Corriere della Piana - Speciale n.23 Annunziata

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Speciale Festa e Fiera dell'Annunziata di Oppido Mamertina - Supplemento al n° 23 del Corriere della Piana - Periodico d’informazione della Piana del Tauro - Reg. Trib. di Palmi n° 85 del 16.04.1999

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solo € 1,0 0

Speciale Festa e Fiera dell'Annunziata

OPPIDO MAMERTINA


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Una tradizione che è la storia della nostra città di Domenico Giannetta

La Piazza della Cattedrale e a sinistra il Palazzo Grillo

Sindaco di Oppido Mamertina

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a Festa dell’Annunziata, è una tradizione plurisecolare, che rappresenta per Oppido Mamertina, città che ho l’onore di guidare amministrativamente da pochi mesi, la prosecuzione di una devozione e di un afflato millenario che lega la cittadinanza mamertina al culto della Annunciazione della Vergine o della Vergine Annunziata che dir si vogli e che rappresenta il momento iniziale forse più significativo del percorso salvifico che Dio disegnò per la salvezza del genere umano facendo generare da una Vergine, Maria, il suo unico figlio poi morto in croce. Il mistero della natività - nella sua dogmatica grandezza inizia infatti dall’annuncio a Maria della sua prossima maternità. Per queste ragioni la cittadinanza oppidese da sempre, fin da quando la città non sorgeva nell’attuale sito ma era collocata nell’area - oggi archeologica - di Oppido Antica, la venerazione verso la Vergine Annunziata, allora riprodotta pittoricamente e molto tempo dopo anche nella meravigliosa statua che tuti noi veneriamo, ha rappresentato un punto fermo per i cittadini, le autorità e il clero. Non dobbiamo dimenticare che da

quasi mille anni Oppido è anche sede vescovile e, pertanto, i capitoli del clero e tutta la gerarchia diocesana non potevano mancare in quelle epoche lontane dall’essere presenti nel momento di fede più importante della città sede della diocesi. Oggi con scansioni antiche che si ripetono e con motivazioni nuove figlie dei tempi la solennità continua e mantiene la sua centralità. A seguito del miracolo legato alla fine del contagio della peste con appena solo tre vittime - come ricordano illustri annalisti - la festa oltre che nella sua data canonica del 25 Marzo - a nove mesi di distanza dal Natale di Cristo - viene anche celebrata a metà di Agosto periodo nel quale fanno ritorno moltissimi concittadini emigrati in altre regioni dell’Italia e del mondo per ragioni di lavoro. Per essi la festa dell’Annunziata - ove mani non residuassero altri legami con la terra, resterebbe sempre il motivo giusto per ritornare: anche solo per inginocchiarsi e pregare davanti alla Vergine, protettrice - da sempre - della città e dei suoi abitanti. Negli ultimi tre anni - nel contesto del lavoro che da Assessore alle attività produttive presso la Provincia di Reggio ho inteso veicolare, rilanciare o promuovere, vi è anche la Fiera dell’Annunziata che all’originario spirito di momento di scambio e di dinamismo economico per gli operatori del contado e del comprensorio si è inteso far crescere, ed evolvere operando per proporla con una vocazione campionaria favorita anche da una logistica assolutamente funzionale attesa l’ortogonaCorriere della Piana lità e l’ampiezza della rete viaria urbana inSpeciale Festa dell'Annunziata teressata all’evento. Come Sindaco, anche Oppido Mamertina a nome della Amministrazione che guido Supplemento al n° 23 e che è composta in larga maggioranza da del Corriere della Piana giovani - confermo che nel solco della conPeriodico di politica, attualità e tinuità di una tradizione religiosa e di fede costume della Piana del Tauro millenaria continueremo ad operare per far corrieredellapiana@libero.it si che intorno all’Annunziata, protettrice e simbolo della città, la comunità di Oppido Direttore Responsabile: Luigi Mamone Mamertina cresca e prosperi sempre più. Vice Direttore: Filomena Scarpati Lettering: Francesco Di Masi

Sommario

Speciale Festa dell'Annunziata - 13 Agosto 2014

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Una tradizione che è la storia della nostra città

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L'Annunziata nella storiografia

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La Caprese Mamertina

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Delizie di Calabria

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Inaugurazione sala Vescovile

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Manifestazioni canore

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Frammenti di un giorno di festa

Le cerimonie religiose

L'Annunziata per le vie della Città

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La tradizionale fiera nell'ottocento

La memoria storica della città

La storia della Statua della Madonna dell'Annunziata

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Il taglio del nastro per l'apertuta della fiera

Ricordi degli anni passati

Hanno collaborato: Domenico Giannetta, Sac. Letterio Festa, Rocco Liberti, Francesca Carpinelli Contributi di: Antonio Roselli, Vincenzo Vaticano, Toni Condello Foto: Luigi Morizzi, Giuseppe Calarota, Giuseppe Daniele, Grafica e Impaginazione: Stampa: Litotipografia Franco Colarco Responsabile Marketing: Luigi Cordova phone +39 3397871785 cordovaluigi@alice.it Editore Circolo MCL “Don Pietro Franco” Via Benedetto Croce 1 89029 Taurianova (RC) La collaborazione al giornale è libera e gratuita. Gli articoli anche se non pubblicati non saranno restituiti. Chiuso per l’impaginazione il 10 Agosto 2014


Nella festa dell’Annunziata il fascino di Oppido Antica di Luigi Mamone

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a festa dell’Annunziata rappresenta un momento nel quale intorno alla prosecuzione di una tradizione religiosa si leggono le note di quello che Jhering definiva “spirito del popolo” Una comunità riscopre l’orgoglio delle origini nella prosecuzione di una tradizione religiosa che - quali che siano le linee di pensiero di altri soggetti che ormai non appaiono più capaci di distinguere il bene dal male - è la linea di unione di una città e di un popolo - nella attuale allocazione e composizione sociale con le radici che, per quanto riguarda Oppido Mamertina, affondano alle epoche remote del bruzio preromanico e a popolazioni arcaiche portatrici di una civiltà che si legge chiaramente dalla analisi dei risultati delle campagne di scavi a più riprese condotte nel territorio di Oppido. Oppido Antica, Mella e Castellace presentano, con i resti che emergono dalla terra, la conferma di presenze importanti di comunità organizzate e dotate anche di un livello di benessere elevato, evidenziato dalle tipologie costruttive dei resti e dallo studio delle aree di sedime, dalla variegata tipologia di utensili, dalla presenza di monete e quant’altro che possa essere elevato ad indicatore di una organizzazione sociale non primitiva. A maggior ragione Oppido Antica nella cui area a diverse profondità si individuano le tracce di una presenza organizzata iniziata in epoche lontanissime e protrattasi fino al sisma del 1783 che distruggendola quasi interamente, ne provocò - nonostante qualche sparuta residua presenza ricordata fino ai primi anni dell’800 - il definitivo abbandono e la riedificazione della nuova città nell’attuale area urbana. L’Area di Oppido Antica, nella quale il prof. Giuseppe Cutèri, dell’Università della Calabria con la sua equipe di Archeologi 6 anni orsono svolse una importantissima

