Cool_schrank - October09 issue

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fashion, art and culture magazine bike issue year 3 – n.16 october november 2009 Free i.p.



Premetto che io personalmente con l’oggetto bicicletta non ho molta dimestichezza. Potrei fingermi una provetta cicloamatrice, ma tutti quelli che mi conoscono e che di questo si stupiscono (e mi deridono) da almeno 20 anni, potrebbero non prendermi sul serio se iniziassi qui una dissertazione sulla vita pedalante. Lo lascio fare allora a un amico, Andrea Marcellino, che definisce la BMX un cucciolo: “L’ABC origine delle nostre chiacchierate e la BC, o meglio bici, nome completo bicicletta. L’origine delle nostre pedalate. La bici sposta silenziosamente persone dal carattere forte, dai polpacci tonici e con la fiducia nel bel tempo scritta in fronte.La bici costa ancora troppo poco per avere un posto degno di nota nella società dell’apparire. La bici è un feticcio sano, per questo è difficile da capire. Un sogno per il futuro: che mia figlia abbia il suo primo rapporto sessuale su una bicicletta. Due sogni: la bici senza lucchetto che si può guidare solo da ubriachi (in un mondo dove le forze dell’ordine non fermano il ciclista ma il ladro). Tre sogni: la bici domestica, organica, da compagnia, realizzata clonando ghepardi. Chi tocca la mia bici o è Chuck Norris o non sarà più. Molte bici sono meglio di Chuck Norris perché possono cambiare pur rimanendo le stesse. Il suo combustibile è l’uomo, carburante discendente dai fossili.” Sottoscrivo in pieno (forse solo per mia figlia ho altri sogni...). E non stupitevi se tra breve mi incrocerete su una pista ciclabile, in allegra compagnia del mio nuovo mezzo di trasporto, pedalando, pedalando, verso prospettive ancora inesplorate della vita su due ruote.


wardrobe

Die Sachen von Stefan Lantschner

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fashion

This used to be my playground

by Martina Jaider

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Portfolio

BMX

Everyone wants to ride a bicycle

by David Duzzi

by Patrick Taschler

Morris

by Sergio Racanti

Body Furnitures

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Backstage

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Bike Rides

by Laura Casagranda

spotlight

by Gian Luca Bartellone & Psychiatrisches Rehabilitationszentrum Grieserhof

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Fashion

Back in time by Philip Neufeldt

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Quattro ruote sono troppe

from Franco La Cecla

Think Tank

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Design

Als das Fahrrad aus dem Dschungel kam

by Norman Kietzmann

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address

Novum, die Radwerkstatt

by Kunigund Weissenegger

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something

Brompton: Libertà e indipenzenza

Burqing in the rain

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Fake design

Artur Messere

by Gabriele Crosato

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Beauty

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Outdoor

Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico

by Daniele Pezzimenti & Mattia Vasarin

Der Mythos der glatten RadlerBeine

by Patrick Taschler

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by Nicolò Degiorgis

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by Serena Osti

Una bici per ogni stato d'animo

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Books

La strada, che è stata nostra

by Dario Chiaravalli

worldwide

by Beatrice Olocco

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art

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Studio Maffei – La galleria con la valigia

by Anna Quinz

E stesero un velo sulla bicicletta

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art

FREeSHOUT 2009: Mosaik imaginärer Orte, konkreter oder erfundener Länder

by Kunigunde Weissenegger

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event

Azioni che contano più degli oggetti

Personalities by Serena Osti

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Poster

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Agenda by Alessia Cordisco Lookbook

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by DiedLastNight & Laura Casagranda travel

One day in East Los Angeles

by Natalia Bonifacci

publisher inside cooperativa sociale editor Margit Oberhammer creative Director Anna Quinz aquinz@schrank.it Art Directors Riccardo Olocco Daniele Zanoni Photo Director Alexander Erlacher aerlacher@schrank.it Graphic designer Martina Stizzoli editor in chief Kunigunde Weissenegger kWeissenegger@schrank.it editorial Assistant Nadja pugneth assistant@schrank.it Photographers martina jaider philip neufeldt authors laura casagranda dario chiaravalli alessia cordisco gabriele crosato serena osti patrick taschler english translators Laura casagranda laura fisichella Contributors natalia bonifacci franco la cecla martin ha norman kietzmann vanessa mazzon beatrice olocco daniele pezzimenti ilaria troiano mattia vasarin Special thanks annalisa baga cristina costa Alessio Genovese Lorenzo Giordano mauro mercatanti anna vittorio Print Tipolitografia Alcione Lavis (TN) reg. trib. Bz nr. 14/2007 del/vom 15.10.2007 paper POLYEDRA SERIMAX (100 gsm) typefaces Chwast Buffalo, philosophia, brevier and Gramma (in progress) info cool@schrank.it www.schrank.it Cover il viandante di Genova Maja Malina, 2008

Despite intensive research and best intentions, it was not possible in every case to establish all the rights holders. We ask holders of such rights who feel they have not been properly acknowledged to contact us.

INDEX + COLOPHON

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october november 2009 bike issue



WARDROBE

Die Sachen von Stefan Lantschner 8

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Photo Alexander Erlacher

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1 Hemd: Mein Lieblingshemd und ein Markenzeichen von

4 Schuhe: Jene der Nike Extremsportlinie 6.0 sind meine

8 Zeitung:
Das sind das letzte Cover und die letzte

mir. Eignet sich bestens für die Übergangszeit: Bei kaltem Wetter bleibt es geschlossen; wenn mir durch das Fahren warm wird, trage ich es offen.

liebsten – was Aussehen und Grip für die Pedale betrifft.

Werbung, die von mir erschienen sind – hoffe auf noch viele weitere! Haha!

5 Beanie: Perfekt nach dem Fahren in kalten Monaten und

6 Pumpe und Flickzeug: Ein Muss für jeden BMX-Fahrer,

3 T-Shirt: Aitken ist einer meiner Lieblingsfahrer; er hat

7 Sonnenbrille: Vor drei Jahren habe ich mir in Portugal

sich vor einem Jahr schwer verletzt und der Erlös vom T-Shirt-Verkauf wird für seine Rehabilitation verwendet. Es geht ihm schon besser, ich trage es trotzdem noch, da er eine BMX-Legende ist – Aitken forever!

eine alte Ray Ban Wayfarer gekauft und wurde dafür anfangs ausgelacht. Mittlerweile haben sie viele. Um ein bisschen anders auszusehen, habe ich mich für die Carhartt-Brille entschieden.

damit keine Session zu schnell beendet wird.

Stefan Lantschner aus Steinegg in Südtirol ist 25 Jahre alt und seit drei Jahren BMX Profi-Fahrer. Schon als kleiner Junge hat er mit dem BMX fahren begonnen und es ist bis heute seine Leidenschaft geblieben. BMX Freestyle hat er vor zehn Jahren entdeckt.

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besonders. Hört sich jetzt dirty an – aber ich schleppe nicht 50 kg Gepäck, um jeden Tag die Hose zu wechseln.

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wenn die Frisur unterwegs mal nicht top ist.

2 Hose: Ich liebe schwarze Hosen, für unterwegs ganz


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David Duzzi BMX 2004 72 x 55 x 32 cm, ferro, legno, materiale elettrico

Tutti gli oggetti nascono dalla mente dell’uomo con l’obiettivo di facilitargli la vita. Ogni cosa nasce per avere una determinata funzione nella vita quotidiana. Da sempre. Ogni oggetto che ha esaurito la propria funzione può morire o acquistare sembianze diverse e svolgere un ruolo nuovo. Così una bicicletta, che fino a ieri viaggiava su strada e trasportava persone, con una semplice trasformazione, diventa un oggetto d’arredo domestico, un piano d’appoggio immobile, un tavolino da fumo. La stessa idea vale per ogni cosa, così come una vasca può diventare un divano a dondolo, una vecchia persiana si può trasformare in una sedia. L’intento di FREeS.Co è quello di dare una nuova storia ad un semplice oggetto, spogliandolo del suo uso comune e dandogli un ruolo “alternativo”, un nuovo “vestito”, che mantenga centrale la consapevolezza etica, e allo stesso tempo

chiarisca l’intento di lavorare con un basso impatto ambientale ed un alto impatto culturale. D. D., 1976, artista, vive e lavora con il collettivo FREeS.Co in Toscana Info: www.myspace.comfrees_co

English Summary: Every thing in life has a determinate function and if this function is consumed it can die or assume different use. This way, a bicycle that until yesterday travelled on streets, with a simple transformation becomes a fitting object, for example the smoker’s table from David Duzzi. He works with the collective FREeS.Co in Toscana. Fresco recycles materials with a low employ of resources.


È una ricerca fotografica, che semiologicamente si inserisce e si ricollega all’interno della secolare tradizione delle nature morte; va a riscoprire elementi iconografici di un passato cronologicamente parlato, non così distante dal nostro presente, eppure già oggetto di “scavo”. S. R. vive e lavora a Bisceglie – Bari

English Summary: Morris is a work/investigation, which brings back to collective memory some de-solate/desolating objectssubjects-places that catch the attention of photographer Sergio Racanati. All these objects have a strong human touch, in terms of shadows and memories, the known and unknown.

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Morris è un viaggio personale fatto attraverso uno spazio architettonico a me caro, luogo che sin dall’età adolescenziale ha suscitato curiosità, fascino, e nel contempo perversione, ed effimero; dove lo spazio architettonico diviene sinistra evocazione del proprio stesso crollo, che racchiude le tracce di un era programmata alla propria distruzione. È un lavoro/indagine che scava e restituisce alla memoria collettiva oggetti-soggettiluoghi de-solati/desolanti, che attirano la mia contemplazione. Sono tutti oggetti in cui la presenza umana è ancora forte, ma solo nei termini di ombre e ricordi, memoria e ignoto. Le opere si muovono su “scape” dai quali emergono i segni di una civiltà o meglio i suoi resti: soggetti/corpi come reliquia, oggetto/luogo come reperto archeologico, testimonianze dell’incombente fine del mondo.

