Corriere della piana 28

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Periodico d’informazione della Piana del Tauro, nuova serie, n° 28, Anno 2015 Registrazione Tribunale di Palmi n° 85 del 16.04.1999

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E’ giunta al porto di Gioia Tauro

La "MSC London" la nave porta container più grande al mondo

Mattarella: Sarò arbitro imparziale.

Giocatori, siate corretti! Taurianova ISS Gemelli Careri: Inciucetto di provincia

Delianuova - Incontro con Don Giacomo Panizza

XXXVII Giornata per la vita Taurianova


Piazza Italia, 15 89029 Taurianova (RC) tel. e fax 0966 643663


Corriere della Piana del 20 Febbraio 2015

sommario Riceviamo e pubblichiamo

Comunicato stampa Nuova Imu agricola: il dissenso di Feder.agri. Feder.agri.: “schiaccerà molte aziende che saranno costrette a chiudere, provocando spopolamento nei territori svantaggiati diminuzione di posti di lavoro”. Costalli “inaudito aggravare gli agricoltori di un'imposta senza senso che ha carichi fiscali ormai inaccettabili”. Roma - “vi è in atto una forte preoccupazione per le ripercussioni che avrà il provvedimento emanato dal Ministero dell’Economia che rivede la tassazione Imu sui terreni agricoli. Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine introduce una incomprensibile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario e ricadenti nello stesso Comune”: questo è il commento del Segretario Generale della Feder.agri - Carlo Costalli “in riferimento al decreto interministeriale sull’Imu agricola e in relazione alla sua imminente scadenza “che viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente”. “Si tratta di una grande penalizzazione per i territori montani e rurali che vede ancora una volta danneggiate le aree che

Corriere della Piana Periodico di politica, attualità e costume della Piana del Tauro Direttore Responsabile: Luigi Mamone Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi Hanno collaborato a questo numero: Filomena Scarpati, Emanuele Di Matteo, Marinella Gioffrè, Vincenzo Vaticano, Gen. Angiolo Pellegrini, F. C., Massimo Surace, Veronica loria, Domenico De Angelis, Don Domenico Caruso, Don Letterio Festa, Giusanna Di Masi, Filippo Marino, Caterina Sorbara, Dott.ssa Monardi, Giovanni Barone, Emma Ugolini, Diego Demaio. Foto: Free's Tanaka Press, Mimmo Messineo, Rosartemisia Del Grande, Francesco Del Grande, Diego Demaio. Grafica e impaginazione:

Copertina: Concept by Free's Tanaka Press

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più di altre avrebbero bisogno di attenzione e sostegno - continua il Segretario della Feder. agri - L’Imu così come applicata dal decreto attuativo, spingerà molte aziende a chiudere i battenti, provocando un ulteriore spopolamento nei territori di collina e montagna, dove gli imprenditori agricoli continuano ad essere le sentinelle della “terra” e costituiscono un presidio per la prevenzione e il dissesto idrogeologico”. Secondo la Feder.agri, l’incoerenza del criterio di calcolo genera tensioni sul territorio e rischia di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina, della esenzione Imu. “Stiamo parlando di un aggravio di costi insostenibili e di storture inaccettabili con l’aggravio della perdita di migliaia di posti di lavoro di braccianti agricoli. Infatti, l’applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto i 280 metri, anche se i terreni sono ad altezze superiori, a prescindere dal fatto che siano imprenditori agricoli a titolo principale. Una manovra che rischia di penalizzare pesantemente l’unico settore produttivo che in questo periodo di recessione sta registrando, non senza fatica, un segno più anche dal punto di vista occupazionale”. Intanto cominciano già a farsi sentire le azioni poste in essere dai Comuni circa i ricorsi presentati agli organi competenti, e la Feder.agri., plaude ad alcune decisioni dei TAR che al momento - si tratta di diverse sezioni a livello territoriale - hanno accolto la richiesta di sospensiva avanzata dai Comuni sostenuti dalle Anci regionali.

Editoriale La prima cosa bella Messaggio del Presidente della Repubblica Emergenza terrorismo!!! Urgono risposte forti!!!

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Adieu, Leone

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Sintonie sonore

La "MSC London" approda a Gioia

Incontro con Pino Masciari Continuità dell'impegno

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La strage di Ferlito

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Caritas "Progetto Presidio"

18 Dai Vita alla Pace Intervistando...S.E. Rev.ma Mons. Francesco Milito

22 L'immagine della Madonna

Gli orrori dell'Olocausto

Non offendere la Fede

Resp. Marketing: Luigi Cordova cell. 339 7871785 - 389 8072802 cordovaluigi@yahoo.it

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Inciucetto di provincia

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Delianuova: avviata la raccolta differenziata

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Solidali per la vita

Oppido Mamertina: La Giornata della Memoria

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La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 20-02-2015

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La pietà popolare nel Magistero dei Vescovi calabresi

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Stampa: Litotipografia Franco Colarco

Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via B. Croce, 1 89029 - Taurianova (RC) corrieredellapiana@libero.it

Il bene comune

Delianuova: Progetto “Liberi e forti”. Incontro con Don Giacomo Panizza

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di Fatima

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Considerazioni sul libro del Prof. Luigi Inturri

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"Il profumo del mare d'inverno"

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Riceviamo e pubblichiamo di Rocco Liberti

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Il mondo in una stanza

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Taurianova: Presentazione del calendario "Com'eramu e comu parlavamu cinqu'antan ni arretu" Apoteosi giallorossa! Tonno Callipo, la Coppa Italia è tua! La decorata cornice della Piana

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Editoriale

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di Luigi Mamone

E

ditoriale breve, anzi, brevissimo questa volta. Poche righe per augurare al nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, buon lavoro e tantissima pazienza e prudenza nel muoversi in un mondo fortemente inquinato da megalomani e maneggioni come quello dell’attuale scenario politico italiano. La sua scelta ha sorpreso molti. È stato il colpo di bravura di un Matttwett Renzi, per la prima volta capace di stupire positivamente e di unire al di la di maglie, schieramenti e patti. La scelta di Renzi non deve essere intesa però come la trovata del giovane e bravo prestigiditatore che, tirando fuori dal suo cilindro la candida chioma del giudice costituzionale, ha unito le frange del suo partito e i tanti altri, pencolanti da sempre nell’attesa che il vento porti loro l’indicazione di rotte placide e sicuri approdi. L’operazione Mattarella ha contribuito a fugare per sempre - certamente per questo settennato - ammesso che fra sette anni siano ancora vivi e capaci di intendere e volere, le aspirazioni al Colle di Silvio Berlusconi, Romano Prodi e Giuliano Amato e con esse, anche se il dato anagrafico non li penalizza quanto i primi, anche quelle di Massimo D’Alema, Walter Veltroni e Pierferdinando Casini. Figure che evocano brutte pagine della storia italiana. Quelle delle “lacrime e sangue” di Amato, Presidente di un Consiglio dei Ministri negli ultimi anni di una Prima Repubblica che volgeva all’occaso e all’implosione; alla ascesa fulminea seguita da cadute e rinascite, di un Berlusconi troppe volte metafora vivente del potere della ” Casta degli Intoccabili”; alle troppe controversie scelte di un Prodi, troppe volte criptico anche con se stesso oltre che con gli altri: leader solitario e farfugliante di una Italia che non aveva ancora compreso appieno i danni che il maggioritario e poi il porcellum e altre porcate conseguenti avrebbero provocato. Figure tutte che non presentano quei crismi che potessero giustificare una nomina così importante e così

La nomina di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica

La prima cosa bella

Pacificamente riconoscibile a “Mattwett - Renzi” che cancella le aspirazioni di Berlusconi, Prodi e Amato istituzionalmente pregnante, come i 9 anni al colle di Giorgio Napolitano hanno dimostrato essere. La nomina di Mattarella, per la prima volta forse nella storia Repubblicana, vede un giudice in carica della Corte Costituzionale diventare Capo dello Stato e dunque anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Carica, questa, che spetta di diritto al Capo dello Stato ma che veniva di solito considerata quasi onorifica venendo formalmente svolta dal Vice Presidente del CSM: Per taluni inquilini del Colle, senza forse, è stata un fatto meramente onorifico. Con Mattarella, silenzioso, schivo e attento non crediamo che sarà così. Anzi. Forse per la prima volta il Presidente della Repubblica eserciterà pienamente anche e se non totalmente - l’Ufficio del Presidente del CSM. Questo appare un bene per l’Italia perché il garantismo di Mattarella è unanimemente condiviso ed è bene che l’arbitro, imparziale e rigoroso, la correttezza dei giocatori non la imponga solo ai politici ma anche a quella “societas magistratuale “ che il CSM governa. Per il bene dell’Italia. Mattarella al di là del corridoio privilegiato che la Politica tutta (e non solo la Dc demitiana) fu costretta a riconoscere al giovane docente universitario palermitano dopo l’uccisione del fratello Piersanti , il suo cursus honorum se l’è costruito in silenzio, con sagacia, caparbietà e saldi principi. Senza godere delle “rendite di famiglia” e di altri sconti; avendo la coerenza di dimettersi da Ministro quando, agli albori del berlusconismo, venne approvata la legge Mammì sull’emittenza televisiva. Qualità e rigore grazie ai quali oggi ha meritato - ma i parametri della scelta appiano nuovi - la nomina al Colle. Buon Lavoro, Presidente!


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L’insediamento del nuovo Capo dello Stato

Così parlò il Presidente

Testo integrale del Discorso di Mattarella alle Camere

Signora Presidente della Camera dei Deputati, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Parlamentari e Delegati regionali, rivolgo un saluto rispettoso a questa Assemblea, ai parlamentari che interpretano la sovranità del nostro popolo e le danno voce e alle Regioni qui rappresentate. Ringrazio la Presidente Laura Boldrini e la Vice Presidente Valeria Fedeli. Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte al voto. Un pensiero deferente ai miei predecessori, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, che hanno svolto la loro funzione con impegno e dedizione esemplari. A loro va l’affettuosa riconoscenza degli italiani. Al Presidente Napolitano che, in un momento difficile, ha accettato l’onere di un secondo mandato, un ringraziamento particolarmente intenso. Rendo omaggio alla Corte Costituzionale organo di alta garanzia a tutela della nostra Carta fondamentale, al Consiglio Superiore della magistratura presidio dell’indipendenza e a tutte le magistrature. Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato. La responsabilità di rappresentare l’unità nazionale innanzitutto. L’unità che lega indissolubilmente i nostri territori, dal Nord al Mezzogiorno. Ma anche l’unità costituita dall’insieme delle attese e delle aspirazioni dei nostri concittadini. Questa unità, rischia di essere difficile, fragile, lontana. L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze. La lunga crisi, prolungatasi oltre ogni limite, ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie. Ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. Le angosce si annidano in tante famiglie per le difficoltà che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali. Sono questi i punti dell’agenda esigente su cui sarà misurata la vicinanza delle istituzioni al popolo. Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione. Per uscire dalla crisi, che ha fiaccato in modo grave l’economia nazionale e quella europea, va alimentata l’inversione del ciclo economico, da lungo tempo attesa. E’ indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni una robusta iniziativa di crescita, da articolare innanzitutto a livello europeo. Nel corso

del semestre di Presidenza dell’Unione Europea appena conclusosi, il Governo - cui rivolgo un saluto e un augurio di buon lavoro - ha opportunamente perseguito questa strategia. Sussiste oggi l’esigenza di confermare il patto costituzionale che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza. L’urgenza di riforme istituzionali, economiche e sociali deriva dal dovere di dare risposte efficaci alla nostra comunità, risposte adeguate alle sfide che abbiamo di fronte. Esistono nel nostro Paese energie che attendono soltanto di trovare modo di esprimersi compiutamente. Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito. Penso alle imprese, piccole medie e grandi che, tra rilevanti difficoltà, trovano il coraggio di continuare a innovare e a competere sui mercati internazionali. Penso alla Pubblica Amministrazione che possiede competenze di valore ma che deve declinare i principi costituzionali, adeguandosi alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie e alle sensibilità dei cittadini, che chiedono partecipazione, trasparenza, semplicità degli adempimenti, coerenza nelle decisioni. Non servono generiche esortazioni a guardare al futuro ma piuttosto la tenace mobilitazione di tutte le risorse della società italiana. Parlare di unità nazionale significa, allora, ridare al Paese un orizzonte di speranza. Perché questa speranza non rimanga un’evocazione astratta, occorre ricostruire quei legami che tengono insieme la società. A questa azione sono chiamate tutte le forze vive delle nostre comunità in Patria come all’estero. Ai connazionali nel mondo va il mio saluto affettuoso. Un pensiero di amicizia rivolgo alle numerose comunità straniere presenti nel nostro Paese. La strada maestra di un Paese unito è quella che indica la nostra Costituzione, quando sottolinea il ruolo delle formazioni sociali, corollario di una piena partecipazione alla vita pubblica. La crisi di rappresentanza ha reso deboli o inefficaci gli strumenti tradizionali della partecipazione, mentre dalla società emergono, con forza, nuove modalità di espressione che hanno già prodotto risultati avvertibili nella politica e nei suoi soggetti. Questo stesso Parlamento presenta elementi di novità e di cambiamento. La più alta percentuale di donne e tanti giovani parlamentari. Un risultato prezioso che troppe volte la politica stessa finisce per oscurare dietro polemiche e conflitti. I giovani parlamentari portano in queste aule le speranze e le attese dei propri coetanei. Rappresentano anche, con la capacità di critica, e persino di indignazione, la voglia di cambiare. A loro, in particolare, chiedo di dare un contributo positivo al nostro essere davvero comunità nazionale, non dimenticando mai l’essenza del mandato parlamentare. L’idea, cioè, che in queste aule non si è espressione di un segmento della società o di interessi particolari, ma si è rappresentanti dell’intero popolo italiano e, tutti insieme, al servizio del Paese. Tutti sono chiamati ad assumere per intero questa responsabilità. Condizione primaria per riaccostare gli italiani alle istituzioni è intendere la politica come servizio al bene comune, patrimonio di ognuno e di tutti. E’ necessario ricollegare a esse quei tanti nostri concittadini che le avvertono lontane ed estranee. La democrazia non è una conquista definitiva ma va inverata continuamente, individuando le formule più adeguate al mutamento dei tempi. E’ significativo che il mio giuramento sia avvenuto mentre sta per completarsi il percorso di un’ampia e incisiva riforma della seconda parte della Costituzione. Senza entrare nel merito delle singole soluzioni, che competono al Parlamento, nella sua sovranità, desidero esprimere l’auspicio che questo percorso

Penso ai giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito.


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sia portato a compimento con l’obiettivo di rendere più adeguata la nostra democrazia. Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico. Vi è anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come è stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità è costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale è impegnato il Parlamento. Nel linguaggio corrente si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. E’ una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere - e sarà - imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica è garante della Costituzione. La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno. Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. Significa garantire i diritti dei malati. Significa che ciascuno concorra, con lealtà, alle spese della comunità nazionale. Significa che si possa ottenere giustizia in tempi rapidi. Significa fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e discriminazioni. Significa rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone con disabilità. Significa sostenere la famiglia, risorsa della società. Significa garantire l’autonomia ed il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia. Significa ricordare la Resistenza e il sacrificio di tanti che settanta anni fa liberarono l’Italia dal nazifascismo. Signi-

fica libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva. Garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute. La corruzione ha raggiunto un livello inaccettabile. Divora risorse che potrebbero essere destinate ai cittadini. Impedisce la corretta esplicazione delle regole del mercato. Favorisce le consorterie e penalizza gli onesti e i capaci. L’attuale Pontefice, Francesco, che ringrazio per il messaggio di auguri che ha voluto inviarmi, ha usato parole severe contro i corrotti: «Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini». E’ allarmante la diffusione delle mafie, antiche e nuove, anche in aree geografiche storicamente immuni. Un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dobbiamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono per contrastare la criminalità organizzata. Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere. Altri rischi minacciano la nostra convivenza. Il terrorismo internazionale ha lanciato la sua sfida sanguinosa, seminando lutti e tragedie in ogni parte del mondo e facendo vittime innocenti. Siamo inorriditi dalle barbare decapitazioni di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai tragici fatti di Parigi.Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell’ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano. La pratica della violenza in nome della religione sembrava un capitolo da tempo chiuso dalla storia. Va condannato e combattuto chi strumentalizza a fini di dominio il proprio credo, violando il diritto fondamentale alla libertà religiosa. Considerare la sfida terribile del terrorismo fondamentalista nell’ottica dello scontro tra religioni o tra ci-

viltà sarebbe un grave errore. La minaccia è molto più profonda e più vasta. L’attacco è ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza. Per minacce globali servono risposte globali. Un fenomeno così grave non si può combattere rinchiudendosi nel fortino degli Stati nazionali. I predicatori d’odio e coloro che reclutano assassini utilizzano internet e i mezzi di comunicazione più sofisticati, che sfuggono, per la loro stessa natura, a una dimensione territoriale.La comunità internazionale deve mettere in campo tutte le sue risorse. Nel salutare il Corpo Diplomatico accreditato presso la Repubblica, esprimo un auspicio di intensa collaborazione anche in questa direzione. La lotta al terrorismo va condotta confermezza, intelligenza, capacità di discernimento. Una lotta impegnativa che non può prescindere dalla sicurezza: lo Stato deve assicurare il diritto dei cittadini a una vita serena e libera dalla paura. Il sentimento della speranza ha caratterizzato l’Europa neldopoguerra e alla caduta del muro di Berlino. Speranza dilibertà e di ripresa dopo la guerra, speran-


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za di affermazione di valori di democrazia dopo il 1989. Nella nuova Europa l’Italia ha trovato l’affermazione della sua sovranità; un approdo sicuro ma soprattutto un luogo da cui ripartire per vincere le sfide globali. L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio. L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia. E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale. L’Italia ha fatto e sta facendo bene la sua parte e siamo grati a tutti i nostri operatori, ai vari livelli, per l’impegno generoso con cui fron-

teggiano questo drammatico esodo. A livello internazionale la meritoria e indispensabile azione di mantenimento della pace, che vede impegnati i nostri militari in tante missioni, deve essere consolidata con un’azione di ricostruzione politica, economica, sociale e culturale, senza la quale ogni sforzo è destinato a vanificarsi. Alle Forze Armate, sempre più strumento di pace ed elemento essenziale della nostra politica estera e di sicurezza, rivolgo un sincero ringraziamento, ricordando quanti hanno perduto la loro vita nell’assolvimento del proprio dovere. Occorre continuare a dispiegare il massimo impegno affinché la delicata vicenda dei due nostri fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trovi al più presto una conclusione positiva, con il loro definitivo ritorno in Patria. Desidero rivolgere un pensiero ai civili impegnati, in zone spesso rischiose, nella preziosa opera di cooperazione e di aiuto allo sviluppo. Di tre italiani, padre Paolo

Dall’Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli non si hanno notizie in terre difficili e martoriate. A loro e ai loro familiari va la solidarietà e la vicinanza di tutto il popolo italiano, insieme all’augurio di fare presto ritorno nelle loro case. Onorevoli Parlamentari, Signori Delegati, per la nostra gente, il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo. Mi auguro che negli uffici pubblici e nelle istituzioni possano riflettersi, con fiducia, i volti degli italiani: il volto spensierato dei bambini, quello curioso dei ragazzi. I volti preoccupati degli anziani soli e in difficoltà il volto di chi soffre, dei malati, e delle loro famiglie, che portano sulle spalle carichi pesanti. Il volto dei giovani che cercano lavoro e quello di chi il lavoro lo ha perduto. Il volto di chi ha dovuto chiudere l’impresa a causa della congiuntura economica e quello di chi continua a investire nonostante la crisi. Il volto di chi dona con generosità il proprio tempo agli altri. Il volto di chi non si arrende alla sopraffazione, di chi lotta contro le ingiustizie e quello di chi cerca una via di riscatto. Storie di donne e di uomini, di piccoli e di anziani, con differenti convinzioni politiche, culturali e religiose. Questi volti e queste storie raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace.

