dei prodotti acquistati, con un aumento significativo di consumo di prodotti a breve scadenza o già scaduti, con conseguenze immaginabili anche sulla salute e, di conseguenza sul sistema sanitario. Aumentano le famiglie che si rivolgono alle mense della Caritas e al Banco Alimentare, strutture preziose di solidarietà non sempre supportate da azioni politiche adeguate. Dai dati Svimez, emerge come il divario tra la regione più ricca, il Trentino Alto Adige, e la più povera, la Calabria, è stato nel 2014 pari a quasi 22mila euro. I consumi continuano a calare al Sud, mentre riprendono a crescere nel resto del Paese. I consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, continuando a ridursi nel 2014 dello 0,4%, a fronte di un aumento del +0,6% nelle regioni del Centro-Nord. Continua la caduta degli investimenti, specie al Sud, anche nel 2014 gli investimenti fissi lordi hanno segnato una caduta maggiore al Sud rispetto al Centro-Nord: -4% rispetto a -3,1%. Dal 2008 al 2014 sono crollati del 38% nel Mezzogiorno e del 27% nel Centro-Nord, con una differenza tra le due ripartizioni di 11 punti percentuali.

Tutti i governi che si sono succeduti, limitando l’analisi agli ultimi venti anni, hanno inserito nel loro programma il tema del Mezzogiorno. Dopo oltre due anni di governo anche il Presidente del Consiglio Renzi, pur avendo omesso qualsiasi riferimento nel suo discorso d’insediamento al Senato del 25 Febbraio 2014, ritorna a parlare di Mezzogiorno. Nel Novembre del 2015, probabilmente anche sull’onda dei dati diffusi da Banca Italia, Unioncamere e Svimez, il governo presenta il Masterplan per il Sud. Un documento snello, di poche pagine, la cui matrice innovativa sembra essere rappresentata dai cosiddetti Patti per il Sud, 16 nel complesso da stipulare uno per ognuna delle 8 regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 8 città metropolitane, Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo, Cagliari.) La data del 31 Dicembre 2015, entro cui bisognava sottoscrivere i patti, inesorabilmente slitta e da qui il tour de force di queste settimane che vede il premier sottoscrivere i patti nei vari territori interessati dal Masterplan. Questi patti rappresentano effettivamente una svolta capace di dare impulso allo sviluppo del Sud? Da una prima disamina dei patti a oggi sottoscritti, sembra intravedere poche novità rispetto al passato. Se ritorniamo al paragone con i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni, possiamo ricordare le promesse dei 100 miliardi d’investimenti al Sud del governo Berlusconi, il decalogo del governo Prodi, il quale prometteva “attenzione permanente al Mezzogiorno”, e poi, il Patto per il Sud del ministro Barca. Le stesse risorse regionali, nella percentuale assegnata, sono state invece in gran parte utilizzate attraverso impieghi non del tutto coerenti con le finalità dei fondi, tra i quali il ripiano dei debiti del SSN e del Traporto Pubblico Locale, con annesse le partecipate. Il rischio concreto, quindi, è che si registrino nuovamente le criticità evidenziate, con l’ulteriore aggravio della frammentazione a livello territoriale, viste le modalità di stipula dei singoli Patti, senza raggiungere risultati in termini di vera coesione territoriale, impedendo, di fatto, il superamento di quel gap infrastrutturale tra il Nord e il Sud del Paese. Bisogna, necessariamente invertire la rotta. In primo luogo occorre una visione strategica sul futuro del Mezzogiorno, che dal Masterplan così come proposto non s’intravede. Si continua a ripetere gli stessi errori del passato con le conseguenze disastrose che sono ormai sotto gli occhi di tutti. Il Governo non può non assumere un ruolo guida nell’ambito di una strategia complessiva per il Paese. Va realizzato un vero e proprio “corridoio per il bene comune” che colleghi l’intero Paese valorizzando le potenzialità e i punti di forza territoriali, cui correttamente il Masterplan fa riferimento, attraverso un reale progetto di coesione e sviluppo.


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Occorre una cabina di regia che funzioni realmente, che sappia gestire i processi, che impedisca l’utilizzo non coerente dei fondi, che preveda il coinvolgimento delle istituzioni interessate e di tutti gli attori sociali ed economici presenti sui territori. E’ necessaria una maggiore partecipazione e un reale coinvolgimento di tutti gli attori sociali. C’è bisogno di un nuovo patto sociale che abbia come unico obiettivo la rinascita economica e sociale del Mezzogiorno, anche perché la politica da sola non ce la può fare, ed è per questo che occorre stabilire un gran-

de patto, un’alleanza, tra tutti i soggetti attivi della società. “Bisogna dare spazio all’innovazione e alla creatività, creando le condizioni per un sistema produttivo capace di liberare la fantasia e le capacità dei giovani e di tutte le persone con buone idee.” Dal Documento per il 1° Maggio della ”Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giustizia e la Pace”. Bisogna creare reti di collegamento tra il Nord e il Sud del Paese sia dal punto di vista delle strutture materiali e immateriali, alta velocità ferroviaria, sistema aero-portuale, banda ultralarga, università, centri di ricerca, start-up innovative. Lavorare sulla competitività delle imprese offrendo opportunità d’investimento anche attraverso politiche d’incentivazione all’assunzione a tempo indeterminato.

Creare una piattaforma logistica sul Mediterraneo che guardi ai Paesi del Nord Africa. Basti pensare alle enormi potenzialità del porto di Gioia Tauro, che guarda direttamente su tutta l’area Med e che potrebbe diventare un ponte tra le economie emergenti di quell’area e l’Italia, un porto che già dal lontano 2003 ha una Zona franca doganale, che andrebbe riconvertita in (ZES) Zona Economica Speciale, per renderla competitiva a livello europeo e non solo. Tutto ciò diventa irrealizzabile senza una diretta assunzione di responsabilità da parte del Governo, che deve diventare parte attiva anche nei processi di semplificazione amministrativa e procedurale per un corretto e celere impiego dei fondi, ciò che a oggi non è avvenuto. Basta pensare alla farraginosità nelle procedure di assegnazione da parte del CIPE. Affidare ancora una volta i processi di sviluppo esclusivamente alle regioni, viste le fallimentari esperienze dei decenni che ci precedono, difficilmente riuscirà a portare dei benefici, salvo che non sia previsto un sistema di premialità per le amministrazioni più efficienti già di per se un buon deterrente affinché la politica regionale e soprattutto le “caste burocratiche” si adeguino a sistemi di buona prassi, evitando il persistere di sistemi clientelari che hanno spesso contraddistinto i governi regionali, senza distinzione di colore o appartenenza politica. Va, poi, ripristinato un sistema di legalità contrastando con tutti i mezzi e le risorse necessarie, la criminalità organizzata e la corruzione che continua a dilagare anche grazie al supporto della cosiddetta “zona grigia” che, di fatto, rappresentano un freno allo sviluppo dei territori. Questa sfida, si può e si deve vincere, anche attraverso un nuovo percorso politico, economico ma soprattutto educativo. L’impegno educativo diventa ineludibile e va rivolto soprattutto ai giovani e alle loro coscienze, offrendo loro testimonianze reali di cambiamento, senza retoriche molte

volte strumentali e fini a se stesse. Bisogna accelerare i processi, finalizzare gli interventi alla realizzazione d’infrastrutture che agevolino un percorso di crescita soprattutto per le aziende affinché si creino sempre più occasioni di lavoro. La migliore ricetta per l’occupazione e lo sviluppo rimane la crescita dell’economia e con essa la creazione di nuovi posti di lavoro svincolati da interventi economici di sostegno, che non sempre trovano riscontro nella reale volontà di crescita delle imprese. Bisogna unire il Paese! Ciò che colpisce e inquieta di questa situazione è la mancanza di consapevolezza rispetto al fatto che il destino delle diverse aree del Paese non può essere disgiunto: senza un Meridione sottratto alla povertà e alla dittatura della criminalità organizzata non può esserci un Centro-Nord prospero. Occorre riconoscere il valore e l’importanza dei corpi intermedi, incrementare il confronto, la partecipazione. Da qui può nascere effettivamente un nuovo protagonismo della società civile; diversamente continueremo ad avere un Paese a due velocità che inevitabilmente diventerà terreno fertile per il fiorire di egoismi locali contravvenendo al principio per cui “Il bene comune è molto più della somma del bene delle singole parti.” Carlo Costalli Presidente Nazionale MCL Vincenzo Massara Presidente MCL Calabria Fortunato Romano Presidente MCL Sicilia Maria Rosaria Pilla Presidente MCL Campania Francesco Boccuni Presidente MCL Puglia Nunzio Calicchio Presidente MCL Basilicata Marco Boleo Presidente MCL Abruzzo e Molise Roberto Fozzi Presidente MCL Sardegna


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Eletti i nuovi sindaci di Federica Mamone

Qualche conferma, molte new entries e alcuni ritorni

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Giuseppe Idà - Sindaco di Rosarno

Salvatore Valerioti - Sindaco di San Giorgio

uesta la sintesi del turno elettorale per il rinnovo dei consigli comunali svoltosi nelle scorse settimane e che ha visto gli elettori di molti comuni pianigiani e non andare alle urne. Particolarmente importante la fine della gestione commissariale medmea. Nuovo Sindaco è stato eletto il giovane Giuseppe Idà, poco più che trentenne alla guida di una giunta di giovani capace di battere il navigato Avv. Giacomo Saccomanno e di farsi carico del compito di tornare al futuro dopo la fine della sindacatura di una Elisabetta Tripodi, attualmente fin troppo defilata dall’agone politico dopo essere stata con l’ex Sindaco di Monasterace ed ex Ministro Carmela Lanzetta e l’ex Sindaco di Cutro Caterina Girasole una delle “gioie rosa” della sinistra montiana e post bersaniana, molto legata, in Calabria, all’appariscenza di maniera. A San Giorgio Morgeto, consuntasi nella serenità la sindacatura di Carlo Cleri, il suo vice, Avv. Andrea Carpentiere, non c’è l’ha fatta a resistere al più anziano Salvatore Valerioti che ha rappresentato una scelta netta dell’elettorato in termini di numeri e preferenze. A Sinopoli l’ex Assessore Annunziato Danaro batte il Sindaco uscente Luigi Chiappalone di cui era stato assessore prima di diventarne lo challenger. Conferma piena a Melicuccà, piccolo centro agricolo nell’hinterland seminarese, per l’uscente Emanuele Oliveri contro il quale si


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Annunziato Danaro - Sindaco di Sinopoli

è battuto Luigi Florio che continuerà a sedere in opposizione. A Melicucco, un altro Salvatore Valerioti ha battuto per distacco le colaizioni di Redi e della De Marzo a conferma della continuità della buona politica di Franco Nicolaci, ora solo assessore e neanche - pare per propria scelta - Vicesindaco. Lontano dalla Piana segnaliamo Roghudi,

Salvatore Valerioti - Sindaco di Melicucco

Emanuele Oliveri - Sindaco di Melicuccà

antico centro di cultura grecanica che ha visto l’elezione a Sindaco di Pierpaolo Zavettieri, consigliere provinciale nipote dell’ex leader PSI Saverio Stilo. Le conferme: nella Piana Galatro con Carmelo Panetta, Stilo con Giancarlo Miriello, Gerace, che ha visto il ritorno del Dott. Giuseppe Pezzimenti. Infine Platì - tornata dopo mille incertezze

ad aver un Sindaco con Rosario Sergi. Con questa tornata, può dirsi concluso il turn-over per il rinnovo dei Consigli Comunali. Restano le incognite. Soprattutto quella di comprenderela necessità di superare i campanilismi e fare rete per sperare di non essere meri “numeri” nel contesto della neoistituita Città Metropolitana

Carmelo Panetta Sindaco di Galatro


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Eletto quale nuovo Rettore Magnifico dell'Università di Macerata.

di Francesco Di Masi

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rancesco Adornato, calabrese di Cittanova, è stato eletto al primo scrutinio con il 92% dei voti espressi, quale nuovo Rettore Magnifico dell'Università di Macerata, subentrando al Prof. Luigi Lacchè che reggerà l'incarico fino al prossimo 1 Novembre, giorno dell'entrata in carica del nuovo Rettore. A proclamarlo è stato il decano, Prof. Diego Poli. Visto l'esito della votazione, possiamo, senza ombra di dubbio, affermare che tutte le componenti: studenti, docenti, personale tecnico amministrativo e collaboratori linguistici dell'Università hanno dato parere favorevole, confermando il consenso unitario del prestigioso Ateneo, presentando quale candidatura unica quella del Prof. Adornato, Direttore del Dipartimento di Scienze politiche, della comunicazione e delle relazioni internazionali. Curriculum di prestigio quello del Prof. Adornato, laureatosi in Giurisprudenza all'Università di Roma nel 1975, con tesi di laurea in Diritto Agrario, relatore il Prof. Stefano Rodotà con votazione di 110/110. Ha ricoperto incarichi importanti: come docente alla Università, come Preside di facoltà, Direttore di dipartimento, accademico dei Georgofili e componente l'osservatorio della cultura della Regione Marche, per citarne alcuni. Tanti gli incarichi amministrativi e di ricerca, con partecipazione a convegni e seminari a livello regionale,

Francesco Adornato Orgoglio di Cittanova e della Calabria ministeriale, nazionale ed internazionale; inoltre, collaborazione con diverse riviste e testate giornalistiche. innumerevoli pubblicazioni monografiche, saggi e articoli. Oltre gli studi giuridici, Francesco Adornato, ha coltivato interessi in ambito saggistico-letterario, cimentandosi anche in prove cinematografiche, mettendo al centro le tematiche relative al Mezzogiorno, prendiamo esempio dal film "Rosa Ventra", dedicato alla vita di una contadina calabrese e della sua comunità di appartenenza. Francesco Adornato, insignito del titolo di Ufficiale dell'Ordine "Al merito della Repubblica italiana", ha sempre mantenuto un contatto costante con la sua terra, sempre impegnato in Calabria in discussioni e confronti di alto tenore culturale e politico oltre che sempre presente ad iniziative di studio e aggregazione sociale. Il neo Rettore oltre che per il suo bagaglio culturale di eccellenza e per le sue indiscusse elevate competenze professionali, si è fatto sempre apprezzare per le personali doti umane che certamente gli saranno di aiuto per affrontare una così nuova ed impegnativa sfida. Quest'incarico a Retto-

re Magnifico dell'Università di Macerata, assume, per la nostra comunità e in special modo per quella di Cittanova, un'importanza particolare funge da stimolo in una realtà territoriale impegnata in un difficile percorso di crescita e di sviluppo sociale ed economico, faro, motore ed esempio importante di progresso per il futuro dei nostri giovani. Sentimenti augurali di tutta la comunità della piana, unitamente ai suoi concittadini, al Sindaco e all'amministrazione di Cittanova che esprimono grande compiacimento e le più vive e sincere congratulazioni, per il traguardo raggiunto da questo suo figlio, che tanto legittimo orgoglio ha suscitato per essere stato chiamato a ricoprire un così prestigioso quanto oneroso incarico. Auguri e felicitazioni esprimiamo anche noi della Redazione del Corriere della Piana con il proposito di incontrarci Domenica 26 Giugno 2016 alle ore 19,00 in una manifestazione pubblica in Piazza San Rocco, promossa dall'Amministrazione Comunale, che con orgoglio vuole onorare il Prof. Francesco Adornato cittadino eccellente che porta da sempre in alto il nome di Cittanova.