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Private Collection, courtesy of Claudia Salerno

2009 180x160 cm, foto digitali, stampa lambda

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Sergio Racanati Morris


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Gian Luca Bartellone & Psychiatrisches Rehabilitationszentrum Grieserhof Body Furnitures 2009 3–4,5 cm breit, ø 6,5–7 cm, Pappmaché, Gips, Acryl-, Aquarell- und Lackfarbe, Papier-Scans von Schmuckstücken, Aluminium

Illusion, Verkleidung, Vermischung von Materialien: Das sind die Zutaten für Body Furnitures – Schmuck aus Pappmaché, Gold und Edelsteinen, kreiert vom Künstler und Schmuckdesigner Gian Luca Bartellone. Der Körper ist gestaltbarer Raum und Ausstellungsort für Schmuckobjekte, die sich durch die Leichtigkeit des Pappmaché und die wertvollen Materialien Gold und Edelsteine auszeichnen. Seit 2001 arbeitet der Künstler mit dem Psychiatrischen Rehabilitationszentrum Grieserhof in Bozen zusammen und leitet die Pappmaché-Werkstatt. Aus dem Zusammenspiel künstlerischer Erfahrung und kreativer Arbeit entstehen handgefertigte Einzelstücke: Die Armreifen aus Pappmaché und eloxiertem Aluminium werden mit gescannten Bildern von Schmuckstücken aus Zeitschriften, Büchern usw. verziert. Riesige Diamanten und Saphire, Rubine und

Smaragde erzeugen Trompe-l’oeil-Effekte auf einem kaleidoskopischen Farbenteppich. Die Schmuckstücke spielen mit Vorstellung und Imagination, Wert und Kostbarkeit. G. L. B., Künstler und Schmuckdesigner, lebt und arbeitet in Bozen

English Summary: Body Furnitures is the name for jewellery made out of papier mâché, gold and precious stones created by the artist and jewellery designer Gian Luca Bartellone. In collaboration with the Centre of Psychological Rehabilitation Grieserhof, Bozen/Bolzano he has started a new project this year: The users of the centre are creating unique bracelets made out of papier mâché and decorated with magazine cut-out photos of jewellery. Diamonds, sapphires, rubies and emeralds produce trompe-l’oeil effects on a kaleidoscopic carpet of colors.


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Back in time Photo Philip Neufeldt Styling Ilaria Troiano Photo Assistant Martin Ha Clothes Vintage


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Quattro ruote sono troppe Text excerpt from Franco La Cecla’s Per una critica delle Automobili * Illustration Vanessa Moroder

Franco La Cecla, antropologo e architetto siciliano. commenta il trattatello “Elogio della bicicletta” (titolo originale “Energie et equitè”) scritto dal filosofo storico ed antropologo Ivan Illich nel 1973. Le teorie di Illich, ancora oggi attuali e pungenti, mettono a confronto la bicicletta, mezzo di trasporto saggio e virtuoso, e l’automobile, simbolo di un opposto modo di usare il progresso. Quale dei due mezzi uscirà vincente dalla battaglia?

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van Illich indi v idua senz a mezze misure il carattere paradossale del mito per eccellenza della modernità, l’equazione più velocità = più libertà, e il suo corollario, auto individuale = via dalla pazza folla. Se c’è un simbolo che incarna per eccellenza la società neoliberale e che potrebbe essere uno stemma sulla bandiera di vecchi e nuovi governi è l’automobile come diritto di tutti. Il rombo del motore come inno all’individuo nasconde un sistema del trasporto che monopolizza ogni altro tipo di mobilità, e distrugge la capacità individuale di spostarsi con meno fatica e con meno spreco energetico.

del trasporto è controproduttiva, più si espande e più costruisce la fine della mobilità. La nostra società è ancora vittima dell’automobile e l’automobile ormai è un soprammobile da città che ha perso qualunque carattere anche vago di utilità. Basta osservare gli spot ossessivi che invadono tutto il campo della pubblicità televisiva. L’auto è proposta non come mezzo per spostarsi, ma come opera d’arte, la gente si volta a guardarla come se fosse una bella donna, suscita stupore e soprattutto regala – almeno apparentemente – un vantaggio sul prossimo: l’invidia che suscita negli altri essere visti alla guida di un’auto siffatta.

L’automobile è un ossimoro. La risposta individuale alla mobilità finisce per impedire all’individuo di spostarsi: il traffico e l’imbottigliamento non sono un effetto secondario del sistema, ne sono l’essenza.

La cosa ancor più ferale è che la critica sociale all’automobile non esiste quasi più: sembra essersi rassegnata al dato di fatto – proprio oggi che siamo agli sgoccioli energetici e ambientali e che il disastro urbano è giunto al limite – oppure provoca solo una leggera scalfitura a un sistema che ormai diamo quasi tutti per scontato e al quale siamo regolarmente costretti a metter pezze e tappare falle.

La gente finisce per passare in auto gran parte del tempo che pensava di risparmiare. In più paga un tributo di denaro e di energia smisurato rispetto ai vantaggi e ai chilometri percorsi. L’industria

Oggi la mobilità è una fede molto prima di essere una pratica e un diritto. La mobilità detta ragioni aristocratiche, decide chi veramente vale e chi no. È la nuova morale cosmopolita, il destino ubiquo di

* In Elogio della Bicicletta, Ivan Illich, Bollati Boringhieri, Torino 2007


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coloro che si preoccupano dell’umanità. Gli altri sono i poveracci che si dibattono tra metropolitane affollate, code interminabili alle frontiere, su pateras e zattere ridicole che colano a picco al primo colpo e che si danno bellamente in pasto ai pescecani. Illich ci ha raccontato la storia della distruzione della città come spazio delle uguali opportunità dall’automobile in poi. Con l’automobile la città che era risorsa primaria viene sottratta ai più e al suo posto si organizza uno spazio della circolazione che nulla ha a che fare con lo spazio democratico della polis. L’automobile espropria secoli di diritti d’uso, commons che garantivano fiere, mercati, ambulanti, vita intensa e ricca di faccia a faccia. Inventa un handicappato, il pedone, qualcuno che viene definito da una mancanza. E inventa le riserve, i recinti chiusi dove questa minoranza può circolare, le zone pedonali. Offre in cambio l’isterica fissità dello sguardo sul parabrezza, l’idiotismo di chi seduto crede, accelerando, di vivere una grande avventura. Il corpo è il primo oggetto di ridicolizzazione. Quel corpo che aveva dominato cavalli e cammelli, che si era servito del regno animale come simbiosi di una nuova

mobilità viene invece umiliato, diventa protesi di una protesi, intelligenza, attenzione prestata a una macchina perché funzioni. L’automobile è la presa in giro più colossale del secolo, degli ultimi due secoli. Promessa di libertà e di incremento di potere dell’individuo è diventata espropriazione di ogni possibilità reale di movimento, pantomima ridicola di una poltrona con le ruote che tutto sommato sta ferma. L’auto sarebbe utile se fosse un mezzo tra altri per spostarsi, ma questo è un assurdo. L’auto contiene insito il monopolio, la distruzione di tutte le altre forme dell’andare. Illich ci ricorda che la bicicletta è un’invenzione contemporanea a quella dell’automobile, non è venuta nè prima come qualcosa di tradizionale nè dopo come onda eco contestataria. È anch’essa un omaggio all’individuo ed è l’inno alla meccanica, alla capacità di ruote e rondelle di cambi e bielle di moltiplicare la spinta umana,


English Summary: Anthropologist and architect Franco La Cecla gives his comments on the short essay “Tribute to the bicycle” (original title “Energie et equité”) written by philosopher and anthropologist Ivan Illich in 1973. Illich’s theories, which are still actual and acute, juxtapose the bicycle as a fair means of transportation, to the car as a symbol of the opposite way of using innovation.

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Nessuno ha mai deciso che le strade dovessero appartenere all’auto e non ai cittadini. Eppure è così poco di moda immaginare una città più umana e democratica, così impopolare chiedere che l’auto venga relegata a

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quelle invenzioni che hanno fatto il loro tempo e che ormai sono solo bla-bla. La gente ha creduto per secoli che i corsetti fossero indispensabili, che mangiare frutta facesse male, che lavarsi allontanasse i buoni umori e che il miglior modo per educare i figli fosse prenderli a sberle: poi ha smesso.

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di rendere miracolosamente redditizio lo sforzo umano che già lo è di per sè. È una soluzione funzionale perchè ha la velocità giusta per una città, riesce a districarsi in mezzo ad altre mille bici, non ha un problema di occupazione di spazio, non prevede l’eliminazione dell’uomo che cammina nè l’invenzione del pedone. Era un’idea geniale, ma qualcuno ha trovato il modo di metterla dentro una riserva per handiccappati: piste ciclabili si chiamano. La bicicletta è il modo inventato per dare il massimo della libertà a tutti e il massimo della democrazia a una città. Non richiede che le strade divengano piste nè centri che i centri storici vengano condannati perchè ostili alla circolazione. Oggi l’effetto più controproducente del monopolio automobilistico è l’aver negato la credibilità delle convivenza di automobili e urbanità.


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Als das Fahrrad aus dem Dschungel kam Text Norman Kietzmann

Auf die Straße kommt Bewegung, oder besser gesagt, auf die Radwege. Immer häufiger gerät das Fahrrad in den Fokus der Designer, die ihm weit mehr als nur ein neues Gesicht verordnen. Gefertigt aus natürlichen, nachwachsende Rohstoffen überzeugen die neuen Räder mit Hightech im Naturgewand.

Ist Autofahren nicht auf seltsame Weise altmodisch? Zumindest könnte man diesen Eindruck bekommen, wenn man einen Blick in die Innenstädte der großen Metropolen wirft. Galten die Verfechter des guten alten Drahtesels lange als etwas sonderbare Gestalten, die auch bei Wind und Wetter nicht auf ihren rollbaren Untersatz verzichten mochten, sind es nun vor allem die Hipsters und Individualisten, die das Fahrrad neu für sich entdecken. Rad zu fahren ist dabei weit mehr als nur eine Art, um sich von A nach B zu bewegen. Es ist ein Statement, das ganz bewusst nach außen getragen wird. Das Comeback des Fahrrads begann bereits vor einigen Jahren, als in den Großstädten die ersten öffentlichen Ausleihstationen für Fahrräder installiert wurden. Das Design der eigens dafür entworfenen Räder, die an einer Station ausgeliehen und an jeder anderen Station wieder abgegeben werden können, zeigte bereits deutlich zeitgemäßere Züge als das klassische Holland-Rad aus Omas Zeiten. Und doch blieben die neuen Räder immer ein Kompromiss, schließlich müssen sie nicht nur extrem belastbar, sondern auch für große und kleine Fahrer gleichsam nutzbar sein. Wer es dagegen individueller mag, setzt auf das eigene Rad. Die Bandbreite an neuen Modellen hat hierbei in den letzten Jahren stark zugenommen, was nicht zuletzt auch daran liegt, dass immer mehr Gestalter bis hin zu versierten Tüftlern das Thema für sich entdeckt haben. Und das mitunter mit unerwartetem Ausgang.