Viva la Repubblica, viva l’Italia!


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di Filomena Scarpati

L

EMERGENZA TERRORISMO !!! URGONO RISPOSTE FORTI !!!

a strage avvenuta nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi si commenta in poche parole, così come sono stati pochi i passaggi in cui tante persone sono cadute in soli cinque minuti. Alle 11.30 di mercoledì 7 gennaio, due persone vestite di nero e incappucciate, fanno irruzione nella sede del giornale e aprono il fuoco con i kalashnikov, lasciando a terra 12 corpi senza vita. Tra i morti, il direttore del periodico, Stéphan Charbonnier, il famoso vignettista Georges Wolinski, i disegnatori che si firmavano "Cabu", "Tignous", "Honoré" e quattro collaboratori di Charlie Hebdo. Proprio in quella giornata era prevista una riunione di redazione, motivo per cui erano presenti tutti i dipendenti del giornale. Dopo aver ucciso il portinaio al piano terra, gli attentatori si sono diretti al primo piano e hanno aperto il fuoco all’impazzata. Alcuni dipendenti si sono messi in salvo riuscendo a scappare sui tetti dell’edificio della redazione. Prima di mettersi in fuga, i killer hanno ucciso anche un poliziotto francese di religione musulmana, Ahmed Merabet, che prestava servizio di vigilanza al giornale. A pochi chilometri dalla strage di Hebdo, due giorni dopo, mentre la polizia francese concludeva l’assedio finale contro i due fratelli sospettati della strage al giornale francese, un altro bliz si concludeva in un supemarket ebraico ubicato a Parigi, nella zona di Porte de Vincennes, dove un uomo ha preso 4 ostaggi e li ha uccisi prima di essere freddato dalla polizia. Dopo le stragi l’Europa reagisce con numerosi arresti e inizia la caccia ai jiadisti capaci di qualsiasi azione pur di diffondere terrore. Sono i fatti di cronaca che riportano i media in questi giorni, gli arresti vanno da una diciottenne fermata all’aeroporto di Stansted vicino Londra, ai fermi a Berlino

di due persone di cui uno sospettato di essere arruolatore di ijhadisti russi e turchi, ad una maxi retata tenutasi in tutta Europa, non certamente concordata, ma sicuramente dipesa dall’aumento dei controlli e delle misure antiterroristiche scattate dopo le stragi di Parigi. Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, gli Stati dove sono avvenuti gli arresti maggiori. Toccata anche l’Italia, dove due terroristi stavano cercando di scappare dopo la maxiretata avvenuta in Belgio. L’allerta dell’Unione Europea è sicuramente aumentata e cerca di adottare misure antiterrore più adeguate. Secondo l’intelligence americana ci sarebbero in Europa almeno 20 cellule terroristiche pronte a colpire e nel frattempo a Bruxelles non si parla d’altro, nella consapevolezza che in passato il problema si è preso poco in considerazione. Non è facile porre un freno alle forze del fondamentalismo islamico di matrice terroristica, ma giustamente come afferma il presidente francese Francois Hollande, bisogna dire a piena voce: “Non abbiamo paura”. A tragici eventi provocati dalla volontà di distruggere e ad altri che si potrebbero ancora verificare, non si possono trovare risoluzioni blande, ma bisogna rispondere con durezza, adottando misure di sicurezza forti, diversamente non si

ottengono risultati positivi. Il primo interrogativo da porsi è come distogliere dalla violenza persone formate a seminare terrore. Sono stili di vita non protesi al cambiamento, a cui comunque vanno trovate soluzioni adeguate. L’Italia è uno Stato a porte aperte e di rischi ne corre tanti, basti pensare alle coste poco sorvegliate, alla disponibilità all’accoglienza dei profughi senza adeguate misure di sicurezza, che alla luce delle nuove vicende terroristiche potrebbero creare rischi per la cittadinanza, soprattutto se non si fa subito ricorso all’intensificazione dei controlli. Basta pensare alla ferocia sanguinaria che spinge ad uccidere 12 bambini a sangue freddo a Mosul in Iraq, solo perché avevano tifato per la loro nazionale durante una partita di calcio, per capire dinanzi a quale serio pericolo ci ritroviamo. Secondo i terroristi quei bambini avevano violato la sharia. Un ulteriore sdegno dell’umanità, è scaturito dal fatto che i cadaveri di quei bambini sono rimasti esposti a terra e i genitori non hanno potuto recuperarli per timore di essere uccisi. L’arretratezza, il sottosviluppo e la mancanza di cultura porta gli uomini ad agire con istintività e ferocia. Urgono soluzioni politiche forti a livello mondiale.


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Fra mondo reale e realtà virtuali

Il bene comune

Obiettivo da perseguire e difendere

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’ svanito orami da tempo il desiderio dell’uomo della nostra terra di vivere in un contesto che giorno dopo giorno tende al miglioramento. Non solo, nulla si è più disposti a fare o dire di fronte al peggioramento giornaliero delle condizioni di vita personali di ognuno e della Comunità. Delle condizioni in cui facciamo crescere i nostri figli. Non mi riferisco a chissà quale grande principio, valore o possedimento, ma semplicemente al poter vivere in cittadine o paesi dove i marciapiedi sono puliti, dove non si deve essere costretti a fare lo slalom tra i cumuli di spazzatura, dove non si deve accettare che le buche nelle strade che mettono a repentaglio la vita di chi li percorre sia la normalità, dove le persone hanno rispetto dei luoghi e della cosa pubblica perché quei luoghi e quella cosa pubblica è prima di ogni altro la loro casa, la loro dimora, il proprio benessere. Proprio così, non si comprende più che il benessere è dato dalle condizioni della cosa pubblica intesa come luogo dove si vive. La necessità del benessere è stata anestetizzata dal “mi piace” dei “social”, come l’esigenza di giustizia e verità viene giornalmente soffocata dalla paura di rimanere soli di fronte alla reazione al grido di verità, alla richiesta di giustizia, alla richiesta di trasparenza e uguaglianza. La paura delle minacce, la paura di dover necessariamente scendere a patti con chi

di Emanuele Di Matteo Presidente dell’Unione Provinciale di Reggio Calabria del Movimento Cristiano Lavoratori

le regole giornalmente le ignora (per usare un eufemismo), la paura di trovarsi ancora soli senza difesa di fronte ad armi ripudiate, sterilizza il territorio, lo uccide, lo fa odiare, lo fa sporcare. La cosa peggiore è che siamo impotenti di fronte a ciò. Siamo impotenti di fronte all’impossibilità di ri-formare i nostri paesi se non a costo di spendere milioni di euro per le semplici pulizie delle strade - alla faccia dell’onesto lavoro degli spazzini di una volta, oggi sostituiti dagli operatori ecologici pubblici che faticano a non ammalarsi in servizio - siamo impotenti di fronte a coloro che dall’alto della sedia pubblica oltre a non fare il proprio dovere, non riescono a segnalare nemmeno il necessario (vedi buche nelle strade), e soprattutto siamo impotenti di fronte alle innumerevoli gare mirate ad ottenere l’incarico o la consulenza migliore - nel senso di più pagata e meno faticosa che possa garantire qualche anno di vera tranquillità ai vincitori dell’assurda gara, e qualche altro centinaio di euro pro capite da pagare per tutti gli altri. Il bene comune, il nostro benessere non potrà mai essere protetto, tutelato, insomma le cose non potranno mai cambiare se non si mette un freno alla spesa pubblica, che è la misura per tutti, lavoratori pubblici e privati, persone oneste e disoneste. E’ la misura di tutto. Anche delle tasse che ad ognuno di noi vengono chieste. Ma aimè questa è la cosa più difficile, perché nessuno rinuncia a ciò che ha, a prescindere se è ottenuta correttamente o no, moralmente o no, meritandola o no. I politici non vogliono rinunciare ai privilegi ingiustificati, i funzionari pubblici agli stipendi da nababbi, gli alti funzionari non ne parliamo. E se il Governo prova a mettere i tetti ed a tagliare? Per i piccoli pensionati (che sono milioni) va bene, per altre categorie diventa incostituzionale. Diritti acquisiti! Ma ci pensate se domani ognuno di noi decidesse liberamente l’ammontare del proprio stipendio, della pensione, e lo deliberasse. Nessuno potrebbe più contestarlo, perché è divenuto un diritto acquisito. Follia Italiana! Come tutti non conosco il metodo adatto per trasformare quello che abbiamo in qualcosa di migliore, ma cerco di non buttare la spazzatura per strada o i mozziconi del sigaro a terra, e se finisco in una buca chiedo legittimamente il risarcimento dei danni e comunico alla Procura l’accaduto. Insomma cerco di lasciare quello che si trova appena intorno a me leggermente più pulito di come l’ho trovato per il bene di mio figlio. Cerco.


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DELIANUOVA: di Marinella Gioffrè

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AVVIATA LA RACCOLTA DIFFERENZIATA CON IL SISTEMA“PORTA A PORTA”

ell’Ambito di una politica ambientale orientata alla sostenibilità, il Comune di Delianuova, con primo cittadino Rocco Corigliano, con l’ordinananza n.02 del 07 Gennaio 2015, prot. 32, ha attivato il sistema di raccolta differenziata dei rifiuti con il metodo “Porta a porta”. L’iniziativa, con decorrenza immediata, prevede come unica concezione di servizio, la raccolta domiciliare della carta, dell’organico, del vetro, della plastica, del metallo e della parte indifferenziata per le utenze domestiche e non domestiche, con l’utilizzo esclusivo dei sacchetti colorati, consegnati a domicilio, dal personale della Ditta ITAL. SERV. di Italiano Biagio & Company di Oppido Mamertina, affidataria della raccolta. Saranno ritirati inoltre i farmaci scaduti a domicilio, previo appuntamento. La Ditta appaltatrice provvederà inoltre al ritiro domiciliare di pile e batterie. Potranno essere conferiti inoltre i rifiuti ingombranti e beni durevoli (lavatrici, lavastoviglie, armadi, sdraio, sedie, tastiere da computer, tubi in gomma). La consegna dei rifiuti dovrà avvenire esponendo i sacchetti sul limite tra la proprietà pubblica e quella privata; solo in casi specifici, all’interno della proprietà privata, previa

concertazione. E’ prevista la dismessa di tutti i cassonetti stradali, precedentemente posizionati e fruibili presso le strade e le aree pubbliche, condomini, esercizi commerciali e produttivi, salvo specifiche eccezioni temporanee. “Il servizio di raccolta domiciliare che questa Amministrazione ha attivato - ha affermato il Vice Sindaco Franco Rossi - si pone l’obiettivo di aumentare la quantità dei rifiuti differenziati portati al riciclo e la conseguente riduzione della quantità di rifiuti indifferenziati conferiti in discarica, in modo tale da contenere i continui aumenti di costo dello smaltimento, con il conseguente beneficio per la discarica che sarà meno sfruttata e quindi usata in modo più continuativo nel tempo. Questo è un sistema fortemente innovativo - ha continuato Rossi - sul quale l’Amministrazione Comunale ripone grande attenzione già da qualche anno, fino alla sua completa funzionalità, in quanto si tratta di un passaggio obbligato, dal fatto che le direttive fissate dal Testo Unico Ambientale - D.gls 152/2006, e successiva DGC n. 170/2010, prevedono di raggiungere il 65% della raccolta dei rifiuti in maniera differenziata”. L’Amministrazione comunale per assicurare la buona riuscita del servizio di Raccolta Differenziata, ha invitato la cittadinanza deliese, attraverso un’ informativa distribuita a domicilio, nonché pubblici manifesti, alla fattiva collaborazione, sensibilizzando ad un costante impegno e quindi ad un aumento della responsabilità per il raggiungimento degli obiettivi.


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La portacontainer più grande del mondo

La "MSC London" approda a Gioia Dott.ssa Cecilia Battistello

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Battistello: "Lasciateci provare a realizzare il sogno" di Luigi Ottavio Cordova

acendo seguito a quanto stabilito dall’accordo denominato “2M”, messo in opera e sottoscritto tra le compagnie di navigazione Maersk e MSC per meglio affrontare le nuove esigenze di un mercato globale, sempre più concorrenziale ed al fine di meglio valutare l’importanza strategica e commerciale del porto di Gioia Tauro all’interno delle rotte del transhipment, è giunta nel porto di Gioia Tauro la più importante porta container del gruppo MSC lunga circa 400 metri ed extra large circa 54 metri, con una capacità di stazza di circa 189 mila tonnellate di carico e di trasporto di 17000 container, dal nome “MSC London”. Ciò ha portato una ventata di gioia e di orgoglio per il nostro scalo, visto che strutturalmente allo stato attuale è uno dei pochi in grado di poter ricevere navi di questa stazza. Allo stato attuale vi possono fare operazione di sbarco merce, nello stesso tempo, ben 3 navi, ma ben presto, finiti alcuni lavori in corso vi potranno scaricare ben 5 navi della stessa grandezza. Inutile dire che questo evento deve servire alla classe politica nazionale, regionale e locale a guardare al futuro con nuovi progetti, che tendono a migliorare l’aspetto ricettivo e qualitativo dello scalo migliorandone i raggi di azione e meglio coniugando lo scalo con il retro porto, allo stato attuale molto carente e, per questo motivo, si guarda con attenzione al progetto Zes e alle opere infrastrutturali che possono valorizzare il retro porto, attualmente carente per i collegamenti stradali e ferroviari. A tal fine si è stipulato un accordo tra l’Autorità portuale di Gioia Tauro, gestita dal Commissario ing. Giovanni Grimaldi, e il Consorzio Zai gestore del più importante Interporto europeo, il “Quadrante” di Verona per attingere a fondi Comunitari da consentire ai nostri operatori locali di acquisire esperienze, conoscenze e finanziamenti in grado di poter migliorare l’offerta integrata ad eventuali investitori attratti dalle possibilità di un buon investimento economico. Del resto Gioia Tauro sarà prossimamente anche importante per il futuro della Città Metropolitana di Reggio,

una delle 10 città metropolitane d’Italia, nuove entità politico commerciali frutto dei nuovi orientamenti, che avrebbero dovuto far sparire l’Ente Provincia, sostituendosi nelle funzioni, ma si è visto solamente un declassamento dell’organismo che ha perso la potestà di avere Organi politici, eletti democraticamente dal popolo attraverso consultazione elettorale, per ritrovarsi una nuova classe politica dirigente “nominata ed eletta” dai Consigli Comunali (di male in peggio). Si spera infine che non rimangano inascoltate le parole della dott.ssa Cecilia Battistello, number one, della compagnia navale MCT in occasione di una manifestazione culturale, svoltasi a palazzo Baldari, organizzata per presentare il libro “Ad Alta Quota” scritto dall’on. Lella Golfo, che, prendendo la parola in qualità di una degli ospiti della serata, ha catalizzato la numerosa platea presente appena ha pronunciato la seguente frase “ho un sogno per Gioia Tauro” e rivolgendosi ai politici ha chiesto di dare la possibilità di creare ed investire su Gioia Tauro, senza possibilità di essere contrastata dalle scarse vedute di investimento della politica attuale, anni luce lontana dalla realtà che vede il nostro porto in forte concorrenza con altri scali, ma che, per postazione geografica, potrebbe diventare il faro del Mar Mediterraneo, ma che, per scelte e apparati farraginosi, non permette a chi vuole investire, di creare sviluppo ed integrazione con il territorio e favorire di fatto la creazione di nuovi posti di lavoro. A tal fine, per dare più tono al suo discorso, ha ricordato cosa si è riuscito a creare in Brasile, nell’Amazzonia: un grande Centro di produzione, un polo internazionale con ben 3 aeroporti dove sono presenti importanti industrie al mondo quali Nokia, Siemens, LG etc. etc. e ha chiuso il suo dire con poche parole (come solito fare da grande “manager”), rivolgendosi alla platea con i vari politici presenti e alle varie emittenti e testate giornalistiche per inoltrarla fuori mura, dicendo “ LASCIATECI PROVARE A REALIZZARE IL SOGNO” ... non possiamo farlo da soli, abbiamo bisogno di Voi, assieme si cresce... ma almeno Noi ci vogliamo provare !!!