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Gioia Tauro: "Il mare....il tuo futuro"

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i è svolto sabato 28 Maggio a Gioia Tauro, nell’Auditorium “Nicholas Green” dell’Istituto Superiore Severi-Guerrisi, il convegno sul tema: “Il mare… il tuo futuro”. Presenti: il dirigente Giuseppe Gelardi; il Sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, il Consigliere Provinciale Raffaele D’Agostino, il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, l’Assessore Regionale, Federica Roccisano, il Dirigente Formazione ASP di Reggio Calabria, Giovanni Calogero e il comandante Capitaneria di Porto di Gioia Tauro, Davide Giuseppe Barbagiovanni Minciullo. Dopo i saluti del Preside, il Sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà, ha precisato che l’istituto Severi Guerrisi- con i suoi sette indirizzi rappresenta un’eccellenza della città. Tra questi l’indirizzo nautico è il fiore all’occhiello, essendo Gioia Tauro la città del porto più importante del Mediterraneo. L’Assessore Regionale, Federica Roccisano, si è soffermata sull’importanza dell’alternanza scuola-lavoro. Puntualizzando che per far crescere la Calabria, necessita partire da quello che lei possiede: in primis il mare, da cui trarre frutto e opportunità per i nostri giovani. Concludendo il suo inter-

vento, la Roccisano ha detto: “La Calabria cresce e migliora se parte dalla Calabria”. L’Asp di Reggio Calabria - per il Dott. Giovanni Calogero - è sempre attenta alle esigenze del territorio e l’aver contribuito alla formazione dei ragazzi è motivo di orgoglio. Il Comandante Davide Giuseppe Barbagiovanni Minciullo, si è soffermato sull’importanza del porto di Gioia Tauro nel Mediterraneo, ricordando il trasbordo delle armi chimiche siriane, “Si è potuto fare, perché qui ci sono professionisti di alto livello”. Il Consigliere Provinciale Raffaele D’Agostino, ha puntualizzato che per lui è di vitale importanza impegnarsi per il suo territorio, rivolgendosi poi agli studenti ha detto: “Dovete essere orgogliosi di frequentare l’Istituto Severi”. Il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, ha detto: “Siamo orgogliosi di aver lavorato per la nostra terra, abbiamo fatto il nostro dovere, lavorando tutti in sinergia. L’Istituto Severi, rappresenta un eccellenza del territorio, fiore all’occhiello della nostra provincia, soprattutto per l’alternanza scuola-lavoro”. Il Preside Migliori, ha annunciato che insieme al Preside Gelardi si stanno attivando affinchè ai ragazzi sia data un’altra impor-

di Caterina Sorbara

tante occasione: la specializzazione tecnologica post-diploma statale. Prima della consegna degli attestati, il Preside Gelardi ha lodato l’impegno a favore dell’Istituto gioiese, del Consigliere Provinciale Raffaele D’Agostino e del Presidente Raffa. La scuola è stata destinataria di un grosso finanziamento e verrà costruito un plesso altamente innovativo. Nel prosieguo Gelardi ha ringraziato tutti i docenti per l’impegno profuso, in particolare il Prof. Pettinato, che ha consegnato gli attestati agli allievi. Per quanto riguarda “Iscrizione a Gente di Mare”, prima categoria, hanno ricevuto l’attestato: Andrea Saverino, Vincenzo Patamia, Domenico Scarfò, Antonio Taccone, Michela Michelizzi, Debora Frisina, Nicola Sandulli, Francesco Comandè, Domenico Padano, Josan Fazzolari, Santo Salvatore Pirilli, Davide Gallo, Vincenzo La Valle, Giuseppe Brando, Samuele Giordano e Michela De Raco. Infine per il corso B.L.S.D, hanno ricevuto l’attestato: Silvio Francesco, Vincenzo Trimarchi, Andrea Lucano, Sergio Cutrone, Pinizzotto Mattia,Napoli Salvatore, Calderazzo Sara, Crea Francesco, Caccamo Rocco Paolo, Scordo Rocco,Scarfò Domenico, Mandaglio e D’Argì.


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Istituita una borsa di studio biennale nel ricordo della fondatrice Prof.ssa Rita Marazzita Alvaro

di Marisa Militano

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Il Soroptimist International di Palmi è per lo studio e la cultura

a cerimonia si è svolta per ricordare la figura della sua fondatrice, Rita Marazzita Alvaro, scomparsa prematuramente meno di un anno fa. A questo proposito il club Soroptimist International di Palmi, ha istituito una borsa di studio biennale destinata ad una studentessa delle scuole superiori, di tutta la circoscrizione, finalizzata all’approfondimento dello studio della lingua inglese. Con l’adesione e la collaborazione della Stamford School e delle altre associazioni culturali e club service presenti sul territorio, il 31 Maggio, nella sala consiliare del Comune, sono state presentate le cinque finaliste del concorso, ed è stata proclamata vincitrice della borsa Loredana Inferrera del Liceo artistico di Palmi. E non è stata sprecata l’occasione di approfondire il significato della parola cultura e di specificare il valore dello studio nella formazione della persona umana. Di fronte ad una platea gremita di giovani studenti interessati e tesi a scrutare il proprio futuro, con il garbato coordinamento della Prof.ssa Franca Brandolino Foti, pastpresident di Reggio Calabria e tutor del Club di Palmi, le relatrici Marilea Ortuso, docente

al liceo classico di Palmi e Giusy Furnari, docente all’Università di Messina oltre che Presidente del Soroptmist di Messina, richiamando a Cicerone ed Aristotele per una analisi e comprensione del valore dello studio inteso non in senso quantitativo ma qualitativo-formativo della personalità. Aldilà della preparazione tecnica, pure fondamentale per l’espletamento di un lavoro, lo sviluppo dell’essere umano - è stato dimostrato - sta nella esaltazione di quei valori che configurano la cultura come libertà di essere sia nella propria interiorità che come essere sociale. In una società come quella attuale, che pare interessarsi solo del futuro, di fronte ad uno sviluppo tecnologico che costringe l’individuo ad un frenetico aggiornamento delle proprie competenze, l’insegnamento ci viene proprio dal passato quando l’otium era considerato un necessario momento di intima riflessione per una più profonda conoscenza di sé. Ai giovani, preda della tecnologia che li distrae e che, manco a dirlo, li relega ad una reale solitudine che li rende tutti omologati nei comportamenti, i grandi del passato parlano invece di un diverso recupero della vera natura umana, individuale e sociale, e della vera comunicazione tra

gli individui. Lo studio e l’applicazione, la riflessione ed il confronto con l’altro sono infatti la vera cultura, che non consiste nel sapere tante cose quanto piuttosto nella saggezza e nel giusto discernimento. Con questi presupposti la borsa di studio del Soroptmist non poteva che essere intitolata alla Prof.ssa Rita Marazzita, insegnante di grande umanità e di vera cultura, ricordata con profonda commozione in una lettera che il marito, Avv. Domenico Alvaro, ha inviato per l’occasione e che, in sua forzata assenza, è stata letta dalla past president Enza Versace. La Prof.ssa Brandolino ha poi confidato alla platea l’entusiasmo di Rita Marazzita nel voler fondare anni fa il Soroptimist a Palmi per poter applicare nella realtà della Piana le finalità sociali in difesa delle donne, dei più deboli e per la parità di genere. Ancora una volta quindi, il Soroptimist International club di Palmi, per iniziativa di tutte le socie, guidate dalla presidente Antonella Orlando, ha dimostrato di saper incidere nel tessuto sociale del territorio, avviando un percorso educativo che andrà rinnovandosi nelle edizioni future e saprà coinvolgere le giovani donne in un forte impegno di crescita culturale e di attiva solidarietà civica.


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ASPROMONTE : Ambiente e terra da tutelare e amare

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i è svolto Domenica 12 Giugno, a Zervò, su iniziativa del Presidente della Zona 33 del Distretto Lions 108 YA Pasquale Iozzo, in collaborazione con i Clubs della predetta Zona (Locri - Polistena - Taurianova), un importante ed interessante convegno dal titolo “Aspromonte, terra da amare e da tutelare”. Presenti le più alte cariche Lionistiche: il Governatore Totò Fuscaldo, il Past Direttore Internazionale Ermanno Bocchini, il Presidente dell’VIII Circoscrizione Ferdinando Iacopino, oltre i presidenti dei tre Clubs della Zona 33 e numerosi altri soci Lions. Presenti - altresì - numerose autorità civili e militari (i Sindaci dei Comuni di Scido, Santa Cristina d’Aspromonte, Varapodio, il Presidente del Parco Nazionaledell’Aspromonte Dott. Giuseppe Bombino ed il Comandante Provincialedel CFS Col Giorgio Maria Borrelli). Nel solco della “Cittadinanza Umanitaria Attiva” di cui i Lions sono i fautori a livello mondiale, prima di addentrarsi nel tema del convegno, i Lions della Zona 33, hanno restituito alla comunità, dopo averla ristrutturata, la Fontana “Acqua del Faggio” e messo a dimora tre alberi che sono stati piantati all’interno del viale del vecchio sanatorio. Scopo del convegno, introdotto dal Presidente di zona Pasquale Iozzo e moderato dal giornalista Aristide Bava (Lions e Direttore della rivista

distrettuale 108 YA) è stato quello di scoprire il mondo della natura e prendere contatto con il territorio e la storia più antica della nostra Calabria, arricchito da interventi precisi ed interessanti dei relatori che si sono succeduti nella illustrazione del tema. Gli illustri relatori hanno approfondito la conoscenza diretta del territorio aspromontano e l’analisi dei suoi equilibri ambientali, per spingere noi adulti ma soprattutto le nuove generazione verso un interesse ed un impegno concreto nella tutela dell’ambiente. Dal contatto positivo con la natura nasce l’amore per essa e dall’amore un interesse per la sua tutela. I Lions hanno deciso di impegnarsi nella tutela ambientale per mettere a disposizione dei giovani esperienze e conoscenze accumulate in secoli di storia. Il modo migliore per conoscere ed apprezzare la natura è infatti muoversi “mimetizzati” all’interno di un ecosistema sufficientemente complesso e bello da affascinare e incuriosire. Abituare i giovani al rispetto dell’ambiente e all’amore verso il creato in generale è una virtù. Abituarli a conoscere e amare l’Aspromonte oltre che una virtù è un dovere, dopo le tante denigrazioni del passato di quella bellissima cordigliera di montagne che fa da Parco allo Ionio e al Tirreno ed è il polmone verde della nostra “Calabria Ultra”. E’ stata un’occasione di parlarci e di parlare con i giovani (erano in tanti i Leo presenti), abituandoci ad amare noi stes-

di Francesca Princi

si e tutto ciò che ci circonda. É per noi una cambiale da onorare nei confronti dei nostri avi e un dovere che dobbiamo alle future generazioni. Oggi è necessario (ri)valorizzare questa nostra terra, che nei secoli passati ha fatto grande la nostra Calabria. Girando tra i vari paesi dell’Aspromonte, un tempo ricchi non solo economicamente ma anche di storia e di cultura, sono ancora visibili i segni di un tempo che non c’è più! Un tempo in cui i boschi regalavano olio di oliva, uva, castagne, vino; i lecci e le querce facevano abbondare il carbone, c’erano ghiande per i suini, allevamenti di baco da seta, pascoli che alimentavano produzione di latte, formaggio, carne. Fu solo negli ultimi secoli che queste ricchezze si persero, inghiottite da terremoti, guerre, alluvioni, emigrazione. Prendere coscienza di tanta grandezza che fù, forse, ci può aiutare a risolvere, magari in parte, i nostri problemi attuali. Purtroppo per tanto e tanto tempo ognuno di noi è fuggito dalla storia a cui è stato costretto. Ma l’intento dei Lions è quello di risvegliare l’orgoglio montanaro. Aiutare la nascita di gente nuova: gli aspromontani. Un popolo unico, compatto. Un popolo che abiti l’Aspromonte, con dedizione antica e cultura moderna. Che si discosti dagli orrori del passato per finezza di pensiero, ma che conservi piedi duri e mani callose. Perché ognuno sia libero di vivere la storia che si è scelto.


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Alcune delle buche disseminate lungo il tragitto (tratto Terranova-Taurianova)

di Domenico De Angelis

Strada sbarrata da un albero caduto il 23 feb 2016 (tratto Terranova-Molochio)

La "groviera" nostrana

La strada Provinciale 1 che collega Terranova S.M. a Taurianova versa ancora in condizioni disastrose

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on parliamo di formaggio, evidentemente. Ma della cosiddetta nostra… “strada”. Ancora? Si, ancora! È la sempre attuale e disastrosa situazione della Strada Provinciale 1 (ex statale 111). Nel presente mensile (vedi CdP n. 33 pag. 19) è stata fatta presente la problematica. Ricordate? “Qualche buca qua e là, tanto per fare un po’ di cross o optare per la mountain bike invece della bici da corsa, qualche albero che si inchina ai passanti con segno di doveroso rispetto, qualche sacchetto (anche abbastanza grande) che nell’era della raccolta differenziata non trova miglior posto, qualche frana lasciata da parte perché è giusto rispettare la natura…” Da allora cosa è cambiato? Nulla. A parte le erbacce che continuano a crescere ed invadere la carreggiata. Procediamo con ordine. Presupposto primo: risulta fondamentale adoperarsi, ognuno nelle proprie competenze, per il bene comune. Intendendo quest’ultimo come <<l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente>> (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 164). Ecco la motivazione principale di tale scritto, che sicuramente interpreta anche le intenzioni di quanti vivono giornalmente tale disagio. Con l’intento principale di contribuire all’incolumità dei viaggiatori, segnalo le numerosissime buche disseminate lungo

tutto il tragitto. Gli autisti sono costretti a dover intraprendere pericolosi slalom per evitare le buche più profonde. Infatti, in alcuni punti, si presentano addirittura così profonde da permettere la piantumazione di qualche pianta. Gli pseudo-interventi di riparazione, tra l’altro occasionali, sono rattoppi maldestri. Pressoché inutili, in quanto dopo le prime piogge si sciolgono come neve al sole. Quando l’intervento sembra strutturarsi in uno dei tratti più lunghi, lo stesso offre un particolare disegno di difficile interpretazione, infatti non si riesce a capire il perché sia fatto (l’ultimo “lavoro” in questo caso) non completo, ma dentellato. Per non parlare dei bordi stradali: indecorosi ed in degrado permanente. La trascurata manutenzione è causa di

erbacce che invadono il manto stradale. Inoltre, alcuni alberi semisradicati, e in una rischiosa posizione, sono (udite udite…) sostenuti dai cavi ad alta tensione. Sempre sul ciglio, quand’anche direttamente sull’asfalto, si segnala la presenza continua di maleodoranti sacchi dell’immondizia. Sicuramente non si vuole infierire segnalando, ancora, che nella curva in prossimità del fiume “Marro” è presente un pericoloso avvallamento (simile alla duna del deserto) reso ancora più rischioso dalla presenza di consistente terra di riporto (oltre alle famigerate buche). Tutto qua? Non proprio… Si segnala, ancora, che in vari punti la carreggiata risulta ristretta dalla terra accostata sul ciglio stradale (dicono provvisoriamente) che, inesorabilmente ed immancabilmente, è divenuta definitiva. Insomma, prima di intraprendere il rischioso viaggio bisogna essere allenati ed attenti. Il senso di abbandono regna sovrano. Nessuno risponde a nessuno (ma è vero – come si dice – che dietro Nessuno c’è sempre Qualcuno?). C’è da chiedersi chi, a parte gommisti, meccanici e carrozzieri, gode di tale grave condizione. La situazione che persiste, ormai da anni, è rischiosa per tutti i viaggiatori e vergognosa per l’ente che se ne dovrebbe prendere cura. Ricordo, inoltre – anche se qualcuno fatica ancora a capirlo – che facciamo parte dell’Italia. E tale constatazione dovrebbe essere un vanto non un… rammarico! Ci auguriamo che chi di dovere intervenga al più presto!


