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più significative ricorrenze mariane dell’Anno liturgico della Chiesa cattolica. Il culto dell’Annunziata in Oppido tra il terremoto del 1783 e il terremoto del 1908 Il terribile terremoto del 5 febbraio 1783 distrusse, come è noto, l’antica Città di Oppido, che fu ricostruita su un nuovo sito, a qualche chilometro di distanza dal primitivo, in una località denominata “Tuba”. Il Vescovo Alessandro Tommasini (1791-1818) provvide subito alla costruzione di una Cattedrale, apprestando allo scopo dapprima una baracca e poi una chiesa in muratura, collocando in essa un quadro rappresentante la Vergine Annunziata che aveva fatto realizzare dall’artista messinese Giuseppe Crestadoro (17251808), in sostituzione della vetusta Icona dispersa tra le macerie del sisma. Sarà il Vescovo Francesco Maria Coppola (1822-1851) a volere una nuova e più dignitosa Cattedrale, realizzata tra il 1841 e il 1844, dove la Vergine Annunziata occupò il posto d’onore sull’Altare maggiore, sempre incorniciata dalle quattro colonne in marmo rosso di Francia. Lo stesso presule volle anche una statua processionale della Madonna che fu realizzata dallo scultore napoletano Arcangelo Testa, in sostituzione di una più piccola precedentemente commissionata dal nobile Marcello Grillo e, a sua volta, realizzata ad imitazione di un più antico simulacro argenteo dovuto al Vescovo Perrimezzi. L’arrivo della nuova effigie segnò un nuovo slancio nella devozione del popolo favorita dai Vescovi e dagli Arcipreti della Cattedrale, primo fra tutti il Canonico Giovanni Sposato (1898-1919) che programmò tutto il suo lavoro parrocchiale facendo perno sulla devozione popolare per l’Annunziata, attribuendo al suo materno patrocinio numerosi eventi miracolosi e provvedendo alla realizzazione di un solenne fercolo processionale e di un imponente armadio-cappella per la custodia del simulacro. Nuove, terribili scosse di terremoto, culminanti nel sisma del 28 dicembre 1908, distrussero la Cattedrale già ingrandita e rimaneggiata dal Vescovo Antonio Maria Curcio (1875-1898) e la statua dell’Annunziata dovette essere trasferita, sempre custodita nel suo armadio-cappella sopravvissuto ai crolli, in una provvisoria chiesa baracca. Il culto della Vergine Annunziata ai nostri giorni Il 24 marzo 1935 l’Arcivescovo di Reggio Calabria Mons. Carmelo Puja (19271937); il Vescovo di Gerace Mons. Giovanni Battista Chiappe (1922-1951); il Vescovo di Tropea Mons. Felice Cribellati (1921-1952); il Vescovo di Mileto, Mons. Paolo Albera (1924-1943) e il Vescovo diocesano Mons. Nicola Colangelo (1932-1935), consacravano la nuova e maestosa Cattedrale, all’interno della quale il Capitolo dispose la costruzione di un’apposita Cappella per la custodia dell’effige dell’Annunziata. L’artistico luogo di culto fu decorato dal Maestro Diego Grillo (1878-1963), nel 1950, per iniziativa del Vescovo Mons. Nicola Canino (1937-1951). Ulteriori e preziosi lavori di decorazione della stessa cappella furono attuati tra il 1999 e il 2000 dall’Arciprete Mons. Francesco Zappia che arricchì il luogo sacro con le belle opere della pittrice oppidese Concetta Mazzullo, rappresentanti i Misteri Gaudiosi; le lumi-