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Don Giacomo Panizza con Mons. Bruno Cocolo

di Marinella Gioffrè

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e parrocchie di Delianuova, all’interno del progetto dedicato ai giovani dal titolo “Liberi e Forti”, hanno promosso un incontro con Don Giacomo Panizza, bresciano, che nel 1976 ha fondato a Lamezia Terme “Progetto sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità e contribuisce a iniziative della Caritas italiana e della Calabria. L’incontro organizzato da Mons. Bruno Cocolo insieme al gruppo dei giovani del Catechismo, ha avuto luogo nel Salone parrocchiale di S. Elia, alla presenza di un gran numero di persone accorse ad ascoltare la testimonianza. Mons. Bruno Cocolo, ha dichiarato che “l’Anno Catechistico ha affrontato tematiche di rilevante importanza, quale la riesamina delle tante forme di violenza e legalità, fino a scoprire come la vera salvezza per l’uomo consista nell’affermazione dei valori cristiani. Abbiamo iniziato con la visione del film "Anime Nere" ambientato ad Africo - ha detto - per proseguire all’appuntamento spaziando da Don Pino Puglisi a suor Carolina Iavazzo, dalle celebrazioni, ai film. Stasera con l’esperienza di Panizza, impegnato nel sociale, vogliamo rendere un servizio alla nostra comunità, educare la coscienza dei giovani, affinchè siano liberi da ogni genere di schiavitù, per costruire una terra migliore, coscienti che la delinquenza blocca la ci-

Don Giacomo Panizza

DELIANUOVA:

PROGETTO “LIBERI E FORTI”

INCONTRO CON DON GIACOMO PANIZZA viltà”. Don Giacomo Panizza, da quando spezzò il cerchio di paura accettando di occupare con la sua Associazione uno degli edifici sequestrati alla ‘ndrangheta, dal 2002 vive sotto protezione per le numerose e continue minacce e gli attentati subiti, ma non ha mai smesso di aver coraggio e lottare. E continua nel suo impegno per la giustizia e l’onestà. Ha scritto numerosissimi saggi e contributi, oltre a numerosi libri tra cui “Purgatorio, Inferno, Paradiso” e “La Mafia sul collo”. “Ho iniziato a fare il prete senza la vera consapevolezza di ciò che volesse dire. Oggi gestisco un gruppo di 150 persone assunte, poi c’è il volontariato e il servizio civile”. Arrivato ad aiutare persone sulla sedia a rotelle, ha finito poi per occuparsi di chiunque abbia necessità di recuperare un diritto negato, di riguadagnare una vita spezzata, di affrontare la malattia senza pregiudizi. “Noi non pensiamo di poter salvare le persone in difficoltà - ha continuato - ma sono loro che salvano noi, perché sono libere

e forti, a meno che non siamo noi a porre degli ostacoli. Nella Comunità di Lamezia si affronta un progetto condiviso, offrendo la possibilità di un’istruzione, imparare a costruire oggetti, lavorare il rame, vivendo insieme, perchè diversità non significa inferiorità. Non sempre è stato facile far capire che il confronto con l'handicap o le altre diversità, può diventare un’opportunità. Ho cercato di tramutare la rassegnazione e la sconfitta in forza. I gesti di solidarietà e volontariato rendono gli uomini liberi e forti”. Don Giacomo, ha accettato le minacce e la condizione di protetto, ha preso possesso del palazzo confiscato ad una cosca del posto. “Ogni notte faccio sempre lo stesso sogno ormai da molto tempo - ha affermato - prima di rispondere alle domande del pubblico. Nel sogno io corro e due persone mi corrono dietro e mi sparano. Nell’avvicinarmi a sollevare la persona morta, mi accorgo che sono io. E’ vero, ho paura, ma ne avrei ancora di più a dover sottostare alle condizioni di chi mi minaccia”.


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La scuola maestra di legalità

INCONTRO CON PINO MASCIARI

Imprenditore sotto protezione per le sue denunce contro il malaffare

di Vincenzo Vaticano

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arantire la Costituzione significa rafforzare e diffondere il senso della legalità. La lotta alle mafie e alla corruzione sono le priorità del nostro Paese. Per farlo, occorre una moltitudine di persone oneste. Commentando questo breve messaggio pervenutogli poco prima e inerente il discorso d’insediamento del Presidente della Repubblica, Pino Masciari - primo testimone di giustizia della storia dell’antimafia - ha cominciato la sua “conversazione” con gli studenti intervenuti all’incontro che ha avuto come tema “La scuola maestra di legalità”. “Belle parole, belle parole - ha detto Masciari - ma non è sempre stato così. Faccio un passo indietro e dico che la magistratura, occupandosi di mafie, ha scritto pagine gloriose ma, come ha avuto modo di dire l’ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli, ha anche commesso errori di valutazioni spaventosi”. L’incontro - patrocinato dal Comune - si è tenuto presso il locale Cineteatro alla presenza di varie autorità e di centinaia di alunni delle scuole superiori accompagnati dai

Pino Masciari

loro docenti e dal dirigente scolastico Pietro Paolo Meduri che, dal tavolo dei lavori, ha dato un caldo saluto di benvenuto a Masciari. «Siamo molto orgogliosi ed entusiasti - ha dichiarato il sindaco Giannetta introducendo il dibattito - di aver avuto l'opportunità di conoscere personalmente Pino Masciari, colui che non si è mai piegato all'imposizione mafiosa e al compromesso politico. Con la sua presenza - ha aggiunto - oggi ha scritto una bellissima pagina per la nostra cittadina». Unitamente a Elisa Scerra, assessore alla legalità, il primo cittadino di Oppido Mamertina si è detto fiero di ospitare un tale esempio di moralità, che ha rinunciato ad una vita normale pur di non chinarsi di fronte ai soprusi e alle angherie politico-mafiose. «Sono questi - ha aggiunto Giannetta - gli esempi che i nostri ragazzi devono seguire, e siamo molto contenti che oggi, proprio i giovani che frequentano le nostre scuole, abbiano popolato questo luogo d’incontro». Pino Masciari, è il caso di ricordare, è un imprenditore di Serra San Bruno inserito nel programma di protezione del Ministero dell’Interno. Nell’ottobre del 1997 è dovuto fuggire insieme alla moglie e ai due piccoli figli a causa delle dichiarazioni rese alla Dda di Catanzaro sugli affari delle cosche e sul giro di mazzette esistenti soprattutto nel settore delle costruzioni e appalti pubblici. Come lui stesso ha tenuto a sottolineare, non si sente un professionista dell'antimafia, e non ha nemmeno scelto di fare questa vita, ma ci è stato obbligato. Dopo aver ricordato, con richiami emblematici, alcuni errati giudizi che sovente hanno considerato la mafia solo come tema di conferenza o, addirittura, come fenomeno inesistente, l’imprenditore - entrando nel vivo del suo intervento - ha cominciato a raccontare, con un lungo excursus, la sua odissea (e quella della sua famiglia) iniziata dopo la decisione di non piegarsi alle angherie e di non cedere ai soprusi e ai ricatti, denunciando all’autorità giudiziaria i mafiosi che per anni lo hanno vessato, «per una questione di amore verso la giustizia e per difendere a qualsiasi costo la mia dignità di uomo libero a qualsiasi costo». Una scelta cosciente della quale, ha dichiarato tra tante altre cose, «non sono assolutamente pentito perché non si può vivere nell’ambiguità: o con lo Stato e la legalità o con la mafia; non ci sono vie di mezzo». Considerando l’attenzione riservata al l’esposizione di tantissime vicende caratterizzate da grande coraggio ancorché tragiche e tristi, si può sicuramente ritenere che numerosi ed esaurienti messaggi di grande interesse ed importanza siano stati lanciati agli studenti con i quali Masciari - sceso in platea - ha dialogato al termine del suo intervento.


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Avv. Francesco Napoli

L’ordine degli Avvocati di Palmi di Luigi Mamone

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Continuità dell’impegno Rinnovata fiducia al Presidente Avv. Francesco Napoli

l Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Palmi, dopo le elezioni di fine gennaio con cui è stato rinnovato l’organismo collegiale, si è riunito su convocazione del consigliere anziano avv. Nino Guerrisi per procedere all’elezione delle cariche istituzionali. Confermato alla presidenza l’avv. Francesco Napoli, alla guida dell’Ordine forense da 11 anni, mentre la carica di consigliere segretario è andata all’avv. Sergio Contestabile. Tesoriere è stato eletto l’avv. Domenico Tripodi. Le designazioni sono avvenute all’unanimità. La conferma del presidente Napoli era scontata, non solo in virtù della circostanza che la lista elettorale faceva riferimento alla figura del presidente uscente, ma

anche per i consensi che la classe forense ha tributato in massa alla lista dallo stesso capeggiata, segno di piena condivisione del lavoro svolto dall’avv. Napoli alla guida dei precedenti Consigli e delle iniziative svolte nell’interesse dell’avvocatura. Per l’avv. Sergio Contestabile, che ha ricoperto per sette anni la carica di tesoriere vi è stato il passaggio all’incarico di segretario del Consiglio. In virtù di ciò, la tesoreria è stata affidata alla gestione del consigliere avv. Domenico Tripodi, membro del Consiglio da diversi anni. Il presidente Napoli, dopo la rituale visita di cortesia del nuovo Consiglio alla Presidente del Tribunale dott.ssa Mariagrazia Arena ed al Procuratore della Repubblica dott. Emanuele Cre-

scenti, che avverrà nei prossimi giorni, dovrà procedere alla istituzione ed alla composizione delle commissioni consiliari che avranno il compito di istruire le questioni al vaglio del Consiglio e che saranno composte dagli altri consiglieri eletti: gli avvocati Nino Guerrisi, Bruno Tripodi, Pasquale Galati, Maria Angela Borgese, Giuseppina Forestieri, Giovanna Suriano, Vladimir Solano e Raffaele Vita. “Intraprendiamo questo nuovo mandato - ha commentato l’avv. Napoli - con rinnovato entusiasmo, consapevoli del lavoro che ci attende e che dovremo affrontare con immutata passione. Lo dobbiamo tutti noi alla classe forense che ci ha gratificato con un grande consenso”.


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Assemblea all'Istituto "G. F. Gemelli Careri "

Taurianova, la soppressione della reggenza scatena la protesta

Inciucetto di provincia

di Luigi Mamone

Docenti, alunni e associazioni in difesa dell’ISS “Gian Francesco Gemelli Careri”

C

on una discutibile decisione che ha stravolto radicalmente il piano di ridimensionamento stilato dai tecnici della Provincia di Reggio Calabria, la componente politica, manuale Cencelli alla mano, a fine gennaio ha stravolto tutto mostrando così il volto opportunista-clientelar-affarista di una congerie di strani personaggi, denominati Consiglieri Provinciali, tutti in fase di predicata estinzione nel caso in cui le riforme di Renzi andassero in porto. Paura questa, così concreta e palpabile che ha condotto ad un sano trasversalismo “en favor della pagnotta”, e così in questo clima da “saldo di fine stagione” chi ha potuto, ha preso. Taurianova ed il Gemelli Careri che non hanno avuto nessun nume tutelare, attesa la ricorrente dabbenaggine di un elettorato che astrattamente potrebbe esprimere due consiglieri provinciali e un consigliere regionale in assoluta autonomia, e che invece disperde i voti in tanti rivoli, l’ha presa come direbbero a Roma ….. “in saccoccia!“ Soppressa la reggenza con accorpamento al Liceo di Oppido Mamertina, ovvero la scuola che ancora non c’è e che forse si farà. Questo per dire che l’istituto mamertino, sottodimensionato per popolazione studentesca tanto quanto il Gemelli Careri non ha una propria struttura espressamente a vocazione scolastica, ma è allocato in vari siti condotti in locazione: comuni case di abitazione. Logicamente la blasonata scuola Taurianovese, ancorchè negli ultimi anni cristallizzata intorno al ricordo della passata grandeur, ma sostanzialmente incapace di modulare, diversificare e rendere un tantinello seducente la propria offerta formativa e di arrestare la continua perdita di iscritti, non ha accettato una decisione che suonava come un de profundis. Infatti la soppressione della reggenza avrebbe implicato la soppressione della presidenza e della segreteria, con l’ulteriore handicap

che tali uffici sarebbero stati allocati a 20 km di distanza circa, nel cuore della cittadina aspromontana. Le prime rimostranze, subito raccolte dai media, davano la misura della beffa che i politici provinciali stessero architettando, in nome di chissà quali logiche e interessi, che da qui a qualche mese, forse, quando verranno nominati i nuovi dirigenti, potrebbero apparire più intellegibili soprattutto se qualche nomina andasse ad interessare in maniera diretta o trasversale il parentado di uno o più politici firmatari della contestata decisione. Nella immediatezza, docenti con la strizza e alunni galvanizzati, tutti mobilitati in assemblea chiamavano a raccolta e soccorso, politici, stampa, associazioni, e qualsiasi cittadino di buona volontà e di ordinario buonsenso per cercare di far comprendere al pacioso e serafico Peppe Raffa - evidentemente prima della contestata decisione non adeguatamente erudito dal proprio staff di collaboratori sull’enormità della baggianata che aveva contribuito a porre in essere - sulla necessità di correre ai ripari. L’On. Angela Napoli, senza mezzi termini parlava di “pagamento di una cambiale politica”, Sebi Romeo e Nicola Irto del PD garantivano il loro interessamento dopo la chiamata dei vertici cittadini del partito del segretario Maurizio Cannata. Mimmo Battaglia, sempre del PD sottolineava di non essere stato presente alla riunione; Forza Italia, evidenziava che il proprio consigliere, Eroi, si fosse astenuto. Non casualmente pertanto il nuovo assessore al ramo, Campisi, intervenendo ad appena tre ore dalla sua nomina in un dibattito televisivo, non aveva remore a parlare di “provvedimento perfettibile e rivedibile” in quanto “espressione di giochi trasversali”. Resta il fatto che di riffe o di raffe che fra i consiglieri provinciali presenti al momento del misfatto, l’unico ad essersi opposto e ad aver votato contro è stato l’On. Francesco D’Agostino, neo

Vicepresidente del Consiglio Regionale e persona evidentemente molto vigile e attenta in quanto, pare, sia stato l’unico a leggere con attenzione, rifiutandosi così di firmarlo, il documento che altri suoi colleghi avevano sottoscritto senza leggere dopo che i “ furbetti del quartierino” avevano loro posto sotto il naso. Adesso si spera nel Consiglio Regionale, che potrebbe rilevare qualche vizio nel progetto ovvero la sua tardività, rimettendo tutto come era prima. In ogni caso al corpo docente Taurianovese nella sua interezza, in nome dell’antico brocardo latino “ unusquisque faber fortunae suae est ” (ognuno è artefice della propria fortuna), il compito di far dimenticare il recente passato e, mondati dalla paura e dalla spocchia, di riproporsi con entusiasmo nuovo, fede nella missione del docente e umiltà, per ridare smalto ad una istituzione scolastica appannata dal grigiore di troppi travets. E giacchè siamo in tema di latinismi atteso che “verba volant” ma “scripta manent”, ribadiamo il suggerimento già più volte espresso di modulare e modernizzare l’offerta formativa creando nuovi indirizzi scolastici: una scuola vocata allo studio e alla conservazione dei beni culturali e al restauro; un indirizzo zoootecnico per l’annesso Istituto Professionale per Agricoltura e un liceo linguistico - o quello che a loro pare, vocato allo studio delle lingue orientali, per far si che gli alunni del Gemelli Careri (che, per chi non lo sapesse, fu un esploratore giramondo del XVII° secolo) al termine del loro ciclo scolastico siano dei veri poliglotti, specialisti in lingue orientali, oltre al canonico inglese e francese, capaci di proporsi in maniera professionale e vincente sul mercato ormai senza frontiere del lavoro e non, come purtroppo accade per la stragrande maggioranza degli studenti italiani, come dei poveri cristi, diplomati ma capaci solo di poche ed elementari espressioni spiaccicate con un pessimo slang.