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Il sindaco Foti e la signora Bonavita

La signora Bonavita

Una cittadinanza speciale

di Domenico De Angelis

Conferita alla signora Giuseppina Abata Maria

Bonavita la “Cittadinanza Onoraria” di Terranova S.M.

Sono una di voi in mezzo a voi”. Così ha voluto concludere il suo breve intervento di ringraziamento la signora Giuseppina Abata Maria Bonavita (Buonvicino - CS). È la persona a cui l’Amministrazione comunale di Terranova S.M., guidata dal Sindaco, Salvatore Foti, ha voluto conferire la “Cittadinanza Onoraria”, con delibera n° 20 del 3 Giugno u.s. (votata favorevolmente all’unanimità). La significazione del conferimento, impressa nella pergamena, è la seguente: “Nessuna distorsione per rendere il fascino pionieristico di Giuseppina (da un quarto di secolo guidata e sorretta dallo zelo infaticabile dei Padri Missionari dell’Evangelizzazione di Terranova Sappo Minulio e affiancata con la stessa semplicità dal marito Silvio Casella). Una presenza: prudente, educatrice, colta, che continua ancora ad oggi a condividere la “grandezza di un sorriso” con tutti coloro che si rivolgono a lei in cerca di conforto e intercessioni… qualcuno per la carità di una preghiera. Alla sua straordinaria persona va insieme il riconoscimento ed il ringraziamento della Municipalità Terranovese e della Città del SS. Crocifisso, per aver offerto, alle nostre riflessioni, la grande testimonianza di Fede e di Gioia Spirituale, ma anche per aver saputo interpretare e vivere coerentemente il messaggio evangelico dell’umiltà, della vicinanza verso tutti, dell’ascolto, con cuore sempre aperto all’accoglienza, alla condivisione delle sofferenze e della gioia. La cerimonia di conferimento si è svolta domenica

5 Giugno nel Santuario del SS. Crocifisso nero di Terranova S.M., a conclusione della Santa Messa. Presenti per l’occasione anche il Sindaco di Buonvicino, Ciriaco Biondi ed il Vice-Sindaco, Ciriaco De Lio. A farle da corona i Padri Missionari dell’Evangelizzazione ed i fedeli terranovesi e non. L’emozionata Giuseppina, nel suo intervento di ringraziamento, ha voluto, inoltre, precisare che: “il riconoscimento di questa onorificenza mi conferma e mi sprona ancora di più a pregare per Voi”. Dalle motivazioni appena lette si può notare come la carismatica Giuseppina è presenza fondamentale, di conforto, consiglio, ascolto, abbraccio materno e confidenziale. Molte persone, infatti, rimangono edificate spiritualmente dopo averla incontrata. Donna di fede, solare, gioiosa. Ascolta tutti condividendone i problemi, gratuitamente e in punta di piedi. Non ama i trionfalismi. Non impone la sua presenza. Ha una parola di conforto e di speranza per ognuno. Costruttrice di comunione e di pace. Riesce ad alleviare le sofferenze che, diverse dal dolore, hanno sfaccettature e profondità che solo la preghiera e la ricerca del senso più profondo della vita possono aiutare a lenire e superare. Lei per questo prega ed offre. Ricorda spesso che Cristo non è venuto a liberare l’uomo “dalla” sofferenza, ma “nella” sofferenza. Per cui, è necessario comprendere (prendere con sé) più che capire. La serenità e pacatezza di modi e toni la contraddistinguono nel dialogo fecondo. Si distingue per la trasmissione della fede cattolica attraverso il mez-

zo prediletto da Cristo: la testimonianza. Una persona credente e credibile, quindi, capace di prestarsi, nonostante le precarie condizioni di salute, al nobile servizio dell’ascolto. Il percorso che questa grande donna di fede propone a chi la incontra è scandito da diverse tappe. La prima delle quali è, come presupposto, il saper ascoltare. La preghiera di lode e ringraziamento, l’accostamento al sacramento della confessione e dell’Eucaristia, la vita spesa per gli altri sono alcuni passaggi fondamentali. Incarna la logica del dono e del servizio. Questo è controcorrente. In quanto è alternativo alla logica della competizione, del talento legato al gioco ed alla fortuna. È la logica del Vangelo! Cercare di sintetizzare la ricchezza umana della signora Giuseppina, è operazione ardua. Invitata a Terranova e seguita nel proprio itinerario di fede dal padre spirituale, P. Rocco Spagnolo (Superiore Generale dei Missionari dell’Evangelizzazione, fondati da P. Vincenzo Idà) continua da mezzo secolo a fare apostolato silenzioso e fecondo a Terranova S.M. e non solo. È necessario incontrarla per avere maggiore consapevolezza e sentire l’inconfondibile profumo della sua materna bontà. L’indimenticabile giornata è iniziata con l’apertura della “porta santa” – Santuario giubilare quello terranovese – e si è conclusa con l’emozionante “salita” del SS. Crocifisso (restaurato di recente) nella pala maggiore dell’altare. Che dire… una giornata storica, memorabile, emozionante, e piena di significato quella vissuta a Terranova S.M.


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Salone del libro di Torino:

di Francesco Di Masi

Tornare alla terra

Il messaggio del ribelle meridiano Giuseppe Bagnato di Varapodio

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ornare alla terra. E’ questo il comune denominatore della letteratura di Giuseppe Bagnato, nativo di Varapodio, il ribelle meridiano autore dei romanzi “MOIRA e OZZ” presentati da Disoblio Edizioni lo scorso mese, presso lo Spazio Incontri dello stand istituzionale della Regione Calabria, in occasione del XXIX° Salone Internezionale del Libro, che si è svolto al Lingotto Fiere di Torino. Inaugurato dall’editore Salvatore Bellantone, l’incontro si è aperto con la let-

tura, da parte dell’autore, del monologo “ Benvenuti in Calabria”, accompagnato dagli arpeggi del musicista Carmelo Morabito di Varapodio, voce dei “Southern Gentleman League”, questo, per dare il benvenuto nello stand della Regione Calabria, con le parole, la musica e le suggestioni che soltanto la Calabria riesce a dare. Sui brani, ispitrati dai romanzi, scritti e musicati da Carmelo Morabito dal titolo: “ Ciccio e Moira” e “Appuntamento con il gigante buono”, ha avuto inizio la conversazione con Giuseppe Bagnato che ha sottolineato, come il tornare

alla terra sia da intendere: come un ritorno alle origini, alle fondamenta di un rapporto uomo-natura ormai cancellato da una società in caduta libera dentro il nero baratro di una degenerazione spersonalizzante e artificiosa ad un tempo, causata dal capitalismo, dalla mercificazione generale e dall’accelerazione continua cui tutto è soggetto. L’ essere umano, con il suo animo asfaltato, al pari delle strade che lo separano dalla (in)civile convivenza, illuso, dalle sue stesse rappresentazioni fittizie che condivide con la sua tecnologia e le sue App, è convinto di essere il centro del mondo, il vincitore, l’unico degno di nota nel diario dell’esistenza, e invece, a ben vedere, è solo. Solo con le sue follie, con le sue schiavitù, con la sua stessa voglia sfrenata di raggiungere maggiore successo, denaro e potere, continuando a degenerare a perdersi, trasformandosi inconsapevolmente in quel pezzo ripetitivo e intercambiabile di un consumismo usa e getta su cui si fonda il dominio mondiale della società contemporanea. Occorre, invece, ha chiarito il contadino-scrittore Bagnato, continuando a dialogare con l’editore Bellantone, fare allo stesso modo del protagonista del mio romanzo “ MOIRA”, allontanarsi dalla monotonia cittadina e gradualmente mettersi in viaggio accostandosi verso una realtà naturale, contadina e terrestre; occorre sedersi su di un ramo-poltrona e guardare se stessi e la società da un’ altra prospettiva, in modo da accorgersi dell’insensatezza della vita urbana, isolata dal resto dell’esistente. Qui si scopre un’altra solitudine, quella interiore, paradossalmente collegata con fili invisibili al tutto, e in particolar modo alla terra, alla Grande Madre che insegna l’illusorietà del tempo cronologico, su cui si basa la vita cittadina e la verità del tempo cairologico, in seno al quale l’intero esistente ruota. Un tempo dell’occasione, quest’ultimo, grazie al quale ogni cosa naturale parla e ci insegna l’armonia che regge l’universo e la dipendenza dell’esse-

re umano dalla natura, dalla quale può trarre i frutti per il proprio sostentamento e gli insegnamenti per la propria vita autentica. E’ nella sintonia con la natura, che è possibile scorgere il velo di pregiudizi, convenzioni e schemi fallaci che coprono i nostri occhi, sguardi che non usiamo per incontrare quelli degli altri ma soltanto per vedere narcisisticamente noi stessi in qualsiasi altra cosa, sia quest’ultima un essere vivente, un fatto o un profilo di un social Network. Nella vita contadina, invece, si comprende quanto l’uomo sia strettamente dipendente dalla natura, dalle sue decisioni, dai suoi tempi e dalle sue stagioni annuali, atmosferiche e universali e ci si rende conto quanto false siano le dipendenze insegnate dalla società, siano queste ultime legate alle droghe, agli alcolici, al gioco d’azzardo, al sesso, allo sport o a qualsiasi altra dimensione sociale, impiegata, per controllare le masse, le ricchezze e consentire a pochissimi di capitalizzare e determinare attraverso le mode, la vita collettiva, come narrato nel romanzo “Ozz”. L’unica dipendenza a cui tutti dovremmo essere avvezi, ha detto Giuseppe Bagnato, è il confronto con l’altro, sia quest’ultimo una persona, un animale, una pianta, un’idea o qualsiasi altra cosa esista. Nel confronto con l’altro si ha la possibilità di scoprire la propria unicità nelle sfumature poliedriche del proprio essere e di comprendere l’intimo e stretto legame che ognuno di noi ha con il singolo elemento ed evento che fanno parte di questo mondo, del quale occorre avere cura per poter imparare, di nuovo, ad avere cura di sé stessi. Al termine recitando il monologo “Immaginate” sulle note della chitarra di Carmelo Morabito, Giuseppe Bagnato ha acceso la lanterna della “Disoblio”, come simbolo di luce della coscienza e richiamandosi al tema “ Visioni” della XXIXa Edizione del Salone del Libro, sognando un pianeta in cui tutte le civiltà, guardandosi negli occhi e ritornando alla natura della terra, possano convivere in pace e armonia.


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L’opera infinita su Lorenzo Calogero di Teresa Martino

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ei piccoli ambienti le meschinità cadono come macigni sugli animi sensibili, a volte fino a scatenarne il suicidio, ma a distanza di decenni ancora la morte improvvisa di Lorenzo Calogero, scrittore e poeta, oltre che medico di professione, non dà risposte certe ai numerosi interrogativi che ci lasciano sospettare la volontà di farla finita di un uomo deluso dalla vita che desiderava trovare appagamento nella morte dei sensi per porre fine alla sofferenza della mancata accettazione di un mondo di cui avvertiva solo il rifiuto. Non è campanilismo quello di Teresa Martino, che stimolata dalla ricerca dei valori culturali del suo paese che affonda le radici storiche più recenti intorno al Medioevo, si è cimentata in un’appezzabile opera dedicata ad un uomo di cultura di Melicuccà, poco conosciuto, ma con grandi doti letterarie e poetiche, che hanno meritato l’arduo impegno dell’autrice, che conquista con immediatezza una miriade di lettori, collocandosi in una posizione di riguardo con la sua prima pubblicazione dal titolo “ Lorenzo Calogero e la critica” di Calabria Letteraria Editrice, nelle librerie già da Natale 2015. Oltre alla laurea magistrale in Civiltà Letteraria dell’Italia Medievale e Moderna, conseguita presso l’Università degli Studi di Messina, il curriculum culturale-professionale della Martino ci consente di affermare che non si improvvisa nel mondo della letteratura, ma è una specialista, ha infatti già al suo attivo la pubblicazione di numerosi articoli su diverse testate giornalistiche, dal quotidiano d’informazione regionale “Calabria Ora” al mensile “La Piana”, “Calabria Letteraria”, “Avvenire di Calabria” e “Corriere della Piana”. Vincitrice di numerosi concorsi letterari, tra cui il premio organizzato dal Centro Internazionale degli Scrittori della Calabria e il Premio Letterario Internazionale “Gaetano Cingari” organizzato da Leonida Edizioni nel 2015, nella sezione narrativa con il romanzo Sapore di vita”,

già pubblicato, spazia in diversi settori culturali. L’opera su Calogero si presenta come denso studio sulla poesia del Novecento italiano ed europeo rimasto ancora parecchio inesplorato se si considera la molteplicità di inediti di Calogero di cui la Martino dà notizia nel suo libro, sottolineando il bisogno vitale dell’autore di vivere qualche contatto con l’ambiente culturale italiano. Si evidenzia inoltre nell’opera, il poco suono della vita che per lui non è stata armoniosa, l’eterno lo vede invece con infinita armonia che si identifica in ciò che gli è mancato nello scorrere della sua solitaria e malinconica vita. L’esasperazione di una vita di cui lui sente il fallimento, che per altri invece si sarebbe potuto trasformare in ricchezza di fermento culturale e lievito di felicità, emerge con molta chiarezza dai suoi versi infinitamente tristi: “….. ho le labbra arse secche: schiume di cavalli. Sono vano per troppo aspettare. Sento la mia

pupilla affogare in un labile pianto. Tendetemi la mano ed accoglietemi nel grembo vostro: mai desiderai la morte come in questo momento.” Sono le espressioni dell’autore usate in “Poco Suono” dalle cui parole risulta l’assenza di autostima, il distacco materno che provoca in lui tanta sofferenza e la conseguente necessità di essere amato da un

di Filomena Scarpati

prossimo da cui si sente altrettanto rifiutato. Decadente è anche il periodo storico in cui va collocata la vita di Calogero che nasce a Melicuccà nella provincia di Reggio Calabria nel 1910 e muore nel 1961, costretto a subire anche gli effetti negativi di due guerre mondiali, deleteri per un animo sensibile e delicato come il suo, al quale avrebbe giovato più la distrazione della frequentazione di salotti culturali che la visione della lotta per la sopravvivenza che assillava in quel periodo la maggior parte delle famiglie della Piana. Inserito in un contesto sociale poco clemente per un medico che cercava considerazione nel mondo letterario, finì nell’abbandono più totale, fino al punto da desiderare la morte. Strinse rapporti d’amicizia con Giuseppe Fantino, giornalista, romanziere, critico letterario, drammaturgo anche lui nato a Melicucco nel 1908 e morto nel 1975, parimenti i suoi scritti sono stati ignorati, anzi snobbati dalla critica ufficiale. Fu ricoverato anche lui più volte in manicomio. Le sue opere validissime, andrebbero approfondite e apprezzate esattamente come quelle del suo amico Calogero. IL lavoro della Martino vuole anche essere da sprono per i tanti giovani appassionati di letteratura a continuare la ricerca su un autore nostrano più conosciuto ed apprezzato all’estero che in Italia e in Calabria, un invito a tuffarsi maggiormente nella cultura accrescendo le conoscenze e l’autostima per la formazione di una personalità forte, nella consapevolezza che la costruzione di un futuro migliore poggia sulla storia delle nostre origini, che vanno apprezzate, stimate e poste come base da cui ripartire per creare un avvenire solido che ci eviti gli errori dei nostri avi e ci consenta di vivere una dimensione a misura d’uomo del nostro tempo. Gli errori della famiglia di Calogero non vanno ripetuti, è importante rispettare le aspirazioni dei figli nell’indirizzo verso gli studi e le professioni da intraprendere. Gli errori nell’impostazione della vita dei figli spesso generano infelicità dannose all’esistenza che a volte spingono verso gesti inconsulti. L’opera della Martino è introdotta da un’ampia prefazione di Lia Fava Guzzetta, Ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università LUMSA di Roma e considerata la validità dell’intero lavoro, se ne consiglia la lettura.