Denn auch wenn das Fahrrad in seiner Klimabilanz bereits für mehr als vorbildhaft gilt, haben sie in der Frage der verwendeten Materialien überraschend neue Wege eingeschlagen. Der Trend der Stunde: Anstatt eines Rahmens aus Metall setzen die Bastler auf nachwachsende Rohstoffe und entdecken dabei ein für den Fahrradbau mehr als sonderbares Material: Bambus. Was zunächst klingt wie ein Scherz, zeigt sich bei genauer Betrachtung tatsächlich als naheliegendes wie richtungweisendes Konzept. Denn Bambus ist nicht nur die am schnellsten nachwachsende Nutzpflanze der Welt, sondern auch von ihrem Aufbau her extrem belastbar. Hinzu kommt: Die rohrartige Struktur des BambusRohres ist wie gemacht, um für den Rahmen eines Fahrrades Verwendung zu finden. Das „Bamboo Bike“ des britischen Designers Ross Lovegrove für die dänische Firma Biomega zeigt sich dabei als ein Mischwesen der besonderen Art: Während für die Längsseiten des Rahmens Bambus zum Einsatz kam, sind die Verbindungselemente und technischen Details nach wie vor aus Metall gefertigt. Für den Nutzer entsteht kein Nachteil in punkto Bedienbarkeit und Zuverlässigkeit gegenüber einem herkömmlichen Gefährt aus Aluminium. Und dennoch kann er sich der Aufmerksamkeit der Betrachter sicher sein, die die archaische Wirkung des Fahrrads zum Staunen bringen wird. Ein weiteres Projekt zur Nutzung von Bambus entstand in einer


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Zusammenarbeit von Wissenschaftlern und Ingenieuren der New Yorker Columbia Universität, die gemeinsam Vorschläge für ein kostengünstiges sowie einfach herzustellendes Fahrrad für Entwicklungsländer vorstellten. Denn auch dies ist eine besondere Eigenschaft von Bambus: Er ist entscheidend günstiger und kann auch noch direkt vor Ort gewonnen werden anstatt erst aus den Industrieländern importiert zu werden. Das Ziel des „The Bamboo Bike Project“ geht dabei über ein reines Fortbewegungsmittel hinaus. In den kommenden Jahren soll ein effizientes System an Zulieferern aufgebaut und auf diese Weise eine selbsttragende wie unabhängige Industrie vor Ort initiiert werden, mit der die Entwicklung der Region nachhaltig gefördert werden kann. Dass natürliche Materialien keinen Nachteil gegenüber herkömmlichen Konstruktionen aus Aluminium bieten, sind auch die Designer von „Waldmeister Rad“ überzeugt. Den Rahmen des von ihnen entwickelten und produzierten Fahrrades haben die Industriedesigner aus Schwaben zwar nicht aus Bambus aber dafür aus insgesamt 98 Lagen Rotbuchenholz gefertigt. Der Vorteil von Schichtholz liegt für sie auf der Hand: Denn im Gegensatz zu Metall, das unter hoher Belastung, wie dem Einsatz im Profil-Rennbereich, bereits nach relativ kurzer Lebensdauer die ersten Ermüdungserscheinungen zeigt, vermag Schichtholz den typischen, in jedem Fahrrad entstehenden Vibrationen zu widerstehen. Zudem ließ sich auf diese Weise auch dem Fahrrad eine deutlich dynamischere Formensprache geben. Zugegeben, auch wenn das Fahrrad dem Auto noch lange nicht den

Rang ablaufen kann, hat dennoch ein entscheidendes Umdenken eingesetzt. Die neuen Designer-Fahrräder zeigen unterdessen, dass sich ein umweltbewusster Lebensstil und ein Sinn für ausgeklügeltes Design dabei keineswegs ausschließen müssen. Wer wundert sich da noch über ein Fahrrad aus Bambus?

English Summary: Fluctuation and action on the streets and roads, or in better words, on the bicycle lanes, are increasing. More and more designers focus on the bicycle and give it a new face and identity. Made of natural and renewable materials the new bikes convince with high tech in a natural appearance.



outdoor

Noi non blocchiamo il traf

Text Daniele Pezzimenti & Mattia Vasarin

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Serve solo decidere un giorno, un orario, un luogo, essere un gruppo di ciclisti e ritrovarsi per fare una pedalata insieme. Un evento spontaneo, privo di struttura organizzativa formalizzata, una coincidenza organizzata. Questa è la massa critica!

“Ciclisti di tutto il mondo, unitevi! Sfruttiamo la forza del numero! Creiamo la massa! Invadiamo le strade normalmente usate dal traffico automobilistico! Occupiamo, ma tranquillamente, un pezzo di strada, in modo da escluderne i mezzi motorizzati! Partecipate numerosi, non ci sono vincoli di età, sesso ed estrazione sociale, basta solo essere in tanti, consapevoli e ciclomuniti. Potete partecipare alla massa critica spinti dalle vostre personali motivazioni: la voglia di fare un giro in bicicletta, l’impegno ambientalista o la sicurezza dei ciclisti sulle strade, il gusto anarchico e situazionista dell’atto, la pulsione a creare confusione o conflitto. Scegliete voi, ma non mancate! Non dimenticate però che si tratta di un movimento non violento ed apartitico senza precisi schieramenti politici. È importante che voi cicloattivisti vi assumiate la responsabilità dell’evento, ciascuno individualmente ma tutti uniti dalla consapevolezza che la mobilità nelle città potrebbe essere migliorata grazie alle biciclette e ad altri mezzi di trasporto alternativi rispetto al trasporto privato delle automobili. Creiamo uno straniamento nei confronti dell’automobilista che si trova imbottigliato in un traffico anomalo, non creato dagli autoveicoli ma bensì da una massa eterogenea e compatta di biciclette che, apparentemente senza un motivo ben preciso, rallentano il traffico. Non ci sono leader, organizzatori, o membri individuati che se ne facciano portavoce, la nostra massa critica segue un percorso casuale e senza una meta precisa, la cosa più importante è pedalare

insieme. O forse un leader c’è – la bicicletta. La bici è per natura un mezzo di locomozione popolare, non pericoloso, non inquinante, veloce, salutare e alla portata di tutti: sfruttiamolo! Un nemico vero invece c’è: l’automobile. Simbolo di una modernità che avanza senza scrupoli verso uno stile di vita malsano, nevrotico e carico di polveri sottili. L’auto viene utilizzata in maniera spasmodica e quasi compulsiva, ogni famiglia ne possiede almeno due e alcune persone la utilizzano anche per brevi spostamenti in città, assurdo, opponiamoci! Andiamo in controtendenza con lo stile di vita frenetico e caotico della modernità, riappropiriamoci di tempi più ‘umani’! Mettiamo in evidenza questi aspetti della vita metropolitana che ci hanno allontanato da uno stile di vita naturale. Riappropiramoci del contatto con la natura, col nostro corpo, col vicino di pedale.”

English Summary: It just takes a set-up date, place and time and a group of cyclists who want to ride on the streets together. A spontaneous event, without any formal organisation, an “organised coincidence”. This is critcal mass!


fico, noi siamo il traffico


Photo Nicolò Degiorgis for the collective exhibition Chez Fabrica

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ster www.nicolodegiorgis.com


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Una bici per ogni stato d’animo Serena Osti interviews Alessandro Gnocchi

“La bici viaggia con te, ci si porta a vicenda. Non sono io a condurla, ma ci muoviamo in simbiosi. È resistente, non cede mai. E se sono molto stanco, sa la strada per portarmi a casa.”

Alessandro Gnocchi, designer del prodotto con base a Milano, è da sempre legato alle biciclette per lavoro e per passione. Assistente di Giulio Iacchetti presso il suo studio, ha sviluppato con la sua collaborazione la bicicletta da città "SMOG", oggi prodotta e distribuita da Casamania. Alessandro vive la città in sella alle biciclette che lui stesso costruisce e modifica. Quando va al lavoro oppure esce per un aperitivo, non c’è traffico o nuvola minacciosa che lo faccia rinunciare alla sua due ruote. Cosa mi sai dire del tuo rapporto con la bicicletta? Quando hai iniziato? La tua prima bici? Insomma, come è nata la tua passione? La passione viene pedalando. Il mezzo a due ruote è l’ispirazione. La BMX prima di tutte, ma non per farci le evoluzioni. Ero bambino: per passeggiarci. Poi la mountain bike, poi un’altra, poi un’altra ancora e così via. Poi c’è l’intermezzo adolescenziale con passaggio obbligato al motorizzato; poi la decrescita, felice, misurata, felicemente depetrolizzata alla bici da città. Indipendenti, da tutti e da tutto. Cosa significa vivere con la bicletta? Quali segni tangibili del tuo quotidiano indicano questo stile di vita? L’altra sera torno a casa dai miei. Devo andare molto lontano quin-

di prendo la macchina. Si tratta solo di una serata, non di un viaggio, ma arrivo subito a spendere dieci euro di benzina. Va bene, io lavoro, dieci euro non sono niente. Ma bisogna estendere il discorso al quotidiano, a chi ne fa uso per andare a lavorare, per chi si sposta da un punto all’altro. Risparmio economico a parte (anche la bici richiede la sua manutenzione) c’è tutto il discorso dell’indipendenza. Dalla mattina alla sera, quando sei con gli amici o quando sei da solo. La bici vale, a qualsiasi ora, in qualsiasi momento. Ti sei laureato in disegno industriale avendo come tesi finale proprio la progettazione di una bicicletta. “Facciamo una bicicletta” mi ha detto il relatore. “Facciamola”. Ma non la solita bici a scatto fisso luccicante: pensiamo ai bisogni, magari a quelli di tutti, di tutte le età. Ho fatto una bici che fosse comoda, leggera, che si portasse facilmente su per le scale, e che si trascinasse facilmente anche quando ci passeggi accanto, magari con la borsa della spesa. Che avesse delle luci, integrate ma ben nascoste, e che piacesse a uomini e donne. Ci sono forse riuscito. “Casamania” l’ha vista, l'ha apprezzata, l’ha prodotta. È un’azienda del mobile, ma è anche vero che io lavoro in quel campo. Mi piacerebbe comunque che fos-


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se un’azienda di biciclette a produrla, magari “Biomega”, una delle migliori. Il tuo parco bici è piuttosto numeroso, hai modelli che hai acquistato, alcuni li hai ristrutturati, altri li hai costruiti da zero. Cosa significa per te possedere una bicicletta? La bici viaggia con te, ci si porta a vicenda. Non sono io a condurla, ma ci muoviamo in simbiosi. Per questo ci vuole una bici per ogni stato d’animo, per ogni momento, per ogni tipo di appuntamento o serata. Una pieghevole per i viaggi in treno o in macchina, una ammiraglia da donna con sella supercomoda per andare lenti e contemplativi, una da corsa per divertirsi, correre e concentrarsi; con un po’ di conoscenza, un po’ di intraprendenza, si decide che le biciclette le si può fare da sé, informandosi, chiedendo, osservando. Si comincia a capire quali sono i pezzi, quali i migliori; come scegliere l’usato per non farsi fregare. Con un po’ di capacità manuale si riesce a gestire tutto il da farsi, a creare una propria cassetta degli attrezzi, a riparare da soli e riparare magari anche le biciclette degli amici.

bike da supermercato e la ragazza dietro con una bici che di femminile non ha nulla. C’è il tipo con lo scatto fisso, il cappellino da ciclista, qualche tatuaggio, scarpe da ex-skater. C’è la ragazza studentessa/lavoratrice con la bici scassatissima per cui non vuole spendere una lira/un euro. C’è lo splendido quarantenne con la bici pieghevole al seguito. La bicicletta ci rappresenta, ancora più di una macchina, perché ci muoviamo sopra di lei, ne siamo parte integrante.