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Per non dimenticare

La strage di Ferlito 33 anni dopo la barbarie

del Gen. Angiolo Pellegrini

A

metà mattinata del 16 Giugno 1982, il personale della Polizia di Stato ed i militari dell’Arma dei Carabinieri, giunti, a seguito di telefonata anonima, sulla circonvallazione di Palermo, nei pressi dell’imbocco dell’autostrada Palermo - Mazara del Vallo, si trovarono di fronte ad uno spettacolo agghiacciante. Una autovettura Mercedes, posta sulla corsia opposta, crivellata di colpi d’arma da fuoco, con all’interno i cadaveri di quattro uomini, di cui due con divisa di carabinieri; a circa venticinque metri il cadavere di un altro uomo, pure con la divisa dell’Arma, colpito da numerosi proiettili. Lungo la strada, vi erano numerosi bossoli di proiettili 7,62 nonché varie cartucce per fucile da caccia calibro 12. Uno dei cadaveri appariva ammanettato nel sedile posteriore della Mercedes fra due carabinieri. Ad un paio di chilometri dal luogo dell’agguato, venivano rinvenute due autovetture di grossa cilindrata, bruciate per eliminare qualsiasi traccia, che risultarono rubate mesi prima a Palermo. Gli uccisi venivano identificati nel detenuto, in traduzione dal carcere di Enna a quello di Trapani, Alfio Ferlito, nei militari Appuntato CC. Franzolin Silvano, Carabinieri Di Barca Luigi e Raiti Salvatore, nonché nell’autista civile Di Lavore Giuseppe. La Mercedes, prima di arrestarsi nel luogo ove era stata rinvenuta, aveva invaso la corsia di sinistra e si era scontrata violentemente con una Fiat 500, guidata

APPUNTATO SILVANO FRANZOLIN Nato a Pettorazza Grimani (RO) il 3 aprile 1941. Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”.

Strage della circonvallazione

da una donna che aveva riportato varie lesioni. L’agguato veniva così ricostruito: la Mercedes, nel percorrere la circonvallazione, era stata affiancata da una delle due autovetture con a bordo i killer e fatta segno a colpi di arma da fuoco. Il capo scorta, App. Franzolin, si era lanciato fuori dall’auto, ma non era riuscito a sfuggire agli assalitori che lo uccidevano all’istante; l’autovettura, priva di guida perché anche l’autista era stato colpito, aveva invaso la corsia opposta, entrando in collisione con la 500, fermandosi poi sul ciglio della strada. I killer entravano subito in azione uccidendo tutti gli occupanti dell’autovettura con colpi di mitragliatore Kalashnikov e di lupara. Le indagini, tenuto conto dell’impossibilità di identificare gli autori materiali dell’agguato, imboccavano la strada molto più difficile tendente a risalire alla matrice ed agli ispiratori della strage. Emerse subito che gli assassini erano a conoscenza della traduzione del detenuto ma sulla “fuga di notizie” rimase solo l’inquietante sospetto di collusioni, mai potute provare. La causale della strage venne provata nella spietata faida che a Catania vedeva contrapposti i gruppi di mafia capeggiati rispettivamente da Nitto Santapaola e dal Ferlito, che, in precedenza legati da interessi comuni, successivamente erano divenuti rivali, dando vita nel capoluogo etneo ad una guerra senza esclusione di colpi, tenuto conto che si trattava di due gruppi criminali dotati della stessa fero-

CARABINIERE SALVATORE RAITI Nato a Siracusa il 6 agosto 1962. Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”.

cia e decisi a prendere in sopravvento gli uni su gli altri. La strage, comunque, dimostrò, senza ombra di dubbio, che i clan Santapaola e Ferlito fossero stabilmente inseriti in “cosa nostra” e che la faida catanese, pur se con una matrice locale, si inseriva, come quella di Palermo e di altre province siciliane, in un quadro più generale: Santapaola intanto potè avere partita vinta contro Alfio Ferlito, in quanto aveva dalla sua parte i corleonesi ed i loro alleati e solo perché la sua vittoria era funzionale al disegno egemonico degli stessi corleonesi. In sintesi, dopo l’eliminazione degli avversari a Palermo, nel contesto di un’ambiziosa manovra di annientamento del dissenso interno e di avvicinamento alle organizzazioni mafiose provinciali, per la creazione di un “monolitico blocco mafioso” i corleonesi avevano interesse ad eliminare chiunque, per potenza della propria organizzazione, fosse in grado di contrastare il loro disegno egemonico. Ne consegue che l’omicidio del Ferlito, pur ispirato dal Santapaola, logisticamente era stato organizzato ed eseguito dai palermitani, con riferimento alla cosca della “Piana dei Colli”. Ci si chiese, allora, perché si attese il massacro di tre carabinieri per stilare un rapporto sulle allarmanti vicende di criminalità organizzata nel catanese e, perché all’epoca, si negava ostinatamente l’esistenza della mafia a Catania. Ma questo rientra in un discorso molto più complesso…noi vogliamo solo ricordare le vittime innocenti che persero la vita nell’adempimento del loro dovere:

CARABINIERE SCELTO LUIGI DI BARCA Nato a Valguarnera (EN) il 10 aprile 1957. Medaglia d’Oro al Valor Civile “alla memoria”.

GIUSEPPE DI LAVORE 27 anni, autista della ditta privata che aveva in appalto il trasporto dei detenuti. Medaglia d'oro al valor civile.


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Caritas “Progetto Presidio” Assistiti oltre novecento migranti

Il piccolo Emanuel in braccio al padre

di F. C.

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ono più di novecento i migranti ospitati nella tendopoli situata nella zona industriale del porto di Gioia Tauro . Il campo è gestito dalla Caritas attraverso il “ Progetto Presidio “ finanziato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) e presente in altri territori nazionali interessati dal fenomeno migrazione . Il nome del progetto, come dice il presidente della Caritas Cecè Alampi, sta proprio a significare la presenza e la vicinanza costante verso queste persone che hanno perso tutto, finanche la loro condizione di esseri umani. Perché è questa la sensazione che si prova entrando nella tendopoli, e ci si domanda, parafrasando Primo Levi, se questi siano uomini, che dormono in dieci in una tenda che ne potrebbe ospitare sei, che lottano per mezzo pane, che non conoscono pace, che quasi affondano nel fango. Il freddo di questi giorni non fa altro che aggravare una situazione già drammatica. A portare calore ci pensano i volontari che ogni giorno dedicano parte della loro vita all’assistenza e alla cura di queste persone, che oltre al normale disbrigo di pratiche per i documenti, offre loro assistenza legale per quei lavoratori ancora oggi sfruttati e in alcuni casi non pagati, cure mediche specialistiche e corsi di lingua. I comuni limitrofi e la prefettura cercano di dare una mano come meglio possono. Anche Emergency è presente con visite quotidiane tre volte al giorno Nel campo ci sono circa settanta tende e bagni chimici con docce, anche alcuni negozietti improvvisati di generi alimentari, una tenda adibita a chiesa e perfino una macelleria. L’acqua non è potabile e alcuni di loro la fanno bollire in grossi bidoni, per poi distribuirla all’interno del campo. I volontari presenti sono sommersi da continue richieste di assistenza alle quali non si sottraggono mai, sempre con un sorriso e una parola di conforto. La richiesta più pressante in questi giorni è la fornitura di energia elettrica, dato che da oltre dieci giorni l’Enel ha interrotto l’erogazione, e anche un cellulare scarico crea in quegli uomini un senso di frustrazione e angoscia . Ogni giudizio morale va sospeso, i nostri parametri non sono adeguati. Cosa avremmo fatto noi al posto loro? Avremmo forse ancora mantenuto la nostra condizione di uomini ben educati ed istruiti ? Cosa avremmo fatto per sopravvivere ?

Il Progetto Presidio si occupa anche di questo, forse soprattutto di questo, cioè restituire e riconoscere a loro la propria condizione di essere umano, riportarli in un certo senso alla vita. I volontari che ho incontrato non offrono speranza a chi viene accolto nel centro, parola spesso usata per ingannare le persone, ma danno fiducia che è tra gli aiuti più grandi che si possa dare in certe condizioni . L’arrivo del camion di altri volontari con un pasto caldo è forse la scena più straziante alla quale si possa assistere. Una lunga fila ordinata di uomini stretti nei loro abiti lisi e inadeguati per ripararsi dal freddo, molti in ciabatte o scarpe con la suola staccata e tenuta su con dello spago. Alcuni mangiano in piedi, altri si ritirano nelle proprie tende ed altri ancora nel piccolo centro ricreativo autocostruito, tassandosi di cinquanta centesimi per poter ricevere i canali satellitari del proprio paese, per sentire meno la mancanza di casa e sognare che non sia poi così lontana. Qualcuno accende un fuoco, si aspetta la notte, probabilmente il momento più duro della giornata. Prima di andare via i volontari mi mostrano quello che è forse il simbolo di quella fiducia che cercano di infondere agli uomini e alle donne costrette a vivere questa situazione drammatica, e in parte anche a noi. La fiducia prende il nome di Emanuele, un bambino nato circa un mese fa da una donna presente nel campo. Il suo nome vuol dire “Dio è con noi”.

Momenti di vita nella tendopoli


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Simboli festa della pace - foto Mimmo Messineo

di Massimo Surace Presidente Azione Cattolica "San Giovanni Bosco" di Tresilico

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Grande entusiasmo tra gli accierrini che hanno colorato la piazza e le strade della piccola Tresilico di Oppido Mamertina in occasione della #FESTA DELLA PACE 2015 organizzata dall'Associazione di AC "S. Giovanni Bosco". Il messaggio "DAI VITA ALLA PACE" suggerito quest'anno dall'Azione Cattolica Italiana voleva essere solennizzato in modo plateale perché per dare vita al bene comune della Pace è essenziale la presenza di tutti, adulti e bambini... insieme si può! Dare vita alla pace, significa essere testimoni degni del Vangelo di Cristo, veri cittadini operosi nel rispetto del prossimo, della natura e dello Stato! "Beati gli operatori di pace" (Mt 5,9) è questo che ci dice Gesù nel discorso della montagna, non lo dice al chiuso ma in un luogo aperto affinché tutti possano ascoltarlo ed avere voglia di metterlo in pratica. La speranza è che i 157 bambini che hanno preso parte all'evento possano essere il germoglio che darà vita ad una nuova società che viva nella pace frater-

Dai Vita alla Pace na, nella legalità in cammino verso Cristo! Ringrazio il nostro Parroco Don Benedetto Rustico da sempre attento all'educazione ed alla formazione ACR, il nostro Vescovo Mons. Francesco Milito che ha reso ancora di più gioiosa la giornata con la sua presenza, il Sindaco di Oppido M. Dott. Domenico Giannetta per il messaggio di pace che ha voluto dare ai nostri ragazzi e il Comandante della Stazione dei Carabinieri di Oppido Mamertina Mar. Andrea Marino, che nonostante i suoi impegni ha voluto essere presente al mattino durante la celebrazione Eucaristica. Un ultimo ringraziamento è doveroso farlo ai Presidenti e Responsabili delle altre Associazioni di Azione Cattolica, che hanno voluto condividere con noi questa esperienza, unitamente al Presidente Diocesano Dott. Gaetano Corvo che ci ha onorato della sua presenza". Ho il piacere di presentare al ns. mensile “Il Corriere della Piana”, una lettera pervenutami da Veronica Loria una bambina di 12 anni che ha preso parte all’evento e che con piacere vorrei condi-

videre con tutti i lettori.

"La piu' bella festa della pace"

Bambini portano nelle case un "secchio" di pace! di Veronica Loria

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' stata domenica 25 Gennaio la Festa della Pace di cui tutti i bambini parlano, organizzata dal Presidente dell' Azione Cattolica Massimo Surace con l'appoggio del parroco Don Benedetto Rustico e del consiglio parrocchiale, che riescono sempre a stimolare i bambini ed insegnare loro lezioni preziose. I bambini ed i ragazzi dell'ACR delle parrocchie di Tresilico, Oppido Mamertina, Castellace, Varapodio,


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Le colombe della pace si librano in volo - foto Mimmo Messineo

Messignadi, San Procopio e Santa Cristina d'Aspromonte, arrivati nella piazza del Santuario Maria SS. delle Grazie, sono stati accolti calorosamente dai giovani animatori che, travestiti con costumi allegri e colorati, sono riusciti a far divertire ogni singolo bambino con i loro balli allegri, i loro canti melodiosi e i disegni sulla pace che i bambini si facevano fare sulle guance come testimonianza di quel messaggio. Dopo essersi divertiti un pò, grandi e piccoli sono entrati in chiesa dove è stata celebrata la Santa Messa in onore della pace e il parroco don Benedetto ha sottolineato che: "La pace è un sentimento piacevole e delicato, per costruirla occorrono anni e la collaborazione di tante persone, mentre per ostacolarla basta una sola persona". Vicino all'altare il pozzo di cartone con un secchio azzurro, simbolo dell'abbondanza di pace, ha acceso la curiosità di tutti i bambini, i quali hanno portato all'altare un dono: un matitone, la bandiera della pace, un cero, due colombe e tante matite colorate che rimarranno ai bambini per ricordo. All' ora di pranzo i bambini con gli animatori si sono avviati nel cortile della canonica ma, a causa del maltempo, hanno consumato il pasto tutti insieme in una grande sala dove sono sbocciate tante nuove amicizie e tanti nuovi giochi. Dopo il pranzo, sobrio ma saziante, i balli non potevano mancare: così gli animatori hanno cominciato a ballare sul palco, aspettando che la pioggia cessasse, mentre i bambini giravano e saltavano senza sosta. Avvertiti

allegramente da un animatore che ora non pioveva più, ma che nel cielo era apparso l'arcobaleno, il simbolo della pace, ogni bambino con o senza il giubbotto, si è avviato felice verso la chiesa, dove si è continuato a giocare e ballare allegramente in cerchio tutte le canzoni che i bambini conoscevano e richiedevano. Verso le 15:00 è arrivato il Vescovo Mons. Francesco Milito che, salito sul palchetto, ha cominciato a parlare ai bambini, chiedendo cosa ne pensassero della pace e spiegando il valore e l'importanza che la pace ha in ogni singola azione quotidiana. Dopo aver trattato a lungo l'argomento, il Vescovo ed il Parroco hanno fatto volare le due colombe, emblema della pace, e accompagnati da canzoncine e qualche poesia i bambini, i genitori e gli animatori si sono radunati in chiesa per un momento di preghiera. Quì il Vescovo ha marcato il concetto di pace e ogni parrocchia ha portato all'altare un segno delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità), e delle quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza). Con la Benedizione finale, grandi e piccoli si son avviati verso l'uscita dove, a qualche metro di distanza da loro, c'era un tavolo colmo di bellissimi dolci dall'aspetto invitante che avevano preparato le mamme dei bambini. Ma le sorprese non erano ancora finite: al centro del tavolo c'era il sogno di ogni bambino, un pane lungo qualche metro con dentro della Nutella; ma la cosa più bella ed emozionante era che sul pane si poteva benissimo leggere la parola di cui avevano trattato tanto: la parola PACE. Con l'acquolina in bocca e lo sguardo meravigliato, i bambini aspettavano pazientemente che il Vescovo e il Parroco tagliassero il pane, e dopo qualche minuto, il tavolo che prima era imbandito di dolci, era ora spoglio e secco, poiché i bambini avevano mangiato tutto. Ormai con lo stomaco pieno ed il viso felice dopo tanti altri balli e canti, meravigliati per la bellissima Giornata della Pace e felici per aver fatto nuove conoscenze, ci si preparava per tornare a casa e , come aveva detto il parroco, ogni bambino portava con sé un "secchio" pieno di pace e di felicità, con la premessa di costruire quel grande e delicato muro (della pace) che è ancora all'inizio, ma che potrà diventare un grande edificio solo se ognuno di noi lo desidera.


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Intervistando… S.E. Rev.ma Mons. Francesco Milito Breve intervista rilasciata a Tresilico in occasione della “Festa della Pace”.

di Domenico De Angelis

La pace è un valore e un dovere universale e trova il suo fondamento nell’ordine razionale e morale della società che ha le sue radici in Dio stesso”. Così la Dottrina Sociale della Chiesa (n° 494). E su tale concetto, la significativa "Festa della Pace" organizzata dall’ACR a Tresilico di Oppido Mamertina, precisamente, che ha voluto richiamare l’attenzione sull’urgenza dell’educazione alla pace. La stessa è stata commentata da Veronica Loria (12 anni) che ha fatto sentire quanto significativo sia stato l’evento fortemente

voluto dall’ACR. Nell'intervista, rilasciata da S.E. Rev.ma Mons. Francesco Milito a conclusione della festa, il presule ha evidenziato che i temi toccati sono stati principalmente tre… È possibile affermare che senza pace tra le religioni, non c’è pace tra le nazioni? «Certo, perché la religione è l’espressione intima dell’uomo, che nel mondo si manifesta in tante forme. Ci porta al di là di noi stessi, verso la conoscenza di qualcuno al di sopra di noi. Dio (uno) che ci unisce tutti. Per questo, quando si parla di guerre di religioni, o di religioni che scatenano guerre, è una grande menzogna, perché chi ha fede, sa che Dio è Padre. Ed un Padre può ammettere che i figli si uccidano tra di loro? possono muovere guerra di volontà propria, ma non è ammissibile che la muova un padre. In nome del Padre, mai, e dico mai, i figli possono (in quanto fratelli) compiere gesti insani. Se succede, è opera di un altro padre, ma della menzogna, e si chiama diavolo». A conclusione della giornata mondiale dell’unità visibile dei cristiani, cosa aggiungere… «Stiamo pregando per l’unità visibile dei cristiani. Quella cioè che a noi piacerebbe vedere e sperimentare anche all’esterno. In quanto l’unità profonda esiste. Infatti tutte le chiese, anche quelle orientali, hanno gli stessi sacramenti nostri, condividono gli stessi Santi, Martiri ecc.. L’unità di cui parliamo, trova in Cristo il suo fondamento. Quella esterna e visibile purtroppo ancora non c’è. Per motivi stori-


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il giornalismo ha bisogno... dell'etica della verità

Prima pagina dell'Avvenire del 28 ottobre 1986 - Emeroteca dott. Demaio Diego

ci, nel corso dei secoli, si è combinato insieme politica, religione, interessi, egoismi, superbia. Allora, lavorare per l’unità, vuol dire concretizzare gesti per comprendere che nella diversità si deve e si può vivere in nome di quell’unità. D’altra parte anche S. Paolo lo ricorda, “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Ef 4,5). Occorre che lo manifestiamo anche all’esterno nel rispetto delle differenze».