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Una proposta letteraria innovativa di grande spessore

“La Profezia del Quinto Vertice” Mamone: Marzia Matalone sembra ricordare J K Rowling di Caterina Sorbara

È

stato presentato ieri pomeriggio a Taurianova nella Sala dell’ex Municipio il libro di Marzia Matalone, “La Profezia del Quinto Vertice” - Città del Sole Edizioni. Dopo i saluti di Rosa Romeo, Presidente dell’Auser di Taurianova “Madre Teresa di Calcutta” che si è soffermata sulla personalità dell’autrice, l’Assessore Luigi Mamone, dopo aver porto il saluto del Sindaco Fabio Scionti, assente per pregressi impegni istituzionali, ha precisato che il progresso e la rinascita di Taurianova passano attraverso la cultura. Solo la Cultura può essere volano di sviluppo per la città e per l’intera Calabria. Continuando l’Assessore Mamone, ha lodato il lavoro dell’autrice, unico e particolare, che ricorda molto la saga di Harry Potter di J.K. Rowling, dove si evince anche la preparazione culturale dell’autrice. Per l’editore Franco Arcidiaco, Marzia Matalone è una grande risorsa e al contempo un’opportunità per la Casa Editrice. Arcidiaco, poi, si è soffermato sull’importanza della lettura, perché, dietro un grande scrittore c’è sempre un grande lettore.

Ha relazionato sul lavoro dell’autrice, Rocco Polistena, Presidente dell’Associazione Culturale Roublikon. In questo secondo volume il Viaggio della giovane Metide ha assunto davvero una piega inaspettata: non solo i Negromanti, acerrimi nemici dei Magi Guardiani, hanno osato rapirla nel bel mezzo della prova dei Vertici, ma pretendono addirittura di sapere la verità riguardo ai suoi nuovi poteri. Tra libri scomparsi, profezie e incontri inaspettati, Metide, percorre una nuova strada: il Messaggero si ridesta! Secondo Polistena, Marzia e Metide sono la stessa persona, il libro è anche un fantasy psicologico, dove c’è anche il richiamo ai miti platonici. Coinvolgente l’intermezzo musicale, curato da Emanuele Sergi. Nel corso della serata è stato proiettato, un booktrailer realizzato da Giuseppe Tigani nella splendida cornice di Terranova Sappo Minulio. Presenti anche alcuni allievi dell’Istituto Comprensivo Jeraci di Polistena accompagnati dai loro professori. Gli allievi che nel corso dell’anno scolastico, hanno studiato il libro all’interno di un “Progetto lettura”, hanno realizzato quattro medaglioni ispi-

rati a Metide, mentre Matteo Giovinazzo, Domenica Licastro e Domenico Femia, hanno letto e interpretato alcuni passi del libro. Ha concluso la serata l’autrice che sta già lavorando per la terza parte della trilogia. Ricordiamo che Marzia Matalone scrive poesie e racconti fin da piccola, e alcuni dei suoi componimenti vengono pubblicati su delle raccolte antologiche, la più recente relativa al progetto “Viaggi Di Versi”, promosso dalla casa Editrice Pagine e dalla rivista “Poeti e Poesia”, diretta dal poeta contemporaneo Elio Pecora. Dal 2011 gestisce un blog di scrittura creativa in italiano e inglese dal titolo “Main Character of the Upside World” (mcuw. blogspot.it), e nel 2013 pubblica su Amazon.com una raccolta di poesie in formato e-book. “Il Risveglio del Messaggero” rappresenta il secondo volume della sua trilogia d’esordio, “La Profezia del Quinto Vertice”. Altri libri di Marzia Matalone (1) » dello stesso autore La Profezia del Quinto Vertice - Vol. I. La copertina del libro è stata realizzata da Federico Pugliese, allievo dell’Accademia delle Belle Arti di Reggio Calabria.


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Michele Caccamo, innocente, presunto colpevole, racconta il mondo delle “carceri”: universo altèro senza Dio, senza pietà, senza perdono

Presentato un libro frutto di una drammatica esperienza carceraria

"Pertanto Accuso"

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ichele Caccamo, poeta, drammaturgo e scrittore di Taurianova, nel 2013 a causa di una accusa calunniosa di un suo ex dipendente, finisce in carcere, vittima della malagiustizia - amante delle facili ribalte televisive e mediatiche funzionali a brillanti carriere e a facili encomi - accusato di collusione con la ‘ndrangheta e pertanto destinatario, nonostante la mai smentita di presunzione d’innocenza dell’indagato, come il peggiore dei criminali. Ma in cella, tra le brutture e le perdizioni di un luogo dove non esiste pietà nè sensibilità, ma solo regole, ufficiali e ufficiose: dei guardiani e dei reclusi, Michele trova conforto nella penna, che fortunatamente non gli viene sottratta nel saccheggio a cui è sottoposto prima di entrare nel suo inferno. Sulla carta esterna dolori, grida, immagina le storie, misere e mai a lieto fine, dei compagni di sventura. “Farò della mia innocenza una pubblica ragione” scrive dal carcere ai suoi cari, e mantiene la promessa nel libro “Pertanto accuso” per i tipi David and Matthaus. Un libro che bisogna leggere con attenzione. Non è la sofferenza romantica di un Silvio Pellico dei nostri tempi in un moderno Spielberg, ma è il racconto di una quotidianità scandita da orari, riti e gestualità che non assicurano l’emenda al colpevole e che annichiliscono e sgomentano gli innocenti - e Caccamo non è la sola vittima di errore giudiziario in questi anni di una novella Santa Inquisizione - non più en favor del la Fe ma solo della carriera. Dalla quotidianità della prigione, dai volti, dalle squallide pareti, dal pavimento che i derelitti misurano avanti e indietro come in un'aratura. Un’opera che emoziona e fa riflettere sullo stato della giustizia italiana. Grazie all’articolo 530, del codice di procedura penale, alla fine di indicibili sofferenze, compresa la violazione di una parte intima del corpo - ispezione anale - come da protocollo alla ricerca di chissà quale pericoloso congegno di vietata detenzione - è stata confermata la sua innocenza con formula piena per non aver commesso il fatto. “Pertanto accuso” è stato presentato il 20 Maggio a Taurianova, all’ex Palazzo Municipale, dove l’autore ha potuto percepire tutto l’amore e la stima che la sua città nutre nei suoi confronti. “Sono emozionato” - ha esordito l’autore - “Per questo ennesimo vostro abbraccio nei miei confronti. Sono grato al mio paese, Taurianova, perché mi ha dato la forza per ricominciare”. Dopo la lettura di alcuni brani del libro, da parte dell’attore Wladimiro Maisano; il Sindaco di Taurianova, Fabio Scionti, ha sottolineato l’importanza dell’evento che rientra nel programma “Il Maggio dei libri” preparato dal Comune in sinergia con tutte le associazioni locali. A seguire, Filippo Andreacchio, Presidente della Consulta delle Associazioni, nel suo intervento, si è soffermato sulla vicenda drammatica vissuta dallo scrittore taurianovese. Andreacchio, nel corso del suo intervento ha anche ricordato

di Caterina Sorbara

Marco Pannella, scomparso il 19 Maggio. Il Prof. Giuseppe Riso, ha tracciato il profilo dello scrittore, un intellettuale a 360 gradi. L’amara vicenda che ha vissuto, se da una parte l’ha distrutto economicamente, dall’altra lo ha fortificato rendendolo ancora più speciale. Lo ha fortificato ancora di più. Michele Caccamo, nel suo intervento finale, si è soffermato sul sistema delle indagini in Italia. “Un sistema sbagliato, poco rispettoso. Tutti devono avere paura. Oggi con i telefonini, siamo tutti controllati. Bisogna riflettere attentamente sulla custodia cautelare, spesso si è innocenti e la custodia diventa un sequestro di Stato.” Ricordiamo che le opere di Caccamo, sono state pubblicate e tradotte all’estero. Lo scrittore è conosciuto nel mondo arabo come “il poeta della fratellanza” per la sua attenzione all’integrazione e il suo impegno letterario nell’incontro tra popoli e religioni. Firma per un magazine on-line estero articoli di critica musicale. È anche autore di testi di canzoni. Ha pubblicato nel 2015 con David and Matthaus il romanzo La profezia delle triglie scritto con Luisella Pescatori. Pertanto accuso è la sua diciottesima pubblicazione.


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Grazie all’infiorata organizzata dalla "ProLoco Taurianova nel cuore" di Federica Mamone

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rande successo per l’Infiorata (e per le manifestazioni di contorno) organizzata dalla Pro Loco di Taurianova, con il patrocinio dell’Ammininstrazione Comunale. I fioristi siciliani di Noto - città con la quale La Pro loco e Taurianova hanno stretto un patto di amicizia - la sera del venerdì hanno suscitato ammirazione e stupita attenzione, chini sul selciato di Piazza Italia a collocare, come in un gigantesco puzzle: petali di fiori, semi di girasole su fondi di caffè e sabbie colorate. Man mano che i disegni - fra i quali un bellissimo logo del Comune (a cui hanno lavorato anche i taurianovesi Domenico Mammola e Peppe Laganà) - prendevano corpo, l’ammirazione verso i fioristi e il plauso verso chi li aveva portati a Taurianova, crescevano esponenzialmente. Il sabato e la domenica, con i quadri finiti e pronti ad essere ammirati, Taurianova ha visto migliaia di persone - di giorno e di notte - far sì che essa tornasse ad essere quel punto di riunione che, per decenni, fu per l’intera Piana del Tauro e per la provincia. A chiudere il programma, domenica pomeriggio, un’apprezzatissima fanfara di Bersaglieri che, con il loro impeto e i suoni trascinanti delle marce militari, hanno mandato in visibilio bambini, giovani e anziani.

Taurianova “Sammelplatz”


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Migliaia di visitatori hanno ammirato le composizioni dei fioristi di Noto


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di Antonio Spina

La Shoah nella letteratura e nella cinematografia da ”Il diario di Anna Frank” a “La vita è bella”

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u questo tema si sono confrontati gli alunni dell’ITGC “Gemelli Careri” di Taurianova, nel contesto della “I^ Riflessione letteraria” proposta dal gruppo dei giovani del Movimento Politico “A Testa Alta” in collaborazione con il Corriere della Piana e con il Patrocinio del Comune di Taurianova. Alla cerimonia di Premiazione, lo scorso 14 Maggio nell’auditorium “Macrì- Terranova” il Sindaco di Taurianova Fabio Scionti, ha avuto parole di elogio per l’iniziativa che – ha detto – contribuisce a restituire la centralità culturale della nostra città. Vincitori e finalisti sono stati poi prtemiati con delle preziose pergamene. All’elaborato della vincitrice, Giuseppina Giovinazzo, da bando di concorso, il meritato spazio sul CdP ***************

S

hoah è un termine ebraico che significa “tempesta devastante” con il quale si indica lo sterminio degli ebrei nel secondo conflitto mondiale; il vocabolo è preferito a olocausto perché non richiama, come quest’ultimo, l’idea di sacrificio inevitabile. Dal 1939 al 1945 furono, sistematicamente, uccisi milioni di ebrei dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo di realizzare un mondo “puro” e “pulito”. Questa ideologia, fortemente razzista e antisemita, si diffuse nel XIX secolo con la pubblicizzazione nel 1925 del libro di Adolf Hitler “La mia battaglia” nel quale sosteneva di voler costruire un mondo “purificato” eliminando tutto ciò che non fosse puro, cioè ariano. Così, nel 1935 si approvavano le leggi di Norimberga che legittimavano l’esclusione degli ebrei dall’economia e dalla vita. Successivamente, gli ebrei furono “ghettizzati” ovvero collocati forzosamente in appositi quartieri della città. In seguito il processo “di purificazione del mondo” sostenuto da Hitler prende forma con la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento destinati a torture e alla morte. Testimone dei dolori e dei divieti imposti a queste persone è Anna Frank. Anna è una bambina ebrea che con la sua famiglia per scappare alla persecuzione si nasconde in un alloggio segreto. Qui la bambina inizia a scrivere il suo

diario e, quando ascolta alla radio una dichiarazione del Ministro dell’istituzione olandese, il quale chiede di conservare i libri di guerra, lei capisce l’importanza di avere prove della guerra, perciò intitola il su diario “Alloggio segreto” in cui descrive la paura, il silenzio in cui si raccolgono tutte le sofferenze e il timore di essere scoperti, quel vivere clandestinamente. Nella giornata della memoria una frase è molo usata: ”PER NON DIMENTICARE”. Questa frase nasconde un significato profondo che viene raccontato attraverso le testimonianze. Il cinema moderno mira attraverso delle immagini a far riflettere. Alla base del cinema moderno vi è il neorealismo. Il simbolismo è uno dei punti fondamentali del neorealismo che è la tendenza della letteratura e delle arti a rappresentare fatti e aspetti della vita con stretta aderenza realistica. Il simbolismo nasce nel1 900 ed esprime un’emozione o un sentimento attraverso una metafora simbolica in cui il simbolo è l’elemento da interpretare per comprendere il suo significato profondo. Oggi tutto ciò fa parte del cinema e le testimonianze, quindi, le esperienze sono raccontate attraverso i film affinchè queste riescano a far comprendere meglio agli spettatori le sofferenze e i dolori dei deportati. Uno dei film che tratta il tema della Shoah è “La vita è bella”, in cui Benigni interpreta i momenti drammatici che gli ebrei hanno vissuto; protagonisti del film sono Benigni e suo figlio al quale fa credere che tutto quello che sta accadendo è solo un gioco. Il gioco è l’elemento fondamentale che rappresenta il non voler arrendersi di fronte ai divieti ed alle crudeltà imposte dai nazisti. Così, egli “mette in scena” il ricordo della sofferenza di un ebreo, di una persona in quelle situazioni. Dunque, è attraverso delle immagini, suoni, ricostruzioni della realtà che si possono capire alcune emozioni e sofferenze. Tutto ciò contribuisce a far riflettere su come il “diverso” è inteso come cultura, colore di pelle sia stato condannato a soffrire per motivi inesistenti. Non esistono razze diverse, non esistono persone superiori rispetto ad altre, ma siamo tutti UGUALI. Dei milioni di ebrei sterminati oggi restano tanti corpi divenuti polvere. Giuseppina Giovinazzo