Milano, città dove vivi e lavori, non è decisamente amica delle biciclette – consigli per la sopravvivenza? Se a Milano mettessero davvero le piste ciclabili, avremmo da lamentarci anche di quelle, e torneremmo a pedalare nel traffico… Non c’è emozione più grande del sorpassare una dopo l’altra le macchine ferme in coda. E la città, così, te la godi alla grande. Ogni bici ha il suo cavaliere. C’è il ragazzo con la BMX ed il cappellino. C’è l’impiegato con la bacchetta e la giacca e la cravatta. C’è il sudamericano con la mountain

English Summary: Interview with young product designer Alessandro Gnocchi about his relationship to bicycles: professional career and, above all, passion. A discussion about how customising a bicycle by yourself, bike lifestyles and the concept of freedom.



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E stesero un velo sulla bicicletta Durante il mio ultimo soggiorno a Damasco ho rante ci riporta inevitabilmente alle origini della avuto occasione di meditare sulla mancanza Text Beatrice Olocco specie, associando il comodo accessorio all’ordi un fattore decisivo all’interno del traffico Photo Alessio Genovese gano di riproduzione maschile. Quale donna sconclusionato della capitale. Di bici se ne oserebbe mai cavalcare un simile aggeggio? incontrano a bizzeffe: sono colorate, fatiChe domande. Nessuna, urlerebbero al sascenti, costellate di lucette intermittenti, crilegio! Per questo di donne in bici non Nel mondo arabo la bici è sotterrate dalle merci più bizzarre. Le due se ne vede neanche mezza. La gamba femconsiderata inappropriata ruote in Siria non smettono mai di stupire, minile in un inarrestabile movimento, eppure, le donne non si azzardano a pedal’esposizione della coscia nell’atto della peper una donna, ma alcune larle. Si deve sapere che, in una società in dalata accompagnata da un didietro roteante ragazze cercano di turbare pronto a scomporre anche il più frigido degli cui la repressione sessuale è chiaramente tangibile, la bicicletta rappresenta per alcuni questa consuetudine. spettatori e per di più la posizione inclinata l’emblema dell’erotismo. Tutto nasce dalla naverso il manubrio, ci portano ovviamente a ritura del sellino la cui forma bombata e protubecordare la donna nel momento intimo dell’atto ses-


autoctone e straniere melanconiche hanno deciso di formare un gruppo di cicliste per pedalare al passo di una rivoluzione femminile che nessuno ha mai preso in considerazione. Nel nome di un comune gaudio, affinché diventi privilegio di tutti.

English Summary: Did you know that riding a bicycle in the arabic world is considered inappropriate for a woman? According to the general way of thinking, a woman who dares cycling is seen as a provocation and considered an affront to the social and religious puritanism. But in Damascus, Syria, there are some women who believe in the beauty and the naturalness of going cycling and are ready to devote themselves to a cultural challenge.

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suale. Quale marito o fratello lascerebbe mai esporre la propria moglie o sorella alla mercé delle fantasie sessuali della comunità maschile? Ovviamente nessuno. Per questo la donna in bicicletta è tabù. Eppure, c’è una ragazza in città che ha rotto le regole e che si muove sempre e ovunque in bicicletta. Il traffico fa paura anche ai più spavaldi, ma la donna che possiede poteri sovrafemminili non sfugge agli occhi di nessuno. Il traffico si blocca, laddove la nostra eroina schizza tra veicoli impazziti si apre un varco, la cristallizzazione del sogno erotico maschile manda fuori controllo tutti quanti. Purtroppo però gli insulti che si ricevono sono all’ordine del giorno, così come l’autodifesa è un’arma che si deve contemplare. Ma per chi ha da sempre pedalato con troppa innocenza lontano dalle moschee e dai suq mediorientali, la perplessità rimane e talvolta si tramuta in scommessa. Per questo alcune

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Text Paola Tognon


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Studio Maffei La galleria con la valigia Anna Quinz interviews Luca Maffei

Studio Maffei, galleria milanese nata nel 2008, è uno spazio dedicato all’uso dell’arte contemporanea, alla progettazione, comunicazione e produzione di progetti espositivi alternativi. Ricerca e sviluppa nuove idee, maturate dalla condivisione di diverse esperienze, dalla conoscenza tra professionisti del settore e da quelli che si definiscono “art user”.

Chi sta dietro Studio Maffei? Innanzitutto io, Luca. Prima di aprire Studio Maffei lavoravo per una galleria di Milano tra le più prestigiose. Un periodo durante il quale ho usufruito di molteplici esperienze nella gestione tecnica ed umana di una galleria d’arte contemporanea. Poi una serie di opportunità ha fatto sì che nascesse Studio Maffei: quasi per caso, anche se in fondo, era quello che avrei sempre voluto realizzare. Il progetto poi coinvolge le persone che lo seguono; gli artisti più giovani che lavorano con la galleria vengono coinvolti attivamente negli allestimenti e nella gestione della comunicazione; nella produzione degli interventi fuori sede e nella loro realizzazione, come nel caso di Torino e Bolzano. Non sono mai stata nella Galleria, mi fai una visita guidata a distanza dello spazio? Lo Studio Maffei è un “open-space” di circa 150 metri quadrati con cucina a vista. Su un lato dello spazio c’è un’infilata di finestre che danno sul giardino interno. È quindi molto luminoso, fresco e silenzioso perché si accede da un

cortile interno di un vecchio edificio in tipico stile milanese. Prima di me c’era uno studio di design, prima ancora il parcheggio delle carrozze del palazzo. Lo spazio, come detto prima, è un contenitore, quindi cerchiamo di renderlo il più neutrale possibile. A KunStart 2009 eravate presenti oltre che con uno stand, anche con un pulmino bar che ha animato le notti bolzanine. Da dove nasce questa scelta, perché una galleria si mette in gioco ludicamente, vendendo sangria e cercando di animare non solo la vita artistica ma anche quella mondana del territorio in cui si trova? Il pulmino (The Blue Bus) porta in giro l’arte: intera, smontata, appoggiata. Porta a spasso anche le persone che la pensano, la ispirano, ne fruiscono facendole incontrare e mischiare tra loro, così che ci siano incontri, concatenamenti ed infinite combinazioni. Con questo progetto cerchiamo di far parlare, sentire e vedere, e perché no, divertire. Cerchiamo di intrattenere, fomentare e contaminare i nostri utenti, con un linguaggio spendibile e palpabile, con spirito leggero e contemporaneo. Siamo dell’idea che a volte si debba uscire


English Summary: Studio Maffei Milan is a gallery space dedicated to the use of contemporary art to the development, communication, and realization of alternative exhibition projects and to the investigation of new ideas inspired by the sharing of diverse social experiences between artists, curators, collectors and professionals in the sector.

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Un sogno nel cassetto di Luca per Studio Maffei? Essere un punto di riferimento per i miei colleghi e un buon esempio per i miei figli. Direi che oltre a questo, i sogni sono quelli di tutti gli uomini con un po’ di coscienza.

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Quali le impressioni, positive e negative della fiera, della città, del panorama artistico bolzanino, confrontato con quello milanese ed internazionale? Il sistema delle fiere, secondo la mia opinione, è decisamente in declino; se si pensa che solo in Italia ci sono almeno 10 fiere d’arte si capisce che il vaso è saturo. Rimarranno le tre fiere del “mainstream”, il resto è destinato a cadere. Quella di Bolzano ha una particolarità che le altre fiere minori non hanno: ha un sistema interno che funziona perfettamente, un museo che opera, oltre che sul territorio, sul panorama internazionale e un grande margine di crescita. Il territorio è molto fertile dal punto di vista dell’innovazione e della ricerca. Con alcuni miei colleghi abbiamo provato ad immaginare la fiera ideale, basandoci su quelle che sono le esigenze tecniche e pratiche di una galleria giovane che opera con giovani artisti. Spero che l’anno prossimo vengano accettati alcuni suggerimenti da parte delle gallerie e che si lavori insieme ad una fiera “ad hoc”. Il territorio in sé ha

la fortuna di essere una terra di mezzo, quindi di avere un’apertura culturale e mentale un po’ più ampia rispetto ad altri luoghi. Quella milanese invece è una scena praticamente inesistente, dove alcuni protetti frequentano un solo circuito e si associano a quello come una bandiera dietro la quale nascondersi. Milano è una città estremamente inospitale ma che d’altra parte dà la possibilità di confrontarsi con il mondo intero. Noi partiamo dal presupposto che molti fanno le cose con mediocrità, quindi noi cerchiamo di essere sempre un passo più avanti rispetto agli altri.

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dalle mura della galleria che sempre meno attira gente, e di scendere per strada. Studio Maffei è una galleria con le valigie.


Text Kunigunde Weissenegger Photo Lorenzo Giordano

Vom 1. bis 4. Oktober lockte das Festival FREeSHOUT!? mit Ausstellungen, Konzerten, Workshops und Aktionen bei freiem Eintritt Künstler, Kreative und Interessierte nach Prato.