Santuario Maria SS. delle Grazie - Tresilico

Quale ruolo gioca la cultura, e i giornalisti in particolare, nel veicolare il messaggio di pace? «Nella misura in cui, innanzitutto, il giornalista è operatore di verità (tale concetto è importante), smettendola di diffondere falsità. La pace è frutto di tante cose. È frutto della giustizia, della cultura, della mancanza di discriminazione, è frutto essenzialmente della verità. Pensiamoci bene. Quando una

persona si imbestialisce contro l’altro? Quando tale persona non vede rispettata la sua dignità, non vede la sua verità riconosciuta dall’altro (in genere). Rapportiamolo al giornalismo. Esso, ha una grande funzione, innanzitutto, di essere veicolo (tra l’altro quotidiano) di quella che è la vita, la storia. Ma se un giornalista mistifica, nasconde, inventa (costruendo falsità), non aiuta affatto la pace. Perché i lettori, d’altro canto, non vedendo rispettata la verità, non vedono rispettata la stessa dignità di lettori. Ecco perché il giornalismo ha bisogno dell’ETICA DELLA VERITÀ. La verità, quando bisogna dirla? Sempre. Ma bisogna saperla dire, o meglio, “scrivere”. Ed in questo il giornalista ha un compito fortissimo. Perché, spesso, notizie distorte, errate, incomplete, fanno un danno paragonabile ad una pioggia acida che cade sulla vegetazione. Ed un consiglio infine vorrei rivolgere a tutti… verificare alla fonte le cose che si scrivono. Perché non si può scrivere per sentito dire… bisogna verificare di persona, e questo purtroppo, oggi, non è affatto realizzato. Il giornalista può essere grande operatore di pace, se, innanzitutto, è rispettoso della verità». Dei temi affrontati, richiamo solo i concetti principali: 1) La pace tra le nazioni è possibile e facilitata dalla pace tra le religioni. Essa, non è soltanto “assenza di guerra”. Per i cristiani, la pace, si identifica con una persona: Gesù Cristo. 2) L’unità “visibile” dei cristiani è un tema di fondamentale importanza, tanto che, a suo tempo il Papa emerito Benedetto XVI ha voluto emanare la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus. La Chiesa, si legge nella costituzione, è stata istituita da Gesù come segno dell’unità. Ogni divisione fra i battezzati è quindi “una ferita a ciò che la chiesa è e a ciò per cui la chiesa esiste”. Di qui, l’impegno a operare per l’unità visibile attraverso la piena comunione. 3) Il giornalismo fa opera di pace e diffonde cultura (quella vera) semplicemente rispettando la sua etica professionale, facendo leva sempre e comunque sull’etica della verità.


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Un momento di preghiera in Cattedrale

La Madonna di Fatima

di Don Domenico Caruso

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L'immagine della Madonna di Fatima

Accolta da Mons. Milito nella Cattedrale-Santuario di Oppido Mamertina

ommozione mista a gratitudine sono i sentimenti colti nei volti della moltitudine di fedeli che, giorno 1 febbraio 2015, hanno accolto l’immagine della Madonna di Fatima, giunta per l’occasione nella splendida Cattedrale - Santuario di Oppido Mamertina, illuminata dalla luce e dai colori di una stupenda giornata di sole che stagliandosi nelle artistiche vetrate produceva l’effetto di un coloratissimo arcobaleno. Ad accoglierla il Vescovo della Diocesi, Mons. Francesco Milito, il Delegato Vescovile per la Cattedrale e Rettore del Santuario don Letterio Festa, dai Diaconi Giannetta e Puntillo, dal Responsabile dell’Associazione Apostolato Eucaristco-Mariano Ambrosoli il quale ha spiegato il significato della Missione Mariana, il Sindaco della Città dott. Domenico Giannetta con la Sua Giunta, il comandante della Stazione Carabinieri Mllo Marino, i Cavalieri del Santo Sepolcro. Don Letterio, nel salutare i presenti, ha voluto ricordare il forte legame tra la Città di Opppido e Fatima, sottolineando l’invito che da Fatima giunge anche a noi: conversione e pace. Dopo i saluti di rito ha avuto inizio la solenne concelebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo della Diocesi, Mons. Francesco Milito, il quale già nell’intervento di accoglienza della Sacra Effige, aveva invitato tutti i presenti al “silenzio adorante”, perché chiamati a contemplare in Maria il Figlio che diventa Corpo per noi. Durante l’omelia, il Presule, è riuscito a trasportarci con Gesù nella sinagoga, partendo così dal cuore della vita religiosa dei cafarnaiti per raggiungere tutti. Nello scenario umano non manca nessuno. Gesù legge, insegna la Parola e ne riceve stima: “sa quel che dice”! Perché? Perché il Suo essere corrisponde alla Parola, a differenza degli Scribi, uomini impeditori e non incarnatori della Parola. Infatti Gesù insegna, gli Scribi allontanano dai Suoi insegnamenti. C’è anche l’indemoniato: “Io so chi sei, l’Unto di Israele”. Questo a farci comprendere che, a volte, laddove c’è il culto e la presenza di Dio, c’è sempre qualcuno non innamorato della Vera Parola che Salva, così come il porsi in preghiera, se non sentita, vissuta, incarnata, non ci fa immergere totalmente in Lui. Tutto ciò rompe, naturalmente, i nostri equilibri puramente umani: ciò che vuole l’uomo non sempre corrisponde alla volontà di Dio. Ma Gesù, che si curva sulle infinite ferite dell’uomo e mette in scacco la signoria del demonio, affronta e si confronta senza paura alcuna e mette fuori dal Tempio la parola bugiarda, non

il fratello. L’uomo torna ad essere libero. Lo spirito immondo ne è consapevole: “Sei venuto per rovinarci!”. Nel cuore e nella mente dei presenti, il Vescovo, ha posto una domanda inquietante: “Chi è mai questo? Chi è Gesù? E’ colui che dalla Parola annunziata fa correre la Parola che libera. Oggi, il nostro atteggiamento è di chi intimamente si sente di essere liberato. Ma perché ciò si realizzi è necessario un amore incondizionato, profonda sincerità e non ambiguità nell’essere e nell’agire. Il nostro sia uno stile di vita sull’esempio della scuola del Signore Gesù. Cambieremo soltanto se dentro di noi lasceremo entrare il Signore. Riusciremo a trasformarci se ci lasceremo trasformare l’anima! L’esortazione conclusiva di Mons. Milito ai fedeli, è stata quella di fermarsi dinanzi all’immagine della Vergine di Fatima, posta tra l’ambone (dove la Parola è annunciata) e il Tabernacolo (dove la Parola Salvifica è custodita), in questi giorni di presenza nella nostra Diocesi, quasi a dirci di tendere un orecchio alla Madre e l’altro al Figlio. Alla fine non ci sarà differenza alcuna: chi accoglie ci consegna ciò che avrà accolto. Prima della benedizione il Vescovo ha salutato l’intera comunità rammentando come la Vergine di Fatima ha invitato sempre alla conversione della vita. Fatima è per noi tutti una consegna splendida e impegnativa: la conversione del cuore dei peccatori. Cerchiamo di vivere questi tre giorni considerandoli come un condensato di “esercizi spirituali” con Maria pellegrina, ma sopratutto perché sosteremo dinanzi all’Eucarestia, verità prima e ultima di una realtà alla quale (ma sopratutto dalla quale) dobbiamo essere formati. Dopo tre giorni di permanenza, la Vergine di Fatima, al canto tradizionale del " Tredici Maggio", ha lasciato la CattedraleSantuario della Diocesi. I fedeli facendole da corona l'hanno salutata con uno sventolio di fazzoletti bianchi somiglianti a grossi fiocchi di neve.


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La Pietà popolare nel Magistero dei Vescovi calabresi

I

n queste settimane, si sta manifestando un vivo interesse circa l’importante tema della Pietà popolare. L’argomento non è nuovo ed è stato ampiamente trattato dai Vescovi calabresi in vari modi e testi nel corso dei secoli. Daremo un sintetico sguardo d’insieme alle affermazioni e alle idee più significative contenute nei principali documenti collettivi redatti dai Presuli della nostra Regione, in diversi anni ed occasioni, particolarmente dopo il Concilio di Trento. Nel Concilio provinciale celebrato a Reggio Calabria nel 1580, i Vescovi, ad esempio, trattarono dei nuovi miracoli e delle nuove immagini, da introdurre solo dopo licenza dell’Ordinario; del culto delle sacre reliquie; delle sacre rappresentazioni e del digiuno. A proposito delle processioni, chiesero ai sacerdoti di incedere «graviter et oculis demissis», senza confabulare e cantando gli inni sacri mentre a tutti gli altri imponevano «modestia, reverentia et devotione». Infine, ricordarono l’importanza del precetto domenicale e festivo da osservare «cum omni veneratione et reverentia». Gli atti di un altro Concilio provinciale, celebrato in precedenza, tra il 1573 e il 1576, a Santa Severina, si soffermano sui «perniciosissima mala» costituiti dalle superstizioni, i sortilegi e i malefici che i Vescovi intendevano estirpare fin dalla radice, mentre un Concilio successivo della stessa Provincia ecclesiastica mirava, attorno al 1592, a rimuovere l’abuso di entrare in chiesa armati di fucile durante le funzioni sacre. Ancora in questo Sinodo, si chiedeva ai padri di famiglia di far osservare in casa un breve tempo di orazione al suono della campana del Vespro e di fare un Segno della Croce allo scampanio che annunciava l’elevazione dell’Ostia durante la Messa. Circa le esequie, si invitavano i Vescovi a provvedere alla sepoltura dei più poveri e dei pellegrini, mentre si ammonivano le donne che per il dolore del lutto si graffiavano il volto e si strappavano i capelli. Facendo un salto di qualche secolo, particolare interesse suscita la Lettera pastorale collettiva per la Santa Quaresima del 1916 nella quale i Presuli della nostra Regione, pur riconoscendo «un fondo religioso» nella diffuse pratiche esteriori di culto, non mancarono di denunciare come molte di esse si riducevano spesso «ad un vuoto formalismo o ad un vaporoso ed evanescente sentimentalismo religioso». Era perciò necessario ricondurre tutto a Cristo, «centro a cui deve convergere la religione», avendo a cuore il decoro del culto da viversi con «dignitosa compostezza» e senza «fretta». I Pastori, ribadendo il loro amore e la loro venerazione per «le vere processioni», presero di mira gli «abusi inqualificabili» quali il protrarsi tortuoso e troppo a lungo dei cortei; gli incanti; le soste; il denaro appeso alle immagini sacre. In contrasto, raccomandavano la santificazione delle feste e la frequenza ai sacramenti e alle catechesi. La Lettera pastorale per la Quaresima, pubblicata nel 1924, mirava a suscitare il «rinnovamento religioso, morale e sociale» delle Chiese di Calabria, richiamando le virtù di quella vita cristiana «che, in un lontano

di Sac. Letterio Festa

passato, circondava di luce ed onore la gente nostra»: l’amore per il focolare domestico; la sobrietà; il lavoro umile e coscienzioso; la devozione filiale al Sacerdozio; la fiera onestà bruzia; la nobiltà e verecondia delle donne. Altri importanti temi furono affrontati nello storico Concilio Plenario della Regione Calabria, celebrato a Reggio nel 1934. I canoni del Sinodo riprovavano l’uso di non assistere alla Messa per molte settimane a causa di un lutto in famiglia ed invitavano i Parroci a preparare le festività attraverso cicli di predicazione, sottolineando come i Santi si onorano soprattutto attraverso le opere pie e la frequenza ai sacramenti. Quindi si invitavano i fedeli, entrando in chiesa, a rivolgere prima il loro omaggio al SS. Sacramento custodito nel tabernacolo e, poi, alle immagini sacre. «Nessuno ignora la religiosità del nostro popolo. Essa ha saputo resistere, lungo il corso dei secoli, alle più dure prove e alle più forti seduzioni, dando vita ad innumerevoli opere di pietà ed a svariate forme di culto» - scrivevano i Vescovi nell’interessante Lettera Collettiva dell’Episcopato Meridionale del 1948 - «ma non possiamo fare a meno di riflettere che il sentimento religioso, ove non sia alimentato da una fede cosciente, può facilmente spegnersi o degenerare; e che le tradizioni, ove non si appoggino a convinzioni profonde, costituiscono un’assai debole e precaria trincea sia alla verità che alla virtù». Prospettive di sviluppo vengono offerte dalla Lettera Collettiva del 1950 nella quale leggiamo: «il nostro amore deve essere consapevole del posto che occupiamo nella Chiesa santa di Dio. In tal modo, non dobbiamo solo sentirci soggetti di essa, ma parte della medesima, e quindi intimamente partecipi delle sue gioie e dei suoi dolori, dei suoi trionfi e delle sue prove, delle sue grandezze e delle miserie che in essa talvolta, per colpa degli uomini, si riscontrano». Un nuovo Concilio Provinciale Calabro, celebrato ancora una volta a Reggio nel 1961, volle promuovere nel popolo cristiano la devozione verso il Cuore di Gesù e il Crocifisso; la novena di Pentecoste; il culto della Beata Vergine Maria; le pie pratiche del Rosario, delle Quarant’ore e della Via Crucis. Nello stesso Sinodo, si dettarono le caratteristiche necessarie per le processioni, le quali devono essere brevi e ben ordinate, così da risultare, in un alternarsi di canti e preghiere, delle solenni suppliche in onore di Dio e dei Santi. Nel 1980, offrendo degli Orientamenti e disposizioni circa l’aspetto economico e amministrativo delle Comunità ecclesiali, i Vescovi calabresi affrontavano il rapporto con il denaro affermando chiaramente che «la povertà è il vero segno di credibilità della Chiesa» e, per questo, chiedevano di celebrare con sobrietà le esequie e i matrimoni e di finalizzare le raccolte fatte in occasione delle feste per le celebrazioni liturgiche, la carità, i servizi pastorali e le opere sociali della Chiesa. In tempi più vicini a noi, l’Episcopato Calabro tornò sull’importante argomento attraverso una Esortazione pastorale ai Presbiteri ed alle varie Comunità sull’uso cristiano del danaro e dei beni materiali, diffusa nel 2001, nella quale si affermava che «la vera festa è nella gioia di donare ai poveri e di sostenere il cammino della Chiesa, casa spirituale di tutti». L’anno successivo, veniva pubblicata una Lettera alle Chiese di Calabria nel fascino dei nostri Santi Meridionali, dove i Presuli costatavano i «gesti significativi» compiuti nello sforzo di purificare e rivitalizzare la Pietà popolare e, incoraggiando i «piccoli passi secondo lo stile del Vangelo», ammonivano: «guai a noi se ci stanchiamo, sia per fatalismo che per velleità». «Dobbiamo superare una religiosità intimistica, devozionalistica, moralistica che si rifugia nel “sacro”, che giudica il mondo, distaccandosi da esso, che vive, talvolta, la presunzione dell’essere giusti, disprezzando gli altri. C’è bisogno di un evangelizzazione seria che educhi ad una esperienza di fede pensata ed impegnata, aperta alle attese e alle inquietudini dell’oggi». Infine, la recentissima Nota Pastorale sulla ‘ndrangheta, “Tesimoniare la verità del Vangelo”, firmata simbolicamente il 25 dicembre 2014, auspica «una “nuova evangelizzazione” della pietà popolare» attraverso «una vita di preghiera e di carità, coniugando autenticità, coerenza, amore per il prossimo, giustizia e legalità», affidando ad un futuro Direttorio la trattazione di aspetti particolari della celebrazione dei Sacramenti e della pietà popolare. Quest’ultima, scriveva un Vescovo calabrese, Mons. Giuseppe Agostino, Arcivescovo di Cosenza, «è una voce da ascoltare nel misterioso linguaggio dello spirito umano e nella grande coralità che è l’Ecclesia, “convocata” e “convocans”. La pietà popolare è un’antenna recettiva e trasmissiva di Dio». La devozione del nostro popolo, brillante dalle mille sfaccettature, non è solo una delle tante “voci” attraverso cui si esprime lo spirito dell’uomo ma è anche, e forse soprattutto, un’eco della indicibile, inesauribile, inesprimibile ed unica Parola di Dio. Riscoprire i fondamenti della pietà popolare ci permetterà di accostarci al problema in maniera non riduttiva, in modo da rendere queste manifestazioni della nostra antica tradizione un’espressione, ancora viva e valida, della nostra antichissima fede cristiana, cattolica e mariana. Il Santo Pontefice Giovanni Paolo II, a questo proposito, ci ha esortati a non cadere nell’errore «di annettere a tali espressioni dello spirito un senso solo antropologico o sociologico di sub cultura, escludendo e ignorando il contenuto genuinamente religioso, in conseguenza di schemi pregiudiziali. Al contrario, si tratta spesso di momenti di religiosa pienezza in cui l’uomo recupera un’identità perduta o frantumata, ritrovando le proprie vere radici». Sulla stessa linea, Papa Francesco ci ha recentemente ricordato nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium che «nella pietà popolare, poiché è frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo». La condizione irrinunciabile affinché questo avvenga è, però, quella che, a fondamento stabile di questa pietà popolare, ci sia «una Fede adulta, matura, gioiosa», come ha affermato il nostro Vescovo, Mons. Francesco Milito. «Senza questa Fede veramente “adulta” tutto sarebbe solo folklore, soggetto, purtroppo, a elementi contraddittori e contrastanti la Fede vera; un folklore privo di legami logici e plausibili con la natura del Mistero celebrato».