La memoria storica della città

campagna di scavi, è la culla dove il culto dell’Annunziata sorse, si sviluppò e si radicò. Ad Oppido Antica, nonostante le presenza di olivi secolari in quella che fu l’area della Cattedrale si legge ad occhio nudo l’imponenza della struttura, e in ciò che resta della torre campanaria la sobria eleganza della sua architettura. E’ qui, in questo posto irreale dove fra il grigio delle fronde degli ulivi e - in questa stagione - il trillo di grilli e di cicale fra i muri a secco si legge la rete delle strade di ciottoli, i resti di una fonte con il lavatoio e poi più lontano si intravedono le tracce della calcara utilizzata per creare la malta con cui verosimilmente fu costruita la cattedrale e a poca distanza, silos interrati per il grano e i resti di un fortino di epoca normanna o aragonese - ancora pressochè intatto e che dovrebbe essere sottratto al degrado del tempo e all’incuria di chi lo possiede prima che sia troppo tardi, che la fede nella Madonna Annunziata: destinataria cioè dell’annuncio della maternità del Cristo e il culto per la Vergine prese corpo e vigore. Qui , ad Oppido Antica, era la sede vescovile, qui era il capitolo diocesano, qui vi era la congerie dei presbiteri e del laicato che operavano con i Vescovi e al loro servizio. Oppido antica, il fascino di una presenza millenaria di una Chiesa che assurge a elemento catalizzatore e qualificante. A pochi chilometri - ma forse in quelle epoche lontane - le distanze dovevano apparire più ampie e difficoltose, vi era Terranova Sappo Minulio: grande, popolosa, ricca di 48 fra chiese e conventi e politicamente potente sede ducale. A Nord Ovest, a distanza di poco superiore Seminara, roccaforte dei marchesi Spinelli e dopo la venuta di Carlo V centralmente politica in una dimensione ultraterritoriale. Ancora più distante, verso Est la Piana di Santo Martino e il suo Castello che dominava la via fluviale dell’odierno Marro e nel cui territorio francesi e spagnoli diedero vita ad una battaglia epica per il controllo del Bruzio. Ciononostante mai, storicamente la sede vescovile mamertina apparve (quantomeno le nostre fonti non ne fanno menzione) messa in discussione. Oppido, al centro di queste vicende che hanno segnato la storia dei calabresi rimaneva autorevolmente distinta: entità urbana religiosamente vocata nel nome della Vergine Annunziata o - forse è più corretto - dell’Annunciazione di Maria: evento su cui fonda uno dei dogmi più importanti della cristianità: l’Immacolata Concezione. Oppido nel lungo arco del Medioevo cresceva in una dimensione di autorevolezza spirituale che da la conferma di quanto la devozione a Maria fosse fatto sentito e condiviso non solo fra il popolo mamertino ma nell’intero territorio di quel bruzio poi definito “Calabria ulterior”. Per questo la prosecuzione del culto come oggi avviene da la conferma che la memoria storica della Calabria e la spiritualità dei calabresi non è stata cancellata dai terremoti, ne potrà mai esserlo dai ricorrenti luoghi comuni fonti di recenti equivoci e strumentalizzazioni e che nel caso di Oppido - vedono l’Annunciazione, messaggio di salvezza che porta al Natale e poi alla Pasqua di Resurrezione diventare elemento caratterizzante e qualificante per l’intera collettività. Oppido Antica: il Fortino e i resti della Cattedrale

Editoriale

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Nelle foto: Immagini della Festa di varie epoche

di Sac. Letterio Festa Delegato vescovile per la Cattedrale Rettore del Santuario

Il culto dell’Annunziata nella Chiesa universale La festa dell’Annunziata è la celebrazione che il 25 marzo commemora l’annuncio dell’Angelo alla Vergine Maria che sta per diventare la Madre di Gesù Cristo, secondo quanto ci è raccontato nel Vangelo di Luca (Lc 1, 26-38). Dell’esistenza di questa festa non si ha notizia prima del Concilio di Toledo del 656, quando i Padri conciliari fecero notare il problema della celebrazione di tale ricorrenza in tempo di quaresima. In quella circostanza, Sant’Ildefonso di Toledo (607-667), che morì una decina di anni dopo il Concilio, compose una Messa per l’Annunciazione che doveva essere celebrata il 18 dicembre. Al Concilio di Costantinopoli IV, il così detto Concilio “Trullano” o Concilio “Quinisesto”, nel 691, fu dichiarato che la festa dell’Annunciazione si sarebbe potuta celebrare il 25 marzo malgrado cadesse dentro il tempo quaresimale. Nello stesso periodo si riscontra la prima testimonianza della festa celebrata a Roma secondo quanto attesta il famoso “Liber Pontificalis” di Papa Sergio I (687-701). Sempre dagli atti del Concilio di Toledo si evidenzia che, a partire dalla metà del VII secolo, la festa veniva già celebrata anche lontano dalla Spagna, ma ci sono ancora seri dubbi circa la sua origine e la data precisa della ricorrenza. In genere, si ritiene che la festa risalga al IV secolo e che venisse celebrata a Betlemme, nella Basilica costruita sul luogo dove tradizionalmente si credeva fosse avvenuta l’Annunciazione. Ma è dall’VIII secolo in poi che la celebrazione divenne largamente diffusa. La data della ricorrenza fu stabilita al 25 marzo, chiaramente nove mesi prima di quella del Natale, fissata al 25 dicembre fra il 325 e il 354. La festa dell’Annunciazione, originariamente, era quindi una festa in onore di Cristo e del suo Concepimento più che una festa di Maria: quando venne istituita a Roma prese infatti il nome di “Annunciazione del Signore”. Fu comunque osservata come una festività mariana, “l’Annunziata”, appunto, per oltre mille anni fino a che, con la riforma del Calendario Liturgico seguita, nel 1969, al Concilio Vaticano II (1962-1965), venne restituita al suo orientamento cristologico originale. Origini del culto dell’Annunziata in Oppido Mamertina e sviluppi nel secolo XVII Le più antiche testimonianze documentarie in nostro possesso fino ad oggi, ci par-

L'Annunziata nella storiografia lano di Oppido come antica Sede vescovile e Città mariana già a partire dall’XI secolo. Nel 1051, infatti, è attestata una Cattedrale intitolata alla “Thèotokos”, antichissimo e venerando Titolo mariano che si rifà al dogma della Divina maternità di Maria sancito dal Concilio di Efeso dell’anno 431. Nel secolo XIV, per indicare la forte spiritualità mariana della Diocesi, il vescovo Barnaba (1349-1351) volle essere rappresentato - nel suo sigillo per i documenti ufficiali - inginocchiato ai piedi della Vergine. Il culto della Madre di Dio, ad un certo punto, divenne devozione particolare verso il mistero dell’Annunciazione di Maria, che comprende in se stesso quello dell’Incarnazione del Verbo. In un testo della seconda metà del XVI secolo, si parla di un altare laterale “privilegiato” dedicato all’Annunziata nella Cattedrale oppidese. Nel 1596 il Vescovo Andrea Canuto (1583-1605) affermava che la Chiesa oppidese si trovava sotto la protezione della Vergine Annunziata, mentre il suo successore Giovanni Battista Montano (1632-1662), ottenne il permesso di celebrare solennemente la festa del 25 marzo, giorno nel quale si svolgeva già da tempo una fiera, secondo quanto attestato dal notaio Zerbo nel 1625. In questo periodo, la data del 25 marzo veniva considerata come il termine di riferimento per la redazione dei contratti di compravendita. Lo stesso Vescovo Montano provvide ad alcuni importanti lavori nella Cappella mariana della sua Cattedrale e alla significativa istituzione di un legato per la fondazione di una Biblioteca in Oppido sotto il titolo di Maria SS. Annunziata. Questi provvedimenti diedero notevole slancio al nostro culto e al moltiplicarsi di atti di devozione da parte dei sempre più numerosi fedeli. Qualche tempo dopo, il vescovo Bisanzio Fili (1698-1707) fece trasferire l’antichissima icona dell’Annunziata dalla cappella laterale all’altare maggiore, dall’alto del quale veniva mostrata nel giorno della festa e in occasione di pubbliche calamità, mentre nel resto dell’anno rimaneva nascosta da un finissimo velo di seta. A far da cornice al venerando quadro furono poste due coppie di colonne in marmo rosso di Francia che fanno ancora oggi parte dell’arredo architettonico della Cattedrale oppidese. Altri arredi furono aggiunti negli anni successivi da parte dei diversi Vescovi, in particolare si ricorda l’opera di Mons. Giuseppe Maria Perrimezzi (1714-1734) che dotò la Cappella di sontuosi parati, preziosi

