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La Decorata Cornice della Piana
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Crocifisso dello Zillastro - Natile Vecchio Asceterio Rocce di San Pietro - Pietra Cappa
Proprio all’entrata della frazione carerese si lascerà la nazionale per imboccare una stradina sulla destra che porterà, superato il ponte sulla fiumara Platì-Careri, ai 328 m. di Natile Vecchio. Lasciando il paesino, tristemente noto per le vittime dell’alluvione del 1951, si affronterà una ripida salita asfaltata che diventerà agevole e larga strada bianca lungo il panoramico falsopiano. Percorsi poco più di 2 km. dall’abitato si arriverà all’altezza di un sentiero, alla sinistra dello sterrato, contraddistinto da un ovile. Parcheggiata l’automobile ci si immetterà in esso per scendere, piegando ulteriormente a sinistra, sino ad un cancelletto che, una volta aperto o aggirato, condurrà alla base delle pittoresche Rocce (o Rocche) di San Pietro. Tenendosi sulla sinistra di queste si giungerà in una selletta dalla quale, grazie ad alcuni comodi gradini di recente ricavati nella ripida parete rocciosa, si salirà facilmente ai 578 m. del suggestivo Asceterio dentro il quale si rifugiavano gli eremiti basiliani, seguaci di San Basilio di Cesarea detto “il Grande”. Gli antichi monaci, perseguitati dai musulmani, affluirono nella nostra terra in tre successive immigrazioni, avvenute tra il VI ed il X secolo, provenendo in gran parte dalla Siria, dalla Palestina, dall’Egitto ed anche dalla Sicilia invasa dagli arabi. Anche per questi riferimenti storici l’emozione che si proverà all’interno del romitorio, magistralmente scavato mille anni addietro (senza alcun moderno martello Il Crocifisso dello Zillastro sparato al cuore. pneumatico…), sarà indimenticabile. L’architettonico eremo si compone infatti di un “piano terra” e di un “piano superiore”, probabilmente per poter ricavare un maggior numero di giacigli. A pochissimi metri dall’asceterio vi è un’altra grotta di minore dimensione. Il tutto al maestoso cospetto degli 829 m. di Pietra Cappa che, da questa panoramicissima angolazione, appare veramente come la litica “regina d’Aspromonte”. Ridiscesi nella selletta si ritornerà sul largo sterrato per risalire in auto e proseguire ancora di poco in avanti sino ad una segnalata digressione sulla sinistra. Da qui, lasciata nuovamente la macchina, si salirà lungo il pietroso sentiero che, passando da un piccolo rifugio in legno con annessa fontanella, conduce a Pietra Cappa (da cauca che vuol dire vuota) magicamente emergente, con le sue tre “figlie”, dalla rigogliosa lecceta. Nel girare attorno alle verticali, imponenti ed erose pareti di roccia si passerà sotto una fenditura formatasi, alla base della Pietra, da un lastrone rimasto inclinato. Usciti dalla suggestiva “galleria” si scenderà, lungo uno stretto ma ben identificabile camminamento, verso il vicino Casello di San L'asceterio delle Rocce di S. Pietro con sullo sfondo Pietra Cappa (Foto Diego Demaio - riproduzione vietata). Giorgio, ricadente nel territorio di San Luca. Poco prima di raggiungerlo si andrà brevemente a sinistra per visitare i ruderi dell’omonima chiesa, eretta forse tra la seconda metà del secolo XI e l’inizio del XII, all’interno del monastero. Il luogo di culto era lauritico, ovvero importante punto d’incontro e di preghiera dei tanti basiliani eremiti nella zona. La sua importanza doveva essere pure culturalmente notevole in quanto, alla fine del XII secolo, era già un’officina sciptoria di testi greci. Secondo alcuni studiosi le colonne, ancora riverse tra i diruti muri, testimonierebbero di un’ architettura forse simile addirittura a quella della Cattolica di Stilo. Una di queste nel 1979 veniva trasportata a Polsi per sorreggere, all’esterno del Santuario, la bianca Madonna di Giancarlo Riccomini, offerta dai devoti sanluchesi.Raggiunto infine l’adiacente Casello, caratterizzato da un secolare castagno, si sosterà nell’attrezzata area picnic per rifocillarsi e quindi ritornare sul largo sterrato dove è parcheggiata la macchina. Da qui, rifacendo l’identico percorso dell’andata, si ripasserà da Natile Vecchio e Nuovo per risalire sullo Zillastro e declinare nella Piana.
rendendo lo spunto dal precedente itinerario della nostra rubrica che, nello scendere dal Casello di Cano verso Polsi, consentiva di ammirare dall’alto l’incantevole “Vallata delle Grandi Pietre” si avrà stavolta come meta la dominante Pietra Cappa, opportunamente identificata per la sua singolare mole come la “regina d’Aspromonte”. Salendo inizialmente da Cittanova o da Molochio, oppure dalla SS 112, per i provenienti da Oppido o da Santa Cristina, si giungerà ai 1057 m. del Crocifisso dello Zillastro che, nel 1987, venne per la seconda volta ucciso da una brutale mano deicida che gli sparò nel Sacro Cuore. A pochissima distanza dal bronzeo Cristo, dentro la dirimpettaia pineta, si trova anche il monumento eretto nel 1995 in ricordo della battaglia dell’8 Settembre del 1943, ad armistizio già firmato, tra gli ignari paracadutisti della Div. Nembo ed i soldati anglo-canadesi. Per tal motivo ogni anno sul pianoro, alla presenza di autorità militari, civili e religiose, vengono ufficialmente commemorati i numerosi caduti, con il toccante intervento dell’anziano capitano Paolo Lucifora, superstite al cruento scontro. Usciti dal bosco si scenderà, usufruendo della 112, a Platì per procedere verso Natile Nuovo.
Foto Diego Demaio - riproduzione vietata
di Diego Demaio
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