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Organizzata a Taurianova la XXXVII giornata per la vita di Domenico De Angelis

SOLIDALI PER LA VITA L'importanza del messaggio dei Vescovi Calabresi

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l “popolo della Vita”, ha partecipato numeroso, sabato 31 gennaio us, alla “XXXVII giornata per la Vita” tenutasi presso la Chiesa del Rosario di Taurianova (RC). Ad organizzare l’evento, l’Associazione “Scienza e Vita” (Gruppo locale Oppido M. – Palmi / Sez. Avv. Rocco Gambacorta), in collaborazione con A.M.C.I. S. Giuseppe Moscati, Azione Cattolica Italiana, Ufficio per la Pastorale della Salute, Ufficio Scuola ed il Consultorio Familiare Diocesano. Ovviamente, all’incontro dedicato alla “fondamentale realtà della Vita”, è stato presente il Vescovo, Mons. Francesco Milito, oltre all’On. Angela Napoli, agli insegnanti di Religione, ed a molti gruppi parrocchiali della nostra Diocesi e qualche gruppo appartenete alla diocesi sorella, quella di Mileto-NicoteraTropea. L’evento ha presentato moltissimi spunti di riflessione. È arduo riassumerlo in poche righe all’interno del presente articolo. Per cui, mi limiterò a richiamare all’attenzione le proposte più salienti. Soffermandomi in particolare alla toccante ed edificante testimonianza, data dalla famiglia invitata dall’Associazione. Ma procediamo con ordine: ad aprire la serata, il saluto dei Co-Presidenti dell’Associazione, dott.ssa Maria Angela Rechichi e Avv. Michele Ferraro, che hanno spiegato la scelta della suggestiva location e l’importanza dell’evento in un periodo di forte confusione attorno al tema vita. Successivamente, un video proiettato dal titolo “SI alla vita”, ha preceduto l’intervento del diacono ed infermiere Tony Scarcella che, da un lato, ha voluto sottolineare i passi decisivi del messaggio dei Vescovi per tale giornata, dall’altro ha richiamato all’attenzione l’importantissimo Ministero della Consolazione, nato con lo scopo di dar conforto in particolare a persone che, sole, hanno difficoltà a condurre una vita sociale adeguata. Il cuore dell’evento è stato, come anticipato, la testimonianza della famiglia Paluzzi (Roma), che, insieme al nostro conterraneo Prof. Giuseppe Noia, hanno fondato l’Associazione “La Quercia Millenaria”. Di cosa si tratta? Com’è nata l’Associazione? Quale testimonianza ha dato la famiglia? Carlo e

Sabrina Paluzzi hanno avuto precisa ispirazione a seguito della loro storia di coppia, durante l'attesa del terzo figlio, Giona. Ricevendo una diagnosi infausta e vivendo in prima persona l'esperienza di ricevere tale diagnosi, viverla nella sofferenza e nella speranza come coppia e come famiglia, cercando cure possibili, e lottando ogni giorno con e a volte contro il personale ospedaliero, hanno maturato una tale esperienza e forza da desiderare metterla a servizio delle altre coppie che come loro, potessero ricevere diagnosi infauste. A novembre del 2004 per chiara ispirazione spirituale, hanno sentito la necessità di scrivere la loro storia, che su un semplice manoscritto ha girato l'Ita-

Manifesto XXXVII Giornata Vita


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All'esterno Maria Angela Rechichi e Michele Ferraro (Co-Presidenti S&V); al centro il Vescovo Francesco Milito con la famiglia Paluzzi

lia, e facendo rinunciare ad alcune donne all'idea di abortire il proprio bambino. Vedendo come la testimonianza operava, nel gennaio 2005 hanno finanziato e creato il sito www.laquerciamillenaria.org (è consigliabile visitarlo per approfondire i molteplici aspetti formativi ed informativi) inserendo la storia di Giona e vari scritti. Subito, si sono attivati dei contatti via mail e telefono, richieste di aiuto che Carlo e Sabrina hanno cercato di soddisfare come potevano, chiedendo collaborazione a quegli stessi medici che avevano avuto per il proprio bambino il giusto rispetto: il prof. Giuseppe Noia, ginecologo del Gemelli; il dr. Mario Castorina, pediatra del Gemelli; il prof. Alessandro Calisti, chirurgo urologo del S. Camillo di Roma. Qualche mese dopo, il rapporto di stretta collaborazione con il prof. Noia ha fatto sì che gli venisse richiesta una presenza più viva all'interno dell'associazione, fin quando nel settembre del 2006 il coinvolgimento è stato totale con la nascita dell’Associazione Onlus da parte dei tre fondatori: Carlo Paluzzi, Sabrina Pietrangeli e Giuseppe Noia. Il tutto è stato arricchito dalla condivisione di aneddoti personali da parte della famiglia e dalla proiezione di una serie di immagini e fotografie, una delle quali, ha ricevuto il Premio "UNESCO Bioethics Art Competition 2013 Cattedra di Bioetica e Diritti Umani", ed il suo Autore, Carlo Paluzzi,

è stato l’unico fotografo italiano vincitore. Lo scatto, intitolato "Attimi di Vita", è divenuto Patrimonio dell'Unesco, rappresentativo della dignità della vita umana anche dinanzi alla sofferenza e al finevita. A tale testimonianza, ha fatto seguito l’intervento del dott. Roberto Zappone (A.M.C.I.), che ha voluto condividere le raccomandazioni che l’attuale Pontefice, Papa Francesco, ha rivolto a tutti i medici, soffermandosi sull’etica della cura medica, e su come la medicina rispetti pienamente l’uomo, solo quando riconosce la sua alta dignità di persona. Infatti, la qualità del sistema sanitario, non si misura in efficienza, ma in passione nel prendersi cura della persona bisognosa di assistenza nel fragile momento della malattia. La conclusione, è stata affidata al Vescovo S.E. Rev.ma Mons. Francesco Milito, che ha riassunto i vari interventi,

ed ha scansionato il titolo scelto per tale giornata “Solidali per la Vita” soffermandosi sull’origine del termine solidarietà. Ed aggiungendo che, i drammi che hanno segnato la storia, impallidiscono difronte all’aborto, una pratica capace di eliminare silenziosamente milioni di persone in fase prenatale. E spesso, purtroppo, con l’aiuto del personale sanitario, che invece di tutelare e proteggere la vita, la distrugge. È doveroso segnalare che la serata è stata piacevolmente allietata da musica dal vivo del trio ACTON (Angela Giuliano, Rosa Papasergi e Immacolata Raso). Un plauso, dunque, agli organizzatori ed alla testimonianza della famiglia, capace di atti d’amore così elevati che hanno mostrato all’uomo contemporaneo la sacralità e trascendenza della vita umana, e di conseguenza una chiara percezione della sua intangibilità.

Il regalo del Vescovo al piccolo Giona


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DELIANUOVA: gli studenti e la Shoah di Marinella Gioffrè

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PER NON DIMENTICARE GLI ORRORI DELL’OLOCAUSTO

anni fa, la pazzia, perché in fondo solo un progetto fatto da persone folli poteva causare lo sterminio di oltre 6 milioni di esseri umani. Uomini, donne, bambini, famiglie intere, perseguitate, rinchiuse, sterminate. L’unica colpa quella di essere di religione ebraica. Ma la storia ha insegnato poco se ancora oggi assistiamo allo sterminio di persone innocenti. L’anniversario della “memoria”, per non dimenticare la Shoah, è un evento che ogni anno si ripete giustamente, poiché i giovani devono conoscere e tramandare quello che in un passato non molto lontano la storia ci ha fatto conoscere. La manifestazione che ha coinvolto gli alunni della scuola elementare e della scuola Media dei plessi di Delianuova, Scido, Cosoleto-Sitizano, si è svolta presso il Teatro “G. Vocisano”. I giovani studenti hanno ricordato attraverso poesie, canzoni, nomi, simboli, tutte quelle persone innocenti che hanno conosciuto l’orrore dei campi di concentramento, e delle quali milioni di loro non hanno più rivisto il colore e vissuto il calore della vita. Settanta anni fa il mondo, incredulo, scoprì l’inferno. “Il pericolo più grande è il negazionismo - hanno affermato tra le altre cose gli alunni - e ancora oggi, dinanzi alle testimonianze dei superstiti e ai ritrovamenti, c’è chi nega ciò che è stato. Quello che è successo nessuno lo può nascondere, i popoli si devono impegnare per la libertà di espressione e

di religione e sono i governi che hanno l’obbligo di tutelare tutto ciò”. Gli alunni attraverso la loro manifestazione hanno contribuito a mettere in atto la loro attività preventiva, attraverso il ricordo e la memoria di ciò che è stato. Da qui l’importanza di insegnare la memoria e di ricordare 365 giorni l’anno l’esistenza delle torture e delle camere a gas. Erano presenti il Dirigente scolastico Anna Maria Cama, il Maresciallo della locale Stazione dei Carabinieri, il Sindaco di Scido, Giuseppe Zampogna, i docenti e i genitori dei ragazzi. La scritta “Il lavoro rende liberi” sul cancello di Auschwitz è la beffa dell’Olocausto. Soppressi anche detenuti politici, militari catturati durante le campagne di Polonia, Russia, nei Balcani, zingari, testimoni di Geova, omosessuali, appartenenti a etnie slave, perché non considerati umani, "inferiori" e quindi eliminabili. “Fino a 80 persone si accalcavano in carri di bestiame, nella

sporcizia, nel caldo infernale o nel freddo glaciale - hanno ricordato i giovani studenti. Durante il tragitto quasi mai è stato consentito loro di scendere e il mondo lo sbirciano attraverso le fessure del vagone. Era questo il viaggio della morte”. Delle persone sono state volutamente massacrate perché rappresentavano qualcosa che non può esistere, qualcosa di diverso. Non si può capire come delle persone abbiano perso la loro umanità e siano diventati degli oggetti. Più volte è stato sottolineato quanto sia importante cercare di capire, come sia stato possibile che un popolo sia dovuto scomparire proprio perché non erano state considerate più persone. “Quello che fa tremare è che lo sterminio fu studiato scientificamente - hanno concluso gli studenti - con il fine di eliminare un popolo attraverso il convincimento che quello era il nemico da combattere, da eliminare, da rendere inerme …. PURA FOLLIA”.


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COMUNE DI OPPIDO MAMERTINA

"LA GIORNATA DELLA MEMORIA"

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l Sindaco, Domenico Giannetta, in occasione della ricorrenza della “Giornata della Memoria”, volendo trasmettere e mantenere sempre vivo il valore e il ricordo delle vittime dell’olocausto nel cuore delle giovani generazioni, di una della pagine più tristi della storia dell’Umanità, ha invitato i Dirigenti, tutto il Corpo Docenti e tutti gli Alunni degli istituti delle scuole di ogni ordine e grado del Comune a riflettere brevemente su un pensiero tratto dal “Diario di Anna Frank” e ad osservare un minuto di silenzio per commemorare tutte le vittime della Shoa. Anna Frank così annotava sul suo diario :” E’ davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perchè sembrano assurdi e impossibili da realizzare. Eppure me li tengo stretti perchè, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità”. Tutti coralmente hanno aderito all’invito del Primo Cittadino di Oppido, dando origine a diverse iniziative e progetti per non far venir meno il ricordo e per diffondere la consapevolezza di quali siano le conseguenze determinate dall’odio razziale. Riportiamo di seguito un elaborato che ci perviene dagli studenti della "IV B" del locale Liceo Scientifico sull’argomento.

di Giusanna Di Masi

“Perchè ricordare ancora” La Giornata della Memoria è un momento di riflessione internazionale celebrato il 27 Gennaio di ogni anno come giornata per commemorare l'Olocausto. In questo giorno, data della liberazione di Auschwitz, famoso campo di concentramento, avvenuta il 27 Gennaio 1945 grazie all'assalto delle truppe Sovietiche dell’Armata Rossa, si ricordano tutti gli uomini e le donne vittime della follia nazista.Gli articoli 1 e 2 della legge n˚211 del 20 Luglio 2000 definiscono così i motivi per cui si celebra il “Giorno della Memoria”: “La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 Gennaio data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati [ ]". Come si evince da questo passaggio il giorno della memoria vuole essere di estrema importanza affinché non venga mai meno il ricordo e si diffonda soprattutto tra i giovani la consapevolezza di quali siano le conseguenze determinate dall'odio razziale. Negli anni passati questa giornata è sempre stata ricordata nella nostra scuola con la visione di un film sulla Shoah oppure attraverso la realizzazione di cartelloni commemorativi e riflessioni da parte di noi studenti riuniti in assemblea d'istituto. Quest'anno noi studenti in accordo con il Dirigente, gli insegnanti, il personale amministrativo, il personale ATA, abbiamo deciso di celebrare questa ricorrenza indossando per l'intera giornata la “Stella di Davide”, icona della religione ebraica. Questa scelta deriva dalla volontà di sensibilizzare sul tema delle discriminazioni razziali dal momento che gli ebrei erano costretti a portare questo “marchio” sul petto proprio per essere identificati venendo quindi ghettizzati. Affinché il ricordo non rimanga soltanto una fredda celebrazione rituale del Giorno della Memoria, si è deciso di assegnare ad ogni classe un personaggio ebreo che si è particolarmente distinto durante il periodo nazista e che accompagnerà il processo di crescita educativa di noi studenti per tutta la durata dell'anno scolastico. Li ricorderemo anche realizzando un cartellone in cui ne sarà raccontata la vita e l'eroismo. Perché il valore della memoria e dell'impegno di coloro che si opposero alla violazione della dignità umana anche a costo della vita trovi in noi studenti e studentesse uno spazio di riflessione e che i diritti-doveri di cittadinanza si esplichino nel rispetto delle regole e nella partecipazione di tutti i cittadini alla vita civile, sociale e politica come suggerisce il patto d'intesa recentemente stipulato tra il MIUR e l'UCEI. Le stelle gialle che brilleranno per tutta la giornata sui nostri petti saranno il nostro modo silenzioso e non violento per far vincere il ricordo sull'oblio e la vita sulla morte.


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Papa Francesco parla ai giornalisti sull'aereo al rientro da Manila - foto de L'Osservatore Romano

di Filippo Marino

INITIUM SAPIENTIAE TIMOR DOMINI!” Sono lontani i tempi in cui la professoressa Franca Sofia Rescigno accompagnava me e la dolcissima Dora su e giù per gli ameni saliscendi dei Lasalliani di Albano Laziale allorquando la dottissima preside di Vietri sul Mare (SA) faceva l’esegesi della quotidiana “cronaca” là là per esemplificare per il CDNSM del Ministero PI il corso di storia che si svolgeva per gli italici fasti. Se si incrocia l’évènementiel con il non-évènementiel storico si nota subito che la Religione, o vuoi anche le religioni, non hanno mai provocato conflitti o “scintille di collisione” tra i popoli e le genti. La Bibbia e gli altri Libri Sacri hanno voluto il rispetto per l’uomo e per la donna, intesi nel suo habitat naturale e se urti ci sono stati e, malauguratamente, ci saranno il tutto deriva da interpretazioni false, tendenziose, goliardiche ed umoristiche di ciò che non si rispetta come sacro. In un giorno storico per la res-publica tutto è stato insegnato al popolo e prima di tutto scordarsi della gravità della crisi economica che attanaglia da più anni tutto l’Occidente Europeo e di riflesso il mondo intero: gli USA hanno già da tempo saputo

Diritto di satira e rispetto del sentimento religioso

NON OFFENDERE LA FEDE ovviare alla “crisi dei mutui” qui i pannicelli caldi or dell’uno or dell’altro blaterante non sanno, anzi fanno finta di non sapere, che un risparmio accorto, avveduto e sensibile è l’unica panacea a ciò che ci corrode quotidianamente. In poche parole lo stesso Papa Francesco il 15 gennaio u.s. è stato categorico da Manila (Filippine): “Non insultate la Fede!” il chè significa evitare la satira gratuita ed offensiva “per non giocattolizzare le religioni”… Occorre che primieramente nelle scuole sia rispettata la materia di studio “Religione”: non basta più che oltre il 90% dell’utenza scelga di avvalersi di tale insegnamento, occorre che gli stessi insegnanti siano preparati, aggiornati e all’avanguardia sullo Scibile che inerisce tale materia, occorre – perché no! – che gli studenti siano motivati all’apprendere iniziando dai loro innocenti perché per andare a ricerche interdisciplinari vieppiù complesse e allo stesso più che utile braimstorming. Ecco la Fede e la

religione che amo! E se qualcuno dovesse chiedere sia ad un prispoletto che ad un giovane maturo o anche ad un adulto: Dimmi perché, dimostrami, perché la tua è la VERA FEDE?! non esitare a rispondere: PERCHE’ in nessuna fede o religione c’è un DIO PADRE giusto e misericorde che manda nel mondo il suo FIGLIO, nato da Donna, il quale vive, patisce, muore in CROCE per tutti gli uomini, poi risorge, ascende al Cielo e manda lo Spirito Santo! Questa è la nostra Fede, che spesso ignoriamo e che tanto spesso altri non battezzati agognano. Si eviterebbero tante ingiuste uccisioni, tante inutili persecuzioni, tante blasfeme vignette, tante satire opinabili e invece che col cartello “Je suis Charlie” ciascuno più razionalmente potrebbe avanzare col suo nome di Battesimo e io potrei prendermi con un’unica fava la doppia inopinabile rivincita “Phil sum!”.