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Taurianova: Iniziativa del movimento A Testa Alta

Com’è bella la nostra bandiera! Iniziate le consegne del Tricolore nelle scuole

di Caterina Sorbara

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olidarietà, rispetto della dignità e lealtà: alcuni dei valori rappresentati dalla bandiera italiana che sventola nella Scuola Primaria Statale della frazione Amato di Taurianova. La cerimonia di consegna del tricolore si è svolta questa mattina, alla presenza delle massime autorità civili e militari, del dirigente Pietro Meduri, dei genitori e degli alunni della scuola materna e primaria della frazione. Promotori dell’iniziativa, sono stati i componenti della lista civica “A testa alta”, tra i quali l’Assessore Luigi Mamone e il Consigliere Francesco De Marco, capogruppo in consiglio Comunale. Dopo i saluti iniziali dell’insegnante Mariella Ciano, l’alunna, Anna Surace, ha letto una riflessione sull’importanza dell’evento che aiuta a comprendere il valore della Patria; il tricolore è il simbolo della libertà, ricordando che quest’anno ricorre il 155° anniversario dell’unificazione dell’Italia. Subito dopo il Sindaco Fabio Scionti, ha consegnato la bandiera al Preside e gli alunni hanno cantato l’Inno Nazionale. A seguire, gli alunni Francesco Albanese e Caterina Ascone hanno recitato due poesie dedicate al tricolore. Il Preside, nel suo intervento ha rimarcato il significato del tricolore nella nostra società e il significato dei tre colori. Ha ricordato che alla bandiera è dedicata la Festa del Tricolore istituita dalla legge n° 671 del 31 Dicembre del 1196, che si tiene ogni anno il 7 Gennaio e che ricorda la prima adozione ufficiale del tricolore da parte di uno Sta-

to italiano, la Repubblica Cispadana, che avvenne il 7 Gennaio del 1997. Il Sindaco Fabio Scionti, ha ringraziato i componenti della coalizione “A testa alta” per l’importante iniziativa; rivolgendosi poi ai bambini, li ha esortati a guardare con orgoglio e rispetto la bandiera italiana perché è espressione dei tanti valori a cui potranno ispirarsi per costruire il loro futuro. Continuando il suo discorso, ha rivolto un pensiero speciale per tutte le persone che sono morte per la libertà. Infine, il Sindaco ha ribadito la sua vicinanza alla scuola e a tutta la comunità. Dopo l’emozionante momento della collocazione del tricolore, i bambini hanno intonato la canzone dal titolo “Viva il Tricolore”, sbandierando piccole bandiere. L’evento si è concluso in allegria con un variegato rinfresco.

di Natalina Bongiovanni

Sport di …classe

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opo l’interesse e la valenza pedagogica che ha rivestito gli scorsi anni il progetto “Sport di…classe”, anche quest’anno, la Preside Maria Aurora Placanica ha voluto ripetere l’esperienza per la scuola primaria. Il progetto promosso e realizzato dal MIUR in collaborazione con il CONI ha offerto una risposta concreta e coordinata all’esigenza di diffondere l’educazione fisica fin dalla scuola primaria per favorire i processi educativi e formativi nelle giovani generazioni. Al progetto hanno partecipato tutte le classi della scuola che, oltre alle loro insegnanti e alla referente del progetto, Ins. Domenica Asciutto, sono state coordinate e supportate da una figura

specializzata individuata dal CONI: il Prof. re Cristiano Laface. Il tutor ha elaborato una programmazione didattica che ha tenuto conto delle esigenze di tutti e di ognuno e nelle ore utilizzate per queste attività ha organizzato giochi di gruppo, percorsi a ostacoli, ecc. Il progetto, partito alla fine di Gennaio, si è concluso il 23 e il 24 Maggio con una manifestazione che ha coinvolto tutti i bambini. Nella prima giornata hanno sfoggiato le loro abilità sportive gli alunni delle classi I-II-III, gareggian-

do e divertendosi; il giorno seguente, gli alunni delle classi IV-V, hanno dimostrato la loro capacità atletica con entusiasmo e sana competizione. Molto interessante e divertente è stata la corsa con i sacchi che ha innescato il tifo e la partecipazione di tutti i presenti. Il giorno della kermesse in una cornice gioiosa e vivacemente colorata dalle magliette dei bambini, la Preside porgendo i saluti a tutti i presenti, ha voluto sottolineare l’importanza dello sport, auspicando che questa esperienza contribuisca a promuovere negli alunni uno stile di vita sano e corretto.


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di Caterina Sorbara

A Gioia Tauro terzo seminario sulla legalità

Ludopatie, contraffazione e traffico di stupefacenti”, sono stati i temi del terzo seminario organizzato dal Comune di Gioia Tauro, nell’ambito del cartellone sulla legalità, fortemente voluto dal Sindaco, Giuseppe Pedà e dalla sua Amministrazione, tenutosi nell’antica Sala Fallara. Presenti: il Sindaco di Gioia Tauro, Giuseppe Pedà; il Vice Sindaco Anna Maria Stanganelli; il Col. Angelo Michele Cascavilla, Comandante Gruppo Guardia di Finanza di Gioia Tauro e i Marescialli Valvona e Apostolico. L’iniziativa è stata aperta dal Vice Sindaco Anna Maria Stanganelli, con il ricordo di Giovanni Falcone, dell’orribile strage di Capaci, dove il Magistrato perse la vita insieme alla sua compagna Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. Il Magistrato amava ricordare che: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. Subito dopo il Col. Cascavilla, con l’ausilio di piccoli video appositamente preparati, ha illustrato ai ragazzi i numerosi compiti della Guardia di Finanza, in

primis la legalità economica-finanziaria, la salvaguardia delle entrate e delle uscite dello Stato. Continuando il Col. Cascavilla, si è soffermato sull’evasione fiscale, la lotta agli sprechi, i falsi invalidi, i falsi poveri, le truffe all’Unione Europea e la falsificazione e l’abusivismo commerciale. Concludendo il suo discorso, Cascavilla ha precisato che tutti i cittadini dovrebbero avere una buona coscienza fiscale. A seguire il Maresciallo Valvona, si è soffermato sulla contraffazione, un fenomeno che è cresciuto e sta dilagando producendo effetti nefasti. Due sono i danni: il danno alle imprese e il danno sociale, con lo sfruttamento dei lavoratori in nero e la conseguente perdita di lavoro legale. Inoltre i prodotti falsificati sono altamente dannosi alla salute perché contengono coloranti cancerogeni e sostanze chimiche.Il Maresciallo Apostolico, ha trattato la piaga della droga. Tre quelle più diffuse: marijuana, cocaina ed eroina. Tutte le droghe sono pericolose, anche quelle leggere, perché sono l’anticamera delle pesanti. Apostolico, ha invitato i ragazzi a stare lontani da tutti i tipi di droga. “La droga è veleno ed è proibita dalla legge, ha conseguenze devastanti, crea dipendenza, rovina le famiglie e porta alla prostituzione”. Prima di chiudere il suo intervento, Apostolico,si è soffermato sui sequestri di Cocaina nello scalo gioiese. Il Sindaco, Giuseppe Pedà, dopo aver invitato i ragazzi a far tesoro di quanto appreso nei tre seminari, invitandoli al rispetto di tutte le regole sociali, ha lodato il lavoro incessante e meticoloso delle forze dell’ordine che ci aiutano a vivere meglio, garantendoci la sicurezza necessaria giorno e notte. Infine i ragazzi hanno potuto vedere la simulazione di un ritrovamento di droga da parte di un cane pastore tedesco addestrato dalla Guardia di Finanza. Un momento intenso ed emozionante che, tutti hanno apprezzato. Ricordiamo che il seminario di oggi è stato preceduto da uno su il Bullismo e il Cyberbullismo, con la presenza del Dirigente del Commissariato di Gioia Tauro, Pietropaolo Auriemma, e un altro sulla bellezza della legalità, con la presenza del Capitano della Compagnia dei Carabinieri di Gioia Tauro, Francesco Cinnerella.

Benvenuta SVEVA MARIA !

E' nata presso Villa Elisa di Cinquefrondi, SVEVA Maria, stellina primogenita di Leandro Polifroni e Chiara Vaticano, una delle "firme" del Corriere della Piana. Al Papà, alla Signora Chiara e ai nonni, gli auguri più affettuosi alla piccola SVEVA di una vita serena e felice dell'Editore, del Direttore e suo Vice, dei Redattori e di tutti i Collaboratori del giornale.


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Il primo e-commerce realizzato interamente in Alternanza Scuola-Lavoro

Nasce luegoz.com

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l 21 Aprile 2016 ha aperto le porte virtuali Luegoz.com, il primo negozio on-line interamente sviluppato e realizzato nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola-Lavoro da dodici ragazzi del triennio dell’Istituto d’Istruzione Superiore Severi-Guerrisi di Gioia Tauro (RC), dell’Istituto d’Istruzione Superiore Einaudi di Palmi (RC) e dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Oppido Mamertina (RC) ideato dall’azienda-partner Macino L’Elettronica di Gioia Tauro (RC). Luegoz.com ha visto i ragazzi delle tre scuole impegnati durante l’intero anno scolastico sia dal punto vista dello sviluppo tecnologico che commerciale: dalla creazione del Business Model Canvase del Business Plan della nascente attività, che nei progetti dell’azienda-partner e diverrà nel breve periodo un’impresa indipendente con la realizzazione di un vero e proprio spin-off per la fondazione di una start-up innovativa, all’implementazione dell’infrastruttura di rete e delle piattaforme software attraverso le quali viene gestito il negozio online, fino alla definizione della strategia di marketing per il lancio commerciale del nuovo brand, permettendo agli studenti di acquisire importanti competenze di social media e digital marketing e di conoscere le principali metriche di Web Analytics che la Commissione Europea ha stimato saranno necessarie per l’85% di tutti i lavori nel 2020. Il progetto Luegoz.com proseguirà nelle prossime settimane con l’impiego degli studenti, anche durante il periodo estivo, per il potenziamento del catalogo e lo sviluppo delle versioni in lingua straniera del sito, ad iniziare da quella Inglese che verrà rilasciata entro la fine dell’anno scolastico e delle applicazioni per i dispositivi mobili Android ed Apple. «Siamo entusiasti del progetto portato

avanti durante quest’anno di Alternanza Scuola-Lavoro dagli allievi del Severi di Gioia Tauro (RC) insieme ai ragazzi dell’Istituto Einaudi di Palmi e dell’Istituto Superiore di Oppido Mamertina – ha dichiarato il Dott. Piero Màcino tutor aziendale e responsabile del progetto Luegoz.com - Crediamo fortemente che Luegoz.com rappresenti il futuro della nostra attività e abbia fornito ai ragazzi competenze ormai essenziali sia per il proseguimento dei loro studi che per l’ingresso nel mercato del lavoro; per questo abbiamo proposto loro delle opportunità di stage e di ulteriore formazione da attuarsi nei mesi estivi in attesa della ripresa dell’anno scolastico. Si è creato un grande gruppo, ragazzi che sin dal primo momento hanno creduto nella realizzazione di quella che lo scorso Ottobre era solo un’idea di business e che oggi, grazie al loro impegno, è diventata realtà. Da ventiquattrenne, sono orgoglioso di dimostrare che anche in Calabria è possibile investire nell’economia digitale e che dall’interazione tra privati e istituzioni scolastiche possono nascere nuove opportunità per il territorio e per tutti i giovani. Voglio ringraziare i Presidi dei tre istituti che hanno partecipato al progetto e i professori tutor per aver creduto nella nostra impresa e averci supportato con l’impegno dei loro migliori studenti». Il Preside Giuseppe Gelardi, che dirige l’Istituto d’Istruzione Superiore Severi - Guerrisi di Gioia Tauro, una delle più grandi e dinamiche realtà scolastiche di tutta la provincia di Reggio Calabria e dell’intera Regione, si è detto compiaciuto del felice esito di un connubio – quello tra scuola e azienda – che concretizza un output di un sapere strettamente connesso al saper fare, di fatto, azzerando il gap tra quanto si apprende tra i banchi di scuola e la sua spendibilità nel mondo del lavoro.

di Concetta Tripodi

L’operazione Luegoz.com, nel caso specifico, è tanto più pregevole ove si consideri che è frutto di una collaborazione integrata tra unità scolastiche diverse e management aziendale. Il Severi, scuola antesignana dell’Asl nonché istituto di riferimento per le attività correlate al mondo del lavoro, ha già conseguito brillanti e sorprendenti esiti nel settore, stringendo sinergie con oltre 230 aziende sul territorio, con il pieno coinvolgimento di oltre cinquecento alunni per l’anno in corso e connessi placements lavorativi, sfociati in assunzioni a tempo indeterminato di unità studentesche nello scorso anno ed altre in prospettiva. L’ASL, ha concluso Gelardi, rappresenta una delle più scardinanti e produttive azioni che la scuola italiana può porre in essere per rinnovarsi e dare concrete possibilità di realizzazione ai nostri giovani che aspettano risposte e ricadute dalla loro formazione. «Come istituto siamo felici e soddisfatti dei risultati ottenuti e dell’apporto dei nostri studenti, molto maturati sia dal punto di vista relazionale che professionale grazie all’esperienza condotta in un settore emergente. Ringraziamo l’azienda-partner “Macino L’Elettronica” per la collaborazione, attiva già da molti anni e che proseguirà nei prossimi mesi» ha dichiarato la Prof.ssa Maria Tocci dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Oppido Mamertina. Il team di Luegoz.com - come hanno voluto definirsi gli stessi ragazzi anche nelle campagne promozionali sui social network – è formato da 12 studenti: Antonino Battista, Carmine Cedro, Paola Nicoletta e Pasquale Lisotti per l’Istituto Severi di Gioia Tauro (RC), Arianna Candido e Ilaria Caropreso per l’Istituto Einaudi di Palmi (RC), Antonio Morabito, Carmelo Capone, Eugenio Sliusar, Gabriele Arena, Giuseppe Lacolla e Maria Noto per l’Istituto Superiore di Oppido Mamertina.