Kurz gesagt ist FREeSHOUT!? ein Kino, eine Ausschreibung, eine Bühne, eine Ausstellung, ein Workshop, eine Konferenz, ein Buch, ein Foto, ein Video, ein Comic, eine mal- und drehbare Stadt. Seit 2002 gibt es Freeshout und seit 2006 findet es jährlich in Prato in den Cantieri Culturali di Officina Giovani und im gesamten Ort statt – ein Festival für Menschen: Menschen organisieren es, Menschen nehmen daran teil, Menschen besuchen es und Menschen schreiben darüber. Alle berührt entweder die Kunst oder die Musik oder etwas anderes, das kreative Prozesse verursacht oder begleitet – Freeshout ist ein kreatives Festival für kreative Menschen. Es ist die Suche nach neuen Ideen, die Spuren hinterlassen und auch der Versuch, aus allen, während des Festivals realisierten Werken und Events, Diskussionen und Projekten Bedeutendes herauszuholen und hervorzuheben. Die Dauer des Festivals variiert von Jahr zu Jahr, ebenso Gesichter und Herkunft der Teilnehmer. Die letzten vier Ausgaben haben über 200 Kreative belebt. Für jede Ausgabe lanciert Freeshout einen Wettbewerb zu einem bestimmten Thema und wählt aus den Vorschlägen den größten Teil der Festivalinhalte aus. Über dieses Instrument werden jedes Jahr Dutzende Ausstellungs- und Performancewerke gesammelt und aufstrebenden Künstlern und Kreativen Raum zur Entfaltung gegeben. Das Thema für die Ausschreibung 2009 hieß „Iperuranio, il Mondo Ideato“ und meint eine erfundene, imaginäre Welt, eine Sammlung von Orten, die den Logiken und Denkweisen ihrer Erfinder folgen – zusammenhängend mit oder gegensätzlich zu jenen der realen Welt. Ein alternativer Planet, der sich Iperuranio nennt (was soviel wie Hyperuran heißt), eine Welt, in der nach Platon die Ideen leben. – Ideen, die Freeshout in einem kreativen

Prozess als entwickelt und angewendet sieht. So setzten sich in diesem Jahr Videokünstler und Illustratoren, Designer und Performer mit Hilfe von kontrastreichen Darstellungen und Übertreibungen kritisch und zeitgemäß mit der aktuellen Welt auseinander und schufen Werke, konstruiert auf Basis erfundener, nicht existenter Staaten. Die Kreativen überdachten dabei im Hinblick auf Konfrontation, Konflikt, Utopie und Krise aktuelle globale Gleichgewichte. Das viertägige Programm des Festivals und die Work-in-progress-Projekte gestalteten heuer unter anderem Alessandro Lupi, Simone Alessandrini, Dem, Money.less, Allegra Corbo, 2501, Bera, Andreco und Remed. Freeshout ist ein beispielhaftes Festival, das überall funktionieren könnte; ein ständiges Experiment, das sich in stetem formellen und ästhetischen Wandel befindet; ein Kollektiv, das in seiner notgedrungenen Unruhe wandelbare, aber dauerhafte Formen entwickelt; ein Festival, das ethische Verantwortung in den Mittelpunkt stellt – mit einer äußerst niedrigen Umweltbelastung und einem hohen kulturellen Einfluss. BERA E 2501

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FREeSHOUT 2009: Mosaik imaginärer Orte, konkreter oder erfundener Länder

English Summary: FREeSHOUT!? is an event that started in 2002 and since 2006 it has been an annual appointment in the city of Prato, Italy. The event includes a call for proposals, exhibitions, workshops, conferences, cinemas, stages, urban interventions, cartoons, books, photographs, videos, a city to paint and shuffle. These different styles of creative interaction are arranged by a great number of international artists and performers. Freeshout 2009 took place from the 1st to the 4th of October, featured new contents on the background of a mosaic of imaginary countries and micro-nations, real or mental states created out of nothing and described through diversified creative pieces.


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SIMONE ALESSANDRINI

AKAB


This used to be my playground 44

Photo Martina Jaider

Styling Vanessa Mazzon



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pag 45: skirt La Perla, t-shirt Raf Simons, shirt Loreak Mendian — pag 46: jeans Wesc, t-shirt I 7 Nani by Fixdesign, shirt Silvian Heach, papillon Tim Camino, sunglasses Rayban

pag 47: kimono Evisu, scarf Dolce Vita by Marzi, coulotte La Perla — pag 48: pants Altamont, sweatshirt Fenchurch, shoes Parana — pag 49 left: shirt I Love NY by Fixdesign, hat Emerica,


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bag Snoopy by Fixdesign – right: sweatshirt Hollywood Milano, bermuda Frankie Morello, sunglasses Sabre, shoes Etnies


words mauro mercatanti

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elisabetta, ti vedo un po’ affaticata. vuoi che ti passi la borraccia?

no grazie, george. niente martini mentre pedalo.

Everyone wants to ride a bicycle Text Patrick Taschler

Unsere so heiß geliebten Promis machen es wie immer vor: Sie fahren nun Fahrrad. Aber nicht nur, wenn sie, wie beispielsweise TransformersStar Shia LeBeouf nach einem Unfall im Januar, den Führerschein abgeben müssen oder durch Alkohol am Steuer für nicht gerade positive Schlagzeilen sorgen. Sie könnten sich ja problemlos einen Fahrer leisten, der sie durch die Gegend kutschiert. Nein! Radfahren ist beliebt, weil es gesund, umweltfreundlich und vor allem hip ist. Aber wenn schon geradelt wird, dann mit Stil und nur auf den schicksten Drahteseln. So treten die Supermodels Agyness Deyn und Elle MacPherson in die Pedale ihrer klassischen Hollandräder – mit praktischen Körben für den täglichen Einkauf oder auch, um die Fendi-Tasche zu verstauen. Mit elegant geschwungenem Lenker, Rücktrittsbremse und Nabenschaltung kommen sie zu Parties in New York, Fittings in Paris oder zum Kindergarten – wie Elle, die ihren Sohn dort abholt. Neben dem Öko-Faktor und der staufreien Entspannung bleiben durch das Treten auch die Waden schön straff. Ein absolutes Muss für Models. Friends-Star Jennifer Aniston hat sich so sehr auf die Fitness auf zwei Rädern fixiert, dass sie von ihrer Friends-Freundin Courteney Cox

sofort das passende Geschenk dafür bekommen hat: ein 12.000 Dollar teures Chanel-Fahrrad. – Fast schon zu schade, um damit wirklich durch die Gegend zu fahren und einen Kratzer zu riskieren. Wer in dieser Riege auf keinen Fall fehlen darf, ist Schauspieler und absolute Sportskanone Matthew McConaughey. Er ist natürlich mehr der Mountainbike-Typ und kann, falls er sich gerade in Kalifornien aufhält, öfters beim Flitzen über die Hügel Malibus beobachtet werden. Der Körper der Schauspieler ist eben deren Kapital und darf auf keinen Fall altern bzw. zu viele Rundungen haben. Und da kommt das Radeln gerade recht: Neben der Beinmuskulatur und den so wertvollen PoBacken, werden auch Bauch- und Rücken-, sowie durch das Stützen des Körpers auf das Fahrrad Schulter- und Armmuskulatur gestärkt. Von ebenso großer Bedeutung ist die geringe Belastung der Gelenke, da 70 Prozent des Körpergewichts vom Sattel getragen werden. Was ich allerdings in den Regalen neben Claudias und Cindys Workout-DVDs noch nicht entdeckt habe, ist ein Promi-FahrradFitness-Video. – Vielleicht wäre es aber doch zu gefährlich, an der Lenkstange einen Monitor zu

befestigen und darauf zu schauen anstatt sich auf die Straße zu konzentrieren. Der eine oder andere Star könnte aber seine Stimme für ein Motivations-Hörspiel zur Verfügung stellen, das sich für vorgegebene Strecken eignet. Mit GPRS und mit den heutigen Technologien müsste sich das doch einrichten lassen. So könnten Sie beim AfterTraining-Bierchen damit angeben, dass Sie heute von dem ebenfalls fahrradbegeisterten George Clooney angefeuert wurden, bei einer 30 Kilometer langen Bergetappe in der Nähe des Comer Sees in die Pedale zu treten und nicht schlapp zu machen. Wenn Sie Glück haben, könnten Sie sogar den echten Clooney treffen und mit ihm gemeinsam den Gipfel erklimmen.

English Summary: Riding a bicycle is the latest trend, embraced by many VIPs. They could easily pay a driver to escort them everywhere. But bicycle riding is good for your health, keeps you fit and is trendy. Obviously, choosing the right bicycle is crucial. Top models Agyness Deyn and Elle McPherson go for classic city bikes, Jennifer Aniston rides a Chanel bike which is 12,000$ worth, while sporty Matthew McConaughey prefers a mountain bike. Riding a bicycle not only is environment friendly but it is also a good way to work out.


Pioniere della new-wave ed artista eclettico, da quasi tre decadi David Byrne è un appassionato della bicicletta, che usa sia nella sua New York che in tour. In contemporanea con l’uscita del suo libro Bicycle Diaries, Byrne partecipa in qualità di consulente a Bike Rides, esposizione multidisciplinare che raccoglie opere di artisti di fama internazionale come Tom Sachs e Guy Ben-Ner, così come i nomi emergenti di Jonathan Brand, Jarbas Lopes e del collettivo FUTURE SHOCK. Attraverso le rivisitazioni e personalizzazioni ad opera di designer ed artisti, Bike Rides mette in evidenza l’idea della bicicletta come mezzo di trasporto ideale nella città moderna e ne esamina il ruolo nell’arte e nella cultura contemporanee.

Subodh Gupta, Three Cows (detail), 2003

26 settembre 2009 – 3 gennaio 2010 The Aldrich Contemporary Art Museum, Ridgefield, CT, USA www.aldrichart.org Summary in English: The multidisciplinary exhibition Bike Rides explores the increasing relevance of bicycles in contemporary art and culture. With the complicity of musician and bicycle-advocate David Byrne, Bike Rides features bikes customised by designers and artists, and shows the diverse functions of bicylcles in different societies.