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Il collezionista Leone Alagna tra i suoi cimeli

di Caterina Sorbara

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i è spento nel mese di dicembre 2014 a Gioia Tauro il signor Leone Alagna un uomo che con tanta passione e tenacia, aveva realizzato un Museo, gioiello della città del porto. Leone Alagna era nato a Locri l’otto settembre del 1924. Nel 1940 aveva partecipato al concorso indetto dalle Ferrovie dello Stato in qualità di “operaio allievo aiuto macchinista”, vincendolo.In seguito, aveva superato altri esami, ed era stato immesso in ruolo con la qualifica di “macchinista” delle Ferrovie dello Stato. Durante la Seconda Guerra Mondiale era riuscito a scampare per ben due volte ai bombardamenti. Finita la guerra si era trasferito a Lamezia, poi a Paola dove aveva concluso la sua carriera lavorativa per raggiunti limiti di età e di servizio. Sposato con Vincenza Riso di Gioia Tauro, dalla quale ha avuto due figli Pietro e Antonio. L’amore per il collezionismo, nasce in Leone Alagna, fin da giovane. Inizia così a collezionare strumenti, attrezzi, oggetti e utensili di ogni tipo e di ogni foggia. La sua appassionata ricerca lo ha portato ad essere spesso in giro per botteghe e mercatini: dal “Gran Balò” di Torino al “Mercato delle Pulci” di Firenze, dal Naviglio di Milano a Lione. Qualche anno fa, ha realizzato proprio a Gioia Tauro, nella centralissima Piazza Mercato, in un locale che un tempo era adibito a magazzino d’olio il Museo aperto alla cittadinanza e agli appassionati di collezionismo. Museo inaugurato il 25 aprile del 2009. Visitare il Museo Alagna, vi posso assicurare che è una grande emozione, è altresì, un tuffo nella storia. C’è la storia della bilancia, della falegnameria, dell’illuminazione. Ci sono sveglie, orologi, penne, telefoni, il telegrafo, il riscaldamento, l’igiene personale, le caffettiere, le macchine fotografiche, collezioni di monete antiche, le locomotive, il fascio littorio,le sigarette, i primi accendini, le misure dell’olio, del vino e persino del “rosolio”. C’è persino uno Stradivari del 1731, la prima macchina per fare i panini, arrivata in un panificio gioiese nel 1950. La famosa bottiglia della “Gassosa ca pallina” e persino un catalogo di vendita per corrispondenza del 1940. Nel corso della sua vita il signor Alagna aveva avuto parecchi riconoscimenti e il museo in tutti questi anni è stato meta di visitatori, persino dall’estero. Il signor Alagna, aveva due sogni: il primo era che il Museo potesse avere il giusto peso, il ricono-

Scompare il fondatore del Museo Alagna

Adieu, Leone

Aveva trasformato la passione per il collezionismo in proposta museale scimento della città di Gioia Tauro e il secondo realizzare un altro museo di modellismo, essendo in possesso di un numero elevato di trenini di tutti i tipi. Spesso, quando parlava, si sentiva nelle sue parole una nota di amarezza. Ci aveva dichiarato che secondo lui la città non aveva capito il suo straordinario lavoro, il suo amore per questo prezioso“figlio”. La nostra speranza, adesso che il signor Alagna non è più con noi, è che questo gioiello non vada perduto. Nel mese di maggio a Gioia Tauro ci saranno le elezioni comunali, l’augurio è che chi sarà eletto sindaco, tra tutti i problemi e i bisogni della città, prenda a cuore anche il Museo Alagna, valorizzandolo come merita e magari assegnando un locale per la realizzazione del museo delle locomotive. La città di Gioia Tauro non può dimenticare, un uomo che tanto ha dato alla cultura e che continua a vivere attraverso quello che con amore, passione e tenacia ha realizzato.

Leone Alagna


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Il Maestro Lucio Sabato Grimaldi al concerto di apertura della stagione concertistica 2015

Evento di Beneficenza del Rotary Club Palmi

Sinfonie sonore di dott.ssa Evelin Monardi

N

ella fredda serata del 7 Febbraio l'Auditorium della Casa della Cultura di Palmi si scalda e riscalda i molti accorsi ad assistere al concerto di apertura della stagione concertistica 2015 magistralmente eseguito dal Maestro Lucio Sabato Grimaldi. L'artista, già docente di pianoforte al conservatorio di Avellino, è interprete virtuoso su palcoscenici nazionali ed internazionali e componente di orchestre famose quale quella di Sydney. Ma il bellissimo concerto ha avuto un significato che va ben oltre l'amore per la bell'arte. L'incasso della serata è stato infatti destinato al finanziamento di un progetto sociale fortemente incisivo per il nostro territorio organizzato per il terzo anno consecutivo dal Rotary club di Palmi in collaborazione con il Distretto 2100 del Rotary Foundetion. Grazie all'impegno rotariano infatti anche quest'anno partirà un ambulatorio di musico-terapia che periodicamente per la durata di circa quattro mesi terrà degli incontri con bambini e ragazzi diversamente abili (ipoacusici, autistici, Down, ipovedenti). Agli allievi opportunamente suddivisi in classi, verrà dedicata l'alta professionalità degli insegnanti dell'Istituto SCISAR (Istituto per la

Sulle note del Maestro Lucio Sabato Grimaldi

diffusione dell'arte e della Scienza e Scuola professionale di Musico-terapia), con sede a Napoli, diretto dalla dott.sa Carpentieri, supportata dalle Dott.sse Lettini e Zampogna. L'utilizzo dell'apposito strumentario ORFF (xilofono contralto, timpano, coppie di legnetti, coppie di maracas etc) permetterà, a mezzo della percezione del suono e della risonanza corporea, di migliorare la qualità di vita dei ragazzi con disabilità psico-fisica favorendo il rinforzarsi del tono emotivo, della consapevolezza di sé, degli altri, dell'ambiente, sollecitando il contatto con le emozioni attraverso il prolungarsi e l'intensificarsi dei tempi di attenzione e di concentrazione. Al termine del percorso educativo, si terrà un concerto eseguito proprio dai giovani allievi i quali riusciranno certamente a coinvolgere nel loro mondo musicale gli ospiti i quali chiuderanno gli occhi, ascolteranno con l'anima e si faranno trascinare dal ritmo, esattamente come accade durante tutti i concerti “tradizionali”... la musica non conosce “diversità “, non seleziona né giudica mai i suoi esecutori ma anzi attraverso il fiato o le dita ne traduce emozioni e sogni. La musica ha lasciato al mondo l'inestimabile patrimonio emotivo di L. van Beethoven, genio artistico che, nonostante

il rancore e l'odio verso una vita che lentamente lo privava dell'udito superava i suoi istinti suicidi grazie alla passione per la composizione, all'amore per una forma suprema e pura di arte che riusciva a fargli superare la sua disabilità e anzi lo rendeva migliore. Il silenzio, il buio, la voglia repressa di urlare, di chiedere, di spiegare, di raccontare, di toccare... nuove luci, nuovi suoni, nuovi modi di raccontare... Questo riusciranno i giovani allievi a fare con il loro concerto, riuscendo ad abbattere quelle che sono solo differenze dettate da una società dai canoni standardizzati e permettendo a tutti di essere uguali anche se solo per qualche ora accolti per una volta nel loro mondo. Sarà cosi tangibile il superamento di quell'isolamento sociale cui la maggior parte dei giovani disabili sono costretti a causa delle colpevoli carenze territoriali che determinano con molta facilità che oltre alla scuola dell'obbligo nulla sia previsto come assistenza convenzionata, condannandoli quindi sempre più ad un maggiore isolamento. Sulla base di questa riflessione è nato questo progetto rotariano non a caso denominato “Sintonie Sonore” coordinato dalla rotariana Avv. Leda Badolati e che ha incontrato il partenariato anche dell 'AVIS di Laureana di Borrello.


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Da sinistra: Antonino Parisi, Luigi Inturri e Damiano Tripodi

PALMI: Considerazioni sul libro del Prof. Luigi Inturri

PD, un cupio dissolvi Un viaggio nella storia politica italiana

A

pochi giorni dalla presentazione ufficiale presso la sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso, ho avuto l’opportunità di leggere l’opera (prima perchè mi auguro sinceramente che possa continuare a scrivere di politica) del prof. Luigi Inturri per le edizioni LA PIANA dal titolo: “Il cupio dissolvi del PD...meglio morire che cambiare? “. Il libro, ad una prima semplicistica analisi, pare tratti della storia del PD dalle origini alla più fresca attualità, ma in effetti, non è affatto così. Anzitutto perchè prendono spunto dal motivo occasionale, si ha l’opportunità di fare quasi un viaggio nella storia politica d’Italia degli ultimi cento anni e poi perchè, ai più ap-

passionati di politica, non sarà difficile trovare quel “ fil rouge” che attraversa le pagine ed i capitoli ed apparire quasi come una struggente nostalgia dei partiti politici del secolo scorso da cui l’autore (ma certamente non solo lui !) avverte la mancanza. La storia di questo importante partito politico è tracciata in maniera essenziale e disincantata, a volte rude ma sempre efficace: l’esperienza di un partito dall’amalgama non riuscita, all’apparenza capace di produrre il peggio del peggior PCI e della peggior DC ( recuperando una salace battuta di Achille Occhetto): “ una fusione a freddo tra parti distanti prima ed ancora adesso inconciliabili” ,”composto da tribù che lottano fra di loro per accaparrarsi prebende,

di Giovanni Barone

soldi, interessi, alleanze, segreti inconfessabili...”. Un libro che invito i giovani a leggere per migliorare cultura e conoscenza e, perchè no, per acquisire qualche saggio consiglio dettato dalla esperienza e dalla maturità dell’autore, come ad esempio per il “ potere” che è “pericoloso perchè con esso non si parla di politica perchè spoliticizzato....deforma la percezione delle cose...annulla ciò che l’uomo ha di più intimo e spontaneo...”. E’ evidente altresì, perchè al volo ammesso dall’Autore tra una riga e l’altra, che potremo leggere a breve un testo similare sulla storia della Democrazia Cristiana. Cosa ci presenterà di sorprendente sulla vecchia “BALENA BIANCA”?.


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Da sinistra: Antonio Mura, Giovanni Barone, Pino Bova e Carmela Gentile

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

di Emma Ugolini

“Il profumo del Mare d’Inverno”

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l 29 Gennaio 2015, alle ore 17, presso la Sala del Consiglio del Comune di Palmi, si è svolta la presentazione del libro ‘Il profumo del mare d’inverno’ di Carmela Gentile, edito da Caosfera Edizioni. Il libro è un racconto autobiografico che narra della storia familiare dell’autrice che si intreccia con gli avvenimenti storici accaduti in un periodo compreso tra gli anni trenta fino agli anni ottanta, rammentando episodi realmente accaduti che caratterizzarono un periodo particolarmente denso di pagine nere e pagine di esaltanti progressi scientifici che segnarono la storia occidentale del dopoguerra. La presentazione è stata patrocinata dall’Assessorato alla cultura del Comune di Palmi. Ha introdotto il Sindaco, Dottor Giovanni Barone, che ha ricordato alcuni simpatici episodi vissuti personalmente, che riguardano il protagonista della storia di cui tratta il libro. Di seguito, l’autrice, Carmela Gentile, ha proiettato alcune vecchie immagini corredate dalle frasi più significative del libro, come una sorta di filo conduttore che ha guidato l’uditorio dalle prime pagine fino al termine della storia narrata. Quindi i due relatori, il Dottor Antonio Mura e il giornalista Giuseppe Bova, hanno commentato i passi più poetici, le descrizioni accurate e la storia su cui è incentrata la narrazione. Al termine della presentazione, si è svolto un breve dibattito in cui il pubblico ha posto in modo semplice e informale alcune domande all’autrice inerenti la storia narrata. Alcuni hanno commentato e ricordato la personalità del protagonista ‘Giovanni’, pseudonimo sotto cui si nasconde la figura del padre dell’autrice, che fu un medico molto amato e un professionista stimato, deceduto precocemente a causa di un infarto miocardico acuto. La narrazione di alcuni passaggi ricchi di pathos, l’affetto e la simpatia delle persone intervenute alla presentazione, hanno reso la serata unica e indimenticabile. Per coloro che ne fossero interessati si rammenta che il libro è edito da Caosfera Edizioni e disponibile sia in versione brossura che ebook. E’ acquistabile in tutte le librerie, dietro ordinazione, oppure direttamente dai seguenti siti: www.magazzino51.com; www.inmondadori,it; www.lafeltrinelli.it; www.ibs.it; www.amazon.it


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Riceviamo e pubblichiamo

Diritto di replica

Ricerca storica fra archivistica e fonti orali La risposta di Rocco Liberti alla critica di Antonio Roselli Preg/mo Direttore,

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lla prima uscita del mio libro sui “Fascisti e Antifascisti di Oppido Mamertina tra Calabria e America” Antonio Roselli, pronipote ex-avo di Ettore Frisina, mi ha indirizzato sulla rivista da Lei diretta un attacco accusandomi di non aver prodotto documenti e quasi di aver voluto distruggere la figura del suo parente chissà per quali intenti. A parte il fatto che mi son trovato tale persona di traverso in ricerche che riguardavano altri più importanti personaggi, non era mio intento parlare male della gente. Anzi! In più di un caso ho cercato di comprendere certi atteggiamenti e certe azioni, scusandoli. Lo potrà benissimo constatare. Non

ci ho messo veramente nulla di mio. Purtroppo, in genere dopo attente ricerche i miti sovente crollano e ognuno si sente autorizzato a credere che si sia scritto contro gli altri di proposito.Nella trattazione non aggiungo niente di personale, ma riporto soltanto quanto scritto nei giornali americani coevi con tanto di firma (La Parola del Popolo e Il Grido della Stirpe) e nelle opere di due studiosi (Dechamps, Tra aghi e spilli; M. Canali, Le spie del regime). Se in successione o in pari tempo si sono trovate ulteriori documentazioni, benissimo! Non c’è niente da dire. La ricerca storica è in perenne divenire, ma con questo non si cancellano le precedenti. Piuttosto, è da dire che la critica si fa con buona correttezza e non trincerandosi a osannare sempre e unicamente il parente di turno e, quindi, a offendere. L’autore delle critiche bolla la testimonianza datami da Sebastiano Maisano come diceria. Potrebbe anche essere, ma non è proibito riportarla. Secondo il mio contestatore, per essa non può attestare alcunché nessuno, in quanto quegli è morto da tempo. Non mi pare che i giornalisti che intervistano verbalmente le persone ogni volta esigano una testimonianza scritta! La mia parola contro la sua! Con ogni cordialità

Rocco Liberti

AICol

ENTel

ALS

FEDER.Agri

CAA

Federazione Pensionati M.C.L.

CAF

PATRONATO SIAS

CEFA Ong

SNAP

Centro Europeo di Formazione Agraria

Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati

EFAL

Gioia Tauro Via Roma Palazzo ex UPIM Taurianova Via Benedetto Croce, 2

Associazione Intersettoriale Cooperative Lavoratori

Associazione Lavoratori Stranieri

Centro Assistenza Agricola

Centro Assistenza Fiscale

Ente Formazione Addestramento Lavoratori

Ente Nazionale Tempo Libero

Federazione Nazionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura

Servizio Italiano Assistenza Sociale


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La realtà poetica e letteraria di Antonio Orso

Il mondo in una stanza di Caterina Sorbara

N

el panorama culturale della Piana del Tauro, non v’è ombra di dubbio, che un posto di rilievo lo occupi il poetascrittore di Gioia Tauro Antonio Orso. Uomo di cultura, sensibile, raffinato e delicato. Poeta del sentimento, cantore degli affetti figli dell’amore; “narratore” dell’ intimo sentire, interprete poetico dell’angoscia, della solitudine, della speranza e della pace fine traduttore in elegantissimo stile degli endecasillabi latini di Francesco Sofia Alessio. Ormai anziano, dopo tanti anni sempre sulla ribalta della promozione culturale, con Ugo Verzì Borgese e Isa Loschiavo, conduce oggi una esistenza per propria scelta riservatissima che non gli impedisce però di trascorrere le giornate, nello studio, nella lettura e ancora oggi, nella scrittura. Il suo studio, dice, è il mio mondo e da qui si muove, senza limiti, frontiere o orpelli che possano condizionare la sua scrittura. Ama la sua Gioia di un amore sviscerato, ne ha conosciuto il volto bello e romantico, intriso di odiore di zagare e profumi di mare. La rimpiange, oggi che troppo spesso il volto di Gioia appare diverso, mutato. Ma non si stanca di evocarlo con la forza del ricordo che da vita ancora oggi a pagine ricche di pathos. - Nel corso della sua carriera letteraria, quante opere ha scritto? Quasi 100. - - C’è un’opera a cui è particolarmente legato? E’ come chiedere a una mamma qual è il suo figlio più amato, io amo tutte le mie opere allo stesso modo, come una mamma ama tutti i suoi figli.