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di Michele Mazzeo

Oppido ricorda Mariangela Ansalone

Vittima innocente di mafia a soli 9 anni

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Oppido Mamertina, presso la Chiesa Maria SS. Addolorata, si è tenuto un momento di raccoglimento e di ricordo condiviso per il diciottesimo anniversario della morte della piccola Mariangela Ansalone e del nonno Giuseppe Bicchieri, vittime innocenti della cruenta faida che ha visto coinvolto il piccolo centro preaspromontano negli anni scorsi.

ogni forma di violenza umana. Proprio nei giorni in cui, nell’ormai lontano 1998, si consumò la violenta strage che rese vittima Mariangela, una bambina di appena 9 anni. La Santa Messa è stata celebrata da Don Giuseppe Acquaro e animata dal Coro Parrocchiale delle voci bianche. Presenti all’iniziativa, oltre alle Autorità civili in veste istituzionale a rappresentare l’intera cittadinanza, i familiari delle vittime e i

Il Sindaco Domenico Giannetta e l’Amministrazione Comunale, tra le iniziative di cui si caratterizza il ricco percorso inerente la Legalità intrapreso sin dall’insediamento, hanno inteso dedicare una giornata alla memoria, attraverso la preghiera e la riflessione e allo stesso tempo condannare fermamente

ragazzi dell’Istituto Comprensivo, accompagnati dal Dirigente Scolastico e dai docenti. In particolare i bambini della Scuola Primaria, che prende il nome proprio da Mariangela Ansalone, hanno voluto ricordare la loro dolce compagna partecipando attivamente alla Celebrazione, attraverso

la lettura di pensieri e preghiere e curando l’organizzazione liturgica con grande sensibilità e partecipazione attenta e silenziosa. Oltre alle rappresentanze delle Associazioni operanti nella cittadina, ha preso parte all’iniziativa anche “Piana Libera”, l’Associazione dei familiari delle vittime di mafia che, al termine della Messa, ha dato il proprio contributo attraverso la lettura dei nomi delle vittime di mafia calabresi, omaggiando il Sindaco Giannetta di tale elenco e di un libro realizzato dall’Associazione, in segno di gratitudine e di plauso per il gesto concreto di vicinanza e di repressione della criminalità organizzata. “La circostanza odierna vuole essere un abbraccio da parte dell’intera cittadina oppidese che possa giungere al nostro piccolo angelo e che possa stringere forte i familiari di tutte le vittime innocenti di mafia. Non dimentichiamo che tutti noi siamo Mariangela, siamo tutti vittime della criminalità, che possiamo sconfiggere solo creando un’unica imponente forza, imparando e praticando il rispetto delle regole e del vivere civile e abbandonando ogni minimo sentimento di odio o rancore verso gli altri”, così ha concluso il Sindaco Giannetta, ringraziando tutti i presenti e rivolgendosi soprattutto ai bambini. Il momento di memoria si è concluso con la deposizione di due omaggi floreali sulla tomba della piccola, da parte dell’Istituto Comprensivo e dell’Amministrazione Comunale.


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Musilcordia: l’Expo della creatività

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i è conclusa venerdì 27 Giugno a Oppido Mamertina nella Sala Vescovile della Comunità, la bella iniziativa diocesana chiamata Musilcordia – L’Expo della creatività, iniziativa promossa dal Centro Culturale Cattolico “Il Faro”. Quest’anno del Grande Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco, non poteva non suscitare espressioni di bene e di creatività in tutti i campi dell’umano, specialmente dell’arte e della cultura, quali manifestazioni fondamentali per dire che l’uomo è toccato dalla misericordia infinita di Dio. Ecco perché il Centro Culturale Cattolico “Il Faro” come organo diocesano che aiuta il Vescovo nelle attività culturali, ha voluto non perdere l’appuntamento con la storia e lanciarsi in una nuova avventura per la crescita culturale del nostro territorio. I Musical, i Cortometraggi, il Concorso Letterario e la Nuova Scuola Diocesana di Disegno, Pittura ed Educazione Visiva, sono fiamme scaturite dalla scintilla dell’Anno Giubilare e dell’Anno dell’Unità, nella nostra Diocesi. S. Caterina da Siena diceva: “Se il cristiano diventa quello che deve essere infiammerà il mondo”, e questo si è voluto fare con l’iniziativa della Musilcordia: infiammare il terreno a noi affidato con il fuoco potente della creatività musicale, artistica e letteraria, chiedendo a Dio sempre quell’entusiasmo e quella gioia della fede capaci di risvegliare nell’uomo il desidero della tenerezza di Dio e della sua misericordia. Per il Concorso dal nome “Musilcordia”, che ha visto coinvolti dei Musical e Cortometraggi che hanno avuto come riferimento le parabole evangeliche della Misericordia, si è aggiudicata il primo premio l’Associazione Eliopoli di Palmi

mettendo in scena “I Fioretti di S. Francesco” rivisitati da Laura Rutigliano e diretti da Antonio Gambacorta. Il secondo premio è andato ai giovani della Parrocchia S. Maria delle Grazie di Taurianova che hanno presentato il Musical Preferisco il Paradiso sulla vita di S. Filippo Neri. La giuria era composta dal Professore Pasquale Puntillo, responsabile nel “Faro” per cinema e teatro, da Don Giancarlo Musicò, direttore del “Faro” e da Rocco Polistena e Antonio Roselli. Fuori concorso hanno presentato i loro lavori i giovani di Delianuova Itineranti del Cielo Junior che hanno realizzato un cortometraggio sulla Parabola del Figliol Prodigo scritto e diretto da don Giancarlo Musicò, e

l’Associazione Terzo Millennio di S. Eufemia d’Aspromonte che ha proiettato il Musical “Il sogno di Giuseppe”. Nella stessa serata sono stati premiati i tre vincitori del concorso letterario La Sveglia del Pensie-

di Giancarlo Musicò

ro, che ha proposto ai giovani dei commenti su versi dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e sulla Divina Commedia di Dante Alighieri, versi nei quali la misericordia era tematica di fondo. Il primo premio è andato al giovane Attilio Vinaccia del Liceo Scientifico “Pizzi” di Palmi. Il secondo premio è andato alla giovane Maria Teresa Ferraro sempre del Liceo scientifico “Pizzi”. Il terzo premio è andato alla giovane Guerrisi Desideria del Liceo Classico “Pizzi” di Palmi. Tra gli intervenuti alla serata anche la Preside dell’Istituto “Pizzi” di Palmi Maria Corica la quale si è complimentata con i vincitori tutti e tre provenienti dal suo Istituto. La giuria era composta da Antonio Roselli, Marzia Matalone e Rocco Polistena, responsabili nel “Faro” per la letteratura, storia e poesia. Nei tre giorni dell’Expo sono stati esposti i lavori della Nuova Scuola Diocesana di Disegno, Pittura e Educazione Visiva tenutasi da Gennaio a Giugno nei locali della Parrocchia “S. Famiglia” di Palmi dal Prof. Antonio Gambacorta. Tra gli intervenuti alla serata anche il nostro Vescovo Mons. Francesco Milito che ha chiuso i lavori della Musilcordia con l’augurio che l’anno prossimo, Anno Mariano, si possano mettere in atto molte altre iniziative culturali per meglio conoscere e amare la Santa Madre di Dio. Possa il Signore benedire questi sforzi e non rimandare la venuta del suo entusiasmo e della forza della sua creatività in tutti noi, abitanti di questo territorio della Piana tanto ricco di positività, di carica di bene, di voglia di fare. S. Giovanni Paolo II diceva: “Prendi in mano la tua vita e fanne un capolavoro”, stessa cosa chiede a noi il Signore senza lentezze, senza se e senza ma, ma buttati a capo fitto e in prima linea nella costruzione della civiltà dell’amore.


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di Francesca Agostino

Mediterraneo gusto

Quando la qualità della tradizione è il valore aggiunto

L’

economia cambia repentinamente, stravolgendo il mercato e travolgendo talvolta, le attività produttive del passato per effetto delle dinamiche della grande distribuzione e degli effetti distorsivi del mercato unico sempre più interrelato e globale. Ma alcune realtà, all’epoca dei grandi stravolgimenti economici, grazie soprattutto alla determinazione, al lavoro e all’energia di giovani imprenditori che hanno avuto il coraggio di prendere in mano le redini di un’attività commerciale o produttiva già avviata da molto tempo ma in sofferenza, hanno avuto la capacità di resistere, coniugando efficacemente la loro identità e tradizione con l’innovazione e la qualità affermandosi in un mercato sempre più uniforme che sembra aver perso ogni riferimento all’etica risultando sempre più orientato alla produzione di valore come unico obiettivo. Accade a San Giorgio Morgeto, antico ed affascinante borgo italico in provincia di Reggio Calabria, la cui economia locale è stata costituita negli anni da piccole attività produttive o artigianali e dal valore aggiunto dell’esercizio delle attività economiche organizzate ai fini della produzione e dello scambio di beni e servizi, che ha rivestito per anni la formula della piccola impresa, nel perfetto rispetto dell’equilibrio micro-economico del mercato e dell’incontro tra offerta e fabbisogno. Un paese piccolo, San Giorgio Morgeto, ma ben servito ed autosufficiente. In questo centro sociale e commerciale, nasce nel 2009 il progetto “Mediterraneo Gusto” del giovane imprenditore Enzo Albanese, che credendo nel valore aggiunto della qualità di prodotti unici dell’area mediterranea, riqualifica l’antica bottega di generi alimentari e ne reinterpreta l’orientamento produttivo secondo i più moderni gusti dei consumatori, anche in un’ottica turistica ed in considerazione della sempre

crescente attrattività del settore enogastronomico. Un’attenta analisi di mercato alla base di questo progetto vincente, diretto a proporre al pubblico la qualità di prodotti tipici locali, che riflettono strettamente e fedelmente il vero e più autentico volto del territorio. “Mediterraneo Gusto è una risposta alternativa ai modelli capitalistici dei grandi colossi alimentari, che gestiscono i mercati mondiali a svantaggio delle economie locali ma non soltanto, considerando anche le ripercussioni sulla qualità della vita e sulla salute. Negli ultimi 20 anni si sono registrati aumenti di allergie, intolleranze e gravi malattie dovute in particolar modo alla cattiva e non corretta alimentazione”. Così Enzo Albanese illustra e rappresenta la spinta motivazionale alla base del proprio progetto, diretto non soltanto a fini sociali ma che opera sul mercato con autentico senso di responsabilità, coniugando perfettamente economia e rispetto per il consumatore. L’azienda propone una linea di prodotti completa, al fine di poter soddisfare il “paniere della spesa” e dei fabbisogni giornalieri: dalla pasta di semola di grano duro, all’olio extravergine d’oliva, ai formaggi, salumi e prodotti della terra, sia coltivati che nati spontaneamente e trasformati. La genuinità degli stessi prodotti rappresenta la principale garanzia per i consumatori e motiva la scelta di questa gamma di alimenti, i cui punti di forza sono l’abbattimento dei costi, possibile grazie alla “filiera corta”, il non utilizzo di conservanti o coloranti, né additivi, la completa ge-

nuinità e la trasformazione con tecniche e metodi tradizionali, nel pieno rispetto dei cicli della natura. Il processo produttivo è caratterizzato da un forte elemento personale, il lavoro attento del produttore che è l’elemento presente in tutta la filiera, dalla coltivazione/allevamento sino alla lavorazione. Una filiera interamente tracciabile basata sulla selezione delle materie prime. Proprio il concetto di “filiera” rimane centrale e determinante nell’ambito del progetto “Mediterraneo Gusto”: l’intero ciclo produttivo interessa ben 9 aziende, ciascuna specializzata in un settore determinato, unite in un unico network finalizzato alla produzione di prodotti di qualità ma con grande senso di responsabilità sociale. Ma qual è la chiave del successo? “La formula” afferma Enzo, “è necessaria per migliorarsi sempre più, offrendo giorno dopo giorno prodotti genuini e sani cercando di ridurre al minimo l’impatto ambientale e lo sfruttamento delle risorse umane, è la seguente: passione, amore, professionalità, competenza e innovazione. Oggi puntiamo a proporci come gruppo di giovani calabresi che hanno riempito la valigia di esperienza, cultura, vita sociale e contatti con altri popoli. Per il futuro l’obiettivo è quello di sensibilizzare il consumatore al buon cibo, avvicinandolo al nostro progetto e creando incontri a tema anche nel mondo della scuola e con il coinvolgimento del terzo settore”. Un progetto di grande slancio, che parte dal principio della valorizzazione delle piccole realtà imprenditoriali che provengono dalla tradizione facendone tesoro, nella consapevolezza dello stretto nesso tra uomo, ambiente e prodotti della terra. Perché in fondo è vero, come diceva il filosofo tedesco, Ludwig Feuerbach, che l’uomo è, prima di tutto, “ciò che mangia”.


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Tuareg Team off Road di Polistena Suv e Fuoristrada alla scoperta delle meraviglie dei paesaggi calabresi

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i è svolta il 2 Giugno la manifestazione per Suv e Fuoristrada organizzata dal “Tuareg Team of Road di Polistena”. Scopo primario dell’evento quello di mostrare le meraviglie dei paesaggi calabresi agli appassionati e non di fuoristrada, una forma originale di turismo on the road e di tutela dell’ambiente. Tanti i partecipanti: le auto son partite da Gioiosa Jonica e percorrendo strade interne, hanno attraversato i comuni di Siderno, con sosta alla diga sul torrente Lordo, ormai svuotata dopo un ordine giunto dal Ministero delle Infrastrutture a causa di problemi tecnici. Il percorso prosegue con l’arrivo ai Comuni di Agnana e Canolo, e il passaggio tra le splendide “Dolomiti del Sud”, dette così per la particolare forma delle vette, dove dalla sommità si gode un impareggiabile panorama della costa Jonica. Il pranzo con prodotti tipici presso il monte Limina per rifocillare i viaggiatori e poi via, attraversando una strada sterrata, godendo a pieno la natura, in totale sicurezza, immersi nella vegetazione, che armoniosa e affascinante caratterizza il territorio montano della provincia di Reggio Calabria. Si giunge poi su un altipiano, dove ammirare il panorama della Piana di Gioia Tauro, da Monte Sant’Elia alla punta del Faro di Capo Vaticano, e la visuale unica delle isole Eolie. Il percorso si conclude nello scenario, spettacolare al tramonto, del Piazzale Trinità a Polistena, dove è stato allestito un percorso artificiale con ostacoli, per prender parte a prove di abilità, alla guida del proprio mezzo, per saggiare, anche se in forma ridotta, il brivido del trial fuoristradistico. Esperienze indimenticabili vissute seguendo le proprie passioni: il fuoristrada, l’amore per la natura e, il legame inscindibile con la propria terra, la Calabria.

di Veronica Iannello


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L’Onorevole Giovanni Alessio e la ferrovia complementare della Piana (1910-1911) di Paolo Cosmano

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el periodo a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento a Molochio, a Palmi e nella Calabria reggina spicca la figura di Giovanni Alessio, famoso e rinomato penalista del foro di Palmi, giurista, uomo politico di fede liberale e deputato al Parlamento dal 1907 al 1913. Di famiglia benestante, appartenente all’alta borghesia agraria e delle professioni di Molochio, nasce a Varapodio il 5 Ottobre 1862 da Caterina Alessio e dal Dottor Vincenzo. All’età di 24 anni (1886) consegue la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli e nel 1888, a soli 26 anni, pubblica a Napoli per l’editore Jovene il volume La revocazione delle sentenze civili. Intraprende la professione forense ed elegge Palmi quale città di adozione. Opererà in quel tribunale rivelandosi oratore elegante, maestro nelle discipline civili e formidabile penalista. La sua fama, affidata al suo valore di avvocato, è alimentata dalla sua fascinosa e ineguagliabile eloquenza, tanto da essere considerato il “principe del foro”. A quel tempo, scrive Gaetano Sardiello, «il foro di Palmi, ricco di autentici campioni, ebbe ai suoi vertici», assieme a Gabriele Fimmanò, Giovanni Alessio. Nel mondo forense di Cosenza, Catanzaro e Reggio, si ricorda poi Vincenzo Panuccio, il suo nome e quello di pochi altri avvocati calabresi «risuonavano in un alone di rispetto e di ammirazione». Si apre ufficialmente alla politica in occasione del primo governo Giolitti (1892-1893), dichiarando apertamente la sua vicinanza alle idee e alla posizione politica dello statista piemontese. Una scelta di campo, questa, alla quale Giovanni Alessio resterà coerentemente fedele nei futuri anni della sua avventura politica e parlamentare. Sotto la sapiente guida di Nicola Ciancio, suo mentore, Alessio acquista presto notorietà e affidabilità politica presso la borghesia, gli intellettuali e gli ambienti liberali e liberal-democratici di Palmi e del Circondario. A tale riguardo, il giornale L’Azione Calabrese, pubblicato a Roma, scrive: «Nella vecchia loggia massonica di Palmi, l’avvocato Giovanni Alessio, sceso dalla Montagna di Molochio, con largo patrimonio di dottrine giuridi-