arredi sacri e artistici reliquiari. Anche il Capitolo Cattedrale si prodigò sempre instancabilmente alla diffusione del culto della Vergine Annunziata e il Clero diocesano prestava il suo pubblico atto di obbedienza al Vescovo in occasione dei festeggiamenti del 25 marzo. Nella stessa ricorrenza, data la solennità del giorno, cadevano anche le rigide leggi della clausura esistenti nel monastero femminile della Città antica ed alle monache veniva concesso di uscire dal convento per accedere alla Cattedrale per far visita all’effigie della Madonna. La festa di Maria SS. Annunziata in settembre e poi in agosto Sin dai tempi più antichi si era soliti celebrare in Oppido una festa mariana in occasione della Solennità del Nome di Maria (2 settembre), resa possibile da una pubblica raccolta di denaro gestita dalla Congrega della Vergine e, successivamente, celebrata nella Domenica tra l’Ottava della Natività di Maria (8 settembre). La nascita di una seconda festa legata al mese di settembre fu dovuta anche ad un evento miracoloso accaduto nel 1743. Infuriava, in quell’anno, una terribile pestilenza che non mancò di iniziare anche in Oppido la sua opera di morte. Uno dei monatti, incaricati del trasporto delle salme verso la sepoltura, nell’atto di deporre sul suo carro il corpo della terza delle tre vittime oppidesi del morbo, volgendo lo sguardo ad una immagine dell’Annunziata, implorò: “Fa che sia l’ultima!”. A questa semplice ma fiduciosa preghiera, una delle ruote del carro si staccò, rotolando verso la Cattedrale e segnando la fine della mortale epidemia. La ruota del miracolo fu conservata sospesa ad una parete del Duomo fino al terremoto del 1783. Da quel momento, la ricorrenza settembrina assunse il carattere di “Festa del ringraziamento” subendo, però, nei decenni successivi, diversi “slittamenti” nella datazione: nel 1935, fu celebrata il 29 settembre; nel 1956, il 30 di settembre a conclusione del Congresso Catechistico Diocesano indetto dal Vescovo Maurzio Raspini (1953-1965); nel 1968, ebbe luogo il 15 settembre e nel 1970, il 13 settembre. Nel 1971 l’Arciprete Giuseppe Loria (1970-1983) anticipò i festeggiamenti al 29 agosto e, l’anno successivo, al 19 agosto. Da quel periodo la festa venne celebrata la prima domenica dopo l’Assunta, fino allo scorso anno 2013, quando l’attuale Vescovo Mons. Francesco Milito, la legò definitivamente alla Solennità del 15 agosto, una delle principali e


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più significative ricorrenze mariane dell’Anno liturgico della Chiesa cattolica. Il culto dell’Annunziata in Oppido tra il terremoto del 1783 e il terremoto del 1908 Il terribile terremoto del 5 febbraio 1783 distrusse, come è noto, l’antica Città di Oppido, che fu ricostruita su un nuovo sito, a qualche chilometro di distanza dal primitivo, in una località denominata “Tuba”. Il Vescovo Alessandro Tommasini (1791-1818) provvide subito alla costruzione di una Cattedrale, apprestando allo scopo dapprima una baracca e poi una chiesa in muratura, collocando in essa un quadro rappresentante la Vergine Annunziata che aveva fatto realizzare dall’artista messinese Giuseppe Crestadoro (17251808), in sostituzione della vetusta Icona dispersa tra le macerie del sisma. Sarà il Vescovo Francesco Maria Coppola (1822-1851) a volere una nuova e più dignitosa Cattedrale, realizzata tra il 1841 e il 1844, dove la Vergine Annunziata occupò il posto d’onore sull’Altare maggiore, sempre incorniciata dalle quattro colonne in marmo rosso di Francia. Lo stesso presule volle anche una statua processionale della Madonna che fu realizzata dallo scultore napoletano Arcangelo Testa, in sostituzione di una più piccola precedentemente commissionata dal nobile Marcello Grillo e, a sua volta, realizzata ad imitazione di un più antico simulacro argenteo dovuto al Vescovo Perrimezzi. L’arrivo della nuova effigie segnò un nuovo slancio nella devozione del popolo favorita dai Vescovi e dagli Arcipreti della Cattedrale, primo fra tutti il Canonico Giovanni Sposato (1898-1919) che programmò tutto il suo lavoro parrocchiale facendo perno sulla devozione popolare per l’Annunziata, attribuendo al suo materno patrocinio numerosi eventi miracolosi e provvedendo alla realizzazione di un solenne fercolo processionale e di un imponente armadio-cappella per la custodia del simulacro. Nuove, terribili scosse di terremoto, culminanti nel sisma del 28 dicembre 1908, distrussero la Cattedrale già ingrandita e rimaneggiata dal Vescovo Antonio Maria Curcio (1875-1898) e la statua dell’Annunziata dovette essere trasferita, sempre custodita nel suo armadio-cappella sopravvissuto ai crolli, in una provvisoria chiesa baracca. Il culto della Vergine Annunziata ai nostri giorni Il 24 marzo 1935 l’Arcivescovo di Reggio Calabria Mons. Carmelo Puja (19271937); il Vescovo di Gerace Mons. Giovanni Battista Chiappe (1922-1951); il Vescovo di Tropea Mons. Felice Cribellati (1921-1952); il Vescovo di Mileto, Mons. Paolo Albera (1924-1943) e il Vescovo diocesano Mons. Nicola Colangelo (1932-1935), consacravano la nuova e maestosa Cattedrale, all’interno della quale il Capitolo dispose la costruzione di un’apposita Cappella per la custodia dell’effige dell’Annunziata. L’artistico luogo di culto fu decorato dal Maestro Diego Grillo (1878-1963), nel 1950, per iniziativa del Vescovo Mons. Nicola Canino (1937-1951). Ulteriori e preziosi lavori di decorazione della stessa cappella furono attuati tra il 1999 e il 2000 dall’Arciprete Mons. Francesco Zappia che arricchì il luogo sacro con le belle opere della pittrice oppidese Concetta Mazzullo, rappresentanti i Misteri Gaudiosi; le lumi-

nose vetrate del Maestro deliese Leo Sergi e gli artistici fregi in gesso posti in opera da Antonio Geraci e decorati in foglia d’oro da Vincenzo Vorluni. Il 15 agosto 2013, il Vescovo Francesco Milito, per dare ulteriore e nuovo slancio alla devozione popolare per la Vergine Annunziata, Patrona della Città e Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, ha arricchito la chiesa Cattedrale con il titolo di “Santuario Diocesano di Maria SS. Annunziata”, offrendo alla Vergine, a suggello dello storico evento, il significativo e simbolico dono di una rosa e di un proiettile d’oro e accendendo una lampada che arde dinnanzi al prezioso simulacro, alimentata dall’olio offerto a turno dai vari Comuni della Diocesi. Allo stesso scopo, il 5 novembre dello stesso anno, il Santuario è stato gemellato con la Basilica dell’Annunciazione di Nazareth di Galilea. A ricordo di questi storici eventi, il 25 marzo scorso, sono state poste nell’atrio d’ingresso della Cattedrale due artistiche lapidi marmoree, una delle quali contiene una pietra proveniente dalla Santa Casa di Nazareth donata, in occasione del Gemellaggio, dal Custode di Terra Santa Padre Pierbattista Pizzaballa OFM. Nella stessa data, sono state poste, nella restaurata Sala Vescovile della Comunità, situata sul fianco sinistro della Cattedrale, due tele raffiguranti il miracolo del 1743 e la Festa del ringraziamento, opera dell’artista Adalgisa D’Ortona di Reggio Calabria. Prospettive per il futuro La riscoperta dei fondamenti storici di questo venerabile culto, ci permetterà di accostarci al fenomeno in maniera non riduttiva, in modo da rendere queste manifestazioni