Foto tratta dal sito: www.cartolinedigioiatauro.it

- E’ soddisfatto del suo operato? Ho lavorato tanto, la mattina a scuola, il pomeriggio facevo doposcuola e la notte scrivevo. Ho anche letto e studiato tantissimo, soprattutto la mitologia. Secondo me il senso e il valore di una vita è in ciò che si lascia nelle opere o nelle coscienze e nell’intelletto degli altri che il tempo, arbitro onesto e incorruttibile, eternerà a memoria - - Quanto è importante il passato? Richiamare, custodire, rivalutare il passato è erigere nel cuore e nelle menti, rispettosi e devozionali sacrari di ricchezza. - - Lei è stato definito a ragione “l’usignolo del Petrace”. Di che cosa si nutre? - Mi nutro di ricordi. Essi costituiscono la più feconda fonte di ispirazione. Ricordi di persone care, ormai defunte. Recentemente ho pubblicato un’opera dedicata a mia madre. E poi ancora, ricordi di affetti e vicende familiari. A questi si aggiungono i ricordi delle tradizioni ormai scomparse, di luoghi e angoli della mia amata Gioia Tauro. Vede i ricordi sono come le onde del mare che, prima o dopo, restituisce tutto, sempre, anche quello che credevamo perduto e in ogni ora del giorno e della notte. - - Lei ha scritto molte opere anche di carattere religioso. Cos’è per lei l’amore cristiano? E’ stendere la mano al bisognoso, tergere una lacrima all’infermo e confortare con una carezza chi è prostrato dal dolore. La fede che innalza l’anima a Dio , mi accompagna costantemente.

- Come trascorre le sue giornate? In questo studio che è stato e lo è tutt’oggi il mio mondo, il mio universo. Trascorro le mie giornate a scrivere perché anche se ho 86 anni e quasi 100 opere pubblicate, ho ancora tante cose da dire e, spero di poter pubblicare ancora per molto tempo. Vede i miei 86 anni sono trascorsi così veloci, come il tempo di fumare una sigaretta. - - Ha dei rimpianti? Forse qualcuno. Però se tornassi indietro rifarei la stessa vita con le stesse persone. - - Ama ancora la sua Gioia Tauro? Io amo profondamente la mia Gioia Tauro, anche se un tempo era ancora più bella, perché dove ora c’è tanto cemento un tempo c’era una natura rigogliosa. - - Cosa si sente di augurare oggi ai nostri giovani? Di studiare e, soprattutto leggere tanto. Quasi tutti i miei ex alunni sono laureati e stimati professionisti.


Franco Colarco e Diego Demaio

di Francesco Di Masi

E

’ stato presentato lo scorso 10 gennaio nel salone dei Padri Cappuccini il calendario storico-poetico, realizzato in felice sinergia da Franco Colarco e Diego Demaio, che, sull’onda dell’entusiasmo derivato da una ipotesi buttata giù quasi per gioco, hanno realizzato a tempo di record un calendario da collezione che presenta 12 immagini della Taurianova del tempo che fu. Cartoline in rigoroso bianco-nero, riemerse dall’emeroteca del dott. Demaio, che da anni certosinamente raccoglie tutte le memorie di una Taurianova che non c’è più e che, certamente, non era l’attuale città dormitorio figlia della mediocrità politica di una classe di imbelli e dal rigore inusitato e sterile di effetti dei troppi commissariamenti per il pericolo del sempre incombente condizionamento delle ndrine, che evidentemente (sic) nei comuni della provincia non ci sono, non sono operative o stanno lontane dalla politica (sic sic sic!!!). Ma tantè, alle immagini della Taurianova anni 50, quella che nell’immaginario di molti si lega ancora al ricordo della bellissima signora Helga, detta la “Tedesca”, che gestiva un negozio

Servizio fotografico di Rosartemisia e Francesco Del Grande - riproduzione vietata

Taurianova: presentato il calendario

“Com'eramu e comu parlavamu cinquant'anni arretu” nella centralissima Via Roma, a quello delle macchine degli autisti di piazza del tempo ferme davanti alla vecchia Piazza Italia, alle immancabili foto dei giorni della Festa, e del vecchio Ospedale che evoca ancora in molti il ricordo di Giuseppe e Jacopo Bruni, i medici della Jatrinoli di fine ottocento e inizio novecento e poi quelli più recenti del prof. Vincenzo Ricci, e dei Dottori Giuseppe Rigoli e Francesco Romeo (Sr) , fino alle visioni dell’attuale centro quand’era ancora periferia. Le immagini selezionate dal dott. Demaio guidano dentro un amarcord scandito dai versi del Grande - si "grande" Tommaso Luvarà, poeta arguto capace di utilizzare il verso come pennello e regalarci così immagini di una dolcezza unica e - in altri casi - salaci quadretti della Taurianova del tempo. Le sue poesie, pubblicate sul finire degli anni 80 dall’allora giovane Colarco in una ormai rara plaquette, intitolata “ Spifidi i Dericìna” (scintille di Radicena) con il commento critico curato dal giorna-

lista Enzo Zito, “firma” taurianovese della Gazzetta del Sud per quasi mezzo secolo, calano il lettore dentro immagini ricche di colore e calore. La Taurianova, semplice, schietta e buona della gente contadina del primo dopoguerra, si staglia con una luce e uno splendore che, in qualche momento affabula nonostante l’apparente semplicità del verso. La serata, coordinata dall’Associazione Culturale “Sykea” ha visto, dopo i saluti di prammatica di un emozionatissimo Franco Colarco, e l’intervento del giornalista Domenico Zito, figlio di Enzo Zito, che ha ricordato l’impegno di suo padre insieme con Luvarà nel dar vita al libro, ha visto, il dott. Demaio, far da guida alla lettura della immagini, mentre la lettura delle liriche inserite nel calendario è stata lasciata alla dizione di Giovanna Errigo, attrice del teatro vernacolare calabrese e dal Direttore del Cdp Luigi Mamone, a suo agio anche coi versi dialettali di Tommaso Luvarà.


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Volley: apoteosi giallorossa! Tonno Callipo, la Coppa Italia è tua!

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a storia si ripete! Dodici anni dopo la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia conquista la Del Monte Coppa Italia. Battuta la sbarazzina e convincente Potenza Picena dopo una battaglia durata quasi due ore e mezzo (2 ore e 25 minuti). E come nel 2003 a Gioia del Colle, la società del presidente Pippo Callipo conquista la Coppa Italia al tie-break. Onore al merito ad un grande avversario, la B-Chem Potenza Picena di mister Graziosi, squadra che sa giocare a pallavolo e che può contare su alcuni talenti Under 23 che rappresentano già il presente, ma soprattutto il futuro della pallavolo italiana. Ma il destino e anche un pizzico di buona sorte, oltre ad un grande cuore, hanno fatto sì che la Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia trovasse le energie giuste per poter risalire da una partita che la vedeva sotto nel punteggio e sotto 13-11 al tie-break. E’ stata la vittoria del gruppo, la vittoria di mister Luca Monti capace di fare uno storico bis di Coppa Italia: nel 2014 la Coppa Italia di A1 vinta con Piacenza e stasera, davanti ad un Pala Tricalle gremito di 2400 spettatori, con la sua nuova realtà sportiva. E’ stata la vittoria del capitano Marcello Forni, autore ancora una volta di una prestazione magistrale, la vittoria di tutti i giocatori, quelli scesi in campo e quelli rimasti in panchina. E’ stata la vittoria dei tifosi, giunti a Chieti dopo un lungo viaggio. E’ stata la vittoria della Calabria, la vittoria di una regione che ancora una volta riesce

ad esportare al di fuori dei confini regionali qualcosa di positivo. Al termine del match la gioia incontenibile della squadra, dello staff tecnico tutto che ha lavorato in maniera certosina per raggiungere l’obiettivo. Migliore giocatore della partita il martello italobrasiliano Bruno Zanuto. Emozionato il presidente Pippo Callipo, assente allo splendida cornice della finale per motivi di salute: “E’ stata la vittoria di tutti. Ho seguito la partita a casa davanti alla tv come molti calabresi. E’ stata una grandissima emozione; nella fase finale della partita

sono uscito fuori sul balcone perché il batticuore era davvero forte. E’ la vittoria di Vibo Valentia e della Calabria, è la vittoria di mister Luca Monti, vero artefice di questo successo. E’ la vittoria dei tutti i ragazzi, di quelli scesi in campo e di quelli rimasti in panchina ad incitare e a fare gruppo. E’ stata la vittoria dello staff tecnico e medico che hanno lavorato con grande competenza per raggiungere l’obiettivo. E’ un successo che ci gratifica e che arriva dopo un periodo buio dal quale siamo usciti grazie alle nostre credenziali: la tranquillità, la cultura del lavoro e della coesione. E’ stata la vittoria

Le attività si svolgeranno presso la

PALESTRA dell’ I.T.C. “Gemelli Careri” di TAURIANOVA


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Un momento della premiazione

dei nostri tifosi che ringrazio di cuore per il lungo viaggio affrontato. Mi auguro di poter regalare loro in futuro ancor più soddisfazioni” LA CRONACA DEL MATCH PRIMO SET – I due tecnici schierano le formazioni annunciate. Potenza Picena in campo con Partenio in regia, Moretti opposto, Diamantini e Polo al centro, Casoli e Tartaglione i martelli, Bonami libero. La Tonno Callipo con Sintini al palleggio, Gavotto opposto, Forni e Presta al centro, Vedovotto e Zanuto in posto 4, Cesarini libero. I giallorossi volano subito sul punteggio di 2-6 mettendo in difficoltà la ricezione marchigiana. Potenza Picena però ritorna subito in carreggiata e trova la parità sul 7-7. Break giallorosso con Zanuto 7-9; al riposo tecnico Tonno Callipo avanti 11-12. Al rientro in campo Forni e compagni allungano ancora con Vedovotto sull’11-14 grazie all’incisiva battuta di Gavotto. Forni allunga ancora sull’11-15. Il vantaggio giallorosso si assottiglia dopo l’ace di Moretti, 15-17. Gavotto allunga 17-20. Sul 20-22 coach Monti chiama tempo per riordinare le idee tattiche dei suoii, capitan Forni mette giù la “sette” del 21-23, ma è Gavotto da posto 4 a regalare il parziale ai calabresi. SECONDO SET – Si gioca punto a punto, la Tonno Callipo prova subito ad andare sull’1-3, ma il video-check conferma l’invasione a rete di Sintini sull’attacco di Ca-

soli, 2-2. L’equilibrio è spezzato dal muro di Partenio su Vedovotto che porta gli uomini di Graziosi sul 7-5. Capitan Forni con due attacchi vincenti porta il set in parità sul 10-10, ma i marchigiani al riposo tecnico si riportano avanti 12-10 grazie a due attacchi realizzati dal martello scuola Lube Macerata Tartaglione. Al rientro ancora il martello dei marchigiani protagonista con Potenza Picena che allunga 14-10. Coach Monti nel frattempo getta nella mischia Marchiani in regia al posto di Sintini e, dopo l’errore di Gavotto in attacco, schiera Medic al posto dell’opposto piemontese. I marchigiani hanno una marcia in più e mantengono il vantaggio accumulato. Casoli e compagni allungano fino al 24-20, i giallorossi annullano anche tre palle set, ma si arrendono 25-23 grazie all’intuizione di Partenio che con un attacco di seconda mette a terra il pallone del 25-23. TERZO SET – I marchigiani partono forte anche nel terzo set e trovano subito un mini-break che porta Casoli e compagni sul 5-2 grazie al muro di Polo su Presta. La Tonno Callipo non riesce a recuperare le tre lunghezze di vantaggio e al riposo tecnico Potenza Picena è avanti 12-9. Marchiani trova l’ace e accorcia 14-12, ma è un fuoco di paglia perché Potenza Picena allunga ancora e nel finale trova uno strappo ancora più netto, 24-18, che consente ai potentini di chiudere i conti sul 25-20. QUARTO SET – La Tonno Callipo subisce in apertura il break dei marchi-

giani, 2-0. L’attacco di Tartaglione viene giudicato falloso dal primo arbitro Gini e i giallorossi riagguanto la parità, ma dopo il video-check, l’arbitro cagliaritano giudica palla contesa, 4-3. I potentini riallungano con l’ace di Tartaglione che sorprende Zanuto in ricezione. Diamantini attacca il pallone del 10-7, ma i giallorossi ritrovano l’abbrivio con la battuta di Gavotto e gli attacchi vincenti di capitan Forni. Break di 3-0 e nuova parità 10-10. Al riposo tecnico calabresi avanti 11-12 e al rientro allungo decisivo con i vari Vedovotto e Zanuto sul 14-18. Forni e compagni amministrano il vantaggio e chiudono 21-25 dopo l’errore al servizio di Partenio. QUINTO SET – Tie-break al cardiopalma: i ragazzi di Monti conducono sul 3-6 e sul 5-8, ma Potenza Picena gioca da grande squadra e recupera lo svantaggio. La partita si gioca sul filo del rasoio, ma i potentini trovano l’allungo a muro con Partenio su Zanuto, 13-11. La Tonno Callipo risorge, Sintini trova il muro del 13-12, muro di Forni 13-13. Tartaglione porta avanti i suoi 14-13, ma Vedovotto annulla la prima palla match. 14-15 dopo una difesa impossibile di Forni che quasi carambola sul soffitto del Pala Tricalle! L’ultima azione è da brivido, Partenio sotto rete commette fallo di invasione ed è il punto del 14-16 confermato, peraltro, dal video-check chiesto da Potenza Picena.


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La Decorata Cornice della Piana di Diego Demaio

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Marina di Gioiosa Jonica – Bovalino Marina – Villa Romana a Palazzi di Casignana – Bombile di Ardore

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itornando nuovamente sul litorale jonico, stavolta grazie alla comoda (se si è prudenti e non si esagera con la velocità) SGC Jonio-Tirreno, si raggiungerà Marina di Gioiosa Jonica per svoltare a destra sulla piatta 106 ed arrivare, dopo poco più di 20 chilometri, a Bovalino marina.

Da qui, procedendo ancora brevemente sulla nazionale, si giungerà alla segnalata Villa Romana (detta anche Villa Casinius) di contrada Palazzi, ricadente nel territorio di Casignana, da qualche decennio ormai ennesima tappa d’obbligo del turismo culturale calabrese. Parcheggiata l’auto nell’apposito slargo sulla destra dell’asfalto si accederà nella vasta area archeologica di circa 15 ettari ora opportunamente custodita e protetta, a monte e a valle della stessa strada statale che purtroppo in passato, ad opera di tecnici ed ingegneri che ne ignoravano la nascosta esistenza, è stata tagliata in due e quindi deturpata. Una volta all’interno della Villa, costruita nelle varie fasi che vanno dal I al IV secolo d.C. e scoperta per caso nel 1963 grazie ai lavori per il passaggio di un acquedotto, si potranno ammirare oltre ai cospicui ruderi, i pregevolissimi mosaici geometrici e figurativi che pongono il sito come il più ricco esistente nella nostra regione. Tra questi risalta l’elegante pavimento del thiasos (corteo dionisiaco) marino che raffigura quattro Nereidi sedute sulla groppa di altrettanti animali: un leone, un toro, un cavallo e una tigre, tutti con la coda terminante con tre pinne, tipica dei mostri marini. Un altro prezioso e raffinato mosaico si trova nella cosiddetta Sala delle Quattro

Stagioni con l’ancora intatta policromia dell’Inverno e della Primavera. Conclusa l’interessantissima visita si risalirà in auto per tornare indietro, riattraversare Ardore marina e subito dopo svoltare a sinistra, lasciando la 106, per salire ai 260 m. della vicina e conosciutissima Bombile, raggiungibile dopo una salitella che si dirama alla sinistra della strada che poi conduce a Cirella di Platì ed a Ciminà. Nella parrocchia dello Spirito Santo della frazione ardorese si onora infatti la Madonna della Grotta che, sino al 2007, si trovava nel suggestivo Santuario, incastonato dentro una spelonca tufacea raggiungibile dopo la discesa di 141 gradini. La Madonna col Bambino, pregevolissima scultura in bianco marmo di Carrara risalente al 1509, di sicura scuola gaginesca (da alcuni studiosi attribuita addirittura allo stesso Antonello Gagini), è rimasta miracolosamente integra, dopo essere stata sfiorata dalla devastante frana che il 28 maggio 2004 distrusse la singolare architettonica chiesa. Nel crollo infatti solamente la provvidenziale nicchia sull’altare, dentro la quale era posta la Madonna, non venne seppellita dalle macerie. Vi è soprattutto da evidenziare che il cedimento, sempre per divino miracolo, non provocò alcuna vittima in quanto nel Santuario, solo qualche ora prima, veniva officiata una Santa Messa alla presenza di due scolaresche, una delle quali proveniente da Malta. Il recupero della preziosa scultura venne effettuato, anche grazie all’intervento di un elicottero che ne sollevò la cassa contenente la Madonna, il 29 aprile 2007, ovvero ben tre anni dopo la rovinosa frana. La nuova collocazione nella chiesa di Bombile, che consente di poter ammirare da vicino l’ottima fattura artisti-

Palazzi - Mosaico la Primavera.

Foto Diego Demaio

ca, avvenne il giorno successivo. A conclusione della doverosa visita alla venerata Madonna della Grotta (come pellegrinaggio mariano popolare nel nostro territorio il suo culto secolare è secondo solamente a quello aspromontano della Madonna della Montagna di Polsi) si scenderà sulla 106 per fare ritorno nella nostra Piana dalle stesse strade percorse all’andata.

La Madonna della Grotta di Bombile.

Foto Diego Demaio




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