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Per non dimenticare
La strage di Ferlito 33 anni dopo la barbarie
del Gen. Angiolo Pellegrini
A
metà mattinata del 16 Giugno 1982, il personale della Polizia di Stato ed i militari dell’Arma dei Carabinieri, giunti, a seguito di telefonata anonima, sulla circonvallazione di Palermo, nei pressi dell’imbocco dell’autostrada Palermo - Mazara del Vallo, si trovarono di fronte ad uno spettacolo agghiacciante. Una autovettura Mercedes, posta sulla corsia opposta, crivellata di colpi d’arma da fuoco, con all’interno i cadaveri di quattro uomini, di cui due con divisa di carabinieri; a circa venticinque metri il cadavere di un altro uomo, pure con la divisa dell’Arma, colpito da numerosi proiettili. Lungo la strada, vi erano numerosi bossoli di proiettili 7,62 nonché varie cartucce per fucile da caccia calibro 12. Uno dei cadaveri appariva ammanettato nel sedile posteriore della Mercedes fra due carabinieri. Ad un paio di chilometri dal luogo dell’agguato, venivano rinvenute due autovetture di grossa cilindrata, bruciate per eliminare qualsiasi traccia, che risultarono rubate mesi prima a Palermo. Gli uccisi venivano identificati nel detenuto, in traduzione dal carcere di Enna a quello di Trapani, Alfio Ferlito, nei militari Appuntato CC. Franzolin Silvano, Carabinieri Di Barca Luigi e Raiti Salvatore, nonché nell’autista civile Di Lavore Giuseppe. La Mercedes, prima di arrestarsi nel luogo ove era stata rinvenuta, aveva invaso la corsia di sinistra e si era scontrata violentemente con una Fiat 500, guidata
APPUNTATO SILVANO FRANZOLIN Nato a Pettorazza Grimani (RO) il 3 aprile 1941. Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”.
Strage della circonvallazione
da una donna che aveva riportato varie lesioni. L’agguato veniva così ricostruito: la Mercedes, nel percorrere la circonvallazione, era stata affiancata da una delle due autovetture con a bordo i killer e fatta segno a colpi di arma da fuoco. Il capo scorta, App. Franzolin, si era lanciato fuori dall’auto, ma non era riuscito a sfuggire agli assalitori che lo uccidevano all’istante; l’autovettura, priva di guida perché anche l’autista era stato colpito, aveva invaso la corsia opposta, entrando in collisione con la 500, fermandosi poi sul ciglio della strada. I killer entravano subito in azione uccidendo tutti gli occupanti dell’autovettura con colpi di mitragliatore Kalashnikov e di lupara. Le indagini, tenuto conto dell’impossibilità di identificare gli autori materiali dell’agguato, imboccavano la strada molto più difficile tendente a risalire alla matrice ed agli ispiratori della strage. Emerse subito che gli assassini erano a conoscenza della traduzione del detenuto ma sulla “fuga di notizie” rimase solo l’inquietante sospetto di collusioni, mai potute provare. La causale della strage venne provata nella spietata faida che a Catania vedeva contrapposti i gruppi di mafia capeggiati rispettivamente da Nitto Santapaola e dal Ferlito, che, in precedenza legati da interessi comuni, successivamente erano divenuti rivali, dando vita nel capoluogo etneo ad una guerra senza esclusione di colpi, tenuto conto che si trattava di due gruppi criminali dotati della stessa fero-
CARABINIERE SALVATORE RAITI Nato a Siracusa il 6 agosto 1962. Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”.
cia e decisi a prendere in sopravvento gli uni su gli altri. La strage, comunque, dimostrò, senza ombra di dubbio, che i clan Santapaola e Ferlito fossero stabilmente inseriti in “cosa nostra” e che la faida catanese, pur se con una matrice locale, si inseriva, come quella di Palermo e di altre province siciliane, in un quadro più generale: Santapaola intanto potè avere partita vinta contro Alfio Ferlito, in quanto aveva dalla sua parte i corleonesi ed i loro alleati e solo perché la sua vittoria era funzionale al disegno egemonico degli stessi corleonesi. In sintesi, dopo l’eliminazione degli avversari a Palermo, nel contesto di un’ambiziosa manovra di annientamento del dissenso interno e di avvicinamento alle organizzazioni mafiose provinciali, per la creazione di un “monolitico blocco mafioso” i corleonesi avevano interesse ad eliminare chiunque, per potenza della propria organizzazione, fosse in grado di contrastare il loro disegno egemonico. Ne consegue che l’omicidio del Ferlito, pur ispirato dal Santapaola, logisticamente era stato organizzato ed eseguito dai palermitani, con riferimento alla cosca della “Piana dei Colli”. Ci si chiese, allora, perché si attese il massacro di tre carabinieri per stilare un rapporto sulle allarmanti vicende di criminalità organizzata nel catanese e, perché all’epoca, si negava ostinatamente l’esistenza della mafia a Catania. Ma questo rientra in un discorso molto più complesso…noi vogliamo solo ricordare le vittime innocenti che persero la vita nell’adempimento del loro dovere:
CARABINIERE SCELTO LUIGI DI BARCA Nato a Valguarnera (EN) il 10 aprile 1957. Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”.
GIUSEPPE DI LAVORE 27 anni, autista della ditta privata che aveva in appalto il trasporto dei detenuti. Medaglia d'oro al valor civile.