della nostra antica Tradizione un’espressione, ancora viva e valida, della nostra antichissima Fede cristiana, cattolica e mariana. Il Santo Papa Giovanni Paolo II (19782005), a questo proposito, ci ha esortati a non cadere nell’errore «di annettere a tali espressioni dello spirito un senso solo antropologico o sociologico di sub cultura, escludendo e ignorando il contenuto genuinamente religioso, in conseguenza di schemi pregiudiziali. Al contrario, si tratta spesso di momenti di religiosa pienezza in cui l’uomo recupera un’identità perduta o frantumata, ritrovando le proprie vere radici». Sempre seguendo questa linea profetica di pensiero, scriveva il mio indimenticabile maestro e predecessore alla guida dell’Archivio Storico Diocesano, don Santo Rullo: «Il motivo che spinge la Chiesa al rispetto della pietà popolare è dato dal nesso di relazione ch’essa possiede con il Mistero dell’Incarnazione, il mistero dell’assunzione della natura umana da parte del Verbo fatto Uomo. Questo Mistero, vicino all’uomo e combattuto presuntuosamente in ogni epoca dalle varie teorie intellettualistiche, dagli Gnostici del primo secolo agli Immanentisti del ventesimo secolo, nobilita la natura umana e la eleva facendola compartecipe della natura divina. Questo Mistero libera l’umana natura dalle leggi limitative e dai condizionamenti della creazione e le infonde un soffio di purezza che la rende capace di accogliere e condividere le leggi della natura divina, a somiglianza di quanto avviene nella Incarnazione nella quale la natura divina accolse e si unì alla natura umana. La pietà devozionale, con le sue varie forme ed esercizi, rende idonea la natura umana a unirsi alla natura divina, per essere “consorte della divina natura” (2 Pt 1, 4). Per questo la Chiesa rispetta e sostiene la religiosità popolare». La condizione irrinunciabile affinché questo avvenga è, però, quella che, a fondamento stabile di questa pietà popolare, ci sia «una Fede adulta, matura, gioiosa», come ha recentemente affermato il nostro Vescovo. Senza questa Fede veramente “adulta” tutto sarebbe solo folklore, soggetto, purtroppo, a elementi contraddittori e contrastanti la Fede vera; un folklore privo di legami logici e plausibili con la natura del Mistero celebrato. Riscopriamo, allora, senza mai stancarci, le radici profondamente cristiane, cattoliche e mariane della nostra cultura e sentiamoci sempre di più - come amava dire il nostro amato, antico Vescovo Mons. Nicola Canino - «famiglia dell’Annunziata», ricordando e celebrando quanto Ella «volle e fece. Volle con amore di Madre e fece con munificenza di Regina».


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La storia della Statua della Madonna dell'Annunziata di Rocco Liberti

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l simulacro della Vergine Annunziata, che si custodisce nella Cattedrale oppidese e che per ben due volte l'anno: a marzo e a settembre, è meta costante di pellegrini giunti da ogni dove, ha compiuto quest’anno il 173° dalla sua genesi, avendo fatto precisamente il solenne ingresso in città il 24 marzo del 1841. La leggiadra opera lignea, restaurata negli anni ‘80 dall’eufemiese Graziadei Tripodi su interessamento del parroco Arc. Francesco Zappia, era stata commissionata l’anno prima dal vescovo Coppola ad un artista d’eccezione: il napoletano Arcangelo Testa, alla cui arte nel 1837 si doveva già la Madonna delle Grazie di Tresilico e pure la Madonna Pastorella di Piminoro. Veramente significativo ed attraente quel gruppo scultoreo, anch’esso in belle forme policrome, che presenta l’Arcangelo Raffaele in atto di mostrare un pesce a Tobiolo, che abbiamo avuto modo di ammirare sull’altare di San Fedele nel duomo di Amalfi, Narrano le cronache che l’insieme di Madonna ed Arcangelo Gabriele giunse via mare con un bastimento sino alla marina di Gioia, località nella quale convenne ad accoglierlo una buona parte della popolazione oppidese con tutto il corteggio di Vescovo, canonici del Capitolo, seminaristi ed autorità civili e militari , compresa la

Guardia Urbana, che all’epoca era forte di 200 uomini. Pervenuti in contrada Pileri, quindi poco prima di entrare in città, il presule provvide a benedire l’atteso simulacro, nel mentre dalla folla assiepata dappertutto si alzavano grida festose, si agitavano rami d’ulivo, palme e bandiere, Il suono della banda era coperto dal crepitio dei mortaretti e per l’aria si diffondeva giulivo lo scampanio delle chiese cittadine e dei paesi vicini. La sacra effigie venne subito sistemata sotto un baldacchino di damasco rosso e così rimase fino al 1879, quando il Comune ordinò a Michele Barillaro da Radicena, un trono in legno la cui doratura fu affidata a tal Piccolo di Reggio. La venerazione verso “l’Annunziata” ha avuto origine sicuramente con l’istituzione della diocesi e, cioè, in periodo bizantino, allorquando la Cattedrale risultava già consacrata alla gran Madre di Dio, alla “Theotokòs” per intenderci. Scrisse il padre Fiore nel 1691 che all’epoca si venerava a Oppido un’”Immagine miracolosa” della Madonna Annunziata, che si usava mostrare senza velo soltanto il 25 marzo di ogni anno ed “in tempo di qualche gravissima urgenza”, quindi in periodo di pubbliche calamità. Un tale svelamento rappresentava un momento particolare per gli abitanti della città e diocesi. Riferisce l’arciprete Sposato, riprendendo il tutto dalla viva voce

del popolo, che nel frangente si vivevano attimi d’indicibile commozione e solennità e che nella Cattedrale assicurava la sua presenza una numerosa folla e, in abito da cerimonia, tutto il clero, sia quello secolare che regolare. Nell’atto annunciavano l’avvenuta operazione i rintocchi delle campane delle sette chiese e gli spari delle artiglierie del castello. Al suono dei sacri bronzi ed al rumore delle armi gli ammalati impossibilitati a recarsi in chiesa si segnavano pìamente e si volgevano fidenti alla preghiera, mentre coloro ch’erano sorpresi ancora sulla via del ritorno a casa si mettevano col viso a terra. Cosi agivano pure i viaggiatori, i quali non esitavano a scendere da cavallo ed a genuflettersi. L’esistenza dell’antica e devota immagine, che risultava di grande venerazione presso il popolo, é sancita comunque nella Relatio ad Limina del 1634 dovuta a Mons. Montano ed il particolare che tutti si mettevano in ginocchio tanto al mattino che a mezzogiorno ed a vespero “ad signum salutationis Angelìcae” é rilevato da Mon. Perrimezzi nel sinodo celebrato nel 1726. Per tradizione si credette sempre autore del portentoso dipinto certo Luca, un pittore oriundo di Costantinopoli vissuto in Calabria nel secolo XII, al quale si dovrebbe pure l’effigie della Madonna dell’ltria di Gerace, ma i documenti nulla riferiscono in merito. Dopo il sisma del 1783, che distrusse l’Antica Oppido, il paese fu ricostruito in zona più tranquilla e sicura; il nobile Marcello Grillo, uno di coloro che più s’impegnarono nella nuova fondazione, volle dotare Oppido, che ormai era privo di qualsiasi simulacro, di un gruppo ligneo rappresentante la celeste Patrona e l’Angelo annunziatore, che ordinò simile a quello a suo tempo regalato dal Perrimezzi. Tale, subito offerto al culto, fu portato nelle rituali processioni fino all’arrivo della statua del Testa, e, a detta dello Sposato, fino al 190l veniva custodito nella chiesetta del Cuore di Gesù, di iuspatronato della famiglia Grillo. Quasi certamente, si tratta della stessa scultura, che a tutt'oggi si conserva nella Chiesa dell’ Oratorio. Dal canto suo, il primo vescovo della nuova Oppido, Mons. Tommasini, si ricordò anche lui dell’Annunziata e lo fece commissionando un quadro ad un pittore