nose vetrate del Maestro deliese Leo Sergi e gli artistici fregi in gesso posti in opera da Antonio Geraci e decorati in foglia d’oro da Vincenzo Vorluni. Il 15 agosto 2013, il Vescovo Francesco Milito, per dare ulteriore e nuovo slancio alla devozione popolare per la Vergine Annunziata, Patrona della Città e Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, ha arricchito la chiesa Cattedrale con il titolo di “Santuario Diocesano di Maria SS. Annunziata”, offrendo alla Vergine, a suggello dello storico evento, il significativo e simbolico dono di una rosa e di un proiettile d’oro e accendendo una lampada che arde dinnanzi al prezioso simulacro, alimentata dall’olio offerto a turno dai vari Comuni della Diocesi. Allo stesso scopo, il 5 novembre dello stesso anno, il Santuario è stato gemellato con la Basilica dell’Annunciazione di Nazareth di Galilea. A ricordo di questi storici eventi, il 25 marzo scorso, sono state poste nell’atrio d’ingresso della Cattedrale due artistiche lapidi marmoree, una delle quali contiene una pietra proveniente dalla Santa Casa di Nazareth donata, in occasione del Gemellaggio, dal Custode di Terra Santa Padre Pierbattista Pizzaballa OFM. Nella stessa data, sono state poste, nella restaurata Sala Vescovile della Comunità, situata sul fianco sinistro della Cattedrale, due tele raffiguranti il miracolo del 1743 e la Festa del ringraziamento, opera dell’artista Adalgisa D’Ortona di Reggio Calabria. Prospettive per il futuro La riscoperta dei fondamenti storici di questo venerabile culto, ci permetterà di accostarci al fenomeno in maniera non riduttiva, in modo da rendere queste manifestazioni
della nostra antica Tradizione un’espressione, ancora viva e valida, della nostra antichissima Fede cristiana, cattolica e mariana. Il Santo Papa Giovanni Paolo II (19782005), a questo proposito, ci ha esortati a non cadere nell’errore «di annettere a tali espressioni dello spirito un senso solo antropologico o sociologico di sub cultura, escludendo e ignorando il contenuto genuinamente religioso, in conseguenza di schemi pregiudiziali. Al contrario, si tratta spesso di momenti di religiosa pienezza in cui l’uomo recupera un’identità perduta o frantumata, ritrovando le proprie vere radici». Sempre seguendo questa linea profetica di pensiero, scriveva il mio indimenticabile maestro e predecessore alla guida dell’Archivio Storico Diocesano, don Santo Rullo: «Il motivo che spinge la Chiesa al rispetto della pietà popolare è dato dal nesso di relazione ch’essa possiede con il Mistero dell’Incarnazione, il mistero dell’assunzione della natura umana da parte del Verbo fatto Uomo. Questo Mistero, vicino all’uomo e combattuto presuntuosamente in ogni epoca dalle varie teorie intellettualistiche, dagli Gnostici del primo secolo agli Immanentisti del ventesimo secolo, nobilita la natura umana e la eleva facendola compartecipe della natura divina. Questo Mistero libera l’umana natura dalle leggi limitative e dai condizionamenti della creazione e le infonde un soffio di purezza che la rende capace di accogliere e condividere le leggi della natura divina, a somiglianza di quanto avviene nella Incarnazione nella quale la natura divina accolse e si unì alla natura umana. La pietà devozionale, con le sue varie forme ed esercizi, rende idonea la natura umana a unirsi alla natura divina, per essere “consorte della divina natura” (2 Pt 1, 4). Per questo la Chiesa rispetta e sostiene la religiosità popolare». La condizione irrinunciabile affinché questo avvenga è, però, quella che, a fondamento stabile di questa pietà popolare, ci sia «una Fede adulta, matura, gioiosa», come ha recentemente affermato il nostro Vescovo. Senza questa Fede veramente “adulta” tutto sarebbe solo folklore, soggetto, purtroppo, a elementi contraddittori e contrastanti la Fede vera; un folklore privo di legami logici e plausibili con la natura del Mistero celebrato. Riscopriamo, allora, senza mai stancarci, le radici profondamente cristiane, cattoliche e mariane della nostra cultura e sentiamoci sempre di più - come amava dire il nostro amato, antico Vescovo Mons. Nicola Canino - «famiglia dell’Annunziata», ricordando e celebrando quanto Ella «volle e fece. Volle con amore di Madre e fece con munificenza di Regina».