Una seduta della Camera dei Deputati.jpg

che, cominciò la sua carriera politica guidato dalla mente brillante del mai troppo compianto Nicola Ciancio, ed ivi col brio dei suoi anni giovanili, con la foga della sua eloquenza, si distinse a tal punto da divenire e in brevissimo tempo il segnacolo per le lotte future della democrazia di questa nobile parte delle Calabrie […]. E i liberi videro, in breve tempo, tradotto in realtà il loro sogno; Giovanni Alessio, circondato dagli auguri più fervidi, scese in lotta e lottò e vinse». Il cammino verso il seggio di Montecitorio, tuttavia, non è privo di delusioni e di sconfitte. Alle elezioni politiche del 6 e 13 Novembre 1904 (XXII legislatura), incoraggiato da quest’avvertita fiducia che lo circonda, tenta la scalata al Parlamento, candidandosi nel collegio di Cittanova contro l’uscente Giuseppe Mantica. La sfida è ardua: Giuseppe Mantica, Dottore in giurisprudenza e filosofia, docente nella scuola di Magistero a Roma, poeta e giornalista, gode di grande stima e credito politico presso gli elettori; inoltre, è appoggiato da Giolitti e dalla prefettura che Giolitti, come ministro dell’interno, controlla. Il collegio di Cittanova comprende Cinquefrondi, Anoia, Galatro, Giffone, Maropati, Polistena, San Giorgio Morgeto, Radicena, Iatrinoli, Rizziconi e Terranova Sappo Minulio: dodici paesi distribuiti nell’area nord-est della Piana. Votano 2.345 elettori. Il responso delle urne è disastroso per Giovanni Alessio che ottiene 916 voti contro i 1.387 riportati dal suo competitore. Per Alessio, l’opportunità di una nuova candidatura si presenta due anni e mezzo dopo l’inizio della XXII legislatura. Il 3 Giugno 1907 muore Giuseppe Mantica. Le elezioni suppletive per sostituire il deputato scomparso sono fissate per il 28 Luglio dello stesso anno. Alessio presenta la sua candidatura qualificandosi ministeriale, candidato cioè della compagine di governo. La breve campagna elettorale e le elezioni si svolgono senza competizione. Le urne gli assegnano un grande successo, reso esplicito dalla quasi unanimità dei suffragi espressi. Così, nell’estate del 1907 Giovanni Alessio entra in Parlamento nella veste di deputato appena eletto. Alla Camera si colloca tra i costituzionali di sinistra, in quel gruppo di parlamentari, vale a dire, che si richiama alla sinistra costituzionale di Zanardelli e di Giolitti. In seguito all’immane disastro sismico del 28 Dicembre 1908, sciolta anticipatamente la Camera dei deputati e fissate le elezioni politiche per il 7 e il 14 Marzo 1909, Giovanni Alessio si candida per la riconferma a deputato del collegio di Cittanova. La Discussione, periodico di Palmi diretto da Fortunato Topa, gli dà pieno sostegno. Anche questa tornata elettorale per Alessio è un’elezione senza competizione. I risultati elettorali del 7 Marzo 1909 gli permettono di tornare a Montecitorio con una votazione plebiscitaria. Giovanni Alessio onora il suo mandato, durato poco più di cinque anni, con una presenza assidua ai lavori parlamentari del-


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la XXII e XXIII legislatura. In Assemblea prende spesso la parola per proporre ascoltati emendamenti e modifiche a provvedimenti di legge in corso d’esame. Il suo parere e il suo contributo sono tenuti in grande considerazione nelle numerose commissioni di cui fa parte e delle quali egli è di solito il relatore. In Aula presenta interpellanze e interrogazioni dirette a dare soluzione a necessità e problemi specifici della Calabria e, in particolare, della Piana. Di rilievo è l’intervento sulla scuola e sulla lotta all’analfabetismo, svolto nel corso della discussione sul bilancio della pubblica istruzione per il 1910. Ma la fase più importante e più intensa dell’attività parlamentare di Alessio è quella che lo impegna nelle tante commissioni parlamentari come relatore degli interventi legislativi emanati immediatamente dopo il terremoto del 1908. È questo il momento in cui egli mostra e impiega nell’interesse collettivo le sue notevoli doti di giurista e le sue elevate capacità di legislatore e di oratore. Gli anni del secondo mandato di Giovanni Alessio sono contrassegnati dalle vicende legate al grave problema delle vie di comunicazione che affligge la Piana di Palmi. In quel problema s’iscrive, in particolare, l’annosa e controversa questione della ferrovia

complementare Gioia, Piana di Palmi, Gioiosa Jonica. Rispetto alla lotta in atto pro ferrovia, Giovanni Alessio è chiamato ad assumere comportamenti politici rispondenti alle necessità di sviluppo sociale, di avanzamento civile e di miglioramento economico rivendicate non solo dai Comuni del suo Collegio, ma da tutti i paesi della Piana. Utilizziamo la denominazione di Piana di Palmi, piuttosto che quella più attuale di Piana di Gioia Tauro per pure ragioni espositive, legate al corrente uso che ne fanno i documenti consultati. La ferrovia è prevista da apposite leggi già dal 1886. Costantemente rivendicata ma ancora non realizzata a causa delle colpevoli omissioni e dei voluti ritardi dei Governi, è considerata, a ragione, infrastruttura indispensabile per sopperire all’assoluta mancanza di una rete di strade in grado di collegare tra loro i paesi del Circondario e questi con Gioia Tauro: la Città «in cui si concentrano gli interessi e i rapporti di centotrentamila e più persone, quante sono nel Circondario di Palmi, ma anche delle nostre provincie». La legge Pro Calabria del 1906 conferma la costruzione della ferrovia complementare Gioa-Gioiosa, senza però definire il tracciato planimetrico che percorrendo la Piana giungerà a gioiosa Jonica. Tuttavia,

nella locuzione Piana di Palmi è stata da sempre identificata la dorsale ferroviaria Gioia-Rizziconi-Iatrinoli-Radicena-Polistena-Gioiosa e sue diramazioni per Palmi e i paesi della Costa, a monte della Piana, e per Rosarno. Nel Maggio del 1910 il Ministro dei Lavori Pubblici, Ettore Sacchi, presenta un disegno di legge comprendente la concessione all’industria privata anche della linea Gioiosa-Gioia Tauro. Il 4 Luglio 1910 si discute alla Camera il disegno di legge Sacchi. A quell’adunanza parlamentare, decisiva per la definizione del tracciato ferroviario, Alessio non partecipa: preferisce essere a Cittanova per sostenere con la sua presenza Domenico Cavaliere, esponente di punta del partito dei bianchi, impegnato in un’infuocata battaglia elettorale per il consiglio provinciale contro l’uscente Pasquale Palermo. Nel corso di quella seduta Giuseppe De Nava, appoggiato da Ferdinando Nunziante, mette in atto un vero e proprio colpo di mano alle spalle di Alessio e dell’intero collegio di Cittanova. Sostenendo che «Questa ferrovia non fu mai progettata come una semplice congiunzione tra la costa Tirrena e la Jonica, ma come una ferrovia d’interesse locale che dovesse servire i popolosi paesi del Circondario di Palmi», riesce a fare approvare un tracciato che at-


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Società assuntrice ferrovie Calabro-Lucane non solo assumerà l’obbligo di costruzione del tronco […] Radicena-Rizziconi-Gioia, ma presenterà domanda anteriormente ad ogni altra concessione

traversa i territori dei Collegi di Palmi e Bagnara, a monte della Piana e senza diramazioni, contrariamente a quanto le leggi in vigore prevedono e a dispetto di ogni evidenza geografica. Oltretutto, con quel gioco parlamentare De Nava e Nunziante, pur di favorire prioritariamente i rispettivi Collegi, smentiscono le decisioni assunte nella solenne riunione dei Sindaci del Circondario, svoltasi a Palmi il 24 Aprile 1910 e presieduta dallo stesso De Nava. Decisioni «solenni» che prevedevano la rivendicazione presso il Governo non solo della ferrovia della Piana ma anche la contemporanea concessione delle sue diramazioni per Palmi e Rosarno. Il nuovo tracciato della Costa, voluto da De Nava, parte da Gioia e congiunge Palmi, Seminara, Melicucco, Tresilico e infine Iatrinoli, Radicena e Polistena fino a Gioiosa. A darne pubblicamente l’annuncio è una corrispondenza da Oppido apparsa sul giornale il Mattino del 21-22 Novembre 1910. In seguito alla notizia riportata dal giornale di Napoli, nel collegio di Cittanova si grida allo scippo della ferrovia della Piana in favore di un tronco ferroviario che nessuna legge ha mai autorizzato. I Sindaci di Iatrinoli e di Radicena, seguiti da molti altri sindaci del Collegio, proclamano lo stato di agitazione. La protesta investe Giovanni Alessio che non ha voluto con la sua assenza del 4 Luglio far sentire in Parlamento la sua voce in difesa della ferrovia della Piana e contro le manipolazioni legislative e geografiche ope-

rate da De Nava e Nunziante. Il 4 Luglio segna così il divorzio politico tra Giovanni Alessio e la propria base elettorale. Gli elettori e il popolo del collegio di Cittanova lo accusano di aver tradito il mandato elettorale, per essersi lasciato ingenuamente turlupinare dagli abili rappresentanti dei collegi vicini di Palmi e Bagnara e per aver permesso che si modificasse il tracciato segnato dalla legge del 1906, «con gravissimo pregiudizio degli interessi vitali del collegio di Cittanova». Manifestazioni di dissenso ai limiti della sommossa popolare e pubblici comizi si susseguono a Radicena e Iatrinoli per tutto il mese di Dicembre 1910. Megafono mediatico della protesta è il periodico di Radicena "Il Domani", che ha come firma di punta Carlo Curatola e gerente responsabile Raffaele Arena. Il comitato pro ferrovia, dopo un «imponente comizio», indirizza all’onorevole Alessio il seguente telegramma: «Popolo Radicena e Iatrinoli riunito imponente comizio, stigmatizzando opera vostra deleteria, dichiara voi decaduto mandato parlamentare. Rassegnate perciò vostre dimissioni secondo le buone regole di correttezza costituzionale, affinché questo sventurato Collegio possa eleggere degno ed attivo rappresentante». La forte pressione dei movimenti di piazza induce anche il Sindaco di Iatrinoli, Scipione Contestabile, seguito dal Sindaco di Radicena, Francesco Terranova, a reclamare a mezzo telegramma le dimissioni di Alessio, considerato che «le popo-

lazioni minacciano ulteriori disordini oltre quelli già commessi». In seguito alla richiesta di dimissioni pubblicamente reclamate, "Il Domani" in un editoriale a firma di Carlo Curatola scrive: «Il Collegio di Cittanova è oggi, moralmente, senza deputato. Esso dopo ben tre anni di Giogo ministeriale, si è definitivamente sciolto dal guinzaglio poliziesco che lo teneva avvinghiato all’On. Alessio e alle di lui passioni politiche». La protesta di popolo rientra nel mese di Gennaio 1911 quando il Governo, tramite Giovanni Alessio, assicura che la «Società assuntrice ferrovie Calabro-Lucane non solo assumerà l’obbligo di costruzione del tronco […] Radicena-Rizziconi-Gioia, ma presenterà domanda anteriormente ad ogni altra concessione». Nel diffondere la notizia, "Il Domani" scrive: «L’agitazione ferroviaria è finita con il pieno e completo esaurimento della nostra popolazione. Fu un necessario sforzo tenace, un atteggiamento deciso di fronte all’alienazione altrui, perché il tronco ferroviario diretto Gioia - Radicena previsto da due leggi, non si tramutasse in una inutile, per non dire dannosa opera». Con il movimento di protesta sembra rientrare anche la richiesta di dimissioni invocata a viva voce da più parti per tutto il mese di Dicembre. Ma quanto è accaduto è destinato ad avere forti ripercussioni sull’assetto istituzionale e politico del collegio di Cittanova e sulle future fortune elettorali di Giovanni Alessio.


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Fonderia di Mongiana

Mongiana

Una pagina della crisi che portò alla chiusura l'industria di Mongiana

L’

antico stabilimento metallurgico di Mongiana entrò in crisi nel momento in cui si aspettavano nuovi sviluppi dall’Unità d’Italia. Invece, fu proprio abbandonato dal governo sabaudo! Vista la preoccupante crisi, il Deputato D’Ayala fa una protesta in Parlamento in quanto per questo stabilimento sono state stanziate appena 15.000 lire, mentre all’istituto minerario di Ogordo nel bellunese ben 500.000 lire. D’Ayala, già nella tornata dell’anno precedente aveva lanciato l’allarme della grave crisi. Con decreto del 21 Dicembre del 1862 lo stabilimento di Mongiana passò dalle mani del Ministro della Guerra in quelle del Ministero delle Finanze. E dal 1862 passarono quattro anni per venir fuori un altro decreto del 23 Gennaio 1866, col quale nel primo articolo si diceva che l’amministrazione della Mongiana era provvisoriamente affidata ad una direzione speciale. Ma erano sette anni che si viveva in quello stato. Il nostro deputato mette in evidenza che quella popolazione vive malamente ed è ridotta nel più infelice stato di miseria. Oltre alle naturali ricchezze, vi è la ricchezza delle loro menti feraci, quelle menti degli antichi bruzi. Basterebbe vedere i miracoli che fanno con questi minerali quasi abbandonati gli abitanti della Serra, i quali saprebbero fucinare un ago e uno spillo dal ferraccio. Non vi dico delle armi di lusso e delle armi di precisione che sono capaci di fare. E’ stabilimento che aveva non solamente tante officine nella Mongiana, ma anche la grandissima officina della fonderia, chiamata allora la Ferdinandea. Da questa magnifica fonderia dipendevano le fabbriche d’armi, la miniera di carbon fossile di Agnana, dipendevano magnifici boschi. Adesso andate cercando un compratore, che non si potrà mai trovare essendo ridotta in quello stato deplorevole. Cosa può fare il Ministero delle Finanze per far migliorare questa importante industria italiana? Niente! Dovrebbe appartenere al Ministro dell’Agricoltura, Industrie e Commercio. Come si è fatto per la Sardegna, quindi, io propongo una Commissione d’Inchiesta per la Mongiana per trovare il modo come far risorgere quella povera gente. Quello stabilimento dava più di 100 quintali di ferraccio all’anno ma non si sono rinnovati neppure i puntelli della galleria. E come si possono fare rinnovamenti se avete assegnato soltanto 15.000 lire? Anche i Sindaci del circondario: Fabrizia, Serra San Bruno, Badolati, Davoli, Pazzano, Stilo e

Le Reali Ferriere di Mongiana

di Antonio Violi

Pizzo, hanno mandato le loro petizioni a tutti i ministri e noi saremo sordi a tutte le petizioni? Questa industria ha bisogno del braccio del Governo e questo non è un argomento elettorale, argomento di campanile, ma argomento di un rappresentante della nazione. Il Ministro per le Finanze risponde che non ha difficoltà da opporre onde sia presa in considerazione la proposta dell’Onorevole D’Ayala e che vorrebbe mandare una commissione che dovrà riferire anche intorno ad uno dei progetti di legge che ho testè presentato, per cui basta un’unica commissione per esaminare il progetto di legge e la proposta del Deputato. Il Presidente della Camera mette ai voti l’ultima proposta: la Camera approva e la proposta è presa in considerazione. Ma con i risultati che tutti sappiamo… (rispondiamo oggi noi). Per la cronaca, lo stabilimento di Mongiana fu realizzato dai Borboni nel 1771-72 ed arrivò a dare impiego nel 1860, fino a circa 1500 operai. Fortemente incrementato nel decennio francese, col nuovo governo post unitario partì la crisi che costrinse l’industria a chiudere i battenti nel 1881 dopo lunga agonia.