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L'annunciazione in una stampa d'epoca

che all’epoca era assai in voga a Messina, Giuseppe Crestadoro. L’ennesima immagine prese posto sull’altare maggiore e, come la più vetusta, fu assoggettata allo svelamento, rito che non venne proseguito con l'inaugurazione della nuova Cattedrale ad opera del Coppola. Il lavoro del Crestadoro, deturpato malamente a motivo del sisma del 1908 e buttato di qua e di là frammezzo ad altre cianfrusaglie, oggi non è più reperibile. Non sappiamo quando, come e perché il culto verso la Madonna Annunziata abbia preso il sopravvento su quello dell’Assunta, la vera titolare della Cattedrale, ma certo esso, come ci rivelano i documenti, si andò affermando assai per tempo e gradualmente. Nel 1582 l’altare dell’Annunciazione, lo si afferma in un atto vaticano, non era il maggiore della Cattedrale, ma il papa, con suo ordine, lo dichiarava “privilegiato” e nel 1606 concedeva agli associati di un’omonima confraternita indulgenze da usufruirsi in occasione delle festività dell’Annunciazione stessa, della Purificazione, della natività e dell’Assunzione. Il vescovo Canuto scriveva una prima volta nel 1596 che la Chiesa di Oppido si trovava sotto l’invocazione della Beatissima Vergine Maria Annunziata, mentre una seconda, nel 1603, dichiarava che la Cattedrale, antica e consacrata a nuovo culto, era stata per suo interessamento restaurata egregiamente. Una tale affermazione rende l’idea di come, all’epoca, la venerazione verso l’Annunziata fosse piuttosto in auge. Lo conferma un atto notarile del 1616. Con questo il nobile Marco Antonio

Riganati “ donava alla “chiesa seu cappella dell’Annunziata” alcune “Robbe, et in spetie alcuni beni stabili” per aver ricevuto da quella sua protettrice “tante, e diverse gratìe”. Più alta risuonò la fama dell’Annunziata di Oppido sicuramente dopo il 1743, anno cui si sarebbe evidenziato il noto miracolo che è all’origine della duplicazione della festività in suo onore alla prima domenica di settembre dopo la Natività (da alcuni anni è stata anticipata al mese di agosto per dar modo ai tanti emigranti di assistervi). Narrano le cronache che, infierendo la peste nelle terre del regno di Napoli, il morbo abbia attecchito anche ad Oppido, dove avrebbe fatto tre vittime. Il monatto Demana, che recava sulla carretta la terza di esse, ad un certo punto si rivolse alla Madonna pregandoLa di far sì che quella fosse l’ultima. D’un subito si stacca una ruota del veicolo senza apparente ragione e va rotolando sino a finire sui gradini della Cattedrale ove il quadro miracoloso si trovava già esposto per la pubblica calamità che si andava vivendo. Dopo quell’insolito evento non si ebbero più a lamentare decessi per la crudele epidemia e l’Università, per gratitudine, si fece carico di una seconda festività da offrire a Chi tanto aveva operato per la salvezza della comunità. A ricordo venne elevata un’edicola votiva, che, danneggiata vistosamente dal terremoto del 1783, fu rifatta in tempi successivi. È quella stessa che ancora oggi si può notare fra gli antichi ruderi nei pressi della cosiddetta “porta di sopra”. La Madonna fu invocata, con eccellenti risultati, pure in epoca moderna da chi ne ha avuto bisogno, tanto che le grazie ch’Ella avrebbe concesso proprio non si sarebbero contate. Nel 1901 l’arciprete Sposato s’incaricò di riportare in un libretto intitolato appunto “Culto e grazie di Maria S.ma Annunziata Gloriosa Protettrice della Città e diocesi di Oppido Mamertina” parecchi episodi al centro dei quali si ritrova una guarigione o l’esaudimento di un desiderio, insperati prima del ricorso a Maria. Di quanto fosse importante e vincolante per le autorità diocesane la festa dell’Annunziata é prova nei reiterati ordini rivolti al clero della circoscrizione al fine di assicurare la loro presenza a Oppido ad ogni 24 marzo. Tra i tanti, abbiamo scelto quello che il 22 marzo 1836 vergò il Pro Vicario Generale Giuseppe Maria Grillo e che riportiamo di seguito: “ Ai Parrochi della Diocesi Scrive la presente per ricordare il dovere c’hanno di recarsi personalmente in questa Chiesa Cattedrale il giorno 24 del corrente alle ore 21 per portare l’ubbidienza al n.ro Ill.mo, R.mo Monsignore. Nell’intelligenza, che mancandosi da qualcheduno, il che non ci auguriamo, all’esecuzione di tal dovere sarà punito, e multato secondo i canoni, e le costituzioni Sinodali di questa Diocesi”.


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Tra fede e storia

Le cerimonie religiose di Francesca Carpinelli

Momenti delle celebrazioni e della Processione del Marzo 2014

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a storia di fede di Oppido Mamertina trova linfa vitale nel culto a Maria Santissima Annunziata, augusta patrona della città e della Diocesi di Oppido-Palmi. Anche quest’anno, il popolo ha partecipato numeroso e commosso all’appuntamento religioso del 25 Marzo e si è radunato nella Cattedrale-Santuario “Maria Santissima Annunziata” di Oppido Mamertina per assistere alla celebrazione eucaristica della solennità dell’Annunciazione. La cerimonia religiosa, presieduta dal vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi Monsignor Francesco Milito e animata dal Coro Polifonico “Maria Santissima Annunziata” diretto dal maestro Doesca Carpinelli menica Verduci, è stato segnato da due momenti particolarmente significativi.

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Il primo, all’offertorio, con l’inizio della tradizione dell’offerta della lampada trifiamma che arderà perennemente sulla Mensa dell’Altare dell’Annunziata quasi come permanente veglia di preghiera che, a turno, i nostri paesi vogliono vivere dinanzi alla Madre di

Dio e della Chiesa. Il secondo, alla fine della Santa Messa, con lo scoprimento di due lapidi commemorative relative all’erezione del Santuario in Cattedrale e al gemellaggio con la Basilica dell’Annunciazione di Nazareth. E proprio al legame spirituale instauratosi

a storia di fede di Oppido Maova linfa viulto a Maria Annunziata, atrona della la Diocesi di lmi. Anche , il popolo ha numeroso e all’appuntagioso del 25 i è radunato drale-Santuaa Santissima a” di Oppido per assistere azione eucalla solennità unciazione. nia religiosa, dal vescovo esi di Oppidonsignor Franto e animata Polifonico ntissima Andiretto dal maestro Domenica Verduci, è stato segnato da due momenti particolarmente significativi. Il primo, all’offertorio, o della tradizione dell’offerta della lampada trifiamma che arderà perennemente sulla Mensa dell’Altare dell’Annunziata quarmanente veglia di preghiera che, a turno, i nostri paesi vogliono vivere dinanzi alla Madre di Dio e della Chiesa. Il secondo, lla Santa Messa, con lo scoprimento di due lapidi commemorative relative all’erezione del Santuario in Cattedrale e al gemel-