Miguel Luciano, Pimp My Piragua, 2008

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Text Laura Casagranda

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Bike Rides

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Connecticut


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Novum, die Radwerkstatt Text Kunigunde Weissenegger Photo Alexander Erlacher

Naben, Lenkkopflager, Gabel, Sattel – klingt nach Pferd und Essen oder ist erst gar nicht zu verstehen. Räder zentrieren, Speichen nachziehen, Lenker einstellen, Gangschaltung austauschen, Kette spannen. Irgendwie kommt uns das schon bekannter vor. Irgendwo haben wir das doch schon einmal gehört. – Nello Pellegrini und sein Werkstatt-Team würden da nur amüsiert lächeln. Nello Pellegrini ist der Leiter der Fahrradwerkstatt der Sozialgenossenschaft Novum in Bozen. Zusammen mit seinem jungen Team aus drei bis vier Mitarbeitern kümmert er sich seit 2001 eben um besagte Dinge und Tätigkeiten; die Radwerkstatt ist neben Tischlerei, Bar, Wartungs- und Reparaturdienst der vierte Bereich, in dem sich Novum spezialisiert hat. Wenn es beim Stadtfahrrad klappert, das Mountain Bike die Gänge nicht mehr richtig schaltet oder beim BMX die Klingel eingerostet ist, dann wissen die Fahrradmechaniker von Novum Rat, reparieren und wechseln Bremsen, Lichtanlagen, Räder, Schläuche und Reifen, Gangschaltung und Kette, Lenker, Fahrradstützen oder Klingel. Wer mit seinem

alten Drahtesel nicht mehr zufrieden ist, findet auch neue oder gebrauchte Fahrräder zu angemessenen Preisen und wer selbst ein Bastler ist, bekommt bei Novum jedes erdenkliche Ersatzteil oder Zubehör zu kaufen. Mit der „Mobilen Fahrradwerkstatt“ fährt Novum ausserdem in Städte und Dörfer und repariert die Räder sozusagen on location. Novum ist nicht nur auf seine qualifizierten Mitarbeiter stolz, sondern auch darauf, dass die Fahrradwerkstatt den Mechaniker und Konstrukteur des Bahnrennrades einer Olympiasiegerin als Werkstattleiter hat: Nello Pellegrini hat nämlich vorher für Antonella Bellutti und andere Profisportler, wie Moser, Cipollini, Simoni, Bugno oder Corti, Fahrräder gewartet, repariert und montiert. Und hier noch einige Tipps rund ums Radfahren: Damit das Treten nicht zur Tortur wird, den Sattel richtig einstellen. Grundsätzlich sollte, wenn sich das Pedal in seiner untersten Position befindet, das Bein nicht ganz durchgestreckt sein. Ein zu tief eingestellter Lenker am Fahrrad kann die Ursache für Schmerzen im Rücken und in

der Halswirbelsäule sein. Die Lenkergriffe müssen fest sitzen und dürfen sich nicht drehen lassen. Immer darauf achten, dass die Bremsen funktionieren – Novum kann sie korrekt einstellen. Die Fahrradklingel ist sinnlos, wenn sie keiner hört, sollte aber nicht andere Fahrer vom Sattel oder Fußgänger aus den Schuhen reißen. Nun schwingt euch auf den Sattel und viel Rückenwind! Fahrradwerkstatt Novum Schlachthofstraße 49 Bozen +39 0471971713 www.novum.it

English Summary: For those who are looking for a convenient and good bicycle garage in Bozen/Bolzano, Novum in via Macello 49 would be the right address: supervisor Nello Pellegrini and his team repair any kind of bicycles and also sell everything concerning the bike, from brakes or tubes to lights or bells. Furthermore you can buy new or used bicycles.


English Summary: Hi-tech, foldable and well designed: a bicycle for everyone and everywhere. Handmade in UK and exported all around the world, Brompton has become a cultbike, setting new standards for contemporary lifestyles.

Ultimamente si aggira per Londra uno spolverino che sta facendo girare la testa a tutti, perchè è semplicemente impossibile da non notare. Risponde al nome di International Raincoat, anni pochi e aspetto criptico. Volgarmente detto il burqa, nasce dalla mano colpita dalla genialità artistica di Keita, una giovane russa con base instabile a Londra. Il “K-Way” bizzarro lascia senza fiato; il nero, il bianco e il giallo sintetizzano l’umanità che sta dietro la religione quando si tratta di affrontare un fenomeno naturale come la pioggia, sottolinea Keita coperta da capo a piedi. Per tutti coloro che amano essere protetti dalla pioggia, ma allo stesso tempo sentirsi liberi di pedalare. Avete mai desiderato risultare anonimi ma allo stesso tempo egocentrici? Provatelo! Contro ogni pregiudizio. E per di più a norma di legge. www.keita.me.uk

English Summary: International Raincoat is a strange new version of a “K-Way”: it looks like a burqa and is created by the russian designer based in London Keita. For all those who want to be protected from rain, but also want to feel free to biking.

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www.brompton.co.uk

Text Beatrice Olocco Photo Karen Hsu

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Ci vai al lavoro, la pieghi e la porti con te in ufficio. Questa è l’essenza della Brompton, la bicicletta piegabile che si adatta agli stili di vita di chi non fa il ciclista. Un mezzo intelligente, salutare e versatile: chi se la porta in vacanza al mare, chi l’apprezza per vivere la vita con lentezza o chi ci fa il giro del mondo. La cura artigianale inglese per un prodotto dalla qualità ingegneristica ha permesso di trasformarla in un vero oggetto di culto. Nata nel 1968 dall’intuizione del giovane Andrew Ritchie, solo alla fine degli anni 80 viene distribuita in numero considerevole sul mercato. Dal primo prototipo sino alle più recenti versioni ultraleggere, sono a centinaia le variazioni che si sono susseguite nel design di questa bici. È un processo destinato a non arrestarsi mai.

burqing in the rain

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Text Serena Osti

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Brompton: libertà e indipendenza


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Artur Messere Text Gabriele Crosato

Quello di cui parlo è nascosto, lo si può trovare per caso oppure lottare inconsciamente per tutta la vita. Può essere dietro l’angolo o esattamente dalla parte opposta del mondo, così distante da dover trivellare la terra ed attraversarla. Quello di cui parlo è nascosto ma se per caso – se per caso lo trovate allora ve ne accorgerete e se lo state ancora cercando, allora buona fortuna. Quello di cui sto parlando è il proprio posto nel mondo. Un luogo che è casa anche se è più simile ad un divano, ad una palma nel mezzo del deserto. Una palafitta oppure sempre lo stesso tramonto stretto tra le Dolomiti. Se però nasci senza casa, senza radici ben fissate al terreno, senza quel magone che inspiegabilmente da dentro spinge quando si è da troppo distanti allora il proprio posto nel mondo molto probabilmente sarà ovunque. Seriamente, dopo tanto viaggiare mi guardo dentro, giro gli occhi al contrario ed attraverso il cervello, scendo dalla trachea, mi soffermo per guardare il mio sterno uguale a quello di mio padre ed arrivo all’anima. Li dove credo ci sia l’anima: dentro il cuore. Rimango sempre stupito quando le persone mi parlano come scrivono. Con quel fervore, quella coscienza che io non avrò mai. Lui sembra aver scritto tutto e rimandato a memoria. Ma so che

non è così. Ci sono uomini in grado di prevedere il futuro. C’è chi li chiama maghi. Io preferisco chiamarli sognatori. Loro sanno ciò che accadrà per il semplice motivo che sanno andare oltre. Ora che mi trovo fuori dal mondo in un luogo così sperduto da non ricordarmi più il suo nome ascolto assorto bevendo qualcosa di marrone completamente senza sapore. Sono arrivato da due giorni saltando da un autobus ad un mulo troppo stanco per riuscire a scendere dopo avermi lasciato qui. Lui è immobile davanti a me con una vecchia maglietta dell’Uniform grigia ed un paio di boxer così grandi da essere semplici pantaloncini. L’uomo che ho davanti dovrebbe avere all’incirca 50 anni. Il suo nome è Artur Messere ed è un dimenticato. Morto e sepolto. Non è possibile inserirlo nella categoria delle meteore del design perchè lui ha rappresentato a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 l’intero panorama italiano. Lui era ogni cosa che la gente toccasse. Dalla sua matita sono nati i primi bottoni autoinfilanti, le prime bici a energia eolica, ha disegnato le lenzuola in cartapesta ed il trattore che portò il Papa in giro per mezzo mondo. Una volta trovato quel posto non fai altro che volerci tornare. Diventa una droga, diventa il tramonto più bello della terra, la donna che ami. Diventa tutto. Poggia la tazza per terra e non posso fare a

meno che guardarmi intorno. Non posso che credergli e stupirmi. Sorridere del fatto che forse chiunque io abbia fino ad ora incontrato non sia altro che sempre e solo lui. Come un germe costui ha fatto quello per cui era stato creato. Ha spanto la sua genialità ovunque cercando quello che ora ho la fortuna di toccare. Ero venuto qui per intervistare chi ha fatto la storia sperando in un clamoroso ritorno accorgendomi che tutti noi siamo solo la risultante di una costante ricerca. La soluzione forse un giorno porterà chiunque alla stessa dolcissima meta. Accorgendomi di non aver risolto niente, di non aver fatto un’intervista, di non avergli neanche chiesto come avesse fatto il mondo a dimenticarsi di lui porto la tazza alla bocca. Questa roba non sa di niente ma è buonissima.

English Summary: Artur Messere has been neglected. Dead and buried. We cannot classify him as a wannabe designer because in between the ’70s and the ’80s he represented the whole italian scene. He was all over the place.


haben kann, wenn man schon nicht von Natur aus keine Haare darauf hat. – Das haben dann aber meist wiederum jene, die am liebsten haarige, „männliche“ Beine möchten. Die Welt kann manchmal echt verkehrt sein. Methode 1: Die Nassrasur. Nicht gerade die beste Methode, wenn man durch die Rasur Entzündungen der Haarwurzeln vermeiden will, da sich diese oft gerade durch den Akt des Rasierens entzünden und der zeitaufwendige Vorgang eigentlich durch das rasche Nachwachsen der Stoppeln täglich wiederholt werden muss. Und diese Stoppeln können echt kratzen – da hat Ihre Freundin keine Freude damit. Methode 2: Depilationscremes. Funktionieren eigentlich sehr gut, sind aber richtige Chemiebomben und deshalb vielleicht nicht für den regelmäßigen Gebrauch geeignet. Der Ätzeffekt kann für die Haut auf Dauer nicht gesund sein. Wichtig dabei: Das Badezimmerfenster immer schön geöffnet halten, um den meist widerlichen Geruch möglichst schnell wieder los zu werden. Methode 3: Kaltwachsstreifen. Sind im Grund gar nicht erwähnenswert, da diese Streifen gegen starke Männerbehaarung nicht ankommen. Können unter Umständen bei einer Nachbehandlung funktionieren.