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di Nicola Pace

S

Nicola Sposato

A Palmi la continua ricerca della pittura perfetta e triste, colori sfumati non coi pennelli, ma direttamente con le dita, come amava fare in quegli anni. Occupa il posto d’onore nella stanza più frequentata della casa, la cucina, giusto per ricordarmi l’amico e l’artista, altrimenti posto, magari nel salone elegante, farebbe certamente più bella figura, ma perderei il gusto di ritrovarmelo spesso davanti agli occhi. Questo dipinto mi consente di aprire il discorso critico di Nicola Sposato pittore e artista poliedrico, giacchè se vi recate nella sua abitazione, al numero 25 di via

ono stato condomino-amico fraterno di Nicola Sposato per tantissimi anni: pianoterra io, primo piano lui, sposato con la dolce Elvira, nella casa dei suoceri. La mia primogenita saliva le scale a quattro zampe per stare un pò con la buona signora Anna, suocera di Nicola. Prima che come artista, dunque, io e Nicola ci vogliamo bene come amici una di quelle amicizie che non hanno bisogno di contatti continui. Siamo fatti della stessa pasta, lo stesso san-

gue palmese, basta ogni tanto vederci, sentirci per ricordare a entrambi la stima reciproca. A dire il vero, Nicola è nativo di Oppido Mamertina, città da cui veniva il giudice Alfredo, suo padre, ma credo che neppure lui più sente il richiamo del paese natìo, tanto profondo e radicato è il legame con Palmi, che non è fatto solamente di affetti familiari, ma di afflati con il territorio, le palmesità artistiche, il mare. Io un dipinto di Nicola ce l’ho da allora, quasi quarantacinque anni. E’ un bellissimo paesaggio calabrese, nebbioso

Vasi istoriati come si faceva nella Grecia antica

È un bellissimo paesaggio calabrese, nebbioso e triste


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Il tutto curvo delle linee che danno forme

Pizi, certamente rimarrete stupefatti dai legni d’ulivo intagliati, piccole incisioni, lavori in terracotta, vasi istoriati come si faceva nella Grecia antica, una scala in ferro, una parete decorata, un bassorilievo. L’appartamento, la casa al mare e finanche la cappella cimiteriale contengono piccoli tesori nati dal suo geniale estro creativo, lavorati con certosina pazienza e con mani abili; tesori dove Nicola riversa a piene mani la speciale sensibilità artistica che lo distingue. Di Nicola Sposato pittore è complicatissimo stilare un dettato critico. L’avere egli attraversato (sperimentato, coniugato?)

Un poco richiamandoci il grande Enotrio

in mezzo secolo di lavori, gli stili e le forme più disparate trarrebbe in inganno chi volesse collocare il pittore palmese in un posto particolare della storia della pittura o in una scuola. La sua credo sia continua ricerca dell’espressione perfetta, ed è certamente incapacità di fermarsi a un punto di arrivo, scelta che gli avrebbe consentito dopo tanti anni di lavoro, non solo di perfezionare la tecnica, ma soprattutto di essere facilmente individuabile e, a voler essere banali, anche più commerciabile. Ma Nicola Sposato è artista malfermo, incapace di trovare soddisfacimento dell’anima. Egli apre un di-

scorso pittorico, lo porta avanti per anni, se ne appropria, ma poi immancabilmente sente il bisogno di altri esperimenti, altre prove che non rinnegano il periodo artistico precedente, ma che sicuramente lo portano per altre strade, a ricominciare da capo, instancabile, mai pago. Così è stato per un lunghissimo tempo in cui il paesaggio palmese e calabrese, alberi e case, boschi, raramente marine, gli hanno ispirato dipinti di una bellezza triste e nebbiosa, come dicevo del quadro di cui mi fece dono. I colori venivano lavorati poco con il pennello, molto usando i materiali più curiosi e poi direttamente le mani, le dita per sfumare. Ma pure il paesaggista trovava modo per navigare in forma diverse di paesaggio, specialmente quando ha dedicato la sua attenzione alle case povere dei paesi calabresi, un poco (ma solo un poco) richiamandoci il grande Enotrio. Passò poi a provare una pittura più metafisica che astratta. Figure l’una all’altra abbarbicate, scomposizioni che riescono invece a dettarci un artista fortemente umanista, dove la passione, l’amore per gli oggetti dipinti si personifica richiamandoci genti calabresi che raramente sono ritratte nei dipinti, ma che s’immaginano dietro ogni forma, ogni colore. Stranamente, queste nuove forme pittoriche, ancora Nicola Sposato non le ha abbandonate, vi si sofferma da tanti anni ormai, perfezionandone gli accostamenti di colori, il tutto curvo delle linee che danno forme nonostante la scomposizione, il contrasto di tinte mai violente. Per questo, l’ultima volta che sono stato a rendergli visita gli ho consigliato di fermarsi un attimo, tirare il fiato sui lavori che oramai invadono il piccolo appartamento e organizzare un evento per far conoscere questo tempo della sua arte ancora poco noto e che, a onor del vero, ormai dura da circa venti anni.. Ma quando affronti questi argomenti, Nicola ti guarda con quegli occhietti da cinese, minuscoli e profondi, gli si rizzano in testa i capelli, a dire la verità sempre poco ordinati, da bohemienne, sembra non capire che bisogno ci sia di preparare mostre, farsi conoscere al grande pubblico amante dell’arte. Sorride amaro come di una cosa che non capisce e riporta lo sguardo a un quadro, come a una creatura bisognosa di cure.


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V PARTE

I sette vizi Capitali

di Domenico Caruso

”La gola”

nella letteratura e nel folklore

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uando il bisogno di nutrizione si appaga in modo eccessivo e subordina ogni piacere a quello della tavola, si ha il vizio di gola. Il primo peccato dell’uomo fu, oltre alla superbia, quello dell’ingordigia. Se Adamo non avesse toccato e mangiato il frutto proibito nel Giardino dell’Eden non avrebbe trasgredito Dio. Nella Bibbia anche Esaù cedette la primogenitura per un piatto di lenticchie e Noè mostrò la sua nudità ai figli a causa dell’ebbrezza. Pertanto, antico quanto il mondo, prima ancora che la Chiesa lo includesse fra i peccati capitali, la gola fu condannata dai filosofi. Epicuro di Samo (341-270 a.C.) venne associato da Cicerone, nell’orazione “In Pisonem”, all’immaginedel maiale.“Epicuri de grege porcus” (porcello del gregge di Epicuro) è anche l’espressione di Orazio per indicare una persona dedita ai piaceri materiali. Nella mitologia greca Erisittone, re violento della Tessaglia, per aver profanato deliberatamente con la scure un bosco sacro a Demetra (Cerere per i romani) fu condannato dalla dea della Terra ad un’insanabile fame. Così, dopo aver dilapidato le risorse della famiglia e venduto più volte la figlia Mestra, divorò se stesso. Socrate (riferisce Plutarco) sostiene che: «Gli

uomini malvagi vivono per mangiare e bere, mentre i buoni mangiano e bevono per vivere». (Dalle Opere morali). Lo stesso concetto viene espresso dall'oratore romano Cornificio: «Oportet esse ut vivas, non vivere ut edas», cioè: "Bisogna mangiare per vivere, non vivere per mangiare". (Da Rettorica ad Erennio) Per i nostri avi: 'U lussu e 'u mussu pòrtanu a' pezzenterìa. (Il lusso e la tavola riccamente imbandita conducono alla miseria). Ed ancora: Grassa cucina, pezzenterìa vicina. 'A ligarèda e 'a bumbulèda fannu 'a casa povareda. (La vi-

talba e l'orciolo del vino rendono povera la casa. Una volta i macellai avvolgevano la carne con legami vegetali, come la ginestra, ed il vino era posto in recipienti di terracotta dal collo stretto. La vitalba è un arbusto con i tralci simili alla vite). Ne “La Divina Commedia” i golosi sono posti nel terzo cerchio dell'Inferno, torturati da un turbine d'acqua fetida e da grossi chicchi di grandine, come pure dal mostro trifauce Cerbero che li scuoia e li squarta. Tra i dannati si solleva il crapulone Ciacco, vissuto nella Firenze travagliata dall'invidia, che chiede di essere riconosciuto da Dante: Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa della gola, come tu vedi, alla pioggia mi fiacco. (Inf. VI, 52-54) Secondo la nostra cultura popolare, dal ghiotto si ottiene qualcosa ma dall'ingordo nulla: Du' liccardu si scippa ccarcosa, ma du' mangiuni nenti. (Dai Proverbi di S. Martino - R.C. - di D. Caruso - Folklore della Calabria 1959). Gli interessi del cafone si limitano al danaro e ai piaceri voluttuari: Panza, pezza e pizza su' 'i penzeri du' cafuni. Anche in Sicilia, come rileviamo nei Proverbi del Pitrè, dall’ingordo non si spera affatto: Di l'avaru qualchi cosa nni speri, ma di lu gulutu nenti.


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Du' liccardu si scippa ccarcosa, ma du' mangiuni nenti

Lu manciuni quannu nun mancia è malatu. (Quando il goloso non mangia vuol dire che è infermo). Lu manciuni sempri è poviru. E' una verità biblica! "Chi ama i banchetti resterà nella miseria": Qui diligit epulas in egestate erit. (Prov. XXI, 17). L'avido, come asserisce un noto canto di Parghelia, non è mai soddisfatto: Mi mangiarrìa sei jenchi a 'na matina e sei muntuni cu' tutta la lana, di vermicèi 'na quaddara china, di pani 'na furnata sana sana; di vinu mi 'ndi 'mbivarrìa 'na tina, di maccarruni seicentu cantara; ancora la panza mia non sarrìa china ca' va battendu comu 'na campana. (Dai "Canti popolari calabresi" di Raffaele Lombardi Satriani).

Est modus in rebus. (Orazio, Sat. I, 1). C'è un limite in tutte le cose. La moderazione è raccomandata da tutti: 'U mangiari jè di raggiuni: cu' no' màngia 'n palisi, màngia ammucciuni! (E' un diritto nutrirsi: chi non mangia all'aperto, mangia di nascosto!). Cu' pocu si campa e cu' nenti si mori. (Con l'indispensabile si vive, con il niente si muore). E' risaputo, infatti, che: Saccu vacanti no' staci all'arditta. (Sacco vuoto non si regge in piedi). Ma non è lecito imitare Carnevale, per come ci viene tramandato nell'antica farsetta popolare di Laureana di Borrello (Reggio Cal.): Jeu puru è veru su' Carnilevari, 'sta facci mi risplendi com' 'u suli e n'autra comu a mmia no' si po' fari senza pigghjari reguli e misuri.

Fici 'sta vita mia tra tanti sciali mangiandu carni, satizzi e maccarruni, e vui autri chi no' aviti chi mangiari va jativindi supra a 'ssi timpuni; guardàtivi la panza di razzari, ca jeu ccà mangiu e 'mbivu a sonnu chinu. (Da "La Calabria" - Anno VI n.4 - Monteleone, 15 Dicembre 1893). Concludiamo con la tradizione della tipica pizza “Margherita”, nome della prima regina d’Italia, Margherita di Savoia. L’avrebbe a lei dedicata il cuoco napoletano Raffaele Esposito della pizzeria Brandi. I condimenti, pomodoro - mozzarella e basilico rappresentano la bandiera italiana. Anche se l’episodio sarebbe un “falso storico”, il successo della pizza è stato assicurato!

AICol

ENTel

ALS

FEDER.Agri

CAA

Federazione Pensionati M.C.L.

CAF

PATRONATO SIAS

CEFA Ong

SNAP

Associazione Intersettoriale Cooperative Lavoratori

Associazione Lavoratori Stranieri

Centro Assistenza Agricola

Centro Assistenza Fiscale

Centro Europeo di Formazione Agraria

EFAL

Ente Formazione Addestramento Lavoratori

Ente Nazionale Tempo Libero

Federazione Nazionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura

Servizio Italiano Assistenza Sociale

Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati Dipinto - olio su tela 220 x 110: l'Arcangelo San Michele

Gioia Tauro Via Monacelli, 8 Taurianova Via Benedetto Croce, 2


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Maria nei sacri marmi cinquecenteschi della Piana La Madonna del Soccorso in Scido a cura di Diego Demaio

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ella chiesa di San Biagio Vescovo in Scido, alla sinistra del Santo Patrono del paesino aspromontano, è collocata la pregevole statua della Madonna del Soccorso, risalente al quarto-quinto decennio del XVI secolo.. L’opera, in marmo di Carrara, è unanimamente attribuita a Giovambattista Mazzolo. La scultura (alta cm 145 escluso lo scannello), superstite a numerosi catastrofici terremoti e per tal motivo purtroppo mutila in più parti, è ritenuta una delle più raffinate ed interessanti tra le diverse eseguite dal maestro carrarese nel nostro territorio. Nell’espressione della Madonna, che tiene in braccio il Bambino Gesù con nella mano sinistra il globo, trapela, oltre alla soave dolcezza, anche la straordinaria fermezza che doveva iconograficamente rassicurare i devoti, nell’atto di difesa del sollevato braccio destro brandente la clava (purtroppo interamente mancante), per esaudire l’invocata protezione divina contro il male. La simbologia dell’artistico scannello raffigura infatti, nel riquadro centrale, Maria che miracolosamente percuote lo sconfitto Demonio, salvando l’impaurito fanciullo. Sulle facce laterali della stessa base appaiono le due ricorrenti scene dell’Arcangelo Gabriele e dell’Annunciata. Nella statua, oltre alla mancanza del braccio destro della Vergine ed anche di quello di Gesù, che è pure mutilo dei piedini, si devono purtroppo aggiungere le quasi totali perdite del Demonio e del bambino soccorso, probabilmente scolpiti in quanto presenti sul bassorilievo sottostante. All’interno della chiesa parrocchiale, in una identica nicchia dirimpettaia a quella della Madonna, è posta la significativa scultura marmorea di Santa Caterina d’Alessandria, bellissima opera del 1705 di Paolo Greco, somigliante e coeva alla statua, del medesimo artista, esposta sulla facciata della chiesa barocca di Taormina, dedicata alla stessa martire. La Madonna del Soccorso (Foto Dr. Diego Demaio - Riproduzione vietata)



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