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con la terra della cristianità, Monsignor Milito ha fatto preciso riferimento nel corso della sua toccante omelia. “Da oggi Nazareth è anche qui: Tu, in questa casa, Madre delle nostre Chiese; Noi nella tua Casa, Madre di tutte le Chiese. Permettici di trovarvi stabile, indisturbata dimora-ha affermato il pastore della Diocesi di Oppido-Palmi Monsignor Francesco Milito-per gustare negli anni gli inestimabili messaggi che solo il silenzio in preghiera riesce a percepire nel soffio lieve dello Spirito e il tepore di un cuore in ascolto.” Al termine della funzione religiosa, i portatori hanno preso in spalla la Madonna e l’hanno portata per le vie del paese, seguendo il tipico itinerario della festa di Marzo, al ritmo della musica della Banda Municipale “Francesco Cilea” diretta dal maestro Stefano Calderone. L’orante corteo, formato dal clero, dai fedeli e da una parata di autorità civili e militari, ha meditato sui misteri del Santo Rosario, chiedendo, nel silenzio del proprio cuore, l’intercessione della Vergine Annunziata per ottenere grazie e favori celesti. Al rientro nella Cattedrale-Santuario, Sua Eccellenza Francesco Milito ha rivolto un saluto speciale ai portatori e a tutti i presenti e ha voluto salutare la Madonna con la recita dell’Ave Maria. Il gruppo scultoreo, realizzato dall’artista napoletano Arcangelo Testa, emblema della pietà popolare oppidese, è stato

esposto alla venerazione dei fedeli fino al 30 Marzo. I tanti devoti di Maria Santissima Annunziata hanno così avuto la possibilità di vivere una settimana all’insegna della spiritualità, pregando dinanzi al simulacro della Vergine e affidandosi alla sua materna protezione. La sacra effigie della patrona di Oppido Mamertina e dell’intera Diocesi ha fatto ritorno nella sua Cappella e da lì continuerà a vegliare sul suo popolo, un popolo in cammino che fa della sua devozione a Maria Santissima Annunziata, il punto di forza della sua antica e bellissima storia religiosa.


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L'Annunziata per le vie della cittĂ


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Speciale Festa e Fiera dell'Annunziata di Oppido Mamertina - Supplemento al n° 23 del Corriere della Piana


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AICol

ENTel

ALS

FEDER.Agri

CAA

Federazione Pensionati M.C.L.

CAF

PATRONATO SIAS

CEFA Ong

SNAP

Centro Europeo di Formazione Agraria

Sindacato Nazionale Autonomo Pensionati

EFAL

Ufficio zonale: Via Benedetto Croce, 1 Taurianova - info: 347.6954218

Associazione Intersettoriale Cooperative Lavoratori

Associazione Lavoratori Stranieri

Centro Assistenza Agricola

Centro Assistenza Fiscale

Ente Formazione Addestramento Lavoratori

Ente Nazionale Tempo Libero

Federazione Nazionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura

Servizio Italiano Assistenza Sociale


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Il taglio del nastro per l'apertura della Fiera


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La tradizionale Fiera dell’Annunziata nella Oppido ottocentesca di Antonio Roselli "Appunti di storia Oppidese" da www.oppidomamertina.com

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a data del 25 marzo di ogni anno, nei tempi e nella storia di Oppido Mamertina, ha sempre indicato un giorno di celebrazione festiva e filiale che, il popolo oppidese ha dedicato con devozione alla sua divina Patrona , Maria Santissima Annunziata. Dopo il terribile terremoto del 5 febbraio 1783 , che distrusse l’antica città di Oppido, collocata sull’altopiano delle Melle e che fu teatro di distruzione e di morte, il culto primitivo che legava la cittadina con la sua eterna patrona, sopravvisse e si ripropose nel nuovo centro. La nuova città venne rifabbricata nei campi della Tuba e i superstiti trovarono abitazione in delle baracche progettate dagli architetti Winspeare e La Vega e venne creato un edificio sacro in muratura dove oggi si trova la chiesa Abbazia che facesse le veci di cattedrale. Con la costruzione della nuova cattedrale ,nella nuova città, che, come si legge nello Status Ecclesiae et Diocesis Oppidensis del 1821 del vescovo IgnazioGeco fu intitolata alla Beata Vergine Annunciata , così si riadattò il culto e la solennizzazione della nostra patrona. Il 25 Marzo, nell’ottocento, indicava un giorno di grande festa che veniva identificato come Festa della Gratitudine per ringraziare la Patrona per un prodigioso avvenimento dovuto ad un miracolo svoltosi in un momento di pestilenza nella Oppido cinquecentesca. Solo in questo giorno l’Immagine miracolosa dipinta dal napoletano Cristadoro per volontà del vescovo Tommasini veniva esposta per essere sottoposta al culto e all’adorazione degli oppidesi, questo rito durò fino all’episcopato del vescovo Coppola (1822-1851). La solenne festa era rinomata in tutta la piana di Terranova per una grande e nota Fiera paesana che si svolgeva nei giorni 24,25 e 26 Marzo e dove accorrevano molti abitanti dei paese vicini. Nella raccolta delle leggi e dei decreti reali del regno di Napoli, compare un decreto datato il 4 ottobre 1834 dove si autorizza il comune di Oppido della prima Calabria Ulteriore a celebrare una fiera annuale ed un mercato nel sabato di ogni settimana, la fie-

ra annuale è sicuramente quella della comunemente chiamatada‘Nnunziata, dove in maniera sontuosa, si poteva godere di splendide illuminazioni nella piazza e nelle vie principali del paese consistenti in palloncini alla veneziana chiamati panierini, in ogni angolo della piazza e del paese si trovavano archi coperti di mirto e di oleandro; su dei piattelli in terracotta ,tenuti da un palo fissato sul terreno, si accendevano le luminarie fatte da fiammate in legno di abete detto deda, in ogni via si udiva il suono della tarantella, musiche eseguite dalle migliori orchestre delle città vicine e anche l’orchestra del teatro di Messina per mettere in opera le musiche del nostro concittadino Giuseppe Nunziato Muratori .La particolare Batteria che veniva attuata prima che l’immagine della Patrona entrasse in chiesa era composta da mortaretti in ferro disposti in fila lungo la piazza . La chiesa Cattedrale veniva riccamente decorata da fiori e ceri, nelle case intorno alla piazza e lungo tutto il corso, fiaccole appese spandevano tenue luce; si udivano rulli di tamburi, schiamazzi da parte di prestigiatori , di acrobati e in fine, ma non per ultimi, i ritmi ripetitivi della compagnia dei tamburini accompagnavano il lento andare dei tradizionali giganti in cartapesta. Ecco come ci descrive il cav. Francesco Saverio Grillo l’atmosfera che si viveva ad Oppido in quel giorno : “in quel giorno tutto era lieto e festoso;ed anche queste manifestazioni di giubilo erano ordinate ad ornare la Madre , sotto la cui egidia era posta la Citta tutta”. Durante la novena e il giorno della festa, veniva attuato un uso folcloristico che consisteva nel bruciare una grossa quantità di fascina che veniva messa ad ardere in una grande botte al centro della piazza, per ricordare la liberazione dalla pesta e indicava il momento cui veni-

vano fatti bruciare le vesti infette degli ammalati. Alla nostra fiera accorrevano commercianti e venditori di ogni genere mettendo in mostra : stoffe, argenteria, cristalli , articoli casalinghi, giocattoli e i rinomati dolci chiamati “nzuj” . Il prof. Vincenzo Frascà ci descrive minuziosamente ciò che avveniva tra i mercatini della fiera: “ in quella calca,le forosette, belle e brutte indossanti abiti serici di colori sgargianti, seguite dalle mamme e dagli ammiratori,si aggirano fra gli ossequi e gli omaggi rispettosi di tante persone sconosciute”. E, nelle annate piene,quando i soldi sono a disposizione dei più, accorrevano acquirenti da tutti i paesi circostanti a comprare l’oro occorrente per le prossime nozze e la tela necessaria al corredo e sopratutto a portare ceri e fiori alla Madonna in ringraziamento della ricca annata.