Methode 4: Warmwachsdepilation. Kann selbst nicht wirklich durchgeführt werden, da man nicht überall hinkommt und die eigene Freundin wird es wahrscheinlich bei richtig „bärigen“ Beinen auch nicht wagen. Deshalb bleibt nur der teure Gang zur Kosmetikerin. Natürlich bleiben die Beine danach zwei bis drei Wochen überwiegend glatt, aber man sollte wohl wegen der schmerzhaften Behandlung eine kleine Neigung zum Masochismus mitbringen. Methode 5: Laserenthaarung. Ist die teuerste Möglichkeit, glatte Beine zu haben, aber die langfristigste. Der Großteil der Haare wird voraussichtlich nicht mehr nachwachsen und deshalb sollte man sich vorher fragen, ob die Haare auf den Beinen etwas mit der eigenen Männlichkeit zu tun haben oder nicht – bevor es zu spät ist. Nun heißt es ausprobieren. Und danach viel Erfolg beim Radeln mit hoffentlich perfekt glatten, Lance-Armstrong-ähnlichen Beinen. Ihn haben sie jedenfalls zum Erfolg getreten.

English Summary: The European professional cycling season brought up the question once again: which is the best way to get ultra-smooth legs? Razor or cream? Waxing or laser? At the end of the day it’s the final result that counts. The one you get in the competition.

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Jedes Jahr, sobald der Giro d’Italia, die Vuelta a España oder auch die Tour de France starten, beginnen auch wieder die Tuscheleien über die rasierten Beine der Radler: Warum machen sie das? Muss das sein? Was bringt das eigentlich? Und es gibt natürlich auf alle Fragen auch viele Antworten: Bei eventuellen Stürzen heilen die Wunden ohne Haare viel schneller; durch das Tragen der engen Hosen entzünden sich die Haarwurzeln nicht ständig – aber es würde natürlich nicht viel Sinn machen, nur den Teil zu enthaaren, der von der Hose bedeckt wird; bei den Themen Luftwiderstand und Windschnittigkeit scheiden sich die Meinungen – falls es aber auf die vielen hundert Kilometer, die die Profis jeden Tag zurücklegen, 0,1 Sekunde bringt, dann hat es sich schon ausgezahlt. Die eigentliche Frage, die man sich jedoch stellen sollte, ist folgende: Wieso muss es jeder Hobby-Wochenend-Radler den Profis nachmachen? Da geht es wohl mehr um die Tatsache, dass es sexy und cool ist oder – das liegt in den Augen des Betrachters – doch vielleicht um nichts mehr als Sekundenbruchteile und eventuelle Verletzungen. Darum soll es sich jetzt aber nicht drehen, sondern viel mehr darum, wie man glatte Beine

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Text Patrick Taschler Photo Alexander Erlacher

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Der Mythos der glatten Radler-Beine


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Azioni che contano più degli oggetti Text Serena Osti

Sviluppata da LOSS e da Lungomare insieme ad un network di artisti, curatori e teorici, ATTI DEMOCRATICI è una ricerca applicata sul tema “arte e democrazia”. Terza tappa di un progetto che ha avuto sede alla Biennale Democrazia di Torino e al Festival Fabbrica Europa di Firenze, dal 16 al 30 ottobre 2009 Atti Democratici approderà a Bolzano proponendo discussioni, performance, installazioni visive, film e la redazione aperta di una rivista free-press sulla Costituzione italiana. “Atti democratici” sono azioni volte al confronto con la collettività affinchè vengano messe in discussione, modificate, sviluppate, generando proposte progettuali attraverso un clima di cambiamento propositivo. La crisi economica ma soprattutto politica che si avverte in Italia e nella Comunità Europea impone ai mondi dell’arte e della cultura di non rimanere chiusi nella loro autoreferenzialità, ma di reagire ed offrire quelle opportunità di mutamento che sono loro proprie: far leva su sogni e desideri come punto di partenza per rinnovarsi e trovare nuove soluzioni ai problemi

collettivi. Gli artisti in questo caso non sono solo persone creative capaci di costruire e vendere oggetti piacevoli, ma innanzitutto cittadini e intellettuali. Nell’ambito di questa rassegna metteranno in pratica la loro capacità di agire, coinvolgendo i cittadini a discutere delle questioni politiche più urgenti e metterle in risalto attraverso l’arte. Come diceva Sottsass: “Se qualcosa ci salverà, sarà la bellezza.”

16 – 30 ottobre 2009 Ex Magazzini Doganali, Stazione di Bolzano via Renon www.lungomare.org/attidemocratici

English Summary: Atti Democratici in Bolzano is the third step of an art festival. Artists, curators and theorists will gather together in order to present their points of view on "arts and democracy". In times of political and economical difficulties, artists working on dreams and needs represent a starting point for developing new solutions to collective problems.


moltissime persone, parecchie biciclette, alcune motociclette e quasi nessuna automobile. E quanti bambini! Nessuno, col naso per aria, comunque. Per lo più gli sguardi sono rivolti, invece, in basso, vuoi per contemplare la silouhette di una bella ragazza di passaggio, vuoi per commiserare la triste fine di un suicida sul lastrico, vuoi per misurare il tempo che resta da trascorrere in lieta compagnia con la quantità di bibita rimasta nel bicchiere sul tavolino del bistrot. Oppure dialogano direttamente con l’obiettivo fotografico mostrando per lo più orgoglio, dignità, gioia. Vale davvero la pena, perché è pur sempre penoso rammemorare, spendere qualche riflessione in merito a quel che si era e a quel che si è, nel confronto tra l’umanità immortalata in quelle immagini e quella resa mortale dall’epidemia dell’immaginario contemporaneo. Vale la pena ricordare, infine, come un’autentica icona dell’italica dignità dei medesimi tempi illustrati nel libro di Keith de Lellis, collezionista newyorkese dalla cui raccolta sono

tratte tutte le foto, molte delle quali del tutto inedite, sia proprio un naso! Camuso, grosso e rigorosamente abbassato, a fendere l’aria e a mirare il tracciato di una strada tutta in salita, polverosa e faticosissima, come la nostra storia. Il naso di un campione del ciclismo italiano e mondiale: il naso di Gino Bartali. Il contrario di quello di un turista! La Strada Italian Street Photography a cura di Keith de Lellis Damiani Editore 189 pagine, 45 Euro VIS Mardi Gras, via A. Hofer 3g, Bolzano

English Summary: In the really beautiful reportage book “La strada – Italian Street Photography” curated by Keith de Lellis, 164 black and white photographs show a lost social dimension: the Italian Society in the years after the second World War and in the period of the economic boom. Contrary to what happens nowadays, in the streets, at those time, there were a lot of people, some motorcycles and almost no cars!

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I turisti si riconoscono (anche) per il fatto che tengono spesso il naso all’aria. Che vi sia un nesso tra la diffusa perdita del senso di realtà e il dilagante turismo di massa resta da dimostrare, ma la coincidenza è certa. Curiosamente per alcuni, più ovviamente per altri, la memoria può contribuire ad abbassare il livello dello sguardo e, con quello, il naso. Quantomeno per una questione di stile. Ed ecco subito un’altra tra le cose di valore autentico che nel nostro paese si è smarrita tra gli eccessi di presunti guadagni, lo stile. Nel bellissimo libro di reportage fotografico “La Strada – Italian Street Photography” edito da Damiani, 164 fotografie in bianco e nero illustrano un’attitudine, una forma di bellezza riferita al corpo umano in stato di quiete (o fissato nell’ infinitesimo dello scatto fotografico) che rivela la grazia, la bellezza in movimento, di una dimensione sociale smarrita. La dimensione umana, ammiccante e integra dell’Italia del dopoguerra e del boom economico. Al contrario di oggi, sulla strada di allora vi sono

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Text Dario Chiaravalli Photo Alexander Erlacher

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La strada, che è stata nostra


FASHION

ARTS

The Art of Fashion: Installing Allusions

Abstraction and Empathy

Pop Life: Art In A Material World (3)

August 15 2009 → October 16 2009 Guggenheim Berlin Berlin, Germany www.guggenheim.org/berlin

October 1 2009 → January 17 2010 Tate Modern London, United Kingdom www.tate.org.uk

SHOWstudio: Fashion Revolution

Mapping the studio: Artists from the François Pinault Collection

Chasing Napoleon

September 17 2009 → December 20 2009 Somerset House London, United Kingdom www.somersethouse.org.uk

From June 6 2009 Punta della dogana Venezia, Italy www.palazzograssi.it

Contemporary Japanese Fashion: The Mary Baskett Collection (1)

Ai Wei Wei: According to What? (2)

September 19 2009 → January 10 2010 Museum Boijmans Van Beuningen Rotterdam, Nederlands www.boijmans.rotterdam.nl/en

July 25 2009 → November 8 2009 Mori Art Museum Tokyo, Japan www.mori.art.museum

Courtesy of the artist

October 17 2009 → April 11 2009 The Textile Museum Washington, United States www.textilemuseum.org

Anish Kapoor: Memory

Sovrana Eleganza

October 21 2009 → March 28 2010 Guggenheim Museum

September 17 2009 → December 13 2009 Castello Odescalchi Bracciano, Italy www.odescalchi.it

New York, United States www.guggenheim.org

October 15 2009 → January 17 2010 Palais de Tokyo Paris, France www.palaisdetokyo.com/chasing-napoleon

Urs Fischer: Marguerite de Ponty (4) October 28 2009 → January 31 2010 New Museum New York, United States www.newmuseum.org

Calder October 23 2009 → February 14 2010 Palazzo Delle Esposizioni Roma, Italy www.palazzoesposizioni.it

Federico Zeri, Dietro L’Immagine October 10 2009 → January 10 2010 Museo Civico Archeologico Bologna, Italy www.comune.bologna.it/museoarcheologico

Gioielli di carta September 16 2009 → October 25 2009 Triennale Design Cafè Milano, Italy www.triennale.it

© FAKE Studio

October 31 2009 → January 17 2009 Museum of Contemporary Art Tokyo Tokyo, Japan www.mot-art-museum.jp/eng

Lo stile dello Zar – Arte e moda tra Italia e Russia dal XIV al XVIII secolo September 19 2009 → January 10 2010 Museo del Tessuto Prato, Italy www.lostiledellozar.it

Read My Pins: The Madeleine Albright Collection September 30 2009 → January 10 2010 MAD Museum New York, United States www.madmuseum.org