Immagini d'epoca della Festa


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di Vincenzo Vaticano da "web.i2000net.it"

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problemi che affliggono l’agricoltura e il suo possibile rilancio attraverso progetti e nuove politiche di sviluppo sono stati gli argomenti trattati durante un convegno, a Palazzo Grillo, che ha avuto come tema “Attività produttive connesse all’olivicoltura e viticoltura come fattore di sviluppo per la valorizzazione del territorio”. Un’incontro organizzato dall’associazione Aspromare e dal Comitato festa Maria SS. Annunziata con il patrocinio dell’Assessorato provinciale alle attività produttive e del Comune. L’inizio dei lavori è stato preceduto dall’apertura e dall’inaugurazione dell’area espositiva della “Fiera dell’Annunziata”, in programma per tre giorni con numerosi stands a disposizione dei visitatori. Coordinati dall’avv. Vincenzo Bar-

ca, i lavori sono iniziati con l’intervento del presidente dell’Amministrazione provinciale Giuseppe Raffa. «Occorre valorizzare i prodotti tipici locali - ha detto Raffa - perché con la loro specificità, costituiscono una delle poche risorse occupazionali di cui il territorio dispone». Un tema quello dei prodotti tipici ripreso, a vario titolo, da altri relatori come Pierfrancesco Multari dell’Associazione italiana sommeliers e Pietro Molinaro, presidente regionale della Coldiretti. A dare il benvenuto ai tanti intervenuti è stato, con un breve intervento, il sindaco Bruno Barillaro. Saluti ribaditi anche dal parroco don Benedetto Rustico, da Beniamino Pontoriero, presidente dell’associazione Aspromare e dal sindaco di Scido Giuseppe Zampogna, presidente del comitato “Città degli Ulivi”. Le specifiche e difficili condizioni in cui, attualmente, versa l’agricoltura e i possibili rimedi che potrebbero risollevarne le sorti sono stati prospettati, attraverso una minuziosa ed articolata disamina, dall’assessore provinciale alle Attività produttive Domenico Giannetta. Anche lui ha ravvisato la necessità di assumere iniziative finalizzate a far conoscere e promuovere il più possibile quei prodotti sani, frutto di una secolare e ineguagliabile tradizione artigianale e contadina « Abbiamo un patrimonio invidiabile - ha, detto, tra tante altre cose - che dobbiamo far fruttare per invertire il progressivo trend negativo in termini di sviluppo e occupazione che in atto caratterizza il nostro territorio».

di Toni Condello "Tauriamia"

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' stata una grande festa, sia religiosa che civile. La «Fiera dell'Annunziata» di Oppido Mamertina, l'annuale festa della Patrona della Diocesi, ha richiamato migliaia di persone provenienti anche da diversi paesi e città della Piana di Gioia Tauro. È durata tre giorni, dal 24 al 26 marzo, ed è stata ottimamente organizzata dall'Associazione «Aspromare» e dall'apposito Comitato Festa presieduto dal parroco della Cattedrale diocesana don Benedetto Rustico, e si è svolta con il patrocinio dell'Amministrazione comunale e della Provincia di Reggio Calabria, assessorato alle Attività produttive. Intenso programma sia religioso che civile. Il primo è culminato con una so-

lenne concelebrazione eucaristica del Presbiterio diocesano, seguita dalla tradizionale processione per le vie del paese con la bellissima statua di Maria SS. Annunziata, molto seguita dalla popolazione; il secondo è cominciato, a Palazzo Grillo, con il convegno «Attività produttive connesse all'Olivicoltura e Viticoltura come fattore di sviluppo per la valorizzazione del territorio». Quindi in piazza Umberto I c'è stata l'apertura degli stand, molti dei quali esponevano prodotti tipici agroalimentari locali e prodotti artigianali, e un originale torneo di Calcio Balilla organizzato dal «Mamerto Club». Torneo che ha avuto questi vincitori: I classificato: Salvatore Barbaro e Marco Mammone; II classificato: Antonio Zagari e Rocco Tedesco; III classificato Domenico Zanco e Graziano Cosoleto. Spettacolare e molto seguita l'esibizione improvvisata del Gruppo Folk «Nova Taranta» di Messignadi, «frazione di Oppido Mamertina», con la splendida esibizione di tarantella di un gruppo di ragazze e ragazzi. Il Gruppo Folk «Nova Taranta» è composto da giovani appassionati di tradizioni e folclore locali, che si esibisce, appunto, con un repertorio della tradizione calabrese, in particolare della tarantella. È composto da: Luigi Natale alla pepita, Santo Surace e Antonio Martino alle percussioni, Michele Brancati alla lira, Antonio De Francesco alla lira e all'organetto, Domenico Scullino, Vincenzo Caia, Francesco Grillo alle chitarre, Francesco Caia al Basso, Tina Scarcella e Giuseppe Barbaro cantanti.


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Il Sindaco Domenico Giannetta, Ass. prov. alle Attività Produttive illustra la De.Co. "Caprese Mamertina"

di Francesca Carpinelli

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La Caprese Mamertina presentata a Palazzo Grillo

’ con un convegno intitolato “De.co…dolci…e prodotti locali” che è stata presentata ufficialmente la nuova specialità del giovane pasticcere oppidese Carmelo Caratozzolo. Si chiama “Caprese Mamertina” ed ha tutti i requisiti per avere il marchio De.co perché è fatta con il 15% di olio extra vergine d’oliva e con il 5% di agrumi e rappresenta a pieno la realtà del territorio. E’ questo quello che è emerso nell’incontro tenutosi lo scorso 23 marzo nel Palazzo Grillo di Oppido Mamertina. La serata, moderata dal componente dell’Associazione “Aspromare” Domenico Francesco Riganò, ha avuto inizio con l’augurio del presidente provinciale della Coldiretti Francesco Saccà che ha auspicato che “questo prodotto di pasticceria sia indice di identificazione territoriale.” La parola è poi passata al presidente provinciale dell’APAR (Associazione Pasticceri Artigiani Reggini) Angelo Musolino che ha sottolineato che la loro missione è quella di “far conoscere tutta la pasticceria del territorio”. A seguire, l’imprenditore oleario Giuseppe Lombardo, ha evidenziato che “se riusciamo a valorizzare i nostri prodotti, riusciamo a farci conoscere anche fuori.” Dopo, i riflettori si sono

accesi sull’inventore della “Caprese Mamertina” Carmelo Caratozzolo che ha spiegato “l’importanza del fare pasticceria corretta e del buon uso dei prodotti della terra”. A concludere è stato l’assessore provinciale alle attività produttive Domenico Giannetta, sostenitore della proposta di attribuire il marchio De.co al dolce oppidese. “ Le istituzioni devono supportare chi mette le idee per valorizzare il territorio- ha asserito Giannetta- e questa creatura animata è una dolce realtà.” Ma come si dice? Prima il dovere e poi il piacere. E allora? La “Caprese Mamertina” è servita.


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Momenti della presentazione della "Caprese Mamertina" Foto: Giuseppe Daniele

di Francesca Carpinelli

Esprimere il territorio Delizie di Calabria

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sprimere il territorio con i sapori della sua terra: è questa la geniale idea avuta da Carmelo Caratozzolo, giovane pasticciere di Oppido Mamertina che, preparando la specialità “Caprese Mamertina”, ha saputo unire nel gusto i prodotti tipici locali. La sua torta, infatti, è composta dal 15% di olio extra vergine d’oliva e dal 5% di agrumi ma contiene anche mandorla, cioccolato bianco, fecola di patata, zucchero, uova e vaniglia in bacche. Questa “dolce” creazione è valsa al giovane e talentuoso Carmelo Caratozzolo la “nomination” per ottenere il marchio De.co (Denomi-

nazione Comunale d’Origine). A sostenere la “bontà” dell’invenzione è stato l’assessore provinciale alle attività produttive Domenico Giannetta. E il riconoscimento del marchio De.co potrebbe essere vicinissimo. Di certo, il consenso non manca. Anzi a giudicare dall’assaggio fatto nello stand allestito in Piazza Umberto I, la “Caprese Mamertina” ha già un alto indice di gradimento in termini di gusto. Un gusto particolare che, come ha spiegato lo stesso pasticciere Carmelo Caratozzolo, si adatta a tutti i tipi di palati e può essere assaporato anche dai celiaci. E per giunta a colazione, a pranzo o addirittura a cena. Nonostante

sia giovane, Carmelo Caratozzolo ha già fatto tanta strada nel mondo della pasticceria e ha sempre dato il meglio di sé nella preparazione dei suoi dolci, ma questa volta si è superato. E ha portato in tavola la “Caprese Mamertina”, una prelibatezza che, con gli odori e i sapori, rende onore alla sua terra. E questa è una vera gioia per il palato. Che altro dire? Provare per credere!