Courtesy of BRANCOLINI GRIMALDI ARTE CONTEMPORANEA, Roma, © Olivo Barbieri

Luxury in Fashion. Reconsidered 4

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Delvaux 180 Years Of Belgian Luxury September 17 2009 → February 22 2010 Mode Museum Antwerp, Belgium www.momu.be/en

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© Andreas Steinemann

2 Courtesy of Dave Hullfish Bailey, © Tate

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Research Alessia Cordisco

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(1) Issey Miyake — Dress — Fall/Winter 1990/91, Japan — Collection of Mary Baskett ¶ (2) Ai Wei Wei — Chandelier, 2002 — Mori Museum ¶ (3) "Pop Life: Art In A Material World" ¶ (4) Urs Fischer — Noisette, 2009 ¶ (5) Atlantis Sentosa ¶ (6) Andreas Steinemann — Objekt gefaltet, 2006 —


VISUAL CULTURE

Remembering Jan Kaplicky – Architect of the Future

Telling Tales – Fantasy and fear in contemporary design

The Scene of the Crime: Rudolphe A. Reiss (1875–1929)

Rigo 23 – The deeper they bury me, the louder my voice becomes

July 1 2009 → November 1 2009 Design Museum London, United Kingdom www.designmuseum.org

July 14 2009 → October 18 2009 Victoria and Albert Museum London, United Kingdom www.vam.ac.uk/microsites/telling-tales

June 27 2009 → October 25 2009 Musée de l’Elysée Lausanne, Switzerland www.elysee.ch

July 15 2009 -> October 11 2009 New Museum New York, United States www.newmuseum.org

Frank O. Gehry dal 1997 (5)

Porcelain – White Gold (6) July 10 2009 → October 25 2009 Museum Bellerive Zürich, Switzerland www.museum-bellerive.ch

Storefront Churches: Photographs by Camilo José Vergara

Darwin 1809–2009

September 27 2009 → January 10 2010 Triennale di Milano Milan, Italy www.triennale.it

Frank Lloyd Wright

Ron Arad – No Discipline

October 23 2009 → February 14 2010 Guggenheim Bilbao Bilbao, Spain www.guggenheim-bilbao.es

August 2 2009 → October 19 2009 MOMA New York, United States www.moma.org

Balkanology New Architecture and Urban Phenomena in Southeast Europe

Mariscal Drawing Life

October 22 2009 → January 18 2010 Arkitekturzentrum Wien Wien, Austria www.azw.at

London, United Kingdom www.designmuseum.org

Fernsehtürme – 8.559 Meter Politik Und Architektur

October 27 2009 → January 10 2010 MAD Museum New York, United States www.madmuseum.org

July 1 2009 → November 1 2009 Design Museum

Ghost Stories: New Design From Nendo

October 3 2009 → March 14 2010 DAM – Deutsches Architektur Museum Frankfurt am Main, Germany www.dam-online.de

Design USA: Contemporary Innovation October 16 2009 → April 4 2010 Cooper-Hewitt National Design Museum New York, United States cooperhewitt.org

June 20 2009 → November 29 2009 National Building Museum Washington, United States www.nbm.org

Herlinde Koelbl Fotografien 1976–2009 July 17 2009 → November 1 2009 Martin-Gropius-Bau Berlin, Germany www.berlinerfestspiele.de/de/aktuell/ festivals/11_gropiusbau/mgb_start.php

New Photography 2009 (7) September 30 2009 → January 11 2010 Moma New York, United States www.moma.org

100 Clouds Project – Christian Martinelli October 1 2009 → October 25 2009 ES Contemporary Art Gallery Merano, Italy www.erwinseppi.org

June 4 2009 → October 25 2009 Rotonda di via Besana Milan, Italy www.comune.milano.it/palazzoreale

Stories For Humans: Contemporary Comics October 1 2009 → November 22 2009 V&A Museum London, United Kingdom www.vam.ac.uk

Art for the Millions 100 Sculptures from the Mao Era September 24 2009 → January 3 2010 Schirn Kunsthalle Frankfurt, Germany www.schirn.de

The Anarchy Of Silence John Cage And Experimental Art October 23 2009 → January 10 2010 MACBA Barcelona, Spain www.macba.es

Twiggy. A Life In Photographs

Hommages à Toulouse-Lautrec Affichiste

September 19 2009 → March 21 2010 National Portrait Gallery London, United Kingdom www.npg.org.uk

June 18 2009 → January 3 2010 Les Arts Décoratifs Paris, France www.lesartsdecoratifs.fr

La Fotografia Degli Anni ’70

Realtà Manipolate. Come Le Immagini Ridefiniscono Il Mondo (8)

October 23 2009 → January 17 2010 MAN Nuoro, Italy www.museoman.it

September 25 2009 → January 17 2010 Strozzina CCC Firenze, Italy www.strozzina.org

Astri e Particelle Le parole dell’Universo October 27 2009 → February 14 2010 Palazzo Delle Esposizioni Roma, Italy www.palazzoesposizioni.it

Beatles To Bowie: The 60s Exposed

© Gehry Partners LLP

© Leslie Hewitt, 2009

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October 15 2009 → January 24 2010 National Portrait Gallery London, United Kingdom www.npg.org.uk

Federico Fellini October 20 2009 → January 17 2010 Jeu De Paume – Concorde Paris, France www.jeudepaume.org

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Porcelain ¶ (7) Leslie Hewitt — Riffs on Real Time, 2002 ¶ (8) site specific_LAS VEGAS 05, 2005 ¶

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PHOTOGRAPHY

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DESIGN

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ARCHITECTURE


Il Bicycle Film Festival torna per la nona volta ad invadere le città di mezzo mondo con un ricco programma di proiezioni, mostre, concerti, feste e performance di strada. Tutti dedicati alla bibicletta – di qualunque tipo, dalle supercorsa alle bmx, dalle bici da pista alle fixed gear, fino alla storica graziella – e agli stili di vita correlati a quello che è molto di più di un semplice mezzo di trasporto. Secondo Brendt Barbur, fondatore e direttore del BFF, il ciclista urbano è una delle icone dei nostri giorni e il movimento dei ciclisti uno dei più distintivi degli ultimi decenni. Quel che appare evidente è che mondo della creatività e bicicletta sembrano essere sempre più legati ed in ogni edizione il BFF riesce a raccogliere la partecipazione ed il contributo di nomi importanti in campo culturale. Tra gli altri: Tom Sachs, Mike Mills, Michel Gondry, Neistat Brothers, Jonas Mekas, Yoko Ono, Phil Frost. Tra gli eventi in evidenza quest’anno, la mostra collettiva itinerante Joy Ride, che include opere di artisti affermati ed emergenti, tra cui Mike Giants, Martha Cooper, Text Laura Casagranda

www.bicyclefilmfestival.com

Kenny Sharf, Taliah Lempert, Cheryl Dunn, Kenzo Minami. Dopo aver toccato svariate decine di metropoli americane ed europee, e prima di volare nell’emisfero sud, il festival ha fatto tappa a Milano agli inizi di ottobre. Per la quarta volta nel tour mondiale del BFF, Milano ne è diventata una degli appuntamenti principali, anche grazie alla lunga tradizione ciclistica italiana. Come in tutte le altre località coinvolte, anche a Milano il BFF ha portato con sé una ricca serie di eventi capaci di radunare una variegata comunità di ciclisti, artisti, filmaker e attratto i semplici curiosi. Nei contributi di artisti e registi italiani ed internazionali che sono andati in scena al Cinema Mexico di Via Savona, storie d’amore, avventure, competizioni, interviste ed un’unica protagonista: la bicicletta.


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Travel

One day in East Los Angeles

Contemporary art at Eight Viel, 7174 Sunset Blvd., www.eighthveil.org Recently opened by Nicole Katz & Kane Austin. Nicole explains the choice of the location: “Hollywood is really the defining center of LA geographically and psychologically. It’s integral to the identity of the city.”

Text Natalia Bonifacci

little dom’s

Hike in Griffith Park at the Observatory The early wake up call is worth it: go for a nice walk through the largest city park in the world and enjoy the view of this massive city from the Observatory, it’s absolutely stunning. Fern Dell Drive off Los Feliz.

Glass of wine at Stella, 3932 W Sunset Blvd., neighbourhood: Silver Lake Perfect location if you want to walk around at the Cheese Store next door or go for a quick cup of coffee before the night starts at one of the coffee shops around the corner and at the same time get a vibe of Silver Lake. Then have a glass of wine at the bar of Café Stella, nice atmosphere and good service.

Coffee and parties at Le Figaro, 1802 N. Vermont Ave., www.figarobistrot.com Celebrity sight: this is where Madonna was shot for the last Louis Vuitton Campaign. Art, architecture and design at Hennesey and Ingalls, 1520 N. Cahuenga Blvd., www.hennesseyingalls.com Extra: the bookstore is at Space 15 Twenty – a great place to browse around between clothing stores and the main art gallery. www.space15twenty.com

stella

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Browsing furniture at Lawson-Fenning East, 1618 Silver Lake Blvd., www.lawsonfenning.com Shopping for design at Yolk, 1626 Silver Lake Blvd., www.shopyolk.com

Dinner at Little Dom’s, 2128 Hillhurst Ave. But if you miss home (and you are italian): La Buca, 5210 1/2 Melrose Ave., www.osterialabuca.com The most authentic Italian food in town. Drinks and music at Spaceland, 1717 Silver Lake Blvd. (at Effie St.), www.clubspaceland.com Famous for its adventurous booking policy, a large per cent of today’s most famous bands have performed on Spaceland’s stage. Besides the live music it offers a lounge with bar, pool table and jukebox, the perfect place to check out the Silver Lake scene.

Movie time at Arclight Cinemas, 6360 W Sunset Blvd. Where movie lovers belong and where you can escape from the heat. Lunch with friends at the Hungry Cat, 1535 North Vine (Sunset & Vine), www.thehungrycat.com Sea food raw food and urban atmosphere just across the street from the Archlight.

Walking, reading, drinking at Franklin Ave. (between Bronson and Tamarind) Cute little block offers a stand up comedy theatre, a couple of coffee shops, a great magazine stand with international press, an interesting book & record store and a few restaurants with outside seating. La Poubelle is a good place to have an early drink and some French fries. lapoubelle.net

bardot

Dancing (especially on Wednesdays) at Bardot, 1735 N. Vine St., www.bardothollywood.com Miss Ana Calderon hosts the night and different DJ’s at the ex Spider Club set on the theme of the roaring ’20. At the moment this is the best dancing in town, but it must be said, clubs in LA have a life time span of six months and most European get disappointed since everything closes at 2.00 am.



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