«Dolce bontà

Mamertina»


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Momenti della cerimonia nella Sala Vescovile restaurata

di Francesca Carpinelli

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ella significativa data del 25 Marzo, solennità dell’Annunciazione e festa di Maria Santissima Annunziata, augusta patrona di Oppido Mamertina e della Diocesi di OppidoPalmi, il vescovo Monsignor Francesco Milito ha inaugurato la Sala Vescovile della Comunità, procedendo al classico taglio del nastro insieme al presidente della provincia Giuseppe Raffa e al sindaco di Oppido Mamertina Bruno Barillaro. Questo gesto ufficiale ha segnato la “rinascita” della Sala Vescovile che aveva visto la luce negli anni ’40, sotto l’egida episcopale di Monsignor Nicola Canino, vescovo della nostra Diocesi dal 1937 al 1951. La struttura, attigua alla fiancata sinistra della Cattedrale di Oppido Mamertina, era stata decorata dal pittore Diego Grillo con temi di ispirazione catechetica ma, con il passar del tempo, aveva perso l’originaria

Inaugurazione sala vescovile funzione di luogo di ritrovo ricreativo e formativo e si era trasformato in deposito. Dopo anni di degrado, l’inizio di un nuovo corso nell’era Milito, l’inizio di una nuova vita per quello che è stato definito dallo stesso vescovo “un bene culturale ecclesiastico”. L’operazione di restyling, condotta con il sostegno della Diocesi e della Provincia di Reggio Calabria, è stata il frutto di un formidabile lavoro di squadra in cui tutti, dai tecnici alle maestranze, hanno dato il meglio di sé. La serata si è aperta con i saluti del Rettore del Santuario “Maria Santissima Annunziata” don Letterio Festa che ha definito la Sala Vescovile “uno strumento utile alla nuova evangelizzazione.” La parola è passata al sindaco Bruno Barillaro che dopo aver sottolineato “l’importanza dell’incontro” ha donato a Sua Eccellenza Francesco Milito, una targa in segno di gratitudine per un’opera dal grande risvolto sociale. A seguire,

il presidente della provincia Giuseppe Raffa ha sottolineato che “servono sempre più luoghi di aggregazione sociale e di crescita” e, affiancato dall’assessore provinciale Domenico Giannetta e dal vicepresidente del consiglio provinciale Giuseppe Saletta, ha consegnato a Monsignor Francesco Milito un “collage fotografico” dell’incoronazione della Madonna di San Procopio. L’artista Adalgisa D’Ortona ha presentato al pubblico le pale commemorative “Oppido e l’Annunziata” offerte dal Comune di Oppido Mamertina per abbellire ulteriormente l’antica e ricca decorazione della Sala Vescovile. L’ingegnere Paolo Marino, direttore dell’Ufficio Tecnico Diocesano e del Museo Diocesano d’Arte Sacra ha fatto un excursus storico-artistico per spiegare la parabola evolutiva della Sala Vescovile. La seconda parte, intitolata “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”, è stata all’insegna della

Il Vescovo taglia il nastro con il Presidente della Provincia Raffa e il sindaco del tempo Barillaro

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poesia e della musica. A tenere una “lectio Dantis” e a declamare la preghiera di San Bernardo alla Vergine contenuta nel XXXIII canto del Paradiso, è stato il professore Giovanni Sapia, preside emerito del Ginnasio-Liceo Classico “San Nilo” e direttore dell’Università Popolare di Rossano. All’omaggio in versi si è unito quello sul pentagramma del Gruppo da Camera dell’Associazione “Musica Insieme” di Gioia Tauro che, sotto le direttive del maestro Ferruccio Messinese, ha accompagnato in un concerto ad alto tasso emotivo, il Coro Polifonico “Gaudium et Spes” di Gioia Tauro e il Coro Polifonico “Maria Santissima Annunziata” di Oppido Mamertina, diretti

di Francesca Carpinelli

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n’altra protagonista della 3°edizione della Fiera dell’Annunziata di Oppido Mamertina è stata la musica. Le dolci note della musica leggera italiana sono riecheggiate nel concerto dei “Controvento”, la band di Piminoro, fresca di debutto sul palcoscenico. La 2° uscita ufficiale del gruppo è stata bagnata dalla pioggia ma baciata dal successo perché il pubblico ha apprezzato il viaggio canoro della nuova realtà musicale piminorese nel mondo della canzone italiana. E così i “Controvento”, il gruppo formato dai cantanti Maurizio Demasi e Celeste Timpano, dal tastierista Bruno Mammone, dal chitarri-

rispettivamente dai maestri Bartolomeo Piromalli e Domenica Verduci. A tirare le somme della serata è stato il vescovo Monsignor Francesco Milito. “ Questa Sala si chiama Sala Vescovile della Comunità: vescovile perché è stata l’anima, il desiderio, la passione di un vescovo a volerla come sala e- ha spiegato Sua Eccellenza Francesco Milito-della comunità perché appartiene a voi, a voi tutti fedeli e semplici cittadini: è realtà di Chiesa, realtà civile e nella comunità più mettiamo insieme le forze e meglio è”. Con queste ultime parole, Monsignor Francesco Milito ha voluto fare un appello alla generosità di potenziali possibili e futuri finanziatori perché i lavori di

questa sala civile non sono stati ancora ultimati. E c’è ancora molto da fare. Perché l’esecuzione completa del progetto prevede il restauro dei dipinti superiori e il tetto interno della Sala. Con l’aggiunta del riporto degli stemmi dei Vescovi di Oppido Mamertina che rappresenterà una novità assoluta, aperta a future integrazioni. Come in ogni cerimonia inaugurale che si rispetti, la serata si è conclusa con il taglio della torta, una torta che ritraeva Monsignor Nicola Canino e Monsignor Francesco Milito, due pastori accomunati dall’amore per il popolo che hanno saputo dare e ridare vita a una bellissima realtà sociale.

Manifestazioni canore "Controvento e Novataranta" sta Domenico Mammone, dal batterista Francesco Gangemi e dal bassista Giovanni Demasi è riuscito a far emozionare la platea di Piazza Regina Margherita. In una sorta di staffetta tra le band delle frazioni, il testimone è passato- anche se, con qualche giorno di ritardo rispetto al previsto, a causa delle avverse condizioni metereologiche- ai “Novataranta”, il gruppo etno-folk di Messignadi che, nell’attesa di presentare il nuovo album, continua il suo viaggio nel mondo della musica a suon di successi. A dominare la scena, gli ormai famosi Giuseppe Barbaro (voce e zampogna), Tina Scarcella (voce), Franco Caia(basso), Franco Grillo(voce,

chitarra battente e chitarra quatro), Luigi Natale (pipita e sax soprano), Vincenzo Caia (chitarra acustica e voce),Antonino De Francesco (organetto, lira e voce), Antonio Martino(cayon e percussioni), Michele Brancati(lira), Domenico Scullino (chitarra classica) e Santo Surace(batteria, tamburello e percussioni) che hanno fatto scatenare i fan con i suoni etnici della bellissima terra di Calabria. Dunque, a trionfare, ancora una volta, è stata la musica in tutte le sue sfumature, quella musica che è un potente strumento di aggregazione capace di suscitare emozioni nel mondo delle sette note.


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Frammenti di un giorno di festa


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